Crossover
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Autore: AleDic    17/01/2020    2 recensioni
Raccolta mista multi-fandom e multi-couples.
[Seto/Kisara (Yu-gi-oh!) ∼ Steve/Natasha (MCU) ∼ Elphaba/Glinda (Wicked) ∼ Quentin/Eliot (The Magicians) ∼ Kell/Rhy (Shades of Magic) ∼ Emmett/Lucian (Il rilegatore) ∼ Mahiro/Aika (Zetsuen no Tempest) ∼????]
{Storia partecipante a “Un amore di challenge” indetta da AleDic sul forum di Efp}
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Anime/Manga, Film, Fumetti, Libri, Telefilm
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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#4.

 

Ho sentito una carezza sul viso

Arrivare fino al cuore

 

 

 

 

 

 

Nickname sul forum e su EFP: AleDic
Disclaimer: non sono miei, ovviamente.
Fandom: Serie Tv > The Magicians
Generi: Introspettivo, accenni Angst, Slice of Life, Romantico
Avvertimenti: //
Rating: Giallo

Contesto: 3x05. Ormai io vivo in questa timeline (e in qualunque altra in cui Q ed El sono vivi e felici) e su AO3.
Personaggi: Quentin Coldwater, Eliot Waugh, Arielle (solo accennata).
Pairings: Queliot (Quentin/Eliot) + accenni Quarielle (Quentin/Arielle)
Tipo di coppia: Slash, Het
Prompt: 25/11/2019 – Mani che accarezzano i capelli altrui; n. 7. (a fine storia).
Numero parole: 718.
Note d’autrice: i versi iniziali sono tratti dalla poesia “Il bacio” di Pablo Neruda. Storia partecipante alla challenge “Un Calderone di Prompt” indetta da catching_hearts sul sito di EFP.

 

 

 

 

 

 

 

 

IV

 

{ 718 parole }

 

 

 

 

 

 

Quentin si sveglia al tocco leggero di una mano.
La luce che filtra attraverso la finestra del cottage è abbastanza da illuminarne l’interno, ma non così intesa da abbagliarlo, segno che è ancora mattino presto. Il tocco che l’ha destato ritorna e Quentin sbatte le palpebre un paio di volte per assicurarsi di essere del tutto sveglio.
La prima cosa di cui si rende conto è che c’è un altro corpo accanto a lui – o, in parte, sotto di lui. Il capo e il braccio destro sono poggiati su un altro petto che si alza e si abbassa a un ritmo sereno e regolare, e il suono di un respiro gli arriva a sfiorare la pelle della fronte.
Quando alza il volto trova gli occhi di Eliot ad attenderlo, un miscuglio di oceano e nebbia che lo guardano così vicino da dargli la sensazione di immergervisi all’interno.
     «Buongiorno.»
Il tono di Eliot è basso, talmente tanto che Quentin non sarebbe riuscito a sentirlo se non avesse il volto a pochi centimetri dal suo. Sente di nuovo quel tocco sul suo capo e all’improvviso realizza che si tratta della mano di Eliot. Ha un braccio a cingerlo intorno al busto e le dita che scorrono tra i suoi capelli – ed è quasi solo uno sfiorare, i movimenti talmente lenti e leggeri che si chiede come abbia potuto percepirli mentre dormiva.
(Una domanda a dir poco stupida, si dice, perché è Eliot e non c’è modo che Quentin non lo senta anche quando il suo tocco è flebile come un respiro.)
     «Buongiorno» gli risponde, e avverte la voce uscirgli roca e spezzata, la gola secca come se avesse camminato per ore nel deserto.
E poi ricorda – ricorda l’aver trovato un fiore secco tra le pagine di un vecchio libro, ricorda il sorriso di Arielle quando le porse la primula appena colta dal giardino, ricorda la sua curiosità nel leggere il libro che lei gli aveva regalato, ricorda la tomba nel cimitero del villaggio, vicino alla famiglia di lei (e ricorda il singulto violento quasi spezzargli il petto, l’accasciarsi inerte del corpo sulla sedia, le lacrime che gli bagnano il viso e cadono sul pavimento). Ricorda Eliot che arriva al suo fianco poco dopo, le mani che gli carezzano il volto e cercano di asciugare le lacrime, le braccia che gli si avvolgono intorno e lo accolgono – e lui che ci si aggrappa come un naufrago in mezzo all’oceano.
     «Oh. Io-» cerca di dire qualcosa – una scusa, forse, per il suo cuore e la sua mente in pezzi che Eliot deve raccogliere e cercare di rimettere insieme ogni volta che la vita gli soffia contro troppo forte.
     «Ah-ah!»
Eliot blocca ogni sua altra parola poggiandogli leggermente un dito sulle labbra – e nel momento esatto in cui la pelle dell’altro lo sfiora, Quentin non riuscirebbe più ad articolare parola comunque.
     «Niente autocommiserazione, Q, dovresti saperlo ormai. È la regola n. 5.[1]»
     «Pensavo la regola n. 5 fosse “niente animali parlanti come animali domestici”.»
     «No, quella è la regola n. 7. Non posso vivere con un cavallo che si lamenta dei rumori notturni per poter dormire[2]
E Quentin non può – nonostante tutto – non sorridere (quando si tratta di Eliot i sorrisi è come se gli venissero strappati via, come se lui fosse un pozzo vuoto ed Eliot lo riempisse d’acqua, facendo riemergere il secchio pieno).
Una mano dell’altro è ancora tra i suoi capelli, ora immersa tra le ciocche più lunghe e con maggiore fermezza, ma sempre leggera – troppo, troppo lontana.
Quentin si leva e spinge su un fianco per scivolare più vicino a Eliot, le gambe ingarbugliate le une con le altre e i respiri a un soffio dai volti.
     «Possiamo infrangere tutte le regole che vogliamo, El. L’unica che conta è la prima[3]. E non la infrangerò mai.»
Ora la mano di Eliot si stringe forte alla sua nuca, mentre il suo sguardo si intensifica e si scioglie sotto le mani, il respiro, lo sguardo, le parole di Quentin – “così”, grida la sua mente quando l’altra mano di Eliot torna a circondargli la vita aumentando la stretta, “più vicino”.
Le dita scivolano al lato della mandibola, incastrandosi perfettamente tra l’orecchio e il collo, e nel momento in cui le labbra di Eliot trovano le sue, non c’è più distanza fra loro.

 

 

Non ho mai desiderato così tanto qualcosa in vita mia.

 

________________________________________________________________________________________________________

 

Note de testo:

 
[1]: nel mio immaginario Q ed El una volta iniziato a prendere in considerazione l’idea del dover rimanere a vivere nel passato, hanno stilato una lista di regole per la convivenza-sopravvivenza;
[2]: ho una conoscenza quasi inesistente di ciò che non riguardi Q ed Eliot in questo fandom, perciò non ho idea di quali siano gli animali parlanti presenti in Fillory, so solo che ci sono;
[3]: sempre nel mio immaginario, la regola n. 1 che Q ed El si sono imposti è quella di non lasciare mai l’altro, qualunque cosa accada (perché, be’, sappiamo perfettamente tutti che nessuno dei due sarebbe sopravvissuto altrimenti).

 

   
 
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