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Autore: padme83    18/01/2020    10 recensioni
{Young!AlbusxGellert}
For all those born beneath an angry star,
lest we forget how fragile we are.

*
1. Nights in black satin
2. Blessed are the broken
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'We were closer than brothers'
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Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.

 
Cesare Pavese – Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
(22 marzo 1950)
 
 
 
 
 
 
 
 
~ Blessed are the broken ~
 
 
 
 
 
 
 
And I want you
and blessed are the broken
and I beg you.
No loneliness, no misery is worth you.
Oh tear his heart out cold as ice it's mine.
 
 
 
 

 
Hallstatt, primi mesi del 1900
 
 
«Ancora, svelto, versane ancora!»
Sussulto in preda ad un vago spavento. Il rantolo che mi prorompe dalle labbra è stridulo, raccapricciante, una parodia grottesca e oscena del suono della mia voce.
Non riesco nemmeno a ricordare da quanto tempo mi trovo seduto al bancone di questa sudicia taverna; so soltanto che, dopo l'ennesimo boccale di un liquido denso e stucchevole che l'oste si è ostinato a spacciare per la migliore birra d’Austria, mi sono sentito incredibilmente leggero, vacuo, euforico, come non capitava ormai da mesi.
Ho rinunciato presto a tentare di alzarmi. Per i corvi di Odino, l'ultima volta che ci ho provato l’intero locale ha cominciato d’improvviso a vorticarmi attorno; le gambe hanno preso a tremare in modo incontrollato, costringendomi alla resa, tra le sonore risate del mio compagno di bevute – come accidenti si chiama? Hans, Leopold, Friedrich? – che mi ha invitato (obbligato) a dar fondo a tutte le scorte della locanda insieme a lui e ai suoi sguaiati sodali.
Non mi sono tirato indietro.
Tutto, pur di non affrontare un altro dannatissimo istante da solo.
Tutto, pur di non pensare.
Diavolo, che questa serata di bagordi non finisca mai! Che il cupo oblio con cui l’alcol ha avvolto i miei sensi non mi abbandoni più!
Non voglio pensare, non voglio pensare, non voglio pensare.
Non voglio pensare a te.
Mein blau, mein lieber.
A te, che sei il mio angelo caduto, il pugnale che mi trafigge il petto, il vampiro che si sazia attraverso il sangue delle mie vene – e senza perdere mai una goccia della tua grazia invincibile, della tua splendente purezza. A te, che sei l’ossigeno di tutti i miei respiri, la Stella Polare cui sempre rivolgo lo sguardo, il ricordo straziante che non smette mai, mai, di mordermi l'anima con i suoi denti aguzzi e implacabili.
Ascolto il tuo cuore pulsare accanto al mio, fiero, vigoroso, ed è per me come il canto ammaliante di mille sirene – un richiamo struggente e dolcissimo che ha il potere di incatenarmi a sé con la sola forza del suo battito incessante.
Mi libererò mai di te, della tua assenza dolorosa e tenace?
No, no – non posso, non devo, non voglio.
Preferirei morire piuttosto.
A volte, mio blu, mi arrendo alla smania che mi consuma, è potente e distruttiva e nella mia mente la sua immagine appare chiara, violenta: ha le sembianze di un enorme demone di fuoco, un drago furioso che mi divora vivo, mi mastica la testa, la ingoia e la risucchia in un gorgo ardente e mortifero – un inferno incrostato d'infamia e rimorso, un pozzo buio rivestito d'odio, rabbia, brama smodata – colpa –, dal quale non sembra esserci alcun ritorno, nessuna via di salvezza.
E quanto male che fa, questa voragine nera che tritura le costole e perfora i polmoni.
Di notte, poi, la sensazione si amplifica all’infinito, e la precisa consapevolezza di essere sempre, costantemente, sul punto di frantumarmi in milioni di pezzi diventa spaventosa, insostenibile. Di notte, la corazza d’acciaio che con tanta fatica mi sono costruito addosso inizia a tremare, a sfaldarsi. Di notte, il drago si contorce, si dimena, sibila, si insinua tra le crepe, sale strisciando su per la spina dorsale e mi rosicchia il cranio, mi sussurra nelle orecchie quello che senza di te ho perso; e quello che ancora perderò. Il drago mi rammenta, ogni notte, che tutti gli sforzi sono vani, che da se stessi non si può fuggire. Il nostro destino è in ciò che siamo, e ciò che siamo ci segue ovunque – è l'ombra scura che si proietta inesorabile – terribile – alle nostre spalle, che rimane attaccata alla suola delle nostre scarpe, mentre arranchiamo muti e disfatti in pieno deserto, bruciati dalla luce crudele e accecante del sole di mezzogiorno[1].
Mio blu, mio blu, la vedi, la avverti? Una bestia feroce ha fatto il nido nei recessi più nascosti della mia coscienza, ed è sufficiente la minima provocazione perché sollevi furibonda il muso cercando di avventarsi al collo di chiunque osi intralciare il mio cammino.
La bestia freme, si agita, scalcia, azzanna il freno per scappare, e solo il cielo conosce gli sforzi che finora ho compiuto per domarla. Ma davanti a ogni gesto, a ogni profumo, a ogni oggetto che mi riporta inevitabilmente da te, a ciò che avrebbe potuto essere e invece non sarà mai, riprende ad agitarsi e a picchiare duro contro le sbarre della sua prigione, e io desidero lasciarla andare – oh, quanto, quanto, quanto lo desidero! –, io voglio permetterle di risalire dalle viscere sino alla bocca per erompere finalmente in quelle urla disumane che troppo a lungo ho soffocato in gola.
Ora, mio blu, non ho altra compagnia che la sua. È lei a marciare al mio fianco durante le ricerche che, malgrado tutto, non ho interrotto, è lei a impormi di mangiare nei momenti in cui lo stomaco si rifiuta di ricevere il cibo, è lei a tirarmi su da terra se le ginocchia cedono e mi tradiscono, a cullarmi fra le sue braccia quando, esausto, sprofondo nel sonno, a sciogliere il gelo che, lontano da te, mi taglia e strappa via la pelle dalle ossa – come se fossi tu, amore mio, come se lei fossi tu.
La mia bestia nel cuore.
 
 
Albus Albus Albus
 
A che scopo conquistare il mondo, se non posso donarlo a te?
 
 
 
 
 
 
And I wait praying to the Northern Star,
I'm afraid it won't lead you anywhere.
He's so cold raining on the world tonight,
all the angels kneeling to the Northern Lights.
And I pray begging to the Northern Star,
I'm afraid it won't lead you anywhere,
he's so cold he will rule the world tonight,
all the angels kneeling to the Northern Lights,
kneeling to the frozen lights.
Feel their hearts they're cold as ice.
 
 
 
 
 
 
{Words Count: 889}
 
 
 
[1] Siete appassionati di Star Wars? Avete letto la novellizzazione de “La vendetta dei Sith”, ad opera di Matthew Stover? No? Beh, dovreste.


 
 
 
 
 


Nota:

Buonasera!

Urca, un secondo aggiornamento a stretto giro, cosa starà mai succedendo? Niente, ovviamente, è come al solito un caso che questa settimana sia andata così.
 
Voglio innanzitutto ringraziarvi per l’apprezzamento che avete dimostrato nei riguardi dello scorso capitolo: non me lo aspettavo!  Grazie, davvero grazie, vi adoro e vi bacerei tutt*, se potessi!
 
Non ne ero in realtà molto convinta – non lo sono tuttora – e ho comunque continuato, in questi giorni, a rimuginarci sopra. Alla fine sono arrivata alla conclusione che un raccontino del genere non avesse molto senso gettato nel mucchio lì da solo, così ho pensato che valesse la pena provare a “sdoppiarlo”, ovvero a dar voce anche a Gellert, ovviamente prendendo in considerazione lo stesso particolare momento del loro rapporto (e anche in questo caso sono andata a cercare l’ispirazione in qualche vecchia idea).
Insomma, domenica vi siete beccati le seghe mentali post lutto\rottura traumatica di Albus, oggi vi sorbite quelle di Gellert (che per forza di cose viaggiano su binari un po’ diversi. Fatemi naturalmente sapere se ritenete il tutto verosimile). Non si dica quindi che faccio favoritismi.
 
Ho deciso però che questa mini-raccolta terminerà qui, sarà una sorta di dittico a sé stante.
 
Il titolo – che credo più banale di così non potrebbe essere – è la traduzione di una strofa (like tears from a star) della bellissima Fragile, di Sting.
 
Soundtrack: Northern Star, Hole.
 
Grazie come sempre a chi leggerà – anche silenziosamente –, e a chi commenterà o inserirà questa mini-raccolta in uno degli elenchi messi a disposizione da EFP.

Grazie a chi lo ha già fatto <3
 
Alla prossima, non so davvero dire quando e in che modo. Ci si prova sempre, eh, ma è veramente difficile trovare il tempo e le energie per tutto.
 
Mi trovate comunque, a ca**eggiare allegramente, su Lost Fantasy, se vi va :)
 
Un abbraccio grande, enorme, INFINITO :*
 
Vostra,
 
 
padme
 

 
 
P.S: ho deciso che Nurmengard si trova vicino a Hallstatt, in Alta Austria. Ditemi un po’ voi se il posto non è abbastanza magico.
 
 

 
   
 
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