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Autore: Harley Sparrow    24/01/2020    1 recensioni
Sequel di This is Us – Youth e di This is Us – Bond
Anno 1995/1996
Per Edmund, Frannie e Margaret inizia l’ultimo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. L’ombra del ritorno di Voldemort si allunga silenziosa, e i ragazzi ne subiranno le conseguenze. Scopriranno presto che il mondo magico non è più quello di una volta.
Con la professoressa Umbridge più odiosa che mai, segreti da tenere nascosti, i rapporti fra le Case che si fanno più freddi, la fine di qualche amicizia e un’alleanza inaspettata, riusciranno i nostri eroi a superare i MAGO e a prepararsi alla vita fuori da Hogwarts?
*
[Dal capitolo IV]
«Usare incantesimi di Difesa?! Non riesco a immaginare una situazione nella mia classe che richieda di ricorrere a un incantesimo di Difesa. Lei si aspetta forse di essere aggredita durante la mia lezione, signorina…?»
«Oaks» rispose Laetitia.
Frannie fissò l’insegnante incredula. Non aveva mai sentito una castroneria simile, nemmeno dal professor Allock, e comunque a quei tempi sarebbe stato divertente. Ora non lo era, non lo era per niente.
Genere: Angst, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dolores Umbridge, Fred Weasley, Nuovo personaggio, Serpeverde, Severus Piton
Note: AU, Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Until the very end'
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XX

SAN VALENTINO

Le ultime esercitazioni con Piton erano state così intense e stancanti che il giorno di San Valentino arrivò pressoché inosservato. Come al solito, la scuola organizzava una gita a Hogsmeade apposta per lasciare che gli innamorati passassero un giorno spensierato insieme, e in effetti riprendere fiato dopo la prima lezione di Occlumanzia, con tutto quello che aveva smosso nelle menti dei ragazzi, era quel che serviva anche a Frannie, Mag e Edmund.
La mattina del quattordici febbraio Frannie si svegliò con in bocca il sapore amaro di un incubo. Nel sogno, lei, Mag e Edmund erano stati rinchiusi in un manicomio Babbano, dove volevano strappar loro gli occhi e ucciderli. Quella lezione non le stava facendo molto bene. Scosse la testa per scacciare quei brutti pensieri e ben presto le si allargò sulle labbra un gran sorriso. Attendeva quel giorno da mesi, anzi, anni, e finalmente lo avrebbe passato con Tony. L’anno precedente lo aveva passato con lui, certo, ma in infermeria, e con la brutta sensazione che lui ce l’avesse con lei, anche se non ricordava il motivo. Aveva appreso con malcelato rammarico che Tony non era un grande fan di quella festa, ma dato che lei non aveva alcuna intenzione di perdersi in chissà quali romanticherie, era sicura che avrebbero passato una bellissima giornata insieme. E poi, pensò con il sorriso che si allargò ancora di più, quella mattina Tony non sarebbe stato la sua unica fonte di contentezza (anche se rimaneva la più importante).
Quando arrivò in Sala Grande trovò Mag e Edmund al solito posto che chiacchieravano indisturbati e intanto facevano colazione. Li salutò con un gesto della mano e si avviò verso il tavolo dei Tassorosso, dove Tony la aspettava con un sorriso che le fece sciogliere il cuore.
“Buongiorno” trillò quando fu abbastanza vicina.
“Buongiorno a te” rispose il ragazzo attirandola a sé per darle un bacio.
“Pronto per Hogsmeade?” chiese Frannie prendendo il primo pancake e mettendoselo nel piatto.
“Non vedo l’ora! È da quando siamo tornati dopo Natale che non ci facciamo un giro, menomale che oggi c’è il sole!” rispose lui con un sorriso radioso. Frannie si stiracchiò e guardò in alto: il soffitto della Sala Grande era illuminato dal sole mattutino, il cielo era di un azzurro brillante che non vedevano da mesi.
“È una magnifica giornata e non vedo l’ora che arrivi la posta” esclamò.
“Aspetti lettere d’amore da qualcuno?” chiese distrattamente Tony.
“Non esattamente. Sto aspettando che qualcuno ne riceva una” disse lei con fare enigmatico.
“Hai combinato qualcosa che non so?” chiese il ragazzo, questa volta più attento.
“Vedrai” disse lei alzando le spalle. “Ora pensa a mangiare”
Tony scosse la testa e tornò al suo succo di zucca, curioso ma tranquillo. Le passò un braccio intorno alla vita per avvicinarla a sé e lei lo lasciò fare. Era così felice di essere lì che sentiva il cuore scoppiarle nel petto.
Mag e Edmund invece erano alle prese con il loro secondo San Valentino insieme. Il primo era stato a ridosso dell’inizio della loro relazione; a quel tempo erano ancora agitati e a tratti impacciati, questa volta invece avevano alle spalle più di un anno di avvenimenti importanti, che li avevano uniti più che mai. Erano completamente a loro agio, per loro era un giorno come tanti, anche se tutti e due avevano inevitabilmente i battiti un po’ più accelerati del solito. Avrebbero sfruttato quel giorno per rilassarsi e godersi un po’ di tranquillità insieme.
Nessuno dei due attendeva lettere quel giorno, per cui quando arrivarono i gufi con la posta, Edmund approfittò del caos generale per lasciarsi sfuggire una smanceria che difficilmente sarebbe stato in grado di ripetere anche alla diretta interessata, lì davanti a lui ad ascoltarlo con gli occhi che brillavano. Dopo essersi assicurata che la Umbridge guardasse da un’altra parte, Mag si avvicinò a lui e lo baciò con ardore, tenendogli stretta la mano sotto al tavolo. Quando si staccarono il tavolo era tornato allo stato di quiete.
“Ma io sono scema” disse Mag a un certo punto, battendosi la mano sulla fronte. “Ho dimenticato la bacchetta nel dormitorio!”
Quella mattina appena si era svegliata, si era vestita ed era corsa da Edmund senza pensare a nient’altro.
“Posso provare ad appellarla da qui!” disse Edmund ridacchiando.
“Non credo che funzioni, ci sono incantesimi di protezione…” borbottò Mag “Prima di partire vado a prenderla, non mi va di andare in giro senza”
“Va bene, allora ti accompagno appena…” disse Edmund prima di essere interrotto da una voce squillante dall’altra parte del tavolo.
“Edgar mi ha scritto! Edgar mi ha scritto!” esclamò una voce spiacevolmente famigliare.
Edmund e Mag guardarono inorriditi verso Mary Sue, che quel giorno era seduta accanto a Millicent Bulstrode e si agitava sulla panca alla ricerca di qualcuno, sventolando una pergamena.
“Spero che non stia parlando di te” disse Mag sbuffando.
Edmund si sporse per guardare meglio la ragazzina e quando i loro sguardi si intrecciarono per un attimo, si nascose dietro a Mag, sperando di non essere stato visto. Mary Sue si alzò.
“Dimmi che non sta venendo qui” disse alla ragazza a bassa voce mentre tutto il tavolo aveva focalizzato l’attenzione sulla ragazzina del quinto anno.
“Oh no, anche oggi no! Non la reggo” borbottò Mag “Facciamo ancora in tempo a scappare”
“Sì, andiamo” disse Edmund, risoluto. Mise giù la forchetta, prese Mag per mano e fece per alzarsi.
Purtroppo aveva calcolato male i tempi, perché si era ritrovò addosso due braccia famigliari che gli cinsero le spalle in un abbraccio.
“Ma che cavolo fai?!” sbottò il ragazzo scrollandosela di dosso come se ad abbracciarlo fosse stata la piovra gigante.
“Oh Edgar, ho ricevuto la tua lettera! Era così inaspettata, non ci speravo più!” rispose la ragazza abbracciandolo di nuovo davanti a una Mag completamente interdetta.
“Smettila! E poi di che stai parlando? Io non ti ho scritto un bel niente!” esclamò il ragazzo guardandosi intorno nella speranza di non aver destato troppo interesse. Purtroppo gli occhi gran parte del tavolo erano puntati su di lui. Draco lo guardava con un misto di schifo e commiserazione.
“Lo so che fingi perché c’è lei, non sei ancora pronto, lo capisco…” disse Mary prima con aria sognante, poi puntando lo sguardo su Mag con disprezzo.
“Non è ancora pronto per cosa, di grazia?” chiese Mag con aria annoiata.
Mary la guardò con aria di superiorità e le pose davanti al naso una pergamena che stranamente profumava di vaniglia. Mag distinse immediatamente la calligrafia elegante ma a tratti frettolosa di Edmund. Solo lui faceva le “g” in quel modo e si sentì mancare per un attimo quando lesse le prime due righe.
 
Cara Mary,
scrivo questa lettera per dirti che avevi ragione, hai sempre avuto ragione. Mi infiammo d’amore per te. Sei la ragazza più bella, gentile e intelligente che abbia mai messo piede a Hogwarts e mi hai stregato il cuore.
So che Margaret scoprirà questa lettera e si opporrà alla nostra unione, ma quando lo farà tu rispondile in questo modo:
Non sia mai ch’io ponga impedimenti all’unione di anime fedeli;
Amore non è Amore
Se muta quando scopre un mutamento,
o tende a svanire quando l’altro s’allontana.
Oh no! Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai.
Così e solo così aprirà il suo cuore e capirà che per quanto mi tenga lontano da te il nostro amore non finirà mai.
Allora potremo stare sempre insieme.
 
Sempre tuo,
Edgar.
 
Mentre Mag leggeva, si era unito a lei anche il diretto interessato. Quando la ragazza arrivò alla fine non riusciva più a trattenere le risate. Passato il momento di smarrimento aveva capito in fretta che si trattava di uno scherzo di cattivo gusto, ma pur sempre uno scherzo. Edmund invece stava boccheggiando.
“Ma non l’ho scritta io! Che cavolo significano quelle parole? Non le ho mai sentite prima!” esclamò strappando dalle mani di Mag la pergamena.
Frannie, che aveva assistito a tutta la scena sforzandosi di rimanere seria, a quel punto aveva deciso di avvicinarsi al gruppo per assistere alla scena da vicino. Tony aveva deciso di non immischiarsi, anche se era piuttosto curioso anche lui.
“Che sta succedendo?” chiese a Mag.
La ragazza sbuffò e mentre Edmund cercava di convincere Mary che era tutta una menzogna, spiegò in breve la situazione.
“…Adesso chi se la scolla più di dosso?” concluse la ragazza appoggiando la fronte alla spalla dell’amica, per cercare un sostegno.
Frannie le diede una pacca sulla spalla sforzandosi di non ridere. Prese la pergamena in mano e la analizzò.
“È proprio la tua scrittura, Ed, sicuro di non essere sonnambulo?” chiese ridacchiando.
Edmund le scoccò una occhiataccia avvelenata, mentre Mag ridacchiò in preda all’esasperazione. Era così estenuata da quella situazione che non sapeva più cosa fare a parte ridere.
“Senti, se vuoi usciamo nella sala d’ingresso e te lo dico senza lei davanti, ma la cosa non cambierà” sibilò Edmund cercando di non alzare troppo la voce.
“Oh no, non mi fido a lasciarvi da soli!” disse Mag con evidente sarcasmo “chissà cosa vi dite in mia assenza!”
“Ti prego, Mag, non ti ci mettere anche tu!” borbottò Edmund infastidito, ma la nuova risata di Frannie fece vacillare la sua dedizione ad arrabbiarsi anche con lei.
“Siete solo gelose, fate finta di non vedere l’amore che è nato fra di noi per non dovervi sentire delle nullità” disse Mary, acida.
A quel punto Edmund prese la pergamena e gliela stracciò sotto il naso. Mary osservò la prova dell’amore di Edmund nei suoi confronti andare a brandelli con occhi sgranati.
“Tu… Tu lo hai fatto solo perché ci sono loro e ti vergogni! Non lo volevi fare davvero!” singhiozzò.
“Se lo avessi voluto fare davvero non ti avrei mandato una lettera davanti a tutta la Sala Grande e ti avrei chiesto di non sbandierarla ai quattro venti, stupida!” esclamò Edmund.
Finalmente la ragazzina parve realizzare e pianse ancora più rumorosamente.
“Sei davvero spregevole, ti odio!” disse Mary dandogli uno spintone che quasi gli fece urtare il tavolo.
“Hey!” sbottò Mag prendendolo per un braccio, ma Mary si era già allontanata.
“Ora voglio sapere chi cavolo l’ha scritta” disse Edmund raccogliendo qualche brandello di pergamena da terra e guardandosi intorno, nella speranza di trovare il colpevole.
“Chiunque sia stato ha fatto proprio un lavoro di precisione” disse Frannie esaminando un pezzo di pergamena in cui si distinguevano alcune parole.
“Vero?” disse Mag, un po’ preoccupata. “Sembra proprio che l’abbia scritta lui!”
Frannie si morse l’interno di una guancia per impedirsi di scoppiare a ridere.
“È stato un piacere come al solito, io torno da Tony” trillò Frannie scomparendo in fretta in mezzo ai Tassorosso.
Mag e Edmund tornarono a sedersi guardandosi intorno nella speranza che i presenti non continuassero a ridere di loro. Per fortuna adesso Mary Sue stava piangendo sulla spalla di Pansy Parkinson e ripeteva che secondo lei Edmund era solo un codardo che non accettava l’amore per lei. Per fortuna tutti guardavano di lei, non Edmund, con il quale erano solidali.
“Iniziamo bene” borbottò Mag.
“Già, e se trovo chi è stato lo uccido con le mie mani” borbottò Edmund. “Questo è stato proprio di cattivo gusto”
“Magari qualcuno di un’altra Casa…” disse Mag guardandosi intorno.
“O Montague. Hai visto come se la rideva?” disse Edmund prendendosi la testa fra le mani con aria affranta.
“Se è stato lui lo uccidiamo insieme” gli disse Mag abbracciandolo e accarezzandogli un braccio.
Lui in tutta risposta le prese una mano e dopo un po’ sorrise.
“Hai fatto una faccia quando hai letto l’inizio della lettera… Avrei voluto avere una macchina fotografica!” disse con un sorriso maligno.
“Oh, smettila! Anche tu avresti fatto quella faccia, al mio posto” disse lei dandogli una gomitata.
“Forse sì” ammise lui. Si guardò intorno a disagio, convinto che qualcuno se la stesse ridendo alle sue spalle e disse sottovoce “Andiamo a prendere la tua bacchetta?”
“Certo, andiamo” rispose la ragazza alzandosi per prima.
I due abbandonarono la sala cercando di non dare nell’occhio, anche se quel mattino, dopo la sfuriata di Mary Sue, sembrava un’impresa impossibile.
 
Anche i professori avevano assistito alla scena dal loro tavolo.
“Mi ricordi per quale motivo abbiamo promosso la Sue, l’anno scorso?” chiese Minerva a Severus, approfittando di un momento di distrazione della Umbridge, che in quel momento stava importunando Vitious.
Non era la prima volta che vedeva Mary dar fastidio a qualche compagno e la situazione stava precipitando.
“Devi chiederlo al preside, non a me, Minerva” sibilò di rimando l’insegnante di Pozioni. “Voto per la sua bocciatura da quando ha messo piede qui”
“Suvvia, Severus” intervenne la voce di Silente, accanto a loro. “Non penserai mica che lasci indietro una ragazza così buona e generosa?”
“Un’autentica asina giuliva” borbottò la McGranitt sporgendosi verso i due per assicurarsi che Dolores Umbridge non la sentisse.
“Per bocciarla dovrei gettarla fra le grinfie della tua deliziosa commensale” disse Silente “E poi non ha mai fatto del male a nessuno”
“Sta molestando Pevensie” fece notare Piton.
“Pevensie si sa difendere da solo, e questo lo sappiamo entrambi, no?” disse il preside con un tono scherzoso che per un attimo fece temere al professore che sapesse qualcosa. Decise di rispondere con una specie di ringhio.
“Dopo i GUFO non la accetterò più nella mia classe” disse con aria perentoria. Minerva fu d’accordo con lui.
“Ahi, vorrà dire che toccherà a me darle qualche lezione in più per farle recuperare tutte le lacune” disse Silente con aria divertita. “…Portate pazienza con lei”
I due si guardarono in faccia e tornarono a fare colazione in silenzio.
 
Intanto Mag aveva raggiunto il dormitorio e stava cercando la sua bacchetta. Fortunatamente la trovò subito: era rotolata dietro a un libro che stava leggendo in quelle settimane. La afferrò e si avviò verso la porta guardando distrattamente la stanza. La sua attenzione fu attirata dal letto di Frannie, che era ancora disfatto. Non fu quello a farla bloccare sul posto, ma un libro che era posato sul copriletto, mezzo nascosto dal cuscino, e che non doveva trovarsi lì.
Si avvicinò guardandosi alle spalle e prese in mano il libro arrossendo per la rabbia che cresceva dentro di lei mentre leggeva il titolo.

 
Shakespeare, antologia di sonetti scelti”
 
Quel libro non doveva trovarsi sul letto di Frannie, ma sulla sua mensola.
Lo sfogliò in breve tempo, non contava più di duecento pagine, e ben presto trovò quel che le serviva.
Uscì dalla stanza a passo di guerra, stringendo il libro in una mano. Quando Edmund la vide arrivare fece per avvicinarla, ma lei andò dritta verso l’uscita, dicendo solamente “andiamo”, e con aria interrogativa lui la seguì.
 
“Sei davvero una scema, lo sai?” sussurrò Tony a Frannie mentre la ragazza ancora ridacchiava soddisfatta per lo scherzo ben riuscito.
I due stavano aspettando in cortile l’arrivo di Gazza con l’elenco di chi era autorizzato ad andare a Hogsmeade.
“Non ho saputo resistere” disse Frannie “La faccia di Edmund ne è valsa la pena! E poi Mary se lo merita, è davvero una piaga! Magari adesso lo lascia in pace”
“Non spacciare il tuo scherzo per un atto di misericordia nei confronti di Pevensie!” disse Tony con aria di rimprovero, ma alla fine era piuttosto divertito anche lui.
“Un giorno capiranno la ragione di quel che ho fatto e mi ringrazieranno” disse Frannie ostentando una certa sicurezza.
“Chissà che fine hanno fatto, fra poco arriva Gazza!” disse Tony guardandosi intorno.
“Edmund si starà facendo consolare da Mag” disse Frannie con un sorriso malizioso. Tony alzò gli occhi al cielo.
“No guarda, eccoli!” disse alzando una mano per farsi vedere dai due, che erano appena arrivati in cortile. Notò che Mag era scura in volto e non ascoltava Edmund che arrancava dietro di lei. “…Mag non sembra molto felice”
Frannie non fece in tempo a girarsi che fu travolta in pieno da un libro che le si schiantò sulla schiena, spaventandola e facendole anche un po’ male.
Che stai facendo?!” urlarono Frannie e Edmund all’unisono, rivolti all’amica.
Il ragazzo era poco dietro di lei e aveva guardato la sua ragazza compiere quel gesto con aria sempre più incredula. Frannie invece era stata colta così alla sprovvista che non sapeva proprio cosa dire.
“E ringrazia che non ho mirato alla testa” sibilò Mag parandosi davanti a Frannie con le braccia incrociate.
Frannie guardò prima la ragazza con aria spaesata e un principio di rabbia per quel trattamento così inaspettato, massaggiandosi la spalla dove era stata colpita, poi guardò il libro e arrossì violentemente.
Ops” mormorò con un filo di voce.
“Potevi farti furba e rimetterlo al suo posto” esclamò Mag, sempre più adirata.
Edmund raccolse il libro e lesse il titolo, senza capire.
“Vuoi sapere chi è il vero artefice di quello stupido scherzo? Ce l’hai davanti” disse Mag indicando Frannie. “Vai a pagina 86, Ed”
Fece una smorfia di trionfo senza perdere d’occhio Frannie, che invece stava cercando di proporre il suo migliore sguardo innocente.
Il ragazzo eseguì sotto gli occhi fiammeggianti di Mag, mentre Tony guardava con divertita rassegnazione Frannie, la quale si tratteneva a stento dal ridere. Quando Edmund ebbe letto e collegato, sbuffò e diede in mano all’amica il libro.
“Divertente” borbottò.
“Sì, infatti! Avresti dovuto esserci!” disse Frannie per prenderlo in giro; ora che era stata scoperta poteva divertirsi davvero.
“Hai fatto bene, Mag. Bel tiro” disse Edmund attirandola a sé con orgoglio.
“Grazie” disse Mag, addolcendosi e arrossendo lievemente. “Comunque quello è mio, me lo ha rubato”
Strappò di mano il libro a Frannie.
“Oh come la fai lunga” disse Frannie sogghignando. “Comunque grazie, Ed, sei stato lo strumento perfetto per il mio piano”
“Sai, a volte vorrei proprio ucciderti” disse Edmund.
“Se mi uccidi Tony mi vendicherà” disse Frannie con un sorriso angelico.
“Ma come ti è venuto in mente?!” esclamò Mag, che una volta consumata la sua vendetta sentiva la rabbia trasformarsi in divertimento ad una velocità che non riusciva a controllare.
“Volevo farle fare una figuraccia in pubblico, e poi te lo avevo detto che mi sarei vendicata per quella notte in bianco che mi hai fatto passare un mese fa” disse Frannie in tutta tranquillità.
Edmund, udendo la seconda motivazione, impallidì leggermente, poi sbuffò.
“Hey!” esclamò Mag offesa. Edmund si preparò per sentirla insultare Frannie con un sorriso, che però gli morì in faccia non appena la ragazza parlò di nuovo.
“Potevi dirmelo, così ci vendicavamo insieme” si intromise Mag, sbuffando a sua volta. “E invece adesso devo vendicare il suo onore con te”
Edmund tornò a sorridere, un po’ incerto.
Le due si guardarono in faccia serie per qualche istante, poi scoppiarono a ridere.
“Siete davvero due cretine” disse Edmund scuotendo la testa.
“Concordo” gli fece eco Tony.
“A questo punto penso che ti sarebbe saltata addosso lo stesso” disse Mag passando un braccio intorno alle spalle di Edmund e accarezzandogli i capelli.
“Magari aveva un filtro d’amore lì pronto e non lo ha usato grazie alla mia lettera” disse Frannie.
“Vero” disse Mag facendo finta di averci pensato su. Edmund le rivolse uno sguardo severo.
“Se ridi di nuovo, oggi San Valentino lo passi da sola” disse con un tono così poco convinto che fece definitivamente scoppiare la ragazza, e anche Frannie.
“Scusami Ed” biascicò Mag fra una risata e l’altra, sorreggendosi al suo braccio “E poi se non lo passiamo insieme lei penserà che ci siamo lasciati e proverà di nuovo a sedurti”
“Mi chiuderò in biblioteca” disse lui “Anzi, andrò a prendere un altro tè con Dolores”
“Come preferisci, tesoro” disse lei abbracciandolo e dandogli un bacio sulla guancia come se le avesse appena fatto un complimento.
Lui fece un sospiro rassegnato e si lasciò abbracciare.
Fu l’arrivo di Gazza a mettere fine alle loro risate.
Ben presto si incamminarono verso il villaggio, Edmund continuava a insultare Frannie e lei rispondeva al fuoco con estremo divertimento, anche se le dispiaceva che Tony non la difendesse. A un certo punto furono interrotti dalla vocetta di Pansy che prendeva in giro Potter poco dietro di loro.
“Potter e Chang! Blah, Chang, che razza di gusti! Almeno Diggory era carino!” strillò Pansy accompagnata da un coro di risatine di scherno. I quattro si girarono subito e videro Harry e Cho Chang camminare vicini e guardarsi intorno imbarazzati. Le ragazzine passarono oltre, lasciandosi alle spalle un silenzio imbarazzato. 
Tony diventò rosso per la rabbia e quando il gruppetto passò davanti a loro, Mag non riuscì a trattenersi.
“Ma non ti vergogni a parlare di Cedric, Parkinson?!” urlò alla ragazza stringendo forte la mano di Edmund per la rabbia.
Pansy si voltò e si accorse solo in quel momento della presenza dei suoi compagni del settimo anno. Quando vide che a parlare era stata Mag la squadrò con disgusto e si voltò senza risponderle, riprendendo a ridacchiare in modo sciocco, cosa che fece rimanere Mag un po’ male. Se fosse stata Frannie a parlare, di certo non la avrebbe guardata in quel modo.
“Disgustosa” commentò Tony. “Perché ha dovuto tirarlo in ballo…”
“Probabilmente è gelosa” rispose Mag ad alta voce, sperando che la ragazza la sentisse, non era ancora troppo lontana. Frannie scoppiò a ridere per darle man forte, ma Pansy iniziò a parlottare a bassa voce con un’amica.
Potter era troppo occupato a essere imbarazzato per sentire lo scambio. Passarono il resto del viaggio a inveire contro Pansy Parkinson, che più cresceva e più diventava una persona sgradevole. Quando furono abbastanza vicini al villaggio, Mag decise di cambiare argomento. Non voleva passare una brutta giornata.
“Voi che fate di bello adesso?” chiese a Frannie e a Tony.
“Tappa obbligata da Mielandia, poi si vedrà” disse Frannie con aria sognante, stringendosi al braccio di Tony.
“Potremmo andare a fare aperitivo alla Testa di Porco!” propose Tony.
“Buona idea!” disse Frannie.
“Grazie per averci fatto sapere dove non andare!” si intromise Edmund con aria stizzita.
“Non sarai ancora arrabbiato con me, spero!” disse Frannie ridacchiando.
“Te la farò pagare” disse lui.
“Ma se siamo pari!” protestò Frannie.
Addio” disse Edmund con un ghigno maligno.
Prese Mag per mano – che riuscì a urlare “ci vediamo stasera” ai due amici – e la trascinò dalla parte opposta rispetto a dove si trovava Mielandia. Fece appena in tempo a vedere Frannie che gli faceva la lingua prima di svoltare l’angolo.
“E non dirmi che sono stato maleducato!” le disse mentre camminavano e lei sorrideva divertita.
“Non lo penso” gli rispose ridacchiando e stringendogli il braccio con affetto.
“Se stasera quella mi salta ancora addosso sarà tutta colpa sua!” borbottò il ragazzo.
“Ti difenderò io” sospirò Mag.
Quando si furono allontanati abbastanza dal punto in cui si erano divisi con Frannie e Tony, Mag gli strinse la mano e si fermò.
“Ehy, Ed…” gli disse portandogli le braccia al collo.
“Cosa c’è?” chiese il ragazzo guardandosi intorno.
Mag gli si avvicinò di più, gli prese il volto fra le mani e lo baciò dolcemente.
“È stata una mattinata un po’ burrascosa, ma adesso siamo io e te” gli sussurrò all’orecchio mentre lo abbracciava forte. “Buon San Valentino”
“Buon San Valentino” le rispose lui, calmandosi a poco a poco e dandole un bacio sulla guancia.
Ripresero a camminare, mano nella mano e decisamente più rilassati, felici come non mai di quella bellissima giornata che si prospettava davanti ai loro occhi. Presero la via principale, diretti ai Tre Manici di Scopa.
Mentre camminavano si accorsero che dopo l’evasione di massa da Azkaban Hogsmeade aveva cambiato aspetto. Più ci si addentrava nel centro del villaggio, più la sensazione di essere osservati si faceva pressante. I muri della città erano ricoperti da volantini che ritraevano i volti degli evasi e ogni dieci metri c’era un nuovo volto di Jadis Prewett che squadrava Edmund con un ghigno crudele, facendolo sentire sempre più piccolo. Anche Mag non si sentiva totalmente a suo agio, nessuno dei passanti lo era, in effetti.
Entrarono ai Tre Manici di Scopa, dove si sedettero ad un tavolo un po’ isolato e si godettero indisturbati una cioccolata calda.
Frannie e Tony invece erano rimasti a lungo da Mielandia per scegliere attentamente i dolci con cui avrebbero fatto la seconda colazione e quelli da portarsi a casa. Il negozio di dolci era già affollato da un gran numero di studenti che si erano riversati nel negozio.
“Vieni!” disse Frannie prendendo Tony per mano e trascinandolo verso il banco dei muffin, dove i due scelsero quelli che preferivano.
“Aspettami fuori, pago io!” disse Tony spingendola fuori dal locale, senza badare alle proteste della ragazza.
Quando Tony uscì, aveva un gran sorriso e nascondeva dietro la schiena un pacchettino. Trovò Frannie a esaminare uno dei grandi manifesti che coprivano i muri, quello che raffigurava Bellatrix. Su ogni manifesto c’era scritto che il Ministero offriva un compenso di mille galeoni a chiunque fosse in grado di fornire informazioni utili sui mangiamorte evasi. Era molto seria.
“Ti ricordi Hogsmeade due anni fa?” chiese quando sentì la presenza di Tony. “Proprio in questo periodo”
“Non molto, di solito non venivo a Hogsmeade per San Valentino” disse lui pensieroso.
“Io c’ero, e c’erano anche i Dissennatori. Io e Edmund siamo tornati a scuola quasi subito, l’aria era troppo pesante” disse Frannie.
“Immagino…” disse Tony, senza capire bene dove volesse arrivare la ragazza. Si guardò intorno e lo realizzò nel momento in cui lei lo disse ad alta voce.
“Evade Sirius Black e il Ministero sguinzaglia tutti i Dissennatori che ha, mettendo in pericolo gli studenti e gli abitanti delle città. Evadono undici Mangiamorte, undici dei più pericolosi, e il massimo che sanno fare è offrire mille galeoni a chi sa qualcosa. Non ti sembra strano?”
“Sì, lo è. Sembra che il Ministero non abbia interesse a cercarli… Oppure…” disse il ragazzo “Oppure i Dissennatori sono fuori controllo”
“Non voglio neanche pensarci” sussurrò Frannie.
Il fatto che avesse imparato da poco a evocare un Patronus la faceva sentire più coraggiosa, ma non era sicura che davanti a una schiera di Dissennatori sarebbe riuscita a uscirne indenne.
Vedendola un po’ giù di morale, Tony le passò una mano sulle spalle e le diede il pacchetto che le aveva preso da Mielandia.
“Questo è per te” le disse prima di darle un bacio sulla guancia. “Buon San Valentino”
Frannie si illuminò. Non se lo aspettava proprio.
“Ma…” riuscì a dire. Prima ancora di aprirlo gli gettò le braccia al collo e lo baciò.
Lo aprì e scoprì un cestino di Cioccocalderoni di prima qualità con al centro un pupazzo a forma di Puffola Pigmea con scritto sopra “I love you”. Frannie se lo strinse subito al petto.  
“Grazie” squittì. “Buon San Valentino anche a te”
I due si scambiarono un altro bacio e tornarono a passeggiare per i negozi.
Era una giornata soleggiata, e anche se faceva ancora molto freddo, i ragazzi riuscirono ad apprezzarla. L’atmosfera a Hogwarts era sempre più pesante e un giorno senza pensieri era quello che serviva a tutti. Mag riuscì persino a non pensare ai MAGO per più di due volte, e dopo il pranzo ai Tre Manici che offrì a Edmund, gli esami più importanti della sua vita sembravano così lontani che smise di pensarci.
Dopo pranzo decisero di incamminarsi verso Hogwarts, dato che Hogsmeade era fin troppo affollata per i loro gusti. Mentre risalivano il viale parlando dell’ultima vittoria dei Tornados, Edmund decise improvvisamente di deviare verso il sentiero che portava al Lago Nero, o almeno, così sembrò a Mag.
“Ma dove andiamo?” chiese lei un po’ titubante, vedendo che si stavano allontanando anche dalle rive del lago e si avvicinavano alla capanna di Hagrid, che sembrava vuota.
“Voglio farti vedere una cosa!” le rispose con fare evasivo. “È una sorpresa”
Mag iniziò a fare domande a raffica; quando veniva presa così alla sprovvista la sua curiosità la faceva impazzire.
Quando superarono la capanna del guardiacaccia, alla ragazza balzò il cuore in gola. C’era solo un altro luogo in cui avrebbe potuto portarla, a quel punto.
“La Foresta Proibita?!” esclamò cercando di tenere la voce bassa, per non richiamare qualche animale pericoloso.
“Non ci addentreremo molto, tranquilla!” le disse Edmund attirandola a sé per farla sentire al sicuro.
Si addentrarono nella foresta. Gli alberi erano ancora radi e si intravedeva la luce dietro di loro, anche se i suoni del castello e del parco circostante erano coperti da quelli della foresta e dei loro passi. A un certo punto qualcosa si mosse davanti a loro, facendo sussultare Mag e ridere Edmund.
“È solo un Asticello, scema” disse lui stringendola di più.
“Sei sicuro che…?” chiese Mag, ignorando le risate del ragazzo.
“Eccolo!” disse Edmund indicando un albero cavo sulla destra del sentiero che stavano percorrendo. Lasciò Mag un indietro e si avvicinò un po’ di più. “Sì, per fortuna sono ancora qui. Hagrid ce li ha fatti vedere la settimana scorsa… Sono appena nati!”
Alle parole ‘appena nati’ Mag accelerò il passo per raggiungerlo, chiedendosi di cosa si trattasse. Quando raggiunse il ragazzo vide che dall’interno dell’albero cavo un paio di occhi gialli la fissavano, e ben presto altre sei paia di occhietti più piccoli si aprirono per studiarla.
“Oh no”
La sua voce aveva assunto un tono commosso e adorante, quello che usava sempre quando aveva a che fare con gatti, Snasi, unicorni e tutte le creature particolarmente tenere. Si buttò in ginocchio sul terreno senza curarsi del fatto che avrebbe sporcato il vestito e il mantello, gli occhi che brillavano. “Sono Kneazle!”
Edmund si avvicinò e si sedette a gambe incrociate accanto a lei, guardandola con affetto.
“Hanno due settimane. Hagrid ha detto che sono nati un po’ in anticipo, ma che se la cavano bene” spiegò Edmund continuando a guardarla. “Se non li guardi troppo verranno fuori a studiarti”
A quel punto Mag si sistemò meglio e attese, senza però perderli d’occhio. Dall’interno dell’albero arrivavano miagolii sottili che le riempirono il cuore sempre di più, stava per scoppiare. Poi accadde: un musetto fulvo uscì alla luce e con passi lenti e incerti si avvicinò alla gonna di Mag, annusando la terra circostante. Dietro di lui – o lei – ne uscirono altri due, sotto lo sguardo attento e furtivo della madre, che li stava allattando. Avevano l’aspetto di un gatto tranne per le orecchie molto più grandi del normale e la coda che assomigliava più a quella di un leone. Ce n’era uno nero, uno fulvo, due tigrati e uno maculato bianco e nero, uno, ancora nell’ombra, doveva essere nero o tigrato. Con un movimento lento Mag accarezzò quello che si era avvicinato di più, mentre gli altri arretrarono spaventati, per poi avvicinarsi di nuovo quando capirono che era innocua. Ben presto Mag ne prese uno in mano e se lo portò vicino al cuore, iniziando a parlargli con una vocetta instupidita che fece sorridere Edmund.
“Lo avevi programmato?”
La voce di Mag lo fece distogliere dai suoi pensieri. La stava ancora guardando mentre accarezzava distrattamente un cucciolo che si era avvicinato a lui.
“Può darsi” le disse avvicinandosi a lei per poi passarle una mano fra i capelli e darle un bacio.
I Kneazle erano animali molto intelligenti. Riconobbero subito che i due ragazzi non erano pericolosi, per cui rimasero con loro volentieri. Ogni tanto si davano il cambio fra di loro per andare a farsi coccolare dalla madre, che era rimasta all’interno dell’albero per monitorare la situazione.
Rimasero gran parte del primo pomeriggio in adorazione di quelle creaturine. A un certo punto dal folto della foresta si levò un trambusto che li fece spaventare. Una cinquantina di uccelli si levò in volo, i cuccioli tornarono dalla madre e Edmund si alzò in piedi, in allerta.
“Che cos’era?!” squittì Mag guardandosi intorno e cercando di mantenere la calma.
“Non lo so, ma siamo troppo vicini all’inizio della foresta per essere in pericolo” disse Edmund, poi aggiunse “…credo
“Forse è meglio se andiamo…?” disse Mag guardando i cuccioli un po’ intristita.
“Sì, forse…” disse Edmund prima di interrompersi. Alle loro spalle avevano iniziato a risuonare dei passi pesanti.
“Non sarà un Erumpent, vero?” disse Mag, alzandosi in piedi e prendendo anche lei la bacchetta.
“Non ci sono Erumpent qui!” sussurrò Edmund.
Si guardarono intorno allarmati, Mag strinse il braccio di Edmund, pronta a difendere entrambi con un incantesimo, mentre i passi si avvicinavano.
“Magari è solo Hagrid” disse Edmund a un certo punto.
Fortunatamente ben presto si rese conto di aver ragione: dal folto della foresta emerse il guardiacaccia, che quando li vide sussultò. Sembrava imbarazzato. Si teneva una mano su un occhio e Mag notò che era perché gli stava sanguinando un taglio sulla fronte. Zoppicava leggermente e aveva la faccia piena di lividi, nell’altra mano teneva una balestra. Non partecipando alle sue lezioni non aveva notato quanto fosse messo male. Per Edmund invece non fu una novità: da quando era tornato verso la fine di ottobre, gli sembrava che stesse sempre peggio, anche se cercava di non mostrarlo.
“Quelle mettetele via, se vi vede un centauro e ce la puntate contro ve ne pentite” tuonò ai due, fissando le bacchette ancora sollevate.
 
*
 
Dopo un delizioso pasto e un dolce diviso in due, Frannie e Tony iniziarono a girare a vuoto per le strade del paesino. Fortunatamente a quell’ora erano ancora tutti rintanati nei locali, per cui le vie non erano per nulla affollate.
“Non voglio tornare a Hogwarts” borbottò Frannie quando si sedettero in un angolo deserto davanti al Lago Nero. Arrivò una folata di vento che la fece rabbrividire. “Sono così stanca in questi giorni…”
“Manca ancora poco alla fine dell’anno” le disse Tony stringendola a sé per scaldarla. “E poi sta arrivando la primavera”
“Vero… Magari renderà tutto più facile da affrontare” rispose la ragazza con aria assorta.
Da quando erano iniziate le lezioni di Occlumanzia la sua testa si era affollata di pensieri e ricordi, la maggior parte dei quali piuttosto spiacevoli, la cui forza talvolta era in grado di contrastare quella dei ricordi felici. Piton diceva che i Mangiamorte non se ne facevano niente dei ricordi felici, che avrebbero scavato nella sua mente per scoprire tutte le debolezze. Aveva cercato di seguire le indicazioni del professore, liberare la mente prima di andare a dormire, ma da un paio di settimane i suoi sogni erano costellati da incubi. Per fortuna la presenza di Tony la tranquillizzava, la faceva pensare a tutte le cose belle che aveva. Sentiva proprio il bisogno di quella giornata passata nella totale spensieratezza.
“Ho un’idea” disse dopo quasi un’oretta che se ne stavano lì, a parlare in tutta tranquillità. Ormai erano passate le ore del primo pomeriggio e iniziava a fare piuttosto freddo.
“Dimmi tutto” disse Tony mentre esaminava le figurine che aveva trovato nella confezione di Cioccorane che gli aveva regalato Frannie. Aveva trovato Newt Scamander e anche se aveva almeno quattro doppioni era sempre contento di trovare quel suo prozio.
“…Torniamo al castello e ci chiudiamo nel bagno dei prefetti per passare il resto del pomeriggio” disse Frannie con gli occhi che brillavano.
“Tu non potresti entrare!” ribatté Tony, anche se l’idea lo allettava moltissimo.
“Sono un ex prefetto, certo che posso entrare!” esclamò la ragazza con convinzione. Tony la guardò con scetticismo, ma lei gli sorrise, sempre più convinta.
“E se troviamo qualcuno?”
“Semplice, lo cacciamo via” disse Frannie con un’alzata di spalle. “Dai… Ce ne stiamo nell’acqua calda, nessun pensiero, io e te… te e me… lo so che lo vuoi anche tu! Come si fa a rinunciare a passare un pomeriggio con me nel posto più bello di Hogwarts?”
“Stavi quasi per convincermi, poi hai dovuto introdurre il tuo narcisismo…” ridacchiò Tony.
Frannie gli prese il viso fra le mani e lo baciò con passione.
“Ora sono stata abbastanza convincente?” chiese, sentendo già di aver vinto.
“Andiamo” sentenziò il ragazzo alzandosi in piedi.
Raggiunsero il castello in poco più di un quarto d’ora. Fortunatamente quando arrivarono a destinazione non trovarono nessuno e Frannie ebbe l’idea di usare un incantesimo che le aveva insegnato Piton poco dopo Natale: chiunque si fosse avvicinato, si sarebbe ricordato di dover fare qualcos’altro, da un’altra parte, e sarebbe andato via. Sussurrò la formula mentre Tony era occupato ad aprire i rubinetti per riempire l’enorme piscina, ma lui intravide il gesto che aveva fatto con la mano.
“Che stai facendo?”
Il cuore le balzò in gola. Si portò la mano alla testa con nonchalance.
“Niente, niente!” esclamò. “…A dire il vero stavo per cadere”
Lui abbassò lo sguardo e sorrise, così lei gli andò vicino e lo baciò con affetto.
“Ti amo”
“Ti amo anche io, Frannie” le rispose cingendole la vita.
Per Frannie quel pomeriggio fu la ciliegina sulla torta di quella giornata. Era dalle vacanze di Natale che non si sentiva così in pace con sé stessa e con gli altri, e forse quel giorno, il suo primo vero San Valentino, avrebbe contribuito all’aumento dei suoi ricordi felici più belli.
Quando tornò in Sala Comune prima di cena era così felice e sorridente che le sembrava di camminare su una nuova, a tre passi da terra. Trovò Mag e Edmund seduti su un divanetto davanti al fuoco. Mag accarezzava il mento del ragazzo con aria sognante mentre parlavano con calma.
“Pensavamo che ti fossi persa sulla strada del ritorno” disse Mag con un sorriso.
“Ero con Tony” disse lei con aria sognante.
“Dalla tua faccia avrei detto con la Umbridge” disse Edmund e lei gli fece l’occhiolino.
Sembrava che Edmund si fosse dimenticato di quel che era successo al mattino e lei si guardò bene dal farne menzione.
In quel momento entrò in Sala Comune anche Jasmine, che vedendoli andò a sedersi con loro. Anche lei sembrava trovarsi su un altro pianeta.
“Ci voleva proprio questa giornata, non trovate?” disse sedendosi accanto a Frannie.
“Puoi dirlo forte!” concordò la ragazza.
Mag e Edmund raccontarono il loro singolare incontro avvenuto con Hagrid qualche ora prima. Dopo aver loro intimato di abbassare le bacchette li aveva quasi pregati di non addentrarsi di più nella foresta – cosa che non avevano alcuna intenzione di fare. L’unica motivazione che erano riusciti a estorcere al professore era stata “ci sono orde di Centauri arrabbiati”. Non aveva voluto spiegare il perché, anche se entrambi si erano mostrati incuriositi dalla notizia. Edmund aveva il sentore che lui c’entrasse qualcosa con quello che stava succedendo ai Centauri. Il guardiacaccia aveva continuato a guardarli imbarazzato e timoroso che gli chiedessero da dove arrivava, cosa che avevano fatto, dal momento che si era fermato a dar da mangiare un pezzo di carne a mamma Kneazle, e a quel punto aveva farfugliato qualcosa su degli unicorni malati e se n’era andato pregandoli ancora una volta di non girare da soli per la foresta.
“Secondo me ci ha portato dentro qualcosa di illegale, tipo un drago” disse Jasmine.
“O un Erumpent” disse Frannie.
“Gli Erumpent vivono solo in Africa!” borbottò Edmund.
Mag alzò gli occhi al cielo perché lo aveva detto anche a lei quando aveva fatto la stessa ipotesi.
Saputello” scandì Frannie per prenderlo in giro.
E fu così che tornarono a battibeccare fino all’ora di cena.
 
*
 
Dopo San Valentino, non passarono molti giorni prima che l’Inquisitore Supremo promulgasse un nuovo decreto, e questa volta anche i tre Serpeverde furono toccati direttamente, e non solo loro.
Quando quel mattino arrivarono nella Sala d’Ingresso per la colazione trovarono Gazza impegnato a martellare su un nuovo chiodo che sorreggeva il Decreto Didattico numero 26. Non riuscirono a leggere finché il bidello scese dalla scala traballante e se ne andò sogghignando. A quel punto tutti gli studenti che aspettavano di poter leggere si avvicinarono per leggere.
Ai ragazzi e alle ragazze non è permesso stare a meno di 8 cm di distanza”
Le reazioni dei presenti furono differenti, ma tutti alla fine manifestarono una certa insofferenza. Mag, che era ancora per mano con Edmund, sul momento non riuscì a prendere sul serio ciò che aveva letto, per cui scoppiò a ridere. Edmund invece le strinse più forte la mano, ma poi gliela lasciò andare. Fu così che Mag si rese conto che non era uno scherzo e che non c’era proprio niente da ridere.  
Frannie invece stava lottando contro sé stessa per non mettersi a urlare le peggiori parolacce che in quel momento le frullavano per la mente come uno stormo di uccelli impazziti. La situazione le sembrava così assurda che non riusciva a reagire. Lì vicino a lei c’era un gruppo abbastanza numeroso di studenti che confabulavano fra di loro, indignati per la nuova, folle, disposizione. Prendere le parti della Umbridge era assolutamente fuori discussione, ma non poteva insultarla. Optò per del buon sano sarcasmo.
“Vedete?” disse posando una mano sulla spalla di Mag “È un chiaro incoraggiamento a tutti i gay della scuola di farsi avanti!”
“Che cavolo stai dicendo?” chiese Edmund, ancora sconvolto.
“Ma è ovvio! I ragazzi e le ragazze non possono stare vicini, ma fra di noi possiamo!” disse ad alta voce, i presenti si accorsero dell’ironia e fecero delle risate nervose.
“…Avresti dovuto rimanere con Alicia allora” borbottò Edmund.
“Hai ragione, come sono stata stupida” disse Frannie ridacchiando. Quella situazione era così assurda che avrebbe dato sfogo alla rabbia più tardi.
“Sembra una barzelletta” mormorò Mag.
“Davvero divertente” disse Frannie “Ma voi non capite, la Umbridge è così avanti…!”
Prese Mag sotto braccio e fece per andare verso la Sala Grande, ma prima si rivolse a Edmund.
“Tu rimani a otto centimetri da noi, mi raccomando, altrimenti mi metto ad urlare” disse con finta durezza. Il ragazzo scosse la testa ma alla fine sorrise.
“Stiamo superando il limite della follia” disse Mag.
“Pensavo che lo avessimo già superato quando ha vietato la musica nei corridoi” commentò Frannie a bassa voce, per non farsi sentire.
I tre si sedettero al tavolo con aria contrariata. Jasmine li raggiunse poco dopo, era furiosa.
“Questo è davvero troppo!” esclamò “Già è difficile vedere Aladdin con tutte queste restrizioni… Adesso non posso neanche stargli vicino in santa pace!”
“Non me ne parlare” borbottò Frannie.
Mag e Edmund sospirarono all’unisono. Anche loro non erano per niente a loro agio dopo quel decreto. Frannie li guardò con astio.
“Non fatela lunga voi due, in Sala Comune nessuno vi dirà niente” borbottò. “…Adesso io e Tony e chissà quanti altri dovremo vederci come due ladri”
“Sì, è vero…” mormorò Mag “Però è brutto lo stesso”
“Già” borbottò Edmund “E poi sono Caposcuola, se non rispetto le regole io quella mi fa fuori”
“Sì, sì, fatto sta che voi due potete continuare a sbaciucchiarvi quanto volete” disse Frannie.
Mag fece per ribattere ma poi capì che forse non era il caso. Per una volta le restrizioni della Umbridge non la avevano danneggiata così tanto ed era meglio non insistere.
“Guardatela, pensa che da adesso tutti gli studenti rispetteranno la sua stupida regola” borbottò Jasmine guardando verso il tavolo degli insegnanti, dove una tronfia Dolores Umbridge mescolava in una tazzina del tè mentre guardava soddisfatta gli studenti seduti ai tavoli.
Una volta finita la colazione Frannie si alzò e raggiunse Tony, mentre Mag e Edmund si avviarono verso l’aula di Pozioni.
“Lo sapevo che saremmo arrivati a questo” borbottò Tony. “È da prima di Natale che quella ci sta col fiato sul collo”
“Adesso dobbiamo stare davvero attenti” disse Frannie incrociando le braccia. Avrebbe voluto prenderlo per mano o lasciare che lui le passasse un braccio intorno alla vita, ma da quel giorno quei gesti così semplici e naturali li avrebbero messi nei guai.
“Mi sento un cretino a starti lontano” disse Tony.
Non erano quel tipo di coppia che cammina abbracciata per andare da ogni parte, ma il fatto di dover soppesare ogni movimento che facevano li faceva sentire ridicoli.
Frannie sospirò in segno di comprensione e insieme si avviarono verso l’aula di Pozioni.
Nei giorni successivi fu difficile abituarsi a quella nuova ingiunzione, ma nessuno ebbe l’ardire di scontrarsi con la Umbridge. Il castello stava diventando un luogo tetro dove era impossibile parlare ad alta voce e abbandonare il decoro, altrimenti si rischiava una punizione. Degli studenti Corvonero erano stati ripresi perché non avevano la camicia filata nei pantaloni e le cravatte non erano annodate come si deve. Anche i più leali alla Umbridge iniziavano a essere infastiditi da queste continue restrizioni. Ovviamente davanti a lei continuavano a sorridere per avere la sua compiacenza, ma dietro iniziavano a dirgliene di tutti i colori, prendendosi gioco della sua arretratezza. Anche Frannie, vedendo il clima generale di malcontento della Sala Comune, poté rilassarsi un po’ e ridere apertamente quando Dolores Umbridge veniva chiamata con qualche appellativo divertente. Questo la aiutò a risollevare un po’ il morale, anche se le toccava continuare a sostenere il Ministero.
 
*
 
Quel pomeriggio Mag si era rintanata in biblioteca mentre Frannie assisteva agli allenamenti di Tony e Edmund aiutava Lucy a studiare Pozioni.
Aveva finito il tema di Storia in fretta e stava sfogliando un libro che parlava dell’Incanto Patronus e del significato degli animali associati, non vedeva l’ora di farlo vedere a Frannie e Edmund, dal momento che trovava le spiegazioni molto calzanti per le loro personalità. Era così presa dalla lettura ed emozionata che non si accorse che qualcuno si stava avvicinando a lei.
“Scusami” disse una voce squillante alle sue spalle “posso disturbarti un momento?”
La Serpeverde sussultò e quando si voltò vide che Arianne Irons era in piedi davanti a lei con l’aria imbarazzata.
“Ciao! Ti serve qualcosa?” chiese gentilmente.
“Sì, ecco, spero di non darti fastidio… Il fatto è che sto aspettando un libro da quasi tre mesi e c’è sempre il tuo nome sulla prenotazione… Mi chiedevo se avessi finito di…” disse la ragazza arrossendo lievemente.
Mag capì subito di quale libro si trattasse e arrossì a sua volta.
“Caspita, non pensavo che interessasse a qualcun altro! Intendi quello sulla pirateria del Seicento, vero?”
Non aveva trovato il tempo e la voglia di leggerlo e quindi aveva continuato a rinnovare la prenotazione senza controllare se c’era qualcuno che lo aspettava.
“Sì, proprio quello!” disse Arianne. “Ma non voglio metterti fretta, era solo per chiedere!”
“Ma no, figurati! Pensavo che interessasse solo a me e quindi me lo sono tenuto” rispose la ragazza “Se vuoi faccio un salto in Sala Comune e te lo do subito, tanto credo che non riuscirò a leggerlo neanche per questo mese”
Arianne insistette ancora una volta sul non volerle mettere fretta, ma a quel punto Mag era risoluta a darle il libro il prima possibile.
“…Davvero ti interessa la pirateria in ambito magico?” iniziò Mag, prima di venire interrotta da una voce alle sue spalle.
Silenzio!” sibilò Madama Pince, che con passo felpato si era avvicinata alle due che, pur parlando a bassa voce, la stavano disturbando come se avessero iniziato a cantare Do the Hippogriff in mezzo alla biblioteca.
Appena si allontanò le due ragazze si ritrovarono a sbuffare.
“Se non hai altro da fare, usciamo e lo Appello da qui!” propose Mag iniziando a mettere via la sua roba. “Io ho finito per oggi” 
“Se proprio insisti… Ho finito di studiare anche io!” disse Arianne con un sorriso.
Mag mise il libro che stava leggendo nella borsa e raggiunse la Grifondoro fuori dalla biblioteca. In un batter d’occhio appellò il libro incriminato e Arianne corse subito a registrare il prestito.
“Grazie!” disse quando uscì.
“Ma figurati! Quando lo leggi mi dici se ne vale la pena, ok?” disse Mag iniziando a camminare. “Hai da fare? Possiamo farci un giro!”
“A dire il vero no, tanto ho deciso che il tema per Ruf lo scriverò stanotte” disse Arianne ridacchiando.
“Davvero?! Come fai? Io alle nove spengo il cervello e alle dieci dormo già” disse Mag.
“Rimando fino all’impossibile, lavoro meglio se sono sotto pressione” rispose lei con un’alzata di spalle “Anche se poi mi viene l’esaurimento nervoso”
“Anche io rimando sempre lo studio, ma non fino a quel punto” disse Mag ridendo, ma colpita dall’affermazione della ragazza.
Andarono a sedersi sotto un’arcata in cortile. L’aria era ancora fredda, ma dopo aver passato gran parte del pomeriggio in biblioteca era quello di cui avevano bisogno entrambe. Le due non si erano mai calcolate più di tanto; a dire il vero Mag aveva iniziato a notare Arianne solo quell’anno, a causa delle sue continue discussioni con la Umbridge e perché da dicembre capitava che Frannie ne parlasse, dato che era diventata la sua compagna di banco a Divinazione. Non ci volle molto alle due per capire che avevano più cose in comune di quanto pensassero.
“…Sì, mi piacerebbe diventare insegnante! Credo di averlo sempre voluto, ma venendo a Hogwarts mi sono convinta per davvero” disse Mag a un certo punto, quando la conversazione passò da “pirati” a “il nostro futuro”.
“Strano che uno come Ruf sia riuscito a farti appassionare così tanto alla materia… Io fatico a non addormentarmi ogni volta” disse Arianne ridacchiando.
“Ah giusto, tu sei sempre in fondo a disturbare o a disegnare caricature di Piton” esclamò Mag “Mi ricordo quando al quarto anno Fred e George ne avevano fatta girare una fra i banchi”
Arianne scoppiò a ridere.
“La conservo ancora! …Però ultimamente disegno e basta” disse Arianne “Peter mi ha lasciata da sola dopo i GUFO”
“Credo di avervi zittiti qualche volta, in effetti” borbottò Mag “Poi però Frannie ha iniziato a fare peggio di te e quindi ci ho rinunciato”
“Credo che solo tu e McMartian lo ascoltiate davvero” disse Arianne.
“A dire il vero non mi annoia così tanto, salvo qualche volta… In ogni caso spero di essere un’insegnante migliore di lui”
“Ah per questo non ci vuole tanto” disse Arianne dandole una gomitata di incoraggiamento. “Ma sono sicura che sarai bravissima”
“Lo spero!” sospirò Mag sedendosi sotto un’arcata “E tu? Cosa vorresti fare dopo?”
“Anche a me piacerebbe insegnare, ma Difesa, e ultimamente sto perdendo la speranza… La Umbridge non ci sta insegnando niente e questo mi ha fatto cadere il morale a terra”
“Io spero che se ne vada al più presto. Non lo dico solo per me, anche perché fra quattro mesi saremo fuori, ma per tutti gli altri studenti. Sta facendo un disastro”
“Sì infatti…” mormorò Arianne. “Poi, con quello che sta succedendo fuori…”
“Già” mormorò Mag.
Entrambe avrebbero voluto chiedersi vicendevolmente l’opinione in merito al ritorno di Voldemort, ma entrambe, per motivi sorprendentemente molto simili[1], temevano di andare incontro a qualche affermazione che le avrebbe tradite.
“Sai, alcuni studenti più grandi, quando ero più piccola, mi dissero che sulla cattedra di Difesa contro le arti oscure c’è una maledizione” disse Mag per sviare l’argomento[2].
“Sì, ho sentito, ma secondo me sono tutte balle, la verità è che Silente sceglie sempre insegnanti pessimi, a parte Lupin” disse Arianne, ringraziando il cielo che Mag avesse cambiato argomento.
“Speriamo che anche la Umbridge lo sia!” disse Mag alzando gli occhi al cielo. “Quando assumerà noi, e magari anche Laetitia, le cose miglioreranno… Anche se la mia paura più grande è quella di essere odiata come Piton o… una mia maestra delle elementari. La odiavo, era una incompetente e me ne sono resa conto a otto anni…  si chiamava Chrysanta”.
“Chrysanta?! Che nome buffo!” disse Arianne. Rimase a riflettere per un attimo, poi guardò Mag con una strana espressione. “Ma in che classe l’hai avuta?”
“In quarta… perché?!” chiese Mag con noncuranza.
“Anche io ho avuto una maestra di nome Chrysanta in seconda elementare e… ricordo che la odiavo!”
Il cuore di Mag perse un battito.
“Sei sicura? La mia me la ricordo bene, aveva l’accento…”
Gallese!” sclamarono insieme.
Sì fissarono per qualche istante, stordite dalla rivelazione.
“No, dai, stai scherzando!” esclamò Mag “Ma tu di dove sei?!”
“Un paesino vicino a Brighton, non sto neanche a dirti come si chiama perché te lo dimenticherai subito” disse Arianne “Tu invece?”
“Io abito vicino a Liverpool, al nord, e non capisco come sia possibile!” disse Mag “Ricordi altro di quella maestra?”
“Ricordo che non la sopportavo… E che indossava sempre…”
“Dei vestitini zebrati!” concluse Mag.
“Adesso piango. Mi stai prendendo in giro, vero?” disse Arianne scoppiando a ridere.
“No, ti giuro!” disse Mag, ridendo a sua volta. “Chrysanta… Non ce la posso fare… Come diavolo ha fatto a spostarsi dal sud al nord e trovare proprio me e te, in tutto il Regno Unito?!”
“Magari era la Umbridge travestita” disse Arianne ridendo sempre di più “E ci tormentava già dalle elementari”
“Io sono ancora incredula” disse Mag appoggiando la testa contro il muro, esausta per le risate.
“Non ripensavo a Chrysanta da anni. Ma poi che nome è Chrysanta?!”
“Non lo so, ma adesso le voglio bene! Pensa che quando è venuta a salutarci in quinta, io e le mie compagne ci siamo nascoste sotto i banchi. Penso che adesso farei così solo per la Umbridge, neanche per Piton” disse Mag.
“Già, per la Umbridge anche io… oppure farei esplodere l’entrata dell’aula per non farla entrare. quella megera” disse Arianne.
“Ecco, sarebbe un’idea anche quella!” disse Mag. Poi diventò improvvisamente seria.
“Mi dispiace per quello che è successo il mese scorso… A volte vorrei risponderle per le rime anche io, ma dopo il modo in cui mi ha trattata alla prima lezione ho paura di non saper tenerle testa…”
“Tanto anche se le tieni testa ti ritrovi in punizione lo stesso” mormorò Arianne guardando altrove con rabbia.
“Ho saputo… Mi dispiace tantissimo” disse Mag, indecisa se dirle o no di Edmund e del fatto che lui non era stato punito come lei.
Alla fine però decise di no. Non conosceva ancora quella ragazza e anche se sentiva di potersi fidare di lei, sarebbe stato brutto farle sapere che il ragazzo che aveva condiviso con lei il momento di ribellione non aveva subito forti ripercussioni per le cose che aveva detto.
“Per fortuna la Granger mi ha prestato l’essenza di Purvincolo” disse Arianne mostrando la mano.
Mag la prese e vide che era ancora piuttosto arrossata.
Sul dorso distinse le parole “Devo stare in silenzio”.
“Non è giusto” sussurrò. “Chissà che male”
“Sì, fa davvero male, ma mi sono rifiutata di piangere” rispose la ragazza. “Immagino che a un certo punto la porterò come un segno d’onore…”
“Che brutta situazione” borbottò Mag. “E io che pensavo che sarebbe stato l’anno più bello. Sono stanca e questa scuola che ho sempre amato sta facendo di tutto per farsi odiare”
“Anche io. però… non so, ogni tanto ribellarmi mi fa sentire viva” sussurrò Arianne.
A Mag vennero in mente le esercitazioni che faceva con Piton e sorrise lievemente.
“Già, anche per me è la stessa cosa” disse Mag, sovrappensiero.
“E tu come ti ribelli?” le chiese Arianne con un sorriso fiducioso.
Mag arrossì. Non poteva certo parlare delle esercitazioni con Piton. Rifletté per un attimo e poi disse la prima cosa che le venne in mente, dandosi della stupida perché la sua interlocutrice non le avrebbe creduto.
“Qualche volta le faccio la lingua alle spalle” rispose alzando le spalle.
Arianne scoppiò a ridere. Doveva averla presa come una battuta.
“Dovrei iniziare a farlo anche io” esclamò “Così quando torno a casa a giugno posso sfoggiare anche un bel “non devo fare le boccacce all’Inquisitore Supremo”. Mia mamma ne sarà felice, ha passato tutte le vacanze di Natale a ripetermi di smetterla di sfidarla
“I miei non la prenderebbero bene se tornassi a casa con la mano sfregiata in quel modo” disse Mag, pensierosa.
“Mia madre la prima volta si è arrabbiata moltissimo, ma purtroppo questa situazione è troppo complicata, penso che se facesse rimostranze al Ministero, troverebbero un modo per licenziarla”
“Anche lei lavora lì?”
“No, è al Ghirigoro, ma pensiamo che valga lo stesso…”
“I miei sono quelli che rischiano meno allora… sono Babbani”
Andarono avanti a parlare per almeno un’ora. In sette anni non si erano mai parlate così a lungo e Mag si accorse ben presto che Arianne era un vero spasso, soprattutto quando parlava di argomenti che solo a lei interessavano e per cui aveva sentito solo sbuffi e indifferenza. Frannie e Edmund qualche volta le davano corda, ma non quanto Arianne.
A un certo punto, mentre ancora esponevano la loro opinione sulla figura controversa di Capitan Barbossa, pirata vissuto nel 1600, passò davanti a loro la squadra di Quidditch di Grifondoro, diretta verso il campo da Quidditch per degli allenamenti straordinari.
“Caspita, ma è tardissimo! Edmund mi aspetta in Sala Comune!” esclamò Mag guardando l’orologio. Mancava meno di mezzora all’ora di cena.
“Sì, meglio se vado anche io!” disse Arianne alzandosi in piedi.
Le due si avviarono verso la Sala d’Ingresso, dove potevano raggiungere le rispettive sale comuni.
“Secondo te hanno qualche speranza di vincere, sabato?” chiese Mag mentre camminavano.
“Sono messi malissimo” borbottò la ragazza. “Senza i Weasley e Potter la squadra è allo sbaraglio. Ron, il fratello di Fred e George, è bravo solo se nessuno lo guarda, ma non si può chiedere al pubblico di voltarsi quando deve parare un tiro, no? L’unico buon acquisto è stato Ginny Weasley, ma non è ai livelli di Potter”
“Beh, magari contro il Cercatore Tassorosso ce la fa! Io una volta ho giocato contro lui ed è davvero cieco… una volta aveva sostituito…  Cedric…” disse Mag intristendosi un po’ al pensiero di Diggory.
“Io non perdo la speranza. Tu per chi farai il tifo?” disse Arianne, anche se era visibilmente poco convinta.
“Non lo so ancora… Fra i Tassorosso gioca McMartian che è un mio amico, ma tiferei i Grifondoro solo per protesta” disse Mag. “Ho sempre tifato per i Serpeverde, ma quest’anno li odio tutti”
“Se decidi di tifare per noi possiamo sederci vicine! Dillo anche a Frannie e Edmund!”
“Frannie non tiferà mai per i Grifondoro se gioca Tony” disse Mag ridacchiando. “Comunque ci penso. Ci vediamo!”
Era arrivato il momento di separarsi. Le due si strinsero la mano, convinte che quella che era appena iniziata sarebbe stata una bella amicizia.
Quando Mag raggiunse la Sala Comune trovò Frannie e Edmund ad aspettarla. Raccontò loro dell’incontro che aveva fatto, soprattutto la coincidenza della maestra che avevano avuto in comune e i due ascoltarono sorpresi e divertiti.
“Finalmente puoi parlare con qualcuno dei tuoi adorati amici defunti da cinquecento anni!” disse Frannie per schernirla. Mag fece una smorfia divertita.
“Hey, guardate qui!” disse dopo un po’ estraendo il libro dei Patronus dalla borsa. Fortunatamente c’era poca gente nella stanza perché si stavano tutti avviando verso la Sala Grande per la cena.
“Sono le spiegazioni degli animali? Vediamo!” disse Frannie.
Sfogliarono il libro e il primo che trovarono fu l’Ippogrifo. C’era scritto:

L’Ippogrifo è sicuramente uno dei Patronus più rari, ed è il segnale di un carattere davvero unico.
Le persone che hanno un Ippogrifo come Patronus sono fieramente leali nei confronti di coloro che guadagnano la loro fiducia, spesso sono pronti a fare l’impossibile per le persone a cui tengono. Sono anche persone molto orgogliose e sicure di sé e non perdonano facilmente le offese. Occasionalmente questo orgoglio può sfociare nell’arroganza e causare attriti con chi li circonda.
La caratteristica che rende così raro trovare persone con l’Ippogrifo è che hanno un cuore davvero grande. Non ci sono tante persone con un cuore così grande e amorevole.


Più il ragazzo ascoltava, più arrossiva perché si ritrovava in tutto e per tutto in quella descrizione.
“Mi è piaciuta la parte del non perdonano facilmente le offese” ridacchiò Frannie e Edmund alzò gli occhi al cielo.
Mag era rimasta incantata a guardarlo con gli occhi pieni d’amore, finché Frannie non la invitò a cercare il suo.

“Le persone che hanno un Corvo come Petronus possono essere incredibilmente carismatiche, soprattutto quando vogliono qualcosa. Si avventano su di essa sconvolgendo con la loro misteriosa presenza. In loro arde il bisogno di libertà e questo coincide con la loro natura a volte avida. Sono interiormente emotivi e possono disattivare quello che sentono quasi come un interruttore, se necessario.
Il Corvo può essere comune nel numero e negli avvistamenti, ma possiede un’arma che gioca a suo favore quando viene sottovalutato: l’intelligenza.”


Frannie aveva ascoltato entusiasta e fiera.
“Ve l’ho detto che erano perfetti per noi!” disse Mag con un sorriso.
“Sentiamo il tuo adesso” disse Edmund prendendole il libro dalle mani.
Sfogliò il libro e ben presto trovò la cavalla maculata di Mag.

“Chi ha una cavalla come Patronus è sicuramente un’anima appassionata. Ciò che ama, che siano gli amici, la famiglia o gli hobby la appassiona e coinvolge totalmente.
È anche molto sensibile ed emotiva, ciò significa che può essere ferita facilmente e sentirsi spesso malinconica. Tuttavia, questa sua intelligenza emotiva le consente di capire gli altri e di essere molto empatica.
La cavalla è sicuramente indice di intelligenza e creatività.”


“Direi che ti si addice molto” disse Edmund quando ebbe finito, facendo finta di non essere per nulla colpito.
Mag gli sorrise radiosa.
“Siamo meravigliosi, vero?” disse Frannie “Ah, sono troppo felice per il mio Corvo”
“Credo che il Patronus sia la magia che preferisco più al mondo” disse Mag con aria sognante mentre uscivano dalla sala comune per la cena.
 
*
 
Il giorno della partita di Quidditch arrivò in un lampo. I Serpeverde erano piuttosto eccitati perché a scontrarsi ci sarebbero stati i Grifondoro e di conseguenza quel “buono a nulla” di Weasley, per il quale avevano in programma i soliti cori di scherno.
La squadra di Zacharias Smith era piuttosto eccitata perché aveva buone speranze di vittoria. Quando Mag, Frannie e Edmund entrarono in Sala Grande, videro che, come accadeva per ogni partita di Quidditch erano tutti su di giri, ma questa volta non i Grifondoro. Parlavano fra di loro oppure cadevano in lunghi silenzi angoscianti. Chiunque, con un minimo di sensibilità, avrebbe provato pena per loro.
“Ho deciso, tiferò per loro” sentenziò Mag durante la colazione.
Traditrice” sbottò Frannie. “Lo avevo detto a Edmund che lo avresti fatto, ma lui ha sempre quella mal riposta fiducia in te che mi dà la nausea”
Edmund guardò la ragazza imbarazzato, con uno sguardo che sembrava gridare “non sai quanto ho discusso con lei per difenderti e tu mi fai questo?”
“Mi fanno troppo pena, guardateli!” ribatté Mag ridacchiando e guardando verso Ron Weasley, che quel mattino era più pallido del solito. “Non ce la posso fare”
“Vorrà dire che farò tifo doppio per Tony” disse Frannie.
“Ma sì, alla fine tifo anche per Tassorosso, basta che loro non vincano” disse Mag facendo un cenno verso la squadra della sua casa, che si era riunita appositamente per schernire al meglio i Grifondoro che passavano davanti al tavolo.
“Giusto, basta che non vincano loro” disse Edmund “anche se per adesso sono poco sopra i Tassorosso”
Quando entrambe le squadre furono uscite dalla sala grande, anche il resto degli studenti cominciò ad avviarsi verso il campo da Quidditch.
“Hai deciso cosa farai?” chiese Mag a Edmund.
“Vado con Frannie, non posso farmi vedere troppo con i Grifondoro, e poi mi sembra giusto per Tony” disse lui, sperando che Mag seguisse il suo esempio.
“Visto? Lui sa quali sono le priorità. Tony è sempre la priorità per tutto” si intromise Frannie.
“Va bene, va bene!” disse Mag “Alla fine è solo una partita!”
“Salutami Fred e George, di’ loro che mi mancano e…” si frugò nelle tasche e ne estrasse un galeone “Ah, puoi dare questo a Fred?”
“Per cosa?” chiese Mag prendendo in mano la moneta.
“Per le merendine marinare che mi ha passato sottobanco” disse Frannie facendo l’occhiolino.
Si salutarono con un “che vinca il migliore” e le loro strade si divisero.
Mag raggiunse la curva dei Grifondoro, dove trovò Arianne, che la salutò con un abbraccio, il che la fece sentire un po’ a disagio, ma tutto sommato non le dispiacque. Era una persona troppo fredda per queste dimostrazioni di affetto. Fred, George e Potter erano seduti poco dietro di loro e li salutò con un sorriso.
“Sono con voi!” disse alzando un pugno in aria, con determinazione. I tre la ringraziarono felici, anche se si vedeva che non erano per niente contenti di trovarsi lì.
Quando le due squadre entrarono in campo lo stadio esplose come al solito. Non appena le scope si levarono in volo partì il fastidioso coro Perché Weasley è il nostro re.
Fortunatamente questa volta i Grifondoro cercarono di contrastarlo, ma dopo il primo minuto i Tassorosso avevano già segnato i loro primi dieci punti, e questo non fu un buon segno.
Nel giro di dieci minuti Tassorosso era arrivata alla cifra impressionante di cento punti, battendo ogni record. Ron Weasley era assordato dai cori maligni dei Serpeverde e non era stato in grado di pararne una sola. Dall’altra parte del campo, Tony aveva passato i primi dieci minuti di partita davanti alla porta ad annoiarsi. Aveva anche trovato il tempo per cercare Frannie fra la folla e salutarla, cosa che non gli era mai successa durante una partita, eppure la Pluffa faceva così fatica ad arrivare a metà campo, la zona del portiere era libera.
Dopo la prima carrellata di punti, l’ardore dei tifosi Grifondoro fu messo a tacere e la Umbridge, che era seduta qualche fila davanti a Potter, si voltò e lo guardò con un ghigno di trionfo.
Mag e Arianne si persero in una serie di insulti sussurrati che per fortuna nessun altro sentì.
La partita continuò, e dopo svariate parate di Tony, qualche Pluffa andò a segno, ma ormai il punteggio era di duecento a trenta, una cifra difficile da recuperare.
Frannie e Edmund erano felici che i gialloneri stessero vincendo, ma a un certo punto dovettero convenire che quella partita era uno spettacolo davvero rivoltante. Insomma, era divertente vedere la propria squadra vincere, ma dopo la quattordicesima parata sbagliata dell’avversario, esultare sarebbe stato cattivo persino per loro. Però erano intimamente divertiti da quello scempio. Edmund si portò una mano alla fronte quando vide Sloper, il Battitore Grifondoro, sferrare una mazzata dritta sui denti di Angelina, mancando un Bolide di mezzo metro.
“Neanche a cinque anni giocavo così male” fu il suo commento.
Zacharias Smith, che nel corso della partita aveva fatto un numero esagerato di punti, partì alla volta delle porte Grifondoro, e Kirke, il secondo Battitore Grifondoro, vedendolo arrivare nella sua direzione, cadde all’indietro dalla scopa, strillando.
Mag si guardò intorno imbarazzata. Lavanda Brown, dopo aver visto il vertiginoso punteggio di cinquanta a duecentotrenta, era scoppiata a piangere, mentre il resto dei tifosi era ammutolito per la vergogna.
“Mi sembra di sognare, non avevo mai visto una partita più miserabile di questa” disse Arianne, disperata.
Dopo un po’ anche i Tassorosso avevano smesso di esultare. Rimanevano solo i Serpeverde, che vedendo i loro acerrimi nemici sconfitti in quel modo sembravano impazziti.
A un certo punto, a soli ventidue minuti dall’inizio della partita, Ginny Weasley decise di porre fine a quella gogna pubblica. Approfittò della distrazione di Summersby, cercatore Tassorosso, e acchiappò il Boccino d’Oro.
La partita fu vinta dai Tassorosso per poche decine di punti, ma l’umiliazione fu immensa.
La squadra uscì dalla scena accompagnata da un coro assordante di Perché Weasley è il nostro re, cantato con gran gusto dei Serpeverde, mentre i Tassorosso, sorpresi e felici, abbandonavano il campo soddisfatti per la vittoria schiacciante.
Mag diede due colpetti sulla spalla di Arianne, non osò avvicinarsi a Potter o ai gemelli per paura di essere inopportuna e tornò in Sala Comune, dove Frannie la stava aspettando con un sorriso di trionfo.
“Non dire niente” disse quando si lasciò cadere su un divanetto, incurante del trambusto che regnava nella Sala Comune. Sembrava che avessero vinto i Serpeverde, non i Tassorosso. “…È stata un’agonia”
“Ma se hanno anche preso il Boccino!” disse Frannie con perfida ironia.
“Che schifo” disse Mag. “Una pena infinita”
“Dai, è durata solo ventidue minuti” disse Edmund ridacchiando.
“Non oso immaginare quanto debbano essere durati per Ron Weasley” disse Mag.
“Penso che se fossi stato da solo contro quella squadra avrei fatto meglio di tutti loro messi insieme” disse Edmund.
“Non esagerare” disse Frannie dandogli una gomitata.
“No, invece per me è verosimile. Kirke aveva paura della sua ombra!” disse Mag sorridendo a Edmund con affetto.
“Comunque Tony è stato bravissimo” disse Frannie con aria sognante. “Come sempre”
“Deve essersi annoiato molto” ridacchiò Mag, che era sicura di averlo visto sbadigliare, a un certo punto.
“Sì, però le ha parate quasi tutte” continuò Frannie.
Andarono avanti a parlare dell’eccelsa bravura di Tony McMartian per un po’, poi arrivò l’ora del pranzo. Di solito le partite di Quidditch duravano almeno due ore, quella volta invece alle dieci e mezza erano già a spasso per il castello. Mag decise di approfittarne per portarsi avanti con lo studio, e alla fine cedettero anche Edmund e Frannie, quest’ultima solo perché non poteva stare con Tony, intento a festeggiare la vittoria nella sua Sala Comune.
Nel pomeriggio, la mole di compiti che avevano accumulato nei giorni passati, li costrinse a stare in sala comune a studiare.


 
NOTE AUTRICE
Sta arrivando San Valentino anche nel nostro mondo, che coincidenza! Vi è piaciuto come lo hanno festeggiato i nostri eroi? È stato sicuramente un momento di tranquillità in mezzo a tutto lo stress che stanno vivendo da mesi.
Invece la partita non è andata come speravano i Grifondoro… è stata un po’ deludente.
Piccola curiosità: nella vita reale mi è successo veramente di scoprire di aver avuto la stessa maestra di un’amica conosciuta su EFP a cui è ispirato il personaggio di Arianne. Roba da non credere XD

Che ne pensate dei significati dei patroni? Li trovate azzeccati? Dato che anche lui ha imparato grazie all'ES sappiamo anche quello di Tony, un Martin Pescatore! Il suo significato è questo: “Il Martin Pescatore indica aggezza e conoscenza. Se questo è il tuo patronus, probabilmente sei incredibilmente appassionato ai tuoi interessi e ami eviscerarne ogni caratteristica. In sostanza, sei un vero esperto dei tuoi hobby e in quello che ti interessa sei il migliore. Assumi informazioni senza neanche accorgertrene e la tua mente ha continuo bisogno di imparare” È un uccello come quello di Frannie, ma purtroppo lei ancora non lo sa!
 
[1] Arianne è nell’ES e crede a Harry
[2] Se non sbaglio era una diceria che girava anche fra gli studenti, solo Silente sa che è vera
   
 
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