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Autore: Harry Fine    08/02/2020    3 recensioni
Una guerra terrificante si svolgerà presto sulla Terra. Ma i nemici da combattere sono tutto fuorchè convenzionali. Non sono esseri umane, ma macchine provenienti dallo spazio capaci solo di distruggere tutto quello che trovano sulla propria strada. E per sconfiggerle sarà necessario un esercito altrettanto nuovo, letale e pronto a tutto. L'esercito degli androidi Yorha, composto da valorosi volontari. Ma davvero ne varrà la pena?
Genere: Avventura, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Yaoi
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Threesome
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《Ne è assolutamente sicuro dottor Ishley?》 Chiese la generale, rileggendo il rapporto sulla loro missione in Africa per la ventesima volta.

《Si generale, non ci sono dubbi. L’olio usato, gli ingranaggi, i componenti, i circuiti, i materiali… tutto era chiaramente di origine biomacchina, ma erano stati utilizzati per ricreare gli apparati tipici di ogni androide.》 Disse l'uomo biondo.

Lui e il resto degli androidi inviati dall'America erano da poco tornati alla base e quindi si era subito affrettato a raccontare al generale e al colonnello il loro acceso scontro con quella ragazza tanto strana.

Giusto dietro di lui stavano in piedi King, Rahl, Kyran, Becky, Athal e Natasha. Tutti loro avevano ricevuto dei colpi piuttosto pesanti durante la lotta, ma avevano pensato che fosse meglio fare rapporto prima. Quello che avevano scoperto era alquanto preoccupante.

I due fratelli sembravano pensarla allo stesso modo, vista la loro espressione nervosa. 《Questo fa presagire molto male. Se davvero sanno come sono fatti gli androidi anche al livello interno, potranno crearne quanti vogliono.》 Disse la donna.

《Ma sono solo biomacchine! Non dovrebbero essere capaci di raziocinio, solo di distruggere tutto quello che gli passa davanti!》 Esclamò Shwartz.

《Vi posso assicurare che quella aveva raziocinio e molto di più. Era capace di parlare e muoversi perfettamente come noi, inoltre era molto più potente e furba delle altre biomacchine. Per non parlare del fatto che sembrava avere una personalità propria.》 Rispose lo scienziato.

Questa notizia non parve giovare all’umore già nero dei due. Per quanto il Bunker africano fosse stato salvato, era stato gravemente danneggiato e i suoi androidi ridotti ad un quinto del numero originale. Inoltre stavano perdendo sempre più terreno.

I loro nemici erano riusciti a cogliere di sorpresa le squadre Europee del nord e avevano invaso parte della Norvegia e della Svezia, uccidendo in massa, e questo poteva portare a pensare che ci fossero altre biomacchine come la ragazza in arancione a guidarle.

Rahl e Kyran osservarono King con aria preoccupata: lui e Natasha erano stati presi di mira particolarmente durante la lotta, come dimostravano le vistose bruciature sulla coscia del ramato e sulla spalla della rossa.

 

Anche Becky li stava osservando; quei tre erano stati impressionanti! Si erano mossi senza pensare, sempre pronti a difendersi e rispondere ai colpi come se fossero compagni di lotta da anni! Le sarebbe piaciuto poterci parlare, anche per chiedere scusa al più giovane.

In parte si sentiva responsabile per averlo messo in quella situazione, in quanto guardia della prigione che lo ospitava, ma proprio per questo voleva conoscerlo! Così come voleva conoscere meglio quei tre abilissimi androidi che facevano squadra con lei.

Athal e Natasha erano senza dubbio incredibili: le loro armi sembravano così complesse da usare, ma per loro non pareva esserci problema e si muovevano sul campo di battaglia senza pensarci, mentre Ishley sembrava sempre due passi avanti a tutti, amici e nemici. Lei invece era l'unica con doti non esattamente particolari, eccetto forse la sua bravura nel cecchinaggio; per il resto era decisamente mediocre rispetto a loro.

Venne distolta da questi pensieri dal generale, che si rivolse ancora ad Ishley. 《Avete ricevuto qualche indizio su come siano stati creati? O perché?》

Lui scosse il capo, ma Natasha si fece avanti. 《In realtà, generale, quella macchina ha più volte menzionato un “padrone" a cui era asservita e a detto che questo individuo voleva vedere me, l'unità 56B e l'unità 9D, anche se non ha spiegato il motivo.》

Tutti la guardarono per un attimo: lei era rimasta silenziosa ed in disparte tutto il tempo durante il viaggio di ritorno, sentirla di colpo tanto loquace era una sensazione strana.

 

Il generale e il colonnello si portarono una mano sul mento. 《Questa informazione non è molto utile senza un contesto più ampio, ma ti ringrazio molto, 25E. Questo potrebbe essere il primo indizio per scovare la loro base centrale ed eliminare ogni biomacchina esistente.》

Le labbra della russa si curvarono in un piccolo sorriso, mentre abbassava il capo in segno di ringraziamento, sotto lo sguardo critico del colonnello. 《Va bene, ora basta per oggi. Andate tutti quanti a farvi rimettere in sesto in infermeria e poi andate a riposare, ve lo siete meritato.》 Disse con un sorriso orgoglioso.

Tutti loro annuirono, uscendo dalla stanza con un sospiro di sollievo e dirigendosi verso le postazioni dei modelli H.

《La situazione a quanto pare si è complicata più del previsto.》 Commentò Athal. 《Se davvero possono creare biomacchine identiche ad androidi sarà un vero disastro.》

《Quantomeno ne abbiamo già uccisa una e abbiamo salvato il Bunker africano; è stata una vittoria.》 Rispose Rahl, nonostante fosse d'accordo con lei.

La corvina gli fece un occhiolino malizioso. 《Vedo che abbiamo con noi un tipo non solo carino e bravo con le pistole, ma addirittura ottimista. Mi stai già simpatico.》 L’albino arrossì fino alla punta delle orecchie, allontanandosi istintivamente da lei, osservandola poi ridacchiare. Di lei non si era fatto una cattiva impressione… solo il suo modo di fare eccessivamente sicuro di sé gli dava un po' fastidio.

《Non far caso a lei, non ti farà nulla.》 Gli disse di colpo Natasha affiancandolo, ricevendo un cenno di assenso imbarazzato.

Di lei non possedeva ancora un’idea precisa: l'aveva vista combattere con una forza simile a quella di King e nelle poche volte in cui aveva parlato gli aveva dato l'immagine di una ragazza decisamente a modo, seppur taciturna, ma sembrava sempre alquanto sfuggente.

Si morse il labbro; non gli piaceva concentrarsi su certi pensieri, specialmente se su una giovane donna che li aveva aiutati senza neanche pensarci o chiedere nulla, ma non poteva fare a meno di porsi delle domande sul perché sembrasse così introversa.

《Tutto bene?》 Gli chiese Kyran.

《Non lo so. Mi sto ancora domandando riguardo tutto ciò che è successo; voglio dire… per quale motivo queste nuove biomacchine e il loro misterioso padrone dovrebbero prendere di mira King e Natasha in particolare piuttosto che prendere di mira i generali o i colonnelli? Non mi pare abbia alcun senso.》

L'arciere annuì. 《È vero, ma da oggi in poi credo che faremo meglio a guardarci le spalle e soprattutto a difendere King.》

 

Il diretto interessato, giusto pochi passi davanti a loro, sentì per un attimo le guance scaldarsi: aveva conosciuto quei due per poco tempo, però loro parlavano di lui come un prezioso compagno e volevano difenderlo… nessuno aveva mai detto o fatto cose simili.

《I tuoi compagni di squadra sono davvero molto premurosi. Si vede che siete una squadra affiatata》 Disse di colpo Becky, cogliendolo di sorpresa.

《Lo… lo pensi davvero?》 Chiese.

《Certo. Sono abbastanza sicura che non si preoccuperebbero così per te se non ci tenessero tanto.》 Rispose lei.

Lui sorrise leggermente. 《Io… suppongo sia vero.》

《Ah, a proposito… io volevo chiederti scusa, sai no… per tutto quello che è successo nella prigione. So che il tuo soggiorno lì è stato duro.》

L’altro sbuffò, riprendendo la sua aria seria. 《Ascolta, non voglio parlare di quel cumulo di spazzatura, né di quello che è successo lì dentro. Mi fa piacere che tu voglia scusarti e mi sembri anche una ragazza onesta, ma non menzionarla più.》

Lei annuì, mortificata. Ovviamente non si era aspettata un “Oh, va tutto bene”, però almeno si era scusata con lui. Non le era mai sembrato un tipo cattivo, al massimo tagliente con le parole, e sperava davvero che non la odiasse.

《Tutto bene?》 Le chiese il Dottor Ishley accanto a lei.

《Si… semplicemente vorrei poterlo convincere che sono dispiaciuta. Io ero una delle guardie della prigione in cui è avvenuto il primo attacco e lui era un detenuto, quindi è normale che non mi apprezzi, ma ora che siamo commilitoni…》

L’altro le mostrò il ghigno sghembo per cui era famoso. 《Non ti preoccupare. Sotto sotto è più gentile di quanto sembri, ha solo qualche problema ad ammetterlo.》

 

L'altra voleva chiedergli come diamine facesse a saperlo, ma si accorse che erano tutti arrivati davanti all'infermeria. Ad accoglierli arrivò una ragazza orientale dai corti capelli bianchi. 《Oh mamma, a quanto pare la missione nel deserto è stata più complicata di quanto pensassi eh?》 Disse, dopo aver dato uno sguardo alle loro ferite.

《Non ne hai idea. Ma abbiamo sistemato tutto.》 Commentò Athal alzando gli occhi.

Momoko ridacchiò. 《Su venite dentro, vi rimetteremo subito in sesto.》

Dentro c'era un gran trambusto: unità H correvano ovunque per prestare soccorso agli androidi distesi sui lettini, urlandosi richieste a vicenda.

L’albina li condusse tutti in un'altra stanza, in cui erano già seduti una coppia di Androidi familiari: uno era altissimo, muscoloso, con capelli castani frisè e con addosso una tuta nera rinforzata su spalle, nocche, ginocchia, gomiti e petto, l'altro invece era minuto e con un codino di capelli biondi in parte coperti dal cappuccio della sua giacca nera, mentre il resto della sua divisa era composto da grossi guanti da meccanico, pantaloncini e stivali, tutto nero.

《Buongiorno ragazzi, sono tornata.》 Disse lei, mentre si sedevano tutti per ricevere le cure. Il più alto dei due fissò King, Natasha e Ishley per un attimo, poi sgranò gli occhi.

《Voi siete quelli che abbiamo aiutato col server! È un piacere rivedervi, tutti stanno parlando benissimo di voi!》

Ci fu un “Ah si?!” collettivo, mentre sia lui che la giapponese scoppiavano a ridere. 《Avete salvato la pelle a tutti e vi aspettate che non dicano niente?》 Chiese la seconda con un sopracciglio alzato.

 

Ishley li osservò chiacchierare per un po', ma smise di prestare attenzione in fretta; ancora non aveva capito come fosse possibile creare una biomacchina praticamente identica ad un androide in tutto. E soprattutto era incuriosito da questo “padrone".

Lui aveva lavorato al progetto Yorha, vagliando moltissimi documenti e descrizioni, ma non aveva mai trovato nulla su nemici simili: nessun avvistamento o attacco, nessun genere di segnalazione, nulla di nulla! E questo non Gli dava fastidio solo perché non aveva la risposta, ma anche perché non sembrava avere alcun senso.

Se disponevano di simili unità, per quale motivo non le avevano inviate a combattere fin dai primi attacchi? Perché aspettare tanto?

La voce dell'androide più alto attirò però la sua attenzione. 《Scusate! Abbiamo dimenticato di presentarci! Chiedo scusa! Il mio nome è Ivan, sono noto come 9D, e lui invece è Ivar, conosciuto come 13S.》

《Ivan ed Ivar? Lo avete fatto apposta dolcezza?》 Chiese Athal ridacchiando, facendo arrossire il povero francese fino alla punta delle orecchie e tirando fuori uno sbuffo dal biondino.

《No, non lo abbiamo fatto apposta. Semplicemente il generale ci considerava adatti a combattere come partners.》 Disse, un forte accento norvegese a colorargli la voce seccata. La corvina rise ancora di più, aumentando il rossore del castano, ma poi Natasha si intromise. 《Aspetta… hai detto che il tuo nome Yorha è 9D?》

《Ehm… Si. È un problema?》

《Quella biomacchina senziente ha detto più volte di aver bisogno di catturare e portare le unità 56B, 25E e 9D per, ovvero King, me e te.》 Rispose lei, mentre il ragazzo batteva le palpebre confuso.

《Perché dovrebbero volere solo noi? Ci sono migliaia di androidi nel mondo. Non ha senso.》

《Secondo me sarebbe il caso di fare molta attenzione. So bene che potete difendervi tutti perfettamente, ma dopo quello che è successo in Africa non sono tranquillo.》 Disse Rahl.

Ivar lo guardò, mantenendo la sua aria stoica. 《Non serve preoccuparsi così, non siamo sprovveduti. Dopo l'attacco al server della prigione, siamo stati inseriti tutti e tre nella squadra del capitano 16D. I nostri compagni sono molto dotati, quindi Ivan dovrebbe essere al sicuro.》

L’albino parve rilassarsi un po', ma pregò comunque che prestassero cautela. Quei due ragazzi sembravano molto più giovani di lui, addirittura più di King, non avrebbe voluto vederli morti o chissà che altro.

《Però resta sempre il fatto che dovremmo provare ad indagare su tutta questa faccenda.》 Disse Becky. 《Insomma… non so voi, ma a me qualcosa non torna. Come hanno fatto le biomacchine a scoprire come sono fatti gli androidi all'interno? Servono progetti per una cosa simile.》

《Potrebbe essere che la loro rete sia stata in grado di evolversi dopo tutte queste lotte.》 Commentò Kyran.

《O, e questo è più plausibile, c'è una talpa in uno dei Bunker e forse in più di uno.》 Rispose Athal.

《Cosa ci potrebbero guadagnare delle talpe delle biomacchine? Sia per loro che per gli androidi ora come ora il denaro è inutile, loro non darebbero mai via pezzi di terra conquistata e Soprattutto attaccano gli androidi a vista.》 Rispose Momoko, iniziando a guarire le ferite di Natasha. Quella ragazza era stata colpita malamente.

Ishley aggrottò la fronte. 《Forse la maggior parte di loro sono così, ma, se il “padrone” di quella macchina senziente è come lei, è molto probabile che sia effettivamente in grado di ragionare come noi. Forse anche di più.》

Quell’ipotesi alquanto plausibile non contribuì a calmare gli animi, perciò King, con sorpresa di tutti, provò a tirarli su. 《Sentite, non serve fasciarsi la testa prima di essersela rotta. Siamo comunque un esercito armato contro quello che potrebbe essere solo un gruppetto. Per quanto possano essere forti, dovranno soccombere prima o poi.》 Non sapeva nemmeno lui se credere a quel che stava dicendo oppure no, però era abbastanza sicuro che tutti avessero bisogno di uno sprone. Si stavano tutti impegnando come cani e con la vita sempre a rischio, gli ricordava casa sua.

《Vedo che la vostra squadra trasuda ottimismo. Mi piacete già un sacco》 Ridacchiò la corvina sentendolo. Quello era un tipo proprio strano, uno così cinico che provava a fare un discorso di incoraggiamento non lo aveva mai visto, ma sia lui che i suoi amichetti erano interessanti. Voleva conoscerli meglio.

《È una dote encomiabile. Ben pochi qui provano a tenere alto il morale.》 Disse sinceramente Becky, facendo annuire Natasha, che pareva pensierosa.

《Magari sarebbe il caso di formare una squadra tutti insieme.》 Propose la russa di botto, lasciando tutti di stucco.

《Come scusa?》 Chiese Kyran. 《Ho detto che sarebbe meglio fare squadra. Non ci sono regole che lo vietano e se davvero volete cercare risposte su questi nuovi nemici sarebbe meglio essere in tanti.》

《Io ci sto, sono sicura che siate tutti degli ottimi combattenti.》 Rispose la sua compagna con un occhiolino.

《Anche io. Sono abbastanza certo che troveremo risposte.》 Assentì Ishley.

《Anche a me farebbe piacere lavorare con voi.》 Confermò Becky.

《Allora è deciso, mi fa piacere per voi. Piuttosto, io direi che sia il caso di tornare nelle vostre stanze. È tardi e voi avete avuto una lunga giornata.》 Disse Momoko una volta finito di sistemarli. Loro assentirono e si diressero verso le camerate, non prima di raccomandarsi ancora con quei tre di fare attenzione, dove si separarono.

 

I tre androidi ancora in infermeria li osservarono allontanarsi senza muoversi.

《Sono davvero un gruppo strano.》 Commentò il biondo.

Ivan rise 《Sono originali, sono d'accordo, ma mi sembrano brave persone.》

《Come no, quella con la treccia sembrava pronta a mangiarti. Non ha smesso di fissarti il petto per un attimo.》 Commentò stizzito, accennando agli ondeggianti pettorali del francese e al resto del suo corpo muscoloso.

Lui arrossì di colpo. 《Chiedo scusa, sollevavo molti pesi quando vivevo con la mia famiglia!》

Momoko rise. 《Non preoccuparti caro, non c'è nulla di male. Piuttosto Ivar, non sarai mica geloso vero? Perché lei non smetteva di fissare Ivan, ma tu non hai smesso un attimo di guardarla in cagnesco.》 Disse, con aria di chi la sapeva lunga.

Lo svedese divenne di colpo color magenta. 《Non dire sciocchezze. Non sono geloso, semplicemente non vorrei che quella tizia decidesse di passare all'azione e traumatizzasse uno dei nostri. Assomigliava ad un coyote.》

La giapponese scoppiò fragorosamente a ridere di nuovo, immaginandosi la scena di una Athal coyote che tentava di catturare il suo compagno di squadra, mentre il povero castano diventava sempre più imbarazzato. 《Finitela! Non serve così poco per traumatizzarmi! Piuttosto io mi preoccuperei per queste biomacchine senzienti. Insomma… se decidessero di attaccarci per prendere me e facessero del male a voi? Io non voglio che succeda! Siete miei amici, non vorrei che per proteggermi rischiaste la morte!》

Momoko gli strinse la testa in un abbraccio intenerito. 《Oh, tesoro, sei davvero una persona dolcissima, ma non temere per noi, sappiamo cavarcela e festeggeremo insieme la fine della guerra. Non è vero Ivar?》

Lui, anche se rosso e comicamente scocciato, annuì, facendo sorridere il francese. 《Grazie.》

 

Intanto, il gruppo di Ishley si stava avviando verso le rispettive stanze attraverso i corridoi; faceva quasi paura quanto in fretta avessero iniziato a considerare quel posto casa loro e a conoscerla così.

《Perché hai chiesto di fare squadra, Natasha?》 Chiese di colpo il biondo.

Lei lo guardò. 《Ci serve aiuto per combattere e loro sono ottimo alleati. Ho affrontato la biomacchina in Africa insieme ad Athal e ho capito che senza almeno un paio di attacchi molto efficaci lanciati da loro saremmo morte entrambe.》

《Hai fatto un'ottima scelta, sono tutti e tre degli schianti. Piuttosto avrei voluto essere io quella ad infilare quella dannata macchina ridanciana.》 Commentò lei. Se c'era una cosa che detestava profondamente era l'essere guardata dall'alto in basso e quella dannata risata mentre la sbatteva contro il muro era stata un vero insulto!

《Avanti Athal… non è la fine del mondo. Insomma… l'importante di aver vinto no?》 Chiese Becky. Quella ragazza la lasciava sempre senza parole: Sembrava così fiera, così forte, sensuale, decisa… ma era anche così volubile e soprattutto orgogliosa; sapeva di essere bella e ne andava fiera. Doveva ammettere di invidiarla, tanto, così come invidiava Natasha. Lei sembrava talmente elegante, intelligente e raffinata, quasi una regina, e non solo nei modi, ma anche nel corpo: quella figura slanciata, la pelle candida, i capelli scintillanti, i lineamenti nobili e le labbra rosse.

Rispetto a lei, le sue guance tonde, lentiggini e statura nella media impallidivano. Per non parlare di Ishley. A parte il fatto che lui sembrava un vero e proprio principe, era anche l'uomo più intelligente che avesse mai visto: non lo aveva mai visto perdere le staffe o confuso, tutto sembrava sempre andare secondo i suoi piani e lui era sempre pronto a crearne altri e trovare soluzioni.

《Va tutto bene?》 Le chiese di colpo la ragazza russa, cogliendola di sorpresa. 《Chi… cosa…!? Si! Tutto bene. Non ti preoccupare, stavo solo pensando che io devo sembrarvi alquanto mediocre come compagna di squadra.》

Lei aggrottò le sopracciglia. 《Perché dici così?》

《Perché non ho nessuna dote particolare. Non sono orgogliosa o forte come Athal, non sono minimamente intelligente come Ishley e con te proprio non esiste confronto: sei perfetta in tutto.》

Lei le mise una mano sulla spalla. 《Non so dove tu abbia preso l'idea che io sia perfetta, ma ti posso assicurare che non lo sono. Ho commesso molti errori nella mia vita e ammetto di non essere affatto fiera di me stessa. Tu invece sembri sempre spontanea, sei una di quelle persone che fa le cose perché sente di doverlo fare e che lavora sodo pur di farlo, queste sono doti rare.》

La ragazza si imbarazzò tanto, ma prima che potesse chiedere altro, il braccio della corvina le avvolse le spalle. 《E non essere sempre così nervosa con noi, piccola. Siamo tutti compagni di squadra qui, quindi allenta pure la cinghia e spassatela finché puoi, iniziando dal sistemare quei capelli, sembri mia nonna.》

Becky rise di gusto davanti a quello sproloquio: solo Athal riusciva ad avere quel tono narcisista e a farla ridere così allo stesso tempo.

Ishley intanto sorrise e basta nel vedere quelle tre chiacchierare sciogliersi un po'; erano tutte e tre delle persone interessati, coi loro segreti e punti di forza. Combattere con loro oltre che con King, Rahl e Kyran sarebbe stata un'esperienza interessante.

 

Proprio in quel momento, la squadra dei tre raggiunse le porte delle loro camere. 《Beh… buonanotte.》 Augurò il ramato, pronto ad entrare, ma la voce dell'albino lo richiamò.

《Aspetta King, vuoi venire con noi per un altro po'? Abbiamo avuto pochissimo tempo per parlare civilmente tra di noi.》 Lo trattenne Rahl.

L'altro lo guardò confuso, ancora non sapeva esattamente come comportarsi con loro in situazioni “normali”, ma annuì lo stesso, seguendoli nella stanza, un ambiente alquanto spazioso fornito con un grande letto per due, varie librerie, un computer e persino un bagno munito di vasca da bagno.

Davanti a quel lusso non potè che rimanere senza fiato: in un posto simile lui non avrebbe mai potuto metter piede in situazioni diverse. 《Wow. Questa camera è… è incredibile!》

《Usa pure tutto quello che vuoi.》 Rispose Rahl tranquillamente.

《Davvero!? Grazie!》 Esclamò lui, spogliandosi sul colpo e riempiendo la vasca, per poi immergersi, lasciando l’albino sconvolto e rosso nell'altra stanza per lo spettacolo. King aveva davvero un corpo niente male: alto e con una muscolatura agile e ben sviluppata nei punti giusti… sicuramente bello.

Kyran, nel vedere la sua faccia, iniziò a ridacchiare sommessamente. 《Andiamo anche noi.》 Lo invitò, spogliandosi anche lui, per poi unirsi col suo partner al ramato nell'acqua calda.

《Cavolo che bello, questo posto è un paradiso. A quanto pare continuo a collezionare debiti con voi.》 Commentò il più giovane godendosi la sensazione. A parte qualche rara occasione non si era mai potuto riposare tranquillamente in una vasca d'acqua calda.

《Pensavo che questa faccenda dei debiti fosse già conclusa.》 Lo riprese l’arciere.《Noi siamo compagni di squadra, non creditori.》

L'altro si grattò la testa; quei due continuavano a confonderlo. Erano due militari d’élite che si erano uniti agli Yorha solo per amor di patria, eppure si mischiavano con uno come lui è lo chiamavano compagno senza battere ciglio. 《Ma perché lo fate? Voi siete due soldati, io un comune abitante del ghetto e per di più corriere della droga!》

《Perché qui non conta chi tu fossi prima, siamo tutti uguali qui: tutti combattiamo e rischiamo la vita, senza esclusioni. E poi… nonostante tutto quello che dici sembri una persona per bene. Non ho problemi a rivolgermi a te per un aiuto.》 Gli rispose Rahl, sempre rosso.

《Per me vale lo stesso.》 Rincarò Kyran. King battè le palpebre confuso, ma poi parve rilassarsi.

《Se è davvero questo è il caso, allora siete le persone migliori che abbia conosciuto in una vita. Da dove vengo io è solo un dare e un avete.》

I due inglesi si chiesero per l'ennesima volta cosa avesse passato quel ragazzo per essere così guardingo e cinico nonostante la giovane età.

《Ascolta King, noi non sappiamo che cosa tu abbia passato, ma ti assicuro che nessuno di noi due ti giudicherà per le tue scelte passate. Ora siamo partners, ci proteggiamo e aiutiamo a vicenda e se tu lo volessi potremmo diventare anche amici, di sicuro non ti rifiuteremmo.》 Disse Rahl con un sorriso gentile.

《Esattamente, perciò basta storie di debiti, ripagare e altre simili sciocchezze.》 Aggiunse categorico l'arciere.

L’altro non seppe davvero cosa dire, ma sentì quella che si poteva definire felicità gonfiargli il petto: non aveva mai ricevuto un trattamento così gentile, specie da due persone di tale calibro, che non solo si erano rivelati ottimi compagni di squadra, ma avrebbe anche potuto definirli amici. Sorrise, mentre tornava a godersi il tepore con loro.

   
 
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