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Autore: MimiRyuugu    17/03/2020    4 recensioni
“Insieme…qualunque cosa accada…” disse sorridendo Giulia. Hermione annuì. “…sempre…” continuò, stringendo la mano. “…contro ogni difficoltà!” concluse Anna, stringendola a sua volta. Poi, si guardarono ancora.
Sesto anno. Anna Alvis Haliwell, Giulia Wyspet ed Hermione Granger si apprestano ad iniziare il penultimo anno ad Hogwarts. Ma tanti cambiamenti si prospettano per loro. A quali avventure andranno incontro i nostri Tre Uragani?
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Ron/Hermione
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
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Buonanotte!
No, giuro che non sono un miraggio. Dopo una delle mie solite eternità che in realtà poi è un anno, mi ritrovo di nuovo qui ad aggiornare. Sono stati alcuni messaggi di incoraggiamento, alcuni ricordi e delle nuove Converse comprate due settimane fa che mi hano fatto pensare al nostro caro Trio. Mi mancavano le mie tre bimbe combinaguai. Ed in questo periodo, in cui tutto mi sembra così capovolto, ho deciso di crogiolarmi un po' in un posto che per tutti noi sarà effettivamente sempre casa.

Non vi nascondo che un po' mi spiace pubblicare in particolare questo cap così dal nulla dopo secoli, più che altro perchè, se siete qui con me ancora adesso, dopo la festa di compleanno di Giulia dello scorso capitolo una cosa rimane in ballo. Sono molto affezionata a questo capitolo, anche se l'ho scritto per la prima volta undici anni fa e mi batte ancora il cuore come se fossi una mamma apprensiva. Per cui, spero che piaccia anche a voi.
Ma bando alle ciance, che qui s'è fatta una certa e ho un aggiornamento da farvi leggere!

AvvertenzeOCCtà e diabetanza indefinibile (vi lascio l'insulina a fine capitolo).


In questo capitolo troviamo Io Sono di Arisa e Virgin State of Mind (che vi consiglio di ascoltare nel mentre). Vi ricordo che se cercate mimiryuugu su spotify vi apparirà magicamente la playlist dell'intera fic u.u

Con queste premesse, vi lascio all'aggiornamento.
Grazie infinite di essere sempre con me, anche se appaio e scompaio.
Buona lettura <3


Trentasettesimo Capitolo


La festa occupò tutta la serata ed andò avanti fino all’una. Ci fu la torta, musica a tutto volume e alla fine Mark, Draco, Severus e i Tre Uragani si ritrovarono con una Sala Comune da pulire. Tutti con bacchetta in mano, si destreggiavano fra festoni da far sparire e bevande da occultare. “Se permettete, la Vodka ce la prendiamo noi!” ghignò Draco. Prendendo la bottiglia mezza piena. Mark annuì saggio. “Le devo forse ricordare signor Malfoy, che io sono il responsabile di Serpeverde, nonché un professore? Pertanto non tollero alcolici nella mia Sala Comune e tantomeno nei dormitori” esordì Piton, rubandogli la bottiglia. Nonostante fosse ancora in forma adolescenziale superava l’altezza del biondo. “Dillo quando tornerai un vegliardo John!” lo prese in giro Anna, cercando di prendere la bottiglia. Severus ghignò, alzandola ancora più su. “È quello che si dice ‘tenere fuori dalla portata dei bambini’” precisò. La castana sbuffò. “Giulia!! Il tuo ragazzo non mi ridà la Vodka!” si lagnò. La ragazza si voltò, stava aiutando Hermione a sistemare pavimento e festoni. “Avanti Severus, lasciala a Draco e Mark, si sono fermati ad aiutare anche loro…” osservò. Piton guardò Anna scettico, per poi passare la bottiglia a Mark. La castana gli fece la linguaccia e tornò ad ispezionare le bottiglie rimaste. “Hey, voi conoscete la James vero?” chiese d’improvviso il prefetto. Il gruppetto si voltò. “Valentina? Certo! Ci conosciamo praticamente da sempre…” rispose subito il migliore amico. Anna risorse dalla montagna di bottiglie in cui si era tuffata. “Ah bravo, già che ci sei chiedile un rifornimento di Pozioni Anticoncezionali grazie…quelle che ho fregato a Mary Kate sono finite…” lo avvertì. Hermione scosse la testa incredula. Severus si poggiò una mano sulla fronte esasperato. “Dovrò dire alla McGranitt di fare un’ispezione nei vostri dormitori…” sospirò. Giulia sorrise, trotterellò da lui e gli schioccò un bacio sulla guancia. “Ecco brava Giulia…corrompilo!” esclamò convinta la castana. Piton la guardò alzando un sopracciglio. “Le ricordo signorina Haliwell che io sono incorruttibile” precisò rigido. Anna sostenne il suo sguardo, poi si stufò e tornò come se nulla fosse all’alcool. L’orologio della sala iniziò a tintinnare. Segnava l’una e mezza. “Mi sa che ci toccherà prendere la carrozza delle undici domani” sospirò affranta Giulia. “Se continuiamo a questo ritmo non finiremo nemmeno fra tre anni…” sbottò Hermione. Draco fece finta di nulla e finì di sistemare il suo lato del tavolo. Così fecero anche Piton e Mark. Anna sbuffò contrariata. “L’unica bottiglia buona era la Vodka…quelle cavallette si sono fatte fuori tutto ciò che aveva un poco di alcool!” commentò acida, facendo sparire tutte le bottiglie rimaste. Appena il tavolo divenne vuoto il prefetto lo fece sparire. Giulia e Severus risistemarono le poltrone ed i tavolini. Tutto finì nel giro di un quarto d’ora. Le cose si erano velocizzate, portando i tre Serpeverde all’uscita. “Allora buonanotte piccola, non rimanere ancora a far baldoria…in caso ci si vede da Mielandia domani” salutò Mark. Hermione annuì e lo abbracciò forte. Si era convinta di dovergli trovare qualcuna con cui stare, Pansy o la James non faceva differenza. Bastava renderlo felice. “Notte, ti voglio bene” rispose poi. Draco ed Anna si persero in uno dei soliti baci. Mentre Giulia metteva a riposo la bacchetta sistemandola nella cintura della gonna. “Sev, ma la pozione non durava fino a mezzanotte?” gli chiese stupita. Piton allungò una mano e le fece una carezza sulla testa. “Ne ho bevuta di più per precauzione. Probabilmente ora andrò a letto e domani, anzi fra qualche ora, mi risveglierò tornato normale, non preoccuparti…” spiegò. La ragazza annuì. In realtà più Severus la guardava più aveva voglia di portarla via con lui. Sarebbe stato difficile addormentarsi nel letto da solo quella notte, dopo aver trascorso una serata così. La festeggiata prese per mano il ragazzo e andarono dagli altri quattro. “Buonanotte Severus, grazie ancora per stasera…” lo salutò un po’ triste. Piton si chinò e le diede un dolce bacio, cercando di rispondere con indifferenza agli sguardi che il resto del gruppo gli mandava. “Che carino, il prof arrossisce…” ghignò Anna. Hermione le tirò un calcio in una caviglia. “Grazie signorina Granger…ha esattamente espresso quello che stavo per spiegare a parole…” la ringraziò. Il prefetto sorrise. Giulia si avvicinò a Piton di poco e si alzò in punta di piedi. “Ti amo, tanto…” gli sussurrò all’orecchio. La castana cercò di origliare ma Hermione le diede una sberla sulla testa. “Anche io, buonanotte…” rispose Severus sorridendo. “Grazie di essere venuti anche a voi ragazzi…mi ha fatto piacere…ci si vede domani a Hogsmeade allora…” li salutò ancora Giulia. “Era il minimo…alcool e casino gratis…” rispose soddisfatto Draco. Piton lo guardò esasperato. “Andiamo…” esordì infine. Il biondo ebbe il tempo di dare un piccolo bacio ad Anna, per poi essere portato fuori a forza per la collottola da Severus. Una volta rimaste sole, le tre sospirarono. “Ed ora, andiamo anche noi…” commentò esausta il prefetto. Così si avviarono per le scale. Arrivando in dormitorio. Sul letto della neo maggiorenne però c’era qualcosa che spiccava dalle lenzuola rosse e oro. Giulia si avvicinò curiosa: era un pacchetto di media grandezza, la carta era rosa shocking. Le amiche stavano dietro di lei in attesa. La ragazza si sedette sul letto e prese il pacchetto. “Non c’è neanche un biglietto…chissà di chi è…” osservò. Anna ed Hermione trattennero un sorrisone. La maggiorenne aprì veloce la carta, per trovarsi fra le mani altri due pacchetti. Aprì quello più piccolo che si rivelò contenere un cd. A vederlo Giulia spalancò gli occhi. Sulla copertina stavano una coppia stretta in un abbraccio e legata da un bacio. Di sfondo un muro dalle sfumature rosse e gialle, con sotto una scritta gialla. “21St Century Breakdown dei Green Day…” lesse incantata. A vedere la reazione le amiche non riuscirono a trattenersi. Giulia aprì anche il secondo pacchetto: fra le sue mani stava una cornice. Era viola e sugli angoli c’erano le copie della fototessera che aveva anche sulla digitale. Sotto al vetro, c’era una foto con tre ragazze. Lei era in mezzo, faceva l’occhiolino all’obbiettivo, con gli occhiali da sole viola sulla punta del naso. Alla sua destra Anna, con gli occhiali da sole a forma di cuore. Li teneva per una stanghetta stretti fra le labbra, sorrideva. Non un ghigno dei suoi, uno dei rari ma sinceri sorrisi. E alla sinistra ecco Hermione che aveva tentato di far sporgere le labbra a pesce. Però non c’era riuscita e durante lo scatto era stata presa mentre rideva. Era un’immagine bellissima per Giulia, tanto che non riuscì a trattenere le lacrime. Si voltò verso le amiche. Anche il prefetto dava segni di lacrimoni. “Auguri Giulia…” dissero all’unisono. Sulle guance della ragazza iniziarono a scorrere limpide lacrime di commozione. Si gettò fra le loro braccia, facendo finire tutte e tre per terra, strette in un forte abbraccio. Anche Hermione aveva iniziato a piangere. “Vi voglio davvero bene ragazze…vi adoro…non so come farei senza di voi…” sussurrò grata Giulia. Il prefetto singhiozzò. “Santo Manson Herm…non ci allagare!” cercò di sbottare Anna. Ma le era uscita la voce tremula. Stava piangendo anche lei. I Tre Uragani rimasero così per qualche minuto, poi si tirarono su. Quando la maggiorenne vide la castana non potè fare a meno che scoppiare a ridere. Hermione fece lo stesso. Il trucco era colato a tutte e tre. Ma Anna era di certo quella messa peggio. Per vendicarsi quest’ultima iniziò a far volare cuscini. Ed immancabilmente si sfociò in una battaglia di piume. Esattamente come quando erano più piccole. Dopo aver seppellito Giulia ed il prefetto sotto le piume la castana andò in bagno trionfante. Hermione ripulì e sistemò tutto. Piano ognuna andò in bagno e si cambiò. Fino a trovarsi tutte e tre sotto le coperte. Il prefetto programmò la sveglia. Avrebbero avuto mezza giornata di shopping davanti a loro. Non potevano perdere nemmeno un minuto. “Hey Giulia…certo che dicevi tanto che Piton non ama stare in compagnia…però stasera è stato fantastico!” commentò d’improvviso Anna. La ragazza annuì fiera. “Però il ballo con Josh potevi evitarlo, sembravi così felice…Piton invece si preoccupava per te…” la rimproverò Hermione. Giulia sospirò. “Io e Josh abbiamo deciso di ricominciare da zero… ricominceremo a salutarci se ci incontriamo in corridoio ecc…nulla di nuovo…si vedeva che moriva di gelosia per Sev però si è trattenuto, sono fiera di entrambi” spiegò. La castana sorrise. “Anche gli idioti cambiano insomma…” concluse quest’ultima. “Basta vedere Ron…” tossicchiò subito la ragazza. Il prefetto si voltò truce. Giulia si nascose sotto le coperte. “Bambine, non litigate! Dobbiamo svegliarci fra otto ore…” le richiamò Anna. Hermione trasalì. “O Misericordia! Dobbiamo dormire!” squittì. Si sentì una risata da sotto il lenzuolo. La castana le diede la schiena per evitare altre cuscinate e ridacchiò. Il prefetto spense la luce. “Buonanotte! Signora Rottenmeier, maggiorenne in procinto di crescere fisicamente!” esordì ancora Anna. Si sentì una pernacchia nel buio, condita da un sospiro esasperato. Poi finalmente il silenzio, che permise così ai Tre Uragani di abbandonarsi al sonno. Stanche come non mai, però con un dolce sorriso sulle labbra.
Qualche ora dopo, la sveglia sembrò trillare solo per Hermione, che si alzò subito e senza proteste. Andò in bagno e tornò in camera per cambiarsi. Erano passati dieci minuti e nessuna delle altre si era ancora alzata. Scuotendo la testa il prefetto prese la bacchetta ed accese la luce. Le ragazze iniziarono una serie di grugniti intermittenti. Anna si buttò la coperta sulla testa. Giulia si coprì con il cuscino. Hermione sospirò stufa, spense la luce e aprì la finestra per farsi aiutare dai raggi solari. Poi si diresse ai due letti. Tolse le coperte alla castana e rubò il cuscino all’altra. “Che diavolo ti è preso Herm?!” ringhiò Anna, cercando di coprirsi da tutta quella luce. Giulia invece iniziò a stiracchiarsi da sdraiata come un gatto, fino a sbattere la testa sulla testiera in legno del letto. “Avanti! È ora di alzarsi! Abbiamo la carrozza fra un’ora, dobbiamo cambiarci e andare a fare colazione…quindi marsch! Schnell!” ordinò il prefetto. La castana si accucciò richiudendo gli occhi. L’amica la minacciò con il cuscino rubato. “Calma, calma pastore tedesco…sto andando…” sbottò irritata Anna. Per Giulia fu un po’ più difficile. Alla fine Hermione fu costretta a buttarla letteralmente giù dal letto. Così finalmente aprì gli occhi e si trascinò. Nel mentre le due si dividevano il bagno, il prefetto si cambiò. Fuori c’era un sole da spaccare le pietre e sembrava anche fare caldo. Optò dunque per una leggera maglia vestito lunga fino a sotto i fianchi e un paio di jeans stretti. Ai piedi le sue ballerine azzurre con il tacchetto. Sopra giubbotto leggero bianco. Dopotutto erano a fine marzo. Anna si cambiò veloce. Indossò una gonna di tulle, corpetto nero con copri spalle in pizzo, calze a rete autoreggenti, anfibi e lasciando il chiodo a riposare nel baule. Giulia frugò nel suo baule per più di dieci minuti. Cercava la felpa che aveva quasi rischiato la pelle nel combattimento al Ministero un anno prima. Era sicura di averla portata via! Sentendo il fiato del prefetto sul collo, decise di arrendersi e di mettersi la maglia con il mostro ed i compiti. Sopra la cara felpa viola con il cappuccio dalle orecchie di gatto, gonna viola della sera prima, calze viola fino al ginocchio e le Converse tanto amate. Appena furono pronte tutte e tre scesero a colazione. C’era molta più gente di quella che avevano sempre incontrato. Le carrozze fra le undici e l’una erano le più usate dagli studenti. I Tre Uragani mangiarono e si fiondarono in dormitorio a prendere le borse, per poi correre in giardino. Ne volevano una tutta per loro, in modo da poter chiacchierare liberamente. “Dove andiamo per primo?” chiese Giulia. Anna si stiracchiò. “Non abbiamo molta scelta: Armony, Astrid e Mielandia…” commentò. Hermione sospirò, guardandosi in giro. “Piton ti porta a cena, dobbiamo trovare un bel vestito!” osservò. La ragazza sorrise timida. “Senza contare il dopo cena…” ghignò la castana, con annesso oscillamento dubbio di sopracciglia. Il prefetto le diede una gomitata. L’amica arrossì. “Contando che abbiamo appena fatto colazione, io sposterei il pranzo…” propose poi Hermione. Anna alzò le spalle. “Potremmo anche saltarlo…al massimo facciamo uno spuntino oggi pomeriggio…” aggiunse. Il prefetto le sferrò un’occhiata di rimprovero. Giulia alzò lo sguardo verso il cielo. Ancora non ci credeva di essere diventata maggiorenne. “Ragazze…ma è proprio vero che ieri è stato il mio compleanno?” chiese placida. “Certo…e abbiamo anche fatto una festa strafiga in cui è venuto anche Piton…anzi…Preston…” rispose la castana. Le tre si guardarono. E risero. Detta così in effetti non era molto credibile! Il tempo di finire i programmi per la giornata, che le ragazze arrivarono ad Hogsmeade. La cittadina in se non era allegra. Rispecchiava pienamente i tempi bui in cui si stava vivendo. Però gli schiamazzi e i gruppetti di studenti festanti le davano un’atmosfera più tranquilla. Quasi un senso ovattato di quotidianità. Hermione scese cauta dalla carrozza. Doveva riabituarsi alle fragili scarpine al posto degli stivali. Anna saltò giù direttamente senza contare l’altezza, atterrando perfettamente sulle zeppe degli anfibi. Giulia si lascò scivolare giù, per poi andare ad accarezzare i Thestral in segno di ringraziamento. “Avanti andiamo! Dobbiamo iniziare lo shopping!” trillò esagitata il prefetto. La castana saltellò. “La pazza ha ragione!” concordò. Hermione la guardò truce. La ragazza rise e le raggiunse. Così si diressero direttamente al negozio di Armony. Giulia entrò trotterellando felice. Le amiche la seguirono divertite. La prima cosa che notarono furono due persone estremamente famigliari. Dietro al bancone una donna dalla frangetta ed i capelli lunghi davanti e corti dietro stava parlando con un’altra, che aveva i capelli lunghi legati in due codini. La prima li aveva fucsia e verde acceso, la seconda rosso fuoco con la frangia nera. Quest’ultima se ne stava appoggiata al banco con fare annoiato. “Se facevate raduno di alternativi siete state abbastanza antipatiche da non chiamarci…” esordì Anna. Le due donne si voltarono ed un sorrisone fece capolino sui loro visi. “Anna, Giulia, Hermione! Vi stavamo giusto aspettando…” esclamò Armony. Camille le salutò con una mano. “Cambio di colore?” notò Giulia. Le due alzarono le spalle. La castana si avvicinò curiosa. La prima sfoggiava un nuovo particolare nel labbro. “Hey Armony…hai fatto un nuovo percing?” chiese. La donna annuì. “Tutto merito della mia sorellona qui…” sorrise. Indicando la donna vicino a lei. “Ho sempre voluto farmi il percing li…fa male?” domandò Giulia all’improvviso. Hermione strabuzzò gli occhi. Camille scosse la testa. Anna si fece aria con una mano. “Quelli sono i tatuaggi?” notò Armony. La castana ghignò ed annuì. Poi si tolse il copri spalle per far vedere il cuore. “Direi che sono guariti…e Draco, come va con il suo?” ispezionò Camille. Anna si rimise il copri spalle. “Bene bene, i suoi per ora non l’hanno ucciso, anche se sospetto che i miei non saranno così indulgenti…” rispose. Il prefetto intanto si guardava in giro. Tatuaggi e percing non erano esattamente il suo genere. Gli occhi di Hermione si soffermarono a qualcosa dietro la donna con i codini. Sembrava muoversi. Si sporse un poco e vide una coda oscillare sinuosa. Era bianca con qualche striatura nera. Camille la osservò curiosa. “Hai trovato Kira a quanto vedo…” sorrise. Il prefetto la guardò dubbiosa. Poi la donna si spostò e lei si trovò davanti un piccolo gattino, non che il proprietario striato della coda. L’animaletto miagolò e si avvicinò alle tre. Squadrandole con gli occhi azzurri limpidissimi. “Che amore!” esclamò Hermione, allungando una mano. La gattina si strusciò sul dorso. Poi si sdraiò di botto sul bancone ed iniziò a muovere le zampine per prendere le dita della ragazza. “L’ho trovata quest’inverno, era fuori dal negozio ed era sola ed infreddolita…così l’ho presa con me…” spiegò Camille. Giulia accarezzò sulla testa la piccola palla di pelo. “Purtroppo per questioni di igiene non posso tenerla con me di la…quindi Armony la tiene fino alla chiusura…” concluse la donna. La sorella annuì. “È talmente buona che è un piacere averla qui con me e poi mi fa compagnia nei giorni in cui la clientela è scarsa come oggi…” sospirò. I Tre Uragani si guardarono in giro. In effetti non c’era nessuno a parte loro. “Come mai non c’è nessuno?” chiese delusa Giulia. Armony alzò le spalle. “Forse è ancora presto…comunque mi aspettavo che voi arrivaste prima…” rispose divertita. Anna ghignò. “Ieri sera abbiamo fatto festa fino a tardi…Giulia è diventata maggiorenne!” spiegò. Camille e la sorella si guardarono stupite. Per poi subito fare gli auguri. “Ora è meglio che vada…ho un appuntamento fra dieci minuti, è stato un piacere rivedervi! A presto allora…e ancora auguri!” si congedò la prima. Salutò la sorella e la gattina ed uscì dal negozio. “Insomma, oggi compere di compleanno?” chiese curiosa Armony. “Non esattamente…stasera Giulia ha un appuntamento e dobbiamo rifornirci di belle cose…” riassunse la castana. Poi prese la diretta interessata per mano. La donna sorrise complice. “I vestiti sono sempre al solito posto…l’intimo li accanto…” precisò, facendo l’occhiolino. Giulia arrossì smisuratamente. Hermione intanto era ancora presa a giocare con la gattina. Anna prese per mano anche lei. “Andiamo pazza…dobbiamo aiutare Giulia…” la richiamò. Poi trascinò le due fra vestiti e camerini. Tutte e tre iniziarono a guardare per se, fino a quando la ragazza si sarebbe chiusa nello spogliatoio l’avrebbero consigliata. Giulia prese qualche vestito che non le sembrava male e si fiondò a provare. Poco dopo uscì con il primo capo. “Ragazze…” le chiamò. La testa di Anna sbucò dallo scaffale davanti a lei. Il prefetto si sporse da li vicino. La ragazza aveva indossato un vestito lungo, tipico da sera. Viola scuro senza spalline, stretto fino ai fianchi fino ad arrivare ad un’ampia gonna a strascico. “È un incanto!” sospirò Hermione. Anna storse il naso. “Un incanto per andare all’opera con Petrovsky…ma non per andare a cena con Preston…” commentò allusiva. “Per Merlino Anna…le sta benissimo! A John cadranno gli occhi quando la vedrà!” sbottò. Giulia le guardò divertita. “Scusate…ma da quando John Preston è diventato il suo nome? Non era solo una copertura?” osservò. Le due si guardarono. “Se non l’avessi capito ti stiamo auspicando che il pipistrellone sia come Big…se sai cosa intendo…” ghignò maliziosa la castana. Il prefetto sbuffò. “In verità io volevo rinfacciarti quanto sia assurdo questo nome…” precisò. Tornando poi ad analizzare vari cerchietti su uno scaffale. La ragazza scosse la testa e tornò a cambiarsi. Ne uscì qualche minuto dopo con un altro vestito. Le amiche si voltarono ancora. Ora Giulia aveva indosso un altro abito elegante, sempre lungo fino ai piedi, lilla. Davanti aveva un enorme fiocco di tulle, come anche dietro la gonna, fatta interamente di questo materiale. Stavolta Anna la guardò proprio schifata. “Ma l’hai scelto ad occhi chiusi questo?!” commentò d’impulso. Hermione la analizzò meticolosa. “Il vestito fa ribrezzo…però ti sta bene…” osservò. La castana sbuffò. “Giulia starebbe bene anche con un sacco della spazzatura addosso!” precisò. Il prefetto guardò ancora l’amica. “Ti odio…” sbottò acida. Per poi abbassare gli occhi su qualche maglietta appesa. La ragazza rise. “Come dire che tu non stai bene con nulla, eh Herm?” rimbeccò. Hermione la ignorò. “Io ti consiglierei di lasciare stare gonne lunghe e strascichi…” esordì Anna. L’amica sospirò, appoggiandosi al muro del camerino. “John la porterà in un ristorante romantico…hai mai notato come si veste in generale? È un uomo elegante e di buon gusto…non può mica presentarsi in tuta da jogging!” ribatté il prefetto convinto. La castana la guardò scettica. “A Preston non importa come lei si presenterà, gli piace così com’è…quindi Giulia stai tranquilla e scegli il vestito che più ti piace, senza andare ad osare in cose che non ha mai messo e non sono nel tuo genere…” sentenziò saggia. “Io credo che dovrebbe puntare su un look più elegante del solito…è un’occasione speciale…” ripetè sicura Hermione. Giulia si guardò allo specchio del camerino. “Ora si che sono confusa…” sospirò. Rimase qualche minuto a osservarsi. Doveva adattare il suo stile ad un’occasione romantica. “Le sette e già mi alzo, poi mi preparo il pranzo perché non mangio a casa mai…” iniziò a cantare. Le amiche si voltarono. La ragazza tirò la tenda e sparì alla loro vista. Per poi riapparire con un altro abito, stavolta più corto e pieno di fiocchi e fronzoli. “Ed anche il mio ragazzo si sbatte come un pazzo mi dice stai tranquilla e vai…” continuò poco convinta. Anna scosse la testa decisa. Il prefetto sbuffò. E Giulia tornò a cambiarsi. Uscendo con una specie di insieme di tulle e nastri. “Perchè talvolta cedo e a volte non ci credo, mi sembra tutto una bugia…ma credo in certi sogni che sono dei bisogni e riempiono la vita mia…” sospirò ancora più affranta. La castana fece finta di vomitare. Anche Hermione stavolta rabbrividì. La ragazza tornò a nascondersi nel camerino, per poi riuscirne. Era fasciata da un vestito decisamente corto, scollatura pronunciata, che lasciava poco all’immaginazione. “E quando si organizza la serata tra un bicchiere e una risata fatta in compagnia mi rendo conto che mi serve poco, che tutta questa vita è un grande gioco…” proseguì, quasi ridendo. Il prefetto scosse veloce la testa. Anna la analizzò per qualche minuto, per concordare con l’altra. Giulia storse la bocca e tirò ancora la tenda davanti a lei. Ne riuscì qualche minuto dopo. Quando le amiche la videro rimasero senza parole. “Io sono una donna che crede all'amore, che vuole il suo uomo soltanto per sé, voglio essere mamma perché la mia mamma è la cosa più bella che c'è…” sorrise la ragazza timida. Aveva addosso un semplice abito viola chiaro, corto qualche centimetro sul ginocchio. La gonna libera e morbida. Una scollatura a V mediamente profonda, tenuta su da spalline sottili. Dietro aveva una scollatura a barca che le lasciava scoperto un pezzo di schiena. Per poi scendere con fili intrecciati. Si adattava perfettamente alla snella figura di Giulia. E ne risaltava le forme da giovane donna. “Mi piace il natale, domenica al mare, poi alzarsi da tavola verso le tre, perché la famiglia a me mi meraviglia, mi piglia, vorrei farne una da me…” concluse. Le altre due la guardavano ammaliate. Hermione aveva la bocca spalancata. La castana iniziò a saltellare esagitata. “Eccolo! Eccolo!” esclamò. Giulia arrossì. E si voltò verso lo specchio, rimanendo quasi pietrificata. Quella era davvero lei? Doveva ammettere che si era persa un po’ di passaggi della sua crescita fisica. “Mi…mi sta bene?” chiese. Il prefetto annuì con vigore. “Compralo! Ora!” ordinò. “Semplice e facile da togliere…perfetto…” esordì ancora Anna. La ragazza sorrise. “Va…va bene! Lo compro!” decise infine. Le amiche le fecero il tipico segno a pollice all’insù. Poi la aiutarono a rimettere a posto gli altri. Tornando a dare un’occhiata. La castana era ferma ad analizzare scrupolosamente un baby doll nero di raso e semitrasparente da sotto il seno. Lungo fino a metà coscia. Giulia la raggiunse. “Hai visto qualcosa per il tuo Big?” le chiese la prima. La ragazza scosse la testa. Soffermandosi poi su una camicia da notte identica a quella che le aveva fatto indossare Piton la notte del suo compleanno. “Penso che stasera metterò questa a dormire…” si lasciò sfuggire, andando a osservarla da vicino. Anna la guardò divertita. “Che rapidità di scelta…” osservò. Giulia scosse la testa. “Sev me ne ha data una uguale per dormire da lui al suo compleanno…” ricordò. “Probabilmente ti vede già come sua moglie…” intervenne Hermione. La castana lasciò stare il baby doll e le diede un’occhiataccia. “Ferma i propositi matrimoniali Charlotte…Preston voleva solo avere un’anteprima…” commentò secca. “Perché devi vedere tutto sotto una luce sessuale Anna? John non è come Draco…” sbottò irritata il prefetto. “Io credo che abbiate tutte due in parte ragione…Severus mi vede sia come moglie che come amante…e devo dire che la cosa mi rassicura. Spero solo che se davvero succederà qualcosa stasera non si farà prendere dai sensi di colpa…” spiegò la ragazza. A quel pensiero il cuore ebbe un sussulto. “Sensi di colpa?” chiese dubbiosa Hermione. L’amica annuì. “Sev è un uomo complicato…gli anni da Mangiamorte gli hanno lasciato un segno indelebile…ha paura di fare qualcosa di sbagliato e lo capisco…” sospirò. Il prefetto ancora non capì. “Giulia è una ragazza con un’innocenza pari solo a quella dei bambini…come non se ne trovano al giorno d’oggi, da WWF insomma e Preston ha paura di contaminarla…penso si personifichi come il male nel mondo…o paranoie del genere…” provò a semplificare Anna. Hermione finalmente annuì. “Che grande sciocchezza però…non fa mica una cosa contro la tua volontà…” osservò poi. Giulia alzò le spalle. “Tu piuttosto…non è che ti bloccherai appena Preston ti toccherà? Sai…magari con il casino di Josh…” disse ancora preoccupata la castana. La ragazza scosse la testa sicura. “Ora che ci siamo buttati tutto alle spalle non ho più paura…e poi so che è Severus quello con cui sto per fare l’amore…mi fido di lui…” disse timida. Anna la guardò intenerita. E la strinse in un abbraccio. Il prefetto la guardò basita. “Stiamo proprio crescendo…” sospirò poi quest’ultima. La castana si staccò dall’amica facendo finta di nulla. Poi diede una rapida occhiata ai completini intimi poco più in la. “Tu Herm, ancora nulla con il bradipo?” chiese d’improvviso. Hermione sobbalzò. “Eppure sembrava che la gara di ieri sera gli piacesse…” aggiunse Giulia. Il prefetto arrossì a dismisura. “A me…va bene così!” squittì. Anna la guardò divertita. Spingendo poi l’altra verso completini di varie tonalità di viola. La ragazza però li rifiutò. “Stasera sarò solo me stessa…niente aggiunte…solo Giulia Wyspet…” disse spiccia. Hermione annuì d’accordo. “Anche perché poi se inizia ad agghindarsi tanto le verrà ansia…” osservò. La castana la guardò scettica. “E va bene! Sono io che inizierò ad agitarmi…” sbuffò il prefetto. Giulia sorrise. “Io non sono in ansia…lo ero la prima volta che siamo usciti da Hogwarts…ma questa sera è una normale appuntamento per me…” spiegò. Hermione sospirò un po’ delusa. Le tre rimasero a gironzolare per gli scaffali ancora per qualche minuto. Per poi accompagnare Giulia a pagare il vestito. Avevano chiacchierato ancora con Armony fino a quando era tornata Camille, con un po’ di dolcetti avanzati dall’ultimo viaggio da Mielandia. Quando la clientela iniziò ad aumentare, e la tatuatrice dovette tornare al lavoro, i Tre Uragani decisero di continuare il loro giro. Uscirono dal negozio che era oramai l’una e mezza passata. Avendo fatto uno spuntino con i dolcetti non avevano fame. Così optarono per un giro della cittadina. Si poteva benissimo notare che fosse il giorno della visita da Hogwarts. Per le strade si vedevano più studenti che passanti adulti. I negozi però erano aperti e i commessi efficienti come al solito. Le ragazze presero un frappé in uno dei tanti chioschi per strada e tornarono all’ispezione. Si fermarono qualche minuto davanti alla vetrina del negozio di scarpe che avevano quasi svaligiato al compleanno di Anna. Erano arrivati modelli primaverili. Quando capirono che ognuna di loro si stava innamorando di un nuovo paio di scarpe presero la buona decisione di allontanarsi, prima di fare fuori il loro budget. In un momento di noia si sedettero in un bar che esponeva già le sedie ed i tavoli fuori. Così le tre approfittarono e si sedettero. Ordinarono ognuna una pallina di gelato con varie aggiunte e si accomodarono. Videro che dentro ogni tavolino era occupato. “Oggi ci stiamo bruciando tutti i pasti sani che dovremmo fare…” osservò Hermione. Giulia sorrise. “Speriamo che Severus mi porti in un posto non troppo elegante stasera, non mi ci sento a mio agio in mezzo a tutta quella gente che mangia composta…io sono uno scaricatore di porto a confronto…” confessò. “Siamo abituate a mangiare come dei maiali a tavola…tanto i professori non badano a noi e di solito abbiamo una fame che ci uccide…” spiegò Anna quasi ovvia, iniziando giocherellare con il posacenere. Il prefetto la guardò scettica. “Parla per te…io mangio come un essere umano…” precisò. La ragazza sobbalzò. “È vero! Io a tavola a scuola non mi sono mai concentrata particolarmente su come mangiavo…potrei anche aver fatto delle figure immonde e Severus magari mi guardava anche…” esclamò imbarazzata. Tutte e tre si immaginarono Giulia intenta a buttarsi su un pollo in modo disumano. E Piton che la guardava perplesso. La fervida immaginazione provocò uno scoppiò di risate. “Non dovrei ridere…mi sono giocata la mia credibilità coniugale…” osservò ancora la ragazza. Però senza riuscire a smettere di ridere. Prima di riuscire a rispondere però le amiche vennero interrotte dal cameriere. Aveva portato le ordinazioni. Le tre ringraziarono e si fiondarono sui gelati. Anna aveva ordinato una pallina al cioccolato con aggiunta di Smarties. Giulia alla menta con zuccherini colorati sopra. Ed Hermione una alla nocciola con panna. “Ma ragazze ci pensate? Chissà dove saremo fra dieci, o vent’anni…” disse d’improvviso. La castana si voltò con il cucchiaio in una mano a mezz’aria. “E questa da dove ti è uscita Herm?” commentò. Il prefetto alzò le spalle, poi mangiò un’abbondante cucchiaiata di nocciola e panna. “Magari saremo proprio a questo tavolo…mangiando lo stesso gelato, solo che ci racconteremo delle nostre giornate…e forse dei bambini che crescono…” sorrise la ragazza. Mangiando la parte di menta con più zuccherini. Anna sospirò. “Non andiamo così veloce…io non credo ancora di essere cresciuta…immaginarmi con i figli poi…” osservò. Hermione si fermò un attimo. Immaginarsi donna in carriera la gustava assai. Però aggiungerci anche i bambini. Si sentiva vecchia. “Certo che a pensarci bene siamo sfortunate…ci siamo beccati gli anni con più caos sociale magico che ci potessero essere…” esordì poi. Le amiche annuirono. “Giuro che se Scorpius e Lizzy si lamentano di qualcosa li metto in punizione per un mese…sarà la generazione più facile in assoluto la loro! non avranno nulla di cui lagnarsi…” sbottò Anna. Per poi accanirsi sul gelato. “Sempre se la guerra non durerà anni…” la corresse il prefetto pessimista. Giulia sospirò. “Io non credo…e poi, comunque ci sarà un lieto fine…ci sarà sempre!” rispose. Le amiche la guardarono non molto convinte. “Non siamo in una favola…” sbottò cinica Hermione. La castana alzò le spalle. “Perché no? Se ci si crede veramente tutto si avvera…” esordì. Le altre due la guardarono sbigottite. Per poi tornare ai loro gelati. Rimasero a chiacchiere tranquille nel bar per un po’. Decidendo così di tornare con la carrozza delle sei. Hermione ed Anna avrebbero aspettato Giulia e mentre lei avrebbe deviato per il giardino loro sarebbero andate a cena. Così, dopo aver constatato di aver passato sufficiente tempo nel bar, i Tre Uragani pagarono e tornarono a tuffarsi nella folla, Imbucandosi poi a Mielandia. Dopo aver sperperato metà delle paghette in dolci, le tre fecero un’altra passeggiata, Finendo da Astrid. Non furono sorprese di non vedere Mark e Draco in giro. Alla fine sapevano che sarebbero rimasti ad Hogwarts, a progettare le loro cose. Come decretato, le ragazze si trovarono a salire sulla carrozza, ognuna con un sacchetto di dolci. Hermione requisì quello di Giulia per evitare che si rovinasse la cena. Poi fece lo stesso con Anna. Appena arrivate al castello si precipitarono in dormitorio. Gongolarono un po’ nella nullafacenza per circa un’ora. Poi, verso le 19.30, la neo maggiorenne iniziò a prepararsi. Si infilò il vestito nuovo. Si ritoccò il trucco che aveva già messo la mattina. Aggiungendo un tocco di burrocacao al limone. L’aveva comprato da Astrid. Aveva notato che Severus prediligeva il gelato al limone, predeva sempre quel gusto. Così appena aveva visto il burrocacao nel negozio aveva agito d’istinto e l’aveva comprato. Giulia decise di tenersi i capelli sciolti. Se li pettinò esattamente cento volte. Si sistemò il solito fermaglio e il bracciale viola con i teschietti. Anche se forse non stava molto con il vestito, non poteva lasciarlo a casa. Non ci sarebbe nemmeno stata quella serata senza di lui. Le amiche intanto l’aspettavano seduta in attesa sui letti. Si guardavano fra loro. Agitate. Commosse. Sembravano due genitori prima di mandare la figlia la ballo della scuola. La ragazza trotterellò tranquilla nella camera e calzò le ballerine. Quelle che aveva preso al compleanno di Anna. Poi prese una borsetta con un filo argento come tracolla. La borsetta in se era piccola. Però dentro ci stavano comodamente il suo portafoglio, la digitale e il libretto porta foto per Severus. Con come aggiunta il burrocacao. Giulia si infilò il cappotto nero e mise la borsa. Per poi fare una piroetta. “Allora…come sto?” chiese timida. Anna sospirò. Un dolce sorriso sulle labbra. Hermione tirò su con il naso. “Sembri…maggiorenne…” tentò di dire. Prima di scoppiare in lacrime. La castana scosse la testa e la portò a se, abbracciandola. “Andiamo…altrimenti farai tardi alla grande cena…” suggerì. Il prefetto si asciugò gli occhi e annuì. Così il trio fece metà strada per i corridoi. Poi, approfittando del buio, la terza si staccò e trotterellò verso il giardino. “Io stasera non torno a dormire e nemmeno lei…tu vai da Mark?” chiese divertita Anna. Hermione sospirò. “Mi sa che mi toccherà andare a fare un corso intensivo…e poi devo farmi raccontare un po’ di cosucce…” rispose. La castana ghignò maliziosa. Le due continuarono la strada verso la Sala Grande. “Lo so che non è da me…però…sembra tutto così strano senza di lei…” osservò Anna. Qualche minuto dopo essere state inondate dalla luce della sala. Il prefetto scosse la testa divertita. “Infatti è una cosa che direbbe Giulia…ora andiamo a mangiare…” rispose. Per poi spingerla piano verso il tavolo. Anna annuì. Rassegnandosi ad essere un duo almeno per quella sera.
Giulia trotterellava fra l’erba. Sentiva il freddo rimasto dall’inverno punzecchiarle le gambe. Non era stata una buona idea lasciare le calze in dormitorio. D’improvviso guardò l’ora. Mancavano tre minuti alle otto. Poteva prenderla con calma. Così iniziò a camminare tranquilla. Anche se il pomeriggio aveva detto di non essere nervosa il suo cuore batteva a mille. Non sapeva se era emozionata per la cena. O perché era finalmente libera. O perché immaginava in cosa consistesse il dopo cena. Sta di fatto che, così concentrata nei suoi pensieri, per poco la ragazza prese in pieno un albero. Si fermò con il naso a qualche centimetro dal tronco. Poi strabuzzò gli occhi e si allontanò. Quando si voltò vide una sagoma stagliarsi sotto la luna. In quel momento un paio di occhi neri si fissarono su di lei. Severus dovette chiamare tutto il suo autocontrollo per non finire con la bocca aperta in modo poco consono. Quella visione l’aveva lasciato senza fiato. Giulia si avvicinò. Un timido sorriso sul viso. “Buonasera professore…” lo salutò. Le mani dietro la schiena. Piton sbattè veloce le palpebre per tornare in se. “Buonasera signorina Wyspet…” ricambiò. La ragazza lo raggiunse. “Vedo che è tornato normale…” osservò. Il professore annuì. Poi iniziò a camminare all’improvviso. Giulia sobbalzò e lo seguì veloce. Senza mancare di inciampare in qualche buca o radice. Solo quando lui si fermò ai confini lei riuscì a raggiungerlo. Ebbe il tempo di prendergli il braccio. Ed ecco già smaterializzati in un vicolo. La ragazza notò subito che non era il solito. Aveva un odore più sopportabile e anche meno bidoni addossati al muro. Quando poi si sporse verso la strada. Finalmente capì di essere finita in una via diversa da quella delle bancarelle ed i saltimbanchi. Esattamente non sapeva nemmeno dove fossero. “Severus…dove siamo?” chiese curiosa. Piton uscì dal vicolo. “Ho pensato di portarti in un posto adatto ad una nuova signorina come te…” rispose solo. Giulia sorrise e strinse a se il suo braccio. Facendosi così condurre dal professore. Dopo qualche passo i due si fermarono fuori dall’entrata di un ristorante. Non sembrava un posto snob. Elegante e raffinato, ma nemmeno così ricercato. Severus fece un passo per entrare. Però la ragazza lo fermò. “Prima…ecco…devo darti una cosa…” confessò. Il professore la guardò curioso. Lei frugò nella borsa e prese qualcosa. Poi glielo porse. “È il tuo compleanno eppure fai dei regali agli altri? Tipico di te Giulia…” sorrise Piton, accettando l’oggetto. Quando se lo ritrovò fra le mani lo analizzò. Davanti c’era una pietra verde. Lo aprì piano. Era un porta foto. Ne poteva contenere due. Gli spazi erano già occupati. A destra c’era una foto magica. Era quella che lui aveva osservato molto tempo prima. Giulia al mare, che rincorreva un’onda e tornava indietro. Al primo sguardo l’aveva incantato. Quando vide quella di sinistra le sue guance si colorarono. C’erano loro due. Uniti da un dolce bacio. “Quella non mi sono accorta di averla scattata…però…mi sembrava bella…” spiegò la ragazza. Il sorriso di Severus si aprì ancora di più. Non aveva quasi nessuna foto sua. Nessuno aveva mai avuto il desiderio di scattarne con lui. Alzò piano la testa verso Giulia. Che lo guardava in attesa. Svelto allungò il braccio e le prese una mano. Poi la tirò a se. Unendo le loro labbra in un altro bacio. La ragazza non ebbe nemmeno il tempo di chiudere gli occhi. “Devo dedurre che ti piace…” sorrise contenta appena si staccarono. Piton annuì. Il cuore un po’ più leggero. “Ora andiamo…siamo già in ritardo…” disse. Giulia annuì e lo prese per mano. All’entrata il professore si fermò al bancone e chiese del tavolo. Un uomo fasciato da un completo rosso e nero da cameriere li condusse ai loro posti. Infondo alla sala, nell’angolo. Un tavolo rotondo coperto da una candida tovaglia bianca. Al centro una candela. La coppia si tolse i cappotti e li appoggiò sugli schienali delle proprie sedie. Severus si fece coraggio e girò il tavolo per tirare indietro la sedia alla ragazza. Questa lo guardò stupita. Il professore la fece sedere e poi tornò al suo posto. “È davvero bello qui!” commentò lei affascinata. Si guardava intorno come una bambina. La sala aveva delle lunghe tende bianche alle pareti. Le luci erano soffuse. Intorno a loro altre coppie cenavano tranquille. “Volevo trovare un posto che si adattasse a noi…e poi è un’occasione speciale, ci voleva qualcosa di più del frappé…” rispose Piton. Giulia annuì. Subito arrivò il cameriere con i menù. “Quante cose buone…” sorrise lei. Iniziando a leggere le pietanze. Il professore la guardò divertito. “Puoi ordinare quello che vuoi Giulia…stasera offro io…” precisò. La ragazza strabuzzò gli occhi. “Non accetto rifiuti sia chiaro…” aggiunse lui secco. Lei sorrise e si ributtò sul menù. Entrambi optarono per una cena normale. Niente numeri esagerati di portate. Poche ma buone. “Dunque…una tagliata di carne ben cotta, come contorno dell’insalata e da bere una bottiglia di vino rosso…” elencò dalla sua parte Severus. Giulia stava lottando con i suoi istinti. Anche lei avrebbe preso carne. Però i suoi occhi si puntavano sulle patatine fritte come contorno. Non era molto dignitoso. Però lei ne andava matta. Il cameriere si voltò verso di lei. “Ecco…delle scaloppine ai funghi…e…” iniziò a dire. Degli altri contorni nulla le piaceva. L’insalata non la sopportava. Patate lesse da escludere a priori. Piton la guardò curioso, Poi sorrise. “E una porzione di patatine fritte…” completò lui. L’uomo annuì e andò via, portando con se i menù. Giulia sorrise timida. “Volevo evitare di farmi sempre riconoscere…” spiegò. Severus scosse la testa. Poi la ragazza sobbalzò. “Mi sono dimenticata di dirgli la bevanda!” esclamò. Ma il professore ghignò. Lei lo guardò incredula. “Posso bere il vino?” chiese. Piton annuì. “Ovviamente dopo quello che ho visto ieri sera controllerò le dosi…non voglio che tu ci rimetta il tuo fegato, l’alcool di ieri è bastato…” precisò. Giulia battè le mani felice. “Comunque il frappé l’ho già bevuto per oggi…” disse lei poi. Severus sorrise. “Devo dedurre che vi siate divertite ad Hogsmeade…quello è il frutto di uno dei vostri giri?” chiese divertito. Facendo cenno verso il vestito. La ragazza arrossì. “S…si…ne ho provati di diversi ma questo è quello che mi stava meglio…o almeno così hanno detto Anna ed Herm…” rispose. All’improvviso una bottiglia venne poggiata fra loro dal cameriere. Insieme ai due bicchieri. L’uomo la stappò e ne versò fino all’orlo ad ognuno. Poi andò via come era arrivato. Giulia si drizzò sulla sedia in posizione sicura e composta ed portò il bicchiere a se. Iniziando a sorseggiare il vino. Piton la osservò attentamente. Sapeva che cercava di comportarsi da perfetta signorina. Allontanando così il bicchiere per evitare di macchiare la tovaglia bianca. Per la prima volta il professore si soffermò a guardarla nei suoi particolari. Aveva sempre visto la ragazza in una bellezza generale. Però non aveva mai notato certe cose. Come le unghie tenute lunghe. Laccate di smalto viola chiaro. Le mani piccole e delicate. Le braccia scoperte senza particolari ornamenti, a parte quel bracciale. Lui l’aveva riconosciuto. Era quello che due anni prima si era rigirato fra le dita indifferente. Anche Severus iniziò a bere dal suo bicchiere. Piccoli sorsi alternati. Ed intanto continuava la sua esplorazione oculare. Era passato a seguire la linea del braccio. Fino al collo scoperto, da cui pendevano due collane. Le solite. La G dei suoi genitori. E l’altro ciondolo. Immancabilmente i suoi occhi seguirono le collane. Fino ad arrivare alla scollatura. Ma il professore non si scompose. Indugiò soltanto. Appena sentì le guance colorarsi spostò in fretta lo sguardo. Quel vestito avvolgeva Giulia in modo eccellente. Eleganza e sensualità. Nulla di volgare. E lui scoprì che questo lo faceva diventare pazzo. Prima che ricominciasse a fare pensieri poco consoni arrivò il cameriere a portare i piatti. “Hanno un aspetto davvero appetitoso…non mangio da colazione!” esclamò la ragazza. Prese veloce le posate. Ma si bloccò ripensando ai discorsi con le amiche del pomeriggio. Guardando poi il piatto in segno di sfida. Severus scosse la testa divertito. Ed iniziò ad assaporare la sua cena. La ragazza iniziò a tagliare cercando di non fare danni. Per poi finalmente mangiare. Come immaginava tutto era squisito. Perfino le patatine avevano un certo non so che. “Severus…apri la bocca!” esclamò Giulia. Prendendo una patatina fritta dal piatto. Piton la guardò poco convinto. Ma lei spostò gli occhi nocciola su di lui in segno di attesa. Il professore non potè far altro che sospirare. Ed obbedire. Così la ragazza lo imboccò. “Com’è andato il ritorno in dormitorio ieri?” chiese poi curiosa. Severus alzò le spalle, sorseggiando il vino. “Prima che arrivassimo quello sconsiderato di Draco aveva già quasi finito la bottiglia di Vodka…ho dovuto lasciare il compito a Mark di portarlo sano e salvo nel suo letto…” rispose. Giulia rise. In effetti non ce lo vedeva che beveva di straforo per i corridoi. Anche se era un adolescente era sempre Piton. Entrambi ripresero a mangiare. “Severus…spero che ti non ti abbia dato fastidio…che…ecco Mark e Draco sapessero…” esordì ancora la ragazza poco dopo. Il professore scosse la testa. “No…affatto…solo spero che le tue amiche non vadano a gridarlo ai quattro venti…” commentò acido. Giulia sorrise. “Anna ed Herm non lo farebbero mai…l’hanno detto solo a loro…” rispose subito. Per poi inghiottire un grosso boccone di scaloppina e funghi. Ci fu un silenzio di qualche minuto. Ritmato dal rumore delle posate. “Severus…” lo chiamò d’improvviso la ragazza. Piton alzò lo sguardo. “Scusa…per ieri sera…ecco…il ballo con Josh…” si scusò lei. Il professore alzò le spalle. “Se non sbaglio ti avevo detto che non mi dava fastidio…” rimbeccò. Giulia sospirò, per poi bere un po’ del suo vino. “Herm mi ha detto che ti ha visto un po’ sulle spine mentre ballavo con lui…mi dispiace…è solo che Josh voleva parlare un po’…” disse ancora. Severus la guardò inarcando un sopracciglio. “Parlare?” ripetè scettico. La ragazza annuì sicura. “Siamo cresciuti tutti e due…abbiamo ammesso i nostri errori e ci siamo accordati di mettere una pietra sul passato…” spiegò. Il professore fece un profondo respiro. “Mi vuoi far credere che siete tornati…amici…?” chiese. Pronunciando con riluttanza l’ultima parola. Giulia sbuffò. “Non proprio amici…conoscenti…penso sia la decisione migliore. Basta fare i bambini…è ora di crescere…non trovi?” rispose paziente. Severus scosse la testa. “Quello che è successo l’anno scorso non si è trattato di una semplice bravata fra bambini Giulia…ti ha distrutto psicologicamente! Mi ricordo dei discorsi che facevi dopo i suoi attacchi…ha cancellato la fiducia che avevi in te stessa…e se non ce la fossimo cavata sempre al limite chissà che cosa ti avrebbe fatto…come puoi accettare tutto e provare a ricominciare?” sbottò indispettito. La ragazza sorseggiò calma dal bicchiere. “È cambiato Sev, l’ho visto…nei suoi occhi non c’era quell’alone di pazzia, era sincero…e poi anche io sono cambiata. È il suo ultimo anno ad Hogwarts…ci saluteremo per i restanti mesi che rimangono e poi non ci vedremo più…” precisò. Giulia sapeva di cosa Piton avesse realmente paura. Che Josh la portasse via da lui. Che cercasse di riaverla al suo fianco giocando la carta dell’amicizia. Ma lei non era stupida. Josh non era il Claire Quilty che aveva fatto fuggire via da Humbert Lolita. Anche perché lei non l’avrebbe mai lasciato. La ragazza sperava che il professore lo capisse. Dopo quell’affermazione, l’argomento cadde. Severus le chiese ancora della giornata ad Hogsmeade. Poi lei gli chiese il parere dettagliato sulla festa della sera prima. Così la cena si portò avanti fino al dolce. Sorbetto al limone, anche un po’ in onore di Silente. E profitteroles panna e cioccolato. La coppia si gustò tutto con calma. Chiacchierando come se fosse stata una normale serata. Sembrava perfino essere una cena tipica di due novelli sposini. Un’anteprima delle tante che ci sarebbero state in futuro. Erano quasi le undici quando i due uscirono dal ristorante. Immergendosi nell’aria quasi pungente del sabato sera londinese. Giulia iniziò a trotterellare per strada davanti a Piton. Piroettando. Ridendo felice. “When the moon hits you eye like a big pizza pie…that's amore!” iniziò a cantare. Poggiando una mano su un palo della luce e lasciandosi girare intorno. Severus scosse la testa divertito. “When the world seems to shine like you've had too much wine…that's amore!” cantò ancora la ragazza. “Sono dell’opinione che tu abbia bevuto davvero troppo vino…” osservò il professore. Lei gli fece la linguaccia e si fermò. Trotterellando fino a lui. Saltellando allegra. “Bells will ring ting-a-ling-a-ling, ting-a-ling-a-ling and you'll sing ‘Vita bella’…” proseguì Giulia. Piton la guardò scettico. “Se vuoi che ti porti in braccio scordatelo…” commentò maligno. La ragazza gli volteggiò intorno. “Hearts will play tippy-tippy-tay, tippy-tippy-tay like a gay tarantella!” concluse. Per fermarsi dietro di lui e abbracciarlo. Severus sorrise. “Nemmeno ieri sera eri così euforica…devi aver davvero bevuto troppo…” precisò divertito. Giulia scosse veloce la testa. “Non ho bevuto troppo! Sono solo felice…” rispose sincera. Poi scivolò davanti a lui. Si alzò in punta di piedi e gli buttò le braccia al collo. Chiudendo gli occhi. Il professore la strinse a se e la baciò. Sembrava tutto così diverso. Fra quelle lune artificiali di strada che erano i lampioni. Quando si staccarono la ragazza sorrise. “Severus…ora dove andiamo?” chiese curiosa. Il professore si irrigidì. “Andiamo” disse solo. Lei lo liberò dalla sua stretta. E Piton iniziò a camminare. Giulia cercò di seguirlo. Pochi passi e tornarono ad infiltrarsi nel vicolo. Svelto Severus le porse il braccio. La ragazza lo accettò un po’ confusa. Ed in un batter d’occhio i due si smaterializzarono. Quando lei riaprì gli occhi, si ritrovò ai confini di Hogwarts. Giulia si guardò intorno dubbiosa. Il castello si stagliava all’orizzonte. “Torniamo di già?” chiese delusa. Piton scosse la testa divertito. “Vai nel mio ufficio…io arriverò fra dieci minuti…” le ordinò. La ragazza sorrise. Annuì. E si voltò. Dopo aver fatto qualche passò però tornò indietro. Per scoccargli un bacio sulla guancia. Poi tornò a correre verso il castello. Severus la guardò allontanarsi. Sospirò e si passò una mano sugli occhi. “Speriamo che la ragione torni in me…” sussurrò. Quando vide la sagoma di Giulia svanire in lontananza. Iniziò a seguire la sua stessa direzione. Nel mentre lei aveva già percorso il giardino. La curiosità l’aveva fatta aumentare la corsa. Fino a farla diventare quasi una maratona. Entrata nell’atrio non si fermò. Anzi, aumentò ancora la velocità. Nonostante le ballerine. Il ticchettio dei tacchetti la accompagnò fino ai sotterranei. Fino ad arrivare alla meta. La ragazza poggiò una mano sulla maniglia della porta, che si aprì da sola. Stupita entrò. Il caldo dell’ufficio l’avvolse subito. Dopo due passi Giulia faticò a respirare. Si tolse piano il cappotto e lo appoggiò sulla sedia della scrivania. Il cuore aveva iniziato a batterle a mille. Si faceva mille domande. Forse aveva ragione Anna. La ragazza si sporse curiosa verso la camera da letto. Sembrava tutto come al solito. Probabilmente c’era anche il camino acceso. Mentre analizzava la stanza, un particolare attirò la sua attenzione. Si avvicinò piano. Sulle coperte verde scuro del baldacchino stava un pacchetto viola chiaro. La differenza di colore lo rendeva evidente. Giulia entrò nella camera, fino ad arrivare al letto. Mise la borsa sul comodino e si sedette. Prese il motivo d’attenzione e lo portò vicino. Un biglietto pendeva dal fiocco. Il suo nome scritto sopra, con quella grafia elegante. Che poteva appartenere solo a lui. La ragazza si guardò intorno. Iniziò ad aprire il pacchetto con cura. Non voleva strappare il fiocco e la carta. Nel mentre Severus era entrato nell’ufficio. Notò subito il cappotto sulla sua sedia. Con un gesto lasciò li anche il suo. Prese la bacchetta e chiuse la porta a chiave. Completando il tutto insonorizzando gli interi appartamenti. Con passo cadenzato e leggero si avviò alla camera. Quando arrivò sulla soglia vide la scena che si era aspettato. La festeggiata era seduta sul suo letto. Fra le mani la felpa viola. La guardava stupita. Era quella che aveva cercato per almeno dieci minuti quella mattina. Quella che aveva rischiato la pelle con lei al Ministero. Però non aveva più lo squarcio sulla manica. Lo stesso che corrispondeva alla sua ferita. Era perfettamente riparata, ma non era nuova. Giulia sentiva che era la sua vecchia felpa. Veloce si voltò, trovando il professore appoggiato alla porta. Le sorrideva soddisfatto. “S…Severus…come hai…” boccheggiò. Lui si staccò dallo stipite e si avvicinò. “L’ho portata da dei buoni sarti…sapevo che ti dispiaceva buttarla…così ho approfittato della signorina Haliwell per farmela portare mentre tu non c’eri…” spiegò quasi ovvio. La ragazza strinse a se la felpa. Gli occhi le si riempirono di lacrime. Abbassò piano lo sguardo. “Severus…sai perché ci tengo così tanto a questa felpa?” gli chiese. La voce tremula. Piton fece qualche passo. E scosse la testa. “Me l’hanno regalata i miei prima di venire ad Hogwarts…ero una bambina e loro me la presero nel reparto degli adulti…così avrei potuto portarla con me per tutto il tempo in cui sarei cresciuta…sei anni fa mi stava davvero larga…però la mettevo sempre…certe volte quando avevo nostalgia di casa, al primo anno, me la mettevo e andavo a dormire così…” raccontò Giulia. Severus la guardò intenerito. “Ecco perché l’anno scorso non volevi sbarazzartene…” commentò. Lei annuì. L’esile figura colpita da qualche tremolio. “Grazie Severus…grazie…sai sempre come rendermi felice…sai sempre cosa fare per me…” lo ringraziò. Piton avrebbe voluto abbracciarla. Correre da lei e stringerla. Però c’era ancora una cosa da fare. Quando l’aveva vista seduta sul suo letto. Con quell’aria di infinita felicità. Aveva proposto a se stesso di rimanersene zitto. Eppure sapeva che non poteva. Così prese un profondo respiro. “Giulia…in verità quello non è il solo regalo che voglio farti…” iniziò a dire. La ragazza aveva saputo trattenere le lacrime. Erano scomparse da quegli occhi nocciola. Che ora lo stavano guardando stupiti. Severus quasi si bloccò. Non era mai stato così nervoso in vita sua. “Ho pensato che, dopo attenta considerazione, ora sia arrivato il momento giusto per accettare quello che tu stessa mi avevi offerto due mesi fa…” continuò. Giulia arrossì. Il suo cuore batteva così forte che aveva paura che si sentisse. “Sempre se è ancora valido ovvio…se non te la senti posso capirlo benissimo…” disse infine Piton. La ragazza rimase qualche secondo immobile, poi si alzò di scatto. Poggiò la felpa sul comodino, sulla borsa. E lo raggiunse. Mentre un sorriso timido appariva sul suo viso. Quando fu faccia a faccia con lui incatenò con uno sguardo le loro iridi. Il professore rimase con il respiro in sospeso. “È ancora valido…e si, io voglio ancora fare l’amore con te…lo voglio più di ogni altra cosa Severus…” sussurrò. Allungando una mano e facendogli una carezza su una guancia. Severus chiuse gli occhi per un attimo. Godendosi il calore di quella pelle così morbida. Di quelle piccole mani. Il sorriso di Giulia era ancora presente sul suo viso. Il suo cuore batteva così forte che credeva che sarebbe potuto scoppiare. Sentendo pronunciare quelle parole dalla sua stessa voce la situazione era peggiorata. Anna aveva davvero ragione. E lei era nervosa. Ansiosa. Agitata. Ma non perché non credeva nelle sue parole. C’era semplicemente quella paura. Quella che avvolge tutte le ragazze. Quella che aveva preso anche l’amica più sicura e coraggiosa che conoscesse. Piton aprì gli occhi. Si allontanò dal tocco delicato di lei e girò a grandi passi il letto. Si sedette, abbandonando la testa fra le mani. “Che diavolo sto facendo” disse solo. La ragazza lo seguì, fermandosi ancora davanti a lui. “Tutto bene Sev?” gli chiese. Il professore rimase con lo sguardo puntato a terra. “Sei una mia studentessa…sei una ragazzina…io…io non dovrei…” continuò a ragionare. Giulia scosse la testa. “Sono la tua futura moglie…ora sono maggiorenne e ti ricordo che sono stata io a proportelo. Ti amo con tutta me stessa e sarei felice di poterlo fare con te…credimi Severus, non faresti nulla di sbagliato…io lo voglio…” sorrise comprensiva. Severus alzò di poco la testa. “Io sono la tua Lolita…lo sarò per sempre e lo sai…” aggiunse la ragazza. Era seria, ma soprattutto sincera. “Sev, sento che lo desideri quanto lo desidero io e non posso permettere che tu ti faccia ancora del male…” continuò a dire. Piton sorrise amaro. “Dovrei essere io a rassicurarti…ed invece…e se perdessi il controllo? Mi conosco Giulia…non ho mai affrontato una situazione così…è sempre stato sesso, ma qui c’è in gioco di più…” rimbeccò. Giulia lo guardò comprensiva. “Tu non perderai il controllo, non sei un mostro…sei un uomo adulto che affronta una prima volta! L’amore fa paura e lo so…però, perché devi costringerti a rifiutare la felicità?” osservò. Il professore sospirò. “Non voglio farti del male Giulia, ho promesso di proteggerti, non posso permettermi di farti questo…” rispose. “L’hai promesso a me…Severus non mi hai mai fatto del male…ti assicuro che non mi stai forzando…io…io voglio davvero unirmi a te e lo sai che te lo dico con il cuore!” rimbeccò sicura la ragazza. Piton la guardò titubante. Nel vederlo così lei si convinse che doveva fare qualcosa. Doveva assicurargli che andava tutto bene. Così si decise. “Ti amo, per questo sono così sicura, per questo non ho più paura, perché sei tu…e mi fido di te Severus…ti affido me stessa.” disse infine Giulia. Poi mise le mani sulle spalline del suo vestito. E le spostò. Arrossendo a dismisura mentre questo scivolava via da lei, finendo a terra ai suoi piedi. Severus la guardò stupito. Quella era la sua Giulia. Aspettava solo lui. Voleva solo lui. E nonostante fosse imbarazzata al massimo. Se ne stava li davanti. Oramai coperta solo dall’intimo. Il professore le porse una mano e la tirò a se. Appoggiando poi una guancia sulla pancia scoperta. La ragazza gli accarezzò piano la testa, passandogli le dita fra i capelli. “C’è una differenza fra me e Lolita, Severus io non ti lacerò mai, non ti tradirò ne ti abbandonerò…ti sei preso il mio cuore e ora voglio che tu prenda anche quello che lo contiene…” sussurrò. Piton si staccò da lei. La fece sedere vicino a lui. Giulia si tolse con un gesto veloce le ballerine. Quando rialzò la testa Severus la baciò. Un bacio all’inizio dolce. Finendo pian piano come al compleanno. Sempre più passionale. There's a chair in my head on which I used to sit. La ragazza non si oppose. Mentre il professore la indirizzava verso il cuscino. Lei lo assecondò e si sdraiò. Lui le scivolò sopra con delicatezza, come non aveva mai fatto. Giulia si sentiva persa. Il suo corpo aveva iniziato a vagare in una miriade di sensazioni. Non sapeva cosa dover fare. Come dover stare. Allungò timida una mano verso la camicia di Piton. Ma lui la fermò. Le baciò il dorso e tornò a poggiarla sul lenzuolo. Took a pencil and I wrote the following on it. “Stai tranquilla, non devi fare nulla…penserò a tutto io, devi solo rilassarti e se qualcosa non va dimmelo” le disse. La ragazza annuì, lasciandosi avvolgere dalla sua voce calda e sensuale. Veloce il professore si sbottonò la camicia. Abbandonandola accanto al vestito di lei. Giulia non potè fare a meno di far scorrere le mani sul suo dorso nudo. Severus non era un uomo muscoloso o definito, ma questo lo sapeva già. Dei peli neri spiccavano qua e la sul pallido petto. La ragazza accennò ad un sorriso. La testa sul morbido cuscino. Now there's a key where my wonderful mouth used to be. E se lei stava facendo la radiografia al professore, lui stava facendo lo stesso. Era oramai circondato da quel profumo dolce. Zucchero filato. La pelle di Giulia lo attraeva in un modo particolare. Non era mai stato amante di particolari contatti fisici. Però con lei. Diede un’occhiata ancora al corpicino esile che sovrastava. La ragazza non aveva una figura scheletrica, solo forme nei punti giusti. Un seno perfettamente proporzionato, che era coperto da un reggiseno di pizzi. Severus sorrise divertito nel vederne il colore, viola. Così ovvio, così da Giulia. Doveva essere un completino coordinato. Perché anche le mutandine erano fatte con lo stesso motivo di pizzi. Ed un piccolo fiocco di raso sul davanti. A vedersi così osservata la ragazza arrossì ancora di più. A nessuno aveva mai concesso di guardarla così a fondo. Dig it up, throw it at me. Dig it up, throw it at me. Prima di procedere con ulteriori mosse Piton decise di liberarsi dei restanti indumenti, come i pantaloni, scarpe e calzini. Gli impedivano i movimenti e a dirla tutta sentiva già i pantaloni abbastanza stretti. Allungò una mano e prese la bacchetta. Con un gesto si ritrovò in boxer. Giulia si lasciò sfuggire sorriso. In mezzo al rossore generale dell guance. Doveva ammetterlo, Severus non aveva nulla dei ragazzini adolescenti che la circondavano di solito. E questo a lei piaceva. Senza accorgersene la ragazza lasciò vagare la mano dal petto alla schiena. E dalla schiena al sedere del professore. Che si sciolse in una risata. La ragazza arrossì fino al limite del possibile e fece finta di nulla. Where can I run to, where can I hide. Piton si chinò ed iniziò a baciarle il collo. Era proprio come immaginava. La sua pelle era davvero morbida e vellutata. Giulia chiuse gli occhi e sospirò. Mentre la bocca di Severus scendeva. Una mano andò alla schiena. Sulla chiusura del reggiseno. La ragazza si sollevò di poco per permettergli di liberarla anche da quello. Piton aprì il complicato labirinto di gancetti lentamente. Quando lasciò andare sul pavimento anche quello Giulia ebbe la forte tentazione di coprirsi. Non ci era davvero abituata. Piton la guardò intenerito e si chinò per baciarla. Sentire le loro pelli a contatto produsse una sensazione di tranquillità alla ragazza. Who will I turn to now I'm in a virgin state of mind. Appena si staccarono dal bacio Severus tornò a baciarle il collo. Scendendo fino al seno destro. Giulia sospirò. Le guance in fiamme. Chiuse di poco gli occhi. Sentendo una mano del professore toccarle il seno sinistro. Poi la bocca la sostituì. La mano iniziò a scorrere sulla sua pancia, per poi fermarsi sull’orlo delle mutandine. La ragazza si irrigidì un poco. Severus alzò la testa. Giulia piazzò le mani sulle sue spalle, cercando di tranquillizzarsi. “S…Sev…” lo chiamò in un sussulto. “Si piccola?” si lasciò sfuggire lui. “Ti amo...e lo farò per sempre…grazie…grazie di esistere e di stare con me…” rispose la ragazza. Piton appoggiò la fronte sulla sua. “Grazie a te Giulia…tu sei stata la mia luce…sei l’unica cosa che conta davvero per me…” sorrise. Poi si chinò di poco e la baciò. Got a knife to disengage the voids that I can't bear. Così Giulia si rilassò ancora. Dischiuse di poco le gambe per permettere a Severus di continuare. La sua mano si introdusse nelle mutandine. Iniziando ad accarezzare piano la sua femminilità. La ragazza sospirò. Sentiva le guance tornate di un colore quasi naturale. Si stava abituando. To cut out words I've got written on my chair. Quando Piton la penetrò piano con un dito Giulia non fece nulla. Non si irrigidì di nuovo. Non si innervosì. Cercò invece di cogliere tutte le nuove sensazioni che le arrivavano. Strinse di poco le coperte nelle mani. “Ti faccio male?” chiese pronto il professore. La ragazza scosse la testa. Voleva che continuasse. Se ne convinse ancora di più quando Severus aggiunse un altro dito. Like do you think I'm sexy, do you think I really care. Giulia inarcò di poco la schiena. “S…Severus per favore…” lo pregò. Piton si fermò. Col respiro affannato, lei annuì. Lui capì subito. Sfilò la mano e prese la bacchetta. In modo da rendere tutto più pratico. E come aveva fatto con i suoi predecenti indumenti fece sparire gli ultimi che li separavano dal passo finale. Finalmente rimasero tutti e due nudi. Can I burn the mazes I grow, can I, I don't think so. La ragazza si ritrovò a guardare il corpo del suo compagno. E viceversa. Nella sua testa si lasciò scappare un ghigno. Anna non avrebbe più avuto nulla di cui vantarsi delle prestazioni di Draco, perché lei era sicura che Severus lo superasse e di grand lunga anche! Mentre quest’ultimo rimaneva per l’ennesima volta incantato. Perso nella bellezza quasi angelica di Giulia. Non poteva credere che lei fosse sua. Che avesse davvero scelto lui. Era così perfetta. Un fiore sbocciato, solo che meravigliosa. Can I burn the mazes I grow, Can I, I don't think so. I due si guardarono. Lei sorrise, come se si stessero comunicando qualcosa via telepatica. Piton si posizionò fra le sue gambe con delicatezza. “Lo so che mi farà male…sono preparata…” esordì d’improvviso Giulia. Il professore scosse la testa divertito. Nonostante fosse conscio di avere una giovane donna sotto di se, appariva sempre quella vena d’innocenza, che era sicuro non se ne sarebbe mai andata. Where can I run to, where can I hide. Severus entrò piano in lei. La ragazza trattenne il respiro. Tenne le braccia lungo i fianchi. Piton la guardò ancora. E poi si decise, dando una spinta secca. Giulia chiuse gli occhi e strinse il labbro inferiore fra i denti. Le coperte imprigionate fra le mani. Il professore iniziò a muoversi per farla abituare, mentre una lacrima solitaria rigò il viso della ragazza. Who will I turn to now I'm in a virgin state of mind. Severus si chinò e gliela asciugò con un bacio. Poco dopo Giulia schiuse la bocca e si sorpese, nel sentire la sua stessa voce formare piccoli gemiti. Il male era stato un attimo del tutto passabile, in confronto a cosa stava provando ora. La ragazza allargò di più le gambe per assecondare i movimenti di Piton, che oramai l’aveva raggiunta con gli ansimi. Virgin state of mind. Giulia era totalmente persa. Incrociò le mani dietro il collo del professore. Forse l’aveva anche graffiato con le unghie. Non si capacitava più di nulla. Era pervasa dal piacere. Virgin state of mind. Severus non era da meno. Era immerso nelle sensazioni. Non era la prima volta per lui, ma mai era stato così coinvolto, così passionale ed attento. Sapeva anche perché: quello non era il semplice sesso che aveva sempre conosciuto. Era fare l’amore, come diceva lei. Virgin state of mind. Così i due si persero l’uno nell’altro. Dopo essersi uniti nel cuore, lo divennero anche nel corpo. Fondendosi insieme come una perfetta combinazione di elementi. Il nero della notte. Avvolto nel piacevole incanto dello zucchero filato.
  
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