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Autore: cin75    21/03/2020    3 recensioni
I giorni di Jensen , per volere della Giustizia, stanno per finire in una fredda stanza del braccio della morte.
Jared è convinto che quello sia un enorme errore giudiziario e lotta per fermarlo.
E come in ogni storia, ci sarà chi li affiancherà e chi si muoverà contro di loro.
Dovranno combattere insieme, dovranno essere coraggiosi, dovranno trovare anche la forza per confessare quello che hanno iniziato a provare l'uno per l'altro, che paradossalmente, sembra far loro più paura.
BUONA LETTURA!
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jeffrey Dean Morgan, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Da quella sera, i due passarono molto tempo insieme. Parlavano di loro, dei loro progetti, delle cose che piaceva fare loro, dei viaggi che voleva fare Jensen, di quelli che voleva fare Jared.
Un pomeriggio parlarono di quella loro nuova situazione con Morgan e il procuratore , anche rassicurandoli del fatto che ormai Jensen erano un cittadino come tanti altri , suggerì che forse era meglio tenere ancora un profilo basso per evitare che troppe voci arrivassero a Milligan, dato che le indagini ancora non erano state riaperte ufficialmente.
E nel frattempo, mentre Jensen cercava di riprendersi la sua vita, anche quella lavorativa, come docente liceale, ben sapendo che sarebbe stata dura, Jared continuava discretamente con le indagini affiancando e naturalmente coadiuvato da Morgan. 

Una mattina, Jared che si era fermato a dormire a casa di Jensen, si alzò per primo. Jensen dormiva ancora profondamente. Infondo si erano dati decisamente da fare quella notte e sorrise ripensandoci.
E poi erano appena le sei.
Si alzò piano dal letto, recuperò una tuta di Jensen e scese in strada a correre. Gli piaceva farlo. Correre gli serviva per pensare meglio, più chiaramente sulle cose che stava affrontando. E Jensen era una di quelle cose.
In quei giorni si era reso conto di provare qualcosa di forte per il ragazzo, ma forse si sentiva ancora scottato dalla sua ultima relazione e aveva paura di riprovare la stessa delusione. Stupido , stupido Jared! si ripeteva passo dopo passo. Parlagli, sii sincero con lui, digli cosa provi! Male che va , andrà come vi siete detti la prima volta : puo' andare o anche no!
E con quella decisione fece il passo più deciso e ritornò verso casa di Jensen, ma prima si fermò per comprare ciambelle e caffè caldo.

In casa, Jensen si rigirò pigramente nel suo letto, guardò l’ora: 6.45 e quando cercò il corpo del compagno al suo fianco, trovò un posto freddo. Aprì completamente gli occhi e fissò il posto vuoto accanto a lui.
“Jared?!” lo chiamò pensando che fosse in bagno ma quando non ebbe risposta, rimase deluso.
Possibile che Jared fosse andato via senza nemmeno avvisarlo?
Si tirò su e si mise seduto, gambe incrociate e sguardo imbronciato e deluso.
Prese il cellulare e mentre stava per comporre il numero di Jared , un pensiero lo fece fermare. Sentì dentro di lui che quello che provava per Jared diventava giorno dopo giorno sempre più forte, eppure scottato da come era finita la relazione con Michael, aveva timore di ritrovarsi nella stessa situazione. Stupido , stupido Jensen! Parlagli, sii sincero con lui, digli cosa provi! Male che va , andrà come vi siete detti la prima volta : puo' andare o anche no! , si ritrovò a rimproverarsi e così, più convinto e fiducioso, fece per chiamare il numero di Jared, quando sentì la porta del suo appartamento che si apriva.
“Jared??!” chiamò ancora, anche se con un certo timore.
Niente risposta.
Jensen si sporse appena dal letto e mentre stava per alzarsi e andare a controllare , la chioma sudaticcia ma comunque attraente di Jared fece capolino dalla porta.
“Scusa, ti ho svegliato?!”
“Dio, no!! ma dove...dove sei andato?!” chiese ormai rilassato, poggiandosi allo schienale in legno del letto.
“Ero sveglio e sono andato a correre.”
“A correre? Ma non sono nemmeno le sette!!!” esclamò Jensen.
“Sono un tipo abbastanza mattiniero!”
“Cavolo!! questo non ci voleva!” asserì con delusione Jensen.
“Cosa? Perché?” domandò curioso.
“A me piace dormire!”
“Beh!! ma come hai potuto constatare sono anche un tipo silenzioso!!” provò a sua discolpa.
“Non ne sono molto convinto!!” sembrò provocarlo Jensen.
“E se provassi a convincerti con questo?!” fece suadente, mostrando la mano che ancora era nascosta dietro la porta e che conteneva la busta con la colazione.
Jensen ora si ritrovò a sorridere di cuore. Si drizzò a sedere e con un gesto invitante , indicò al più giovane di raggiungere l’altra parte del letto. “Vieni qui!! vediamo se sei riuscito a farti perdonare!!” lo richiamò.
Jared lo raggiunse e si mise accanto a lui. Aprì il sacchetto con i dolci e con aria maliziosa soffiò l’aroma verso il compagno.
Jensen chiuse gli occhi inspirando.
“Mmmmhhh!” mormorò soddisfatto. “Sa di buono!” e non appena riaprì gli occhi, Jared si sporse e gli rubò un bacio forte ma gentile. Jensen sorrise nel bacio e poi: “Anche questo sa di buono!”
“Sono perdonato?!”
“Decisamente sì!!” asserì convinto, afferrandolo per la nuca e riprendendo a baciarlo con dolcezza. “Buongiorno!” fece poi, quando lo lasciò di nuovo libero.
“Buongiorno, Jensen!” rispose sorridendo, Jared e porgendogli la tazza di caffè ancora caldo.
Passarono un po’ di tempo così, a letto, sereni. A volte punzecchiandosi, a volte stando semplicemente in silenzio, a volte baciandosi come se ad un tratto si rendessero conto che non lo facevano da un po’.
Poi, a malincuore, fu Jensen a ritornare con i piedi per terra.
“Devo proprio alzarmi adesso!”
“Sul serio?!”
“Sì, alle dieci ho un colloquio al liceo statale.”
“Già!! dimenticavo. Vedrai che andrà bene!”
“Me lo auguro davvero. Ho così voglia di riprendere a lavorare. Ad insegnare! Ma forse….quello che mi è successo….l’immagine che...”
“Senti. Oramai quella parte del tuo passato è andata. Chiarita per sempre!” 

E in effetti da quando Jensen aveva concesso l’esclusiva ad un canale nazionale, giorno dopo giorno, la curiosità e l’attenzione verso il suo caso era man mano diminuita.
Così come erano svaniti i giornalisti sotto casa sua.
Sembrava che davvero la sua vita fosse ritornata sui binari giusti. E se come diceva Jared, andava in porto anche questo lavoro, si sarebbe detto davvero fortunato.

“Voglio davvero che vada bene, Jared!” sussurrò comunque in ansia.
“Sarà così, vedrai!” e  così dicendo, gli prese il viso preoccupato tra le mani, lo fissò con una dolcezza che Jensen era al punto di confidare finalmente i suoi sentimenti, ma non fece in tempo perché Jared lo stava già baciando. Piano, lento, dolce. Come se baciarlo in quel modo potesse risolvere tutti i problemi del mondo. E quando si ritrovò di nuovo a fissare gli incredibilmente dolci di Jared che lo fissavano di rimando, Jensen non riuscì a dire niente. Sorrise solo, immensamente felice.
“Senti..” fece Jared. “...io ho qualcosa da fare al mio ufficio, ma per ora di pranzo dovrei essere libero. Tu credi di farcela per quell’ora?!”
“Credo..credo di sì. È solo un colloquio. Mi faranno sapere solo dopo se mi accetteranno per un periodo di prova. Perchè? Che hai in mente?” domandò curioso.
“Vediamoci a pranzo. In quel locale sulla Boulevard.”
“Quello dove fanno quegli hamburger fantastici??!” fece sorridendo, Jensen.
“Esatto!!” rispose Jared, baciando quel sorriso infinitamente invitante. “Mangiamo qualcosa lì e poi ti porto a fare un giro.”
“Dove??!!!!”
“Sorpresa. Tu però non darmi buca!” disse sporgendosi come a volerlo baciare ma invece, provocandolo si alzò da letto e si infilò nel bagno per una doccia.
Jensen lo vide fuggire praticamente via e rimase con un bacio non dato e quando Jared spuntò appena dal bagno, lo guardò stranito.
“Che fai non vieni?!” gli ammiccò il giovane e altro non servì a Jensen per correre anche lui verso il bagno.
Si prese più che una soddisfacente rivincita!!!

Alle 10.00 in punto Jensen era a colloquio con il preside del liceo statale di Dallas. Il giovane docente non ebbe bisogno di spiegare la sua storia, tanto meno la sua situazione attuale, poiché il preside sembrava già al corrente di tutto.
“Lo sa che , anche se è sbagliato, è difficile che un docente con il suo passato riesca a riprendere ad insegnare!” sembrò constatare.
“Posso immaginarlo e in effetti, come dice lei, anche se è sbagliato, mi sento come uno accusato di pedofilia , risultato innocente e che vuole tornare ad insegnare in una scuola!” provò a spiegare Jensen senza sembrare offensivo e quello che disse dopo sembrò fare colpo sul preside che lo ascoltava con attenzione e , forse, senza pregiudizio. “Ma una cosa le posso dire, preside Benedict...io ho cercato di aiutare quella ragazza, e invece, ingiustamente, sono stato indicato come assassino e condannato come tale. La mia sola fortuna in tutta questa storia è che una persona, una splendida persona, mi ha creduto e ha fatto ciò che all’epoca dell’omicidio non fu fatto: cercare la verità. Mi ha salvato. Mi ha tirato letteralmente fuori dal braccio della morte e non mi ha mai lasciato solo da allora. E io, per quanto possa , in questa vita, cercare di sdebitarmi con lui, non ci potrò mai riuscire.”
“Sig. Ackles...” fece il preside.
“Io sono un insegnante o per lo meno lo ero. E so, ne sono certo, che posso esserlo ancora. Ho solo bisogno che qualcuno si fidi di me come si è fidata quella persona!” sentì di dover dire ancora.
“Sig. Ackles, come lo ho detto conosco la sua storia dai giornali, dalla tv e ora, anche da lei e come le ho ripetuto poc’anzi so che è sbagliato giudicare ma….”
“Ma?!”
“Ma io sono in questo ufficio e siedo su questa sedia perché ho commesso tanti errori che mi hanno permesso di imparare e arrivare fin qui. Quindi chi sono io per giudicare chi è stato giudicato innocente da qualcuno che in Giustizia è più ferrato di me?!” asserì con gentilezza.
“Questo vuol dire che...” e rimase in attesa.
“Che solo a Dio spetta l’ultimo giudizio e io non sono Dio. Quindi...se vuole il posto, fra due lunedì può iniziare. Naturalmente ci sarà un periodo di insegnamento prova, come per qualunque altro insegnante, per vedere più che altro, il suo , chiamiamolo feeling, con gli studenti. Ma , mi creda, Jensen...” fece l’uomo. “...vedendola e sentendola parlare non credo che ci saranno problemi a farsi accettare dai miei ragazzi!”
“Io...io non so...non so che dire?!” si ritrovò a balbettare , Jensen.
“Dica che accetta e che ci vedremo fra due settimane alle otto di mattina!”
“Accetto e ci vediamo fra due settimane alle otto di mattina!”
“Ottimo!! le mostrerò la scuola!”
“Grazie preside Benedict!”
“Grazie a lei, per aver considerato la nostra scuola come un nuovo inizio...” e poi disse qualcosa che emozionò molto Jensen. “….professor Ackles!”

Jensen era al settimo cielo, era felice come non lo era da tempo. Beh!!, in effetti , la sua relazione con Jared, che tra l’altro andava alla grande, lo aveva reso più che sereno. Ma ora, questo, lo rendeva decisamente felice.
Arrivò al locale in cui aveva appuntamento con Jared con qualche minuto di anticipo e aveva ancora un sorriso stampato sulle labbra.
Quando la gentile cameriera lo fece accomodare, mandò un messaggio al compagno: “Ho avuto il posto, comincio fra due settimane. Dove sei? Ho fame e poi ho voglia di festeggiare con te. Voglio portarti a casa mia e farti quella cosa che ti piace e poi…..” lasciò il messaggio così.
Sapeva che il compagno ne avrebbe riso.
Infatti dopo alcun minuti il suo cellulare trillò per l’arrivo di un messaggio da parte di Jared. Cliccò sull’icona e già sorridendo , lo lesse: “Tu non puoi dirmi queste cose e aspettarti che io abbia ancora voglia di mangiare. Specie dopo quello che è successo nella doccia stamattina.” e poi ancora un altro: “L’avevo detto che sarebbe andata bene. Sto arrivando!”

Jensen sorrise e stava ancora sorridendo quando al tavolo si fece vicino la cameriera.
“Allora, tesoro. Sai già cosa ordinare?!”
“Un caffè per adesso. Aspetto qualcuno.”
“Oh!! se è carina almeno quanto te, credo che non aspetterai tanto!!” fece civettuola e Jensen senza nemmeno rendersene conto si ritrovò a rispondere: “Credimi, lui è molto molto carino!”
Solo un secondo dopo si rese conto della sua risposta, ma quando vide che la ragazza la tavolo continuava a sorridergli serena, si tranquillizzò.
“Ok! Allora è inutile che io ci provi con te per avere una bella mancia, giusto?!”
“Promettimi che mi metterai da parte una fetta di torta al cioccolato e la mancia sarà doppia!!” le rassicurò sorridente Jensen e in quel momento il suo cellulare squillò.

“Pronto?!”
“….”
“Cosa?...come ...in ospedale??” scattò in piedi Jensen, mentre anche la ragazza si fece seria.
“….”
“Un incidente...quando? Come sta??!” e quasi gridava ormai mentre cercava qualche moneta da lasciare al tavolo.
“…...”
“Dove l’hanno portato?...sì. Sì...il Saint Mary. Arrivo!” e mise fine alla telefonata mentre ancora frugava nelle tasche.
“Tesoro, cosa….”
“Il mio ragazzo. Lui...lui ha avuto un incidente con la macchina!”
“Beh!! cosa ci fai ancora qui? Va’...corri. Quello spilorcio del proprietario non andrà in fallimento per un caffè non pagato! Va’!!!” e Jensen non attese altro. Corse via.

Quando arrivò in ospedale, Jensen, corse subito alla reception.
“Mi scusi...mi scusi. Hanno portato qui un ragazzo, per un incidente stradale. Padalecki. Jared Padalecki. Dov’è? Come sta?”
“Si calmi, signore. Il paziente è ancora con i medici che lo hanno accolto in pronto soccorso. Lei chi è?”
“Io ...io sono….”
“Non posso darle altre informazioni se non mi dice con che tipo di parentela è legato al paziente!”
“Noi non siamo parenti…..e poi, e poi mi avete chiamato voi!!” provò a dibattere Jensen.
“Il suo era solo il primo numero in rubrica e ci serviva per avvisare di quanto successo. Ma se lei non è un parente diretto non le posso dire come sta il paziente.”
“Io sono….suo ….suo...cugino!” provò a mentire miseramente e l’infermiera se ne rese conto.
“Lei è un pessimo bugiardo, signore. Ora….” fece chiudendo la cartella davanti a lei. “….le suggerisco di rintracciare un famigliare che possa colloquiare con i medici quando sarà il momento.” e fece per andarsene.
“Aspetti..aspetti...sono il suo ragazzo. Io sono il compagno!” disse con convinzione.
La donna lo guardò, vide il suo nervosismo e lo fraintese. “Come le ho detto: lei è un pessimo bugiardo!” e andò via.

Jensen deglutì rabbia e tirò un calciò nervoso il bancone della reception, nel mentre, dietro di lui, una coppia passò, discutendo animatamente. “Ti avevo detto di chiamare il medico. Con il nostro medico quei camici bianchi impettiti non avrebbero fatto storie e c’avrebbero fatto entrare!!
A sentire quella frase, a Jensen, si accese una lampadina.
Prese il cellulare e riflettendoci bene per un po’, decise di fare quello che aveva in mente. Attivò Google e cercò un nome sperando che fosse uno da siti o social, e quando lo trovò recuperò il numero che fortunatamente risultava da un link di ambulatori.

Pronto?”
“Collins?, il dottor Misha Collins?
Sì, sono io. Con chi parlo?
“Misha...sono...sono Jensen. Il tuo...paziente di Huntsville!”
Jensen?
“Sì!!”
O mio Dio! Jensen...ho seguito la tua storia, sono così felice che si sia tutto risolto per il meglio per te!!
“Sì, sì, grazie Misha. Ma è per altro che ti disturbo!”
Che è successo?, cosa ti serve? Io non sono più a Huntsville. Sono di turno al Saint Mary adesso.
Jensen stentò a crederci.
“Davvero??!” quasi gridò.
Woahhh!!” esclamò Misha dall’altro capo del cellulare. “Che entusiasmo!!
“Non ci crederai ma è per farti venire al Sain Mary che ti avevo chiamato.”
Sei in ospedale? Perché? Stai male?
“No, non io. Ti ricordi di Jared? Padalecki?”
Sì, certo. L’Orlando Furioso!!
“Sì, lui! Ha avuto un incidente con la macchina!”
Cavolo!!”
“Lo hanno portato qui, ma non mi vogliono dire niente perché io non sono parente o non ho con lui legami familiari, quindi...magari ...se tu potessi….”
Tranquillo, Jensen. Sono al secondo piano. Tu dove sei? Alla reception?”
“Sì!”
Ok, aspettami lì. Arrivo.” e dopo pochi minuti , il medico, come promesso, lo raggiunse al pianto terra.

“Ok! Dimmi tutto!” fece quando salutò Jensen calorosamente.
“E’ questo il fatto. Non so niente. Non mi vogliono dire niente e la cosa assurda è che ho detto loro la verità e non mi credono. Sembra la storia della mia vita!”
“La verità? Che cosa hai detto?!” chiese Misha curioso ,mentre si avvicinava al banco delle infermiere e richiedeva gli ultimi aggiornamenti su Jared.
“Io ho detto che Jared era il mio…..sì, insomma...il mio ragazzo. Che siamo compagni!”
Misha stralunò e per un attimo fece silenzio. Poi….
“Sul serio?”
“Sì!” ammise un po’ in imbarazzo Jensen. E poi facendosi coraggio. “E’ un problema per te!”
“Cosa??!!” esclamò il medico. “Non dirlo nemmeno per scherzo. Chi credi abbia spiegato a mio cugino Ned come divertirsi con i maschietti??!” disse sorridendo.
“Tu...tu sei...”
“No, ma questo non significa che io non sappia come muovermi in quel campo, Jensen. E’ meglio avere la mente aperta!!!” e in quel momento si fece loro vicina un’infermiera.
“Dott. Collins, gli aggiornamenti che ha richiesto!”
“Perfetto!” disse ringraziandola e poi quell’ilarità che aveva usato per far calmare Jensen dal suo stato di ansia, sparì quando lesse la cartella di Jared. Il ragazzo da quello che leggeva non era messo molto bene.
“Allora?!” fece , Jensen, notando il cambio repentino di Misha.
“Senti, voglio parlare con il medico che lo ha soccorso e preso in cura. Torno tra un po’, ok?!”
“No, Misha, no. Non è ok!” asserì Jensen. “Perchè non mi dici quello che c’è scritto lì sopra? Come sta Jared?? Cazzo, dimmi qualcosa!!” fece con tono esasperato.
Misha sospirò. “Ascolta. A quanto pare ha una grave commozione celebrare a causa del colpo preso, presumibilmente contro il finestrino quando la macchina è uscita fuori strada.”
“Dio!!!” esalò Jensen, preoccupato.
“Ha numerose contusioni, qualche costola incrinata e una spalla dislocata. Non è in pericolo di vita, ma a quanto pare ancora non riprende conoscenza.” spiegò senza mostrare ansia.
“Lui ancora non….”
“Senti, facciamo una cosa. Vieni con me e mentre io parlo con i miei colleghi ,cercherò di farti entrare da Jared, ok!?” provò a rassicurarlo.
“Sì, sì...grazie. Lo apprezzerei davvero.”

I due si avviarono e quando arrivarono nella stanza in cui c’era Jared, Misha chiacchierò prima amichevolmente e poi più seriamente con un altro medico. Poi Jensen, lo vide che lo indicava e dopo che l’amico dottore ebbe scambiato qualche altra frase con l’altro collega, Misha gli fece cenno che poteva entrare in stanza.
Jensen non attese oltre e si infilò nella camera.
Restò per un attimo senza fiato quando  vide il compagno disteso in quel letto. Jared era collegato a dei macchinari che gli tenevano sotto controllo il cuore e i gli altri parametri vitali. Avvicinandosi cautamente, il biondo, vide la vistosa fasciatura che abbracciava l’intero torace del compagno e la più che vistosa ferita livida alla lato destro della testa.
Jared aveva gli occhi segnati di un colore più scuro del normale rosa della pelle, segno che aveva perso parecchio sangue da quella ferita. Aveva qualche altro livido alle braccia, sulle mani, sul viso, forse ne aveva anche su tutto il corpo, a causa dell’incidente , sicuramente. Forse la macchina aveva cappottato.
Respirò a fondo, cercando di rimanere calmo. Si convinse che tutto sarebbe andato per il meglio. Jared era vivo, conciato male, ma vivo. Nessuno muore per una commozione celebrale e qualche costola incrinata, giusto?
“Sì, sì...è così. Starà bene!!” si ritrovò a sussurrare a sé stesso.

Prese una sedia e si mise seduto accanto al letto del compagno. Con un movimenti leggero e il più gentile possibile, prese la mano di Jared e la tenne al sicuro tra le proprie.
“Devi star bene, Jared. Non devi farmi scherzi, capito!!” gli disse con calma, guardandolo con decisione, come se facendo così, fosse sicuro che il compagno potesse sentirlo. “Mi hai salvato la vita in quel carcere. Ti sei fatto amare e mi ha permesso di amarti, me l’hai chiesto tu di provarci in questa nostra “cosa”...” sembrò quasi rimproverarlo. “...perciò , ora, non puoi nemmeno pensarci a lasciarmi, ok? Hai capito Magnum P.I.??” cercò perfino di scherzare. “Non puoi….non puoi...” ripetè senza accorgersi di essersi portato la mano di Jared alle labbra. “Per favore, Jared. Per favore.. apri gli occhi!” pregò infine. “Io ...io devo dirti ancora che...che io ti..”
Ma in quel momento, qualcuno si schiarì la voce alle sue spalle.
Jensen si zittì e guardò indietro. Misha, forse imbarazzato, lo richiamava perché voleva parlargli.
Jensen annuì e baciando le nocche arrossate della mano di Jared, si alzò e raggiunse il medico.
“Vieni, andiamo fuori!” lo incitò Misha e quando furono fuori, Jensen sentiva l’ansia attanagliargli lo stomaco.
“Misha che succede? Come sta Jared?” chiese allarmato.
“Ascolta, il medico che ha preso in cura Jared, vuole diminuire la dose di sedativo con cui lo tengono addormentato.”
“Perchè?!”
“Uno: vogliono essere sicuri che sia in grado di risvegliarsi. Due: vogliono accertarsi che il colpo alla testa non abbia provocato danni celebrali.”
“Danni celebrali!” ripetè in ansia.
“Già! A quanto pare, quando Jared è arrivato al pronto soccorso, aveva tracce di edema celebrale.” rivelò Misha , decisamente preoccupato.
“O mio….o Dio!!!” si allarmò decisamente Jensen. “Ma cosa….come….come possono aiutarlo? Cosa possono fare per lui? Cosa...cosa posso fare io???” e più si faceva queste domande, più andava in panico.  “E’ colpa mia….sì, è colpa mia. Gli ho messaggiato di fare in fretta, di raggiungermi a quel dannato locale….lui, lui...lui forse stava….Oddio!!” fu Misha e riportarlo alla realtà.
Il medico gli mise le mani sulle spalle e lo spronò con decisione a darsi una calmata.
“Ora, smettila di straparlare e stammi a sentire!” quasi gli urlò contro. Jensen si ammutolì.
“Ma lui...”
“Non sappiamo e non sapremo in che condizioni è davvero, fin quando non lo aiutiamo a svegliarsi. Quindi fino a quel momento, mantieni il sangue freddo.” sembrò ordinargli. “Resta. Lucido!” fece ancora scandendogli le parole per dare loro più forza.
Jensen deglutì. Si passò le mani sul viso come riprendere il controllo e poi lanciò uno sguardo veloce alla stanza di Jared.
“Sì, sì...hai ragione. Scusa. Scusami! Farsi prendere dall’ansia non servirà a nessuno ma lui….ti prego Misha, tu devi capire quello che lui è...è per me. Lui...”
“Lo so, Jensen. Lo posso immaginare. Ma prima di fasciarci la testa, vediamo di rompercela, ok?!” metaforò.
“Ok..ok!” convenne Jensen. “Quando hanno intenzione di diminuire il dosaggio di sedativo?!”
“Il tempo che ritorni il mio collega. Entro stasera sapremo come sta il nostro amico lì dentro.” e proprio in quel momento arrivò il collega di Misha, accompagnato da due infermieri con un carrello medicale.
“Ok. Procediamo!” fece l’altro e Misha lo seguì.
Lo stesso fece Jensen, ma l’amico medico lo fermò. “No, Jensen. Per adesso devi stare qui. Non puoi entrare!”
“Ma io...”
“Ti chiamo. Giuro!” lo rassicurò e Jensen annuì. Fece un passo indietro e cedette alla gentile imposizione.

Quando la porta si chiuse, il biondo, si ritrovò a pregare fortemente che tutto andasse per il meglio. Ormai sapeva di essersi innamorato di Jared. Sapeva anche che Jared provava qualcosa per lui. Di certo non poteva dire se era lo stesso suo sentimento che veniva ricambiato, ma lui...lui sapeva di amare Jared. E di amarlo tanto, anche. E la sola idea che , stupidamente, non era ancora riuscito a dirglielo, lo faceva impazzire.

Nella camera di Jared, Misha e il suo collega iniziarono a diminuire il dosaggio di sedativo. Bastarono circa dieci minuti, perché si iniziassero a vedere i risultati di quel cambio di terapia.
Jared cominciò ad agitarsi, i suoi occhi provavano ad aprirsi, le sue mani si aprivano e chiudevano nervosamente come se cercassero di ristabilire la circolazione. Poi, pian piano, il giovane aprì gli occhi e il primo viso che vide fu quello di Misha.
“Ehi! Campione! Sono Misha Collins. Ti ricordi di me? Sono il medico di Huntsville, quello che ti ha impedito di sbranare il Capo Beaver e il suo vice!” provò a fargli fare scherzosamente mente locale, Misha.
Jared deglutì a fatica, ma ricordò e annuì.
“Perfetto!” esclamò e poi girandosi verso il collega. “Sembra che a livello celebrale sia tutto ok.” Poi tornò a concentrarsi su Jared che lo guardava ancora confuso, mentre il suo collega, comunque soddisfatto veniva richiamato da un’infermiera e lasciò la stanza.
“Dove ...sono!?” riuscì a dire, anche se faticosamente, Jared.
“In ospedale.” rispose l’altro medico. “Al Saint Mary!”
“Ma cosa...”
“Sì, già. Vedi...hai avuto un incidente con la macchina e ...” e a quella spiegazione, Misha, vide i parametri di Jared andare in tilt. Il giovane si era agitato improvvisamente e il medico credette che quella reazione fosse associata al ricordo dell’incidente e in parte era vero, così provò a calmare il suo paziente. “Ma stai bene….”
“No..no...”
“Sì, Jared. Sei un tantino acciaccato, ma...”
“No, io non...ho avuto….”
“Ti rimetterai, Jared. Te lo garantisco!!” provava a rassicurarlo.
“Non ho...avuto...un ...un incidente...”
“Sì, Jared ma ti ripeto starai bene, però se adesso non ti calmi ti faccio sedare di nuovo, intesi?!”
“No!!!!” quasi gridò Jared, alla sola idea di non potersi spiegare. “Morgan...chiama….Morgan!”
“Il procuratore?!” chiese stranito Misha e Jared annuì. “E’ un tuo amico, vuoi che lo avvisi?!” e Jared annuì ancora e poi cercò di respirare lentamente così da avere la forza di spiegarsi. “Cosa devo dirgli? Che sei qui? Che deve venire qui?!” e ancora un sì. E poi…
“Un sparo...du...due ...forse...” disse il giovane prima di abbandonare sfinito, la testa sul cuscino.

   
 
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