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Autore: Cdegel    29/03/2020    2 recensioni
Questa è una raccolta dedicata a Camus di Aquarius, i suoi allievi, Milo di Scorpio e Agasha, soprattutto. In parte i racconti sono collegati alla long "Fino in Fondo", in parte riprendono alcune parti dell'anime, riviste. Buona lettura!
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Agasha, Aquarius Camus, Kraken Isaac, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I tre erano cascati a terra, contemporaneamente e senza rendersi conto di nulla. Non avrebbe saputo giustificare in altro modo ciò che stava per fare e non ebbe, né si diede, il tempo di controllare che, cadendo, non avessero sbattuto malamente a terra.
Senza troppi complimenti spinse Minos sotto il tavolo perdonami Saint, scansò Milo e si concentrò su Camus.
Alcuni brandelli di ciò che restava dei suoi abiti erano ancora sul suo corpo, il tessuto era un tutt'uno con la carne ed il sangue raggrumato. Un odore acre, pungente e quello del sangue e dell'infezione le avevano invaso le narici.
Raccolse il flacone del disinfettante rovesciato sul tavolo e lo versò su una delle lacerazioni sul ventre. Era conscia che avrebbe provocato certamente, quantomeno, un forte bruciore, ma Camus non reagì. Non reagiva più. Aveva senso tergiversare? Staccò con decisione il tessuto. La ferita riprese a sanguinare. La disinfetto' senza troppa delicatezza. Perdonami. Non c'è tempo per la delicatezza. Perdonami. Per averti lasciato solo in tutto questo orrore.
Cacciò indietro le lacrime e riprese.
Altro tessuto, sotto un grumo di sangue e materia purulenta. Un altro strappo? Il suo sguardo scorse tutto il suo corpo, dai piedi fino al viso. Poche parti erano state risparmiate da quelle terribili lacerazioni. Le gambe, almeno fino oltre le ginocchia. Le braccia, fin quasi alle spalle. Il viso. Il collo. Ma il resto di lui era devastato. Davvero vuoi procedere così? Si chiese dubbiosa. Dove il tessuto non è ancora stato staccato vuoi davvero strapparglielo di dosso senza pietà? Sei senza cervello. O senza cuore. Elessar.
Le mani tremarono. Ma poi lo ha tutto questo tempo per prenderla con la dovuta delicatezza? Si chiese di nuovo mentre le sue mani si appoggiavano sul suo ventre, sulla pelle ferita, appena ripulita. Quando le sollevò, quel piccolo lembo di pelle era ricostruito e aveva assunto un colore tendente al rosa scuro. Troppo lenta. Non c'è la farà. Non ha tutto questo tempo. Non può sopravvivere. Non così. Non in queste condizioni. Lo guardò in viso. Non indugiò oltre. A che serve provare ancora a curarti così? Ti perderei per sempre e basta. Non posso. Perderti.
"Perdonami. Farà male e farà male per giorni. Ma non conosco altro modo per permetterti di sopravvivere. Ti prego... Ti prego. Resisti. Qualunque cosa succeda. Non avere paura. Sono con te.."
Gli scostò delicatamente le braccia dal busto. Saltò sul tavolo, inginocchiandosi su di lui, stando attenta a non toccarlo, le ginocchia accanto ai suoi fianchi. Ce l'hai davvero il coraggio di fargli anche questo? Si chiese. Per un istante.
Respirava a fatica. Si abbassò su di lui, scostandogli i capelli dal viso.
Farò in fretta. Resisti. Resisti ti prego.
Si chinò sul suo busto, portando entrambe le mani, sovrapposte sul suo cuore. Il contatto con le ferite aperte gli provocò un sussulto. Poi urlò con tutto il fiato che aveva ancora in corpo. Gli occhi di lui erano spalancati ma non vedevano nulla. Nessuno. Che c'era da vedere d'altronde? Solo Luce . Luce Assoluta.
Null'altro e quell'energia così magnifica e terribile lo percorreva dall'interno, ogni cellula del suo corpo sembrava dover esplodere o annichilirsi.
Lo avvertì dimenarsi violentemente, in modo del tutto involontario, sperò, sotto di lei. Non fu in grado di trattenerlo. D'altronde non avrebbe potuto essere altrimenti. Resisti. Resisti Camus. Continuò nel suo intento per un tempo che sembrò lungo una vita intera.
Infine lui abbandonò esausto. Le gambe cedettero penzoloni dal tavolo, le braccia caddero senza forza scomposte. Sbatté la testa pesantemente crollando indietro senza peso, dopo essersi sollevato malamente mentre lei premeva le sue mani sul suo petto.
Credo che domani avrai un nuovo livido e anche più di uno.
Non poteva credere a ciò che vedevano i suoi occhi. Le ferite erano sanate. Scomposto, sfinito ma non più sanguinante. Le ferite era chiuse, sebbene sapesse che la sofferenza, quella, gliela provocavano ancora, sarebbe scemata poco a poco nei giorni successivi.
Le dita di lei premettero insicure contro il suo collo. Batteva. Il cuore batteva, anche se il battito era irregolare, accelerato. Il respiro affannato, la temperatura molto elevata.
Gli accarezzò il viso sudato e sfatto. La sua mano tremava. Quella che aveva usato era una potenza difficile da domare, anche se legata in modo indissolubile alla sua Anima. "Sei vivo" mormorò con voce tremante.
Scese dal tavolo con un balzo attenta a non colpire Milo.
Non muoverti. Ma dove potrebbe andare? Gli sollevò le gambe abbandonate ai lati del tavolo, gli posò le braccia lungo i fianchi.
Tornò pochi minuti dopo.
Lo sollevò.
Pensavo pesassi di meno. Sei piombo. Camus. Si disse. Osservandolo.
Appena la sua pelle fu in contatto con l'acqua sobbalzò "Non è calda, stai tranquillo" gli sussurrò immergendolo lentamente, dandogli il tempo di abituarsi al calore, reggendogli poi la nuca. Sei sfinito.
Con la mano libera pulì le tracce di sangue dalla sua pelle. L'acqua, prima limpida, aveva assunto un colore scuro, giallastro, rossastro.
Gli spostò un braccio, era così abbandonato che, se avesse tolto la mano che gli reggeva la nuca, per riuscire a lavarlo meglio, non sarebbe stato in grado di reggersi da solo.
Quale violenza aveva squassato quel corpo così perfetto, tornito e forte da renderlo così fragile tra le sue braccia?
Al pensiero di ciò che aveva subito, scoppiò in lacrime, così all'improvviso, smettendo di lavarlo e limitandosi a stringerlo a sé, rendendosi conto solo dopo che, non poteva farlo. Non avrebbe dovuto stringerlo così tanto. "Ho paura di perderti. Ti prego perdonami. Non ero con te. Nemmeno stavolta. Non sono mai con te. Quando ne hai bisogno. Non riesco a capirti. Non riesco a proteggerti. Perdonami" il viso contro il suo.
"N- n pia... ge..re lel-e"
Appena udì la sua voce rauca, strozzata, alzò subito il viso. Sperando di vedere i suoi occhi aperti. Ma non fu così. Aveva trovato la forza per pronunciare quelle poche parole, ma nulla di più. Il capo era pesante nella sua mano, il suo corpo completamente abbandonato nell'acqua, del tutto privo della benché minima forza. Il viso pallido, così pallido, la bocca socchiusa, gli occhi serrati.
"Oh... Camus..." Gli bacio le labbra secche "avrò cura di te"
Lo sollevò dall'acqua che restò lì, nella vasca, la limpidezza originaria macchiata del sangue e di ciò di cui lo aveva pulito, al meglio, non potendo muoversi liberamente.
Ci sarà una stanza in cui puoi riposare? Oppure quell’arpia vi vuole sempre sull’attenti? Aprì una delle due porte con il gomito
"Ti pareva se non andavo ad aprire quella sbagliata, spero nell’altra" Si diresse all'altra porta. Fuori dall'acqua la sua pelle era calda. Ancora troppo calda.
Lo adagiò sul suo grande letto, cercando di metterlo in una posizione comoda. Come quando dormiva rilassato la notte. E occupava quasi tutto il letto, lasciando a lei giusto un angolino.
Spero che tu abbia del ghiaccio nel congelatore. Non sono in grado di crearlo, e il tuo allievo ancora non si è risvegliato.
Lo lasciò lì, addormentato pesantemente.
Tornò in fretta. Sei così ordinato che mi vengono i brividi. Sono riuscita a trovare le cose al primo colpo. Neanche a casa mia ci riuscirei.
Ghiaccio in cubetti nel congelatore. Borsa per il ghiaccio nell'armadietto in bagno. Non pensavo nemmeno l'avessi. Tu che sai creare il ghiaccio.
Gliela appoggiò sulla testa, rinfrescando con una pezza il suo viso. Poi il collo, poi scese.
Ti aiuta sentirti rinfrescare. Sembrava stare meglio. Quanta sofferenza doveva avere patito in pochi giorni, in pochissime ore.
Ed era scritta stria su stria sulla pelle del suo corpo.
Lo percorse, dall'incavo del collo scendendo sul suo petto, oltre lo sterno, fino all'ombelico e il ventre. Poi si fermò. Si era resa conto che il suo respiro era accelerato improvvisamente. Come si fosse agitato per quel movimento.
Gli sollevò la testa e le spalle, cercò di fargli sentire la sua presenza "Stai tranquillo, sono qui con te, va tutto bene, riposati".
Provò a farlo bere ma non rispondeva ai richiami, né provava ad ingoiare. L'acqua che provò a fargli sorseggiare colò in un rivolo dalla bocca al collo
"Prova a bere Camus" gli disse, ma ottenne lo stesso risultato. Non beveva nulla.
"V-v"
Aveva provato a parlare o era un lamento?
Ritentò ancora a farlo bere, ma nulla, rifiutava l'acqua.
Non puoi non bere nulla, hai perso troppo liquidi, coraggio, un piccolo sforzo ancorai. Si disse. Poche gocce a volta riuscì a fargli ingoiare qualche sorso.
Ne fu quasi contenta. Gli posò delle pezze fresche sul corpo, sistemò il ghiaccio sulla sua testa e si distese accanto a lui.
Era davvero sfinito Camus. Era stanca Elessar.
Poco dopo lo sentì muoversi, gemere e dalla posizione comoda in cui lo aveva adagiato, venne a rannicchiarsi vicino a lei. Gli passò un braccio sotto il collo, facendogli appoggiare il capo al suo braccio, circondandogli la testa, arrivando ad accarezzarlo con la mano.
"Dormi tranquillo Camus"
"C.. n..te" farfugliò
Gli cinse la vita. Chiuse gli occhi. Stringendo quanto aveva mai avuto di più prezioso a sé, con tutta la delicatezza di cui era capace. Aveva rischiato di perderlo per sempre.


Questo capitolo si inserisce all'interno del capitolo 21 di Fino in Fondo, tra l'entrata di Elessar nella stanza e il risveglio di Minos che si ritrova sotto il tavolo chiedendosi come ci sia arrivato.
Questo capitolo è dedicato a MaikoxMilo ringraziandoti ancora per i tuoi consigli! :)
   
 
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