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Autore: KikiShadow93    03/04/2020    4 recensioni
Lui è resuscitato senza sapere né come né grazie a chi e, dopo attente considerazioni, ha deciso di provare ad integrarsi a sua volta sulla Terra.
Lei, per scappare dal proprio passato e per provare a salvaguardare il proprio futuro, decide di fuggire in città.

Lui è cresciuto tra i guerrieri, nell’odio e nel rancore, ed ha sviluppato un forte senso di inferiorità.

Lei è cresciuta tra i reietti, nella paura e nella violenza, arrivando quasi a perdere la speranza di poter avere una vita felice.

Sono diversi eppure incredibilmente simili, ed entrambi sono inconsapevoli pedine di un disegno molto più grande.


[Radish prende spunto da DBR&R; Post Cell Game; Possibile OOC]

Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Radish
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita secondo Radish'
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Prima di cominciare ci tengo a ringraziare _Cramisi_, Celeste98 e Chimera__ per aver recensito lo scorso capitolo e Teo5Astor per aver recensito capitoli precedenti! 💕
Ci tengo inoltre ad avvertirvi che ci sarà una piccola parte un pochino spinta che potreste trovare strana. O stupida. Non lo so. Forse sarebbe stato meglio trattenersi, ma ho pensato che fosse necessario per la reazione che volevo ottenere. Spero che non vi dia fastidio!

 

𝟙𝟛. 𝒩𝑜𝓃 𝓈𝓊𝒸𝒸𝑒𝒹𝑒, 𝓂𝒶 𝓈𝑒 𝓈𝓊𝒸𝒸𝑒𝒹𝑒…




Sei in assoluto la creatura più bella che esista in questo schifo di mondo.
Davvero… guardati!
Tu non cammini, fluttui a qualche centimetro dal terreno mentre i tuoi capelli d’ebano ondeggiano sulla tua schiena.
Tu non parli, la tua voce è troppo melodica… sembra sempre un canto lontano, quasi ancestrale.
Tu non sorridi, illumini ciò che ti circonda e infondi una speranza nuova e devastante nei cuori di chi ti guarda, e quei canini lunghi e un po’ sporgenti sono quanto di più allegro e buffo che abbia mai visto.
«Guarda quanto sei bello con i capelli all’indietro! Perché ti ostini a tenere questo ciuffo sugli occhi?!» Lo faccio perché poi tu metti su quell’adorabile broncio e me li sistemi. Mi costringi a sedermi e ti metti dietro di me, poggiando spesso i gomiti sulle mie spalle, e li pettini come meglio credi. E poi mi baci, quando hai finito. Mi prendi il volto tra le mani e mi baci come se fosse l’ultima volta, come se il mondo stesse per esplodere… ed ogni volta sento che è solo il mio cuore, ad esplodere.
Sai qual è la cosa brutta? Che non ti avrei mai notata se non fosse stato per mio padre. E tu sai quanto io lo disprezzi e quanto sia difficile per me essergli grato per questo.
Avevo sei anni e tu quasi otto, ricordi? Ci mandò a caccia assieme ad altri cuccioli, dovevamo dimostrare di essere capaci di riportare prede importanti… quante cazzate.
Tu mi avvicinasti, sorridevi per quanto la tua forma di lupo concede, e hai cominciato a trottarmi attorno. Eri felice, spensierata, tutta quella faccenda per te era solo un gioco.
Quando abbiamo finito, mentre ci riposavamo, ti sei avvicinata di nuovo. Mi hai dato del musone noioso perché controllavo il branco dall’alto, perché non interagivo con voi. Mi hai detto di non tirarmela e mi hai morso la coda. Volevo fartela pagare in qualche modo, così ti sono corso dietro… e tu ridevi, per te era solo l’ennesimo gioco. Mi hai condotto dove volevi e ti sei nascosta dietro ad una cascata mezza congelata. Mi hai costretto a tornare alla forma umana, a tremare per il freddo. Ti ho minacciata, ricordi? Volevo spaccarti la faccia e farti ingoiare i denti.
Tu mi aspettavi dietro la cascata, dentro ad un buco che avevi scavato chissà quando… e mi hai sorriso di nuovo. Non avevi paura di me, eri forse la prima a non guardarmi con timore e rispetto. Mi fece uno strano effetto… da una parte ne ero sollevato, dall’altra mi sentivo offeso.
Ti ho raggiunta perché davvero volevo farti del male e tu mi sei saltata addosso, facendomi scivolare sul ghiaccio e schiacciandomi a terra. Non avevo idea di cosa fare, davvero. Non riuscivo a capirti. E tu dovevi averlo intuito, perché mi hai sorriso con quell’aria arrogante che sai che mi fa impazzire e mi hai baciato. Un bacio vero, un bacio che mi spezzò il respiro e ribaltò il mio mondo.
Ah! L’ho visto! Non ti capivo… davvero, non ti capivo! Restavi seduta sul mio bacino e continuavi a guardarmi come una pazza. Eravamo due bambini, l’ultima cosa alla quale avremmo dovuto pensare erano proprio cose del genere… ma tu affermasti che il mio sangue ti aveva chiamata, che lo avevi sentito come un ululato lontano e disperato, e che Papà Spettro ti aveva suggerito di seguirlo.
Ho visto il lampo d’argento! Poi mi hai leccato la punta del naso… avrei tanto voluto prenderti a pugni. Ma come avrei potuto? Non avrei davvero potuto alzare neanche un dito su di te, improvvisamente non avevo più la mia forza.
Dio… se ripenso a quel giorno, il cuore pare esplodere nel petto, irradiandomi di quell’argento.
Eppure sono sempre stato tra i più forti, giù alla Tana.
A te non piace stare lì. Mi trascini sempre qua fuori, al piano di sopra. Dici che non sarebbe male andare a vivere con gli umani… e io ti ho accontentata. Ti ho resa felice costruendoti quella casetta ai margini di quel piccolo villaggio di pescatori. Abbiamo fatto l’amore per la prima volta quando te l’ho mostrata. Ero così insicuro… avevo il terrore di sbagliare tutto, di farti del male e, per la prima volta, pure tu eri intimorita. Dicevi di avere paura di fare qualcosa di sbagliato, di non essere abbastanza per me e che ti avrei sostituita con qualche donna più esperta, più bella e più forte. Ti risi in faccia, come lo stronzo che sono. Non riuscii a trattenermi e tu mi tirasti un pugno sul naso. Poi hai riso di me, sdraiato per terra a ridere mentre mi riempivo di sangue sul viso e sul collo. E poi lo abbiamo fatto, sul quel pavimento freddo e cigolante… e ci siamo morsi.
Ti rendi conto? Ti ho sposata il giorno del tuo tredicesimo compleanno, senza che nessuno lo sapesse.
«Come si chiameranno i nostri cuccioli?» I tuoi occhi… Dio, i tuoi occhi… ucciderei se qualcuno li rendesse tristi. Mi ucciderei se quel qualcuno fossi io.
Adoro il modo in cui mi guardi. I tuoi occhi d’ambra si accendono e si illuminano, quasi avessi di fronte a te la creatura più incredibilmente bella e pura di questo mondo… sai che non lo sono, vero? Sai che non sono come te? Io non accetto gli umani, non come te almeno. Ho imparato a tollerarli, mi sforzo per condividere gli spazi con loro quando stiamo qui in superficie, ma non condivido le tue idee.
«Perché, avremo dei cuccioli?» Non riesco a fare a meno di stringerti più forte, di coprirti con la pelle d’orso che ho cacciato per te. Ti piacciono gli orsi. Dici che il loro è il sapore migliore, che hanno il sangue dolce e zuccheroso… a me non piacciono molto, ma sono disposto a mangiare solo orsi per il resto della mia vita, se questo ti renderà felice.
«Certo che sì! Ne avremo sette!» Tu sei pazza, ma ormai è inutile ripetertelo.
Meglio pazzo che musone come te, non trovi?”, ma adesso sorrido di più… non ti accontenterai mai, vero? Tu cercherai sempre un qualcosa in più. E fai bene, perché è quello che faccio anche io da sempre.
«Perché proprio sette?» Ti siedi di nuovo sul mio bacino, nuda, e io non riesco a tenere le mani a posto. Ma tu me le blocchi dolorosamente, mi torci le dita all’indietro e arricci la bocca come ammonimento. Sai essere maledettamente insopportabile e dispotica quando vuoi, ma sono io che ho deciso di prendermi il pacco completo. Certo, non che avessi poi questa grande scelta dopo quel giorno dietro la cascata… ma ne sono più che felice. Sei quel più che mai avrei immaginato.
«Perché è un numero magico… e dei figli nostri non potranno che essere magici.» Ti abbassi su di me, mi baci a fior di labbra e ti ritrai per legarti i capelli in una morbida treccia laterale. Lo fai spesso, aiuta a coprire il morso. Odio doverlo nascondere a mia volta, odio dovermi impegnare tanto per tenerlo celato alla nostra gente, ma sappiamo entrambi che è necessario. Dobbiamo aspettare ancora quattro anni, poi potrò fare ciò che è necessario per liberarci entrambi.
«Il primo a nascere spero che sia un maschio… sarebbe tutto più facile se fosse un maschio… una femmina primogenita con due genitori Alpha attirerebbe troppi sguardi, e non voglio che qualcuno si faccia strane idee su una bambina appena nata.» Io non voglio proprio avere figlie femmine. Cazzo, spezzerei le braccia ai miei stessi fratelli se solo le tenessero in braccio per aiutarci, figurarsi uno Spettro che le fa la corte!
«Come lo chiameremo? O la, in fondo non possiamo decidere noi chi sarà il primo a venire al mondo…»
Siamo così giovani… ho appena compiuto quattordici anni e già fantastico con te sui nostri futuri figli. Non siamo poi tanto diversi dagli altri come crediamo, forse… o è ciò che ci lega che ci spinge a desiderare con tanto ardore una famiglia?
«Te lo ha detto Papà Spettro che saranno sette?» Ridi perché sei convinta che abbia capito solo questo di tutto ciò che hai detto. Ho sentito anche il resto, cosa credi? Solo che mi interessa di più questo dettaglio.
Odori di mandorle, sai? Mandorle e girasoli. È un odore caldo, il tuo… mentre io sono freddo. Tutti dicono che odoro di pini e di acque ghiacciate, e che pure il mio sangue ha un sapore freddo, acido, orribile per il palato. Ma a te è piaciuto, quando ci siamo donati il Morso. O forse mentivi? Sai bene che non ascolto il tuo cuore quando mi parli, mi stordisce sempre ogni singolo battito…
Mi fido a tal punto di te che ti crederei anche se mi dicessi di aver visto un asino volare. E probabilmente poi farei in modo di farlo volare sul serio, pur di vederti sorridere…
«Bisogna un poco interpretare le sue parole, ma sì: ha detto che darò alla luce un figlio speciale. Dal momento che sei mio marito e che ti amo più di ogni altra cosa, di chi altri dovrebbe essere?»
Sei l’unica, in mezzo a tutti noi, ad avere una tale fede in lui, l’unica che ci conversa anche nelle notti senza Luna. Non mi parli molto delle vostre chiacchierate, però. Mi hai detto solo che ti ha parlato di qualcosa di importante, qualcosa che cambierà il nostro modo di essere… e mi sta bene così.
«Bah, potrebbe essere anche suo. Tu gli piaci.»
«E questo ti rende geloso?»
Ti sposto una ciocca di capelli ribelle dietro l’orecchio, l’unica ciocca grigia al lato del viso. È buffa… e tu lo sei ancora di più quando muti: tutta nera con quella specie di pugno grigio attorno all’occhio destro. Ma sei auto-ironica, sei la prima a scherzarci tantissimo. “Quando i miei genitori facevano sesso, devo aver preso un colpo sull’occhio e mi è rimasto il segno! Devo considerarla come una strana forma di violenza infantile?!
«Io lo compatisco perché non potrà mai unire la metà della sua anima con la tua: lo hai già fatto con me.»
La verità è semplice: ti amo e questo è l’inizio e la fine di tutto.



Non vede l’ora di l’ora di tornare a casa per chiederle di uscire. Uscire sul serio, come le coppie normali. Magari due passi per strada, un cinema per prendere in giro un film mentre tentano di non saltarsi addosso, mangiare un pezzo di pizza. Qualcosa del genere, ecco. Non saprebbe neanche dire se è così che si svolge un appuntamento non avendone mai programmato uno, ma è  giustamente convinto di averci preso.
Non ha mai sentito al necessità di avere un appuntamento romantico in tutta la sua vita e non credeva neanche che gli sarebbe venuta ora proprio per lei, ma è un pensiero che gli è ronzato in testa per tutto il pomeriggio.
Quella mattina l’aveva vista curiosamente pensierosa e distante, ma come al solito è riuscita a sviare il discorso e ad addossare tutte le proprie preoccupazioni sulla sua nuova carica, dicendo che avrebbe avuto un’altra giornata pesante perché molti Freak stanno uscendo allo scoperto e vengono in massa ad offrirsi a lei e che, di conseguenza, deve pure calmare gli animi dei Purosangue non troppo entusiasti all’idea di averli nel branco.
Le ha in parte creduto, pur essendo perfettamente consapevole che gli sta nascondendo l’ennesima cosa. Perché Radish sa benissimo che lei ha dei segreti con lui e questo lo ferisce tantissimo. Lui si è messo completamente a nudo con lei, le ha letteralmente mostrato tutta la sua vita sia nel bene che nel male. Gli eventi negativi, inutile dirlo, erano decisamente molto più frequenti rispetto a quelli positivi. Le ha mostrato tutto, ogni più piccolo segreto, e lei invece ancora continua a non parlare.
Si è sentito un poco un idiota quando, quasi volesse farle un dispetto infantile, le ha scherzosamente chiesto se fosse nervosa anche perché avrebbe finalmente detto a tutti della sua presenza considerando che fanno ufficialmente coppia fissa, e lei lo ha informato che già sanno dell’esistenza di una figura ingombrante come la sua, pur non sapendo di chi si tratti. È rimasto così spiazzato da non riuscire neanche a chiederle spiegazioni a riguardo, domandandosi per un secondo se per caso l’avessero seguita fino a casa e li avessero visti assieme, ridestandosi solo quando gli ha dato un fugace e casto bacio a fior di labbra prima di dirigersi verso la porta. Solo a quel punto gli ha indicato la sua enorme maglietta che le arrivava quasi alle ginocchia ed ha capito come facciano a sapere di lui: hanno sentito il suo odore sulla sua pelle.
Certo, figurarsi se lo aveva detto di sua spontanea iniziativa…
Si è cambiato ed è corso ad allenarsi con Piccolo, arrivando pure a chiedergli un non indifferente favore alla quale pensava dalla notte in cui lei ha avuto quello spaventoso risveglio.
Dopo avergli spiegato a grandi linee la situazione, per quel poco che ne sa pure lui, gli ha chiesto gentilmente se potesse aiutarla grazie alla meditazione come in precedenza aveva fatto pure con lui. Il Namecciano gli ha detto che potrebbe farlo tranquillamente da solo, che non ha bisogno del suo aiuto, ma il Saiyan si è ritrovato costretto ad ammettere ad alta voce che non era alla sua altezza, in quel campo. Lo ha sottolineato con voce ferma ed un po’ arrogante, ma a Piccolo è andato bene. In fondo gli ha fatto dire ad alta voce di essergli superiore, almeno in qualcosa, e sa bene che è un traguardo non da tutti. Ha quindi accettato la sua proposta e poi si è seduto al suo fianco mentre pranzava. E sono rimasti così, calmi e in silenzio mentre l’uomo-scimmia divorava con ingordigia il proprio pranzo al sacco senza badare agli occhi attenti dell’amico che osservavano le sottilissime e quasi invisibili cicatrici che gli solcano le braccia e le spalle.
Lo guardava e si domandava se, oltre alla meditazione, non fosse il caso di allenarla in modo più completo e con lei la sua gente: se hanno una tale forza fisica, potrebbero aiutarli in futuro, almeno per rallentare un’eventuale minaccia e dare a loro modo e tempo di escogitare una strategia vincente. Tanto, se dovessero morire, ci sono pur sempre le Sfere del Drago… senza contare a quali ancestrali livelli potrebbero arrivare l’ira e la forza di Radish se le accadesse qualcosa.
Goku riuscì a trasformarsi in Super Saiyan quando Freezer uccise Crilin, dopotutto. Se a lui portassero via quella ragazza, penso che avrebbe una reazione ben più esagerata e distruttiva… probabilmente diventerebbe difficile anche per Vegeta o lo stesso Goku trattenerlo.
Hanno poi ripreso l’allenamento come al solito, bloccandosi però più del solito per fare due chiacchiere. Piccolo era decisamente di buon umore, quindi non si è risentito per niente.
Tra una battuta e un’altra, il Namecciano gli ha confessato di trovarlo davvero diverso, di vedere un qualcosa di nuovo in lui, come se fosse scattato qualcosa nella sua testa. Lo ha preso in giro dicendogli che poteva aspettarsi tutto da lui, tranne che si innamorasse. E Radish ha negato con tutto sé stesso, non riuscendo ad accettare quella che, a conti fatti, è una realtà piuttosto evidente.
Si sono salutati che il Sole stava cominciando a tramontare, ed ha notato che Piccolo si è sbrigato a volare via. Gohan lo aveva invitato a cena col benestare di Chichi e neanche lui pare avere il coraggio di tardare e farla infuriare. Da un lato la rinnovata maternità l’ha resa davvero dolce ed apprensiva nei loro confronti, ma dall’altra l’ha fatta come evolvere nella donna-drago-supremo. E nessuno vuol fare incazzare la donna-drago-supremo.
Solo Sher sarebbe così folle da provocarla a gratis…
Quel pensiero gli ha attraversato la mente come un fulmine e la consapevolezza di averla pensata anche in questo frangente lo ha un poco sconvolto. Perché la sua mente vola spesso su di lei, la vede in diverse ipotetiche occasioni, si diverte ad immaginare le sue reazioni. Mai aveva pensato tanto a qualcuno e questo è destabilizzante. E doloroso. Tanto doloroso. Perché non ha assolutamente la certezza che pure lei lo pensi tanto, anzi è convinto che si ricordi della sua esistenza solo quando lo vede.
Niente di più sbagliato: Sherry in realtà lo pensa molto spesso.
Pensa a come poterlo introdurre tra la sua gente senza creare danni e senza sollevare argomenti spinosi, pensa a come rendergli le cose più semplici malgrado la sua incapacità di aprirsi, pensa a come potersi in qualche modo modificare per vederlo felice.
Di tanto in tanto, poi, pensa a quanto fosse carino mentre dormiva, con la bocca socchiusa e i capelli sparsi ovunque, a quanto lui stesso avesse riso quando aveva carbonizzato la pizza e al fatto che avesse timore potesse farle male mentre la mangiava senza problemi, a quanto l’aveva fatta ridere quella volta in cui gli aveva fatto vedere Il Re Leone e lui l’aveva preso in giro da cima a fondo.

«Si vabbè! Quello è così cattivo che gli alberi si sono rinsecchiti tutti, i fiumi evaporati, l’erba pure… ci stanno morte e desolazione ovunque! Neanche il Sole c’è più, l’ha fatto esplodere!
Ma che cazzo ha fatto Scar secondo ‘sta gente?! Questo è l’effetto di una bomba termonucleare, non di un leone cattivo!
»


La fece morire dal ridere non solo per l’affermazione in sé e per il tono che usò nel parlare, ma anche perché stava tentando disperatamente di spogliarla sul divano mentre lo diceva!
Cedette proprio in quel momento, ormai con le lacrime agli occhi per le risate: come si può fare simili ragionamenti - mostrando quindi di star prestando una non indifferente attenzione al film - e nel mentre provare disperatamente a fare sesso?
Pensa alle volte in cui, dopo essersi svegliato di notte ed averla importunata fino a svegliarla - Tanto tu non fai un cazzo a giornate, puoi anche stare sveglia! -, se la svigna in cucina per cercare chissà cosa nella credenza e poi lagnarsi con lei perché non c’è. Ogni volta è inutile discutere su chi dei due l’abbia mangiato - sempre ammesso che vi fosse realmente -, perché per il Saiyan la colpa è sempre sua - se cadesse un asteroide sul pianeta, la colpa sarebbe inevitabilmente ed ovviamente sua - e per farlo smettere di lagnarsi come un bambino lei lo inchioda alla parete e gli pratica del sesso orale così travolgente da fargli tremare le ginocchia. Sa benissimo che lo fa di proposito, che spesso non si addormenta quando vanno a letto proprio perché vuole arrivare a questo, ma le sta bene.
Le stanno bene tante cose di Radish, cose che non aveva mai tollerato prima: le va bene che lasci gli asciugamani bagnati per terra e che sgoccioli ovunque quando esce dalla doccia; le va bene che le rubi il cibo da piatto e che lasci le stoviglie sporche nel lavandino; le va bene che di notte le tiri i calci nel sonno e che, di tanto in tanto, la butti di sotto per rubarle le coperte; le va bene anche fiutare il suo odore nei pressi della loro tana, purché continui a tenersi a distanza dalla sua gente fino a quando non sarà pronta. È arrivata addirittura ad accettare che ci siano molte, troppe, donne a puntargli gli occhi addosso per il semplice fatto che lui pare non rendersene neanche conto.
Ma Radish tutto questo non lo sa. Lei non glielo dice di certo, dà per scontato che lo sappia.
Questo è il loro problema più grande, probabilmente. Non si aprono, non ci riescono. Lui è bloccato dall’inesperienza, dal non essere sicuro dello svolgersi corretto delle cose, si sente in svantaggio poiché lei sa tutto di lui dopo aver bevuto il suo sangue, mentre lei per natura non è avvezza a dire i fatti propri.
È per questo che Radish ha pensato che un vero appuntamento fosse la soluzione ideale. Se si mostrasse così ben disposto nei suoi confronti, se le dimostrasse che non è il sesso che li tiene uniti, lei potrebbe arrivare ad aprirsi nei suoi confronti fino a raccontargli di tutti i suoi dubbi e delle sue paure… fino a metterlo al corrente davvero di Jäger.
Ogni volta che ripensa a quell’uomo senza volto, si sente accendere da una furia cieca. Vorrebbe fargli male in tutti i modi possibili, vorrebbe farlo soffrire in eterno per ciò che le ha fatto. Perché lui immagina benissimo cosa possa averle fatto, gli basta vedere come il suo corpo si irrigidisca solo nel sentirlo nominare o nel doverlo nominare lei stessa. L’ha lacerata dentro, le ha lasciato una tale impronta nel cuore e nella mente che davvero lo fa star male.
Di tanto in tanto pensa pure che anche lui deve aver lasciato questo genere di impronta in qualche povera disgraziata che gli era capitata per le mani e prova un tale senso di colpa che si sente come annientare. E Sherry in quei momenti si stringe a lui quasi gli leggesse nel pensiero, si accoccola contro il suo corpo e lì rimane in silenzio finché quel dolore non se ne va.
Per quanto la loro relazione sia strana al limite del disfunzionale, non potrebbe mai rinunciare a lei.
Adesso sale di corsa le scale del palazzo, il cuore batte furiosamente nel petto all’idea che lei sia già in casa. Non torna quasi mai prima di lui e adesso non può darsi una sistemata al volo per togliersi il sudore di dosso prima di proporle la sua idea.
Rimane per qualche secondo bloccato davanti la porta mentre la sua vicina esce di casa e lo saluta con occhi civettuoli arrossendo vistosamente. Non ricorda mai come si chiama e, prima dell’arrivo di Sherry, non si era neanche mai reso conto di quanto languidamente lo guardasse. È arrivato a pensare che, nel caso le cose andassero male per qualche motivo, potrebbe benissimo usarla per farla tornare tra le sue braccia… ma ha scartato l’idea quando si è reso conto che poi ritroverebbe le sue interiora sparse ovunque.
Entra in casa dopo aver preso un bel respiro, e sorride quando gli occhi si posano sulla sua figura snella appollaiata sul divano. Pare essere fisicamente incapace di stare composta quando si siede e questo lo fa sempre un poco sorridere. Gli dà tanto dell’immaturo e poi…
«Mi faccio una doccia e usciamo.» E tanti saluti a qualsiasi forma di dolcezza presa in considerazione durante la giornata. Magari salutarla meglio, chiederle della sua giornata e darle un bacio senza far sfociare la situazione in qualcosa di più bollente, chiederle se le va di andare fuori… no:  è entrato a gamba testa, non ha salutato, è stato chiaro, coinciso e fine.
«Se ti va.» Non suona convincente neanche per scherzo: lo ha guardato quasi di sfuggita ed ha distolto subito lo sguardo mentre si alzava dal divano, tormentandosi le pellicine attorno alle unghie.
Sbatte un paio di volte le palpebre, confuso, e lascia cadere le braccia lungo i fianchi mentre libera la coda: «Sputa il rospo.»
«Cosa intendi?» Falsa, falsissima e decisamente a disagio per essere così trasparente ai suoi occhi «Dai, che programmi avevi?»
Anche se lei non gli racconta un sacco di cose, Radish può dire di conoscerla bene e per questo si lascia andare ad un lieve sospiro mentre si dirige verso il bagno. Si sfila la maglietta mentre è ancora in salotto e la sorpassa, buttandogli l’indumento addosso con fare scherzoso.
Gli pare di sentire il rumore dei suoi pensieri mentre va ad aprire il getto della doccia e questo gli dà la consapevolezza che stia per aprirsi. O per mandarlo affanculo. Qualcosa sta per fare però, di questo ne è certo.
Senza dire una parola, Sherry gli cammina dietro e butta la sua maglietta nella cesta dei panni sporchi. Ci sono un paio di asciugamani dentro e mentalmente si appunta di lavare tutto prima di andare a dormire, ma decide saggiamente di accantonare quei pensieri.
Silenziosamente com’era arrivata, esce di nuovo da bagno dopo aver poggiato sul lavandino una provetta aperta e sporca dei residui di un liquido nero. Attaccato c’è un lungo nastro di seta viola e nero con un piccolo ciondolo, un rubino splendente a forma di goccia, ed una piccola pergamena stropicciata.
«Che roba è?» Afferra la pergamena e legge il testo scritto con una calligrafia chiara e raffinata, sentendosi improvvisamente accendere da un forte senso di fastidio al limite della gelosia:

Tutto è determinato da forze sulle quali non abbiamo alcun controllo. Vale per l’insetto come per gli astri. Esseri umani, vegetali o polvere cosmica, tutti danziamo al ritmo di una musica misteriosa, suonata in lontananza da un pifferaio invisibile.

Un piccolo dono d’auguri alla Regina del Nord.
Che possa portarti sollievo nei momenti di solitudine e tormento.
Con sincero affetto.


«Sincero affetto il cazzo.» Brontola a denti stretti mentre chiude con fare stizzito il getto dell’acqua ed esce dal bagno per chiederle spiegazioni. Vuole sapere subito chi è che pensa di mandarle dei doni e che pensa di poterle scrivere “con sincero affetto”, giusto per sapere a chi far ingoiare i denti, trovandola seduta sul divano, i gomiti appoggiati sulle ginocchia e le mani a coprirsi il viso.
«Chi l’ha mandato?» Sente la propria rabbia defluire fuori dal corpo tutto in un colpo quando lo Spettro alza gli occhi su di lui: sono lucidi e pieni di lacrime ormai impossibili da trattenere.
Le si avvicina subito e s’inginocchia vicino a lei, pietrificandosi totalmente nel sentirla singhiozzare e nel vederla gettargli le braccia al collo.
Sente il cuore stritolarsi nel petto, congelarsi ed infine esplodere a quel contatto mentre le sue emozioni sembrano quasi travolgerlo.
«L’ho vista…» piange come non ha mai fatto in vita sua, lo tiene stretto a sé e nasconde il viso nell’incavo del suo collo. Non le importa che puzzi di sudore, non le importa che possa farle domande inopportune, non le importa di niente. Ha bisogno di stringerlo, di averlo vicino e di sentire il battito del suo cuore contro il proprio, di sentire le sue braccia forti che la sorreggono e la tengono stretta.
«Ho visto la mia mamma…»
Era così giovane, Leila… era giovane, con il volto sempre allegro ed un sorriso caldo e contagioso. Era una lupa magnifica, con quel buffo pugno grigio attorno all’occhio, l’orecchio sinistro con la punta un poco floscia e la coda lunga e foltissima.
Era innamorata, Leila. Era follemente innamorata di qualcuno che non è riuscita a riconoscere e da lui era amata con un’intensità così devastante che non ha fatto altro che piangere all’idea che siano stati divisi.
Dividere una coppia di Spettri che si è volontariamente donata il Morso è qualcosa di terribile per chi resta in vita, ma dividere due Spettri che hanno davvero unito l’anima… dicono che non ci sia tormento più grande neanche all’inferno.
Lo Spettro sopravvissuto sentirà per sempre ciò che ha provato la propria metà prima di spirare e il suo cuore sarà eternamente incapace di battere per qualcun altro. Una solitudine terrificante ed immortale, un qualcosa che ha sempre spinto il disgraziato a cercare disperatamente la morte per ricongiungersi alla propria metà, un qualcosa a cui nessuno è mai sopravvissuto.
Beh, nessuno… finora.
Pensa che questo Spettro, tanto formidabile da essere riuscito a resistere per venticinque anni senza la metà della propria anima, deve avere una forza di volontà che splende con una ferocia capace di ferire gli occhi.
Ma Sherry non saprebbe dire chi è, non dal momento che è stato ben attento a mostrarle ricordi in cui lui non poteva essere visto e non veniva chiamato per nome. È un uomo cauto, anche troppo, e il fatto che sia riuscito ad estrarre un ricordo che aveva celato nel sangue nero le fa capire chiaramente che si tratta di un esemplare estremamente dotato.
«Cosa intendi?» Radish, incapace di calmarla malgrado la tenga così stretta da impedirle di respirare correttamente, se la carica in braccio, lasciando che gli allacci le gambe in vita, e la conduce in camera da letto. Si siede sul comodo materasso e tenta inutilmente di farla sedere al proprio fianco, ritrovandosi così costretto a doverla sorreggere come una bambina.
Gli sta bene, tutto sommato, perché quella bambina troppo cresciuta si sta reggendo a lui, sta cercando confronto in lui anziché nella donna con la quale è cresciuta o in uno dei suoi amici che, di certo, ne sanno più di lui.
La lascia piangere restando in silenzio, limitandosi semplicemente a darle qualche bacio sulla testa quando i singhiozzi cominciano a farsi incontrollati e ad accarezzarle piano la schiena.
Non sopporta vederla a pezzi così, gli risulta oltremodo inconcepibile che una donna con la sua forza possa in qualche modo spezzarsi. Se dipendesse da lui, niente di negativo la toccherebbe mai proprio per evitare di vedere i suoi occhi riempirsi di dolore.
«Era felice…» Mormora contro la sua pelle con parole difficili da comprendere «Era innamorata… ed era amata oltre ogni limite…»
Prova ad immaginare, Radish, cosa proverebbe nel rivedere sua madre, cosa proverebbe nel vivere un qualche ricordo attraverso gli occhi sempre severi di Bardock, nel sentire lui stesso i suoi sentimenti.
Non riesce ad immaginarlo, neanche lontanamente. Solo l’idea di poter rivedere sua madre, anche per pochi istanti, lo devasta. E se è così per lui che ha avuto la possibilità di conoscerla, di godersi le sue carezze, i suoi sorrisi, il suo affetto, la sua protezione… cosa può provare lei che invece non l’ha mai vista neanche per un istante e che si sente responsabile per la sua morte? Suo padre la tolse dal suo grembo e, resosi conto che la piccola non emetteva un suono, se la portò via. La portò via dalla madre morente e lasciò ad uno dei suoi figli riconosciuti l’onore di spezzare quel sottile filo che ancora la teneva in vita.
Mai un solo contatto, neanche visivo.
Ed ora invece l’ha vista attraverso i ricordi nitidi di un’altra persona, ha sentito la sua voce, il suo odore… deve essere quanto di più potente e devastante possa anche solo lontanamente immaginare.
«Vorrei sapere chi è stato a mandarmi il ricordo…»
Abbassa un poco gli occhi per poterla guardare, trovandola improvvisamente stanca, come svuotata. Rimane immobile tra le sue braccia, le gambe strette alla sua vita, un braccio che gli avvolge il collo e l’altro piegato tra i loro corpi, con la mano che gli carezza appena il collo, la testa abbandonata sulla sua spalla.
«Non ha lasciato alcuna traccia di sé… neanche il suo odore… e non ricordo quella voce… non riesco a capire chi possa essere…» Si stringe maggiormente a Radish, strusciando la punta del naso contro la sua gola come farebbe da lupo «Deve essere qualcuno che se n’è andato subito dopo la sua morte… ma non ho mai sentito parlare di qualcuno con la sua forza che ha lasciato il branco.»
«Come fai a sapere che è forte?» Sa bene che non è la domanda giusta, sempre ammesso che ce ne sia una, ma gli è venuta spontanea. Si pente subito però, timoroso di aver detto qualcosa capace di urtarla o ferirla. Devo imparare a stare in silenzio, cazzo!
«Sappiamo schermare dei ricordi… li seppelliamo da qualche parte e lì rimangono nascosti anche agli altri. Per mostrarli dobbiamo donare un particolare tipo di sangue, quello nero… dicono che sia così perché contiene ricordi troppo privati o dolorosi che in qualche modo diventa tipo nocivo per noi stessi, come velenoso… ed è lì che tengo buona parte dei miei ricordi.»
La stringe ancora, incapace di mollare la presa. Spera di infonderle qualcosa con questo gesto. Qualsiasi cosa. La speranza più grande, in realtà, è che si senta un minimo protetta tra le sue braccia, che capisca davvero che lui è lì, che la proteggerà ad ogni costo e da qualsiasi minaccia.
Ma lei si separa, seppur a malincuore, e si asciuga frettolosamente gli occhi con il dorso delle mani. Tira sonoramente su col naso e cerca disperatamente di ricomporsi, a disagio nell’essersi fatta vedere tanto fragile per l’ennesima volta. Questa è una delle poche cose che ancora non riesce ad accettare della loro relazione, ma è sicura di potervi porre rimedio in tempi brevi.
«Allora… che programmi avevi?» Tenta di sorridergli, di mostrarsi di nuovo la solita Sherry ma, purtroppo per lei, Radish è tutt’altro che scemo.
Sospira forte e le asciuga col pollice una lacrima ribelle, abbandonandosi ad un sorriso tenero quando vede le sue gote arrossarsi: «Mh… vediamo se il mio programma ti piace: ordiniamo thai e mentre aspettiamo mi faccio una doccia al volo, poi mangiamo qui sul letto, prendiamo il tuo computer e ci guardiamo qualcosa, magari uno di quegli stupidi film d’animazione che mi fanno tanto incazzare… e quando ti addormenti, io butto via tutte le confezioni che avrai lucidato con la lingua. Che te ne pare?»
Reclina un poco la testa di lato, Sherry, guardandolo con un briciolo di sospetto.
«Ma non volevi uscire?»
«Non sono libero di cambiare idea?» Domanda di rimando, facendole un sorriso, sapendo bene che non resiste a quell’espressione buffa ed infantile.
«Radish…» Il suo è quasi un lamento, ma al Saiyan non importa. Vuole tenerla al sicuro, lontana da tutto ciò che può essere stressante come la presenza di appetitosi esseri umani. Vuole che rimanga lì, nel suo letto, lontana dal mondo, avvolta dal calore delle sue braccia. Vuole farla ridere, vuole che si distragga da tutta la merda che c’è fuori da quelle mura, vuole che si senta al sicuro con lui.
Da un lato il suo è un gesto assai egoista, poiché sta facendo tutto ciò che è in suo potere per inchiodarla a sé, ma da un altro lato è quanto di più dolce ed altruista abbia mai fatto in tutta la sua vita.
L’afferra per la vita e avvicina il volto al suo fino a sfiorarle le labbra. Ma non la bacia, non ne ha alcuna intenzione. Per la prima volta da quando la conosce, il desiderio malato che ha di lei si è come assopito per dar spazio al suo istinto di protezione.
«Voglio restare in casa, okay? Voglio restare qui, a mangiare quella roba schifosa mentre guardiamo un cartone… qualche problema a riguardo?»
Gli morde delicatamente la punta del naso, facendolo accigliare. Solo ora si rende conto che condivide qualcosa con la madre, oltre a buona parte dell’aspetto fisico.
In tutta risposta, Radish le soffia in faccia sapendo quanto le dia fastidio.
«Sai essere davvero adorabile, lo sai?»
In questo momento, per Radish l’unica cosa adorabile è il suo sorriso. Gli sembra una bambina felice davanti ad un regalo bellissimo e il suo cuore comincia a battere così velocemente da fargli temere l’infarto. Ma si riprende subito, cercando di mascherare come meglio può il profondissimo senso di vergogna che lo sta divorando.
L’afferra con decisione per i fianchi e la ribalta all’indietro, facendola cadere rudemente di schiena sul materasso. E lei ride, momentaneamente lontana dal ricordo della madre. Esiste solo Radish, adesso. Lui e il suo essere infantile.
Si volta un poco e si abbassa su di lei, i lunghi capelli corvini che cadono ai lati del suo viso sembrano quasi intenzionati a nasconderli al mondo intero.
«E non hai visto niente!» Esclama allegro dandole un fugace bacio a fior di labbra prima di rizzarsi in piedi per andare a fare la doccia «Ora ordina da mangiare che sto morendo di fame e decidi cosa guardare… non vedo l’ore di demolirtelo scena dopo scena!»


Non è stato facile abbandonare il letto, ma si è imposto di farlo per il quieto vivere. Se l’avesse toccata in modo inappropriato dopo aver pianto in quel modo, dopo avergli detto di aver visto la madre ed essersi accorto della sua preoccupazione nei confronti di quello Spettro misterioso… come minimo gli avrebbe rotto il setto nasale con una testata.
Si è quindi chiuso in bagno per farsi una doccia fredda, ascoltando distrattamente la canzone da lei messa ad alto volume in salotto. L’ha riconosciuta, gliel’ha fatta sentire più volte: Paranoid dei Black Sabbath. Non credeva, ma il ritmo heavy metal non gli dispiace per niente.
Quando è uscito, l’ha trovata a ballare sul divano, la sua lunga maglietta che la copriva appena mentre si scatenava. Ha riso nel vederla così ed ha semplicemente alzato il volume.
L’avrebbe fatta sfogare senza toccarla, il piano era questo.
Sherry, però, non pareva essere della stessa idea quando l’ha raggiunto e, dopo averlo afferrato per la nuca, l’ha tirato in basso per baciarlo. Un bacio affamato, bisognoso, alla quale Radish ha risposto con impeto.
No, non è il caso. Si è detto, staccandosela di dosso per andarsi a cambiare. Se non la faccio sfogare così, potrebbe arrivare al punto di volermi parlare di tutte quelle cose che tiene segrete. Per sua stessa ammissione sono parecchie.
Hanno poi cenato sul letto mentre lo Spettro armeggiava col proprio portatile, alla ricerca di qualcosa da fargli vedere che potesse in qualche modo divertirlo. La scelta, in realtà, era molto amplia, perché pare non resistere dal prendere in giro in modo atroce ogni film d’animazione che gli propone.
Alla fine, mentre lui divorava la terza ciotola di pad thai, ha preso una decisione e gli ha fatto vedere La Sirenetta. Ed è morta dal ridere.
Non ha fatto altro che definirlo un film amorale, sbuffando per ogni canzone e prendendo in giro ogni scena come le aveva precedentemente detto.
Ha elogiato Re Tritone, pur dandogli all’inizio del coglione e del megalomane, denominandolo il “re dei marpioni” dopo aver notato  il numero delle figlie, dandogli poi dell’eroe indiscusso ed unico vero protagonista quando si sacrifica per la figlia senza pensarci un secondo; ha odiato ed insultato Ariel per tutto il tempo, dandole della piccola stronza superficiale che, senza battere ciglio, ha mandato affanculo la famiglia senza neanche salutare; per il principe, invece, non ha fatto altro che sbellicarsi dalle risate, affermando infatti che fosse così coglione e pieno di ormoni impazziti da essere un pericolo pubblico.
Dai, se questo per mal disgrazia va a fare una passeggiata di due ore, torna minimo con cinque mogli, dodici divorzi e venticinque figli! Sul serio, pensaci! Ha visto la squinzia sul mare e subito fanculo tutto, torna e si sposa la mattina dopo senza dire neanche una parola a l’altra stronza.
E le canzoni… Cielo! Per Il Re Leone era rimasto in silenzio, aveva anzi mostrato una discreta attenzione per “Il Cerchio della Vita” e aveva un’espressione divertita durante “Hakuna Matata", ma a questo giro si è davvero lasciato andare. Ogni tanto scappava in cucina, disseminando bestemmie durante il tragitto e tornando solo a canzone terminata, ma per una in particolare si è veramente sbizzarrito: quando infatti il granchio Sebastian finiva nella “cucina degli orrori” - come lui stesso l’ha definita - e il cuoco si metteva a cantare, non ha potuto fare a meno di commentare a modo suo.
Ma chi è che stacca la testa ad un pesce? Con un’accetta, poi! Con quello sguardo! È sbagliato, dai! È completamente sbagliato!
Ma ti pare una cosa normale? No, ma poi guarda lì! Cos’è ‘sta violenza?! Questi sono traumi per un bambino. Non è che se c’è una canzoncina buffa va bene. Se glielo fai vedere poi viene su uno psicotico assetato di sangue… scommetto che tu lo guardavi spesso, vero?

In pratica, Sherry non ha guardato né sentito niente, se non il brontolio del compagno semi-sdraiato al suo fianco. Ed ha riso. Ha riso fino alle lacrime nel vederlo infervorarsi tanto.
Il Saiyan, non avendo assolutamente sonno, le ha poi rubato il computer dalle mani ed ha scelto un altro film, un thriller questa volta, che però non ha seguito quasi per niente.
Sherry si era infatti rigirata tra le sue braccia e aveva preso a baciarlo dolcemente e lui si è sciolto come neve al Sole. Ha dovuto ricorrere a tutto il proprio autocontrollo per non spostare le mani dai suoi fianchi, per non strapparle la maglia di dosso e farla sua immediatamente. Non gli sembrava il caso, non dopo averla vista piangere disperatamente poche ore prima… e curiosamente a questo giro lei sembrava dello stesso parere, preferendo delle dolci coccole.
Ha sospirato di sollievo quando è sgusciata fuori dal letto per prepararsi per dormire, e si è sentito solo peggio quando è uscita dal bagno completamente nuda. Non che la cosa l’abbia sorpreso, ma per i suoi ormoni è stato un colpo decisamente basso.
Si è però imposto la massima rigidità anche quando si è sdraiata al suo fianco e si è accoccolata contro il suo corpo, tenendo una gamba appoggiata sul suo bacino. Si è messo a pensare alle peggio cose mai fatte in vita sua per ignorare e, se possibile, sgonfiare l’erezione che ormai svettava prepotentemente tra le sue gambe da quasi un’ora, riuscendoci solo quando, senza accorgersene, si è addormentato.
Non sa quando sia crollato, non sa quanto ha dormito, ma sa bene che non chiuderà mai più occhio all’idea di rifare lo stesso sogno anche solo un’altra volta.

Il tuo corpo nudo su quel letto è stupendo, così maledettamente eccitante, e il tuo sguardo… cazzo, potrei venire subito.
Sorridi con aria lussuriosa ed allunghi un braccio come per chiamarmi, ma non riesco a muovere un muscolo. Sono come incatenato qui, bloccato a sedere a qualche metro da te.
Sento i tuoi incitamenti, affermi di volermi subito, di non farcela più ad aspettare, ma davvero non riesco a muovere un muscolo.
«Sei impaziente oggi, eh?»
Kakarot? Che diavolo ci fai qui? Tu dovresti essere morto… come fai ad essere qui? Che succede? OI! Perché cazzo ti stai spogliando?! Scendi subito da quel letto, vestiti e scappa prima che riesca a capire come muovermi e ti spacchi il culo!

Non è vero. No. Non è vero.
Non mi stanno facendo questo. Non ci credo che lo stia baciando… e tu, Kakarot, toglile immediatamente le mani di dosso! Lei è mia!
«Mi eri mancato da impazzire…»
No, no… non è vero… non scherzare. No.
Non riesco a distogliere lo sguardo neanche quando mio fratello si abbassa tra le tue cosce e ti esplora con la lingua per darti piacere. Non riesco a distogliere lo sguardo neanche quando gemi sommessamente, facendo le fusa come una gatta, mentre gli immergi le dita nei capelli per tenerlo più vicino.
Voglio morire… adesso, subito. Voglio che il mio cuore esploda in questo momento lasciandomi stecchito. Se potessi muovermi, porterei uno dei due con me.
Tu gemi e il tuo corpo vibra in risposta alle attenzioni animalesche di mio fratello… e sembra che non sia la prima volta, da quel che  vi dite.
«Provavi tutto questo con Radish?» Ti prende lentamente ma con vigore, ad ogni affondo ansimi sempre più forte.
I rumori che fate… basta, vi prego, smettetela! Smettila di guardarlo così, non lo sopporto…
«No… mai… lui non era niente. Tu sei migliore in tutto, amore mio…»
Non lo baciare, non così… ti prego, smettila. Basta!

Urli di spingere più forte e ti lasci rigirare come vuole, ti lasci scopare con ferocia e vieni urlando il suo nome.
«Mordimi…»
Kakarot, per favore, no… non farlo. Non portarmela via. Sei il più forte, va bene, ma cazzo non portarmi via anche lei!
«Speravo che me lo chiedessi…»
E io, lo sento, sto davvero morendo. Lo sento dentro, mentre il cuore va in frantumi e il sangue si gela nelle vene mentre lui ti morde sulla clavicola, mentre gemi più forte e ti stringi al suo corpo come se ne valesse della tua vita. Era un gioco quando lo facevi con me? Era a questo che aspiravi?
Mentre affermi che sei solo sua prima che ricominci a scoparti, sento qualcosa di umido sulle guance.
«Sherry…»


Apre gli occhi di scatto, colto da uno spasmo che gli ha dato la  spiacevole sensazione di precipitare nel vuoto.
Respira con affanno, lasciando saettare gli occhi per la stanza scarsamente illuminata dalla luce che filtra dalla tenda.
Malgrado sia consapevole di essere completamente sveglio, gli sembra ancora di vederlo, suo fratello, che si sbatteva la sua compagna… e di vedere lei che lo incitava, che si stringeva a lui, che lo baciava e lo implorava di morderla. La sensazione di umido sulle guance, inoltre, è ancora presente e, forse, ancor più fastidiosa che in sogno. Portandosi una mano sul volto, si rende conto con stupore e sgomento di avere le guance rigate da qualche lacrima.
Ho davvero pianto per una cazzata del genere?!
Si porta faticosamente a sedere, il cuore avvolto dall’angoscia più nera. Perché, alla fine, tanto una cazzata non è: suo fratello è più forte. Inutile girarci attorno, ne è consapevole. Non lo ammette ad alta voce, assolutamente, ma è costretto ad ammetterlo almeno con sé stesso.
Lei era attratta da lui, all’inizio (adesso non saprebbe dire se è solo quello), perché fisicamente molto più forte dei loro maschi… e se, un domani, incontrasse il suo portentoso fratellino? Perché prima o dopo tornerà in vita, lo sa bene. Che succederebbe? Lo ignorerebbe e resterebbe al suo fianco, o perderebbe la testa per un guerriero dal cuore puro come lui?
Certo, Kakarot non è proprio il tipo che tradisce la moglie, Radish è convinto che a stento sappia cosa sia il sesso, figurarsi…
Ma Sherry? Potrebbe allontanarlo perché invaghita di un altro… e niente gli dà la certezza che non giocherebbe sporco più che mai per ottenere ciò che vuole.
Il cuore è avvolto da una profonda tristezza mista a gelosia e d’istinto si porta le mani alla testa, come se così facendo potesse bloccare il flusso dei propri pensieri.
Un mugugno al suo fianco lo fa in qualche modo ridestare. Lascia scivolare gli occhi sulla figura dormiente di Sherry e sulla sua espressione contratta in una smorfia quasi di dolore.
Ancora quell’incubo?
Si passa di nuovo le mani sul volto e sospira stancamente, decidendo infine di alzarsi per andare a prendere un po’ d’acqua fredda in cucina. Di solito tiene un bicchiere sul comodino, perché quando i suoi incubi lo svegliano prepotentemente lui ha bisogno di bere, ma ultimamente finivano con lo spaccarlo involontariamente e quindi ha smesso di tenerlo lì. Tanto, considerato il fatto che l’immagine di suo fratello che le tira i capelli mentre se la sbatte da dietro è come impressa a fuoco nel suo cervello, davvero non riuscirebbe a riaddormentarsi.
È assurdo che arrivi a sognare una cosa del genere… con Kakarot protagonista, poi! Avrebbe senso se al suo posto ci fosse stato Turles. Già, lui se la sarebbe fatta subito… e se lei non ci fosse stata, l’avrebbe violentata senza battere ciglio. Un altro motivo per non resuscitarlo mai, quel coglione. Farebbe più danni di quanti potrei farne io. E ci proverebbe con quella schizofrenica emotivamente disturbata.
La
mia schizofrenica emotivamente disturbata.

A quel pensiero, curiosamente, si sente un poco risollevare. Sherry è lì, in casa sua, nel suo letto. Potrebbe starsene ovunque, chiunque tra la sua gente la ospiterebbe con gioia, primo tra tutti il suo ex.
Già, quel simpaticone… Sherry gli ha detto, tra una battuta e un’altra, che non sarà facile fargli mollare la presa perché troppo orgoglioso per ammettere la sconfitta e lui per poco non si scheggiava i denti per quanto stringeva la mascella al solo pensiero di quel tipo che le ronza attorto tutti i giorni mentre sono separati. Gli ha poi chiesto, con quel ghignetto divertito stampato in faccia, se per caso fosse geloso, dal momento che si era visibilmente accigliato, e lui ha ribattuto che non poteva certo essere geloso di un uomo morto. E poi gli ha stretto le braccia al collo, lo ha baciato ed infine gli ha sorriso in quel modo infantile e allegro che lo fa sempre sciogliere.
Quella è l’espressione che tanto lo fa impazzire e, per ammissione di Bree, la usa solo con lui.
Nell’incubo non sorrideva così a suo fratello. Mai. E non urlava come un’ossessa come con lui, non gli artigliava la schiena e non piangeva per il piacere mentre supplicava di continuare.
Si sente improvvisamente come soddisfatto dalla consapevolezza che no, lei non lo pianterebbe così facilmente per suo fratello, e per questo decide che può anche tornare a letto. Non ha intenzione di riaddormentarsi, non ci pensa proprio, però può sempre disturbarla fino a farla svegliare. Cosa faranno dopo davvero non lo sa, ma non gli importa.
Si sdraia al suo fianco e la osserva mentre dorme. È calma adesso. Gli pare quasi di scorgere un lieve sorrisetto ad incresparle le labbra.
Si stranisce davanti a questo repentino cambiamento d’umore. Quando ha qualche incubo, non finisce così. Se sogna colui-che-presto-morirà-soffrendo-tantissimo le reazioni hanno del disastroso e questo lo hanno appurato quella notte ormai lontana, ma se sogna altro continua a mugolare e rigirarsi tra le lenzuola anche per ore, sussurrando spesso i soliti nomi, talvolta lasciandosi andare a qualche guaito. Ora invece, dopo neanche dieci minuti, è calmissima.
Una bizzarra idea gli passa per la mente, attraversandola come un treno, ma non gli sembra possibile. Anzi, gli sembra proprio assurdo al limite del fantascientifico… ma poi si ricorda delle loro nature differenti. Si ricorda che vengono da pianeti differenti, che lui può trasformarsi in un’enorme scimmia capace di devastare il mondo e lei in un lupo alto più di due metri e di almeno una tonnellata di peso. Si ricorda che la sua gente è strana, che il loro sangue ha caratteristiche pazzesche e, di conseguenza, si rende conto di non poter scartare del tutto l’idea.
Ma come proporgliela? Se la svegliasse per dirle di un’idea tanto assurda senza prove, andrebbe in bestia. Senza contare che indagherebbe sul suo incubo, gli estorcerebbe la verità, se la prenderebbe mortalmente per aver pensato che potrebbe fargli un torto simile dopo la sua precedente relazione e lo pianterebbe in asso. Non vuole neanche immaginare quanto dovrebbe faticare per farsi perdonare, così opta per un metodo alternativo.
Sì, ma quale? Dovrei pensare a qualcosa capace di mandarmi in bestia… tipo Vegeta. Vegeta che diventa molto più forte di me e rompe le palle. Sì, questo potrebbe funzionare… ma non riesco a concentrarmi su quel nano viziato con lei nel letto.
A questo pensiero, la soluzione arriva da sola.
Con espressione concentrata e movimenti cauti, allunga una mano verso di lei per afferrare il bordo della coperta e tirarla in basso, scoprendo il suo corpo nudo.
Le lunghe gambe sode e muscolose sono un poco divaricate, con il ginocchio sinistro un poco piegato verso l’esterno; un braccio è sollevato a circondarle la testa, con la mano semichiusa vicino alle sottili cicatrici sul volto, l’altro è abbandonato sull’addome piatto e tonico, il petto si alza e si abbassa ritmicamente.
Gli occhi del Saiyan seguono con attenzione le sue forme, soffermandosi sui seni piccoli e sodi, i capezzoli un poco inturgiditi a causa del repentino cambiamento di temperatura. Ogni volta che si spoglia - o la spoglia -, non riesce a fare a meno di fissare quel corpo segnato da innumerevoli scontri, flessuoso ed incredibilmente caldo… ed ogni volta si ritrova con un’erezione d’acciaio tra le gambe.
Si sdraia di nuovo al suo fianco continuando a seguire le sue forme illuminate dalla debole luce esterna ed avviai una lenta e discreta masturbazione pensando a tutto ciò che vorrebbe farle, a tutto ciò che fanno ogni volta, controllando con la coda dell’occhio il volto dello Spettro. Una parte di lui quasi teme il suo risveglio, convinto che possa in qualche modo irritarsi e dare il via ad una discussione, mentre l’altra vuole controllare le sue reazioni.
Gode silenziosamente, ghignando vittorioso quando comincia a sentire i suoi mugolii sommessi che si fanno a mano a mano più forti e decisi. La consapevolezza di aver ragione mista ai versi che emette l’Alpha, lo portano ad accelerare i movimenti fin quando non raggiunge il culmine, seguito a ruota da un’incosciente Sherry.
Ha ancora il respiro affannato quando una discreta euforia comincia a serpeggiargli nel petto. Ovviamente non può dirlo con estrema sicurezza, ma quello che ha appena visto gli dà giustamente modo di credere di aver ragione.
Si ripulisce in fretta e furia per poi inginocchiarsi sul letto al suo fianco, scuotendola con una discreta forza per la spalla. Ma lei non pare avere alcuna intenzione di dargli retta e prova debolmente a scacciarlo come farebbe con una mosca.
«Dai, svegliati!» Insiste ancora, scuotendola con più forza, ottenendo finalmente una piccola reazione.
«Possibile che ti venga sempre voglia di notte…?»
Non è sufficiente. Ha bisogno che si svegli e che sia cosciente per poterle parlare, così decide di accendere di colpo la luce, accecandosi da solo.
Sherry si rigira di colpo mentre la luce le frigge gli occhi malgrado le palpebre quasi del tutto chiuse e subito mena un colpo al niente con l’intenzione di fargliela pagare.
«Ma cosa accendi la luce?! Coglione!» Mugugna infastidita, rannicchiandosi in posizione fetale mentre cerca le coperte con la mano. Coperte che però sono tutte in fondo al letto, ben lontane da lei.
«Questi sono lamenti da fighetta.»
«Continua e li farai tu…»
Ridacchia appena, Radish, e finalmente spegne la luce. Rimane in ginocchio vicino alla lupa che si stiracchia nel letto e l’idea di farle tutto quello che si stava immaginando fino a pochi minuti prima diventa incredibilmente allettante.
No. Non posso. Stasera non è la sera adatta, devo accettarlo. Dopo colazione… sì. Dopo colazione, magari quando va giù nel seminterrato per usare la lavatrice… sì. Sì, è un’idea fantastica. Bravo Radish!
«Che c’è?» Borbotta mentre si porta a fatica a sedere, i corti capelli scuri sparsi un po’ in tutte le direzioni e gli occhi gonfi. Non ha idea di cosa stesse sognando, sa solo che si sente incredibilmente strana.
«So che non sei dell’umore e non è certo il momento adatto visto che sono tipo le tre del mattino, ma non potrei riprendere sonno con questo dubbio.» Parla velocemente, la coda che si agita involontariamente alle sue spalle. Sherry segue quei movimenti frenetici con gli occhi, tornando poi a concentrarsi su di lui con aria interrogativa e decisamente contrariata.
«Vieni al punto, Koba.»
«È possibile che io senta le tue emozioni e tu le mie?»
Rimane immobile, le gambe incrociate e un braccio abbandonato in grembo e l’altro a mezz’aria, la mano tra i capelli.
«Cosa?» Domanda semplicemente, assottigliando lo sguardo. Sente inoltre un odore particolare nell’aria e, con aria circospetta, dà subito voce al proprio dubbio: «Perché c’è odore di sesso? Mi sono persa qualcosa?»
«Ho fatto un esperimento. Piacevole per entrambi, a quanto pare.»
«Sono le tre passate e continui a tirarla per le lunghe… perché ci tieni tanto a farmi incazzare?»
Sospira forte, Radish, deciso a giocarsi il tutto per tutto. Non è mai così intrattabile appena sveglia e sa che ciò è dovuto alla confusione che aveva dentro quando si è addormentata. Ormai anche per lui è chiaro che ha una sfera emotiva disturbata e chiusa al limite del patologico, quindi non si è affatto sorpreso nel vederla accantonare la questione prima di cena.
«Okay, allora… ho avuto un… un incubo assurdo e mi sono svegliato che ero, diciamo, un po’ nervoso. Ti ho guardata perché mugolavi e avevo paura che tu avessi il tuo, di incubo, così sono andato a prendermi un po’ d’acqua in attesa che tu esplodessi e nel mentre mi sono calmato… quando sono tornato in camera, magicamente ti eri calmata anche te. Così mi sono incuriosito e mi sono detto: “Non è che magari sentiamo l’uno le cose dell’altra? Beh, c’è solo un modo per scoprirlo!”, così ti ho tolto le lenzuola di dosso e mi sono fatto una sega guardandoti-»
«Non so se essere incazzata, disgustata o spaventata. Davvero.» Lo interrompe così, gli occhi spalancati e l’espressione indecifrabile. Lo fissa con insistenza, le mani chiuse a pugno. Non sa davvero se colpirlo con tutta la sua forza, scoppiare a ridere o rimanere così, immobile ed incapace di credere che il suo compagno sia così fuori di testa.
«Sii seria, dai.»
«Ci sto provando, ma non capisco il punto! Che c’entra farsi una sega mentre io dormo?»
«C’entra perché quando sono venuto io, sei venuta anche tu!» Gli sembra così ovvio a Radish. Era convinto che ci arrivasse subito, in fondo sa che è discretamente intelligente e che ha visto cose ben più assurde di quello che le sta dicendo, invece pare come cadere dalle nuvole.
«Avrò sentito il tuo odore e basta… o magari stavo sognando qualcosa in particolare, vai a sapere…» Prova a ributtarsi sui cuscini, venendo però bloccata dal Saiyan. Le tiene con forza i polsi e prova ad avvicinarla allungando una mano verso il suo fianco e, contro ogni logica, lei lo lascia fare e si porta intenzionalmente fin sulle sue gambe muscolose.
«No, dai, sul serio! È possibile che sentiamo davvero le emozioni l’uno dell’altra?» Cerca i suoi occhi nell’oscurità, cerca di capire cosa le passi per la testa, ma è impossibile perché lei gli poggia la fronte sulla spalla e sbuffa come una locomotiva. È stanca e nervosa, ma davvero non può mollare la presa e rimanere con un dubbio tanto grande.
«No…»
«Davvero? Sicura sicura?»
«Dovresti essere come minimo un Freak perché possa accadere, ma non lo sei. Vieni da un altro fottuto pianeta, quindi non esiste che tu abbia il nostro sangue.»
«Perché, se lo avessi?» Mentre parla sente come se un fastidiosissimo nodo si stesse formando nel suo addome, stretto e quasi doloroso.
«Non ce l’hai.»
«Ma se invece sì? In fondo bevo spesso il tuo.»
«Non basta, per niente. Dovresti averlo dalla nascita nel corredo genetico, okay?»
«Okay, ma metti caso che invece sì perché ho bevuto il tuo?»
Quando ci si mette, Radish sa essere fastidioso come una mosca vicino all’orecchio mentre provi a prendere sonno. Una mosca cavalcata da una zanzara che a sua volta è cavalcata da una zecca con le pulci. Se Sherry non provasse qualcosa di davvero forte per lui, avrebbe già provato a strappargli gli occhi con un cucchiaino da tè.
Ma alla fine, dopo interminabili secondi di silenzio durante i quali il Saiyan le pizzicava delicatamente i fianchi per darle fastidio e convincerla a dargli retta, Sherry si lascia andare all’ennesimo sospiro frustrato e lo mette al corrente di una cosa alla quale neanche lei pensa mai. Una cosa che, secondo il suo modesto parere, è talmente rara da potersi considerare una specie di miracolo tra quelli come lei.
Miracolo che ha colpito Leila…
«Circa una settimana fa abbiamo guardando un film d’animazione con i vampiri… ricordi? Quello col ragazzo con i capelli tipo Pip. Ricordi cosa dicevano? Che facevano zing? Ecco, alcuni Spettri fanno tipo zing. Succede solo una volta nella vita ed è estremamente raro. Per quanto ne so, quando si fa zing si sentono l’uno le emozioni dell’altra e, quando il rapporto si solidifica, si può arrivare a sentire a lunga distanza se l’altra è in pericolo o se sta soffrendo fisicamente. Soddisfatto adesso? Mi lasci dormire?» Lo allontana malamente e si ributta a pesce sul materasso, desiderosa solo di chiudere la strana conversazione per cadere di nuovo tra le braccia di Morfeo. Ma Radish, ovviamente, non è del suo stesso parere, essendo ormai più che sveglio, difatti le pizzica con forza il fianco, facendola saltare come un gatto.
«Ahi! Ma sei deficiente?!»
«Sei arrabbiata! Lo sento!»
«No, idiota: vedi che sono incazzata e adesso sei convinto di sentirlo!» Gli ringhia contro mentre prova a sferrargli un calcio nell’addome, trovandosi per qualche secondo con una gamba tesa verso l’alto e la mano libera di lui che le tamburella giocosamente sul polpaccio. Ritrae poi l’arto con fare stizzito e si gira di nuovo, decisa a dormire quelle poche ore che le sono rimaste. Dovrà uscire prima del solito ed affrontare una giornata pesantissima, non è davvero dell’umore per stare ai suoi giochi.
«Adesso mettiti a dormire, per cortesia, o ti assicuro che puoi scordarti i pompini notturni da qui a sei mesi, come minimo!»
«Io però l’ho sentito…» Borbotta contrariato mentre si sdraia di nuovo al suo fianco, la punta della coda che le picchietta insistentemente sulla coscia.
Si rigira di scatto, tenendosi sollevato su un gomito, e avvicina pericolosamente il viso alla sua spalla. La mordicchia appena, sorridendo contro la sua pelle quando la sente mugugnare qualche lamento. Gli piace farla innervosire così, anche perché poi finisce sempre con lo stringersi a lui come per farsi perdonare. Fern li ha addomesticati in modo strano, non c’è che dire…
«Se ti mordo, ti arrabbi?» Mormora vicino al suo orecchio, la voce bassa e roca che per un attimo la fa fremere.
Sorride sornione quando si gira tra le sue braccia e lascia scivolare una gamba in mezzo alle sue, con una mano che lascivamente sale sul suo petto per poi scivolare sulla schiena, arrivando inesorabile fino all’attaccatura della coda. Lì si ferma e il Saiyan sobbalza appena quando sente quelle letali dita stringerlo con una certa cattiveria.
«Sono sul punto di strapparti la coda, Radish… per poi cospargerla di senape e maionese solo per darla in pasto al tuo culo. Vuoi davvero continuare questa conversazione?!»
Il concetto è chiaro e semplice, Radish lo afferra subito e butta la testa sul cuscino mentre Sherry si abbandona tra le sue braccia e si assopisce, lieta di aver chiuso il discorso ed aver avuto l’ultima parola.
Forse ho esagerato un po’
Si mordicchia distrattamente l’interno della guancia mentre lascia vagare gli occhi per la stanza immersa nell’oscurità, la mente che continua a pensare al fatto che no, non si è convinto di sentire la sua rabbia: lui l’ha sentita nel petto, come la piccola fiamma di un fiammifero quando viene acceso. Forse neanche una fiamma, più una scintilla, ma comunque presente al centro del petto. È sparita subito, però, surclassata dalla sua euforia.
Ora, con lo Spettro che si è velocemente riaddormentato stretto nel suo abbraccio, non sa esattamente cosa prova.
Si sente confuso da quella scoperta-non scoperta agghiacciante.
Si sente come magnetizzato dal suo corpo che non riesce a smettere di sfiorare.
Si sente debole perché non riesce a togliersela dalla testa.
Si sente euforico perché, se ha davvero ragione su tutta quella faccenda, lei non guarderà mai e poi mai altro uomo all’infuori di lui, fosse anche la divinità più potente mai esistita.
Si sente come schiacciare dalla potenza di quella relazione un poco disfunzionale.
Si sente irrequieto all’idea che là fuori, chissà dove, c’è un altro Spettro capace di farla preoccupare.
Si sente mancare il fiato quando gli tornano in mente le parole di Piccolo, più potenti e devastanti del momento in cui le ha pronunciate.
Abbassa lo sguardo su Sherry. Gli sembra tranquilla, rilassata, fragile e vulnerabile. Se solo fosse così anche in altri momenti, se avesse la capacità di lasciarsi andare a lui come in questi momenti, sarebbe tutto dannatamente più semplice.
Ma forse è proprio il fatto che lei non sia poi tanto semplice a farlo ammattire tanto. O forse è solo perché Piccolo, alla fin fine, aveva assolutamente ragione.
«Hai fatto un casino con la mia mente…» Mormora mentre la stringe un poco, posando il mento sulla sua testa. Rimangono così, stretti nel loro calore, e Radish decide di ammetterlo ad alta voce ora che lei non può sentirlo, così da non compromettersi ancora di più: «…e mi hai fatto innamorare.»





ᴀɴɢᴏʟᴏ ᴅᴇʟʟ’ᴀᴜᴛʀɪᴄᴇ
Capitolo scritto più velocemente del solito… non so come ho fatto. È venuto da sé, in due giorni esatti.
Le parole si scrivevano da sole, il che è strano visto che ho difficoltà a gestire il romanticismo. Boh. Sarà la quarantena… o forse mi divertiva vederli in questi momenti sapendo cosa succederà a breve.
Non so chi dei due sia quello messo peggio, comunque. Da una parte c’è lui che è inesperto e si è ritrovato per le mani una donna abituata a tenersi tutto dentro, dall’altra c’è lei che non sa gestire le emozioni, quasi non le riconosce e di colpo si è pure ritrovata a vedere qualcosa di devastante per la sua psiche. 🤯

Entra poi in campo anche un nuovo Spettro, seppur sia rimasto accuratamente nell’ombra. Sarà un timidone? No. Un cazzo, proprio. 🙂

Stavolta, non so perché, voglio dedicare due paroline anche per Leila: una ragazza/donna (perché lei aveva il corpo di un’adolescente e la mente di una donna adulta, alla fin fine) che crede fermamente in un’entità superiore con la quale conversa spesso, con la quale ha un rapporto vero, una ragazza/donna disposta a compiere gesti estremi senza alcun rimorso pur conoscendo tutte le conseguenze.
Una ragazza/donna che amava con tutta sé stessa il suo giovane e schivo Spettro, un ragazzo condannato dalla nascita ad un qualcosa che mai avrebbe voluto e che ha trovato conforto solo in lei, nelle sue stranezze, nella sua forza e nella sua dolcezza.
Leila, una donna vittima/non vittima degli eventi, una donna che ha dato tutto per un qualcosa di più grande, senza però avere alcuna certezza che questo qualcosa si realizzasse.
Per molti non sarà così e lo capisco, ma penso che sia forse il personaggio dall’animo più forte che io abbia mai creato. Forse un poco egoista, perché si è ritrovata come costretta a condannare il suo amore e l’ha fatto senza ripensamenti, ma che teneva così tanto alla sua gente da non dubitare mai delle proprie scelte.
Non so perché dico queste cose, alla fine tutto verrà mostrato più apertamente col proseguire della storia, ma tengo molto più a lei che non a tutti gli altri personaggi.
O forse lo faccio solo perché mentre scrivo queste righe il mio umore oscilla pericolosamente da una parte all’altra, toccando tutte le emozioni possibili.
Boh.🤪

Ragazzi e ragazze, direi che è giunto il momento di salutarci in vista del prossimo capitolo (già pronto). Un capitolo dove ci saranno non solo i nostri beniamini, ma anche Bree, Mimì, Fern, il Quartetto in tutto il suo dinamico splendore, Pip, Jane, River e Camila.
Chi indovina per quale evento possano trovarsi costretti tutti assieme?🤗

A presto
Un bacione
Kiki 🤙🏻

  
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