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Autore: Violet Nike    05/04/2020    0 recensioni
Per un momento la stanza si gelò e con essa il sangue nelle mie vene, era così seria che temevo realmente potesse parlare sul serio e la cosa non era per nulla positiva; ma poi la sua risata allegra ruppe il gelo e io lasciai correre il discorso salutandola... Non l’avrei mai più vista.
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È giunto il momento di dirti quello che avrei dovuto dirti cinque anni fa. Siediti, ti prego. Saprai tutto. Ti chiedo solo un po' di pazienza. Avrai modo di urlare...di fare quello che vuoi...quando avrò finito. Non te lo impedirò.
Genere: Angst | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Theodore Nott, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Per alcuni attimi Draco fissò la ragazza che rideva di fianco a lui perplesso, abituato alla compostezza e alla severità dei genitori vedere una ragazza esibirsi in una risata così sonora lo lasciava allibito soprattutto vista la frase che aveva appena pronunciato, eppure lei non sembrò curarsene. Avrebbe voluto sapere perché rideva così tanto delle sue azioni, avrebbe voluto chiederle dove si trovasse fino al giorno prima, ma più di tutto voleva sapere perché la madre aveva portato a casa quella sporca babbana. La donna, dal canto suo, taceva composta senza soffermarsi mai a guardare il figlio ma sbirciando più e più volte la giovane ed ogni qualvolta che i suoi occhi incontravano la ragazza un misto di dolcezza e paura si faceva largo sul suo volto; quella faccenda si faceva più strana che mai agli occhi del giovane sedicenne, che attendeva con ansia l’arrivo delle risposte tanto quanto la moretta. Ci fu uno schiocco e pochi attimi dopo una donna, dai lunghi e arruffati capelli mori con il viso segnato dagli anni di prigionia e gli occhi infiammati dalla passione, fece il suo ingresso stringendo in un amorevole abbraccio la bionda. “Cissy, sorellina mia!” Bellatrix aveva fatto il suo ingresso con tranquillità interrompendo la colazione del quartetto e frenando la risata della ragazza che ora fissava la nuova venuta; per un momento Draco ebbe l’impressione di vedere nelle due more la stessa persona, nonostante quel qualcosa di quasi angelico che trasmetteva Aletheia portandola ad allontanarsi dalla donna. Le due sorelle sciolsero presto l’abbraccio mentre il padrone di casa usciva in silenzio dalla stanza intimando a Draco di restare, gli occhi celesti delle due si fissarono sulla nuova ed un sorriso benevolo ammorbidì il volto della zia. “E’ così grande... Grazie Cissy.” “Quindi sei tu che mi volevi qui.” Aletheia non aveva perso tempo, la voce dolce e delicata aveva posto la domanda con secchezza mentre ancora finiva di mangiare, Draco le rivolse un cenno di stizza per quel comportamento mentre Bellatrix superava il tavolo e le andava vicino; la osservava come un miraggio quasi non credesse ai suoi occhi e una volta che le fu vicina le accarezzò il volto amorevolmente. “Si, ora che sono finalmente libera ti volevo con me.” “Libera? Eri imprigionata anche tu?” Aletheia non si era sottratta al contatto con la donna eppure non ne sembrava colpita, semplicemente la fissava come fosse un libro da leggere; Bellatrix invece era completamente assorta a contemplarla mentre le si inginocchiava accanto in modo da avere i volti alla stessa altezza. “Si, sedici anni fa fui rinchiusa, dissero che avevo fatto del male ma in realtà combattevo per una giustizia più grande. Ho dovuto rinunciare a te per così tanti anni. Ma non importa. Ora sei qui e recupereremo il tempo perduto.” “Stai dicendo che ciò che so della mia famiglia è falso? Che io non mi chiamo Aletheia Dashkov?” Non vi era un’emozione in quelle parole, forse un accenno di dubbio, eppure la ragazza guardava storto la donna cercando di capire se le parole che pronunciava fossero veritiere. “No, piccola mia. Tutto ciò che ti hanno raccontato è una bugia, ti hanno portata via da me e lasciata ad una famiglia di luridi traditori del sangue, ti hanno raccontato bugie. Ma io posso raccontarti la verità, puoi incontrare la tua famiglia e non essere più rinchiusa. Potrai usare la magia. Perché tu, tu sei la mia stella più bella Aletheia. Tu sei la mia bambina.”  

Il silenzio era calato sulla stanza dopo le parole di BellatrixDraco osservava la madre sorpreso mentre quest’ultima si stringeva in un abbraccio solitario vedendo la nipote e la sorella ammutolite, vi era qualcosa dentro ognuno di loro che faceva percepire la realtà delle parole eppure erano impensabili, soprattutto per Draco: perché non gli era stato detto nulla di sua cugina, perché non erano andati a salvarla prima facendola crescere con loro, perché avevano aspettato così a lungo. “Sono tua figlia, va bene. E chi è mio padre? Perché non sono potuta stare qui? Da quanto ho capito loro sono la tua famiglia. Perché hai permesso che mi rinchiudessero in un manicomio?” Aletheia ora lasciava spazio alla rabbia, una rabbia passionale e istintiva ma anche estremamente controllata, osservarla con quegli occhi così chiari e furenti metteva in allarme il giovane serpeverdeBellatrix sorrise amara e strinse una mano alla giovane cercando di darle conforto. “Mi sei stata portata via, stavo svolgendo il mio dovere quando delle persone ti hanno trovata e rapita. Hanno tenuto il segreto tutti, portandoti il più lontano possibile, tuo padre è stato distrutto ed io sono stata rinchiusa. Ma ora, ora tuo padre è tornato ed io sono libera. Ho trovato una delle persone che ti ha rapita ed ho saputo tutto, ho chiesto subito a mia sorella di trovarti e di salvarti. Volevo che tornassi a casa il prima possibile.” Bellatrix alternava odio e dolore nelle sue parole, quel racconto per la giovane aveva ben poco senso eppure Draco beveva ogni parola e ne capiva l’importanza regalando alla madre sguardi sempre più allarmati e perplessi. “Voglio che tu possa frequentare Hogwarts, la scuola per i maghi, così apprenderai la magia e voglio che tu ti unisca a me e tuo padre nella nostra battaglia. Voglio che tu ti possa vendicare di ciò che ti hanno fatto quei maledetti che ti hanno portato via tutto.” Bellatrix fremeva quasi euforica, Aletheia taceva quasi impassibile mentre Draco si era alzato dalla sedia di scatto sgranando gli occhi rivolto alla zia: far entrare ad Hogwarts quella ragazza poteva essere un problema e sicuramente avrebbero fatto ricadere su di lui il compito di controllarla e proteggerla, ma soprattutto quella ragazza non sapeva nulla e doveva essere addestrata. “Non può frequentare Hogwarts! Cosa diremo? Certo non è mia cugina o capirebbero e se usasse il suo nome attuale chi era a conoscenza sarebbe in allerta... E poi dovrebbe cominciare dal quinto o sesto anno e non sa assolutamente nulla di magia.” Aletheia sfoderò un sorriso sornione mentre si lisciava i capelli e rivolgeva i suoi occhi al ragazzo, con movimenti lenti si era alzata dalla sedia riducendo le distanze fra loro e quindi aveva parlato con semplicità. “Я говорю по-русски.1 Sono stata cresciuta da russi, posso fingere di essere una studentessa straniera o sbaglio? E tu puoi insegnarmi tutto ciò che devo sapere. Io frequenterò Hogwarts ad ogni costo.” 


1: Io parlo russo.

  
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