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Autore: Amex Gold    06/04/2020    2 recensioni
La diciottenne Olimpia Fiammella corona il suo sogno d'infanzia arruolandosi nella Marina militare, ma il destino a cui aveva immaginato di adempiere potrebbe rivelarsi decisamente diverso rispetto alle aspettative. Durante il suo cammino infatti, verrà sottoposta a molte prove fisiche e morali.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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 1. Verso Santa Barbara

 
“Ciao amore mio, ti prometto che tornerò presto.” Olimpia pronunciò queste parole in modo solenne, pur ben sapendo che fossero bugie. Non sapeva quando sarebbe tornata, probabilmente sarebbero passati mesi.
“Sta’ attenta mi raccomando, e non cacciarti nei guai, piccola peste!” le raccomandò caldamente il suo fidanzato, Michael.
“Non lo farò, te lo prometto.” La ragazza lo fissò negli occhi e poi lo abbracciò più di quanto potesse effettivamente permettersi. Il pullman sarebbe arrivato tra cinque minuti, e doveva ancora terminare il giro dei saluti.
 
“Tesoro mi raccomando, fatti sentire, chiamami ogni giorno, e se ti trattano male torna subito a casa!”
“Sì mamma tranquilla, dopotutto devo solo affrontare un addestramento militare, non mi tratteranno male.” rispose sarcasticamente Olimpia. Poi, arrivò il momento di salutare ‘il pezzo forte’.
 
“Ho sempre saputo che questo momento sarebbe arrivato, bambina mia. Ti ho addestrato duramente per prepararti ad affrontare tutto ciò che comporta questa vita, ma non si è mai pronti abbastanza per diventare un militare. Noi siamo nati guerrieri, e ci batteremo per difendere la nostra gente. Continua a rendermi orgoglioso di te.” Il padre di Olimpia, il capitano di vascello Filippo Fiammella, era un uomo altissimo e forte. Aveva passato metà della sua vita in mare, arruolato come soldato nella Marina, e quel giorno aveva il petto gonfio d’orgoglio. 
“È il nostro DNA, papà. Non si diventa soldati, ci si nasce.” Olimpia rispose con gli occhi velati di lacrime, poi abbracciò stretto suo padre.  
 
È il momento. Il pullman che l’avrebbe condotta verso il suo destino era arrivato: destinazione Santa Barbara.
Olimpia diede un ultimo bacio al suo fidanzato, per poi congedarsi. Vide tutta la sua famiglia in lacrime, e le sembrò insolito il fatto che quasi desiderava non partire più. Suo padre diceva il vero, l’aveva addestrata per tutta la vita ad abbracciare il suo destino, da quando la svegliava alle 6:00 del mattino all’età di dieci anni cantando una qualche marcia militare, a quando la obbligava a mangiare piccole razioni di cibo scadente, a quando costruiva percorsi ad ostacoli in giardino per farla allenare, perfino sotto la pioggia, ma al momento in cui ti arruoli non si è mai abbastanza pronti. Da bambina a ragazza, Olimpia seguiva con passione gli insegnamenti del padre, convinta ad abbracciare il suo stesso stile di vita non appena avesse ottenuto il diploma. 
Certo, suo padre non era stato un uomo molto presente nella sua vita: spesso era via a cause dalle sue missioni per mare e Olimpia non lo vedeva per mesi interi, ma quando tornava portava sempre con sé souvenir esotici provenienti da tutte le parti del mondo, come la bambolina fatta a mano da una bambina di un villaggio africano o stoffe orientali pregiate e bellissime. Le raccontava di come in posti freddi e molto lontani talvolta il cielo si tinge di verde e si mette a danzare, o di come siano eleganti le balene quando nuotano e sembrano parlarti. 
Olimpia crebbe con la promessa che avrebbe indossato fieramente una divisa, tutelando la gente dai pericoli del e dal mare. 
 
Si sedette a fianco al finestrino, solitamente agevolava i suoi pensieri. Suo padre le aveva insegnato molti esercizi per diminuire l’ansia, ma in quel momento voleva solamente lasciare libero sfogo ai suoi sentimenti. Dopotutto, come le diceva sempre lui, avere paura è normale, ma il soldato abbraccia la sua paura. 
Accanto a lei si posizionò una ragazza. È carina ma troppo pallida, ha le occhiaie e trema come una foglia. “Un bravo soldato deve aiutare gli altri, in qualsiasi situazione.” Pensò Olimpia.
“Stai bene? Ti serve un po’ d’acqua?” chiese gentilmente.
“No grazie, ce l’ho già, ma se ne bevo troppa mi scappa la pipì e poi non so dove farla.” La risposta della ragazza era più confidenziale del previsto.
“Soffri di mal d’auto?” le chiese ancora Olimpia.
“No.” La ragazza rispose in modo secco. Olimpia non voleva sembrare troppo pressante, e semplicemente tirò fuori dalla tasca le sue cuffiette, decisa a godersi il viaggio.
“Anche tu sei… sei…” iniziò a chiedere la sua vicina di posto, balbettando.
“Sono cosa?”
“Sei… sei… arruolata?” le tremava visibilmente il labbro inferiore.
“Ah, beh, sì. Anche tu, quindi.”
“Sì…” Olimpia si sentì sollevata. Era necessario creare un legame solido con i compagni di squadra, magari sarebbero finite nella stessa compagnia e si sarebbero potute dare una mano con i rispettivi compiti.
“Piacere, Olimpia!” la ragazza procedette a stringerle la mano.
“Piacere, Diana…” la ragazza non riuscì più a contenersi e scoppiò in un pianto silenzioso ma disperato.
“Hei, hei, che succede?!” Olimpia procedette ad estrarre dal suo zaino un pacchetto di fazzoletti.
“Tu non hai paura?” le chiese Diana, con gli occhi azzurri spalancati e pieni di lacrime.
“Beh, certo, certo che ho paura, ma alla fine penso che sarà un’esperienza decisamente formativa, dopotutto è il nostro lavoro…” Olimpia venne colta alla sprovvista. Ora capiva: quella ragazza stava avendo un attacco di panico. Ecco il suo primo compito da soldato: aiutare una compagna a calmarsi e a ragionare con lucidità!
“Ok, ok, Diana tranquilla, non preoccuparti. Chiudi gli occhi, ed immagina di starti trovando in un posto a cui sei molto legata, come una spiaggia, un parco, un prato o qualsiasi cosa ti trasmetta pace e serenità. Ci sei?”
“Sì, sì, ci sono.” La ragazza chiuse gli occhi e seguì le sue istruzioni, respirando l’aria a grandi boccate.
“Perfetto. Ora, immagina di stare con una persona a cui tieni molto, come i tuoi genitori, tuo fratello o sorella o il tuo fidanzato. Ecco, lo vedi? Ti sta venendo incontro, ti abbraccia, e ti dice che va tutto bene.”
“Sì, sì, ecco vedo mia sorella che mi abbraccia… Diana andrà tutto bene, andrà tutto bene…” Ok, quella ragazza era decisamente stramba, ma Olimpia era certa che questi esercizi di visualizzazione avrebbero calmato il suo attacco d’ansia. La ragazza smise di piangere e riprese a respirare normalmente. 
“Per fortuna, ora mi sento meglio.” Olimpia ne fu felice: aveva completato la sua prima missione, era stata utile a qualcuno, niente di meno ad una sua collega! Le porse una cuffietta. 
“Allora, ci mettiamo una bella playlist di Spotify adesso. Scegli tu.”
“Grazie!” la ragazza la abbracciò inaspettatamente forte. “Mi hai salvata la vita, prometto di fare lo stesso con te in futuro, se ne dovessi avere bisogno!” Olimpia sorrise. 
 
Le due ragazze si assopirono, e al loro risveglio si trovarono esattamente alla fermata di Santa Barbara. Presero i loro bagagli, insieme agli altri ragazzi, e si incamminarono per raggiungere la scuola di addestramento, a circa un quarto d’ora di cammino dalla stazione dei pullman.
 
Una carovana di ragazzi, di poco più di diciotto anni, marciava in direzione della scuola. Passarono davanti all’imponente Arsenale e si fermarono ad osservarlo con occhi sognanti. Non potevano ancora entrarci, avrebbero avuto il permesso solo ad addestramento compiuto.
 
I ragazzi ripresero i loro cammini, si scambiavano qualche chiacchiera di tanto in tanto, esternando i pensieri e paure che condividevano. Olimpia aveva calmato la sua ansia, respirava già a pieni polmoni il clima della fratellanza tra colleghi. 
 
Eccola, la Scuola di addestramento per cadetti della Marina Militare italiana. Erano arrivati. Un enorme cancello in ferro con lo stemma di un'ancora si ergeva di fronte ai ragazzi. Un soldato aprì il cancello e li fece entrare, un po’ alla volta.
 
“Disponetevi in fila da due ed entrate un po’ alla volta. Non create assembramenti che possano arrecare disagio al normale funzionamento di questa struttura.” Il soldato era alto e grosso, senza barba e con la testa rasata. Aveva una splendida divisa blu scuro. La voce era ferma ed intimidatoria. Il cancello si chiuse dietro i ragazzi e il soldato li condusse nella sala conferenze. 
 


“Benvenute, nuove leve.” Una voce maschile quasi robotica a giudicar dall’intonazione, zittì l’aula magna.

 
Olimpia sorrise. Da quel momento in poi ci sarebbero stati solo lei, e il suo destino. 
   
 
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