Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: VigilanzaCostante    01/05/2020    4 recensioni
Rose Weasley, la vitale, energica, permalosa e emotiva Rose, è malata. Cerca di farsi piccola piccola nel marasma dei suoi cugini per non essere vista, per non essere notata nel trambusto che sta vivendo.
Due occhi grigi però la seguono e la notano, e si accorgono del malessere che la sta schiacciando.
In un settimo anno diverso da come se lo erano immaginato, scoprono l'amore e il dolore.
[Il prologo di questa storia partecipa al contest "Chi ben comincia è a metà del prologo" di BessieB sul forum di EFP]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Prologo

Fragile - maneggiare con cura.
 
La vita è una cosa spigolosa
La gente corre dietro qualcosa
Ed io verrò da te
E tu verrai da me
Così vediamo se
Due che si abbracciano strettissimi
Ce la fanno a scomparire
(Scomparire, Giovanni Truppi)

 
 
Rose Weasley non aveva mai conosciuto la morte prima di allora. Ne aveva sempre sentito parlare come qualcosa di lontano, legato alla guerra, legato alla vita. Razionalmente sapeva che cos’era la morte o il ciclo della vita... ma non lo sai davvero finché non lo provi sulla tua pelle.
Morta. Sua nonna era morta. Rose per giorni aveva cercato di imprimersi in testa quella parola, finendo per farla diventare vuota, senza suono né significato. Morta.
Com’era morta? Non riusciva a spiegarselo. Si, un infarto, un problema cardiaco, avevano detto. Ma si sentiva confusa Rose, per quanto fosse sempre stata sveglia e guizzante nel comprendere le cose. Ma adesso non comprendeva: solo il giorno prima della sua morte avevano pranzato insieme e le aveva chiesto fino allo sfinimento se avesse qualche spasimante. Allora funzionava davvero così? Il secondo prima sorridi, cucini, vivi e quello dopo tutto diviene freddo e immobile?
Settantacinque anni non sono tanti, no? A settantacinque anni non sei vecchia, hai ancora tempo, avrebbe dovuto avere ancora tempo con lei, crescere al suo fianco. 
Vedere il suo corpo al funerale, senza riconoscerlo, agghindato con il suo bell’abito e truccato le sembrava oltraggioso. Sua nonna non era così: era grezza, alla mano, diretta. Ti ammoniva con il dito sporco di fuliggine perché aveva appena finito di pulire, e poi quando ti abbracciava sapeva di pane fatto in casa.
Era la classica nonna, ma era la sua noni, come l’aveva iniziata a chiamare da piccina e non aveva più smesso. Parlarne già al passato le faceva stringere il cuore nel petto, una morsa non piacevole che le mozzava il respiro.
Si girò annaspando cercando lo sguardo dei suoi parenti, ma erano tutti con la testa chini a guardare il terreno, non curanti del caldo nonostante gli abiti scuri.
La Tana, pochi metri più in là, sembrava non riuscire a stare più dritta nel suo essere traballante. Come se neanche quella casa viva riuscisse ad accettare la morte di chi aveva fatto di tutto per farla rimanere in piedi.
A Rose sembrava di non essere più un corpo, d’essere sballottata di qua e di là tra la cerimonia, e le condoglianze. Sentiva la sua testa annuire, le sue labbra esprimere ringraziamenti, accettare le carezze e riluttante anche gli abbracci, ma in realtà non era davvero lei a fare tutto questo. Si sentiva un automa. Non ricordava nemmeno l’ultima volta che aveva messo qualcosa di commestibile in bocca, l’ultima volta che aveva sorseggiato un po’ d’acqua. Eppure, di lacrime ne aveva versate tante nel buio della sua camera, prosciugando qualsiasi suo liquido.
Aveva la presunzione di pensare che lei, proprio lei, era la preferita della nonna. Da sempre, forse perché mentre gli altri bisticciavano Rose si sedeva sul suo grembo e le chiedeva di raccontarle per l’ennesima volta la storia della guerra, dell’amore con il nonno, di quando lo zio Harry aveva vinto. E la nonna raccontava, modificando alcune parti, e tagliando alcuni pezzi, ma commuovendosi alla fine.
Sua nonna sì che aveva affrontato il lutto, e se adesso fosse qui potrebbe insegnarglielo. Ma, pensandoci bene, se fosse qui non ce ne sarebbe nemmeno bisogno.
- Rose, mi dispiace molto per la vostra perdita - la voce di Scorpius inconfondibile come sempre, la stupì un po’ nell’automatismo in cui era immersa.
- Malfoy -, sussurrò flebile. Non abbandonò l’uso del cognome, perché mai si erano chiamati per nome negli ultimi sette anni e non voleva rompere anche quella sciocca abitudine.
Rose e Scorpius non si potevano definire amici. Ma non si odiavano, questo era certo. Si apprezzavano reciprocamente, e questo era rafforzato (e non svilito) dal continuo battibeccare e litigare per i corridoi. Le discussioni senza senso erano state all’ordine del giorno in quei lunghi sei anni, ma non c’era mai stato astio o cattiveria. Era sempre stato divertente, diamine, perché Rose con la sua poca pazienza e Scorpius con la sua finta facciata di arroganza facevano una bella accoppiata. Non si potevano definire amici, ma essendo due belle teste non da poco si erano per anni confrontati su materie, squadre di Quidditch, interessi e libri letti.
Scorpius guardava gli occhi di Rose estremamente vuoti e sentiva che la Rose che l’anno prima gli aveva lanciato un libro in testa perché aveva preso un voto più alto di lei in quel momento era sparita. E lo capiva, lo capiva davvero, quindi la scrutò con circospezione prima di avvicinarsi e stringerle la mano.
Sentendo a malapena i muscoli di Rose reagire cercò di dileguarsi velocemente, per andare a salutare gli altri Weasley con cui aveva sempre avuto un rapporto più che civile. Albus, per esempio, era il suo migliore amico, e la sua presenza a quella cerimonia era dovuta principalmente a lui.
Ma Rose, Rose aveva qualcosa negli occhi che lo sconvolgeva e gli faceva venire voglia di prenderla e portarla lontana da quel cumulo di persone che continuavano ad abbracciarla e piangerle addosso.
Non è il momento, lasciatela stare.
Ma non potè fare niente per lei, non ne aveva il diritto, neanche lontanamente. La lasciò in quel vespaio e si allontanò con la speranza di rivedere, tra un paio di mesi, di nuovo quegli occhi vispi ammonirlo divertiti.
 
***
 
L’estate passò con una lentezza disarmante. Rose aveva sempre odiato il caldo e la lontananza da Hogwarts. L'unico motivo per cui le scorse estati era bello tornare a casa era per sua nonna.
Ora non più.
Sua mamma, suo papà, i suoi cugini aveva cercato di tirarla fuori dal letto.
“Stiamo soffrendo tutti, dobbiamo starci vicini.”
“Tesoro ti porto a fare una passeggiata, parliamo.”
“Dai Rosie, una partitina a Quidditch?”
Rosie, che buffo venir chiamata così. Sapeva di qualcosa di fragile. E in effetti Rose si sentiva fragile, si sentiva sul punto di spezzarsi, di cadere in tanti piccoli pezzi.
Nessuno le aveva mai detto che la morte faceva così paura. Potevano provarci, almeno, a spiegarglielo loro che lo avevano provato, che sapevano. Perché non ne aveva mai avuto paura prima? Ora era terrorizzata dall’idea di corpi gelidi e freddi, che un secondo prima ci sono e il secondo dopo puff.
C’è chi la morte l'aveva toccata con mano molto prima, eppure le sembrava di aver vissuto per anni in una bolla di vetro, immacolata. Pensò a Malfoy e di come sua madre Astoria era venuta a mancare qualche anno prima. O a quella Tassorosso, Mary, il cui padre aveva sofferto di una malattia terminale per anni. Sono cose che lei sapeva. Come aveva fatto a non prestarci attenzione? A non soffermarsi? A non averne paura?
Si passò una mano sul viso pallido, smunto, e legò i capelli rossi in una coda alta per darsi una lontana parvenza di ordine.
Era luglio, faceva caldo, e avrebbe voluto andare al mare per fare un tuffo profondo per azzerare ogni pensiero. Avrebbe potuto smaterializzarsi in effetti, aveva diciassette anni da un paio di mesi e aveva conseguito la licenza già negli ultimi giorni di scuola.
Oppure sarebbe potuta andare da qualcuno, da qualche sua amica, da Albus e James che da sempre erano i suoi preferiti. Ma non lo fece, rimase congelata sul posto, distesa sul letto a guardare il vuoto.
Scorreva la vita dal suo corpo, scivolava dalle sue mani piccole e dalla sua pelle chiara. Non aveva più forza, lei che era sempre stata istintiva, vitale, energica.
L’estate volava veloce per tutti gli altri, lei viveva un disordine atemporale, si dimenticava dei giorni, di sorridere, di interagire.
A volte prendeva e camminava, camminava tanto intorno al suo quartiere e alla sua casa, passava per il mercato, sentiva gli odori del cibo e storceva il naso davanti a quella cosa così materiale che aveva perso tutto il suo sapore e la sua attrattiva. Camminava per ore, e ore. Secondo i suoi genitori era un miglioramento, e ogni tanto acconsentiva ad essere seguita dal passo vispo di suo fratello Hugo.
Ma per il resto, tutto era congelato.
Gli altri andavano avanti, lei non sapeva nemmeno che cosa significasse.
 
***
 
Una mattina a colazione uno dei gufi pomposi di Hogwarts aveva bussato con il becco alla loro finestra. Come di consueto la lista dei libri era allegata alla lettera, ma quest’anno per Rose anche un’altra spilla. Caposcuola, c’era da aspettarselo.
Sorrise appena: un tempo avrebbe gioito a quella vittoria, come se la sua vita dipendesse da quello. Che sciocca.
Sorrise di nuovo, più amaramente, pensando a quanto sarebbe stata felice nonna Molly. Avrebbe appeso per tutta la Tana le congratulazioni per la sua nipotina, come a suo tempo aveva fatto con i suoi figli.
Si chiese, per un attimo, chi sarebbero stati gli altri e la risposta sul Caposcuola di Serpeverde fu per lei immediata: Malfoy, ovviamente. Riusciva già a figurarselo, loro a fare le ronde insieme e a comportarsi come se fossero i padroni dell’intera scuola. Non sentiva, però, nemmeno la forza di poter bisticciare con Malfoy quell'anno, il mondo sembrava davvero starsi rovesciando dentro di lei.
Hermione sorrise a 360 gradi vedendo la spilla, orgogliosa e sollevata: proiettava un po‘ troppo spesso quelli che erano stati i suoi desideri passati sulla figlia, che credeva così simile a lei. Ron le diede un bacio sulla testa e le promise di comprarle ciò che voleva. 

Ma cosa voleva, Rose? Non lo sapeva nemmeno lei.

- Magari una scopa nuova? - Lo dice solo perché sapeva che era quello che il padre voleva sentirsi dire.
- Ho sempre saputo che sei anche un po‘ figlia mia e non solo di tua madre -, e sorrise dolcemente alla sua piccola Rosie.
Tutti erano contenti, non aveva deluso le aspettative.
Forzò le risate con i genitori e il fratello, propose di cucinare lei la cena (per salvarli tutti dalla cucina disastrosa di Hermione) e fece finta di niente.
Mise ogni cellula del suo corpo nel tentavio di sembrare la se stessa di sempre, di non essere mutata o sfiorita. Gioì, ma non voleva gioire; rise, ma non voleva ridere. Sentiva che dentro di lei si era rotto qualcosa, ma non riusciva a capire cosa, non riusciva a capire perchè.

Ma cosa voleva Rose? Che tutto - freddo, immobile - si fermasse.

***
 
Rose era davanti allo specchio del suo bagno. Aveva poco tempo prima di vestirsi e mettersi in macchina verso la stazione. Ma non riusciva a muoversi, troppo presa a osservare il proprio corpo nudo. Stava dimagrendo, era innegabile, perché negli ultimi mesi aveva scoperto un piacere nascosto nel non mangiare.
“Niente di cui devo preoccuparmi: è per il lutto, è normale che il dolore mi abbia stravolto”, aveva pensato per tutta l’estate, senza soffermarsi troppo sui pasti saltati, sulla mancanza di appetito. Ma poi, con il trascorrere dei giorni il suo corpo era cambiato sotto il suo tocco. Niente di estremo, ma i suoi fianchi e il suo seno stavano diminuendo piano, i pantaloni iniziavano andarle sempre più larghi. Alla fine, che male c’era a sfruttare la cosa per dimagrire un po’?
“Solo un po’, niente di eccessivo, perdere qualche chilo dato che ci sono.”
Rose non aveva mai avuto problemi con il proprio corpo, pur sapendo di non essere snella e anzi un po’ robusta data l’altezza, con il seno ben pronunciato e i fianchi larghi. Ma non si era mai sentita grassa, non aveva mai voluto fare stupide diete perché aveva sempre amato mangiare.
“Non c’è niente di diverso, amo ancora mangiare, ho tutto sotto controllo.”
Però non potè fare a meno di sorridere al suo riflesso, prima di infilarsi finalmente la camicetta e prendere la valigia chiusa per miracolo.

Una soddisfazione malata la pervadeva in quei momenti, una bramosia di potere e di vittoria.
Poteva dimagrire – aveva ancora un briciolo di potere nelle sue flebili mani.
Poteva comandare – sulle calorie ingerite e sulla pelle flaccida.
 
Rosie, la chiamavano, come se fosse fragile.
Ma forse, solo forse, poteva fare in modo di non esserlo più.
 
 
 


 
Nda:
 
Ciao! Molto probabilmente qua sopra nessuno mi conosce. Scrivevo, o provavo a scrivere, storie molti anni fa, ma imbarazzata dal mio vecchio modo di scrittura ho deciso di azzerare tutto e aprire un nuovo profilo.
La Nuova Generazione, e in particolare Rose e Scorpius, sono per me oggetto di interesse da anni. Ho deciso di cimentarmi in qualcosa di completamente diverso, una storia in cui Rose è spezzata, rotta, malata. C’è qualche accenno all’inizio della sua malattia in questo prologo.
Sono arrugginita, non scrivo niente di lungo da davvero tanto tempo quindi mi sento molto in soggezione a esporvi questo progetto. Ma vi prego, fatemi sapere cosa ne pensate, in modo molto schietto, facendo venire a galla anche perplessità o dubbi: la storia è ancora in fase di stesura e voglio poter rendermi conto degli errori prima che sia troppo tardi.
Mi scuso per la tristezza impregnata in queste poche pagine, questo lutto che sicuramente molti di voi hanno sperimentato o stanno sperimentando sulla pelle. Spero di essere stata in qualche modo incisiva.
Attendo vostri pareri e spero che continuiate a seguire la storia
VigilanzaCostante

Edit: questo prologo partecipa al contest "Chi ben comincia è a metà del prologo" di BessieB/GaiaBessie sul forum di EFP.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: VigilanzaCostante