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Autore: villainsarethebest    09/05/2020    1 recensioni
Manipolazione, inganno, disperazione: Firestorm li conosce tutti, li ha vissuti tutti sulla propria corazza e li ha repressi tutti nel buco più profondo della sua memoria. Dopo tutti i secoli di soprusi che l'hanno spezzata e segnata, solo poche cose ha deciso di tenere sempre in mente: ogni volta che cadrà, si rialzerà; quando proveranno a zittirla, lei parlerà ancora più forte; se qualcuno oserà incatenarla lei si ribellerà con tutte le sue forze.
Ricordi e decisioni che tiene segrete dentro di sé come il suo passato, nascosto a tutti, anche al suo signore, Lord Megatron.
Il confine tra lucidità e pazzia non è mai stato più allineato e per uscire sana e salva dalle sfide che stanno per presentarsi dovrà essere più forte di quanto sia mai stata.
Lei non è schiava. Lei non è un'assassina. Lei non è una guerriera.
Lei è una protettrice. Questo non glielo potranno mai togliere.
Genere: Azione, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Megatron, Nuovo personaggio, Predaking, Starscream
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Transformers: Prime
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Firestorm non pensava di aver mai sospirato con tanta esasperazione prima di allora.

Seduta davanti alla scrivania nella sua stanza, aveva appena riguardato la registrazione dell’esplosione del ponte spaziale ed era a tanto così dall’imprecare e ribaltare il tavolo, ma si limitò a sbattervi forte la fronte soffocando le parole che avrebbe volentieri urlato.

Quanto stupidi bisogna essere per fare questa fine?! Stupido, stupido, stupido…

Sbatté il pugno sul metallo, deformandolo. Non sapeva per cosa essere più incazzata: per aver permesso agli Autobot di manomettere il ponte spaziale, per non essere intervenuta nello scontro, per aver lasciato che Megatron compisse un’azione tanto ignobile quanto idiota, o forse perché il tiranno si era una volta per tutte unito all’Allspark nella maniera più stupida possibile lasciandola scoperta?

Stupido, STUPIDO!

Ringhiò frustrata. Ringraziò di essere sola, perché altrimenti non sapeva come avrebbe spiegato la sua reazione così… megatroniana. Sollevò il capo dalla scrivania, distese le mani sulla superficie e si impose di calmarsi, prendendo dei respiri profondi.

«Ma porco l’Un-»

«La scomparsa di Megatron, leader assoluto della grande rivolta dei Decepticon, è stata una grave perdita per la nostra causa» la interruppe la voce raspante di Starscream. Sul monitor fino a un secondo prima spento si era aperto un video in diretta e il viso allungato del seeker dominava l’inquadratura. «Tuttavia non dobbiamo lasciarci vincere dalla disperazione amici. Al contrario, dobbiamo onorare il suo estremo sacrificio e costruire sulle fondamenta che lui ha gettato e con una determinazione ancora maggiore!*»

La sua ottica si contrasse in un tic involontario, ma decise di lasciar perdere. Non valeva la pena scaldarsi tanto; lei non aveva colpa per ciò che era successo e francamente non le importava nemmeno. Anzi, avrebbe volentieri accettato il drink che sicuramente il seeker argentato le avrebbe offerto per festeggiare la sua promozione a nuovo Lord dei Decepticon.

Un cubo me lo berrei volentieri, pensò rilassandosi sullo schienale della sedia e molleggiando le braccia nel vuoto. Al diavolo, ha ricevuto quel che si meritava. Speriamo sia morto davvero perché se ritorna e ripropone un’altra stronzata mando a monte l’accordo e tanti saluti!

Firestorm decise che quel cubo poteva berselo anche da sola, così si alzò e andò nel vano ristoro. Lungo il tragitto superò diversi vehicon intenti ad ascoltare il discorso di Starscream, i quali non si accorsero di lei quando li sorpassò per via del suo passo leggero, un’altra caratteristica che la accomunava a Soundwave. Sfortunatamente per il Vosiano, il suo avvincente discorso aveva suscitato numerosi mormorii e perplessità: Starscream non emanava l’aura di autorità di Megatron, ma c’era da dire che negli ultimi tre anni i Decepticon avevano prosperato come non accadeva da secoli, accumulando vittoria dopo vittoria contro gli Autobot e mantenendo la supremazia contro il nemico per merito suo. Possibile che tutti se ne fossero già scordati? C’era persino un Autobot di meno grazie a lui, avrebbero dovuto essere sollevati.

Al diavolo!

Si sedette al tavolo più vicino al distributore di energon, riempiendosi un cubo con quello non raffinato e mandandolo giù d’un fiato, coprendo uno sbuffo.

«Comandante Firestorm, che piacere vederla!»

La seeker alzò lo sguardo sul nuovo arrivato, riconoscendolo e salutandolo con un cenno del capo. «Robin.» Fece per alzarsi e riempire nuovamente il cubo, ma il vehicon la precedette.

«No no, stia pure seduta Comandante, ci penso io!»

Firestorm evitò di roteare le ottiche. Con Robin era sempre così: le rendeva la vita non facile, pigra, e il più delle volte lo lasciava fare perché le sarebbe dispiaciuto sbraitargli contro per il suo essere disponibile e gentile. Se solo non lo facesse esclusivamente con lei, lo avrebbe accettato; invece era chiaro che il vehicon avesse una cotta colossale per lei.

Almeno non balbetta più, si ritrovò a pensare mentre quello le porgeva il cubo.

«Ehm, posso sedermi qui con lei?» Il visore lo nascondeva, ma Firestorm era certa che in quel momento fosse azzurro come la superficie di Urano.

«Accomodati» concesse accompagnando la sua voce con un elegante gesto della mano.

«G-grazie!»

La femme notò che fra le mani il subordinato non avesse nulla. «Non bevi?»

«No, ho già preso la mia razione oggi» rispose prontamente. «Ecco, se posso chiederle, ehm…»

Scorgendo la sua incertezza, lo invitò a esprimersi liberamente. «Parla pure Robin.»

«Ecco, come mai sta bevendo? Cioè, l’energon è la nostra fonte di vita, ma lei ha preso il non raffinato, anche se non è insolito vederla berlo – non le sto certo dando della ubriacona ovviamente! Non c’è nulla di male di scolarsi un bicchierino ogni tanto, anche se la vedo bere un giorno sì e uno no…»

Sorrise davanti al suo incespicare nelle parole. Per quanto fosse risaputa la sua intolleranza per i giri di parole, non aveva mai rimproverato il vehicon. Lo trovava quasi adorabile quando si imbarazzava e le dava una sensazione che all’inizio non era riuscita a descrivere, ma dopo tutti quegli anni aveva compreso però perché non vi avesse rinunciato: sapeva di casa.
«Pensieri» interruppe il suo farneticare.

«Oh» sussultò sorpreso. «Il solito dunque.»

«Già» mormorò la femme prendendo un altro sorso.

Robin picchiettò con le dita sul tavolo. «Beh, si sa che bere in compagnia è più bello! Torno subito!» disse scomparendo alle sue spalle e ritornando velocemente al suo posto. Rimosse la parte inferiore della sua maschera inespressiva così da avere la bocca scoperta e poter bere. «Allora. Lord Megatron non c’è più. Lei cosa ne pensa?»

Di solito dava una risposta precisa, ma con Robin era diverso; conversare con lui era diverso che con ogni altro mech presente su quella nave, perciò non si trattenne dal rispondere: «Non lo so.»

«E questo come la fa sentire?»

Firestorm scrollò le spalle. «Non saprei. Indecisa?»

«Nah, lei non è mai indecisa o confusa o insicura, per questo è così strepitosa!»

Indifferente ai complimenti, accavallò le gambe sotto il tavolo e gli chiese: «Tu che ne pensi invece?» Normalmente nessuno chiedeva ai vehicon la loro opinione su qualsiasi cosa; erano stati costruiti per ubbidire e lavorare, non per pensare. Tuttavia Firestorm non era il tipo di Decepticon che si fermava alle apparenze o che si conformasse con i loro modi di fare: ecco perché Robin la stimava tanto, così come molti altri di loro avevano imparato a rispettarla – ovviamente era considerato solo il parere dei suoi fratelli e sorelle, tutti gli altri Decepticon erano gelosi marci dei successi della bella femme. A lei importava di loro, che lo mostrasse o meno. Questo l’aveva sempre distinta dalla massa di barbari e burberi ufficiali che li chiamavano continuamente droni. Droni. Quanto odiavano quell’appellativo!

«Boh» mugugnò scrollando le spalle. «Francamente mi sembra assurdo che Lord Megatron non ci sia più. Non so dire cosa ne sarà di noi… Starscream sarà all’altezza?»

«Ti ricordo che negli scorsi tre anni è stato lui a gestire la baracca. Non mi pare ci siano state lamentele prima, non vedo perché dovrebbero essercene adesso.»

«Ma Megatron è Megatron. Starscream non può competere con lui.»

«Io dico che farà un eccellente lavoro!» si intromise una terza voce.

«Gah!» strillò Robin saltando sulla sedia. «Steve, ma che cazzo!»

Il vehicon appena comparso alle spalle del compagno in risposta lo schiaffeggiò sulla nuca. «Attento al linguaggio davanti alla Comandante!» gli bisbigliò.

Come folgorato, Robin si ricompose sulla sedia irrigidendosi. «Chiedo scusa Comandante, non volevo essere volgare.»

«Non fa niente» lo rassicurò. «Dunque, Steve, mi pare di capire che tu sia pro alla nuova catena di comando.»

«Esatto!» confermò annuendo energicamente.

In quel momento le arrivò un messaggio da Starscream sulla sua linea privata: -Io e Soundwave siamo fuori in missione, occupati del ponte in mia assenza. Augurami buona fortuna-.

Firestorm districò le gambe e annunciò: «Perdonatemi, mi è appena stato assegnato un incarico. Uno di voi ha turno sul ponte?»

«Pattuglia su questo piano» dichiarò il vehicon di nome Steve.

«Guardia al deposito di energon» rispose Robin risultando più rattristato di quanto volesse. Il deposito era situato al piano inferiore del vascello; al momento si trovavano al secondo, dove oltre alla sala in cui erano attualmente c’erano i dormitori dell’intero equipaggio e alcune stazioni di comunicazione. Firestorm aveva turno sul ponte, dunque si sarebbe dovuta dirigere al piano superiore.
«Buon lavoro Comandante.»

«Altrettanto» replicò terminando l’energon e dirigendosi al ponte di comando.

Non capitava spesso che i due più alti ufficiali uscissero insieme in missione e questo incuriosì Firestorm. Con tutto il lavoro che c’era da fare e i possibili discorsi di incoraggiamento da inventare, cosa poteva aver spinto Starscream a perdersi il primo giorno come leader dell’armata Decepticon? Si aspettava di vederlo pavoneggiarsi tutto il giorno e tutta la notte, o quantomeno che brindasse alla dipartita del suo odiato padrone.

Ne starà combinando una delle sue, concluse.

Quei cubi di energon e la compagnia seppur breve di Robin l’avevano aiutata a calmare i bollenti spiriti. Ora che aveva la mente più lucida e lo stomaco pieno di inebriante alcool rifletté sulle parole di Robin. E questo come la fa sentire? Firestorm odiava il tiranno con tutta la sua scintilla all’insaputa di tutti e la lista dei motivi era più lunga della barba di Alpha Trion. Da una parte avrebbe preso l’altro seeker in disparte e avrebbe fatto festa assieme a lui, dall’altra c’era quel piccolo particolare del loro accordo. Richiedo la sua protezione. Diamine, era l’unico motivo per cui si era unita a quell’immonda banda di mostri! Non era solo arrabbiata e incredula per il livello di stupidità raggiunto, ma nel profondo sentiva crescere un moto di nervosismo. Lui mi serviva vivo.

Firestorm raddrizzò la testa e le ali. Avrò tutto il tempo per lamentarmi con me stessa sul ponte, decise riacquistando la sicurezza persa. Andrà tutto bene, non sono sorti problemi in millenni e sono sempre stata al sicuro. È solo una situazione di stallo, si sbloccherà presto e certamente Megatron risorgerà dai morti; figuriamoci se Primus ammetterà la scintilla di quel mostro nell’Allspark! Che possa lasciar Starscream baciarmi se così non fosse!

Fece finta di non averlo pensato. Meglio non fare scommesse così azzardate in assenza di sufficienti dati e certezze, rifletté raggiungendo la sua postazione.

C’erano alcuni vehicon assieme a lei, ognuno a una propria stazione intenti a mantenere la nave sulla rotta prestabilita, a tener d’occhio i propulsori e l’afflusso di energon al motore e altre mansioni. Firestorm dava loro le spalle, eretta davanti a una singola console all’estremità opposta della porta. Normalmente era Megatron a stare lì in piedi come uno stoccafisso, a meno che non si trovasse al piano inferiore del vascello nella sua ridicola sala del trono.

Quant’è pieno di sé, si disse Firestorm nascondendo un sorriso divertito.

Se fosse stata sconsiderata e non avesse avuto bisogno di essere lì, avrebbe rinfacciato di cuore tutte le azioni riprovevoli, l’energon versato, la distruzione che lo stesso Megatron aveva causato; lo avrebbe schernito, se lo meritava, gli avrebbe sputato in faccia tutto il suo odio, non come Starscream: quello blaterava tra sé e sé alle sue spalle e Soundwave registrava e spiattellava al suo padrone il tutto. No, lei gliele avrebbe dette in faccia tutte quelle cose, senza vergogna e senza pentimento. Peccato che dovesse tener la bocca cucita o addio al posto per il quale aveva faticosamente lavorato.

Si ma a che serve star qui se Megatron non c’è più?


 
«Sei rimasta sola, chi ti proteggerà adesso?»

«Non mi serve protezione da nessuno! Posso farcela da sola!»

«Sei solo una ragazzina, cosa speri di fare da sola? Arrenditi, non puoi fare nulla!»

«Oh, non ne hai idea…»


 
NO. Posso farcela. Troverò una soluzione.

Si rimproverò mentalmente per aver pensato di essere finita in un vicolo cieco. Se la strada era chiusa, avrebbe trovato un percorso alternativo. Si era già trovata in situazioni difficili prima di allora ed era sempre riuscita a uscirne; il fatto che Megatron potesse essere morto non significava che mancassero alternative: c’erano gli Autobot su quel pianeta e Firestorm sapeva bene che il Prime aveva sempre avuto un’alta considerazione di lei. Se necessario, c’era una buona probabilità che l’avrebbe accolta fra i suoi ranghi, o quantomeno rinchiusa in una cella assieme alla sua dignità e nascosta al mondo intero.

Se servirà, si disse. Non è ancora detta l’ultima parola. Vediamo come andranno le cose da qui a qualche giorno.

Se l’era dovuta cavare da sola in più occasioni in passato, senza Megatron dietro a cui nascondersi. Era forte, era resiliente; doveva solo aspettare e vedere, continuando nell’attesa a ricoprire la sua consueta parte come Decepticon, il cui marchio era tatuato sulla sua spalla destra. Quante volte aveva immaginato di strapparlo via con le sue stesse mani? Aveva perso il conto. Cosa non si fa per…

«Comandante, i sensori hanno rilevato una traccia di energon.»

Si voltò verso il vehicon che aveva parlato, interiormente felice che avesse interrotto il suo frenetico rimuginare. «Mostrami dove.»

Il vehicon aprì una mappa della Terra, poi ingrandì un quadrante nel continente australiano da cui proveniva il segnale. «È qui, nella parte occidentale. Coordinate 29°30'29.5" Sud, 124°14'26.4" Est.»

«Quanta attività umana è presente nella zona?»

«È una località turistica abbastanza visitata, ma in questo momento è notte da quelle parti, Comandante» spiegò guardandola dal basso della sua postazione.

«Molto bene» asserì con un profondo cenno del capo che il sottoposto ricambiò. Era il suo modo per dire che aveva fatto bene il suo lavoro e che doveva esserne felice. Non perse tempo e contattò subito Knock Out: «Ho un compito per te e Breakdown: dovete ispezionare la zona a queste coordinate – istruì mentre inviava la posizione – in cerca di energon. Porta dei minatori e vehicon di copertura. Non fate troppo rumore, laggiù è notte e non dovete attirare l’attenzione.»
«Très bon mon radieux Commandant» rispose gioviale il medico. «Partirò non appena la squadra sarà radunata.»
«Bene. Appena trovate qualcosa informatemi» disse infine e riagganciò.
Megatron potrà anche essere morto, ma le cose procedono come sempre. Non è cambiato niente, non cambierà niente…

 

 
«Chi ti proteggerà?»

 

 
Andrà tutto bene.

 

 
«Sei rimasta sola…»

 

 
Sono capace di difendermi da sola. Andrà tutto bene, andrà tutto bene…
 
 

Firestorm non sapeva quanto tempo fosse passato e quante volte si era ripetuta in quel lasso di tempo le stesse tre parole in loop per rassicurarsi; sta di fatto che Soundwave era entrato nella stanza avvisandola di dirigersi con lui alla med-bay, dove Starscream e Knock Out li attendevano.

Quando è rientrato? Mi sono estraniata troppo, si rimproverò la femme. Aveva ricevuto il messaggio inviato dal medico come da suo ordine, ma era talmente assorta nei suoi pensieri da leggerlo senza essere totalmente presente. Mentre raggiungeva la destinazione a fianco del TIC rilesse il messaggio e si appuntò di riferire a Starscream degli scavi e di riportare la locazione della nuova miniera anche nel database della nave.

Rilasciò un sospiro più pronunciato degli altri, che attirò l’attenzione di Soundwave. «Qualcosati turba?» domandò sfruttando le voci di Knock Out e Starscream.

«Sono sovrappensiero, tutto qui.»

«Il solito» replicò la sua stessa voce.


«Già» annuì stirando le labbra in un timido sorriso, velando però l’emozione di avvilimento trasmessa con le ottiche.

«In cosa posso assisterti?» la sorprese la voce di Megatron, riconoscendo che l’aveva estrapolata dalla sua primissima conversazione col despota.

Bella domanda. Firestorm non avrebbe saputo cosa rispondergli, perché nemmeno lei sapeva di cosa avesse bisogno al momento, ma ringraziò ugualmente il compagno per l’interessamento, sia per cortesia sia perché almeno parzialmente sapeva essere una premura genuina, cambiando però argomento per evitare di rispondergli. «Dove siete stati tu e Starscream?»

Per il resto del tragitto Soundwave le mostrò le riprese della loro avventura, di come avevano risvegliato un dormiente guerriero Decepticon, Skyquake, e di come gli Autobot lo avevano eliminato; tutto questo perché Starscream voleva che le truppe lo servissero fedelmente e aveva pensato che un modello da seguire fosse la strategia ideale per raggiungere i suoi scopi.

«Un tentativo infruttuoso e una perdita inutile. Altro?»

Soundwave annuì ma non le spiegò, lasciando che vedesse con le proprie ottiche. Una volta raggiunta l’infermeria la condusse nella stanza più grande, in fondo all’ambulatorio, e varcata la soglia sgranò le ottiche sconvolta davanti alla vista che le si parò davanti.

Santissimo Allspark!

«Ah, eccovi finalmente» gracchiò un inasprito Starscream.

Si avvicinò alla branda che sosteneva Megatron, intero ad esclusione del foro all’altezza del petto. «È vivo?» si apprestò a chiedere la femme apprensiva.

«Sì e no» le rispose Knock Out mentre collegava dei cavi di sostentamento al corpo privo di coscienza. «A una rapida scansione risulta vivo, ma è incosciente e non conosco l’estensione dei danni. Avrò bisogno di sottoporlo a ulteriori esami.»

Finalmente, dopo ore di trastullamento e agitazione, Firestorm rilassò la sua postura rigida, che non si era neanche accorta di avere. Soundwave fu l’unico a notare questo cambiamento, piccolo com’era, e ipotizzò che l’essere sovrappensiero della femme era dovuto all’ignoranza sulla sorte del loro signore e che ora che aveva risposte si era tranquillizzata. Il mech silenzioso approvò mentalmente questo comportamento, il quale provava ancora una volta che la femme teneva alla vita del suo vecchio amico, a differenza di altri Decepticon lì presenti.

Che bastardo fortunato; fortunata pure io per aver avuto ragione, pensò Firestorm. Megatron era un po’ morto, ma l’importante era che fosse al contempo un po’ vivo. Il karma lo ha colpito per una buona volta. Firestorm occhieggiò il seeker al suo fianco, il cui campo EM irradiava rancore misto a disprezzo e, ben trattenuta, contentezza. O forse è opera di Starscream, si domandò trattenendosi dall’inarcare un sopracciglio.

«Le nostre truppe saranno molto felici di sapere che siamo riusciti a riportare Lord Megatron in fase di stasi. Speriamo solo che il nostro signore possa riprendersi*» asserì il seeker trattenendo a stento una smorfia.

Sperare anche che rinsavisca è chiedere troppo immagino. «Le sue condizioni non sono delle migliori, ma conosciamo tutti la sua forza. Si rimetterà» dichiarò Firestorm risoluta.

«Ha parlato la voce della ragione» commentò Starscream guadagnandosi l’attenzione di Firestorm e Soundwave. Dalla sua espressione, era chiaro che avesse solo voluto pensare quelle parole.
«Beh, si, insomma, è risaputo che il tuo giudizio è sempre azzeccato Firestorm. Se tu credi che tornerà a camminare con le sue gambe allora non abbiamo da temere. Sarebbe un vero peccato che ti fossi sbagliata proprio quando il nostro padrone ne ha più bisogno.»

L’aiuto occasionale che riceveva dalla femme non impediva a Starscream di comportarsi in maniera subdola anche nei suoi confronti. Dopotutto erano in guerra e ogni azione era lecita pur di sopravvivere e vincere, e Starscream aveva tutta l’intenzione di uscirne vincitore.

«Il tempo ci darà tutte le risposte. Non ci resta che aspettare e vedere quanto reagirà alle cure di Knock Out» replicò impassibile facendo ricadere l’attenzione – e la colpa di un crimine ancora non commesso – sul dottore.

Preso alla sprovvista, Knock Out sobbalzò alzando le mani in un gesto difensivo. «Beh, date le sue condizioni posso solo fare supposizioni, ma è messo piuttosto male e pertanto consiglierei caldamente di prepararci al peggio.»

Firestorm e Soundwave annuirono in sincrono ed entrambi si ritirarono per lasciar lavorare il medico.

«Firestormopinione?»

«Difficile a dirsi» ammise la seeker. «Più tardi gli darò un’occhiata da me e ti farò sapere.»

L’altro annuì in segno di approvazione e andò per la sua strada e Firestorm restò sola nel corridoio. Non avrebbe saputo dire se fosse un bene o un male che Megatron fosse vivo, seppur in condizioni terribili, tantomeno dire come si sentisse a riguardo. Per lei era meglio averlo vivo, ma per Cybertron era di gran lunga meglio che cessasse di vivere.

Sospirò, concludendo che un buon cubo di energon era quello che le ci voleva al momento.
 
 
 
LEGENDA PER LE VOCI REGISTRATE DI SOUNDWAVE:
Megatron
Knock Out
Firestorm
Starscream
Breakdown
 

 
 
 
*dialoghi presi e alcuni rivisti e modificati dall’episodio 6 della prima stagione “Maestri e allievi”
 
 
 
 
 
 
   
 
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