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Autore: _Robertino_    16/05/2020    0 recensioni
I protagonisti di You&Me sono cresciuti, si ritrovano dopo 10 anni per condividere la vita insieme.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce del primo mattino del sabato filtrava dalle alette della persiana, inclinate giusto per rispettare la privacy di quel focolare. Marco aprì gli occhi e si sentì ancora tutto indolenzito. Si diresse verso il corridoio e si specchiò. Quel volto tumefatto e quel fianco con quel segno rosso erano un marchio ma soprattutto un promemoria che riportava alla mente di Marco la triste realtà di raccontare tutta la verità alla sua Anna. Anna però quella mattina in camera non c’era. Il letto era rimasto in disordine. Si era alzata in tutta fretta ed era uscita. Marco si sedette sul divano e la sua mente cominciò a viaggiare lungo tutti i perché possibili. Perché Anna non era li? Perché non aveva preso coraggio, non l’aveva svegliata nel cuore della notte per raccontare tutto? Che cosa aveva sbagliato ancora? Riordinò i pensieri e si ricordò che quella mattina Anna avrebbe dovuto consegnare i suoi lavori a 20 km da casa e in più avrebbe dovuto prendere un'altra consegna e il relativo materiale. In tutto quel casino, una cosa buona c’era: qualcuno che metteva qualcosa in tasca, non era Marco ma erano cmq soldi che tiravano avanti quella casa. Quel sabato mattina per Marco era anche un sabato d’impegni: lo attendeva un altro incontro all’associazione A.G.A.P. e forse parlandone prima li, avrebbe trovato le parole giuste che poi avrebbe riferito ad Anna. Il mantra quotidiano si ripeteva: doccia, colazione, sistemata alla casa e via all’incontro. Ormai era diventato una costante da mesi e Marco si sentiva aiutato da quegli incontri. Arrivato in associazione, fu un fiume in piena; raccontò nei minimi dettagli gli avvenimenti delle ultime 24-48 ore e supplicava suggerimenti su come affrontare al meglio il giudizio di Anna. La situazione non era facile e dopo un vivace confronto fu sempre più deciso a vuotare il sacco. In verità alcuni del gruppo lo invitarono anche a mettersi in contatto con la polizia per una denuncia verso il suo aggressore ma lì per lì Marco non sembrava convinto. Tornò a casa e trovò Anna che sistemava tutto il suo materiale. Allo scatto della porta, Anna si voltò e accolse Marco con un sorriso e un abbraccio. Marco esitò ma poi la strinse a se. Ad Anna non importava cosa fosse accaduto al notte prima, i segni evidenti su Marco erano un segnale negativo certo, ma per Anna erano anche segno che Marco aveva iniziato ad affrontare i suoi problemi anche a costo di avere segni sulla pelle. Non ne poteva più di discutere. Voleva che Marco reagisse da solo e quelli erano i primi passi. - Anna... devo raccontarti una cosa... - Shhh ...non mi interessa...sono comunque contenta per te... - Contenta per me? - Sì. Ti ho visto uscire ieri sera e sentito rientrare questa notte. Prima dell’alba sono passata in cucina a bere e ho visto come stavi, buttato sul divano e con questi lividi. Se sei tornato indietro, anche dopo tutti questi incontri in associazione, io non lo so ma voglio pensare che da ieri sera hai cominciato ad affrontare i problemi a viso aperto. - Ehehehe... forse troppo aperto... Sorrisero entrambi e si abbracciarono nuovamente. Quel grande morso allo stomaco andava però in un certo senso rallentato. Marco non si trattenne e vuotò il sacco anche con Anna. Quando finì, sospirò lentamente a lungo. Ora non c’era più nessun segreto. L’unico scoglio da superare era decidere se fare o no una denuncia verso il suo aggressore. Quella era gente senza scrupoli, molti addirittura erano degli ottimi informatori della stessa polizia o carabinieri che pur di non finire dentro si sarebbero rigirati la frittata a loro favore e fatto di Marco il colpevole e non la vittima. Marco e Anna, però ora erano determinati e progettarono la cosa più semplice di questo mondo: andare in commissariato e vuotare per l’ennesima volta il sacco di quel racconto, senza cambiare nemmeno una virgola. E cosi fecero. Tre ore di racconto dalle quali uscirono con una deposizione e un identikit dell’aggressore. La polizia raccomandò loro di non fare parola alcuna di quanto fosse avvenuto quella mattina. La persona descritta da Marco era ricercata da qualche tempo ed un passo falso, una confidenza di troppo poteva essere un problema. Tornarono a casa, intimoriti ma sollevati di aver fatto la cosa giusta. Passarono i giorni e arrivò il consueto appuntamento in associazione per Marco. Quel mercoledì mattino ci fu qualcosa di strano. Mancavano all’incontro Piero e Antonio. I due non avevano mancato un incontro da tre mesi a questa parte e nel mese corrente era già la quarta assenza per loro. In un momento di pausa Pietro si avvicinò a Marco e prendendolo per un braccio disse: “Non voglio allarmarti ma come hai già potuto notare Piero e Antonio non sono qui da qualche tempo. Alcuni dei nostri operatori che lavorano “sul campo” hanno avuto modo di costatare che sono tornati a vecchie abitudini malsane. Dopo che hai raccontato il tuo episodio, la loro assenza è stata più evidente e forse con il pretesto di aiutarti, ora sono in pericolo.” – “E cosa posso fare io ora?” – “Questo non lo so, ma se sei andato a esporre denuncia e riuscirai a incontrarli fuori di qui, informali della tua decisione e tenta di evitare qualche altra brutta sorpresa”. Si era già fatto tardi e Pietro riprese l’attività di quella mattina. Un’attività che Marco non seguì perché dopo quelle parole iniziò a pensare a come affrontare il nuovo problema. Uscito dall’incontro, girò la città alla ricerca dei suoi due compagni. In quei mesi avevano raccontato molto di loro e per prima cosa, quindi, Marcò si recò nei posti che avevano nominato frequentemente. Nessuno li aveva più visti e qualche proprietario si mostrava più sollevato al non vederli. Se non erano lì, allora avevano veramente messo la testa a posto e forse era un bene ma Marco dopo tutte quelle esperienze aveva i piedi ben piantati a terra. Tornò di nuovo in commissariato ed espose il problema agli agenti, riferendo quell’assenza cosi prolungata. Non voleva ma toccò sentirlo con le sue orecchie ugualmente. Piero e Antonio erano “tornati in pista” dopo il suo accaduto. Usci dal commissariato e con una telefonata avvisò Pietro di quanto era venuto a conoscenza. Non voleva assolutamente ripiombare in un incubo che per lui era finito solo qualche settimana prima. Pietro sconfortato gli comunicò che da quel momento in poi il pericolo coinvolgeva anche l’associazione. Piero e Antonio erano sì i più presenti ma anche i più taciturni ed osservatori. La loro assenza iniziava a significare molto. Poteva accadere l’imprevedibile.
   
 
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