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Autore: perckson1219    18/05/2020    2 recensioni
Come può un bambino scambiare la figura tenebra della morte per un angelo?
Come può un bambino sperare di addormentarsi come la piccola fiammiferaia?
Come può un uomo consumato dall'odio per un altra persona e per se stesso trovare conforto e salvezza nel crescere il figlio della sua nemesi?
Attenzione! Abusive Dursley! (no descrittivo)
!Nella storia verranno usati i nomi originali inglesi!
Snape/Harry father and Son relationship
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Harry/Severus
Note: Kidfic, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Morte era rimasta al fianco del piccolo dopo l'incontro di quella sera fredda.
Era solita aleggiare dietro il piccolo come un mantello, tenendo lontano i parenti babbani, terrorizzati dalla sua aura simile a quella dei dissennatori.
Fu dopo qualche giorno che fu costretta a tornare al lavoro , alla sua raccolta di anime.
Rimase comunque a vigilare su quella casa rimanendo spesso nei paraggi se non all'interno. Fu in uno di quei pomeriggi, in cui Harry rimaneva fuori per qualche ora nonostante il freddo , che la Morte si accorse di uno sguardo celato da un incantesimo avanzato di disillusione. Si alzò dalla posizione accovacciata che aveva tenuto per rimanere più vicina al suo maestro e si avvicinò al mago con la sua solita presenza impalpabile e trasparente. Osservò con curiosità l'uomo dalle vesti nere e dallo sguardo arcigno osservare quasi con ... disgusto? Ah! È così difficile riconoscere le emozioni umane ... così inutili!
Lo vide sbuffare "maledetto moccioso; inutile e idiota come tuo padre. Uscire con meno due gradi in camicia." lo vide scagliare un leggero incantesimo riscaldante sulla figura del bambino moro accovacciato prima di voltarsi e andarsene.
Rimase a guardare l'uomo mentre scompariva, smaterializzandosi.Morte sospirò quando la tenebra che la componeva fu scossa da un brivido. Delle anime dovevano essere richiamate negli inferi. Con passo cadenzato si avvicinò piano al piccolo e gli accarezzò una guancia. Il bambino non sembrò notare la sua presenza e Morte gli rivolse un ultimo sorriso prima di scomparire.




 

Harry sapeva che quella giornata sarebbe stata tranquilla. O almeno ci sperava. La nottata aveva portato solo un incubo assai strano; una luce verde molto abbagliante che colpiva una persona ... a cui aveva voluto bene. Era rimasto con un peso alla bocca dello stomaco per tutta la mattinata. Non riusciva a capire come interpretare un sogno del genere ma soprattutto, non capiva a chi aveva mai potuto tenere così tanto.
Non aveva mai avuto amici ; "un mostro come lui non poteva avere amici". Era quello che tutti gli ripetevano fin da quando aveva memoria, e forse avevano ragione. Chi poteva volere bene a lui. Faceva cose strane. Si comportava in modo strano.
Lo avevano chiamato spesso progenie di Satana; anche se non aveva mai saputo bene cosa avesse fatto di male Satana per essere così cattivo.
Come tutte le mattine gli fu permesso di lasciare il sottoscala grazie al bussare insistente di zia Petunia, per fargli cominciare le sue mansioni.
Aprì lentamente la porta e sgusciate fuori dal sottoscala, camminando di fretta per affrettarsi in cucina. Prese la lista e decifrare in un minuto la scrittura arzigoggolata e appuntita della zia con l'elenco delle faccende della giornata. Mise il biglietto nella tasca superiore della camicia sformata e cominciò a cucinare.
'Apri le uova, assicurati di non lasciare del guscio e mettile in padella. Lasciale fin quando il rosso diventa velato e mettile nel piatto senza farle cadere. Prendi il bacon e mettilo nella padella ancora calda. Lascialo diventare croccante '. Si ripete le istruzioni in mente nonostante oramai lo facesse quasi in automatico. Era un buon modo per non pensare; ripetere ricette di cucina.
'Per la torta 500 g di farina , 200g di zucchero, lievito in polvere, scorza di limone...' continuò così mentre metteva i piatti a tavola per poi sedersi a guardare le due balene ingozzarsi di cibo. A lui fu permessa dopo una mezz'ora di prendere una ciotola di cereali integrali.
Si sedette a tavola e mangiò lentamente;  'un cucchiaio di succo di limone, 250 grammi di burro. Impastare gli ingredienti e mettere il composto in una teglia cercando di stenderlo senza romp...' - "ragazzo, stiamo uscendo. Non toccare nulla che non sia necessario per portare a termine la lista. Hai due mele , qualche pezzo di pane e del formaggio. Vedi di finire tutte le faccende" .
Alzò gli occhi sul volto cavallino della zia , che manteneva un'espressione di fastidio perenne.
Annuì con foga e attese che il trio fosse uscito. Tirò fuori dalla tasca il biglietto e guardò con sconforto la quantità industriale di cose da fare. Con un sospiro si mise di buona lena al lavoro.

A pranzo Harry mangiò solo il formaggio e portò il pane e le mele nello sgabuzzino in caso di necessità o in caso di una futura punizione.
Le lancette dell'orologio sembravano farsi beffa di lui con la velocità con cui si spostavano.
Le sei di sera arrivarono e la porta di casa si aprì accompagnata da una serie di borbottii per il freddo. Harry trattenne il fiato impanicato. Non era riuscito a finire tutto. Continuò a strofinare le scale cercando di sbrigarsi e di non essere notato; ma a quanto pare il fato non aveva previsto quello per lui. Vernon Dursley, con la sua massa imponente (e soprattutto grassa) arrivò dalle scale e lo prese per il colletto con sguardo malevolo.
"Sei proprio inutile oltre che un mostro. Noi ti accogliamo in questa casa e tu, oltre a mangiare tutto il Nostro cibo, non sei in grado di fare qualche piccolo compito" lo scaraventò giù dalle scale con forza ed Harry cozzò contro la parete
"Scommetto che mi hai tirato anche qualche malocchio come minimo. Oggi al lavoro è andata malissimo, una grana dietro l'altra, scommetto che è questo quello che hai fatto questa mattina. Ti ho visto come mi guardavi!"
L'uomo scese dalle scale e si mise di fronte a Harry minacciandolo con la sua mole gigantesca (o almeno era così per Harry).
Il moro si guardò affannosamente in torno cercando una qualunque via d'uscita per quella situazione.
'Meglio fuori che dentro'
Diede un calcio allo stinco dello zio per poi correre verso la porta. La spalancò e corse via di tutta fretta, gli occhi pieni di terrore per le conseguenze in cui sarebbe incorso per quello che aveva appena fatto.



 

Severus Snape si considerava un uomo dai saldi principi: ama le pozioni, detesta la dinastia dei Potter. Sembrava tutto semplice, o almeno lo era stato prima dell'arrivo di quel moccioso. O sì; quel moccioso era riuscito a mettere nel sacco Severus Snape , genio delle pozioni, famigerato Mangiamorte, capocasa degli Slytherin .
Severus sospirò; perso in pensieri nefasti si girò in mano un bicchiere di firewhisky, portandolo di tanto in tanto alle labbra per poi gustare il liquido bruciante che sembrava ardere la gola.
Snape guardò la bottiglia di alcolico sul tavolino. Quel goccetto era un piacere che si concedeva raramente, ma dopo la giornata che era passata poteva definirsi soddisfatto di sé stesso. Infatti era riuscito ad affibbiare dieci punizioni, a togliere una quarantina di punti a Griffindor e in fine a far piangere una primina di Huffelpuff . Si, si poteva ritenere soddisfatto.
Mentre si crogiolava nella soddisfazione, la pace tanto agoniata fu interrotta dal bussare della porta.
Severus strinse i denti frustrato.
"Avanti" disse con voce piatta che faceva trasparire tutto il fastidio che l'interruzione gli stava arrecando.
"Severus ragazzo mio" salutò il preside entrando
"Albus , a cosa devo il ... piacere ... di questa visita? "
"Severus mi dispiace dovrei disturbare ora, poco prima di cena, ma purtroppo ... devo chiederti un favore. C'è una anomalia nelle protezioni di Pitter Drive e avrei bisogno che tu andassi a controllare cosa succede"
"Albus un anomalia nelle protezioni, deve allarmarti così tanto per scomodarmi a quest'ora? Sarà una qualche magia involontaria o chissà che cosa. Cosa mai potrebbe andare storto a Potter nella sua inutile esist..."
"Severus per favore, contieni il rancore per il padre del ragazzo. Non sarei mai venuto qua se non con un motivo valido. Le protezioni sono state create per informarmi se il ragazzo si fosse allontanato a causa di ... minacce."disse Dumbledore con uno sguardo pacato
"Oh per favore. Minacce? In casa Potter? Si certo, quando i babbani voleranno"
"Purtroppo devo dirti Severus che I babbani volano, anche se con i loro marchingegni tecnologici. - ridacchiò. Dopo un attimo era tornato serio - Ragazzo mio non ti verrei a disturbare se non si trattasse di qualcosa di estremamente importante"
Il Pozionista fece un verso di disappunto "Dammi una mezz'ora  e parto".

Harry correva e si accorse troppo tardi dei piedi nudi sull'asfalto gelato. Si maledisse mentalmente ricordandosi di come quella mattina si era tolto le scarpe per lavare i pavimenti. Oramai non era più importante, pensò continuando a correre. Le gambe sembravano ali per la velocità che l'adrenalina gli stava dando. Forse fu inconscio o forse no, ma presto si ritrovò al pacchetto dell'Angelo (così l'aveva nominato dopo l'incontro della settimana prima); l'albero solitario che con la luce dei lampioni sembrava un braccio scheletrico proteso verso il cielo.
Il terreno era coperto da una spolverata fresca di neve, frutto delle giornate di burrasca dei giorni precedenti. Oggi era tutto stranamente tranquillo, nessun alito di vento, il cielo privo di nubi e di stelle.
Con una sensazione di deja-vu, portò gli occhi ai piedi che stavano assumendo una tonalità biancastra per il freddo.
Si incamminò verso l'albero, I piedi nudi nella neve sembravano trafitti da mille spilli. Arrivò sotto l'albero e guardò dei ramoscelli caduti con lo sferzare del vento dei giorni precedenti. E beh, cosa si può dire, fece quello che tutti i bambini fanno con un ramoscello di legno a portata di mano. Cominciò a simulare storie di battaglie immaginarie facendo diventare il ramoscello prima la fedele spada di un cavaliere, poi la bacchetta di un mago. Interruppe il suo gioco quando colpì l'albero piegando il ramoscello.
Osservò la nuova piega che quel gioco stava prendendo grazie all'incurvatura del legnetto. "Idea!"
Il progetto del gioco divenne arduo. Tirò fuori dalle sue tasche la raccolta di elastici che aveva ottenuto durante le molteplici giornate a pulire lo schifo dei suoi parenti.
Si mise d'impegno a trasformare quelli che prima erano ramoscelli in ali e quella che prima era una bacchetta in aureola. Guardò soddisfatto il suo capolavoro , inginocchiato nella neve mentre cercava di scaldare i piedi con il tessuto in eccesso dei suoi abuti.
"Harry " disse una voce dietro di lui.
Si girò e posò gli occhi sulla figura appena comparsa
"Angelo!" Esclamò all'ennesimo cielo. Si alzò e le mostrò il suo capolavoro "visto? -portò l'opera dietro la schiena- ora sono come te!"
La guardò , gli occhi socchiusi a causa del sorriso che gli andava da un orecchio all'altro, e mentre indicava le ali enormi che circondavano la nuova arrivata "Oggi non ti nascondi!"


Il piccolo stava guardando estasiato la figura possente della Morte, la quale era comparsa con l'aspetto di un angelo guerriero "Sei bellissimo Harry" sussurrò lei. Che fine aveva fatto il mondo se un bambino di sei anni si doveva creare l'innocenza con dei bastoncini di legno e degli elastici?
   
 
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