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Autore: hikarigaoka    19/05/2020    2 recensioni
"Sei tu!"
"Sei sempre stato tu!"
[...]
Più passava il tempo, più lei si accorgeva che Tendou non era strambo, aveva solo il cuore al posto giusto.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tendo Satori
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Miracle Boy.


You're home where I wanted to go
ClocksColdplay

Il tramonto è il loro momento.
E' sempre stato il loro momento.
Il tramonto era sempre presente, era presente quando si erano resi conto di amarsi, quando si erano lasciati andare e quando si erano ritrovati.
Il tramonto andava da un campo di grano, a un corridoio vuoto, fino al tetto della scuola.
Si rendono conto solo in quel momento di quanto il tramonto sia di reale importanza per loro.
Tendou si guarda le gambe penzolare nel vuoto, facendole oscillare avanti e indietro e guardandole con una certa curiosità.
Poi, guarda Tsubasa, in piedi di fianco a lui abbastanza precariamente, ma sa che non si lascerebbe mai cadere per distrazione e che in caso contrario, lui l'afferrerebbe. 
Si sente comunque in dovere di ammonirla.

"Tsubasa-chan, se non ti siedi mi farai venire un colpo"

Quel giorno è sorridente, molto più del solito, e sembra che per questo non lo ascolti, ma se il prezzo per non farsi ascoltare è vederla sorridere gli va più che bene.
Restano in silenzio, lasciando che la brezza serale gli sfiori il volto e glielo accarezzi dolcemente.
E' un dei loro silenzi preferiti, uno di quei silenzi in cui si capiscono e quindi non hanno bisogno di parlarsi perché fa già tutto da sé.
Si erano dati appuntamento lì per trovare un luogo tranquillo in cui parlarsi, dopo gli avvenimenti della partita di Tsubasa di qualche tempo prima, ed era stato lei a proporlo, aggiungendo che fosse un po' cliché ma che in effetti non le importava molto.
Stanno lì da un po', azzardando qualche frase di circostanza ogni tanto, non sapendo esattamente da dove cominciare.

"Tsubasa-chan, quel giorno non mi sono mai congratulato con te per la WNBA" dice Satori, rompendo il silenzio che li dominava da un po'.

Tsubasa non sembra sorpresa, continua a sorridere e si domanda se non sembri stupida, poi si risponde di sì e alza mentalmente le spalle.
Lo guarda e lui fa lo stesso, e allarga premurosamente quel sorriso.

"Grazie, Satori-kun, ma credo che ci sono molte cose che non ci siamo detti, negli ultimi tempi"

Satori sorride ironicamente, perché sa che ha ragione, e getta la testa all'indietro lasciando che la luce arancione gli inondi il volto e gli illumini le ciocche rosse.

"Sai, dopo che mi hai gridato quelle parole alla partita, dopo che hai detto che Tsubasa significa ali e che devo usarle per volare, mi hai dato molto coraggio.

E' una cosa che sapevo già, ma detta da te, in quel momento, aveva tutto un altro significato"
Tsubasa Yamashita, un nome nuovo alla Shiratorizawa.
Nessuno seppe mai il perché così, all'improvviso e dopo tre anni, la capitana della squadra di pallacanestro avesse deciso di rivelarsi, e presto la voce si era sparsa.
C'era chi l'aveva scoperto già prima, sentendo Tendou Satori gridarlo a squarciagola negli ultimi secondi della partita decisiva delle qualifiche ai nazionali, e il giorno dopo si era ritrovato a sentire quel nome sulla bocca di tutti.
Il giorno dopo, la ragazza si era presentata davanti a tutta la classe, con qualcosa di nuovo nel suo sguardo.
"Vi prego, da oggi chiamatemi pure Tsubasa" aveva detto, suscitando lo stupore di tutti, per poi girarsi e scrivere il suo nome alla lavagna.
Nessuno l'aveva mai vista così, con quella serenità nel volto che aveva sempre ostentato tutta quella indifferenza.
Ora non era solo più Yamashita, un'incognita vivente, leggenda metropolitana della scuola, era diversa e diventata qualcosa di più.

"Ho parlato con mia madre, quel giorno, e le ho detto quello che penso.
Le ho detto che è il mio di nome a voler dire ali, e non il suo, e che ora mi sento pronta a volare veramente ma per me stessa.
Finalmente ha sentito di capirmi.
Non smetterò con la pallacanestro, è una parte troppo importante della mia vita e sento che è ciò che voglio fare veramente. Se il giorno in cui ho pianto davanti a te per la prima volta dicendo che non volevo più volare hai creduto che volessi smettere di farlo, beh non è così, ora sento di volerlo fare più di prima.
Tra due anni entrerò nella WNBA, per giocare negli Stati Uniti, e sento che è ciò che voglio fare e credo sia grazie a te"

Tendou ricambia il suo sorriso.
Aveva capito da tempo che ciò che aveva fatto non aveva comportato la sua felicità, anzi tutto il contrario, ma ora ne ha la vera conferma.

"Mi dispiace, per quello che-"

"Satori-kun! Dai basta, ti sei già scusato abbastanza" lo rimbecca scherzosamente Tsubasa, sedendosi accanto a lui con una fretta che gli fa prendere un colpo.

Tsubasa guarda anche lei i piedi che penzolano dal cornicione e per un attimo pensa a che cosa succederebbe se cadesse, e si rincuora pensando che non è molto alto e che si fratturerebbe al massimo una gamba.
Le viene da ridere, a pensare a queste cose in un momento del genere, quando Tendou siede accanto a lei e guarda un punto indefinito davanti a sé.

"A che pensi, Satori-kun?" gli domanda, curiosa.

Tendou si volta verso di lei, e sorride vagamente malinconico.

"Penso a quanto sono stato stupido, a dirti quelle cazzate" sospira.

"Ma guarda che se non ti piaccio non te ne devi fare mica una co-"

"Ti sbagli"

Questa volta è stato lui a interromperla, con una fretta che quasi quasi la sorprende.
Quel giorno Satori pensa tanto, Tsubasa lo capisce dal suo sguardo e dal modo in cui si pone.
E quando pensa tanto, si lascia sempre prendere la mano e sbaglia tutte quelle intuizioni e prefigurazioni mentali che si era fatto nella testa.
Sta pensando sì, ma a come dire le parole che gli stanno per uscire di bocca.

"Io quel giorno, Tsubasa, non ti ho baciata perché eravamo fragili"

Cos'ha il suo sguardo?
Perché la guarda con una tale intensità?
Perché Tsubasa sa che cosa sta per dire eppure le fa paura e allo stesso tempo si sente felice?
Non può fare altro che ricambiare il suo sguardo.

"Ti ho baciata perché sono innamorato di te"

E' quello che lei aveva sempre aspettato e sperato di sentirsi dire, eppure ora che sente veramente quelle parole non riesce a dire niente.
Sarà perché lui ha ancora qualcosa da aggiungere.

"Posso anche dirti esattamente il momento in cui è successo, ed è stato quando abbiamo ballato per la prima volta insieme nella mia stanza, ti ho vista ballare e avevo capito di essere innamorato perso.
E' strano e anche un po' brutto forse avere un momento in cui capisci esattamente di essere innamorato, ma per me non è così.
Io ti ho baciata perché mi piaci così tanto e quando ti ho vista piangere ti ho sentita così vicina che non ho resistito, e me ne sono poi andato perché non mi sentivo abbastanza.
Ma ho mentito, tu mi piaci tantissimo, Tsubasa, e ti seguirei ovunque, anche se dovessi andare negli Stati Uniti verrei con te perché sei dove vorrei sempre stare."

Mentre parlava, non si era accorto che la ragazza aveva allungato una mano a sfiorargli la guancia.
Si guardano attentamente in volto, e lei nota ogni cosa.
Gli sfiora uno zigomo, e poi scende e lo guarda nei suoi occhi rossici e li trova bellissimi, guarda come sia delicato il suo naso e si sofferma a guardare anche l'attaccatura dei capelli, sfiorandone alcuni con le dita.
Poi, nota le sue labbra che aveva dimenticato da tempo, e si vergogna un po' nel farsi vedere mentre le guarda.
Si accorge, troppo tardi, che il suo viso è pericolosamente vicino a quello di Satori e che la strada per farli toccare è davvero breve.

"Io...mi sono innamorata di te lo stesso giorno" sussurra, nell'incredulità totale.

"Tsubasa...posso baciarti?"

Neanche si accorge di aver annuito, che Tendou la bacia.
Le sue labbra, che prima sembravano così lontane, ora non lo sono più e può sentirle ancora.
Sono come se le ricordava, tiepide, sottili, dolci, ma meno disperate della volta precedente.
La bacia una volta, poi una seconda e ci si sofferma più a lungo, e poi una terza.
Entrambi sorridono nei loro baci, a momenti diversi ma finalmente possono farlo.
Quando si separano, Tsubasa appoggia la testa sul suo petto e lui la stringe a sé con il braccio destro, entrambi rossi in volto e con un imbarazzo che la prima volta non avevano avuto, ma è meglio così.

"Credo che quella notte non ci siamo detti quello che dovevamo realmente dirci" esordisce lei.

"Lo credo anch'io. Non avremmo dovuto piangerci addosso, avrei dovuto dirti quello che ti ho detto alla partita, che Tsubasa significa ali e che sono le tue di ali, per volare dove vuoi tu"

"E io avrei dovuto dirti tutt'altro.
Non avrei dovuto piangere, avrei dovuto dire che non c'è possibilità che tu l'anno prossimo scompaia perché non sei il Guess Monster, e che se anche tu un giorno ti saresti sentito sparire ci avrei pensato io a portarti indietro"

Ridacchiano entrambi, pensando a quanto fossero stati stupidi e di quanto abbiano bisogno di stare insieme.
Allunga la mano del braccio che la circonda per prendere quella di Tsubasa, accarezzandola e riscaldandola, massaggiandole il palmo con il pollice, per poi sorprenderla con un bacio tra i capelli neri e un altro sulle labbra, poi sulla guancia, sulla punta del naso e infine sulle labbra, per poi sfiorare anche la sua fronte sentendola ridere.
Quando lei torna a guardare davanti a sé, non si decide di smettere di guardarla.

"Il talento non è qualcosa che fiorisce subito, bisogna aspettare. L' anno prossimo troverai il tuo talento, che sia ancora la pallavolo o meno, e ti farai riconoscere per quello.
Lo decidi te, quale sarà questo talento e lo farai fiorire con il tempo, non saranno gli altri.
Quindi sii chi vuoi essere, sii fiero di te"

"Lo stesso vale per te, Tsubasa-chan"

"E comunque..." si volta e si sorridono "a Guess Monster preferisco Miracle Boy"

---

"Satori-kun, ora come lo diciamo alla squadra?"
"Non ne ho la minima idea, ma non vedo l'ora di vedere la faccia di quei rincoglioniti di Semisemi e Leon!"
"Io ero più preoccupata per Wakatoshi"
"Fidati, sarà il modo migliore per fargli capire che è l'ora di trovarsi una ragazza!"
"Rinuncia, quello è sposato con la pallavolo"
"Dai, non essere così critica, te non sei sposata con la pallacanestro, Miss. WNBA?"
"Ti butto giù"
"Provaci stronza"
"Come hai detto?!"
"Niente"
"Satori-kun"
"Sì?"
"Puoi darmene un altro, di bacio?"
"E va bene"


 

Note autrice:
E così questa storiella si conclude.
Mi ha fatto veramente un sacco piacere scriverla e ammetto di andarne piuttosto fiera, anche se non è niente di che.
Tendou è un personaggio che adoro e trovo che abbia molto da dare nella scrittura, ma sono certa che non sarà l'unico su cui scriverò!
Grazie a tutti coloro che hanno letto e apprezzato questa storia, spero di avervi lasciato qualcosa :)
Alla prossima!
Hikarigaoka

 

   
 
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