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Autore: Signorina Granger    21/05/2020    8 recensioni
INTERATTIVA || Completa
Toujours Pur, per sempre puro.
Solo questo conta, per la Famiglia Black: la purezza che da tanti secoli decantano fieramente.
E' una famiglia dalle regole e dai valori molto rigidi, che non ammette anticonformisti al suo interno, chi esce dagli schemi viene cancellato, letteralmente.
Ci sono grandi aspettative per i membri più giovani della famiglia che un giorno, forse, terrano in mano le redini della società, prendendo il posto dei loro genitori. E altrettanto alte sono le aspettative verso coloro che sederanno accanto ad un Black.
[La storia prende ispirazione da "Elite" di Lady Blackfyre e ne è una sorta di prequel]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Capitolo 8
 
 
 
Ewart teneva la Gazzetta del Profeta in una mano e un caffè forte nell’altra, impegnato a leggere le notizie del giorno. Quella mattina era solo nell’ampia sala da pranzo per forse la prima volta da quando si trovava a casa dei Burke, ma quella calma insolita non gli dispiaceva affatto, così come l’aria che lo rinfrescava piacevolmente grande alle due grandi finestre ad arco che davano sul giardino della residenza.
 
La calma e la solitudine però erano finite, e l’erede della famiglia Malfoy lo seppe quando si rese conto che qualcuno lo aveva raggiunto: alzando lo sguardo i suoi occhi chiari si posarono su Rigel Burke, che stava evidentemente cercando di attirare la sua attenzione a suon di gesti.
 
“Rigel, va tutto bene?” 
 
Il mago aggrottò la fronte, confuso mentre guardava il coetaneo indicarsi ripetutamente la gola, senza emettere un suono.
 
“Scusa Rigel, ma davvero non capisco…”
 
A quel punto dall’anta aperta della porta fece il suo ingresso Cora, visibilmente di buon umore e con un sorriso allegro che le illuminava il bel volto spesso serio:
 
“Buongiorno! … Oh, state facendo il gioco dei mimi?”
 
Rigel si passò una mano sul viso alle parole della strega, che sedette accanto ad Ewart mentre guardava l’ex Serpeverde come se si aspettasse che si esibisse in numeri acrobatici da un momento all’altro, ma il biondo scosse la testa, sempre più perplesso:
 
“No Cora, Rigel cerca di dirmi qualcosa, credo…”
“E perché non parla? Che c’è Burke, il gatto di ha mangiato la lingua?”  Cora ridacchiò, ma Ewart non la imitò, troppo concentrato sul ragazzo che aveva davanti: alle parole della strega Rigel aveva annuito freneticamente, indicandola prima di indicarsi nuovamente la gola mentre guardava Ewart con gli occhi spalancati, come se gli stesse chiedendo come facesse a non capire.
 
“Oh, certo… Scusa Rigel.”  Ewart si sfilò la bacchetta dalla tasca dei pantaloni color sabbia e la puntò contro Rigel prima di lasciare il giornale sul tavolo, udendo la voce del Serpeverde un attimo dopo:
 
“Finalmente… Grazie Ewart. Ci voleva tanto a capirlo?”
“Avresti potuto scrivere! Mi spieghi che ci facevi senza la voce?”
 
Cora aggrottò la fronte mentre si serviva un croissant alla crema e Rigel, per tutta risposta, incrociò le braccia al petto e le scoccò un’occhiata torva:
 
“Quel simpaticone del tuo amico del cuore ha pensato bene di usare Silencio su di me mentre dormivo! Ah, eccoti, Olivander!”
“Buongiorno anche a te Burke. Cora, Ewart. Dormito bene? Io ho dormito benissimo.”
 
“Non mi lamento.”
 
Cora si strinse nelle spalle e Gerard indugiò con lo sguardo sull’amica mentre sedeva di fronte a lei, abbozzando un accenno di sorriso come se gli facesse piacere sentirglielo dire prima che Rigel, furente, gli si piazzasse accanto:
 
“Si può sapere perché l’hai fatto?”
“Scusa Rigel, ma davvero, se ti sento russare un’altra notte potrei diventare un serial killer… tè, Cora?”
“Grazie Gerry.”
 
Gerard servì del tè nero ad entrambi dalla teiera di porcellana dipinta a mano mentre Rigel, gli occhi scuri ridotti a due fessure, lo scrutava con attenzione:
 
“D’accordo, la vedremo più tardi, allora.”
“Credo che il concetto sia sfidarsi tra persone di sesso opposto, Burke, ma sono sicuro che Cora sarà disposta a prestarti una gonna o un fermaglio per capelli se volessi sfidarmi.”
 
Gerard sorrise al ragazzo e Cora rischiò di sputare tutto il tè che stava per ingerire alle parole del ragazzo, soffocando la risata su un tovagliolo mentre Ewart rideva sotto i baffi.
Rigel stava per dirgli cosa ne pensava della sua idea della gonna, ma venne interrotto dalla cugina, che entrò nella sala da pranzo con un sorriso trionfante:
 
“Buongiorno Cora e futuri perdenti! Uh, torta al cioccolato e arancia, la mia preferita!”
 
Danae sorrise allegra e, raggiunta la torta, si premurò di tagliarsene una fetta – o un quarto – prima di prendere posto di fronte a Ewart, che le rivolse un’occhiata grave:
 
“Come mai così sicura che sarete voi a vincere, Danae?”
“Chiamiamolo sesto senso, anche se è notoriamente risaputo che voi uomini non sapete fare due cose contemporaneamente, quindi direi che abbiamo buone speranze.”
 
“Hai davvero una considerazione così bassa del genere maschile? Ciò mi rattrista molto.”
 
“Non ho una bassa considerazione di tutto il genere maschile.”
 
Danae parlò senza guardarlo, ma Ewart ebbe l’impressione che fosse arrossita leggermente. Non ebbe però modo di dire altro, perché Rigel mise un braccio intorno alle spalle della cugina, sfoggiando un largo sorriso sornione:
 
“Chiaramente, Dany mi adora!”
“Rigel, mollami o ti Schianto prima del dovuto, bada a te!”
 
“Ricordatemi di non finire contro Danae, dopo… Ci tengo alla mia faccia.”  Gerard lanciò un’occhiata dubbiosa alla padrona di casa, sfiorandosi gli zigomi con lieve apprensione mentre Cora, seduta davanti a lui, liquidava il discorso con un rapido gesto della mano:
“Tranquillo Gerry, non permetteremo che ti sfigurino il bel faccino.”
 
“Pensi che io abbia una bella faccia?”
 
Ewart guardò Cora, sorridendo e i gomiti appoggiati sulla sedia, le dita intrecciate come se si stesse godendo uno spettacolo divertente. Sorrise lievemente e la guardò schiarirsi la gola prima di replicare con una scrollata di spalle:
 
“Beh, credo di sì, insomma, alcune cose sono oggettive… Come il fatto che anche Ewart abbia una bella faccia, ecco.”
“Ti ringrazio Cora, anche la tua non è male.”
 
Ewart sorrise divertito prima di alzarsi, infilarsi il giornale sotto il braccio e uscire con le mani in tasca e disinvoltura, salutando con un educato cenno del capo quando due assonnate Lilith e Megara gli passarono accanto per fare colazione:
 
“Buongiorno… Dobbiamo proprio partecipare a tutto questo?”
“Certo che sì, ci servite, non possiamo essere in minoranza. Tieni Lily, mangia, sembra che una folata di vento possa portarti via da un momento all’altro.”
 
Danae mise una bella fetta di torta sul piatto vuoto davanti alla Corvonero, che abbozzò un sorriso e la ringraziò mentre Megara, seduta di fronte a lei, sospirava:
 
“Non mi piace duellare, mi sento in colpa ad attaccare le persone!”
“Meggie ha ragione, non l’ho mai vista neanche lontanamente arrabbiata in tutti questi anni… Si sente quasi in colpa anche uccidendo le zanzare!”
 
“Sono fastidiose, ma sono esseri viventi anche loro…” 
 
Lilith alzò gli occhi al cielo, ma sorrise all’amica con affetto mentre Danae, pensierosa, proponeva di sostituire Meg con uno suo vecchio orso di peluche: forse incantandolo sarebbe risultato più spaventoso di lei, dopotutto.
 
“Io non vi capisco, duellare è divertente!”
 
Cora sorrise, gli occhi chiari scintillanti mentre sia Rigel che Gerard la guardavano di sottecchi:
 
“… Sì, lo sappiamo…”
“Ho un vago ricordo di te al Club dei Duellanti che fai quasi esplodere un lampadario…”
“Beh, mi divertivo molto, devo ammetterlo.”
 
“Anche io, adoravo il club! Cora, ti ricordi quando abbiamo nascosto una rana nella sala e nessuno è riuscito a capire da dove venisse il gracidio per mezz’ora?”
 
Le due streghe ridacchiarono e Rigel, spostando lo sguardo da una all’altra, sperando di non finire contro nessuna delle due.
 
 
*
 
 
“Confesso di essere un po’ sorpreso, non mi aspettavo che avresti voluto partecipare.”
 
Edward, ai piedi della scalinata di marmo dell’ingresso, porse una mano in direzione di Vivian, che stava scendendo le scale tenendo leggermente sollevato un lembo della gonna color lavanda per evitare di pestarne l’orlo, il viso riposato e i capelli color grano legati in un’elegante treccia che le ricadeva sulla spalla destra.
La ragazza prese la mano dell’ex compagno di Casa e gli sorrise, fermandosi accanto a lui quando l’ebbe raggiunto:
 
“Danae ha appena deposto l’ascia di guerra, non mi va di contrariarla… E comunque sono molto competitiva, magari non si direbbe, ma duellare non mi dispiace per niente. Io e Horace ci sfidavamo spesso.”
“Oh, lo immagino… e anche la felicità di tua madre.”
 
Edward sorrise e Vivian lo imitò, ricordando chiaramente l’ira della madre quando sorprendeva i figli a lanciarsi incantesimi nel salotto mentre dalla porta aperta della sala da pranzo uscivano Cora, che teneva Gerard a braccetto, Danae e Rigel, impegnati a bisticciare come al solito.
 
“Oh, buongiorno… ci vediamo fuori, noi andiamo a scaldarci un po’!”
 
Cora sorrise allegra e Vivian, fatto un cenno ad Edward, lo invitò ad apprestarsi a fare colazione a loro volta. Giunti sulla soglia della sala gli occhi chiari della strega indugiarono sulle uniche persone presenti, ossia Megara e Lilith, prima di sorridere e dirigersi con decisione verso la cugina, sedendo accanto a lei e dando così ad Edward la scusa perfetta per prendere posto accanto a Megara:
 
“Buongiorno signorine… Allora cugina, pronta alla sfida?”
“Non quanto te presumo, ma direi di sì. Lo stesso non si può dire di Meg, ma in realtà è brava con gli incantesimi.”
 
Lilith accennò a Meg, che sorrise debolmente ad Edward quando il ragazzo le si fu seduto accanto:
 
“Megara, prometti che sarai indulgente con me, vero?”
Edward sfoggiò l’espressione più innocente che gli riuscì e la strega sorrise, annuendo mentre arrossiva appena:
 
“Naturalmente, se tu prometti lo stesso.”
“Ci mancherebbe altro.” L’ex Serpeverde prese una mano della strega, baciandone lievemente il dorso mentre Lilith e Vivian si scambiavano un’occhiata divertita di fronte al rossore della Corvonero.
 
 
*
 
 
“Amias, ma dove ti eri cacciato?”
“Ehi, la colazione è sacra!”
 
Amias incrociò le braccia al petto e Rigel alzò gli occhi al cielo, ma non osò controbattere mentre Shedir, in piedi accanto al Grifondoro, si tratteneva dal far notare al gruppo che in realtà si erano semplicemente svegliati tardi perché nessuno dei due aveva messo la sveglia.
 
Cora, che per l’occasione indossava dei pantaloni grigio perla e una camicetta bianca, si mise le mani sui fianchi e lanciò un’occhiata perplessa a Vivian, chiedendole se fosse certa di volersi battere vestita così. La bionda, però, si stava incipriando il naso e sembrò non preoccuparsene, assicurando all’altra che la gonna non era un problema.
 
“Sì, me la vedo che duella all’ultimo sangue senza mandarsi fuori posto neanche un capello.”
Danae scoccò un’occhiata quasi torva alla bionda, chiedendosi come facesse ad essere sempre impeccabile mentre Lily, seduta accanto a lei su una panchina, asseriva con tono serio di non averla mai vista spettinata in tutta la sua vita.
 
 
“Va bene signorine, direi che siamo tutte, quindi possiamo cominciare… Tiriamo a sorte per fare le coppie?”
 
Cora si rivolse a Castor, che si alzò annuendo mentre sfoderava la bacchetta, asserendo che fosse la scelta più corretta. Christopher restò pochi passi dietro l’amico, le braccia strette al petto, e Danae gli rivolse una rapida occhiata prima di tornare a guardarsi la punta delle scarpe, pensando alla loro ultima conversazione e sperando di non doversi sfidare proprio con lui.
 
“Oh, non vedo l’ora, sarà divertentissimo, non duello da secoli!”  Althea sorrise, allegra, e Athyna scoccò un’occhiata torva a Rigel, che il giorno prima aveva trovato molto divertente farle aprire un libro stregato: la pagina aveva preso la forma di una mano e le aveva tirato i capelli, facendo ridere a crepapelle il ragazzo e molto meno lei, tanto da averglielo lanciato contro, schivandolo per un soffio.
 
“Già, anche io…”
 
“Non penso ci sia bisogno di ricordare a tutti che NON dobbiamo farci male, vero? CORA?”
“Castor, perché questo tono accusatorio? Siete tutti prevenuti nei miei confronti, questo siete!”
La strega strinse le braccia al petto con fare offeso, ma il ragazzo non si scompose, inarcando un sopracciglio con aria scettica mentre in una mano teneva una piccola boccia di legno che conteneva i nomi dei presenti, facendoli vorticare con la bacchetta.
 
“No, è che ci ricordiamo che fine hai fatto fare a Jeremy Abbott quando eri al settimo anno! Va beh, cominciamo… ragazzi contro ragazze, ovviamente. Come premio, il vincitore potrà farsi esaudire un desiderio dalla squadra avversaria. Ecco le prime coppie… Rigel contro Athyna.”
 
“SI’!… scusate. Scusa Castor, vai avanti.”
 
Athyna abbozzò un sorriso di scuse, facendo un cenno al Corvonero prima che il ragazzo continuasse:
 
“Oh cavolo, sarà divertente… Danae contro di me. Althea contro Edward, Megara contro Ewart, Vivian contro Shedir” – i due si scambiarono un’occhiata molto torva, mentre Megara parve quasi sollevata quando Ewart le sorrise gentilmente – Lilith contro Christopher… e Aghata contro Gerard. Perciò rimangono…”
 
Amias, rendendosi conto di chi none era ancora stato chiamato oltre a lui, si sentì sprofondare, desiderando di sparire mentre Castor prendeva anche l’ultimo bigliettino:
 
“Amias contro Cora. Beh, buona fortuna a tutti.”
 
“Già, buona fortuna Amias, ne avrai bisogno.”  Rigel diede un colpetto sulla spalla dell’amico, guardandolo con una punta di divertimento mentre il Grifondoro imprecava a bassa voce: se l’era sempre cavata molto bene in Incantesimi ed essendo uno Spezzaincantesimi di professione per lui spesso erano un gioco da ragazzi, ed era tutto fuorché una frana nei duelli, ma sfidare Cora Prewett era tutto un altro discorso.
 
Come sempre, al momento del bisogno la Dea bendata invece che verso di lui aveva guardato da un’altra parte.
 
Gerard, serio in volo, gli fece persino le condoglianze, scoppiando subito a ridere di fronte alla faccia del ragazzo:
 
“Stavo scherzando Amias, non preoccuparti!”
“Facile per te, se anche la sfidassi rimani pur sempre il suo migliore amico!”
 
 
 
*
 
 
Quando Shedir cercò di colpire le sue gambe con un Incantesimo d’Inciampo Vivian sbuffò, parandolo senza difficoltà:
 
“Giochi agli incantesimi non verbali, Nott? Incarceramus.”


Le funi evocate dal suo incantesimo si scagliarono dritte sul Serpeverde, che con un gesto le spedì in tutt’altra direzione, sorridendo alla bionda:
 
“Te la prendi perché non sei in grado di eseguirli, Vivian? Considerando che non fai altro che guardarti allo specchio tu non ne abbia spesso bisogno.”
 
“Protego. Non hai idea di che cosa faccia durante il mio tempo, Nott.”  Vivian parò l’Expelliarmus non verbale del rivale, indietreggiando prima di lanciargli contro un Impedimenta, questa volta senza pronunciare la formula dell’incantesimo.
 
Shedir, colto di sorpresa, questa volta non riuscì a difendersi e l’incantesimo lo colpì in pieno, impedendogli di muoversi per qualche istante.
 
Vivian sorrise, scostandosi la treccia dalla spalla prima di puntargli la bacchetta contro:
 
“E ora chi non è in grado di usare un incantesimo non verbale, Shedir? Expelliarmus.”
 
 
La bacchetta del mago volò dritta nella mano pallida di Vivian, che sorrise soddisfatta prima di liberarlo dall’incantesimo, mentre a pochi metri di distanza Castor e Danae sembravano divertirsi particolarmente.
 
“Rictusempra!”
“Impedimenta!”
“Expelliarmus!”
“Protego!”
 
“DANAE!”    Castor, orripilato, guardando il dorso delle mani ricoprirsi di peli mentre Althea, Megara e Aghata si rotolavano dalle risate, così come la responsabile dell’accaduto, che dopo aver lanciato un Incantesimo peloso sul fratello era quasi piegata in due dal ridere.
 
“S-scusa, erano anni che volevo farlo! EHY!”    Castor, che ormai sfoggiava una barba colossale, usò Aguamenti sulla sorella, sorridendo con scherno quando Danae gli rivolse un’occhiataccia:
 
“L’hai voluto tu… Pietrificus Totalus! Expelliarmus!”    Danae prese la bacchetta del fratello con un sorriso trionfante, anche se bagnata dalla testa ai piedi, e si rivolse ai compagni allegramente:
 
“Avanti i prossimi, per ora siamo a due vittorie per le ragazze. Castor e Shedir sono fuori.”
“Va bene, va bene, ora mi fai tornare normale e non più come un cane, per favore?”
 
 
 
Danae fece sparire i peli con un sorriso, spostandosi insieme al fratello per lasciare il posto ad Edward e Althea e a Megara ed Ewart.
 
Danae sedette vicino a Lilith e sorrise, decisa a non perdersi lo spettacolo: quella si che sarebbe stata una giornata divertente. Avrebbe tanto voluto vedere la faccia di suo nonno se fosse arrivato proprio in quel momento…
 
 
*
 
 
 
Ewart era stato quasi costretto ad imparare a duellare dal padre, secondo il quale per un Malfoy fosse d’obbligo essere in grado di battersi come si deve. Non andava matto per quella pratica, ma poteva essere divertente, naturalmente.
Il mago aveva assicurato a Megara che sarebbe stato un vero gentiluomo, anche se scorse l’occhiata incerta che Edward gli lanciò prima di iniziare a battersi contro Althea in un duello molto serrato, dove entrambi non facevano che parare le fatture dell’altro.
 
Con suo stupore, tuttavia, Megara era in grado di fare lo stesso: che avesse molte remore ad attaccarlo era evidente, ma compensava con una difesa davvero superba.
 
“Sono davvero colpito, Megara! Ho idea che tu tenda a sminuirti troppo.”
 
Ewart lanciò Incarceramus contro la ragazza, che gli sorrise mentre faceva apparire uno scudo di luce davanti a sé, rimandandogli la fattura indietro. Ewart, i riflessi allenati da anni di sport, si scansò mentre udiva le ragazze applaudire quando Althea spedì Edward a tre metri di distanza.
 
“COLOVARIA!”
 
Udendo un eco di risate Megara si voltò, guardando i capelli di Edward diventare verdi per effetto dell’incantesimo cambia-colore di Althea, che rise di gusto. La ragazza, tuttavia, si ricordò in tempo di essere nel bel mezzo di un duello e si scansò per evitare il lampo di luce rossa che le avrebbe fatto sfuggire di mano la bacchetta.
 
“Grazie Ewart.”
Megara gli sorrise angelica e Ewart, stringendo la bacchetta, si disse che ci voleva una bella idea per far deconcentrare la ragazza e permettergli di vincere.
 
Certo, era un gentiluomo, ma non amava neanche farsi battere davanti a un pubblico, specie quando Perseus, sapendolo, l’avrebbe deriso all’infinito.
 
“Dominusterra.”
Quando la terra sotto ai suoi piedi iniziò a tremare Ewart sorrise, scorgendo l’espressione sgomenta di Megara – quella era, per sua sfortuna, un incantesimo che non poteva parare o farsi rimbalzare addosso – appena prima di puntare la bacchetta contro di lei, disarmandola con un Expelliarmus non verbale. Contemporaneamente, Edward ne approfittò a sua volta, riuscendo finalmente ad immobilizzare Althea prima di sottrarle la bacchetta a sua volta.
 
“Bell’incantesimo, Ewart!”
“e bei riflessi.”   Edward sorrise al biondo, che ricambiò prima di dargli una pacca sulla spalla mentre il terremoto cessava. Il Malfoy si diresse da Megara, porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi con un sorriso:
 
“I miei complimenti, Megara, davvero.”
“Ti ringrazio. Non ricordavo nemmeno quell’incantesimo, sai?”
“Ho una buona memoria per le formule… Ma sei stata bravissima.”
 
Ewart le restituì la bacchetta, rivolgendole un cenno prima che la Corvonero lo superasse con un sorriso carico di gratitudine, la guance leggermente rosse per la felicità di essere sentita rivolgere un complimento da un mago più grande e più esperto di lei.
Anche Edward le sorrise, e le mise una mano sulla spalla mentre si complimentava con lei:
 
“Credo davvero che dovresti avere più stima di te stessa Megara.”
“Davvero?”
“Sì, davvero. E’ come se volessi negare al mondo doti che invece possiedi, come il fatto che dipingi divinamente.”
 
Megara questa volta arrossì sul serio, ma la voce di Castor, che li invitò a spostarsi per fare spazio alle prossime coppie, la salvò.
Ebbe come l’impressione, mentre andava a sedersi, che l’amico le strizzò l’occhio, in realtà, ma non avrebbe potuto giurarci.
 
 
*
 
 
“FORZA ATHYNA, SUONAGLIELE!”
“RIGEL, MUOVITI A DISARMARLA!”


 
“Anteoculatia!”
 
Athyna puntò la bacchetta contro Rigel e sorrise trionfante di fronte all’espressione orripilata del ragazzo, che si portò le mani sulla fronte mentre sentiva un paio di corna ramificate crescergli a velocità sorprendente dalla testa.
 
“Ti stanno divinamente, Burke.”
La Grifondoro sorrise angelica mentre il “pubblico” se la rideva, ma non Rigel: lui la guardò con astio e si affrettò a puntarle la bacchetta contro:
 
“Entomorphis!”
 
Athyna parò l’incantesimo, sgranando i grandi occhi scuri:
 
“Volevi trasformarmi in scarafaggio?”
“Tu mi hai reso cornuto, ti ricordo! Pietrificus Totalus.”
 
Athyna si scansò, mordendosi il labbro inferiore: per quanto lo detestasse, doveva ammettere che Rigel era molto bravo.
 
Accanto a loro, Lilith e Christopher avevano appena finito di sfidarsi con la vittoria della ragazza, anche se era stata agevolata dal fatto che il Tassorosso non sembrava molto in vena di duelli, e aveva dichiarato apertamente fin da subito di non essersi mai allenato molto, in quanto non ne andava matto.
 
 
“Fastronum!”
“Exulcero!”
“Protego!”


 
“Caspita, l’hanno presa molto sul serio…”  Amias spostava lo sguardo da uno all’altro, guardandoli lanciarsi e parare fatture alla velocità della luce.
 
“Gambemolli!”
 
Questa volta Rigel riuscì a colpire Athyna, che cadde al suolo per colpa della fattura che le rese le gambe troppo instabili per reggerla in piedi. Scivolando la bacchetta le sfuggì di mano, e stava per prenderla quando Rigel la appellò, battendola sul tempo e impossessandosi della sua bacchetta.
 
“Solo una vile serpe può vincere un duello così, Burke.”
 
Athyna, gli occhi ridotti a due fessure, scoccò un’occhiata velenosa all’avversario, che le sorrise mentre si rigirava la bacchetta tra le dita e i ragazzi applaudivano la sua vittoria.
 
“In guerra tutto è concesso, Athyna. Tieni, te la restituisco.”
 
Aghata, che doveva sfidare Gerard, aiutò l’amica ad alzarsi e poi a mettersi seduta vicino ad Althea e Megara, che le sorrisero con aria consolatoria.
 
“Non una parola.”  Sibilò Athyna massaggiandosi i polpacci, guardando Aghata mettersi a 6 metri di distanza da Gerard e sperando di vederla vincere.
 
 
“Cugina, io e te non abbiamo un conto in sospeso?”
“Non so proprio di che parli Gerry!”


Aghata sorrise angelica, ma Gerard scrutò la cugina con attenzione, conscio meglio di tutti gli altri di quanto fosse brava a duellare, anche se non lo dava a vedere: in famiglia erano soliti sfidarsi – e suonarsele – molto spesso, e Aghata riusciva quasi a sempre a mettere al tappeto gran parte dei cugini Olivander.
 
 
“Io lo so bene. D’accordo Agy… cominciamo.”
 
 
*
 
 
“Ricapitolando, dopo un duello di quasi 10 minuti Gerard ha battuto Aghata, e Cora ha battuto Amias in 8 minuti… perciò siamo a 4 vittorie per i ragazzi e 4 per le ragazze. I rimasti in gara sono Gerard, Ewart, Edward e Rigel e Cora, Danae, Vivian e Lilith… ora estrarrò le prossime coppie.”
 
Scartando i nomi di chi era stato battuto Castor rimescolò i bigliettini – e Megara parve quasi sollevata di non doversi battere di nuovo, anche se infondo doveva ammettere di essersi divertita – e poco dopo prese ad elencare le 4 nuove coppie:
 
“Vivian contro Edward, Rigel contro Danae, Lilith contro Ewart e Cora… contro Gerard.”
 
Edward, che aveva di nuovo i capelli dl loro solito biondo paglia, sorrise a Vivian, che si aggiustò la treccia con nonchalance:
 
“Ammetto che un po’ ci speravo.”
“Ora potrò provarti come faccio a duellare senza spettinarmi, Edward.”
 
 
Amias, seduto accanto a Shedir, incrociò le braccia al petto e lanciò un’occhiata a Cora e Gerard, che si erano messi a ridere al sentire di doversi sfidare e ora stavano scherzando tra loro.
 
“Voglio proprio vedere adesso… certo che se la ride, sappiamo tutti che non cercherà mai di tagliuzzare LUI!”
 
“Non prenderla sul personale, Cora si fa prendere e basta.”   Shedir si strinse nelle spalle, ricordando quando Amanda lo ripeteva nel vedere l’amica uscire dal Club dei Duellanti a dir poco malconcia.
 
Rigel e Danae sembravano felicissimi di doversi sfidare, e si proposero di andare primi insieme a Lilith ed Edward.
A quel punto Amias sorrise e si mise comodo, gli occhi scuri luccicanti mentre asseriva di non volersi proprio perdere la scena.
 
 
*
 
 
Se il duello tra Lilith e Ewart fu relativamente breve e “tranquillo”, sancendo la seconda vittoria del Malfoy, lo stesso non si poté dire di quello tra i cugini Burke, che andarono avanti quasi quanto Gerard e Aghata.
Il pubblico spostava ripetutamente lo sguardo da uno all’altro, cercando di star dietro agli incantesimi mentre Althea si pentiva ad alta voce di non aver portato uno spuntino per godersi meglio lo spettacolo.
 
 
 
Belvina Black stava andando nelle cucine per fare qualche richiesta sul menù della cena agli Elfi Domestici, ma si fermò di scatto davanti ad una finestra, sgranando gli occhi chiari quando si ritrovò ad assistere ad un duello nel giardino di casa sua. E non solo, ma tra sua figlia e suo nipote, per giunta!
 
La donna fece per uscire e chiedere spiegazioni, ma alla fine decise di lasciar perdere, girò sui tacchi e si diresse in cucina: era meglio non indagare, ma non poteva fare a meno di chiedersi cosa avrebbe detto suo padre se avesse assistito ad una scena simile, considerando che si era aspettato tutt’altro da quelle settimane di “convivenza”.
 
 
*
 
 
“Mi dici cosa è successo tra te e mia sorella?”
Christopher non guardò l’amico, continuando a concentrarsi sul duello in corso.
 
“Niente di importante.”
“E perché non vi parlate quasi da due giorni? Non sono nato ieri!”  Castor sbuffò – odiava quando gli si negava l’evidenza – ma Chris si strinse nelle spalle, ribadendo che non era importante. Castor non ci credeva (non li aveva mai visti fare così, prima d’ora), ma la sua attenzione tornò sulla sorella e sul cugino quando dall’urlo vittorioso di Rigel intuì che il ragazzo aveva nuovamente vinto, come Ewart.
 
“Prima Athyna e poi la mia cuginetta, questo sì che è un gran giorno!”
 
 
Rigel sorrise allegro e lanciò la bacchetta alla cugina, che la prese al volo prima di lanciargli uno sguardo che prometteva vendetta e tornare dalle sue amiche: la ragazza sedette accanto ad Athyna, mormorandole qualcosa senza distogliere lo sguardo dal cugino:
 
“Vendetta?”
“Puoi giurarci.”
 
 
*
 
 
Quando Vivian ebbe battuto Edward, i soli rimasti oltre a lei erano Ewart, Cora e Rigel.
Cora riuscì a battere il Serpeverde – con gran soddisfazione di Athyna e Danae –, ma Ewart ebbe la meglio su Vivian, anche se il mago dovette complimentarsi con l’avversaria per tutte le fatture che gli aveva lanciato contro e parato senza scomporsi minimamente, indossando persino una poco agevole gonna lunga.
 
La “finale” si svolse così tra Cora ed Ewart, sancendo – dopo un duello meno lungo rispetto ad altri, ma altrettanto carico di tensione a causa dell’abilità di entrambi – la definitiva vittoria di Cora, che venne festeggiata dalle altre ragazze quasi come se avesse vinto la Coppa del Mondo di Quidditch o il Torneo Tremaghi.
Quanto ai ragazzi, ognuno di loro si complimentò con Ewart, che la prese con estrema sportività e strinse sorridendo la mano all’avversaria, ma non poterono fare a meno di chiedersi quando sarebbero riusciti, finalmente, a prendersi una bella rivincita sul gentil sesso.
 
 
*
 
 
“Sei stata grande, oggi.”
Gerard porse a Cora una Burrobirra, e la ragazza la prese con un sorriso, mentre lui sedeva accanto a lei sul gradino. Avevano appena finito di cenare, ed entrambi si stavano godendo quella magnifica e fresca serata.
 
 
“Grazie Gerry, ma anche tu sei stato bravo. Ho adorato il tuo scontro con Aghata!”
“Oh, anche io, ma non sai quante volte mi ha battuto, negli anni… ma ho la mia buona dose di allenamento.”
 
Brindarono facendo incontrare le bottiglie e Gerard si gustò un sorso di Burrobirra ghiacciata mentre sentiva la testa di Cora appoggiarsi sulla sua spalla. Il ragazzo abbassò lo sguardo su di lei, vedendola chiaramente grattarsi appena la manica della camicia.
 
“Non hai caldo?”
“Un po’, ma sono abituata. Per fortuna vivo in Gran Bretagna e non alle Hawaii!”
 
Cora rise, ma Gerard no, e parlò con tono quasi seccato:

“Cosa devo fare per farti capire che ti sei auto-convinta di un’idiozia? Tu non sei un fenomeno da baraccone. Sei una strega di talento, intelligente e determinata, che è stata in grado di tirare avanti i suoi fratelli e gli affari di famiglia. Pensi che a qualcuno possa importare di delle cicatrici?”


“Non ho tirato avanti tutti i miei fratelli.”
 
Cora si scostò da lui, parlando così piano che per poco Gerry non la sentì, sospirando mentre lasciava la bottiglia accanto a sé e le metteva una mano sulla spalla:
 
“Cora, non puoi passare tutta la vita a tormentarti. Non è stata colpa tua, nessuno lo pensa.”
“Io sì. Te ne ho parlato perché credevo che avresti capito.”
 
Cora si voltò a guardarlo, e Gerard seppe che si stava sforzando per non scoppiare in lacrime nel momento in cui la guardò negli occhi, ma scosse il capo e l’abbracciò:
 
“Non posso capire totalmente perché non ci sono passato, Cora. Ma voglio che tu capisca che anche se non potrai mai liberartene del tutto, devi almeno cercare di vivere la tua vita senza pensarci così tanto. Non è colpa tua. Le cicatrici che hai non fanno che testimoniare quello che hai fatto, non te ne devi vergognare. So che ti ricordano qualcosa di terribile, ma devi accettarle. Cora…”
 
La strega tentò di divincolarsi dalla stretta, ma Gerard non accennò a volerglielo permettere e alla fine Cora si arrese, appoggiando la testa sulla sua spalla e lasciandosi stringere dalle rassicuranti braccia dell’amico. Solo con sua nonna si sentiva così: al sicuro.
 
“Cora, anche tua nonna non fa che ripeterlo, e perché ti vuole bene. Anche io te ne voglio, voglio solo che tu stia il meglio possibile, lo capisci?”
 
“Come faccio a non pensarci e a godermi la vita sapendo che ho lasciato morire mio fratello? Non capisci, Gerry. Nessuno capisce.”
 
Cora si alzò, e questa volta Gerard non cercò di trattenerla, guardandola scendere in fretta le scale del patio e incamminarsi sul prato, sparendo poco dopo nell’oscurità. Avrebbe potuto seguirla, ma non lo fece, restando seduto a guardare il punto dove era scomparsa.
Sapeva di non essere il massimo a consolare, e lo faceva sentire male il pensiero di non poter esserle d’aiuto… forse preferiva restare sola, in quel momento.
 
 
 
*
 
 
 
“Chris? Posso parlarti?”
Chris non rispose, limitandosi a guardare l’amica sorridergli dalla soglia della sua stanza. Prendendo il suo silenzio come un assenso Danae entrò, raggiungendolo a sedendo sul letto accanto a lui.
Per qualche istante nessuno dei due parlò, entrambi troppo occupati a ripensare alla loro ultima conversazione e a chiedersi cosa dire, ma alla fine Danae si voltò verso il ragazzo e parlò con tono calmo:
 
“Chris, sai che ti voglio bene, molto bene. Sinceramente mi hai… sorpreso, quando mi hai detto quelle cose, alla scuderia. Ma penso veramente quello che ti ho detto, voglio che restiamo amici e che le cose non cambino tra noi.”
“Lo so Dany, anche io tengo molto alla nostra amicizia, per questo non ero sicuro di volertelo dire… è solo che questa situazione è... strana. Ma voglio che tu sia felice.”
 
Chris allungò una mano per prendere quella dell’amica, che emise uno sbuffo quasi divertito:
 
“Chissà, anche se ammetto che tutto questo non è terribile come credevo. Non dico che ringrazierò mio nonno, ma non è nemmeno una così tremenda tortura.”
“Aspetta a dire che non lo ringrazierai, magari cambierai idea. E non preoccuparti, comunque, mi passerà presto, siamo amici da anni e continueremo ad esserlo.”
 
“Certo. Sono la prima a ripetere quanto tu sia fantastico, troverai molto presto qualcuna che la penserà così… e anche di più.”
 
Danae sorrise e strizzò l’occhio all’amico prima di abbracciarlo, assicurandolo che niente che potesse dirle avrebbe mai posto fine alla loro amicizia.
Chris sorrise, infinitamente sollevato, e ricambiò la stretta: si era preso una cotta per lei da qualche tempo, tutto qui, ma come era venuta gli sarebbe anche passata.
 
 
 
 
 
 
 
 
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Angolo Autrice:
 
Lo so, è passato più di un mese e me ne vergogno molto. In realtà dovevo pubblicare questo capitolo ieri sera, ma sto diventando anziana, temo, e h0 preso sonno presto… i tempi in cui finivo di scrivere alle due sono finiti, ho paura.
Ovviamente mi scuso per l’increscioso ritardo, il 15 maggio ho dato un esame terribile e per un paio di settimane le mie forze si sono concentrate lì, e durante la prima settimana di assenza non ho scritto perché stavo preparando un parziale che poi il professore ha simpaticamente deciso di annullare -.-
Comunque sia, purtroppo spesso non ho trovato voglia di scrivere non tanto per l’università, ma anche a causa di un problema fisico di cui soffro da diversi mesi e che, spesso, mi “butta giù” anche psicologicamente, e la combo con lo stress dell’università, come immaginate, non aiuta.
Tuttavia non ho assolutamente intenzione di abbandonarvi di nuovo, la storia avrò una fine, non dubitatene. 😊
Anzi, per festeggiare l’ispirazione ritrovata ho deciso che rispolvererà una vecchia tradizione: che ne dite di una bella festa per i nostri fanciulli? Perciò, se avete voglia, mandatemi pure descrizioni/foto di abiti per i fanciulli o indicazioni di come si comporterebbero alla festa a casa Burke, dove finalmente comparirà anche nonno Phineas.
Detto ciò, a presto!
 
Signorina Granger
 
Ps per Fede: non preoccuparti, al look di Amias ci penso io 😉
   
 
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