Capitolo 2
Todoroki
entrò in stanza in punta di piedi, Bakugou addormentato fra le braccia. Erano
passati appena dieci minuti da quando era salito Shinsou, quindi era abbastanza
evidente che non c’era stato bisogno della famosa passeggiata.
“E’
crollato?”
“Già,”
annuì Shoto, poggiandolo sul letto accanto a Ojiro.
Shinsou aveva avuto la premura di spostare il bambino poco più a sinistra in
modo di lasciare spazio anche per Katsuki. “Senti, ho
trovato nei suoi pantaloni la chiave della camera di Bakugou, qua accanto. Dormo
lì. Bussa, se serve.”
Shinsou
annuì, “Ottima idea.”
Lo
salutò appena con la mano, controllò un secondo i due bambini e poi si stese
sulla coperta che aveva buttato a terra per sé, dando le spalle ad entrambi.
Sperava
dormissero per tutta la notte, anche se credeva di non aveva molto sonno, a
dover essere sincero. Era anche abituato a star alzato fino a tardi.
Ma
doveva essersi stancato anche lui più del previsto perché quando riaprì gli
occhi, svegliato da un tonfo proprio alle sue spalle, l’orologio a parete
segnava già le sei della mattina.
Quindi
fra non molto si sarebbe comunque dovuto alzare per andare a lezione.
Ah.
Ma
non poteva andare a lezione, e chi si occupava dei bambini? Aizawa?
Forse
sì. Come faceva con Eri-chan.
A
proposito di bambini...uno dei due era caduto dal letto? Qualcosa lo aveva
svegliato.
Si
girò verso il letto, ma c’era solo Bakugou che dormiva ancora, stravaccato a
braccia e gambe larghe sul letto, prendendosi tutto lo spazio.
Ojiro
era sparito.
Per
un attimo fu colto dal panico.
Era
scappato. Si era svegliato –forse l’aveva svegliato
proprio quella bestiaccia di Bakugou, involontariamente-, non aveva capito
dov’era e se ne era andato chissà dove.
E
adesso come lo trovava? E se si faceva male, se finiva nei guai?
Accidenti
ai bambini.
Lui
odiava i bambini, questa cosa non faceva altro che confermare quel suo
pensiero.
Anche
se Ojiro era adorabile. Ma la cosa non cambiava.
Il
suono dell’acqua in bagno lo ridestò dai suoi pensieri.
Forse
non era scappato.
Si
alzò subito, andando verso il bagno della stanza e aprendo appena uno spiraglio
per guardare all’interno. In effetti, Ojiro era lì, che tentava di lavarsi le
mani ma, anche in punta di piedi e allungato verso il lavello, arrivava appena
al getto.
La
codina si muoveva ritmica a destra e sinistra.
Ah,
sì, lui i bambini li odiava. Ma Ojiro sembrava troppo un micetto.
“Mashirao?”
“Oh,”
quello sobbalzò, chiudendo subito l’acqua come riuscì, “Scusami, signor eroe,
non volevo svegliarti. Pensavo di aver fatto piano.”
“Hitoshi.
Mi chiamo Hitoshi,” gli disse, passandogli l’asciugamano. “No, non mi hai
svegliato tu. Hai dormito bene?”
“Sì.
Ho visto che è arrivato l’altro bambino. Bakugou, vero? Nella notte si muoveva
tanto...”
“Sì
e stiamo attenti a non svegliarlo. Finché dorme almeno non urla,” sogghignò
Shinsou.
Lo
guardò un po’, con ancora la maglia del giorno prima e scalzo. C’era proprio
bisogno di andare da Yaoyorozu e farsi creare dei
vestiti. Avrebbe aspettato Todoroki e poi sarebbe sceso. O Bakugou, se si
svegliava prima lui.
“Hai
fame? Con cosa fai colazione di solito?”
“Riso
e pesce!”
“Immaginavo,”
mormorò distrattamente, con già il cellulare in mano. Erano le sei e dieci,
Todoroki gli avrebbe perdonato la sveglia. In fondo, non poteva portare quei
due di sotto per fare colazione, davanti a tutti gli altri studenti, quindi gli
ordinò di andare a prendere qualcosa per entrambi, e di riuscire a farlo
possibilmente prima che l’orologio biologico di Bakugou si rimettesse in moto.
Ma
non fece in tempo.
Appena
dieci minuti dopo aver inviato il messaggio Bakugou riaprì gli occhi e si
guardò intorno.
“Dove
sono? Dov’è Deku? E il vecchiaccio di ieri? Tu chi
cavolo sei?” chiese a raffica.
Shinsou
sospirò.
Pazienza. Pazienza.
“Todoroki
arriverà fra un po’ con la colazione,” spiegò spiccio, “Stavamo aspettando che
ti svegliassi anche tu. Deku è già giù.”
“E’
sceso da solo? Allora vado anche io.”
“Buono,
buono! Così non puoi andare da nessuna parte!” lo fermò subito, “Prima
chiamiamo qualcuno per dei vestiti e le scarpe.”
“Non
me ne frega niente!”
“Ma
frega a me!” sbottò Shinsou, sempre più esasperato, piazzandosi davanti alla
porta.
Doveva
dire a Todoroki di portarsi dietro anche Momo. Così risolvevano subito il
problema.
“Non
mi dire cosa devo fare!”
“Mi
sa che invece è esattamente quello che farò.”
“Lui
è quasi un eroe,” intervenne la vocina di Ojiro dietro di lui, mentre
sgambettava sul letto, “Se dice che dobbiamo rimanere qui un po’ significa che dobbiamo!”
“E
tu chi cavolo sei? Nessuno ha chiesto il tuo parere!”
Shinsou
alzò gli occhi al cielo, “Riesci a non essere così aggressivo con tutti?”
“Ma
se non lo conosco nemmeno!”
“Mi
chiamo Mashirao,” sorrise lui, apparentemente indifferente all’ira del
coetaneo, “E tu?”
“Cavoli
miei!”
“So
che ti chiami Bakugou.”
“E
allora perché me lo chiedi?”
Ojiro
scese dal letto con un saltino e si avvicinò a lui, “Per presentarci, no?”
“Io
mi presento solo alle persone che mi interessano e tu sei noioso. Quindi non mi
interessa!”
Ojiro
mise il broncio, abbassando il capo con aria rammaricata e ferita. La punta
della coda toccava il pavimento, immobile. “Okay.”
“Bakugou!”
sbottò Shinsou, “Lascialo in pace. E chiedigli scusa!”
“Col
cavolo. Chi sei, mio padre?”
“Oh,
se fossi tuo padre a quest’ora ti avrei cambiato i connotati!” brontolò,
avvicinandosi invece ad Ojiro, “Non dargli retta, tesoro.”
“E’
okay,” mormorò mogio Mashirao, la coda
che ora andava a destra e a sinistra sfiorando il pavimento, “Lo so che sono
noioso.”
“Ma
non è vero...”
“Però
lo dicono tutti...”
Shinsou
arcuò le sopracciglia, carezzandogli i capelli biondi e cortissimi come sempre.
Non era cambiato tanto Mashirao negli anni, lo stile era rimasto lo stesso, se
non che adesso i capelli erano molto scompigliati.
Ma
anche così, normale, comune, Shinsou non lo trovava affatto noioso.
Non
ce l’aveva mai trovato.
“Non
dare retta a tutti. E’ a quelli che vedono quanto sei speciale che devi dare
retta, solo a loro.”
Ojiro
alzò pianissimo il capo, gli occhi neri lucidi e sgranati, “E come lo capisco?”
Shinsou
annuì, azzardandosi a dargli una piccola carezza sulla guancia piena e paffuta,
“Lo capirai quando li conoscerai. Vedrai, ci sarà tanta gente che ti vorrà
bene, da tempo al tempo.”
Con
la coda che scodinzolava alla follia, Ojiro si sporse verso Shinsou e gli buttò
le braccia al collo, lasciandolo per un attimo interdetto.
Oh,
non si immaginava potesse essere anche così espansivo. Da grande non lo era più
di tanto, lui ci aveva messo un sacco di tempo e pazienza per ottenere quel
risultato.
“Se
lo dici tu ci credo!” esclamò il bambino.
Shinsou
si sciolse nel sorriso più dolce di cui era capace. Di certo da grande avrebbe
trovato lui, che lo amava più di ogni cosa.
Bakugou
sbuffò sonoramente, interrompendoli, “Che pizza! Avete finito? Io me ne vado!”
“Non
dovresti uscire tutto da solo...” gli disse dietro Ojiro, mentre Bakugou era
già aggrappato alla maniglia per aprire la porta.
“Sei
una piccola peste!” grugnì Shinsou, ormai sul punto di perdere la pazienza con
lui. Ma quando la porta si aprì, per sua fortuna, dietro c’era già Todoroki.
Privo
della colazione che aveva chiesto.
“Alla
buon’ora, Todoroki.”
“Ah!
Sei il vecchiaccio di ieri!”
“Scusa
per il ritardo, Shinsou,” mormorò Todoroki, per poi abbassare gli occhi, “E tu,
Katsuki? Ancora non hai imparato il mio nome?”
“Certo
che l’ho imparato!”, urlò il bambino, “Ma non mi interessa di certo! E adesso
fammi passare!”
“Dove
devi andare Katsuki?”
Il
piccolo Bakugou, sorprendendo Todoroki per primo, arrossì di botto, “E-e non chiamarmi per nome!”
“Ah.
Scusami...”
“Ma
ti scusi pure?” scosse il capo Shinsou, alzando gli occhi al cielo. Si accorse
troppo tardi che il piccolo Bakugou era già sgusciato fuori e corso giù.
Mashirao
gli tirò appena la manica del pigiama che indossava ancora. “E’ andato via,”
rivelò.
Todoroki
annuì, “Non c’è problema, ho già spiegato a tutti la verità e poi vedendolo Yaoyorozu così potrà creare dei vestiti per loro. O delle
scarpe.”
“Ma
dico, sei scemo?” urlò stavolta Shinsou, “Se vede Midoriya
come glielo spieghi?”
“Ah...”
Non
ci aveva minimamente pensato.
Se
avesse visto Midoriya adulto, conoscendolo già da
bambino al piccolo Bakugou sarebbe sembrato senz’altro strano. Senza contare
poi che avrebbe potuto fare un sacco di storie, conoscendolo. Si sarebbe molto
arrabbiato di vedere Midoriya adulto e di non poterlo
raggiungere. Invece il problema era l’esatto contrario, e cioè che lui era
tornato piccolo e non sapevano come sopperire al problema.
Fortuna
che quello era principalmente un problema di Todoroki. Shinsou non aveva
intenzione di affaticarsi anche dietro a quel tipo che tutto sommato sopportava
solo per simpatia di Todoroki.
E
Ojiro per fortuna era di una tranquillità anormale.
“Possiamo
andare a fare colazione?”
“Certo,”
annuì, seguendolo che si dirigeva già fuori dalla stanza. Il tempo di voltarsi
per chiudere la porta e quando tornò a dirigersi verso le scale Ojiro era
ancora lì ad aspettarlo. Quando gli si avvicinò, gli porse la mano.
Non
se l’aspettava. Prendendola fra la sua tanto più grande, sembrava strano quanto
quella di Ojiro si perdesse adesso.
A
vederlo saltellare giù per le scale sembrava ancora più un cucciolo di gattino
di quanto lo sembrasse da ragazzo.
Era
adorabile.
“Mashirao?”
“Sì?”
“Toglimi
una curiosità, quanti anni hai?”
“Quasi
cinque!” esclamò, di buon umore.
Meno
di quanti pensasse lui. Quindi ad occhio Bakugou doveva averli appena compiuti.
“Quindi
non hai ancora iniziato le elementari?”
“No!
Io non ho tanta fretta di andarci, alle elementari! Tutti i miei compagni non
vedono l’ora, perché lì iniziano ad insegnarti ad usare meglio il quirk. Ma tanto il mio io lo so già usare bene!”
Shinsou
sorrise, “Perché ci sei nato, certo.”
“Sì!
Prima, quando ero piccolo, era piccola anche lei,” esclamò, e Shinsou fu
tentato di fargli notare che piccolo lo era ancora, ma tacque, “E poi, quando
ho compiuto quattro anni, si è allungata un po’, fino a qui,” spiegò ancora,
indicandosi le spalle, “Il dottore dice che crescerà insieme a me...io spero
che diventi sempre più forte! Così, almeno, potrò allenarmi anche io a
diventare eroe, se decido che voglio farlo!”
“Diventerà
più forte se l’allenerai.”
“L’allenerò
tantissimo!”
Arrivato
in sala, Ojiro rimase per un attimo fermo, tenendo ancora la mano di Shinsou.
Di gente ce ne era davvero tantissima.
Un
sacco di persone che non aveva mai visto.
Per
un momento si strinse a Shinsou, ancora scalzo e con solamente una maglia
troppo grande per vestito, quasi desideroso di tornare al sicuro in camera, di
sopra. Ma Shinsou non glielo permise.
Si
inginocchiò accanto a lui e gli mise una mano sulla schiena, “Cosa c’è? Sono
tutti aspiranti eroi anche loro, sai?”
“Sì,
però...”
“Stai
tranquillo, andrà tutto bene. E di sicuro tra poco tornerai a casa.”
“Pensi
che quel signore di ieri abbia già chiamato la mamma?”
“Sicuro!
Ma adesso...”
“Waah! Ma che bambino super adorabile!” la voce di Mina li fece
sobbalzare tutti e due, e Ojiro tentò di nascondersi di nuovo ma Mina, e subito
dietro di lei Hagakure, non gliene diedero modo. Lo
presero e lo strinsero a loro quasi fino a soffocarlo.
“A-aiuto!”
“Oh
scusa tesoro!”
“Vieni,
c’è la colazione!”
“Oh,
e poi Momo-chan ti ha preparato dei vestiti!”
“Lasciatelo
respirare, ragazze!” intervenne con enfasi Momo stessa, “Su, spostatevi!
Lasciatelo in pace!” fece, prendendolo per mano e trascinandolo più verso di
sé, “Ecco, vieni. Andiamo.”
Lo
portò alla tavola dove già gli altri erano a fare colazione, anche se con la
coda dell’occhio Shinsou notò subito l’assenza di Midoriya.
Non c’era.
Forse,
memore di com’era Bakugou da bambino, quando Todoroki aveva raccontato la
storia aveva pensato bene di sparire.
Non
che fosse servito a qualcosa.
Sentiva
comunque la voce di Bakugou che urlava, nella zona dei divani.
“Stanno
litigando?” domandò Ojiro, cercando di allungarsi a guardare cosa stava
succedendo.
“Non
te ne preoccupare,” sentenziò Shoji, prendendolo da
sotto le ascelle per tirarlo su e farlo sedere fra sé e Shinsou. Ochako aveva preparato in precedenza due sedie con due o
tre cuscini per permettere loro di arrivare al tavolo e mangiare, ma quella di
Bakugou era ancora vuota, ovviamente.
E
anche quelle di Todoroki e Kirishima lo erano, oltre
quella di Deku accanto alla ragazza.
“Ditemi
dov’è Deku? Che cosa gli avete fatto?!”
“Niente ti dico! Sta ancora dormendo!”
“Non mentire, capelli strani! Io lo conosco Deku,
quello scemo si sveglia sempre presto! Voi ve la siete presa con uno che non si
può difendere, altro che aspiranti eroi!”
“Ma
non è vero, Katsuki. Ti assicuro che...”
“Tu
zitto! Sei quello più sospetto di tutti!”
“Ma
io...”
“Zitto
ho detto! Liberate Deku altrimenti vi faccio saltare
in aria!”
“Non
credo che tu possa riuscirci.”
“Stai
a guardare allora, maniaco a metà!”
Kirishima non riuscì ad
evitarsi di scoppiare a ridere, così forte da piegarsi in due e non riuscire
neanche a irrobustirsi quando Bakugou gli tirò un calcio sullo stinco.
Ma
in verità quasi non se ne accorse comunque.
“Cos’hai
da ridere, capelli strani?!”
Kirishima scosse il capo,
“Accidenti se non sei cambiato per nulla crescendo!”
“Ma
che stai dicendo, tu?”
“Katsuki, per favore...” mormorò di rimando Todoroki,
“Andiamo dagli altri, fai colazione e mettiamo dei vestiti decenti...”
“No!
Prima portatemi da Deku!”
“Magari
vuole solo vedere se sta bene, kero” intervenne Tsuyu,
avvicinandosi con una tazza di latte in mano, “Ci inventeremo qualcosa per
spiegare il problema, no? Tanto crederà a tutto, è solo un bambino.”
“Ma...Tsuyu-san...”
“Prima
però finisci tutto il latte, Bakugou!”
“Non
prendo ordini da...cosa sei, un rospo? Ahia!”
La
lingua di Asui lo colpì in faccia prima che potesse
finire la frase, “Che impertinente, kero.”
“Ma
è vero che sembri una rana! Ci fai pure il verso!”
“Rane
e rospi sono molto diversi, kero!”
“Allora
sei una rana, fa lo stesso! Il latte non lo bevo! Dov’è Deku?”
“Midoriya sta dormendo, kero,” continuò Tsuyu, “Nell’aspettare che Todoroki va a svegliarlo, fai
colazione.”
Bakugou
rimase in silenzio per un po’, poi puntò il dito verso Tsuyu
quasi con fare minaccioso, ma l’unica cosa che ottenne fu di far ridere Kirishima ancora di più.
Non
era per nulla minaccioso come lo sarebbe stato il Bakugou adulto.
Era
solo...tenero.
“Va
bene, ragazza rana. Ma se quando ho finito non è sceso, lo vado a cercare io!
Capito?”
“Capito,
kero.”
Todoroki
sospirò “Allora...lo vado a chiamare,” mormorò. Non gli sembrava una buona
idea.
Come
avrebbero spiegato la differenza d’età?
Ritrovarsi
davanti Midoriya fu uno shock per Bakugou, Todoroki
lo capì dal modo in cui gli occhioni rossi si
spalancarono ancora di più e da come, d’improvviso, fece silenzio.
Guardava
Midoriya di continuo, e di sicuro riconosceva in lui
il suo piccolo amichetto, gli occhi verdi, i capelli scarmigliati e le
lentiggini non lasciavano spazio a dubbi.
Eppure
allo stesso tempo era diversissimo, essendo un adulto ora.
“Tu...”
Midoriya sorrise,
impacciato, “C-ciao, Kacchan...”
Bakugou
drizzò le spalle, “Non chiamarmi così! Solo Deku può
chiamarmi così!”
“Ma...Kacchan sono io, Midoriya. So
che...ti sembra strano ma....”
“Non
dire bugie! Deku è più piccolo di me. E’ alto così e
piccolo così! E’ una mammoletta e devo sempre stare
attento alle esplosioni quando gioco con lui! Non puoi essere tu!”
Midoriya sbatté le
palpebre, a quelle parole. Ecco perché non voleva scendere. Sapeva per certo
che poi sarebbe stato un problema far capire a Bakugou come stavano le cose.
Ma
per qualche motivo Todoroki era venuto a chiedergli di raggiungerli, che non
riuscivano a calmare il piccolo Katsuki.
E
adesso cosa poteva inventarsi?
“Ah,
Bakubro, vedi...”
“Com’è
che mi hai chiamato?!”
“Preferisci
piccolo, dolce Kacchan?”
“Ma
chi ti ha detto che puoi chiamarmi come vuoi, capelli strani? Smettila subito!”
Quando
lo vide far scoppiettare i palmi, Kirishima rise di
gusto, ma alla fine alzò le mani. Era meglio cercare di non scatenare un
putiferio. Non che temesse che Bakugou con quelle manine minuscole potesse
realmente fare danni, ma il suo orgoglio, se già l’aveva, ne avrebbe risentito.
“Ma
come, non posso?”
“No,
assolutamente no!”
“Ad
ogni modo, Bakugou,” intervenne pian piano Todoroki, “Quello è Midoriya. Ha solo, uhm...subito l’effetto di un quirk. Vero, Midoriya?”
“Ah, sì, sì, esatto!” esclamò subito Midoriya di
rimando, “E mi sono ritrovato grande d’improvviso! Che strano, vero?”
Bakugou
rimase fermo per qualche istante, le braccia conserte, “Al mondo ci sono Quirk davvero inutili,” decise, “Quindi è così che
diventerai da grande, Deku? Allora io sicuramente lo
sarò molto, molto di più!”
“Eh,”
la risata di Midoriya si fece vagamente isterica,
“Già...”
“A
tua mamma l’hai detto? Quella sicuramente è super preoccupata!” continuò
Bakugou, ora quasi annoiato, “Ma non ho capito, se è lui quello che s’è fatto
colpire dal quirk perché non posso tornare a casa?
Non ho voglia di sentire la vecchia che mi sgrida per colpa vostra!”
“Eh...”
ripetè Midoriya, “Bella domanda...”
“Allora?”
“Ecco...”
Lì
per lì anche Todoroki e Kirishima sembrarono in
difficoltà davanti a quella domanda tutt’altro che insensata. Ma non potevano
rispondere la verità.
O
meglio, avrebbero potuto anche, ma poi chi lo sentiva Bakugou che urlava che
non era possibile che si era fatto giocare in quel modo da un quirk stupido come quello? E se poi fosse scappato di
nuovo?
Todoroki
rabbrividì solo al pensiero.
Adesso
era anche tutto vestito e imbellettato e con tanto di scarpe, grazie a Momo, e
aveva anche la pancia piena. Non ci sarebbero state la stanchezza e il male ai
piedini a fermarlo, stavolta, come il giorno prima.
Dovevano
assolutamente impedire che scappasse.
Per
questo, non poterono che ringraziare la buon’anima di Shinsou che era andato a
chiedere a Aizawa dove dovevano mettere i bambini durante le lezioni, visto che
la cosa aveva fatto piombare Aizawa lì al dormitorio per venirli a cercare.
“Che
cosa state facendo ancora qui?” tuonò l’uomo, “Filate in classe tutti e tre,
disgraziati!”
“Ma...e
Bakugou e Ojiro...”
“Staranno
nel dormitorio dei professori insieme a Eri. Si occuperà All
Might di tenerli a bada.”
“All Might?” tuonò Bakugou,
d’improvviso iper eccitato, “C’è All
Might? Dov’è? Deku, hai
visto All Might senza di
me? Sei un traditore!”
“Ma...ma
no, Kacchan, All Might non c’è qui...”
“Ma
quel tipo che non ho mai visto lo ha nominato!”
“Il...il
fratello!” esclamò subito Kirishima “Il fratello di All Might ha detto, giusto
professor Aizawa?”
L’uomo
inarcò un sopracciglio, appena scettico, poi alzò gli occhi al cielo. “Immagino
di sì. E adesso voi filate in classe! Tu, Bakugou, vieni con me.”
“Ma
io neanche sapevo che All Might
avesse un fratello, questo è impossibile! E poi perché io devo venire con te e Deku no? Deku, dove stai andando?”
“E-ecco...”
“Midoriya va a farsi controllare per vedere di eliminare gli
effetti di questo dannato quirk il più in fretta
possibile,” ribatté Aizawa, padrone della situazione, “Così tornerete a casa
insieme e non ci saranno problemi. Nel frattempo che aspetti, starai con
l’altro bambino che si è perso e...altri eroi.”
Bakugou
guardò Aizawa e poi puntò i suoi occhietti rossi e vispi su Midoriya,
“E va beh. Però sbrigati, Izuku.”
Midoriya si ritrovò a
sorridere. Era da un sacco di anni che non lo chiamava più per nome, ormai a
malapena lo chiamava per cognome.
Era...strano,
sì. Era strano riavere in mezzo quel bimbetto che già iniziava ad infastidirlo
per il fatto di essere un quirkless, ma che tutto
sommato ancora lo considerava suo amico e gli voleva bene.
Con
gli anni, poi, le cose erano cambiate tanto e in fretta.
Ma
a quel tempo lo chiamava per nome, giovano insieme, spesso e volentieri.
A
quell’età, Kacchan era ancora il suo migliore amico.
“Va
bene, Kacchan. Tranquillo!”
In
un primo momento, Kirishima né Todoroki commentarono
quello che avevano sentito. Un Bakugou tutto preoccupato per Midoriya, che lo chiamava per nome.
Più
la seconda cosa era davvero strana.
Che
Bakugou tutto sommato stimasse e apprezzasse, a modo suo, Midoriya
l’avevano capito negli anni. Ormai era chiaro a tutti.
Ma
quanto gli volesse bene da bambino, prima che qualsiasi cosa fosse successa li
cambiasse, quella era una novità assoluta.
“E
così...è proprio un caro bambino che si preoccupa per te, eh, Izuku?” lo prese in
giro Kirishima, divertito.
Midoriya si fermò a metà
strada, guardandosi le scarpe rosse sempre presenti.
Kirishima non ne aveva
neanche idea, di quanto fosse davvero così.
“Io
e Kacchan siamo cresciuti insieme fin da quando ne ho
memoria, perché le nostre mamme sono amiche. Poi, con gli anni sono cambiate un
po’ di cose, però...beh sì. Direi di sì, Kirishima-kun...”
Kirishima rise, “Pensa
che ieri sera diceva che eravamo dei mostri ad essercela presa con te, che eri un
quirkless piccolo e indifeso! Mi ha fatto un sacco
senso vedere Bakugou in miniatura minacciarci per difendere te!”
Midoriya rise, “Già...”
“Ma
perché diceva che eri un quirkless, Midoriya?” intervenne anche Todoroki, curioso, “Non lo eri,
giusto?”
“Ecco
io...io ho...” inventa, Midoriya Izuku, inventa qualcosa.
Coraggio. “Io ho sviluppato il mio quirk un po’
dopo, rispetto al normale. Insomma, non proprio allo scoccare dei quattro anni,
ecco.”
Todoroki
lo fissò a lungo, come se non fosse del tutto convinto. Kirishima,
invece, pareva non essersi neanche posto il problema più del necessario. Come
se, in fondo, il fatto che Bakugou fosse così piccolo adesso già giustificasse
di gran lunga alcune follie che diceva.
Follie per loro, quantomeno.
“Capisco,”
annuì alla fine l’amico a metà, “Andiamo in classe adesso.”
“Ecco,
sì. Meglio...”