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Autore: Saruwatari_Asuka    27/05/2020    0 recensioni
[Probabile Spoiler per Shinsou]
[Shinoji -of course- TodoBaku -con accenni KiriBaku e DekuBaku-]
[Fluff - nonsense]
--
Shinsou l’ascoltava solo con un orecchio, l’altro era impegnato a capire se sentiva qualcosa da quel fagotto di abiti. Tipo perché la coda che spuntava da essi pareva un po’ più piccola di come avrebbe dovuto essere.
Idem per Todoroki, che era inginocchiato accanto alla zazzera bionda che, incastrata nella maglia nera troppo larga, stava lottando con uscire all’aria aperta.
Ma forse era un gatto.
Più o meno si comportavano così, i gatti.
Doveva essere un gatto anche quello che si stava facendo strada dalla maglia bianca di Ojiro.
“Mi dispiace, mi dispiace tantissimo! Tornerà tutto normale da solo, ma non so bene dirvi quando! Mi dispiace ancora, chiedo ancora scusa! Addio!”
Shinsou allungò un braccio verso di lei, ma non riuscì a dire niente.
Non che ci fosse niente da dire. O chiedere.
Lei aveva detto tutto e la testolina bionda che era sbucata dai vestiti con l’aiuto della codina rendeva impossibile confondersi ancora.
O sperare.
Era proprio Ojiro.
E quell’altro era Bakugou. Preciso spiccicato.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hitoshi Shinso, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Mashirao Ojiro, Shouto Todoroki
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 2

 

 

 

Todoroki entrò in stanza in punta di piedi, Bakugou addormentato fra le braccia. Erano passati appena dieci minuti da quando era salito Shinsou, quindi era abbastanza evidente che non c’era stato bisogno della famosa passeggiata.

“E’ crollato?”

“Già,” annuì Shoto, poggiandolo sul letto accanto a Ojiro. Shinsou aveva avuto la premura di spostare il bambino poco più a sinistra in modo di lasciare spazio anche per Katsuki. “Senti, ho trovato nei suoi pantaloni la chiave della camera di Bakugou, qua accanto. Dormo lì. Bussa, se serve.”

Shinsou annuì, “Ottima idea.”

Lo salutò appena con la mano, controllò un secondo i due bambini e poi si stese sulla coperta che aveva buttato a terra per sé, dando le spalle ad entrambi.

Sperava dormissero per tutta la notte, anche se credeva di non aveva molto sonno, a dover essere sincero. Era anche abituato a star alzato fino a tardi.

Ma doveva essersi stancato anche lui più del previsto perché quando riaprì gli occhi, svegliato da un tonfo proprio alle sue spalle, l’orologio a parete segnava già le sei della mattina.

Quindi fra non molto si sarebbe comunque dovuto alzare per andare a lezione.

Ah.

Ma non poteva andare a lezione, e chi si occupava dei bambini? Aizawa?

Forse sì. Come faceva con Eri-chan.

A proposito di bambini...uno dei due era caduto dal letto? Qualcosa lo aveva svegliato.

Si girò verso il letto, ma c’era solo Bakugou che dormiva ancora, stravaccato a braccia e gambe larghe sul letto, prendendosi tutto lo spazio.

Ojiro era sparito.

Per un attimo fu colto dal panico.

Era scappato. Si era svegliato –forse l’aveva svegliato proprio quella bestiaccia di Bakugou, involontariamente-, non aveva capito dov’era e se ne era andato chissà dove.

E adesso come lo trovava? E se si faceva male, se finiva nei guai?

Accidenti ai bambini.

Lui odiava i bambini, questa cosa non faceva altro che confermare quel suo pensiero.

Anche se Ojiro era adorabile. Ma la cosa non cambiava.

Il suono dell’acqua in bagno lo ridestò dai suoi pensieri.

Forse non era scappato.

Si alzò subito, andando verso il bagno della stanza e aprendo appena uno spiraglio per guardare all’interno. In effetti, Ojiro era lì, che tentava di lavarsi le mani ma, anche in punta di piedi e allungato verso il lavello, arrivava appena al getto.

La codina si muoveva ritmica a destra e sinistra.

Ah, sì, lui i bambini li odiava. Ma Ojiro sembrava troppo un micetto.

“Mashirao?”

“Oh,” quello sobbalzò, chiudendo subito l’acqua come riuscì, “Scusami, signor eroe, non volevo svegliarti. Pensavo di aver fatto piano.”

“Hitoshi. Mi chiamo Hitoshi,” gli disse, passandogli l’asciugamano. “No, non mi hai svegliato tu. Hai dormito bene?”

“Sì. Ho visto che è arrivato l’altro bambino. Bakugou, vero? Nella notte si muoveva tanto...”

“Sì e stiamo attenti a non svegliarlo. Finché dorme almeno non urla,” sogghignò Shinsou.

Lo guardò un po’, con ancora la maglia del giorno prima e scalzo. C’era proprio bisogno di andare da Yaoyorozu e farsi creare dei vestiti. Avrebbe aspettato Todoroki e poi sarebbe sceso. O Bakugou, se si svegliava prima lui.

“Hai fame? Con cosa fai colazione di solito?”

“Riso e pesce!”

“Immaginavo,” mormorò distrattamente, con già il cellulare in mano. Erano le sei e dieci, Todoroki gli avrebbe perdonato la sveglia. In fondo, non poteva portare quei due di sotto per fare colazione, davanti a tutti gli altri studenti, quindi gli ordinò di andare a prendere qualcosa per entrambi, e di riuscire a farlo possibilmente prima che l’orologio biologico di Bakugou si rimettesse in moto.

Ma non fece in tempo.

Appena dieci minuti dopo aver inviato il messaggio Bakugou riaprì gli occhi e si guardò intorno.

“Dove sono? Dov’è Deku? E il vecchiaccio di ieri? Tu chi cavolo sei?” chiese a raffica.

Shinsou sospirò.

Pazienza. Pazienza.

“Todoroki arriverà fra un po’ con la colazione,” spiegò spiccio, “Stavamo aspettando che ti svegliassi anche tu. Deku è già giù.”

“E’ sceso da solo? Allora vado anche io.”

“Buono, buono! Così non puoi andare da nessuna parte!” lo fermò subito, “Prima chiamiamo qualcuno per dei vestiti e le scarpe.”

“Non me ne frega niente!”

“Ma frega a me!” sbottò Shinsou, sempre più esasperato, piazzandosi davanti alla porta.

Doveva dire a Todoroki di portarsi dietro anche Momo. Così risolvevano subito il problema.

“Non mi dire cosa devo fare!”

“Mi sa che invece è esattamente quello che farò.”

“Lui è quasi un eroe,” intervenne la vocina di Ojiro dietro di lui, mentre sgambettava sul letto, “Se dice che dobbiamo rimanere qui un po’ significa che dobbiamo!”

“E tu chi cavolo sei? Nessuno ha chiesto il tuo parere!”

Shinsou alzò gli occhi al cielo, “Riesci a non essere così aggressivo con tutti?”

“Ma se non lo conosco nemmeno!”

“Mi chiamo Mashirao,” sorrise lui, apparentemente indifferente all’ira del coetaneo, “E tu?”

“Cavoli miei!”

“So che ti chiami Bakugou.”

“E allora perché me lo chiedi?”

Ojiro scese dal letto con un saltino e si avvicinò a lui, “Per presentarci, no?”

“Io mi presento solo alle persone che mi interessano e tu sei noioso. Quindi non mi interessa!”

Ojiro mise il broncio, abbassando il capo con aria rammaricata e ferita. La punta della coda toccava il pavimento, immobile. “Okay.”

“Bakugou!” sbottò Shinsou, “Lascialo in pace. E chiedigli scusa!”

“Col cavolo. Chi sei, mio padre?”

“Oh, se fossi tuo padre a quest’ora ti avrei cambiato i connotati!” brontolò, avvicinandosi invece ad Ojiro, “Non dargli retta, tesoro.”

“E’ okay,” mormorò mogio Mashirao,  la coda che ora andava a destra e a sinistra sfiorando il pavimento, “Lo so che sono noioso.”

“Ma non è vero...”

“Però lo dicono tutti...”

Shinsou arcuò le sopracciglia, carezzandogli i capelli biondi e cortissimi come sempre. Non era cambiato tanto Mashirao negli anni, lo stile era rimasto lo stesso, se non che adesso i capelli erano molto scompigliati.

Ma anche così, normale, comune, Shinsou non lo trovava affatto noioso.

Non ce l’aveva mai trovato.

“Non dare retta a tutti. E’ a quelli che vedono quanto sei speciale che devi dare retta, solo a loro.”

Ojiro alzò pianissimo il capo, gli occhi neri lucidi e sgranati, “E come lo capisco?”

Shinsou annuì, azzardandosi a dargli una piccola carezza sulla guancia piena e paffuta, “Lo capirai quando li conoscerai. Vedrai, ci sarà tanta gente che ti vorrà bene, da tempo al tempo.”

Con la coda che scodinzolava alla follia, Ojiro si sporse verso Shinsou e gli buttò le braccia al collo, lasciandolo per un attimo interdetto.

Oh, non si immaginava potesse essere anche così espansivo. Da grande non lo era più di tanto, lui ci aveva messo un sacco di tempo e pazienza per ottenere quel risultato.

“Se lo dici tu ci credo!” esclamò il bambino.

Shinsou si sciolse nel sorriso più dolce di cui era capace. Di certo da grande avrebbe trovato lui, che lo amava più di ogni cosa.

Bakugou sbuffò sonoramente, interrompendoli, “Che pizza! Avete finito? Io me ne vado!”

“Non dovresti uscire tutto da solo...” gli disse dietro Ojiro, mentre Bakugou era già aggrappato alla maniglia per aprire la porta.

“Sei una piccola peste!” grugnì Shinsou, ormai sul punto di perdere la pazienza con lui. Ma quando la porta si aprì, per sua fortuna, dietro c’era già Todoroki.

Privo della colazione che aveva chiesto.

“Alla buon’ora, Todoroki.”

“Ah! Sei il vecchiaccio di ieri!”

“Scusa per il ritardo, Shinsou,” mormorò Todoroki, per poi abbassare gli occhi, “E tu, Katsuki? Ancora non hai imparato il mio nome?”

“Certo che l’ho imparato!”, urlò il bambino, “Ma non mi interessa di certo! E adesso fammi passare!”

“Dove devi andare Katsuki?”

Il piccolo Bakugou, sorprendendo Todoroki per primo, arrossì di botto, “E-e non chiamarmi per nome!”

“Ah. Scusami...”

“Ma ti scusi pure?” scosse il capo Shinsou, alzando gli occhi al cielo. Si accorse troppo tardi che il piccolo Bakugou era già sgusciato fuori e corso giù.

Mashirao gli tirò appena la manica del pigiama che indossava ancora. “E’ andato via,” rivelò.

Todoroki annuì, “Non c’è problema, ho già spiegato a tutti la verità e poi vedendolo Yaoyorozu così potrà creare dei vestiti per loro. O delle scarpe.”

“Ma dico, sei scemo?” urlò stavolta Shinsou, “Se vede Midoriya come glielo spieghi?”

“Ah...”

Non ci aveva minimamente pensato.

Se avesse visto Midoriya adulto, conoscendolo già da bambino al piccolo Bakugou sarebbe sembrato senz’altro strano. Senza contare poi che avrebbe potuto fare un sacco di storie, conoscendolo. Si sarebbe molto arrabbiato di vedere Midoriya adulto e di non poterlo raggiungere. Invece il problema era l’esatto contrario, e cioè che lui era tornato piccolo e non sapevano come sopperire al problema.

Fortuna che quello era principalmente un problema di Todoroki. Shinsou non aveva intenzione di affaticarsi anche dietro a quel tipo che tutto sommato sopportava solo per simpatia di Todoroki.

E Ojiro per fortuna era di una tranquillità anormale.

“Possiamo andare a fare colazione?”

“Certo,” annuì, seguendolo che si dirigeva già fuori dalla stanza. Il tempo di voltarsi per chiudere la porta e quando tornò a dirigersi verso le scale Ojiro era ancora lì ad aspettarlo. Quando gli si avvicinò, gli porse la mano.

Non se l’aspettava. Prendendola fra la sua tanto più grande, sembrava strano quanto quella di Ojiro si perdesse adesso.

A vederlo saltellare giù per le scale sembrava ancora più un cucciolo di gattino di quanto lo sembrasse da ragazzo.

Era adorabile.

“Mashirao?”

“Sì?”

“Toglimi una curiosità, quanti anni hai?”

“Quasi cinque!” esclamò, di buon umore.

Meno di quanti pensasse lui. Quindi ad occhio Bakugou doveva averli appena compiuti.

“Quindi non hai ancora iniziato le elementari?”

“No! Io non ho tanta fretta di andarci, alle elementari! Tutti i miei compagni non vedono l’ora, perché lì iniziano ad insegnarti ad usare meglio il quirk. Ma tanto il mio io lo so già usare bene!”

Shinsou sorrise, “Perché ci sei nato, certo.”

“Sì! Prima, quando ero piccolo, era piccola anche lei,” esclamò, e Shinsou fu tentato di fargli notare che piccolo lo era ancora, ma tacque, “E poi, quando ho compiuto quattro anni, si è allungata un po’, fino a qui,” spiegò ancora, indicandosi le spalle, “Il dottore dice che crescerà insieme a me...io spero che diventi sempre più forte! Così, almeno, potrò allenarmi anche io a diventare eroe, se decido che voglio farlo!”

“Diventerà più forte se l’allenerai.”

“L’allenerò tantissimo!”

 

Arrivato in sala, Ojiro rimase per un attimo fermo, tenendo ancora la mano di Shinsou. Di gente ce ne era davvero tantissima.

Un sacco di persone che non aveva mai visto.

Per un momento si strinse a Shinsou, ancora scalzo e con solamente una maglia troppo grande per vestito, quasi desideroso di tornare al sicuro in camera, di sopra. Ma Shinsou non glielo permise.

Si inginocchiò accanto a lui e gli mise una mano sulla schiena, “Cosa c’è? Sono tutti aspiranti eroi anche loro, sai?”

“Sì, però...”

“Stai tranquillo, andrà tutto bene. E di sicuro tra poco tornerai a casa.”

“Pensi che quel signore di ieri abbia già chiamato la mamma?”

“Sicuro! Ma adesso...”

Waah! Ma che bambino super adorabile!” la voce di Mina li fece sobbalzare tutti e due, e Ojiro tentò di nascondersi di nuovo ma Mina, e subito dietro di lei Hagakure, non gliene diedero modo. Lo presero e lo strinsero a loro quasi fino a soffocarlo.

A-aiuto!”

“Oh scusa tesoro!”

“Vieni, c’è la colazione!”

“Oh, e poi Momo-chan ti ha preparato dei vestiti!”

“Lasciatelo respirare, ragazze!” intervenne con enfasi Momo stessa, “Su, spostatevi! Lasciatelo in pace!” fece, prendendolo per mano e trascinandolo più verso di sé, “Ecco, vieni. Andiamo.”

Lo portò alla tavola dove già gli altri erano a fare colazione, anche se con la coda dell’occhio Shinsou notò subito l’assenza di Midoriya. Non c’era.

Forse, memore di com’era Bakugou da bambino, quando Todoroki aveva raccontato la storia aveva pensato bene di sparire.

Non che fosse servito a qualcosa.

Sentiva comunque la voce di Bakugou che urlava, nella zona dei divani.

“Stanno litigando?” domandò Ojiro, cercando di allungarsi a guardare cosa stava succedendo.

“Non te ne preoccupare,” sentenziò Shoji, prendendolo da sotto le ascelle per tirarlo su e farlo sedere fra sé e Shinsou. Ochako aveva preparato in precedenza due sedie con due o tre cuscini per permettere loro di arrivare al tavolo e mangiare, ma quella di Bakugou era ancora vuota, ovviamente.

E anche quelle di Todoroki e Kirishima lo erano, oltre quella di Deku accanto alla ragazza.

“Ditemi dov’è Deku? Che cosa gli avete fatto?!”
“Niente ti dico! Sta ancora dormendo!”
“Non mentire, capelli strani! Io lo conosco Deku, quello scemo si sveglia sempre presto! Voi ve la siete presa con uno che non si può difendere, altro che aspiranti eroi!”

“Ma non è vero, Katsuki. Ti assicuro che...”

“Tu zitto! Sei quello più sospetto di tutti!”

“Ma io...”

“Zitto ho detto! Liberate Deku altrimenti vi faccio saltare in aria!”

“Non credo che tu possa riuscirci.”

“Stai a guardare allora, maniaco a metà!”

Kirishima non riuscì ad evitarsi di scoppiare a ridere, così forte da piegarsi in due e non riuscire neanche a irrobustirsi quando Bakugou gli tirò un calcio sullo stinco.

Ma in verità quasi non se ne accorse comunque.

“Cos’hai da ridere, capelli strani?!”

Kirishima scosse il capo, “Accidenti se non sei cambiato per nulla crescendo!”

“Ma che stai dicendo, tu?”

Katsuki, per favore...” mormorò di rimando Todoroki, “Andiamo dagli altri, fai colazione e mettiamo dei vestiti decenti...”

“No! Prima portatemi da Deku!”

“Magari vuole solo vedere se sta bene, kero” intervenne Tsuyu, avvicinandosi con una tazza di latte in mano, “Ci inventeremo qualcosa per spiegare il problema, no? Tanto crederà a tutto, è solo un bambino.”

“Ma...Tsuyu-san...”

“Prima però finisci tutto il latte, Bakugou!”

“Non prendo ordini da...cosa sei, un rospo? Ahia!”

La lingua di Asui lo colpì in faccia prima che potesse finire la frase, “Che impertinente, kero.”

“Ma è vero che sembri una rana! Ci fai pure il verso!”

“Rane e rospi sono molto diversi, kero!”

“Allora sei una rana, fa lo stesso! Il latte non lo bevo! Dov’è Deku?”

Midoriya sta dormendo, kero,” continuò Tsuyu, “Nell’aspettare che Todoroki va a svegliarlo, fai colazione.”

Bakugou rimase in silenzio per un po’, poi puntò il dito verso Tsuyu quasi con fare minaccioso, ma l’unica cosa che ottenne fu di far ridere Kirishima ancora di più.

Non era per nulla minaccioso come lo sarebbe stato il Bakugou adulto.

Era solo...tenero.

“Va bene, ragazza rana. Ma se quando ho finito non è sceso, lo vado a cercare io! Capito?”

“Capito, kero.”

Todoroki sospirò “Allora...lo vado a chiamare,” mormorò. Non gli sembrava una buona idea.

Come avrebbero spiegato la differenza d’età?

 

Ritrovarsi davanti Midoriya fu uno shock per Bakugou, Todoroki lo capì dal modo in cui gli occhioni rossi si spalancarono ancora di più e da come, d’improvviso, fece silenzio.

Guardava Midoriya di continuo, e di sicuro riconosceva in lui il suo piccolo amichetto, gli occhi verdi, i capelli scarmigliati e le lentiggini non lasciavano spazio a dubbi.

Eppure allo stesso tempo era diversissimo, essendo un adulto ora.

“Tu...”

Midoriya sorrise, impacciato, “C-ciao, Kacchan...”

Bakugou drizzò le spalle, “Non chiamarmi così! Solo Deku può chiamarmi così!”

“Ma...Kacchan sono io, Midoriya. So che...ti sembra strano ma....”

“Non dire bugie! Deku è più piccolo di me. E’ alto così e piccolo così! E’ una mammoletta e devo sempre stare attento alle esplosioni quando gioco con lui! Non puoi essere tu!”

Midoriya sbatté le palpebre, a quelle parole. Ecco perché non voleva scendere. Sapeva per certo che poi sarebbe stato un problema far capire a Bakugou come stavano le cose.

Ma per qualche motivo Todoroki era venuto a chiedergli di raggiungerli, che non riuscivano a calmare il piccolo Katsuki.

E adesso cosa poteva inventarsi?

“Ah, Bakubro, vedi...”

“Com’è che mi hai chiamato?!”

“Preferisci piccolo, dolce Kacchan?”

“Ma chi ti ha detto che puoi chiamarmi come vuoi, capelli strani? Smettila subito!”

Quando lo vide far scoppiettare i palmi, Kirishima rise di gusto, ma alla fine alzò le mani. Era meglio cercare di non scatenare un putiferio. Non che temesse che Bakugou con quelle manine minuscole potesse realmente fare danni, ma il suo orgoglio, se già l’aveva, ne avrebbe risentito.

“Ma come, non posso?”

“No, assolutamente no!”

“Ad ogni modo, Bakugou,” intervenne pian piano Todoroki, “Quello è Midoriya. Ha solo, uhm...subito l’effetto di un quirk. Vero, Midoriya?”
“Ah, sì, sì, esatto!” esclamò subito Midoriya di rimando, “E mi sono ritrovato grande d’improvviso! Che strano, vero?”

Bakugou rimase fermo per qualche istante, le braccia conserte, “Al mondo ci sono Quirk davvero inutili,” decise, “Quindi è così che diventerai da grande, Deku? Allora io sicuramente lo sarò molto, molto di più!”

“Eh,” la risata di Midoriya si fece vagamente isterica, “Già...”

“A tua mamma l’hai detto? Quella sicuramente è super preoccupata!” continuò Bakugou, ora quasi annoiato, “Ma non ho capito, se è lui quello che s’è fatto colpire dal quirk perché non posso tornare a casa? Non ho voglia di sentire la vecchia che mi sgrida per colpa vostra!”

“Eh...” ripetè Midoriya, “Bella domanda...”

“Allora?”

“Ecco...”

Lì per lì anche Todoroki e Kirishima sembrarono in difficoltà davanti a quella domanda tutt’altro che insensata. Ma non potevano rispondere la verità.

O meglio, avrebbero potuto anche, ma poi chi lo sentiva Bakugou che urlava che non era possibile che si era fatto giocare in quel modo da un quirk stupido come quello? E se poi fosse scappato di nuovo?

Todoroki rabbrividì solo al pensiero.

Adesso era anche tutto vestito e imbellettato e con tanto di scarpe, grazie a Momo, e aveva anche la pancia piena. Non ci sarebbero state la stanchezza e il male ai piedini a fermarlo, stavolta, come il giorno prima.

Dovevano assolutamente impedire che scappasse.

Per questo, non poterono che ringraziare la buon’anima di Shinsou che era andato a chiedere a Aizawa dove dovevano mettere i bambini durante le lezioni, visto che la cosa aveva fatto piombare Aizawa lì al dormitorio per venirli a cercare.

“Che cosa state facendo ancora qui?” tuonò l’uomo, “Filate in classe tutti e tre, disgraziati!”

“Ma...e Bakugou e Ojiro...”

“Staranno nel dormitorio dei professori insieme a Eri. Si occuperà All Might di tenerli a bada.”

All Might?” tuonò Bakugou, d’improvviso iper eccitato, “C’è All Might? Dov’è? Deku, hai visto All Might senza di me? Sei un traditore!”

“Ma...ma no, Kacchan, All Might non c’è qui...”

“Ma quel tipo che non ho mai visto lo ha nominato!”

“Il...il fratello!” esclamò subito Kirishima “Il fratello di All Might ha detto, giusto professor Aizawa?”

L’uomo inarcò un sopracciglio, appena scettico, poi alzò gli occhi al cielo. “Immagino di sì. E adesso voi filate in classe! Tu, Bakugou, vieni con me.”

“Ma io neanche sapevo che All Might avesse un fratello, questo è impossibile! E poi perché io devo venire con te e Deku no? Deku, dove stai andando?”

E-ecco...”

Midoriya va a farsi controllare per vedere di eliminare gli effetti di questo dannato quirk il più in fretta possibile,” ribatté Aizawa, padrone della situazione, “Così tornerete a casa insieme e non ci saranno problemi. Nel frattempo che aspetti, starai con l’altro bambino che si è perso e...altri eroi.”

Bakugou guardò Aizawa e poi puntò i suoi occhietti rossi e vispi su Midoriya, “E va beh. Però sbrigati, Izuku.”

Midoriya si ritrovò a sorridere. Era da un sacco di anni che non lo chiamava più per nome, ormai a malapena lo chiamava per cognome.

Era...strano, sì. Era strano riavere in mezzo quel bimbetto che già iniziava ad infastidirlo per il fatto di essere un quirkless, ma che tutto sommato ancora lo considerava suo amico e gli voleva bene.

Con gli anni, poi, le cose erano cambiate tanto e in fretta.

Ma a quel tempo lo chiamava per nome, giovano insieme, spesso e volentieri.

A quell’età, Kacchan era ancora il suo migliore amico.

“Va bene, Kacchan. Tranquillo!”

 

In un primo momento, Kirishima né Todoroki commentarono quello che avevano sentito. Un Bakugou tutto preoccupato per Midoriya, che lo chiamava per nome.

Più la seconda cosa era davvero strana.

Che Bakugou tutto sommato stimasse e apprezzasse, a modo suo, Midoriya l’avevano capito negli anni. Ormai era chiaro a tutti.

Ma quanto gli volesse bene da bambino, prima che qualsiasi cosa fosse successa li cambiasse, quella era una novità assoluta.

“E così...è proprio un caro bambino che si preoccupa per te, eh, Izuku?” lo prese in giro Kirishima, divertito.

Midoriya si fermò a metà strada, guardandosi le scarpe rosse sempre presenti.

Kirishima non ne aveva neanche idea, di quanto fosse davvero così.

“Io e Kacchan siamo cresciuti insieme fin da quando ne ho memoria, perché le nostre mamme sono amiche. Poi, con gli anni sono cambiate un po’ di cose, però...beh sì. Direi di sì, Kirishima-kun...”

Kirishima rise, “Pensa che ieri sera diceva che eravamo dei mostri ad essercela presa con te, che eri un quirkless piccolo e indifeso! Mi ha fatto un sacco senso vedere Bakugou in miniatura minacciarci per difendere te!”

Midoriya rise, “Già...”

“Ma perché diceva che eri un quirkless, Midoriya?” intervenne anche Todoroki, curioso, “Non lo eri, giusto?”

“Ecco io...io ho...” inventa, Midoriya Izuku, inventa qualcosa. Coraggio. “Io ho sviluppato il mio quirk un po’ dopo, rispetto al normale. Insomma, non proprio allo scoccare dei quattro anni, ecco.”

Todoroki lo fissò a lungo, come se non fosse del tutto convinto. Kirishima, invece, pareva non essersi neanche posto il problema più del necessario. Come se, in fondo, il fatto che Bakugou fosse così piccolo adesso già giustificasse di gran lunga alcune follie che diceva.
Follie per loro, quantomeno.

“Capisco,” annuì alla fine l’amico a metà, “Andiamo in classe adesso.”

“Ecco, sì. Meglio...”

 

 

   
 
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