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Autore: MiChiamanoLilith    30/05/2020    5 recensioni
Sana e Akito, due nomi, due vite così legate da formarne una sola, troppe conseguenze; un amore che sembra irraggiungibile solo all'apparenza.
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Tratto dal testo:
L'occhio gli caddè su un tatuaggio ben visibile, posto sul fianco destro, lettere poste una sotto l'altra che andavano a formare una parola con fin troppi significati che, certamente, si identificavano in uno solo;
Freedom.
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E io mi prenderei a schiaffi solo per questo. Una situazione mi ha sconvolto la vita, cosa accadrà quando dovrò viverne cento di queste situazioni, tutte insieme, senza riuscire a trovare tregua? Non lo so, forse alla fine questa circostanza, come tante altre, dovrebbero aiutarmi a “crescere da me stessa”. Si proprio così, non a crescere io ma crescere "da me", da quella che sono ora e distaccarmi da questa "me" di adesso, diventando piano piano un'altra.
Non sono io che cresco, che cambio, che divento migliore o peggiore di come sono adesso, no. E' un'altra me che cresce dentro di me, ha le basi della me di ora, le stesse incertezze, gli stessi dubbi, ma non sono io; è semplicemente lei e niente più.
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Naozumi/Sana, Sana/Akito
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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-Basta, io non voglio più nascondermi!

Gridò un ragazzo con tutta la voce che aveva in corpo a quello che, da neanche qualche mese, era diventato suo marito.

-David ti prego calmati, lo sai che succederebbe una scandalo vista la cultura relativamente chiusa in Giappone!

Rispose il ragazzo dagli occhi color smeraldo, cercando di rassicurare il suo partner.

-Allora vieni in America con me, sei famosissimo anche lì, troverai subito degli ingaggi di lavoro.

Sibilò il suo compagno abbassando la testa, visto che conosceva già la risposta alla sua richiesta.

-Sai che non posso o almeno non adesso.

Rispose il ragazzo accanto a lui, cercando di stringerlo tra le sue braccia.

-Si, lo so. E so anche che questa risposta negativa ha un nome e si chiama Sana.

Si dimenò dalle braccia di quello che si aspettava essere suo marito, in fondo avevano fatto la “pazzia” di sposarsi a ventitré anni, proprio perché erano perdutamente innamorati uno dell’altra.

 

David aveva fatto di tutto per cercare di rassicurare il suo amato sul fatto, che non ci fosse niente di male a provare certi sentimenti nei confronti degli uomini. 

Ma ogni tanto, si tirava sempre in ballo “l’argomento Sana”; proprio la famosissima Sana Kurata. 

Si domandava spesso se Naozumi provasse ancora qualcosa per lei o se fosse solo troppo protettivo nei suoi confronti, così tanto da limitare pure se’ stesso a concedersi una vita normale. 

 

Lo sapeva, ne’ era cosciente che in Giappone gli omosessuali fossero visti di cattivo occhio. Sapeva benissimo a cosa stava andando incontro, consacrando il suo amore con Naozumi e soprattutto spostandosi in un paese asiatico.

Lui che proveniva da New York, la cosiddetta grande mela, dove i diritti degli LGBT+ erano già anni luce più avanti rispetto al paese dove si trovava al momento, gli sembrava davvero surreale questa situazione.

Aveva lasciato tutto: familiari, amici, conoscenti. Solo per seguire questo ragazzo dai capelli color ghiaccio che gli aveva stregato completamente il cuore, fin dal primo momento.

 

-Non dire sciocchezze, è una carissima amica che sta affrontando un periodo difficile ed ha bisogno di me.

Nao odiava quando il suo fidanzato tirava sempre in ballo Sana, non riusciva a sopportare che si potesse, anche solo, pensare qualcosa di negativo su di lei. 

Col tempo, e sopratutto grazie all’uomo di cui si era follemente innamorato, era riuscito a capire il suo orientamento sessuale e non poteva che essergliene totalmente riconoscente. 

Era certo che senza l’aiuto di David non c’è l’avrebbe mai fatta. Sarebbe rimasto a barcollare sull’idea ben definita che la sua manager e tutto il mondo dello spettacolo gli avevano affibbiato; un ragazzo bellissimo che ha il dovere di annebbiare tutte le menti delle ragazzine, in preda dagli ormoni e che quindi deve essere forzatamente etero.

Dentro se stesso però, sentiva che non era così, nel senso sapeva di aver un certo successo tra le ragazze d’altra parte, era o no definito come uno dei dieci uomini più attraenti del Giappone? 

Però era anche cosciente di non essere attratto dalle donne e che l’unica donna per cui provava un certo sentimento, che col tempo capì essere solo una sincera amicizia, era Sana. Il loro rapporto lo definiva come un “amore platonico”, che non sarebbe mai riuscito a realizzarsi a pieno.

 

-E io non ho bisogno di te? Nao io ti ho sposato perché ti amo, ho lasciato tutto per seguirti e stare con te. 

Ma non posso pensare di restare qui con la consapevolezza di non poterti neanche stringere la mano in pubblico, perché i paparazzi potrebbero essere sempre a spiarci per tirare fuori qualche scoop su di noi.

Mentre diceva quelle parole, le lacrime avevano iniziato ad uscirgli indisponenti, iniziando a bagnare il suo viso. Non sopportava più questa situazione, lo faceva stare male non solo nella vita di coppia ma primariamente con se’ stesso.

Naozumi si propese verso il suo amato con le braccia e iniziò a stringerlo a sé, un abbraccio molto forte, che sprigionava tutto l’amore che provava nei suoi confronti. 

-Tranquillo, cercheremo una soluzione...parlerò con la mia manager e bandirò una conferenza stampa per spiegare la situazione.

Diminuì la stretta dell’abbraccio e iniziò a guardarlo dritto negli occhi, cercando in tutti i modi di infondergli coraggio e tranquillità.

-Sarà difficile, ma lo supereremo insieme. Te lo prometto.

-Si.

Rispose David iniziando leggermente a sorridergli, lasciandosi cullare tra le sue braccia grandi e calde.

 

 

-Mi farebbe molto piacere conoscere la tua amica comunque...

Iniziò David cercando di abbozzare un sorriso. Non sapeva neanche lui il perché di quella richiesta, forse voleva semplicemente sapere che tipo era Sana. O sapere, perché era così importante per Noazumi o se fosse una di quelle piccole star tutto successo e niente cervello, anche se più pensava a quest’ultima ipotesi e più scacciava quell’idea nella sua mente.

Se è così tanto amica del Nao, pensava, deve per forza essere una ragazza speciale.

-Almeno così, potrò conoscere qualcuno di nuovo qui, visto che non conosco nessuno.

Continuò lui, tutto sorridente. Anche questo in parte questo era vero, era arrivato in Giappone neanche un mese prima con l’intento di cercare subito un lavoro e darsi da fare, ma in concreto a parte Nao stesso non conosceva nessuno nella città di Tokyo. Quindi forse, se questa Sana fosse stata così tanto simpatica, come la descriveva spesso il suo fidanzato, sarebbero sicuramente potuti diventare buoni amici.

 

A Nao, in tanto, gli si riempì il cuore di gioia, sarebbe stato felicissimo che il suo amato e la sua migliore amica, si fossero conosciuti e che magari sarebbero potuti diventare anche buoni amici. 

Si si si, non ci pensò due volte.

-Assolutamente! Chiamo Sana, sarà all’università a quest’ora. Potremmo uscire sta sera, andare a cena in qualche locale così potrete conoscervi.

Era entusiasta, finalmente le cose stavano andando nel verso giusto e forse col tempo, e conoscendo anche Sana, era convinto che il suo amato David avrebbe iniziato a non considerarla più come una nemica, ma come una persona eccezionale. Come la considerava lui, dopotutto.

 

Pov. Sana

È passata una settimana da quell’uscita con Akito e l’enorme pandemia di emozioni che mi circondava, non ostentava a diminuire. 

Durante questa settimana ho dovuto fare tantissime cose, che non mi hanno lasciato il tempo neanche di pensare a tutto quello che è successo. E non intendo solo la mezza litigata con Akito, parlo anche di me stessa; rivederlo, uscirci insieme. È capitato tutto così in fretta, che non mi sono nemmeno posta il problema di pensare come mi senti io adesso.

Credo sicuramente di sentirmi più leggera, gli ho urlato in faccia molte cose che, sia durante la nostra relazione sia mentre stavamo insieme mi davano un enorme fastidio.

Allora perché se mi sono liberata da questo peso, mi sento ancora così male? Così affossata da lui? 

Non si parla più del fantasma di Akito, ma proprio di lui in carne ed ossa.

-Sana? Qualcosa non va?

Alzo lo sguardo dalla mia ciotola del pranzo è Aya che mi chiama, risvegliandomi dai miei pensieri.

-Per caso la tua Omurice* non ti piace?

Chiede preoccupata lei, mi viene da sorriderle incosciente. La mia cara Aya, non solo mi prepara il pranzo, visto che se fosse per me mangerei solo schifezze, ma si preoccupa pure che sia di mio gradimento o meno.

Come farei senza di lei?

-Scherzi? È buonissima Aya, davvero, ero solo un po’...soprappensiero.

Rispondo sorridendole sinceramente.

Lei mi ricambia il sorriso, poi torna a guardami seria. Ha lo sguardo come di chi vorrebbe dirmi assolutamente qualcosa, ma anche di chi non è certa che sia la cosa migliore dirlo proprio a me.

-Sai...Akito in quest’ultimi due anni non è stato molto bene...tu sei mia amica e io devo essere totalmente sincera con te. 

Lui ti ama ancora, non ha mai smesso di farlo.

Conclude rimarcando l’ultimo con concetto.

Faccio una smorfia.

-A lui piace il ricordo che gli rimane della vecchia me, in realtà è solo questo.

Abbasso lo sguardo.

-Vecchia, nuova, che differenza fa? 

Sei qui con me, a pranzare su queste scalinate, dove sicuramente ci espellerebbero se ci beccassero sedute qui.

Inizia il discorso ridendo e tutto questo non fa che suscitare una risata a mia volta. Effettivamente non ha tutti i torti, stiamo pranzando sotto i soppalchi delle scalinate poste vicino al campetto da calcio dell’università, perché la mensa era tutta pienissima di gente. Ma se qualcuno ci vedesse sedute qui sotto, col pranzo in mano, sicuramente ci darebbero una bella sospensione ad entrambe. Visto le regole molto rigide, come il non poter mangiare al di fuori della mensa.

-Eppure la vecchia Sana avrebbe fatto esattamente la stessa cosa no? Avrebbe fatto anche le più piccole pazzie, come questa, con la sua migliore amica, allora spiegami, cos’è cambiato?

Quella domanda mi porta a pensare. 

Già cos’è cambiato? Sono cambiata io o solo il mio comportamento nei confronti di Akito? Sto cambiando, per cercare di comportami in un certo modo nei suoi confronti o lo sto facendo per me stessa?

 

La suoneria del telefono mi fece evadere dal dover risponderle a quella domanda, abbastanza scomoda oltretutto.

-Pronto, si Sana, ciao sono Naozumi.

-Ciao Nao, che gioia sentirti. 

Nao, il mio salvatore che mi salva sempre nelle situazioni più antipatiche.

-Volevo chiederti se stasera ti andava di andare a mangiare insieme...

Prede una pausa dal discorso incominciato, poi cambia tono che diventa subito più dolce.

-Voglio fartelo conoscere Sana.

Sapevo perfettamente si riferisse al suo compagno, da poco marito, e non potevo che esserne felice, visto finalmente Nao me lo avrebbe presentato. Sono certa che saremmo diventati ottimi amici.

-Per me va benissimo, lo sai che sono felicissima di conoscerlo.

Chiudo la chiamata.

Aya mi guarda interrogativa.

-Era Nao, niente di speciale mi ha chiesto di vederci sta sera.

-Sono felice di sapere che almeno non perdi tempo.

Mi guarda con un espressione un po’ contrariata, forse felice perché sono riuscita a riprendermi dalla rottura con Akito e, allo stesso tempo, triste perché non si tratta di Akito la persona con cui dovrò uscire sta sera.

-Ma smettila...vuole solo farmi conoscere la sua nuova fiamma.

Rimango sul vago, mi fido molto di Aya non c’è dubbio su questo, ma non sono certa che Nao sia pronto ad esporsi totalmente agli altri.

-Quindi tra te e lui non c’è niente?

Chiede lei dubbiosa.

-Ma no, certo che no è un caro amico.

-Meglio così.

Risponde, facendo un sospiro di sollievo come sollevata.

-Perché scusa?

Non capisco dove vuole arrivare.

-Nulla nulla.

Risponde tranquilla, quando Aya fa così non c’è proprio per niente da stare tranquilli.

-E ora di tornare a lezione.

Continua lei, alzandosi.

Ed effettivamente ha ragione sono quasi le 14 ed a breve ho un nuovo corso che inizia, il quale si intitola “teorie e tecniche del linguaggio cinematografico” sembra un corso interessantissimo da programma, nulla da dire a riguardo, solo un po’ stancante. Cioè sono un’attrice so perfettamente come funziona il cinema dall’interno, ma tutto quello che c’è dietro mi fa girare la testa.

 

Aya, dal canto suo, invece frequenta la facoltà di “Lettere e Filosofia” non l’invidio per niente, troppi concetti che a me sembrano fin troppo astratti da dover memorizzare. Ma lei è convinta della sua scelta e vorrebbe insegnare alla scuola materna, e come darle torto. 

Ha un modo di fare molto simile ad una madre, sono certa che i suoi alunni la adorerebbero, se lei e Tsuyoshi non si daranno da fare prima. 

Io, ad esempio, non mi ci vedrei proprio a fare l’insegnante, cioè stravedo per i bambini ma sono più un tipo di persona che le piace creare casino e far divertire i più piccoli. Non potrei mai insegnargli nulla di sostanzioso o che potrebbe servirgli per il futuro anche volendo. Ripensando poi alla sorellina di Tsuyoshi  e la storia dell’uovo, meglio fare solo casino con i più piccoli, per le cose importanti lascio gentilmente il posto a persone come Aya.

 

Con tutti questi pensieri e fantasticando sul futuro che mi aspetterà, mi dirigo verso la mia aula dove a breve si terrà la lezione.

Con la coda dell’occhio guardo dentro l’aula e noto che ci sono degli alunni mai visti prima, mi accorgo anche delle slide che l’insegnante sta spiegando; sembrerebbe il corpo umano. 

Mi domando subito se per caso ho sbagliato aula e sento come una sorta di ansia crescere in me. 

Sicuramente sarà un corso di biologia che avranno spostato di aula, perché pensi che ci sia un corso proprio di medicina lì dentro? O per meglio dire, perché pensi che ci sia Akito?

Giustissimo.

E se anche ci fosse scusa? Che differenza farebbe?

 

Vedo altri allievi che arrivano un po’ dopo di me e, esattamente come me, aspettano fuori dall’aula cercando di capire pure loro cosa sta succedendo.

-Ehi, scusate, anche voi state aspettando per il corso di cinema?

Chiedo ad un gruppetto di ragazzi che si sono appostati davanti all’aula.

-Si. Il professore aveva avvisato che nel dipartimento di medicina stanno ristrutturando alcune aule, di conseguenza hanno sparpagliato gli alunni nel destro dipartimento. È per questo che gli allievi sono qui, ma saranno sicuramente alla fine della lezione.

Mi risponde una ragazza un po’ più alta di me con un bel sorriso, anche se quelle parole non mi tranquillizzano per nulla.

Faccio per ringraziarla e presentarmi, così almeno posso fare nuove amicizie.

-Aspetta un attimo.

Si intromette un ragazzo, posto di fianco alla ragazza che mi ha risposto alla mia domanda.

-Ma tu sei Sana, vero?

Mi guarda speranzoso e anche molto felice. 

-Si, sono proprio io. Piacere di conoscervi.

Rispondo tranquilla contraccambiando il sorriso.

-Il piacere è tutto nostro, io sono Jotaro e lei è la mia ragazza Chika.

-Molto piacere.

Mi porge la mano lei continuando a  sorridermi. Sembrano molto simpatici, iniziamo subito a parlare e a quanto capisco Jotaro è un appassionato di cinema, vorrebbe a tutti i costi fare il regista dopo l’università. Il sogno di Chika, invece, è di creare i costumi per gli attori di scena appartenenti sia al teatro che al cinema. Insomma, una coppia che si potrebbe completare perfettamente anche nell’aspetto lavorativo, non c’è che dire.

-Quindi questa è la prima volta che frequenti questo corso?

Mi chiede Chika sorridendo.

-Si esattamente.

-Se ti servono degli appunti delle scorse lezioni, chiedi pure a me. Sarò ben felice di aiutarti.

Nonostante le conosca da neanche dieci minuti, mi sembra brava ragazza, molto simile ad Aya su certi aspetti; tranquilla e paziente. Jotaro invece mi sembra quello più energico e estroverso della coppia, azzarderei dire un po’ più simile a me.

-Grazie davvero tanto, ne’ avrò sicuramente bisogno sbadata come sono.

Rispondo ridacchiando.

 

Dopo buoni dieci minuti sentiamo la porta dell’aula aprirsi e vediamo i ragazzi del corso di medicina uscire, e proprio non volendo mi capitano davanti i sui occhi.

Lo vedo accompagnato da un’altra ragazza, che non smette di parlargli di chissà quali nozioni del loro corso, visto che non ci capisco un tubo di ciò di cui parla.

-Guardate c’è Hayama!

-Ma non è il ragazzo prodigio del corso di medicina?

-Sarà ma è comunque molto carino.

Sento tutti questi bisbigli fra la folla di alunni che sono appostati per entrare nell’aula, a quanto pare non è cambiato nulla dalla scuola superiore.

Ad un tratto si accorge di me, sposto immediatamente lo sguardo da un’altra parte, facendo finta di niente ed entro nell’aula. 

Mi siedo vicino a Chika e Jotaro e ricominciamo a parlottare come all’inizio, ma non posso evitare di sentire il suo sguardo addosso che non intende desistere. 

Cerco di non dargli peso, evitando di girarmi dalla sua parte.

 

-Ragazzo, devi entrare o hai dimenticato qualcosa?

Il professore si rivolge ad Akito, che nel mentre è rimasto impalato sulla porta. Smette di fissarmi e inizia a guardare il professore, che intanto attende una risposta a braccia conserte.

Non sembra un professore molto ragionevole, sopratutto con allievi non del suo corso.

-No, me ne’ stavo giusto andando.

Gli risponde con un tono duro.

-Bene, allora quando esci chiudi la porta, grazie.

 

Lo vedo andarsene dallo spioncino della finestrella, posto sopra la porta.

La lezione inizia, ma io ho la testa da tutt’altra parte.

Sarà aver fatto quasi tutto il giorno lezioni a tempo pieno, sarà il caldo primaverile...ma cosa dico, c’è una risposta a tutto ciò e si chiama Akito.

 

Pov. Akito

Promemoria: mai dare troppa confidenza ad un’americana.

Sophia non fa altro che parlarmi di concetti di microbiologia, da quando è finita la lezione. Ma sai che me ne frega adesso di un batterio, dopo una lezione di chimica all’ora di pranzo.

Io sto sprofondando dalla fame e lei continua a parlare.

Se non fosse una delle poche persone che mi sta simpatiche qui dentro, l’avrei già mandata a quel paese.

 

Ad un certo punto mi sento come gli occhi piantati addosso, e non parlo delle solite ragazze che mi squadrano come se non avessero mai visto un essere maschile in vita loro, è come una sensazione che già conosco.

Mi giro verso destra e la vedo, Sana.

Smette immediatamente di guardarmi, facendo finta di niente e mi sorpassa andando a prendere posto dentro l’aula. 

-Vai in mensa, che ti raggiungo dopo.

Mi libero da Sophie, che nel mentre non si è accorta di nulla, e mi metto accanto alla porta di entrata dell’aula iniziando a cercarla tra i suoi compagni di corso.

 

Non la vedevo da una settimana, da quel giorno in cui abbiamo discusso in quel modo. Mi manca, mi è mancata, è inevitabile.

Vedo che inizia subito a chiacchierare con due suoi compagni, si è già integrata perfettamente con gli altri allievi.

D’altra parte c’era d’aspettarselo, io a parte Sophie me no sto sempre per i fatti miei, non mi va di interagire con gli altri, sopratutto durante la lezione.

Lei invece, sembra subito a suo agio tra le altre persone, sorridente e felice come la Sana di qualche anno fa.

 

-Ragazzo, devi entrare o hai dimenticato qualcosa?

Il professore mi rivolge quella frase con un certo astio, effettivamente mi sono imbambolato sulla porta di entrata e sicuramente ha capito che non sono un allievo del suo corso. È facile intuirlo perché guardando gli alunni del corso di Arte e Spettacolo, sono tutti vestiti in maniera molto particolare, come dei veri artisti. Praticamente, riescono a distinguersi e non passare inosservati agli occhi degli altri alunni.

-No, me ne’ stavo giusto andando.

Rispondo con altrettanto astio. Non me ne’ frega nulla del professore sinceramente, stavo con gli occhi e con la testa da tutt’altra parte.

-Bene, allora quando esci chiudi la porta, grazie.

Neanche a sentire l’ultima frase che esco dall’aula chiudendo la porta. Do un ultimo sguardo a Sana dalla finestrella della porta, sta sorridendo ai suoi nuovi amici. Li invidio molto, vorrei essere io la persona a cui concede un sorriso così facilmente.

 

Alla fine decido di andare a mensa, raggiungendo Sophia e Tsu per il pranzo.

Se devo dirla tutta non so cosa fare con Sana sinceramente, sono molto confuso a riguardo.

 

-Akito, vieni siamo qui!

Mi richiama Sophia sventolando la mano, ma dove la prende tutta questa energia mi domando?

-Ciao Akito.

Mi saluta il mio amico.

-Tsu.

Rispondo facendogli un cenno con la testa.

-Allora allora, sta sera ho organizzato una serata a quattro e non accetto un no come risposta!

Inizia il discorso Sophia rivolgendosi a me, tutta elettrizzata per sta sera.

-Scusami ma non sono dell’umore giusto.

Rispondo tagliando corto e iniziando a mangiare il mio sushi con gusto, dopo una lezione del genere devo prendere più energie possibili.

-Daii ti prego, la tipa con cui esco voleva per forza portare la sua amica e io non posso stare da sola con lei, se mi ritrovo in mezzo l’altra!

Mi guarda con occhi supplicanti.

Perché devo avere una mezza amica lesbica, che ogni volta crea queste situazioni? Mettendomici dentro, oltretutto.

-Dovresti esserne entusiasta ti lascio campo libero per un Threesome di tutto rispetto.

Tsu nel mentre si strozza con la zuppa di Miso, devo ricordami di non tirare fuori certi argomenti quando c’è lui vicino a noi.

Sta insieme ad Aya da anni ed è già tanto, se può permettersi di guardare in faccia le altre ragazze.

-Akito! 

Mi rimprovera Tsu, asciugandosi con un fazzoletto.

-Comunque mi interessa solo lei e la sua amica è etero, anche se...un pensierino forse...

Tsu che stava bevendo inizia a strozzarsi pure con l’acqua, questa volta non resisto, mi cala il sorriso sulle labbra.

-Sophia!! Basta parlare di queste cose durante il pranzo!

Dice Tsu, cercando di riprendersi.

-Tsu non è mica colpa se oltre la tua ragazza non conosci altri esseri femminili.

Gli risponde lei tranquilla, iniziando a mangiare il suo panino.

-E poi è bello divertirsi, vero Akito?

Mi chiede lei, ma dove vuole arrivare?

-Ogni tanto va bene, ma meglio non diventare una ninfomane come te.

Diventa tutta rossa, incazzatissima dalla mia battutaccia.

-EHI IO NON SONO UNA NINFOMANE, CHIAROO?!

Quando fa così mi ricorda tanto la mia Sana. Mia...beh, la vecchia Sana era mia dopotutto e di nessun altro.

-Quindi?

Continua lei, attendendo una risposta.

-Quindi che?

Le rispondo tornando a mangiare.

-Mi accompagni o no?

Tieni il broncio con le braccia incrociate vicino al petto.

-Non sono dell’umore, te l’ho detto.

-Ma non devi fare nulla che tu non voglia, vieni e tieni impegnata l’altra, fine. È un piano semplice no?

-Mhmmm...va bene, basta che poi non rompi più.

Concludo ritornando al mio pranzo. Forse uscire con qualcuno mi farà distrarre dai miei pensieri almeno per qualche ore.

 

Pov. Sana

Dopo l’ultima lezione, saluto i miei nuovi due amici e mi dirigo verso casa.

Vedo che si sono fatte le sei e decido di farmi un bel bagno caldo, così per le nove sarò pronta per l’incontro con Nao e il suo compagno.

Mi infilò immediatamente nella vasca e sembra come se tutti i miei problemi potessero intrappolarsi dentro l’acqua e lasciarmi respirare per qualche minuto.

So che non sono problemi reali, nel senso ci saranno sicuramente persone che stanno male più di me per motivi molto più seri. Ma stranamente, nonostante la mia empatia verso gli altri, questo non mi fa sentire meglio.

 

Il mio cuore è così, sull’orlo di un tuffo in cui l’acqua all’interno è fin troppo profonda per lui. È come se, una volta lanciatosi dal trampolino dei desideri non riuscisse più a risalire, come se l’acqua riuscisse ad intrappolarlo e risucchiarlo verso sotto con tutta la sua forza.

E lui cerca in tutti i modi di dimenarsi, di appigliarsi a qualcosa per risalire da quella sensazione di affanno e affogamento. Ma non ci riesce è troppo debole, ma non demorde continua e continua a lottare per cercare di risalire il più possibile.

 

Mi risveglio spaventata da questo pensiero fin troppo macabro, fortunatamente era solo un sogno, o per meglio dire un incubo.

 

Decido di uscire dalla vasca, mi asciugo con l’accappatoio i rimasugli di acqua e lo lascio cadere a terra.

Fisso la mia figura allo specchio, non sembra più il corpo di tanto tempo fa.

Niente più seno piatto, niente più curve striminzite, non sembro così male vista da questa prospettiva. Ma allora perché devo continuare a distruggermi per una persona?

So, che non sto affrontando le cose con obiettività però forse dovrei essere felice, infondo sto cercando di affrontare le varie situazioni con coraggio; non intendo più scappare da tutto, come una volta.

Anche se prima di affezionarmi a qualche altra persona, dovrei imparare l’arte dello “stare bene con se stessi”. 

Come posso prendermi cura di un’altra persona, se ancora non ci riesco del tutto con me stessa?

Basta!

Sana, ricordati, tu tornerai a sorridere come una volta, e non è per forza implicato il fatto che debba essere una persona a farti cambiare umore. 

Stare senza il sorriso non ti si addice.

 

Se ci fosse una pulsante per i miei pensieri e le mie emozioni premerei immediatamente “Off”, solo per qualche ora. Giusto il tempo di rilassarmi e divertirmi e poi ritornare al solito miscuglio. Peccato che non funzioniamo come macchine e questo pensiero ogni tanto mi porta a riflettere; vorrei davvero essere così? Smettere di provare emozioni, sensazioni e poi di punto in bianco decidere di ritornare a provarle? 

Forse no, non è umano, e io voglio essere tutto fuorché una persona calcolatrice e senza sentimenti. Voglio cercare di vivere le mie emozioni con la consapevolezza che ci potrebbe essere un dopo, positivo o negativo esso sia.

 

 

-Sono molto felice di conoscerti David e sono altrettanto entusiasta, che sia proprio tu a comporre la felicità di Naozumi.

Il compagno di Nao è un ragazzo bellissimo e molto simpatico, siamo entrati subito in sintonia da quando ci siamo incontrati fuori dal ristorante.

All’inizio lo vedevo un po’ titubante nei miei confronti, forse quasi geloso del rapporto tra me e Naozumi . 

Ma adesso, dopo una buona pizza all’italiana e una birra doppio malto, sembriamo come due buoni amici che si conoscono da sempre; sicuramente sarà stato anche l’effetto dell’alcool a fare la sua buona parte.

-Sana devo essere sincero con te, c’è stato un momento in cui non ti sopportavo proprio perché, sapevo che occupassi sempre i pensieri Nao. 

Ma ora...ora che ti ho incontrata e che abbiamo avuto il piacere di conoscerci, capisco il perché Nao è così affezionato a te.

Mi stringe le mani in segno di affetto e rispetto, è un ragazzo d’oro.

Sono una coppia fantastica, David già lo considero come il secondo fratello che non ho mai avuto (al primo posto c’è Nao, ovviamente).

 

-Vedo con piacere che state andando d’amore e d’accordo, non è che adesso devo essere io quello a preoccuparmi?

Nao, che nel mentre era andato alla toilette, torna a sedersi al nostro tavolo con un’espressione molto divertita nel trovarci mano nella mano.

-Si, dovresti...potrei stancarmi di te un giorno, che ne’ sai!

Risponde David facendogli la linguaccia e abbozzando un sorriso subito dopo, Nao, allora, lo coglie di sorpresa e gli da un bacio sulle labbra.

-Non credo riusciresti mai a stancarti di questo e di altro.

Gli sussurra Nao all’orecchio con fare sensuale, che io riesco perfettamente a sentire visto che siamo seduti uno di fronte a l’altro.

David diventa tutto rosso dalla vergogna, immaginando sicuramente nella sua mente che cosa intendeva Nao con la parla “altro”.

Io invece, non riuscendo più a trattenermi scoppio a ridere, interrompendo bruscamente quel momento di “pubblica intimità” tra i due piccioncini.

-Cosa ti ridi? 

Mi chiede David con un’espressione buffissima e ancora tutto rosso, come un peperone per l’imbarazzo.

-Niente niente, siete davvero carini insieme.

Rispondo ancora con le lacrime agli occhi per le troppe risate.

-Passiamo a te signorina, allora, visto che non ti decidi a smettere di ridere...

Mi dice David, cercando così facendo di passare la palla al balzo a me per ritornare a un colorito più sobrio.

Cerco di trovare un contegno tra l’euforia del momento e il troppo alcool ingerito.

-Cosa vuoi sapere di me, Daviduccio?

Domando, rimarcando apposta l’ultima parola, visto che è un nomignolo buffissimo che Nao gli ha affibbiato.

Lui sbuffa, poi torna a me.

-Ti interessa qualcuno?

Vedo subito Nao che tira una ginocchiata a David, si preoccupa per me anche in questo momento. Lo inizia a fulminare con lo sguardo per la sua domanda e David fa un’espressione confusa, non riuscendo a capire cosa ha chiesto di sbagliato.

-Tranquillo Nao, David non ha chiesto niente di male tutto sommato.

Cerco di concentrarmi, per creare un discorso che riesca a seguire un filo logico e che ponga insieme tutto quello che sto provando in questo periodo.

-È un po’ complesso da spiegare, provo ancora dei sentimenti molto forti per una persona. Però questa persona mi ha fatto soffrire anni a dietro, nonostante qualche giorno fa ci siamo incontrati e mi ha detto tante cose che forse una volta mi avrebbero toccata profondamente. Ma adesso sono solo molto confusa, forse mi ci vuole solo un po’ più di tempo per dimenticarlo e cercare di andare avanti con la mia vita.

Concludo, abbozzando un sorriso, cercando di tranquillizzare il compagno di Nao per rassicurarlo sul fatto che non ha chiesto assolutamente niente di male. 

Mi sento comunque fiera di me stessa, non mi sono fatta prendere dalle emozioni parlando di lui.

-Quindi ha fatto lo stronzo con te?

Mi domanda David con una certa preoccupazione, misto ad una sorta di disgusto. Forse anche solo pensare a questo tipo di comportamento nei miei confronto, lo fa reagire così.

-No o per meglio dire, non era questo il suo intento. Mi ha lasciato dicendomi chiaramente che non era sicuro dei suoi sentimenti nei miei confronti, ho apprezzato il fatto che almeno sia stato sincero con me. Ma ancora non sono riuscita a superarla, solo questo.

-Allora è solo coglione, cara.

Mi risponde secco David, ora capisco perché lui e Nao si ritrovano così bene insieme. Sono entrambi decisi e diretti nel dire le cose, senza battere ciglio.

-Su questo non posso che essere d’accordo con te, tesoro.

Risponde Nao, facendo un cenno di approvazione al suo fidanzato.

Poi si rivolge a me con dolcezza.

-D’altra parte, lo sai Sana che Akito non mi è mai piaciuto.

-Cioè guarda che ben di Dio si è lasciato sfuggire. Voglio dire, solo un idiota si lascia sfuggire tutto questo. E non mi sto focalizzando solo all’aspetto fisico, che pure l’occhio vuole la sua parte in questo caso, ma anche a te come persona.

Ti conosco da pochissimo eppure ho subito capito che sei intelligente e simpatica, una delle poche star che non si è montata la testa per il proprio successo.

Sarò schietto con te, uno così è meglio perderlo che trovarlo.

 

Pov. Akito

Non siamo neanche da un’ora in questo locale italiano e già mi sono rotto. 

La mia carissima accompagnatrice, sceltami appositamente da Sophie, non fa altro che parlare e cercare di strusciarsi su di me.

Sono a tanto così, da innervosirmi e mandare all’aria tutti qui dentro.

E giusto per concludere in bellezza, sono al tavolo da solo con questa sconosciuta perché la mia brillante amica voleva “più intimità con la mia sua nuova fiamma”. Giuro che questa me la paga.

 

Tranquillo Akito, lo stai facendo per una tua (circa) amica. Goditi la tua pizza, che a breve sarà tutto finito.

 

Ad un tratto però sento una voce familiare, mi giro di scatto dietro il finto separè che ci divide dagli altri tavoli. 

Che tra l’altro, mi devono spiegare perché un separé come arredamento per un ristorante? 

 

Non vorrei sbagliarmi, ma è proprio la voce di Sana.

Butto totalmente l’orecchio sulla tendina di legno che ci separa, per sentire di cosa sta parlando e soprattutto con chi è, visto che sento altre voci accanto alla sua.

-Akito ma cosa stai facendo?

È di nuovo quella ragazza, non si sta mai zitta è impossibile.

-Zitta!

Capisco delle cose a tratti sia per colpa della troppa confusione nel locale, sia per questa qui che continua a parlare ininterrottamente. 

-...provo ancora dei sentimenti molto forti per una persona...

SANA MI AMA ANCORA.

-...lo sai Sana che Akito non mi è mai piaciuto.

È la voce di Naozumi, allora staranno cenando insieme. Sicuramente lui si sta dichiarando a lei o chissà cosa, e lei gli ha risposto che ci tiene ancora a me.

Ben ti sta, coglione.

-...uno così è meglio perderlo che trovarlo.

No aspetta e adesso di chi è quest’altra voce, non capisco. Sana è insieme a Kamura e un’altra persona di sesso maschile, la cosa non mi piace proprio per niente. Già un Kamura basta ed avanza, non me ne serve sicuramente un altro.

-...io vado un attimo alla toilette allora.

Annuncia Sana ai due.

Di colpo mi alzo pure io, devo capire cosa sta succedendo e, sopratutto, voglio sapere se quello che ha detto corrisponde alla verità o meno.

-Dove stai andando?

Ancora questa qui, dannazione.

Sono a tanto così da pagare la cena ad entrambi e andarmene, senza dirle nulla, solo per levarmela di torno.

Non le rispondo e mi dirigo verso la toilette, a passo spedito.

 

Noto che la porta del bagno delle donne è aperta.

Kurata e la sua paura di rimanere chiusa dentro, pff non cambierà mai questa ragazza.

Mi infilo dentro e chiudo a chiave la porta, cercando di non far rumore.

Vedo le sue scarpe da sotto la porta del bagno, mi fermo ad aspettarla di fianco al lavandino.

 

Appena esce, la sua espressione tranquilla si tramuta subito in qualcosa di indecifrabile. 

-Tu...

Inizia, non sapendo bene come reagire.

-Già, visto che mi sfuggi sempre...dobbiamo chiarire.

-MA SEI PAZZO! MI HAI SEGUITO FINO AL LOCALE, SEI UN MANIACO!

Si mette ad urlare, cercando di chiamare aiuto.

Le tappo immediatamente la bocca con la mano.

-Non ti ho seguito. Ero qui a mangiare e ti ho sentito che parlavi al tavolo insieme a Kamura e un altro...

Il suo sguardo cambia, capendo che forse ha capito che ho sentito anche “quella parte”.

-Voglio delle spiegazioni o...

-Non c’è niente da spiegare.

Mi risponde lei precipitandosi e non lasciandomi finire le frase, odio quando non mi fanno concludere qualcosa. Già è difficile esprimere un concetto a parole per me, figuriamoci se mi interrompono.

-Perfetto, non usciremo di qui allora.

Mi siedo sul pavimento, incrociando le braccia dietro la nuca.

-Hayama, ma ti ha dato di volta il cervello!? Fammi uscire immediatamente di qui!

Mi urla lei cercando di attirare la mia attenzione per farmi cambiare idea. Eh no cara mia, puoi urlare quanto ti pare, se tu non mi dai delle risposte staremo qui in eterno.

-Non finché tu non mi darei una spiegazione.

-Te l’ho già detto, non c’è niente da spiegare.

-Ah no, allora cos’era quel “provo ancora dei sentimenti..”?

-Chi ti dice che era una frase rivolta a te?

Cavolo, effettivamente non ci avevo pensato. Ma d’altra parte, sono certo che Sana non si è affezionata a nessuno dopo la rottura con me.

-E chi mi assicura che non fosse riferita proprio me, invece?

Rispondo sicuro di me.

-Stupido.

Mi insulta lei, finalmente si ragiona allora.

-Scema.

Le rispondo a mia volta, iniziando ad abbozzare un sorriso.

-Ipocrita.

Questa era pensante.

-Cervello di gallina.

Lo so che le era mancato quest’appellativo.

-CERVELLO DI GALLINA A CHI?MICROENCEFALO NON ANCORA EVOLUTO!

Questa è proprio la mia Sana.

 

Ad un tratto si calma e mi guarda fisso negli occhi.

-È vero, va bene? È tutto vero. 

Sei contento? Bravo Hayama, la tua ex ragazza prova ancora dei sentimenti per te. Ora possiamo andare?

Dice lei tutto d’un fiato.

-Non ancora.

Mi alzo dal pavimento, dal quale ancora ero seduto e mi avvicino a lei, la prendo per i fianco e cerco di unire le nostre labbra in un bacio.

Le si discosta, visibilmente contrariata.

-Solo perché ti ho detto che provo ancora dei sentimenti per te non vuol dire che voglia ritornare insieme a te. E ne’ tantomeno che puoi baciarmi come se niente fosse, non siamo più dei bambini.

Si gira dandomi le spalle. 

Non è possibile, non può farmi questo.

-Apri la porta adesso.

Mi dice dura lei.

-Ma..

Cerco dissentire io.

-Ma cosa? Ti ho detto quello che volevi sentirti dire, penso possa bastare.

Di scatto l’abbraccio da dietro, no no e no. Non voglio crederci, le mi ama ma non mi vuole. E non intendo solo come un qualcosa che ci lega in termini di relazione, non mi vuole proprio nella sua vita. 

 

Pov. Sana

Rimango impietrita con lui che mi stringe i fianchi e cerca sempre più di stringermi verso di sé.

Non so che fare, non so che pensare, non so come comportami.

La sua testa e nell’incavo del mio collo e sento delle goccioline bagnate su di esso, Akito sta piangendo. Lo sta facendo per me, per quello che gli ho detto ma che non penso fin in fondo. Vorrei con tutta me stessa che noi tornissimo ad essere qualcosa, un qualsiasi cosa. Ma non sono pronta, ho fatto tutti questi cambiamenti per cosa? Per sentirmi come mi sentivo anni fa? 

Forse ho concentrato la mia mente solo sulle cose che mi facevano innervosire, per cercare di distoglierlo più velocemente dai miei pensieri, e non sulle cose belle che abbiamo vissuto insieme. Alla fine, nonostante cercassi di odiarlo non ha funzionato perché è comunque rimasto  sempre nei miei pensieri.

 

Non posso andare avanti così. Il mio cervello dice una cosa, il mio cuore un’altra e io cosa vorrei?

 

Mi giro di scatto, prendo il suo volto con le mani e appoggio i palmi sulle sue guance, iniziando a disegnare con le dita, il contorno di quel viso che tanto mi era mancato.

Lo avvicino di più a me e alzandomi sulle punte gli dò un bacio. Le nostre lingue di uniscono, i pensieri evaporano, le incertezze lasciano spazio alle certezze; io lo desidero, come non potrò mai desiderare nessun altro.

Ci stacchiamo dopo un po’ per riuscire a prendere fiato, anche se subito dopo mi ritrovo di nuovo le sue labbra sulle mie. 

Lui mi prende di peso per i fianchi e mi adagia sul davanzale del bagno, si fa spazio tra le mie gambe e inizia ad accarezzarmi ogni centimetro del mio corpo da sopra il vestito, senza smettere di tenere le sue labbra sulle mie.

 

Sentiamo bussare.

-Sana ti senti bene? È da un bel po’ che sei lì dentro.

È la voce di Naozumi, sicuramente preoccupatissimo visto che li ho lasciati al tavolo più di un quarto d’ora fa.

-Dannato Kurata.

Impreca Akito a bassa voce.

Gli lascio un bacio sulle labbra, sorridendogli subito dopo e porgendo la mano per farmi ridare la chiave del bagno.

-Si Nao, tutto bene. Scusatemi tu e David se ci ho messo tanto, arrivo subito al tavolo.

-Va bene, fai in fretta però che è arrivato il dolce.

Appena sentiamo i passi di Nao che si sta scostando dalla porta della toilette, Akito mi guarda fisso negli occhi come innervosito da qualcosa.

-Chi diavolo è ora David?

Mi domanda arrabbiatissimo.

-Il compagno di Naozumi.

-Ah...quindi...

-Eh già.

Abbozza un sorrisetto compiaciuto.

-Ehi, non c’è niente da ridere, deficiente!

Non si discute sulla sessualità altrui, sopratutto se si tratta della felicità di Nao.

-Ma cosa hai capito...lascia stare, baka.

Mi da un colpetto con le dita sulla fronte.

 

Subito dopo si riaccomoda tra le mie gambe e ricomincia a baciarmi con trasporto.

Vorrei davvero stare qui per sempre con lui, si proprio dentro questo bagno che fino a dieci minuti fa sembrava diventato la mia prigione. Ma Nao e David si preoccuperebbero e non mi sembra affatto giusto.

-Devo andare.

Dico, dandogli un ultimo bacio sulle labbra e notando la delusione nei suoi occhi.

 

Prendo le chiavi e apro la porta, dirigendomi verso il mio tavolo.

Vedo Akito uscire poco dopo dallo stesso bagno.

Le seguo con la cosa dell’occhio e vedo che si sta dirigendo alla cassa, sicuramente aveva già finito la cena, penso.

Subito dopo però vedo una ragazza che lo raggiunge e che si ferma a dargli un bacio, in quel momento sento che il mio cuore si è rotto, un’altra volta, in mille pezzi.

E la colpa è solo la mia.

-Sana.

David mi passa una mano davanti la faccia, sicuramente sono rimasta imbambolata a guardare quella scenetta pietosa.

Nao segue il mio sguardo e si accorge pure lui di quello che sta succedendo, fa una smorfia disgustata.

-Sana, cosa è successo?

Chiede preoccupato ma con un tono di voce ferma e decisa.

-Io...io...

Non riesco a parlare, le parole mi muoiono in gola, iniziano solo a sgorgarmi delle lacrime che si insediano ponderanti sul viso.

Ho sbagliato tutto, un’altra volta. Mi sono lasciata andare alle mie emozioni e questo è il risultato, non imparerò mai la lezione. Sopratutto con lui.

 

-Ma come hai potuto fare una cosa del genere?!

Nao mi urla, sconcertato, dopo avergli raccontato tutto quello che è successo nel bagno del locale con Akito.

Mi tremano le mani, le quali tentano di tenere la tazza di thè che David mi ha preparato per tranquillizzarmi.

Dopo quella scena al locale, ero rimasta così paralizzati che mi hanno dovuto portare nel loro appartamento, per cercare di risvegliarmi da quell’incubo.

-Sana, rispondimi!

Naozumi è arrabbiatissimo con me, vuole una risposta. Ma l’unica cosa che riesco a fare è piangere, con le lacrime che iniziano a bagnare le mie stesse mani tremanti. 

David se ne’ accorge e cerca di tenermi le mani, in maniera tale che la tazza non mi cada. Quel gesto, per qualche secondo, mi rincuora terribilmente, ma poi mi rendo conto che ho una seconda famiglia propri qui accanto a me e io mi torturo ancora per una singola persona. Pensando a questo, la situazione sul mio viso peggiora terribilmente.

-Basta Nao, così la spaventi. È già sconvolta di suo. 

David lo rimprovera ma con dolcezza, di fatti un attimo dopo la mascella tesa di Nao si distende completamente .

-Hai ragione...come sempre.

-Scusami Sana, sono solo preoccupato per te e incazzato a morte con lui. 

Lui che ha sempre cercato di proteggermi e di starmi acconto nonostante io glielo impedissi, si scusa con me. 

Mi sento uno schifo.

-Nao, secondo te io sono una stupida?

Gli domando con lo sguardo perso nel vuoto.

-Ma che stai dicendo?

Mi domanda lui confuso dalla mia domanda.

-Solo gli stupidi cadono due volte nello stesso errore...io...io...forse mi piace soffrire.

Inizio ho parlare, cercando di trattenere le lacrime per finire questo soliloquio, rivolto più a me stessa che ai miei due amici in quella stanza.

-Ho mamma, Rei, te, da poco anche David, degli amici splendidi, tanti fans e ammiratori. Eppure gli vado ancora dietro, più gli dico di starmi lontano più me lo ritrovo intorno a me. 

E più si avvicina a me, più non riesco a controllare le mie emozioni.

Scoppio a piangere di nuovo, David mi stringe forte a sé in un abbraccio silenzioso ma caloroso. 

Nella stanza si sente solo il mio pianto, forse Nao non sa cosa rispondere è rimasto allibito da quel nulla che ho cercato di esporgli su come mi sento. 

E come mi sento? Mi sento una persona a cui hanno preso anima, mente e cuore e li abbiano scambiati per pezzi vecchi, gettandoli chissà dove. Mi sento un’egoista e un’ingrata per tutto ciò che ho intorno e che non riesco ad apprezzare a pieno. Perché invece di soffermarmi su quello che ho, devo avventurarmi in un qualcosa che non potrò mai avere.

 

Con il volto ancora stra colmo di lacrime, mi addormento tra le braccia di David con il cuore a pezzi e l’animo spezzato.

 

Pov. David

-Ho messo una coperta addosso a Sana, così non prende freddo durante la notte.

Dico mentre raggiungo il mio compagno nella nostra stanza da letto.

È seduto sul letto con le mani unite e lo sguardo a fissare un punto indefinito davanti a sé.

-Naozumi?

Lo richiamo, cercando di risvegliarlo dai suoi pensieri.

-L’ha distrutta un’altra volta, sotto i miei occhi oltretutto. E io non potuto fare nulla per impedirlo.

Stringe i pugni, iniziando a tremare dalla frustrazione.

-Guardami.

Gli dico avvicinandomi a lui, prendendo il suo volto tra le mani costringendolo a guardami dritto negli occhi.

-Ascoltami bene, non è colpa tua. 

Lui è entrato mentre lei era in bagno e lei, ancora innamorata, non ha saputo trattenere i suoi sentimenti.

Spiego cercando di semplificare la situazione.

-Io avrei dovuto evitare che accadesse...

Bisbiglia lui abbassando lo sguardo.

-E come? È successo tutto troppo in fretta, non se ne’ resa conto neanche Sana.

-Non lo so, ok? Non lo so, avrei dovuto e basta.

È arrabbiato con sé stesso è evidente. Noi seduti al tavolo a pochi metri di distanza che non ci siamo accorti di nulla, anch’io la trovo una situazione surreale.

-Ascolta, ora che sappiamo come si comporta lui, io ti prometto che sarò il primo a vegliare su Sana se dovesse succederle qualsiasi cosa.

Gli comunico questa mia decisione col sorriso sulle labbra e accarezzandogli i capelli. Non conosco da molto Sana, ma dopo questa serata posso dire di essermi affezionato terribilmente a lei. Vederla piangere, sopratutto per una persona che si comporta in questo modo così ambiguo, mi distrugge il cuore. Anche perché dall’ultimo frase che ha detto prima di addormentarsi nelle mie braccia, ho capito chiaramente che lei si sente come colpevole dei suoi sentimenti. Ha una famiglia, ha amici fantastici ma va dietro ad una persona che è tutto l’opposto. 

Lo so che all’amore non si comanda, io stesso ho sposato Nao dopo pochissimo tempo che ci conoscevamo, ma a tutto c’è un limite. E se un’amore così ti porta così tanta sofferenza, non so se sia ancora definibile amore,

 

Pensando a tutte queste cose mi ritrovo le labbra del mio compagno sulle mie, che mi riportano compulsivamente alla realtà.

-Grazie, ti amo.

Mi dice subito dopo.

Poi si gira dall’altra parte iniziando a sbottonarsi la camicia. 

-Domani mattina, andrò a parlargli.

Inizia il discorso, riferito sicuramente all’Akito che ha tormentato Sana.

-Nao, non fare casini. Sai che Sana, non te lo perdonerebbe.

Lo ammonisco immediatamente io. Sana e questa persona che la fa soffrire, devono chiarire tra loro, il massimo che possiamo fare e chiuderli in una stanza e obbligarli a chiarire la situazione. Non mi sembra affatto giusto immischiarci direttamente in questa vicenda, nonostante Nao tenga tantissimo a Sana.

-Voglio solo parlargli, niente di più.

Conclude secco lui. Il suo tono non mi piace per nulla, domani gli farò un discorsetto se proprio vorrà andare a parlare con questo Akito. Così almeno sono certo che non fare cavolate, nelle quali potrebbe mettersi in pericolo, in primo luogo, lui.

 

Pov. Akito

Sono felice, sono l’uomo più felice di questa terra. Sana mi ama, mi ha baciato e io la amo.

Ci potrebbe essere cosa migliore di questa? No! Assolutamente no!

 

Dopo la mia solita corsa mattutina torno verso casa per farmi una doccia e nel mentre prendo delle rose dal fioraio per Sana, così dopo passando per casa sua gliele porto.

Non sono mai stato il tipo da robe romantiche e cuoricini, ma oggi sono troppo felice e tutto questo possiede un nome e si chiama Sana.

 

Mentre attraverso il vialetto di casa vedo un macchina, capisco subito che non appartiene a qualche vicino perché è un automobile troppo costosa; una Porsche modello Cayenne, nera lucida, mai vista prima da queste parti.

Appena la supero, il conducente abbassa il finestrino.

-Hayama Akito.

Mi richiama una voce fin troppo conosciuta.

È Kamura, forse adesso che ho scoperto che è fidanzato non mi da neanche tanto fastidio come prima. Anche se, è comunque una persona a cui Sana tiene molto e forse anche più di me in questo periodo.

-Kamura.

Rispondo gelido.

-Avresti cinque minuti, devo parlarti.

Non è un buon segno.

 

-Di cosa vuoi parlarmi?

Domando ironico, senza batter ciglio.

-Di Sana.

E ti pareva, di cos’altro poteva parlarmi oltretutto. Di un’inaspettata dichiarazione d’amore nei miei confronti?**

-Hayama, te lo dirò senza mezzi termini, devi lasciarla stare.

Inizia lui serio, guardandomi dritto negli occhi.

-Non mi faccio dire da te cosa devo fare.

Sto damerino vuole dare ordini a me? Sopratutto adesso che io e Sana abbiamo chiarito, se lo può scordare. Può essere anche il suo migliore amico e quello che gli pare, ma io la amo e questo sentimento non cambierà mai.

-Coglione e pure presuntuoso. 

È a casa mia in lacrime per ieri sera, solo per colpa tua!

In lacrime? Ieri sera? Non capisco, ieri siamo stati bene insieme. È stata addirittura lei a baciarmi, mi sorrideva come non aveva mai fatto prima.

-E sai perché Hayama? Lo sai?

Mi domanda lui, incalzandomi ancora di più ad analizzare cosa ho sbagliato con lei ieri.

-Perché ti ha visto mentre ti baciavi con quella sgualdrina, dopo aver fatto il casco morto con lei.

Non posso crederci, ha visto sicuramente quando quella ragazza di ieri sera mi ha baciato ma non si è accorta che poi io l’ho mandata via, respingendola. Dicendole di starmi alla larga e che non mi importava nulla di lei, visto che ero già impegnato.

-Non è come sembra...

Cerco di spiegare io.

-Non è come sembra? Sai che ti dico a me non me ne’ frega niente, non mi può fregar di meno se te lo scopi tutte o solo una a notte...per me, se tu scomparissi mi faresti solo un grande favore. Ma io se sono qui, per parlare ad uno sterco umano come te, è solo per Sana. Quindi se giochi con le altre per me va benissimo, ma se provi a farlo ancora con lei...io non risponderò più delle mie azioni. Stalle lontano, questo è l’ultimo avvertimento.

Si gira di spalle aprendo lo sportello della sua auto e prima di abbassare il finestrino mi guarda.

-Spero di non dovermi ripetere un’altra volta.

 

Si rimette nella macchina da cui è uscito è sfreccia lontana da me sull’asfalto.

Mentre io rimango a fissare il vuoto non sapendo più cosa fare o cosa pensare.

Perché è così difficile amare Sana? Perché è così difficile il nostro amore? Perché c’è sempre qualcosa che tenta di spezzare il nostro filo rosso, che ci lega quasi da sempre?

 

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*piatto tipico giapponese, sostanzialmente è un omelette di riso. Magari per l’uscita del prossimo capitolo la preparo e vi dirò come sarà ahahah

**mentre scrivevo questo passaggio della storia mi è sorto da pensare, mhm ma una bella oneshot su un’inaspettato  amore tra Akito e Naozumi? Che ne’ dite potrebbe essere una buona idea?ahahha

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Ma ciao cari lettori&lettrici, come state?

Io in questi giorni sono stata molto presa dallo studio, visto che sono in piena sessione estiva all’università. Però oggi pomeriggio mi son detta “No, se stai ancora un altro po’ suoi libri impazzirai del tutto” e allora mi sono messa a scrivere il nuova capitolo della storia. Almeno così facendo, mi sono distratta un pochino dai soliti pensieri inerenti allo studio ahahah

Che dire, vi sta piacendo la storia? Come trovate questi piccoli colpi di scena?ahah

Se devo essere sincera mentre scrivevo la parte in cui Sana vedeva Akito baciato da un’altra, mi sono presa malissimo ahahah Forse sarà da pazzi, “””stare male””” per una stessa cosa che hai scritto tu stesso o forse sarò solo troppo sensibile ahaha

Ma vabbè dai meglio così, almeno in parte.

Dopo questa lunghissima descrizione sui miei stati d’animo che forse non leggerete ahahah vi saluto e ci vediamo al prossimo capitolo 🌸

 

   
 
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