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Autore: Saeko_san    02/06/2020    2 recensioni
E' passato diverso tempo dalla conclusione di Bleach, ma ci sono attimi e concetti che difficilmente Tite Kubo ci ha fatto dimenticare. In questa raccolta di one-shot, la storia di Bleach verrà ripercorsa sotto diversi punti di vista, per poi arrivare ad un'unica, grande conclusione: "siete lupi, siamo lupi. E i lupi non ululano mai da soli".
| 16 os first published on EFP between 2012 and 2014 |
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gin Ichimaru, Jaggerjack Grimmjow, Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Urahara Kisuke
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Vol. 5:
NEI MEANDRI DEL TEMPO
Spit on your own God
 
 
 
Il buio è qui a un passo; è bello essere re di un mondo sconfinato, con un potere che non esiste in nessun altro se non in te. Tutti chinano la testa, tutti ti seguono; quando qualcun altro si fregia del titolo di re, tu lo distruggi e lo incenerisci, perché hai la forza per farlo. Ma arriva un momento in cui persino dare la caccia ad altri re ti annoia, perché comunque non eguagliano mai la tua potenza – perché nessuno può eguagliare l’avanzare degli anni e il potere di raggiungere la morte con dieci, venti, cento anni in otto secondi –, perciò li lasci scorrazzare liberi per il tuo universo, senza che la loro presenza ti sfiori o ti preoccupi.
Ti siedi su un trono fatto di ossa di cui si è persa la carne e il sangue, perché non conservano più nemmeno la memoria del nemico che una volta componevano. Prendi dimora nelle rovine di un vecchio palazzo bianco e lo chiami “Las Noches”, perché questo palazzo non ha soffitto e l’unico tetto che possiede sono le mille e più notti che compongono la tua esistenza, la copertura del tuo castello altro non è che il cielo nero che domina Hueco Mundo, sotto una luna spenta, senza nemmeno una stella a farti compagnia.
 
La noia m’annoia e la trovo insopportabile.
Il tempo passa e io rimango qui, senza la voglia di far nulla, senza la voglia di concludere niente.
Mi perdo nei meandri del tempo, facendo tutto fuorché ciò che dovrei fare.
Ergo, non faccio nulla.
Mi sembra di invecchiare sempre di più, nonostante sia già vecchio, mi perdo nuovamente nei meandri del tempo; perdendomi nei meandri del tempo, quasi non capisco cosa mi viene detto, non seguo i consigli di nessuno e mi annoio.
Oltre ad annoiarmi, invecchio.
La notte è arrivata prima del tempo, la sabbia ha corroso le mie viscere, i corvi hanno deciso di farmi compagnia, godo di questa compagnia perché sono terribilmente annoiato.
Ho quasi la tentazione di distruggere gli altri con stile, mettendoli l’uno contro l’altro, tanta è la mia noia.
Ma la mia noia è talmente grande che non ho voglia nemmeno di creare una guerra per puro capriccio.
Ho bisogno di qualcosa che scuota queste mie mura, questa mia reggia, che mi ricordi che sono un re.
Eppure, perdendomi nei meandri del tempo, mi annoio e non trovo nulla che svegli la mia anima.
Il trono che sorregge le mie ossa mi è ostile, vorrei disintegrarlo dalla noia, eppure per noia non ci riesco.
Sono diventato talmente vecchio e annoiato da definirmi stanco.
Urlerei pure alla notte, al buio di questo deserto, se avessi ancora fiato per poter urlare.
Piangerei lacrime amare, se avessi ancora degli occhi per poter piangere.
Mi strapperei i capelli seduta stante, se avessi ancora capelli da poter strappare.
Brucerei la mia carne a fuoco lento, tanto da soffrire come un cane, se avessi ancora della carne da poter bruciare.
Questa condizione d’invecchiamento m’annoia, le ossa bianche che compongono la mia anima si sono perdute nel destino, nei recessi più reconditi del mio essere e il tempo ha ormai corroso la mia voglia di far qualsiasi cosa.
Era forse questo, il prezzo del diventare re?
La noia?
 
***
 
Ed eccolo, arriva lui: con le vesti nere e i manti bianchi, porta un paio di occhiali sul naso, un viso aguzzo e un sorriso calmo ospitano i suoi occhi scuri, mentre una morbida chioma castana gli corona la testa.
Si pone di fronte a me come un dio, insieme ai suoi scagnozzi dalla faccia insopportabile, anch’essi con gli stessi suoi vestiti; uno ha la pelle scura e i capelli acconciati in tante inutili treccine – sembra quasi un insetto; mentre l’altro è alto, slanciato, dalla pelle color marmo e i capelli argentati – sembra quasi una viscida serpe.
La faccia di questo nuovo, carismatico quanto inutile individuo, vista attraverso il velo della noia, è ancora più insopportabile del dovuto.
Mi offre un modo per uscire dallo stato di apatia più totale sottomettendomi a lui, qualcuno che nemmeno conosco, una formica così insignificante che potrei schiacciarla con un solo schiocco di dita.
Ho troppa noia persino per fare una cosa simile.
Poi, ecco la frase che mi fa scoppiare in una grossa risata, la prima dopo secoli:
 
-Ti donerò un potere ancora più grande, e un nuovo mondo- mi dice.
 
Un nuovo mondo, a me? Un potere più grande, a me?
Sono un re, non ho bisogno di poteri più grandi da un piccolo esserino come lui.
Rido, rido ancora.
Almeno mi ha distratto un poco dalla noia.
Ed ecco che, osservando la sua spada, il mio mondo muore, i miei sottoposti svaniscono, la mia noia si disperde nei meandri del tempo; improvvisamente sono sveglio, come vittima di un’illusione (o forse svegliato da essa).
Accetto dunque la sua proposta; ma non sono impaurito, sia ben chiaro.
Io lo ucciderò con le mie stesse mani, a tutti i costi, poiché ha osato insultarmi in maniera così evidente.
Svanisca pure la noia, io lo ucciderò.
Si pentirà di avermi dato la forza; io sono re.
Io sono il dio, non certo lui lo è.
Io sono Dio.
Non morirò mai; lo terrò perennemente sotto tiro.
 
La putrefazione è mia amica,
                    la notte è mia schiava,
                              lasciando che i corvi becchino il mio corpo
                                                               ti aspetto al Palazzo dell’Olmo[1].
 
 
Il mio corpo va in frantumi, divorato dal potere e da inutili giocattoli di kido rilasciati dai nemici; sono invecchiato, la mia superiorità non è riuscita a uccidere colui che ha peccato di tracotanza nei miei confronti; lo stolto non mi guarda nemmeno, mentre il suo secondo cavaliere più potente si perde in brandelli durante la battaglia - vedo solo una figura piccola e sola in mezzo al cielo limpido, nemmeno un alito di vento sposta le sue vesti bianche.
La noia è svanita, e con lei me stesso.
Mi son perduto di nuovo nei meandri del tempo.





 
 
[1] Tite Kubo, Bleach vol. 43: KINGDOM OF HOLLOWS, Baraggan Louisenbairn








 
Note di Saeko:
sono riuscita a mantenere la parola data tornando oggi! Innanzitutto, ne approfitto per augurare Buona Festa della Repubblica a chiunque passi.
In secondo luogo, credo di aver pubblicato qualcosa di abbastanza pesante: la Secunda Espada non è mai stato uno dei miei personaggi preferiti, eppure ricordo che al momento della prima stesura di questa one-shot (pubblicata per la prima volta su EFP il 28 ottobre 2012) ero particolarmente annoiata; dovevo preparare un'interrogazione di filosofia per la quale non avevo voglia di studiare e decisi di approfondire la mia sensazione di noia attraverso il personaggio di Baraggan Louisenbairn, tramite cui Kubo fece trasparire il concetto di noia, appunto.
I nuovi adattamenti che ho inserito mi hanno permesso di inserire concetto e personaggio nel contesto di Hueco Mundo prima e di Karakura dopo, in modo che il mio flusso di pensieri di sette anni fa si amalgamasse meglio al personaggio di Bleach; spero di essere riuscita nell'intento.

Ancora una volta ringrazio Nexys ed Elgas per la costanza con cui mi stanno recensendo (arrossisco tantissimo).
Grazie anche a chiunque passi a leggermi silenziosamente.

Credo che per questa settimana tornerò solamente sabato, dato che a inizio della prossima devo dare un esame che sto preparando da mesi e non avrò molto tempo per scrivere. Perciò yay, ci si becca alla prossima -eins, zwei, drei *poof*

Saeko's out!
  
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