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Autore: Demy77    02/06/2020    2 recensioni
Cosa accade dopo il finale amaro della terza stagione? Ho provato ad immaginare in che modo Ross e Demelza, analizzando i propri sentimenti, cerchino di superare la crisi , non senza qualche aiuto…
Sarà pubblicata in due ,massimo tre capitoli, per comodità di lettura.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Ross Poldark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era stato facile non incontrarsi tutto il giorno.
Dopo essere stato a Killwarren Ross aveva trascorso un’intensa mattinata a Truro dedicata agli affari: prima era stato presso la banca di Pascoe per un resoconto finanziario su alcuni recenti investimenti, poi aveva pranzato al Red Lion con alcuni dei vecchi soci della Leisure, sulla via del ritorno si era fermato alla Wheal Grace per esaminare insieme a Zachy l’opportunità di effettuare scavi in cerca di un nuovo filone di rame, infine era rientrato a casa quando era ormai ora di cena.
Sia Ross che Demelza avevano pensato molto nel corso della giornata a cosa si sarebbero detti, ma quando si erano rivisti non vi era stato tempo di grandi conversazioni. La cena era stata servita appena Ross era rientrato; subito dopo entrambi i genitori erano stati monopolizzati da Jeremy, che aveva preteso di inscenare un teatrino con alcune marionette che il padre gli aveva comprato giorni prima ad una fiera. Clowance, che era troppo piccola per interpretare il personaggio che Jeremy aveva scelto per lei (una bionda principessa), vedendosi snobbata dal resto della famiglia aveva preferito mettersi a rincorrere Garrick per tutta la sala; così, tra risate e qualche ramanzina, si era fatta ora di andare a dormire. Prudie aveva afferrato di peso i due bambini, uno per braccio, per portarli a letto e Demelza li aveva seguiti per il consueto bacio della buonanotte.
Ross era rimasto accanto al camino, ma dopo un ultimo bicchiere di liquore era salito in camera da letto, in un silenzio irreale dopo il chiasso di poco prima.
Si era appena tolto la giacca, il foulard ed il gilet, quando sentì un tonfo tremendo provenire dal piano inferiore. Si precipitò di sotto chiedendosi cosa fosse accaduto e trovò Demelza riversa sul pavimento e dolorante. “Cosa è successo?” – chiese allarmato, inginocchiandosi di fianco a lei. Nel frattempo era arrivata anche Prudie, che domandò con apprensione alla padrona dove le facesse male. Demelza spiegò ad entrambi che era salita su una scala di legno - che, al pari suo, era lunga distesa per terra – per prendere un barattolo dalla dispensa e aveva messo un piede in fallo, cadendo rovinosamente per terra con il bacino.
“Ce la fai ad alzarti? Devo andare a chiamare Dwight?” – le chiese Ross. Demelza scosse la testa. “Penso di farcela. Non credo di avere nulla di rotto e non è il caso di disturbare Dwight per una sciocchezza”. Ross e Prudie la sollevarono per le braccia e Demelza rimase per un attimo in piedi, in equilibrio. Mosse anche un passo, zoppicando, con una smorfia di dolore sul viso. Nonostante le insistenze di Ross, Demelza gli vietò di uscire a cercare il medico, assicurandogli che stava bene. Ross dovette cedere, ma le impedì di commettere ulteriori imprudenze e se la caricò in braccio, trasportandola in camera da letto.
La adagiò delicatamente sulle lenzuola, ma al sentire i lamenti di lei non appena cercava di muoversi Ross perse la pazienza. “Perché devi essere sempre così incosciente? Cosa diamine dovevi fare con le aringhe sotto sale a quest’ora? Non potevi aspettare domani mattina? Non potevi chiedere aiuto a Prudie, o a me? Ora vuoi anche fare l’eroina e rischi di passare la notte in bianco per il dolore!”
“Ti ho detto che sto bene e che non ho bisogno di cure; è normale che mi faccia male il fianco, perché cadendo ho battuto con forza sul pavimento, ma vedrai che domani avrò solo un livido! – ribattè la donna – sono abituata a salire sulle scale da sola, non ho mai chiesto aiuto a nessuno e non era capitato nulla fino a stasera!”
“Abbiamo una donna di servizio, e potremmo assumerne anche un’altra più giovane ed efficiente, se tu non fossi tanto testarda da volerti occupare personalmente di certe faccende”! – replicò il marito.
“Sai com’è: una che è nata sguattera fa fatica ad abituarsi a trascorrere le giornate oziando, ricamando, bevendo il tè, suonando l’arpa o intrattenendo gli ospiti con gli ultimi pettegolezzi! Avresti dovuto cercare altrove, se volevi una moglie così…” – commentò lei con sarcasmo.
“Che assurdità vai dicendo, Demelza…” – mormorò Ross senza nemmeno guardarla, rovistando in un cassetto della scrivania.
“Eh già: quello che dico io sono assurdità! Non ti prendi neanche la briga di ascoltarmi, di comprendere il mio punto di vista! Mi liquidi sempre con queste frasi acide per troncare ogni discussione!”
Ross interruppe per un attimo la sua ricerca e la fissò. “Sei diventata brava anche tu, negli ultimi tempi, a troncare le discussioni, almeno con me… forse perché hai trovato qualcuno che ti capisce meglio?”
Quell’allusione alla sera precedente fece calare il gelo nella stanza. Ross si maledisse: stava comportandosi in modo esattamente opposto a quanto gli aveva suggerito Caroline. Demelza, dal canto suo, si era pentita di aver provocato Ross: in fondo le stava solo dimostrando preoccupazione per le sue condizioni di salute e non aveva tutti i torti, in quanto l’incidente si sarebbe potuto evitare con un po’ di accortezza.
Nel frattempo Ross aveva trovato quello che stava cercando nel cassetto e si avvicinò al letto con una scatolina in mano.
“Alza la gonna, fammi vedere cosa ti sei fatta”- le disse perentorio.
“Che cos’hai in mano?” – domandò lei, senza eseguire ciò che le era stato intimato.
“Un unguento che mi ha dato Dwight tempo fa, una volta che avevo fatto a botte con George. Penso che possa fare al caso tuo. Fammi vedere, su”.
Questa volta Demelza obbedì e sollevò le sottane. Ross la fece girare sul fianco che non era dolorante e cominciò a massaggiare la pomata sull’altro, finchè il medicamento non si fu assorbito.
Quel gesto intimo le scaldò il cuore. In fondo, quello era il modo in cui Ross si prendeva cura di lei, da sempre: prepotente, anche brusco a tratti, ma concreto e carnale. Ross da sempre rivendicava ciò che era proprio con i fatti, non con le parole; probabilmente, pensò Demelza, stava esercitando una grande violenza su se stesso trattenendosi dall’affrontare Hugh da uomo a uomo per aver invaso il suo territorio.
Nonostante la sensazione immediata di dolore dovuta alla pressione della mano sull’ematoma, quel tocco familiare sulla pelle era tutto ciò che Demelza poteva desiderare in quel momento. Sentì che Ross le aveva spezzato il cuore in passato, forse l’avrebbe fatta soffrire ancora, ma per nulla al mondo avrebbe potuto rinunciare alle sensazioni che le dava il solo averlo accanto. Con l’altro uomo non era stato lo stesso: Hugh aveva sfiorato il suo cuore, ma non lo aveva posseduto veramente.
“Sono stata una sciocca. Ti prego, perdonami” – gli disse tutto di un fiato, senza specificare se si riferiva al comportamento tenuto poco prima o a mancanze ben più gravi.
Ross non rispose subito. Fece il giro del letto per raggiungere il lato su cui avrebbe dormito e si sedette sul bordo per togliersi gli stivali. Per quanto fosse difficile, sentì che doveva trovare il coraggio di parlare, altrimenti quel silenzio avrebbe scavato un solco ancora più profondo tra di loro.  
“Prima di dire altro, c’è una cosa che devo raccontarti. Ieri mattina, subito dopo la nostra discussione, sono stato sul punto di dare ordine di sparare contro un gruppo di rivoltosi tra cui c’erano Tholly Tregirls, sua figlia, Paul Daniel, tuo fratello Sam…” – cominciò.
 “Sangue di Giuda, Ross!” – esclamò Demelza.
“Con un pretesto, Warleggan ha mandato la nostra brigata a difendere un suo magazzino di grano, facendoci credere che bisognava sventare un attacco nemico. In realtà, una volta giunti lì, ci siamo resi conto che non si trattava di francesi , ma di povera gente affamata”.
“Che cosa hai fatto allora?”
“Tholly mi ha accusato di essere passato dalla fazione sbagliata e mi ha sfidato , avanzando verso di me, mentre Dwight, Zacky e gli altri puntavano i fucili, pronti ad eseguire ogni mio ordine. Non sapevo come conciliare il compito di mantenere l’ordine pubblico affidatomi dalla Corona con la lealtà verso i miei amici. Allora mi sei venuta in mente tu, quello che avresti pensato se avessi sedato nel sangue quella rivolta, trasformandomi in un complice del potere malato di Warleggan. Avevi ragione…non posso più limitarmi a ribellarmi alle ingiustizie nel mio piccolo angolo di mondo, le cose devono cambiare non qui in Cornovaglia, ma nei corridoi di Westminster. Ho capito che, come dicevi tu, entrare in politica non deve significare necessariamente tradire i propri ideali…Tu lo avevi compreso molto prima di me, come sempre… Non è vero che non ti ascolto, Demelza, e che non tengo in considerazione le tue opinioni… solo che non sono sempre in grado di dimostrarti quanto sei importante per me… sei tu che dovresti perdonarmi per averti deluso e ferito, nonostante non lo meritassi affatto…  sappi però che da quando ti conosco mai ho agito per farti del male deliberatamente, te lo giuro.”
 “Neanche io ho mai voluto ferirti di proposito, Ross …” – mormorò Demelza con gli occhi velati di lacrime.
“Lo so” - rispose Ross fissandola teneramente, poi le chiese: “Posso darti un bacio?”
“E da quando devi chiedere il permesso per farlo?” – rispose lei asciugandosi gli occhi.
“Da quando ho capito che non devo dare per scontata la tua risposta positiva.”
“Oh, Ross! – sussurrò allora Demelza– Credi che torneremo ad essere quelli di un tempo? “
“Non penso sia possibile, amore mio, e forse neppure lo desidero;  preferisco ricominciare da qui, da questo preciso istante, da questo luogo in cui tutto è cominciato. Perché, al di là del male che ci siamo procurati a vicenda, non puoi dubitare della sincerità di tutto quello che ci siamo detti e di ciò che siamo stati l’uno per l’altra in questa stanza”.
La donna fissò Ross alla luce tremula delle candele e le sembrò di non averlo mai amato come in quel momento; poi avvicinò le labbra alle sue e gli si accoccolò accanto come aveva fatto la sera prima.
 “Stai meglio?” – le domandò Ross dopo un po’, e la risposta positiva che ottenne non era riferita solo ai postumi della recente caduta.
Rimasero abbracciati, Ross perso nel profumo dei suoi capelli e lei appoggiata alla sua spalla, finchè la cera non si fu completamente esaurita e l’ultimo filo di fumo esalò dallo stoppino.
Nel buio, stretti l’uno all’altra, ciascuno dei due si ritrovò a pensare che non tutte le nubi erano state dissipate, ma anche senza la luce del sole sarebbero stati sempre capaci di ritrovare la strada che conduceva al cuore dell’altro.
  
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