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Autore: lapacechenonho    06/06/2020    3 recensioni
Scorpius ultimamente si era scoperto a fissare un po' troppo l'innocentissima sorellina del suo migliore amico e si sa che la sorella del migliore amico è sempre off limits. "ultimamente" era un lasso di tempo che andava dall'inizio del suo settimo anno. Doveva ammettere che Lily Luna Potter stava crescendo proprio bene, le curve al punto giusto, non era volgare, anzi era leggermente goffa ed era forse proprio questo che la rendeva adorabile.
Song-fic ispirata dalla canzone "Come te" di Fabrizio Moro.
Storia pubblicata anche su Wattpad.
Genere: Generale, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Potter, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Come te'
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Capitolo 8.
"… il tuo sorriso che segna il confine
 di tutto quello che è necessario."
 
Se qualche giorno prima avessero detto a Scorpius che si sarebbe trovato fuori dalla stanza d'ospedale di Ginny Weasley in Potter, seduto in una di quelle scomodissime sedie, con i tre eredi Potter, i rispettivi amici e Zabini non ci avrebbe creduto. Gli sembrava di essere finito in un universo parallelo.
Sua madre era la Guaritrice alla quale era stato affidato il “caso Weasley-Potter” come era stato battezzato, Astoria giurava che fosse stata una cosa fortuita, Scorpius credeva che lo avesse chiesto lei di proposito. Il giorno prima non aveva staccato gli occhi dalla famiglia Potter nemmeno per un momento, o almeno finché non era arrivato Harry dal Ministero. Sua madre era sempre stata piuttosto ottimista, ma quella situazione aveva messo alla prova anche lei, Scorpius le aveva chiesto sinceramente cosa sarebbe successo alla signora Potter ma non si era sbilanciata perché era un caso del tutto nuovo anche per lei; brancolavano nel buio. Le stavano iniettando Pozioni per darle tutti i nutrienti necessari ma non avevano un antidoto, erano solo palliativi. Astoria aveva contattato altri medici europei il giorno precedente ma sembrava essere tutto inutile, nessuno aveva mai sentito di un veleno che ti riduceva in uno stato di morte apparente, solo un medico della Spagna le aveva dato qualche debole speranza a cui appigliarsi.
Anche suo padre era rimasto sconvolto, aveva giurato che i tempi in cui si cercavano di avvelenare le persone vicino a Potter fossero finiti ma a quanto pare non era così. Pure lui era lì, era dentro la stanza con Harry e Ron a parlare di "cose da Auror"; Draco infatti aveva sostituito Harry come Capo Auror, visto che Ron sarebbe risultato troppo coinvolto nel caso. Avevano setacciato quella casa che Scorpius conosceva da cima a fondo alla ricerca di qualcosa, che fosse un indizio o l'arma ma a circa trenta ore dal fatto manco lui aveva chissà quante risposte.
Scorpius, dal canto suo, aveva osservato tutte e tre le reazioni dei Potter, che avevano reagito nei seguenti modi: James aveva iniziato a fare battute senza senso e a raccontare barzellette di dubbio gusto, Albus si era chiuso nel suo personale mutismo interrotto solo per salutare la gente o se capitava qualche discorso di suo interesse, Lily, al contrario, parlava da circa trenta ore di fila, faceva domande e si infuriava perché non aveva risposte e allora brontolava, in più, gli aveva riferito James, aveva pulito ogni angolo della cucina di Grimmauld Place perché non riusciva a stare ferma. Anche adesso erano tutti seduti tranne lei che faceva avanti e indietro con Hugo e Andrea semi nascosta per non farsi vedere (Scorpius era certo avesse infranto il patto fatto con la McGranitt) che le imploravano di stare ferma almeno due minuti, anche solo per riposare le gambe. «Potter consumerai il pavimento» le disse senza troppo garbo.
«Credo che il pavimento sia abbastanza resistente da reggere il mio cammino» aveva risposto lei gelida. Era stata l'unica conversazione che avevano avuto in quei due giorni. In cambio aveva ricevuto occhiatacce sia da Albus che da Zabini.
Qualche metro più in là c'erano il professor Paciock con la moglie, un dottore di colore che Scorpius riconobbe come il dottor Thomas, un uomo più basso rispetto agli altri due, era Seamus Finnigan, il direttore della Gazzetta del Profeta per cui lavorava Ginny, e una donna che aveva un volto conosciuto ma non aveva idea di chi fosse. Parlavano in modo concitato, così senza farsi notare si avvicinò al campanello di persone con la scusa di andare a prendere aria.
«Non esiste qualche erba che possa aiutarla?» aveva chiesto il dottor Thomas.
«Non penso, purtroppo. E se esiste non si conosce» osservò il professor Paciock.
«Certo che è strano» s'intromise la donna sconosciuta.
«Cosa?» domandò la moglie di Paciock.
«Chi può volere così male a Ginny?»
«Non lo so, Dem» cominciò Neville. «Parenti di Mangiamorte messi in carcere da Harry».
«Mangiamorte processati da Harry» continuò il dottor Thomas.
«Qualcuno che la considera traditrice del suo sangue».
«Qualcuno che vuole male ad Arthur».
«O qualcuno che vuole male ai figli» osservò Seamus Finnigan. «A te risulta?» chiese rivolgendosi probabilmente al professor Paciock, ma questo rispose con un'alzata di spalle.
All'improvviso gli venne in mente qualcosa. A passo svelto, ma senza correre, si diresse verso la stanza della mamma di Albus, bussò e dopo aver ottenuto il permesso entrò. «Papà mi è venuta in mente una cosa» disse agitato. Il padre lo invitò a proseguire, Scorpius ignorò gli sguardi stupiti degli altri due uomini. «Controllate la posta, l'ufficio, la Gazzetta. Si può fare, no? Insomma è la moglie di Harry Potter ed è stata avvelenata...»
«Sì, si può fare, Malfoy Junior» lo interruppe Ron Weasley. «La domanda è perché dovremmo farlo».
Scorpius aveva lo sguardo fisso su suo padre che lo guardava con tanto d'occhi, Ron era confuso, e Harry be' aveva un'espressione molto simile a quella di Lily quando riusciva in qualcosa su cui non avrebbe scommesso, tra l'ammirato e il soddisfatto. «Fuori stavano parlando di chi potesse aver fatto qualcosa alla signora Potter e hanno iniziato a dire che poteva trattarsi di persone che ce l'hanno col signor Potter o con la famiglia, con i figli eccetera. Ma se fosse qualcuno che ce l'ha con lei? O qualche persona che lei considera amica ma non lo è? O qualche ammiratore perfino!»
«Ti riferisci in qualcuno in particolare?» chiese suo padre. Scorpius scosse la testa. Ora che suo padre l'aveva preso in considerazione sentiva una strana energia dentro di sé.
«Non so le conoscenze della signora Potter. Albus mi ha detto che lei riceve tanti gufi, soprattutto in redazione, giusto?» chiese rivolto ad Harry che adesso aveva un mezzo sorriso. «Corretto».
«E mamma ha detto che il veleno è entrato dentro di lei piano piano, lo ha assunto per mesi prima di arrivare a questo punto, no?»
«Corretto anche questo» affermò Harry Potter che adesso stava sorridendo. Aveva uno strano luccichio negli occhi, come se avesse trovato un pezzo di puzzle mancante.
«Considerando che Natale è troppo vicino, dovreste analizzare tutte le corrispondenze da Halloween fino all'estate scorsa».
«Non escluderei anche il 5 novembre» ipotizzò Ron.
«Potter c'è qualche regalo particolare che tua moglie ha portato a casa nell'ultimo periodo?» domandò Draco rivolto ad Harry.
«Non lo so, dovrei fare un salto a casa e vedere» disse. Ci fu un attimo di silenzio nella stanza in cui ognuno era perso dentro le sue riflessioni. «Sapete Draco e Ron» cominciò ad un certo punto Harry. «Credo che Scorpius potrebbe diventare un Auror migliore di noi» concluse con un sorriso. Scorpius abbassò la testa imbarazzato mentre sentiva lo sguardo fiero di suo padre su di lui.
«L'ho sempre saputo» disse con una punta di orgoglio nella voce. Scorpius lo guardò grato e poi lasciò i tre uomini a discutere sulla sua teoria.
«Ehi Scorpius, perché eri lì dentro?» chiese Al seduto accanto a Zabini. La folla fuori era notevolmente diminuita, Hugo ed Andrea erano andati via, lo stesso i coniugi Paciock e quella certa Dem, Dean Thomas e Seamus Finnigan erano ancora lì appoggiati alla finestra che parlavano. Con suo grande stupore anche Lily era seduta, ovviamente in braccio a Teddy. Maledetto Ted Lupin, pensò mentre qualcosa gli attorcigliava lo stomaco. «Stavo discutendo con i nostri padri di una cosa».
«Hai chiesto la mano di Albus?» chiese Lily divertita mentre Ted le tirava un leggero pizzicotto sulla gamba al quale lei aveva reagito con un "ahia". Maledetto Ted Lupin. E pensare che erano pure parenti!
«No, quella di James» rimbeccò lui altrettanto ironico.
«Oh Jamie! Mi dispiace per te, non so cosa tu abbia fatto di male nella tua vita per meritarti questo!» disse con fare melodrammatico appoggiando una mano sulla spalla del fratello.
«Ok, noi andiamo al piano di sopra così evitate di uccidervi» disse Al alzandosi e facendo alzare Zabini. Salirono all'ultimo piano dove c'era un piccolo bar in cui si accomodarono e Scorpius poté spiegare quello che aveva pensato ai suoi due amici. Albus era sorpreso quanto il padre, Zabini, invece sembrava contrariato. «Mi sembra molto forzato» disse. «Perché qualche suo fan dovrebbe tentare di avvelenarla? Non gioca manco più, non avrebbe il pretesto di eliminarla per favorire la squadra avversaria».
«E se invece fosse qualche ammiratrice di mio padre?» ipotizzò il secondogenito dei Potter.
«Potrebbe essere. Ma chi è così pazzo da ammazzare la moglie di uno e pretendere che questo si fidanzi con lei?» Albus alzò le sopracciglia grattando via l'etichetta della sua Burrobirra.
«A prescindere dalla ragione, è un pazzo». Zabini e Scorpius annuirono e dopo poco si separarono.
 
Scorpius scese a salutare la madre prima di lasciare l'ospedale, nel suo ufficio trovò anche suo padre. «Papà mi ha raccontato della tua idea, sei un genio!» disse Astoria prendendogli il viso tra le mani.
«Grazie mamma» rispose debolmente. Sua madre era molto dolce, era vero, ma aveva quella strana abitudine di definire "genio" Scorpius ogni qualvolta avesse un'idea particolarmente buona o ne facesse una giusta. Tranne quando si affatturava con Lily Potter per i corridoi, lì era "irresponsabile ma con delle buone ragioni".
«Sai Scorpius, Harry Potter ha ragione, dovresti prendere in considerazione la carriera di Auror. È stata un'idea piuttosto arguta» disse suo padre alzando le sopracciglia. Stava davvero dando ragione ad Harry Potter? Forse era veramente finito in un universo parallelo.
«Ci penserò» ammise sincero. «Senti papà, che tu sappia Teddy Lupin e Victoire Weasley stanno ancora insieme?» il padre lo guardò stupito. «Perché questa domanda?» 
«Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda».
«Il ragazzo è sagace» disse Draco rivolto alla moglie che si stava levando il camice per mettere il mantello. «Credo di sì, comunque».
«Sei sicuro? Al 100%?»
«Non lo so, Scorpius, ti ho detto che credo di sì, tutto può essere!» rispose il padre spazientito. «Ma perché ti interessa così tanto saperlo?»
«Niente torno ad Hogwarts» e dopo aver lanciato la polvere nel camino e aver scandito bene la sua destinazione sparì nelle fiamme verdi prima che i suoi genitori potessero fare altre domande.

Per la seconda notte di fila Lily era sdraiata a letto che si rigirava tra le lenzuola pulite. Non riusciva a dormire e se lo faceva, riposava al massimo per due ore prima di svegliarsi di nuovo e non addormentarsi più. Avevano deciso di fare i turni per lavare sua madre al mattino e poi per la notte, Lily aveva proposto le turnazioni anche durante il giorno in modo tale che non stessero tutti in ospedale nello stesso momento. Così per la mattina si dividevano nonna Molly, che aveva tanto insistito per assistere la figlia, e lei, almeno per quella prima settimana. Il pomeriggio e la notte erano divisi tra suo padre, James ed Albus. La turnazione sarebbe iniziata la mattina dopo. Nonna Molly le aveva fatto vedere come muoverla e aveva chiesto ad Astoria di aiutare Lily il giorno seguente.
A Lily però sembrava strano dover lavare la madre, doversene prendere cura come se fosse una bambina. Ma lei è semi-morta, le disse una vocina nella sua testa. Il pensiero le fece salire le lacrime agli occhi. Tornò a fissare la luce del lampione che filtrava dalla finestra. Le sembrava irreale. Irreale e tremendamente sbagliato. Se la prima domanda era stata perché, adesso si chiedeva chi potesse farle mai questo, chi avrebbe voluto vedere sua madre morta? Il colpevole era già stato a trovarla in questi due giorni? Cos'era che la stava avvelenando giorno per giorno senza che se ne rendesse conto? Chi poteva mettere in pratica una cosa così crudele e meschina? Teddy aveva ipotizzato qualche Mangiamorte, o parente, processato da Harry ma a Lily sembrava troppo scontato. C'era altro che non riusciva ad afferrare. 
Erano quasi le quattro, sospirò e chiuse gli occhi nella speranza che quelle due ore potessero aiutarla a chiarire le idee.

Mentre si dirigeva verso la camera della madre pensava che no, le due ore di sonno non le avevano chiarito le idee e non l'avevano manco aiutata a riposare visto che aveva sognato tutti gli scenari possibili in cui era al funerale della madre e suo padre veniva arrestato ingiustamente da Draco Malfoy che si vendicava di aver condannato a morte Lucius. Nell'entrare vide suo padre che teneva la mano di sua madre ed era addormentato con la testa appoggiata ad un angolo del materasso. Faceva ridere ma Lily provò una morsa allo stomaco perché nella stretta di mano di suo padre riusciva a scorgerne tutta la sofferenza; era come se quel gesto lo aiutasse a fomentare la speranza. «Papà» disse dolcemente. L'uomo rimase immobile. «Papà» ripeté scuotendolo. Quello mugugnò qualcosa senza senso ma continuò a dormire. «Papà» lo chiamò per la terza volta con voce più alta e smuovendolo con più violenza. Finalmente il Salvatore del Mondo Magico alzò la testa in direzione della figlia. «Lily! Ch…che ore sono?» domandò confuso.
«Le 7:30» rispose.
«Ti avevo detto di venire alle 9. Perché sei già qui?»
«Non riuscivo a dormire» ammise.
Il padre sospirò e lasciando la mano della moglie, accarezzò la guancia di Lily. La ragazza chiuse gli occhi per trattenere le lacrime. Non puoi piangere, si ripeté, devi essere forte per mamma e per papà. «Vuoi qualcosa per colazione? Faccio una corsa al bar così tu passi un po' di tempo in più con la mamma». Harry annuì grato e lei lascio la stanza per dirigersi all'ultimo piano.
A quell'ora il bar era piuttosto vuoto ad eccezione di qualche Guaritore che aveva bisogno di un'ultima carica per affrontare le ultime ore del turno di notte. «Sei la figlia di Ginny Weasley?» domandò una voce alle sue spalle mentre attendeva il suo ordine. Lily si girò spaventata. Nessuno chiamava più sua madre col nome da nubile da anni. A porle la domanda era stato un medico di colore, alto e con i capelli scuri. «Scusami ti avrò spaventato. Sono il dottor Dean Thomas, ero compagno di scuola dei tuoi genitori» disse. Lily strinse timidamente la mano che l'uomo le stava porgendo. «Sei identica a lei alla sua età, lo sai?»
«Me lo dicono in molti» disse confusa. Non capiva cosa volesse quell'uomo. Non sapeva perché le ricordava qualcuno che la rendeva inquieta.
«Ci sono novità stamattina? Anche se penso sia presto, il giro di visite è alle 9 di solito». Lily annuì.
«Sì sono venuta un po' in anticipo» disse sorridendo debolmente. La commessa le passò i due caffè, Lily le porse il denaro necessario e poi si girò verso il Guaritore. «Io vado, è stato un piacere, dottor Thomas».
Una volta portato il caffè al padre non esitò a raccontargli quanto accaduto al piano di sopra. «Dean Thomas è a posto, non ha avvelenato lui tua madre se è questo che ti stai chiedendo» rispose come se avesse letto nella sua testa.
«Ma ammetti che è stato inquietante».
«Sì, quello sì. Ma era solo il suo modo di starci accanto. È solo gentile, non è pazzo» concluse suo padre. «Prima di mettersi con me, tua madre stava con lui. Credo di essere stato io il motivo per cui si sono lasciati» disse Harry osservando il bicchiere di carta pieno di caffè. Aveva il tono leggermente divertito. Lily increspò le labbra in un sorriso genuino. «Ero sotto il mantello dell'invisibilità ho urtato Ginny per sbaglio e lei ha creduto che fosse Dean. Le cose andavano male tra di loro già da tempo, lei lo trovava troppo appiccicoso e allora gli ha detto non trattarla come una principessa in cerca di aiuto. Ignoro cosa sia successo dopo». Se conosceva abbastanza bene suo padre era certa che non lo avesse mai detto a Ginny e quel sorriso malandrino che aveva sul volto fu per Lily una conferma. «Dovrebbe avere un figlio dell'età di Al più o meno, forse Grifondoro anche lui». 
«Ah sì? Come si chiama?»
«Se non sbaglio Jackson Thomas». Le si gelò il sangue nelle vene. I ricordi di qualche anno prima le ritornarono in mente e le bloccarono il respiro per una frazione di secondo. Perché con tanti ragazzi proprio lui? Ecco perché lo trovava inquietante, perché era così simile a lui e forse il suo cervello era così malato da impedirle di fare certi collegamenti nell’immediato per autodifesa. «Lily tutto bene?» chiese il padre preoccupato. La ragazza annuì e la conversazione si concluse. 
Attesero insieme l'arrivo di Astoria che arrivò in anticipo di una decina di minuti. «Sei sicura che te la senti? Se vuoi posso rimanere» chiese un'ultima volta.
«Sì papà, sono sicura» confermò. Le diede un bacio sulla fronte, salutò Astoria e poi se ne andò.
Lavare la madre si dimostrò più difficile e doloroso del previsto: muovere il corpo inerme di sua madre era una delle sensazioni più toste che aveva vissuto nella sua breve vita. Le cambiarono il pigiama e l'intimo con estrema delicatezza, le lavarono il viso e le braccia, poi Lily le spazzolò i capelli, si tolse la mollettina che le teneva alcune ciocche all'indietro e la mise alla madre, appuntandole qualche filo ramato di lato. «È bellissima» disse Astoria. Fu probabilmente la prima cosa che pronunciò in quella giornata e anche la più fatale: la stanchezza, il terrore di poter perdere sua madre e la tristezza per un tiro mancino della sua memoria, la portarono all'esasperazione al punto tale che delle lacrime iniziarono a scendere. «Posso stare un attimo da sola con lei?» supplicò. La Guaritrice annuì e lasciò la stanza. E fu nel momento in cui la porta si chiuse che Lily si concesse di essere sé stessa e di dar sfogo a tutte le lacrime che tratteneva da chissà quanto tempo.
A volte la vita ti chiede di essere forte la cosa buffa, però, è che per farlo devi inevitabilmente essere debole. Per essere forte, alcune volte, è necessario abbassare quelle mura di protezione intorno al cuore e lasciare che questo venga preso a cazzotti così che possa andare fiero dal cervello a vantarsi dei suoi lividi e dirgli che almeno lui ha vissuto.
E mentre guardava la madre immobile da tre giorni, sempre più fredda al tatto, come se la vita la stesse lentamente abbandonando e la implorava silenziosamente di tornare a gridare per casa, a darle punizioni, ad essere gelosa di suo padre, ad essere di nuovo tra loro, Lily imparò che sì, a volte è necessario essere forti, ma altrettante volte è necessario poter finalmente piangere e liberarsi. E se nei giorni precedenti si era costretta a tenere duro per sua mamma e suo padre, adesso tra le braccia di qualcuno che la stava abbracciando stretta con una mano tra i suoi capelli, era solo Lily, aveva solo sedici anni e aveva paura per la sua famiglia. E andava bene così.
Si calmò dopo parecchi minuti o forse ore, aveva gli occhi rossi e gonfi, tirò su col naso e guardò chi non si era mai mosso di un centimetro per tutto quel tempo. Pensava fosse James o Al o Teddy, o qualche cugino o zio. «Malfoy» mormorò arrossendo.
«Scusami credevo ci fosse Al, ho confuso i turni» disse facendo un passo indietro. Lily invece si girò verso sua madre che, ovviamente, era sempre lì immobile.
«Scusami, non avresti dovuto vedermi così» pronunciò Lily con la testa bassa asciugandosi una piccola lacrima solitaria.
«Non ti devi scusare, è normale in questa situazione. Non riesco minimamente ad immaginare cosa significhi».
Scorpius nel frattempo aveva fatto il giro del letto per poterla guardare e non fissare le sue spalle. Lily annuì non sapendo cosa rispondere. Sollevò per una frazione di secondo la testa per vedere l'espressione del ragazzo di fronte a lei: il suo volto non era contrito per la pietà, non aveva manco il ghigno beffardo che aveva di solito quando la prendeva in giro. Era comprensivo. Forse Scorpius era meglio di ciò che lei credeva. «Immagino che non debba dire niente a nessuno». E anche più intelligente di quanto pensasse. Annuì di nuovo. «Ok però questa volta facciamo un patto» il tono allegro che utilizzò, la aiutò a tornare a guardarlo in faccia e a parlare. «Io mantengo i tuoi due segreti e tu vieni alle ripetizioni di Astronomia».
«Ad una condizione» rispose la rossa ritrovando un po' della sua determinazione, anche se aveva la voce ancora un po’ tremante. «Non devi dire cose strane. Lezione e basta. Le altre cose sono inopportune». Stavolta fu Scorpius a fare un cenno affermativo con la testa.
«Sì, ti chiedo scusa anche per quelle cose che ho detto, ti sarò sembrato uno stupido». Il tono della voce era leggermente imbarazzato e questa cosa fece sorridere Lily.
«Un Serpeverde che mi chiede scusa per ben tre volte? Se lo sapessero Al e Zabini ti chiederebbero di dire in giro di essere un ex-Tassorosso» affermò con un sorriso di scherno.
«Sai, preferisco il tuo sorriso agli occhi gonfi e tristi di prima, anche se per vederlo devo essere preso in giro».
Il cuore di Lily batteva così velocemente che non si sarebbe stupita se le si fosse rotta la cassa toracica. Sentiva la bocca asciutta e la gola secca. Il cervello era totalmente liquefatto, incapace di mandare anche solo impulsi nervosi se non quello di sorridere imbarazzata e fissare un mazzo di fiori accanto alla madre. «È meglio che vada» disse uscendo. E Lily, osservandolo furtivamente, notò che lui sorrideva.
In fondo, pensò Lily, anche il sorriso di Scorpius non era poi così male.
   
 
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