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Autore: LadyBlack3    06/06/2020    0 recensioni
***STORIA REVISIONATA E CORRETTA***
Due fratelli molto diversi e dai caratteri opposti.
Due fratelli che dopo anni finalmente si rincontrano.
la loro vita cambierà per sempre... o quasi.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merope Gaunt, Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Brutto sogno
 
La notte del 20 dicembre, Merope si addormentò inquieta. La testa turbinava furente per la litigata avuta con il fratello e quindi le ci vollero parecchie ore per prendere sonno.
Cercando di non pensare al modo in cui aveva osato definire i Mangiamorte “famiglia” davanti ai suoi occhi, si abbandonò tra le braccia di Morfeo. Ma dopo pochi minuti si svegliò di soprassalto.
<< AAAARRGH! >> urlò la bambina prima di rendersi conto di trovarsi ancora nella sua stanza, che a quell’ora era buia e dalla finestra rifletteva leggermente la luce della luna, chiazzando spaventose macchie scure sulle pareti.
Merope trasse un respiro profondo e ricadde di nuovo sul cuscino.
Aveva avuto un incubo, un bruttissimo incubo: aveva rivissuto il momento in cui era stata uccisa dai suoi aguzzini. Sembrava fosse tornata indietro nel tempo, perché la scena nel sogno era identica a com’era stata in realtà.
Proprio quando uno dei due, incappucciato ma col viso mezzo scoperto, le lanciò due proiettili all’altezza dello stomaco e dei polmoni, aprì gli occhi.
Merope si chiese se l’avessero sentita gridare, ma a ben volere, sperò che non arrivasse nessuno. Le espressioni accigliate dei Mangiamorte che le domandavano cosa fosse accaduto era l’ultima cosa che voleva sopportare in piena notte. Perciò si girò di lato, verso la finestra, mentre un tremore inconscio la attraversava.
Aveva paura… paura che la trovassero; e quel che è peggio era che Voldemort non credeva alla sua storia. Quanto ci avrebbero messo gli Auror a venire a conoscenza del suo nascondiglio? E se dopo due mesi di ricerche avessero rinunciato?
Scostò le coperte e raggiunse il davanzale della finestra. Ammirò il cielo stellato, un panorama bellissimo che però non l’avrebbe aiutata con la sua insonnia, poiché le domande su ciò che il Ministero aveva in serbo per lei divennero troppe.
Merope continuò a scrutare i luminosi puntini sullo sfondo nero, finché le sue iridi non si spostarono sulla campagna circostante e per un po’ si mise a fissare le siepi di tasso curate nel minimo dettaglio di Villa Malfoy.
Poi qualcosa attirò la sua attenzione. Delle ombre in lontananza –fuori dalla proprietà dei Malfoy- si muovevano lentamente.
Merope non riusciva a scorgere chi fossero i proprietari di quelle ombre, ma una strana sensazione le fece salire il cuore in gola: di solito a quell’ora, a Wiltshire, regnava una calma assordante e nessuno si faceva venire in mente di passeggiare di notte… e se fossero stati i suoi assassini? Se l’avessero trovata??
Il cuore tornò al suo posto, martellante nel petto affannato.
Un parte di lei non voleva crederci, ma l’altra era d’accordo che se fossero stati davvero loro avrebbe dovuto fare qualcosa… difendersi.
Senza la minima idea di cosa stesse facendo, Merope uscì dalla sua camera non preoccupandosi di scalpitare troppo i piedi. Era come se le gambe procedessero da sole, mentre si avvicinava e apriva la porta della sala d’ingresso qualche minuto dopo aver sgraffignato la bacchetta custodita nello scrigno di Tom.
Poco le importava di ciò che avrebbe detto, la bacchetta era sua e aveva tutto il diritto di proteggersi.
Superò velocemente il giardino della Villa e uscì dal cancello avvolta dall’oscurità.
Pensò se stesse facendo la cosa giusta, se le sue non fossero solo mere preoccupazioni. Forse il sogno l’aveva spaventata a tal punto che quello che aveva visto non erano nient’altro che visioni… e se invece non era così? Se quei due uomini malvagi fossero spuntati dal nulla e l’avessero trafitta di proiettili come l’ultima volta?
I brividi percorsero la sua spina dorsale, ma riprese a camminare, impaurita più che mai e con la bacchetta impugnata saldamente nella mano.
Non era una mossa molto saggia girovagare di notte in un posto isolato… tuttavia Merope avrebbe giurato di aver adocchiato le sagome umane di poco prima, a distanza di sicurezza.
Si fermò e iniziò ad avanzare a passo lento, sperando di non essere scoperta dagli eventuali intrusi.
Era certa che ci fosse qualcuno… solo che era completamente buio, a parte le luci prodotte da lanterne di case sparse per la campagna, e vedeva a malapena. Doveva per forza proseguire e si chiese quanto fosse lontana adesso dal Malfoy Manor; sicuramente qualche centinaio di metri.
<< Ma cos…? >> Merope si tappò la bocca, tentando di non urlare di terrore appena una piccola sfera di luce gialla le passò accanto e la sorvolò mentre socchiudeva le palpebre dall’improvvisa fonte luminosa.
Ma un attimo dopo il suo stomaco fece una capriola e, pensando che forse quella era una magia per attirarla o peggio farla fuori, indietreggiò e si voltò con l’intento di scappare. Non riuscì a posare un piede che sbatté contro qualcosa di morbido e cadde di sedere per terra.
Strillò come una pazza alla vista di due pupille rosse che smorzavano troppo sul panorama tenebroso.
<< Non urlare, stupida! >> la voce di Tom Riddle echeggiò sopra di lei. Merope non aveva capito subito che era suo fratello, perciò aveva gridato.
Quando si accorse di Voldemort, la bimba si tranquillizzò, poi assunse un tono indignato.
<< E tu che ci fai qui?? >> gli chiese, lanciandogli un’occhiata gelida.
La sfera di luce passò a pochi millimetri dal Signore Oscuro e ne delineò i tratti scheletrici.
<< Potrei farti la stessa domanda! >> disse severo il fratello, che tese una mano verso di lei per aiutarla ad alzarsi.
Merope lo scostò in malo modo: << Ce la faccio anche senza di te! >> e si sollevò a fatica.
Voldemort si aspettava che fosse ancora arrabbiata, così non ci diede peso. Piuttosto si concentrò su un fatto molto più grave.
<< Ora spiegami per quale motivo sei uscita di casa a notte fonda, in pigiama e soprattutto da sola! >> sbottò il fratello maggiore, rafforzando il timbro freddo e crudele.
<< Non sono affari tuoi! >> rispose scorbutica Merope << Non dovrei nemmeno parlarti! >>
<< Stavi scappando? >> chiese Tom, ignorando l’ultima affermazione della sorella.
Merope gracchiò: << Non stavo scappando! >>
Voldemort disse dolcemente: << E allora cosa avevi intenzione di fare? >>
<< Nulla che ti riguardi! >> replicò imperterrita e sprezzante la bambina, ma prima che potesse sentire la risposta del fratello, un suono alle sue spalle la fece trasalire e rimase allerta fino all’uscita allo scoperto del colpevole di quel suono: un gattino nero che attraversò la strada calpestando l’erba.
La piccola tirò un sospiro di sollievo; Tom, nel vederla tanto impaurita, la trafisse con lo sguardo.
<< Insomma, si può sapere cos’hai?? >>
<< I-Io… >> balbettò, e le sue guance si arrossarono << Aspetta un attimo… io non devo darti nessuna spiegazione! >>
<< Sì, invece >> asserì Voldemort, inginocchiandosi per guardarla dritta negli occhi << La bacchetta. Dammela. >>
Una fitta penetrò il petto di Merope e subito il suo palmo ricadde sulla veste in cui era nascosta, con uno sguardo turbato.
<< Quale bacchetta? >> chiese gnorri la bambina, guadagnandosi le palpebre socchiuse del fratello.
<< Non fare la furbetta con me, non ti conviene >> disse Voldemort, in un tono che non ammetteva repliche.
Merope lo guardò con un misto di odio e implorazione, ma alla fine la sfilò dal vestito e gliela porse: << Non è giusto, però! È la mia bacchetta! >> protestò quando Voldemort gliela strappò di mano.
Ci fu un attimo di pausa, in cui il mago la fulminò con le sue pupille verticali e sanguigne, poi disse: << Cosa pensavi di ottenere se non sai neanche un incantesimo? >>
La bambina lo fissò con maggior livore.
<< A cosa ti serviva? Rispondimi, è un ordine! >> la minacciò, anche se dimostrava una nota preoccupata nella voce.
<< No. >> fece Merope, irremovibile. Non aveva paura di ciò che le avrebbe detto o fatto, se doveva essere sincera non le interessava minimamente.
Voldemort la prese per un braccio e la costrinse a incrociare il suo sguardo.
<< Ti avverto, sto perdendo la pazienza con te! >>
<< Che paura! >> sbottò Merope << Se te lo dico non ci credi, quindi a che serve?? >>
Il fratello continuò a scrutarla come un serpente all’attacco: << Avrò il diritto di sapere cosa ci faceva mia sorella fuori nel cuore della notte, o no? Potrei anche crederti questa volta, se la tua scusa è più che convincente… >>
La bambina ringhiò così forte che i suoi denti stridettero.
<< Ho fatto un brutto sogno >> disse, cercando di non sputargli in un occhio.
Si immaginava una risata spettrale da parte del fratello, invece Tom sollevò le sopracciglia e asserì: << È per questo che poco fa hai gridato? Ero sveglio quando ti ho sentita… e poi ti ho vista mentre prendevi la bacchetta e uscivi dalla Villa. >> disse severo.
La sorella sbuffò dalle narici con l’aria di una che voleva spaccargli la faccia.
Tom preferì ignorarla che lanciarle una Maledizione Cruciatus.
<< Allora, questo brutto sogno cosa c’entra con la tua uscita notturna? >> chiese in tono falsamente educato.
Merope decise di dirglielo, dubitando però a malincuore che il fratello l’avesse compresa. 
<< Ho sognato il momento in cui venivo uccisa. >> disse in un fiato, prendendo Voldemort alla sprovvista.
La guardò di nuovo con intensità e assunse un’espressione che si avvicinava molto a dispiacere mascherato da indifferenza: << Bene… ma non mi hai ancora spiegato perché non sei nel tuo letto a dormire. >>
<< Ho visto qualcuno dalla finestra e pensavo fossero i miei assassini venuti a cercarmi. >> rivelò spedita, incurante della reazione di Tom che, come aveva previsto, non era affatto comprensiva.
<< Merope… >> scosse la testa Voldemort << Cosa devo fare con te? >> ora il suo timbro era cambiato, sembrava più velato e meno severo.
<< Ecco, lo sapevo… >> sospirò arrabbiata la bambina.
Il mago le scoccò un’occhiata gelida: << Ora devo preoccuparmi pure delle tue allucinazioni! Forza, torniamo indietro >>
Ma la sorella, a dir poco furibonda, era già partita in quarta verso il Malfoy Manor per allontanarsi il più velocemente possibile da Voldemort. Ma la sfera di luce proveniente dalla bacchetta del Signore Oscuro la seguì lungo il tragitto, mentre Merope incanalava collera a ogni passo.
<< ME NE TORNO DA SOLA! >> urlò la bambina che tentava di scacciare la piccola palla luminosa, per poi trasalire non appena il fratello si Materializzò di fronte a lei come una statua minacciosa.
<< Se gridi un’altra volta ti rispedisco nell’aldilà! Sto rischiando anch’io uscendo allo scoperto, lo sai?? Dovresti ringraziarmi! >> e detto ciò, la prese e insieme svanirono. Ricomparvero nella sala d’ingresso della Villa nel giro di un secondo.
Merope si staccò dalla morsa del fratello, la testa e lo stomaco che le giravano.
<< Non eri obbligato a seguirmi! Volevo solo essere sicura che non fossero loro! >> sbraitò la piccola con l’unico desiderio di correre di sopra, nella sua stanza e chiudersi a chiave.
Voldemort puntò le mezzelune verticali nella sua direzione: << Non erano loro perché le persone che intendi tu non esistono >>
<< Grrr! L-Lascia perdere! >> gli voltò le spalle e scoppiò in lacrime << Non… non p-parlarmi più! >>
Voldemort alzò gli occhi al cielo per l’esasperazione e aggiunse: << È pericoloso per una bambina girare al buio in un posto isolato. O non ricordi cosa ti è successo l’ultima volta che lo hai fatto? >>
Merope girò di scatto la testa così in fretta che si fece male. Era sbigottita dalla sua indelicatezza nel porre certe domande.
<< Sei… sei soltanto un maledetto! >> avanzò su di lui a passo pesante << Fingi di preoccuparti per me e intanto non credi a una sola parola che dico! E non puoi nemmeno immaginare cosa ho passato quel giorno perché TU NON C’ERI! >> altre decine di strisce salate sgorgarono sul suo viso, mentre il fratello rimase immobile a contemplarla, seppur con una rigidità molto meno pronunciata.
<< Nonostante ciò, so perfettamente cosa è successo, visto che ci sono stati i testimoni >>
<< I miei assassini erano maghi, non Babbani! Senti, ho capito, basta! So che non ammetterai mai di aver ucciso le persone sbagliate, quindi sarebbe come parlare a un muro! >>
Voldemort aprì bocca per replicare, ma Merope lo interruppe.
<< Perché non mi lasci in pace e torni dalla tua famiglia? Ai Mangiamorte sì che credi, vero?? >> ormai era talmente schifata che ogni parola che le usciva suonava ostile.
Il fratello non cambiò postura né tantomeno espressione facciale. Continuava a scrutarla come per scavarle dentro, come se volesse risponderle col solo sguardo.
<< Li ho chiamati “famiglia” perché sono i miei seguaci, i miei servi. Loro mi adorano e fanno tutto ciò che gli ordino. >>
Merope si asciugò il viso dalle lacrime: << Hai un’idea un po’ distorta della parola “famiglia”! >>
Voldemort non l’ascoltò: << Quando sei morta avevo deciso di dimenticare te e nostra madre… in effetti… per me fu umiliante sapere in che modo ve ne siete andate >> disse all’improvviso, guadagnandosi l’occhiata consapevole della sorella.
Un dolore atroce la trafisse nel petto. Conosceva i pensieri di Tom riguardo quell’episodio, ma sentirseli dire dal diretto interessato era un colpo grosso.
<< Per questo non sei venuto al nostro funerale? >> chiese Merope, che vide il fratello compiere un leggero sussulto alla domanda. In qualche modo riuscì ad ammutolirlo, cosa che non era per niente facile. Forse si aspettava che lei non lo sapesse.
<< Noi avremmo voluto che ci fossi… >> aggiunse malinconica e guardandolo in tralice << Mamma era molto triste… e anche io >> e si voltò per raggiungere le scale.
Voleva tornare a dormire e dimenticarsi tutto, liberarsi dal fardello emotivo che aveva ancorato al collo. Non era sicura che suo fratello percepisse il suo stato d’animo e forse era meglio così, avrebbe scoperchiato una valanga di sentimenti che neanche lei era in grado di decifrare.
<< Merope >> la chiamò d’un tratto, dopo lunghi secondi di silenzio, quando lei era arrivata ai piedi della scalinata.
Dal gesto che esibì la bambina, era evidente che non aveva alcuna voglia di continuare la discussione.
<< Che c’è, Voldemort? >>
Lo pronunciò in maniera talmente naturale che il mago oscuro si stupì: fin dall’inizio l’aveva pregata di chiamarlo Voldemort, e adesso che lo aveva fatto scoprì di non essere poi ben preparato a quel cambiamento.
<< Vieni qui >> le disse mentre Merope ubbidiva.
<< Vuoi uccidermi? >> chiese, sbadigliando sonoramente. Ma quando il fratello le porse la bacchetta, la sua bacchetta, sgranò le palpebre.
<< Mettila al suo posto >> sussurrò categorico e serio al tempo stesso << E non provare mai più a uscire di casa a quest’ora >>
Merope era senza parole e sbatté le palpebre.
<< E se volessi portarla in camera mia? >> nella voce mesta non c’era la minima traccia di sfida. La sua era più una richiesta speranzosa che altro.
Voldemort sospirò paziente: << No, ti conosco abbastanza bene per poter affermare con certezza che la perderesti >>
<< Ehi! >> esclamò d’istinto Merope << Non sono così smemorata! >>
<< Muoviti >> la incoraggiò il fratello << E fila a letto >>
Per un lungo e meraviglioso attimo, a Merope sembrò di avere davanti Tom Riddle anziché Voldemort. Quasi ci credette fino in fondo, ma dovette ricascare nella vita reale… purtroppo quello non era più Thomas da un bel pezzo. Era solo una parte di sé stesso e lei lo sapeva; non avrebbe voluto che si rovinasse in quel modo e si dava la colpa per averlo, in un certo senso, permesso.
Non aveva ancora sistemato le cose con lui, e Merope non era pronta a perdonare la sua indifferenza nei confronti del proprio omicidio. Nonostante gli avesse messo sotto il naso le prove, Voldemort si ostinava a non cedere. La sorella era convinta che lo facesse per non fare brutta figura con i Mangiamorte, e al pensiero le salirono di nuovo le lacrime, poiché ciò metteva maggiormente in evidenza il fatto che per il Signore Oscuro loro erano “famiglia”.
Senza proferire nulla, andò a portare la bacchetta al suo posto.
In un momento le venne la tentazione di lasciarla davvero nella sua stanza, però ci rifletté su e arrivò alla conclusione che non valeva la pena dare adito a Voldemort ad altri litigi. Si addormentò tardi, col cuore che le batteva forte e la mente che ronzava di emozioni contrastanti.  
 
Dei movimenti perentori al piano di sotto svegliarono Merope prima di quando avrebbe voluto. Le voci ovattate di Lucius e Narcissa si aggiunsero a un’altra voce più giovanile, ma lei non riusciva a capire chi fosse. Di regola gli altri Mangiamorte erano nelle proprie case in occasione del Natale, quindi chi poteva essere? Forse Codaliscia… anche se non ricordava di averlo mai sentito conversare in maniera tanto amichevole con i coniugi Malfoy.
Scese stropicciandosi gli occhi e stiracchiandosi. Il suo umore non avrebbe potuto essere più a terra e sperò di non trovarsi davanti il fratello maggiore senza una preparazione psicologica.
Ma si fermò di colpo all’ultimo scalino, sbigottita.
<< Buongiorno, principessa >> boccheggiò con finta ironia Lucius, il quale si voltò insieme alla moglie che aveva iniziato a raccogliere i bagagli del figlio e via via li trasportava nella sua stanza.
Era appena arrivato Draco per passare le vacanze con i genitori. Un ragazzo biondissimo, alto, pallido e dal viso appuntito.
Merope lo riconobbe all’istante e non nascose un leggero rossore. Lui la ricambiò con sguardo incuriosito e forse anche un po’ intimorito.
<< Ehm… >> la bionda non sapeva cosa dire. Guardava Draco nella speranza di farsi venire in mente qualcosa.
<< Presumo vi conosciate già… >> commentò Narcissa, appesantita dalle valige stracolme.
Draco, che sembrava aver perso l’uso della parola, esordì: << M-Ma certo… è venuta ad Hogwarts qualche mese fa >>
<< Sì, lo conosco >> disse poi Merope, che finalmente aveva deciso di avvicinarsi. La prima cosa che pensò fu che era più bello di quanto le era parso di ricordare, ma avendo presente come, a Scuola, non si era degnato di chiederle il perché stesse piangendo e di consolarla, le passò improvvisamente il rossore dalle guance.
I due si strinsero la mano, svogliati, mentre lei gli faceva un sorrisetto di scherno.
<< Sembri… ingamba >> mentì lei, e con la coda dell’occhio vide Lucius assumere un’aria di fierezza.
<< Naturalmente >> concordò in tono persuasivo << Non a caso quest’anno è stato nominato Prefetto! Sono molto fiero di lui! >>
Draco s’illuminò come il padre e per un secondo Merope credette di vedere doppio.
<< Lo sai chi è Prefetto di Grifondoro quest’anno, papà? Ron Weasley e quella sanguemarcio della Granger! >>
Lucius fece una smorfia per metà incredulo e divertito: << Quello straccione traditore del proprio sangue? Insieme alla Nata Babbana? Dio mio, quel posto sta cadendo sempre più in basso! >>
Merope li fissò bieca, per non dire disgustata: << Tale padre, tale figlio… >>
<< Vero, piccola >> incalzò Lucius, non prendendola per un’offesa << Il mio Draco ha ereditato solo i tratti migliori di famiglia! Dà importanza alla purezza di sangue, com’è giusto che sia! >>
<< Si si… >> liquidò la bimba con un gesto della mano << Ma non è molto carino chiamare una persona “straccione” o “sanguemarcio” >>
<< Disse colei che ci chiamò bastardi e feccia. >> sbottò con odio Lucius.
A Merope sfumarono di nuovo le guance: << Voi Mangiamorte ve lo meritate. Non è un pregiudizio, ma un dato di fatto. >>
I Malfoy puntarono le iridi grigie lucenti su di lei. Draco guardò il padre e abbassò la voce per non farsi udire da Merope, con scarso successo.
<< Ma è davvero sua sorella? >> chiese perplesso e impressionato.
La bambina precedette Lucius.
<< Sì Draco, sono sua sorella! >> roteò gli occhi Merope con aria d’impazienza << Peccato che lui… lui non…! >> iniziò a piangere e non riuscì a terminare la frase.
Lucius, intuendo la situazione, accennò a Draco di andare in camera sua, e lui vi si diresse in silenzio.
<< Ultimamente non andate d’accordo? >>
Merope corrugò la fronte e per un momento restò imbambolata a fissarlo tra le lacrime, poi disse: << I-In che senso? >>
<< Lo sai in che senso. >> un luccichio anomalo rifletté sulle pupille dell’uomo.
La bambina, infastidita dal suo tono, sospirò mesta: << Ohh… ci hai sentiti stanotte >>
Lucius annuì compiaciuto: << Praticamente gridavate… >>
<< Abbiamo avuto un piccolissimo diverbio… >> bofonchiò tristemente << Perché lui è talmente egoista che non vuole credermi! >>
<< E su cosa? >> chiese stavolta Malfoy, il volto severo.
<< Fatto lungo… ma se vuoi, puoi fartelo dire da lui, visto che a voi Mangiamorte considera una famiglia… bleah! >> si schifò solo a dirlo e al tempo stesso una montata di rabbia la invase.
<< Beh, fatti una domanda e datti una risposta, mia cara >> la canzonò Lucius, girandole intorno << Ma perché ci detesti tanto? Sono curioso… >>
<< Lo vuoi proprio sapere?? >> sbraitò Merope a occhi gonfi << Vi odio con tutta me stessa perché avete trasformato mio fratello in… Voldemort! >>
Lucius era così sorpreso che non si rese conto di avere la bocca spalancata.
Merope si riscosse: << O meglio… avete contribuito a renderlo tale! >>
<< Il Signore Oscuro non è mai cambiato. Mio padre era suo compagno di scuola ed è stato uno dei primi ad allearsi con lui. Lord Voldemort ha sempre avuto quella personalità. >> rispose Malfoy, non staccandole lo sguardo di dosso.
<< Giusto, ma se non avesse avuto allocchi come voi al suo seguito avrebbe abbassato un po’ la cresta! >> si difese la bambina, diventando sempre più paonazza.
<< Non credo avrebbe rinunciato facilmente alla corsa al potere. Con o senza seguaci. >>
<< Ci avrei pensato io se non fossi morta! >> esclamò convinta Merope.
Lucius scoppiò in una fragorosa risata: << Saresti stata uccisa per mano sua! E perdonami se te lo dico, ma non mi sarebbe dispiaciuto affatto! >>
<< Sarebbe stato un buon prezzo da pagare, piuttosto che ritrovarmelo trasformato in serpente e con l’anima in frantumi! >> ribatté la bambina, e qui Malfoy la squadrò sgomento.
Cosa intendeva con “l’anima in frantumi”? Che sapesse dell’esistenza degli Horcrux? Narcissa gliene aveva parlato mettendo in ballo Nagini, ma Lucius era sicuro che la moglie stesse esagerando. La mocciosa non poteva saperlo, e in fin dei conti era stupido pensarlo.
Merope scosse la testa << Immagino che dovrò farmi perdonare dopo la scenata di ieri notte… anche se è stato lui a sbagliare, ma va be’, lasciamo perdere… >>
<< Lord Voldemort non è facile al perdono, piccola. Eppure dovresti conoscerlo molto più di noi, come spesso ti piace affermare >> sibilò velenoso il Mangiamorte.
La bambina fece una smorfia beffarda: << In effetti hai ragione, con voi non è facile al perdono >> si girò dall’altra parte facendo svolazzare i suoi capelli e avanzò verso le scale che portavano al piano di sopra.
Lucius la seguì con sguardo crucciato e aveva tutta l’aria di voler urlarle contro le peggiori parole.
<< E tanto per la cronaca >> Merope si bloccò al primo scalino e gli rivolse un sorriso falso << Ho avuto l’onore di conoscere tuo padre, più di 50 anni fa. Prova a chiedere a Voldemort quanti sgambetti ha dovuto sopportare a causa della sottoscritta. >> e, esplodendo dal ridere per la faccia da oscar assunta dal Mangiamorte, corse alla velocità della luce per andare nella sua stanza. Ma quando arrivò in corridoio cambiò idea.
Avrebbe voluto fare visita al fratello, ma riflettendoci, decise di chiedere un favore a Draco, e dato che la camera del ragazzo era proprio quella accanto alla sua, non dovette sforzarsi a cercarlo.
Narcissa, che aveva finito di posare i bagagli del figlio, uscì dalla porta e superò Merope dopo averle lanciato un’occhiata raggelante del tipo “guai a te se ti avvicini al mio bambino”. Ovviamente Merope non si fece intimidire e bussò.
<< Permesso? >> domandò la piccola prima di entrare senza che Draco le desse il permesso.
<< Mmh? Oh… ciao, ehm… hai bisogno di qualcosa? >> il ragazzo esibì un’espressione di rancore e paura.
Merope, accorgendosene, lo guardò un po’ storto: << A Hogwarts sembravi più spavaldo. Come mai ora…? >> non terminò la frase che Malfoy soggiunse all’improvviso.
<< Non sono uno stupido. So bene di chi sei sorella >> disse, sedendosi ai piedi del letto a baldacchino. Ma alla bambina non parve convincere molto.
<< Sei sicuro che sia solo questo? Mi guardi come se fossi una ladra colta in flagrante… >>
Draco ricambiò truce il suo sguardo e sbuffò spazientito: << Non conosco le tue intenzioni, ma se sei dalla parte di Lord Voldemort allora per quale motivo a Scuola hai abbracciato Potter? >>
La faccia di Merope s’incupì dal giorno alla notte e i suoi battiti accelerarono.
<< Non è come sembra… l’ho fatto perché era l’unico che mi sosteneva tra gli studenti… >> s’inventò di sana pianta, arrossendo contemporaneamente.
Gli occhi argento di Draco si ridussero a fessure: << Era la prima volta che lo vedevi, come facevi a saperlo? Lui è il ragazzo che sconfisse il Signore Oscuro quando aveva appena un anno! >>
Merope divenne molto più rossa di prima e non aveva idea di cosa rispondere.
<< Beh… n-non sono tenuta a dirtelo! A Voldemort l’ho già informato e sa il perché l’ho fatto, non è importante! >> rispose accigliata.
Notò Malfoy scrutarla per alcuni attimi con vago sospetto, ma lei si affrettò a cambiare argomento.
<< Ad ogni modo, sono venuta qui per chiederti una cosa… >> chiuse la porta alle sue spalle e rimasero entrambi da soli.
L’impatto della notizia non fu per niente piacevole: Merope era pur sempre la sorella di Voldemort e qualunque richiesta fosse non sarebbe stata di buon favore per Draco.
<< Di cosa si tratta? >> chiese, speranzoso che non fosse nulla di pericoloso.
La bambina esitò, poi disse: << A scuola studiate gli incantesimi difensivi, giusto? >>
<< Si… >> fece Malfoy a denti stretti e visibilmente preoccupato.
<< Bene! Ho bisogno di impararne qualcuno! Non posso spiegarti il motivo, però potresti insegnarmi i più elementari >> la vocina di Merope si spense appena vide le palpebre sgranate di Draco, che era a dir poco senza parole.
<< Aspetta… >> si sollevò dal letto e pose le mani in avanti, trattenendo a stento una risatina << Tu vuoi…? Scusami, ma sei troppo piccola per padroneggiare magie difensive! >>
<< Ne ho bisogno, Draco! >> esclamò Merope, disturbata dall’atteggiamento sbruffone del ragazzo.
<< Ah, sì? E per cosa? >>
<< Non posso dirtelo! >>
<< Non se ne parla >> disse Malfoy, adesso concentrato a riordinare la sua valigia piena di libri.
Merope gonfiò le sue guance, segno che si stava innervosendo, poi le si accese una lampadina: << Se non lo fai, racconterò a mio fratello che a Hogwarts non sei venuto in mio soccorso quando mi hai vista piangere! >>
<< T-Tu… cosa?? >> Draco le scoccò un’occhiata di puro terrore e fece cadere una pila di libri sulla sua scrivania.
La bambina sorrise trionfante: << Esatto! E ti avverto che, nonostante le apparenze, è sempre pronto a proteggermi! >>
Il viso pallido del quindicenne non nascose un cipiglio di incredulità.
<< Ma… ma non… io non sapevo perché stessi piangendo! >> Draco non riusciva a rimediare una soluzione, spaventato com’era.
<< Ah! Allora è deciso, grazie mille! >> saltellò tronfia mentre Malfoy non si capacitava in che guaio si era cacciato.
<< Non ho ancora accettato un bel niente! >> si riprese il figlio di Lucius << E non puoi ricattarmi così! Sono sicuro che se Lord Voldemort ci scoprisse sarebbe la fine! >>
Merope smise di festeggiarsi e prese a fissarlo comprensiva: << Hai ragione, penso che non la passerei liscia, stavolta… e tu neanche. Diverrebbe una iena. >>
Malfoy sbraitò sarcastico: << Oh bene, sono più tranquillo adesso! >>
<< Ma tentar non nuoce… ti prometto che non ci scoprirà. In caso contrario mi prendo io la responsabilità >> gli assicurò la bambina, che scorse il volto troppo impallidito del ragazzo.
<< Sì, sono strasicuro che Lord Voldemort ucciderebbe sua sorella piuttosto che il figlio del suo servo >> convenne di nuovo sarcastico.
Merope arrossì: << Tu non devi preoccuparti! Ho tutto sotto controllo! Dunque… facciamo stanotte mentre gli altri dormono? >>
Draco non poteva crederci, stava per essere coinvolto in una faccenda assai rischiosa e per giunta durante le vacanze natalizie.
<< Okay! >> disse contrariato e assumendo una smorfia di stizza << Ma ti faccio presente che a me gli amici di Potter non vanno a genio! Quindi non diventerai mai mia amica, chiaro? >>
Merope inarcò un sopracciglio: << Chi ti ha detto che voglio diventarlo?? Sei identico a tuo padre… e a tuo nonno!... Sì, poi ti spiego… Mi servi solo per imparare degli incantesimi! >>
<< Perfetto >> rispose atono << Ora puoi anche andare >>
Merope gli lanciò fulmini dagli occhi e aprì la porta: << Mi raccomando, mantieni il segreto! A mezzanotte presentati da me, sono qui accanto, e non farti sentire. Beh, ci vediamo! >> lo lasciò nel momento in cui le stava rivolgendo gestacci.
Quando fu nel corridoio il suo stomaco si contorse dall’adrenalina. Non vedeva l’ora di imparare un po’ di vera magia, e soprattutto per una giusta causa. Se davvero i suoi assassini le stavano alle costole, lei avrebbe dovuto essere in grado di difendersi.
   
 
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