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Autore: Rose Heiner    13/06/2020    1 recensioni
Tre vite. Tre colpe. Tre desideri. Alex, Gloria e Luke hanno diversi concetti di perdono e punizione, ma ormai la necessità batte la ragione.
"May soon redemption hunt them."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo III
 
No, lei ed Alex non stavano insieme. No... non lo erano neanche stati in passato. E no, assolutamente no! Lui non l’aveva mai toccata più di quanto fosse normale per un amico. Gloria sorrise stanca, mentre le ragazze le ponevano le solite domande e spettegolavano curiose. Già aveva dimenticato tutti i loro nomi. Si ricordava solo di Sandy, che adesso se ne stava in disparte ad ascoltare. Lei era stata l’unica a non stringerle la mano quando, dopo l’improvvisa drammatica uscita di Luke, era entrata in cucina e si era presentata. Gloria non se l’era presa: quella doveva essere la fidanzata di suo fratello. E a quanto pareva, una fidanzata molto fedele.  
-Ma è gay?-
Gloria scoppiò a ridere.  -Alex? Gay? No, Alex non è gay...- replicò divertita. Le frullarono in testa frammenti di frasi lasciate a metà, ricordi che aveva accuratamente evitato di menzionare. Alcuni baci caduti dalla guancia ad un angolo della bocca. I dialoghi stuzzicanti alle due del mattino degli after-party. Gli occhi di Alex che scivolavano sui punti giusti, come solo lo sguardo di un uomo che ama le donne sa fare.
-Allora sarà che non gli piacciono le cattive ragazze.- ammiccò una tra le più civettuole del gruppo. Gloria sollevò lo sguardo dal pavimento per distrazione, più che per sorpresa. Alzò il bicchiere di aranciata in un cenno di brindisi e tirò giù un sorso. Lasciò correre la provocazione: era facile essere definita dalle apparenze. Vestiti aderenti, aria sfrontata, labbra lucide. Ormai quell’idea di sembrare una “cattiva ragazza” non la innervosiva più.
-Dai, però... sembri simpatica! Non capisco perché Luke ce l’ha così tanto con te.-
Gloria scrollò le spalle. Negli anni aveva accumulato molte risposte. Ma che senso aveva parlarne? Rischiava solo di aumentare ancora la distanza che separava lei e suo fratello. Stava per incolpare l’incompatibilità dei loro caratteri diversi quando Sandy si mosse davanti alla finestra. Non era più con le braccia conserte appoggiata al muro. Si era girata verso di lei appena Luke era stato nominato.
Gloria si spostò un ciocca di capelli dal viso. Evidentemente Sandy sapeva qualcosa. E quel che sapeva derivava dalla visione pallida e sbilanciata di Luke.
-L’hai lasciato in un momento di bisogno. Mi ha detto che gli avevi promesso una mano e l’hai abbandonato.- affermò e parlava seccamente, come se recitasse una lezione che conosceva a memoria. Gloria appoggiò lentamente il bicchiere, sul bordo del mobile accanto a lei, quasi in bilico. Lo teneva su con un dito. Non le piaceva quando venivano giudicate le sue azioni senza permesso. Era abituata a ricevere commenti maschili sfacciati, a volte femminili invidiosi: preferiva sentire la gente avvalersi del diritto di soppesare ed infangare il suo corpo, non la sua testa. -E poi?- mormorò.
Sandy strinse i denti prima di continuare. -E poi la polizia si è presentata qui con un mandato di perquisizione. Cercavano qualcosa per una soffiata anonima.-
Gloria la fissò. Ripensò a quando un Alex di appena diciotto anni le aveva accarezzato una mano, guidando piano nel traffico di Boston. Le aveva detto di non piangere, lei aveva fatto il possibile per sostenere Luke. “Ma a volte per aiutare davvero le persone a cui teniamo dobbiamo ferirle. Hai capito, Gloria? Hai fatto ciò che ti sembrava giusto. Va bene, tesoro?” Mentre la moto si lasciava indietro le strade affollate, Gloria aveva immaginato due agenti che suonavano il campanello di finto ottone di casa sua. Luke apriva annoiato e si irrigidiva impressionato nel vederli. Tratteneva il respiro quando aprivano il cassetto della sua camera e ne tiravano fuori bustine di plastica trasparenti con un’occhiata snervata. Luke non era né il primo né l’ultimo diciannovenne delle loro carriere che avrebbero portato in caserma per spaccio e avrebbero costretto ai lavori forzati per la comunità.
-E qualcosa hanno trovato.- rispose Gloria freddamente.
-Lo sai che non ha mai usato quella roba, voleva uscire da quel brutto giro! Ti aveva chiesto aiuto!- La voce di Sandy era diventata più stridula del previsto.
Gloria rimase in silenzio. Sì, Luke le aveva chiesto una mano. Si era accorto che quelli che lui chiamava amici erano più interessati a comprare da lui che a passare una serata insieme. Ma l’unica ragione per cui si era rivolto a lei era perché non aveva altri.
-Li hai mandati tu qui, davanti a tuo padre e sei sparita. Non ci hai mai pensato a quanto lo avrebbe ferito, vero?-  L’espressione di dolore del volto di suo padre si proiettò davanti agli occhi di Gloria. Sandy aveva un tono indignato, ma sorrise, come se avesse colto l’ironia del fatto. -Hai ragione, sai?  Tu sei esattamente una cattiva ragazza.-
Adesso non poteva più tenere a freno la lingua. Gloria scattò. Spinse il bicchiere, allontanandolo da sé bruscamente. -Sandy,- cominciò e non si curò del gelo che stillava dalle sue parole -cara Alexandra, il tuo encomiabile affetto per mio fratello ti acceca.-
Avvertì immediatamente la tensione delle altre ragazze che osservavano la scena ammutolite. Avevano detto cattiva ragazza? Volevano davvero vedere ciò che era capace di fare? Gloria avanzò di qualche passo.
-Se ho una giacca di pelle, jeans attillati e guido una moto, non significa che vado in giro a scatenare risse e a bere. Anzi, spesso l’odore dell’alcol mi dà fastidio.- Era vero: una volta Alex le aveva fatto odorare una bottiglia di birra e lei aveva avvertito il bisogno di voltarsi dall’altra parte. -Cattiva ragazza? Be’, sì, ho notato che i vostri fidanzati lì in salotto mi hanno seguito con lo sguardo quando gli sono passata davanti. Però questo non significa che sarei pronta a scoprire cosa piace ad ognuno di loro.-
Sapeva che in quel preciso momento, con quella affermazione, con quella bruciante schiettezza, si era attirata parecchie antipatie. Ma perché Gloria avrebbe dovuto usare un po’ di tatto, se nessuno era in grado di farlo per lei? Almeno non era una bugiarda.
-Io non credo neanche esistano “cattive ragazze”.- ammise con un filo di irritazione. -Esiste solo gente fortunata e gente meno fortunata.- Era consapevole che nessuno avrebbe capito cosa intendeva.
C’era un libro di psicologia che Gloria adorava. L’aveva studiato per ore, mentre Alex disegnava i bozzetti delle sue scenografie, e aveva imparato che è il modo in cui si è cresciuti nei primi anni di vita ad influenzare per sempre comportamento e mentalità. La mera fortuna determina la famiglia che capita al singolo individuo e da questa casualità derivano tutti gli atteggiamenti successivi. Non esistono in natura “cattive ragazze”, né di certo ragazzi. Non è la natura a generare mostri, solo la società che li cresce.
Sandy taceva, ma continuava a guardarla sprezzante.
-E per la cronaca, in modo che tu possa aggiungere qualche dettaglio alla vostra versione dei fatti,- aggiunse Gloria -non avevo programmato di andarmene di casa. Sai quando mi sono convinta? Quel giorno, dopo che Luke mi aveva pregato di aiutarlo, una ragazza si presentò alla porta. Cercava Luke. Piangeva e diceva che non poteva essere. Non poteva andare così. Si teneva una mano sotto lo sterno, un po’ più su, perché non ne sapeva ancora niente di quella roba.- Man mano che Gloria raccontava, riusciva a scorgere la furia degli occhi di Sandy sgretolarsi. -Jocelyn non lo voleva proprio quel bambino.-
Se la ricordava bene Jocelyn. Aveva i capelli luminosi e un visino fragile, il tipo che s’innamorava di Luke per essere dimenticata da lui in qualche settimana. Avrebbe potuto andare al college e non dover lavorare come cameriera per quasi sette mesi. - Sai, alla fine non ha avuto il coraggio di...- Gloria si interruppe. Jocelyn era stata la scintilla che aveva innescato il suo cuore, che l’aveva spinta ad agire in maniera diversa. Grazie a lei le scelte che avevano formato il suo carattere avevano confluito in un’altra direzione. Ogni volta che Gloria ci pensava, le veniva un nodo in gola... Luke aveva rovinato l’adolescenza di Jocelyn... aveva danneggiato così tanti...
 -Appena nato, l’ha dato via.-
Sandy aveva un’espressione sconvolta. -Non l’avete mai detto a Luke?- chiese e sembrava che le mancasse il respiro.
Gloria fu pizzicata da un morso di tenerezza. -Oh, Sandy... certo che Luke ne era a conoscenza. E non ha alzato un dito. - Quello che stava facendo, dipingere suo fratello nella sua vecchia luce all’attuale fidanzata, era sbagliato, era invadente. -Ormai aveva intrapreso il suo cammino per cambiare vita, non voleva avere niente a che fare con chi gli ricordava il passato.-
Gloria sapeva di come Luke si era trasformato. Si era messo a studiare, aveva costruito un nuovo giro di amici e aveva cominciato a lavorare nella libreria con loro padre. Aveva da poco dato l’ultimo esame all’università: era uno psicanalista a tutti gli effetti e, da quel che Gloria aveva scoperto, trattava anche già qualche paziente.
-Io sarò stata tremenda. Una sorella che guarda negli occhi il fratello disperato, gli promette di aiutarlo, lo illude e addirittura lo tradisce. E per giunta, per tutto il tempo lontana da qui, sono stata bene. Ho ballato, ho cantato, ho riso con Alex. Io sarò stata un mostro. Ma credimi, per perdonare me stessa ho fatto cose inimmaginabili...- Il peso di quella parola, perdonare, lo aveva sopportato per anni... E dentro di lei perdonarsi aveva avuto a momenti lo stesso suono di punirsi. Gloria si passò le mani sui pantaloni aderenti e stretti. Prima di  andare via di casa, adorava indossare vestitini morbidi e gonne leggere.
-Io mi sono perdonata.- Gloria incrociò lo sguardo di Sandy. Era ancora scioccata, ma le parve di intravedere una nota di rispetto sul suo viso. -Ma tu pensi che Luke abbia mai perdonato se stesso? -
Non aggiunse altro. Lasciò che il silenzio si insinuasse fra di loro, portando i suoi dubbi frastornanti. Luke adesso era un giovane brillante, un ragazzo perfetto, ligio al dovere. Senza colpe apparenti. Il problema era che un passato doloroso può essere seppellito e dimenticato, come una vecchia scatola di fotografie in giardino, ma con la pioggia e con il tempo verrà fuori. O può essere affrontato. Ma suo fratello, nel profondo, era sempre stato terrorizzato dalle sfide. Sandy sbagliava. Luke non era un angelo risorto dalle ceneri, un redento. Luke viveva nella luce, non perché avesse sconfitto tutte le ombre, ma perché aveva una paura matta di chi diventava quando scendevano le ombre. E Gloria lo percepiva con la stessa certezza del sangue identico che scorreva nelle loro vene.


Angolo autrice: questo capitolo è davvero messed up per me. Purtroppo non riesco ad apprezzarne il contenuto, nè la forma. Mi piacerebbe conoscere un riscontro sincero da un occhio esterno. ( però, senza brutalità, per favore 
♥)
   
 
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