Capitolo 5
A
svegliarlo la mattina dopo fu il gran baccano che sentiva provenire da fuori la
camera. In verità, probabilmente non veniva neanche da quel piano. Forse da
sotto. Le urla rimbombavano nel silenzio del dormitorio, la finestra aperta
gliele faceva percepire chiaramente, così si alzò.
Se
Bakugou si era svegliato col piede sbagliato e sbraitava alle cinque di mattina
non voleva dire che dovevano svegliarsi tutti quanti, compreso il piccolo
Ojiro.
Cos’avesse
poi da urlare, a quell’ora.
Sbadigliò
sonoramente, tirando pure le tende che la sera prima erano rimaste aperte.
Cosa
aveva poi da sbottare così? Di solito persino Bakugou alle cinque dormiva
ancora...aspetta.
No.
“Bakugou?!”
Si
girò di scatto, fissando la figura nel suo letto.
Non
aveva di certo più cinque anni, quell’Ojiro. Per nulla.
Era...era
tornato.
Oddio,
sì, era tornato!
Finalmente!
La
maglia che gli aveva creato Momo, e sicuramente anche i pantaloni, era completamente
distrutta. Non gli poteva stare, dopotutto, era impossibile. L’Ojiro di
diciassette anni aveva le spalle grosse il triplo del ragazzino, e non solo
quelle.
Quindi
questi significava che lì, sotto le coperte, era nudo.
Sì.
SI.
Si
avvicinò al letto in un balzo e lo scosse. “Mashirao? Mashirao!”
“Mh,” Ojiro brontolò, scacciandolo con la mano e girandosi a
pancia in giù. Rimase così pochi secondi, come sempre quando ci si metteva
durante la notte, poi il peso della coda lo costringeva a voltarsi altrove.
Stavolta gli diede le spalle.
Shinsou
alzò gli occhi al cielo, quindi si alzò di nuovo e lasciò la stanza.
Fuori,
le grida continuavano. Non era l’unico che si era affacciato a controllare.
Kirishima era sul piano, sporto
sulle scale.
“Che
succede?”
“Beh...sembra
Bakubro,” mormorò, “Ma non può, no? Voglio
dire...no?”
“Sì
invece,” annuì Shinsou, “Anche Mashirao è tornato normale.”
“Eeh?! Davvero?!”
“Sì,
davvero.”
“Cavolo,
allora ho capito perché sta tirando giù tutti i santi dal paradiso.”
Shinsou
inclinò il capo. “Perché?”
“Beh...è
da Midoriya. Cioè, stava dormendo con lui. Non deve
essere molto felice.”
Shinsou
annuì di nuovo. Poi, un lampo.
Era
da Midoriya. Nudo. E c’erano buone probabilità che
non ricordassero che cosa gli era successo.
Chissà
cosa aveva pensato nel risvegliarsi nudo nel letto di Midoriya.
“Kirishima-kun?”
“Sì,
dimmi.”
“Penso
che a Bakugou servano dei vestiti.”
Kirishima rimase immobile
a bocca aperta qualche secondo, come se il suo cervello stesse ancora
elaborando la notizia.
Poi,
cristallino, scoppiò a ridere, mentre Shinsou tornava nella sua stanza.
“Oh
cazzo!”
La
risata cristallina di Kirishima, praticamente piegato
in due adesso, lo seguì fino a che non si chiuse la porta della stanza alle
spalle. La luce che entrò dal taglio della porta, quel poco tempo che la tenne
aperta, gli mostrò subito la figura di Ojiro seduta sul letto, adesso sveglio.
Sorrise.
“Bentornato, Mashi.”
Mashirao
inclinò il capo, usando il pennacchio della coda per scostarsi dalla fronte i
capelli scomposti dal sonno, “Perché sono nella tua stanza?” sbadigliò.
Shinsou
sogghignò. Non era in imbarazzo, quindi era molto probabile che non si fosse
neanche accorto di essere nudo, ancora rimbambito dal sonno. Quindi non si fece
pregare troppo nell’avvicinarsi e costringerlo a stendersi di nuovo.
“Cos’è
l’ultima cosa che ricordi?”
“Tornavamo
dal cinema, no? E abbiamo incontrato Torodoki e
Bakugou...ma chi è che urla?”
“Bakugou.”
“E
perché?”
“Eh...ti
devo raccontare una cosa,” sussurrò, iniziando a passargli le labbra, in
piccoli baci, su tutto il collo, “Anche per prepararti alla sfuriata di
Aizawa...”
“Mh,” Ojiro brontolò, seguendolo sdraiato e inclinando il
collo per dargli più spazio d’azione, “S-sfuriata per
cosa...?”
Shinsou
gli lasciò un piccolo morso alla base del collo, a cui Ojiro rispose con un
brivido lungo la schiena e un piccolo gemito, “A tempo debito,” decise Shinsou.
Aveva
voglia di fare altro, prima.
Non
era possibile.
Quella
non era la sua stanza.
La
testa scompigliata accanto a lui non era quella dello stronzo a metà. La mano
fra i suoi capelli –perché cazzo c’era una mano fra i
suoi capelli? Non lo permetteva neanche a Shoto- era
piena di cicatrici e ben più tozza di quella di Todoroki.
Cosa. Cazzo. Ci.
Faceva. Nella. Stanza. Del. Nerd. Di. Merda?!
Perché
cazzo era lì?
Merda.
Merda secca.
Non
solo era nel letto del nerd di merda, era pure nudo come un verme.
E
perché cazzo non si ricordava come ci era arrivato? Dove cazzo era Todoroki?
Perché
quella era l’ultima cosa che rammentava. Erano usciti insieme, quel sabato.
Glielo aveva chiesto proprio Shoto, che doveva fare
acquisti per la scuola e voleva passare dalla madre, in clinica. Gli era
scocciato, ma alla fine aveva accettato.
Non
erano tante le occasioni in cui potevano uscire insieme dalla Yuuei. O meglio, alla Yuuei
stavano sempre insieme, spesso dormivano anche l’uno nella stanza dell’altro
fregandosene altamente di quello che pensavano gli altri, non come lo scimmione
che si faceva un sacco di problemi. Però Todoroki non tornava spesso a casa,
quando lo faceva andava solo in clinica dalla madre, e persino uno come lui non
voleva disturbare un momento così intimo, fra loro due.
Quindi
non era una cosa che succedeva puntualmente.
Non
come altre coppie.
E
a proposito di altre coppie e dello scimmione, erano lui e il suo
strizzacervelli che avevano incontrato a metà strada, di ritorno dalla Yuuei. Gli avevano anche detto perché erano usciti, ma non
li aveva ascoltati.
Comunque
quella era l’ultima cosa che ricordava.
Ora
era tutto chiaro!
Lo
strizzacervelli doveva morire. Subito.
Tirò
un calcio a Midoriya senza preoccuparsi troppo del
fattaccio e lo buttò giù dal letto, con il preciso intendo di svegliarlo.
Midoriya lanciò un urlo,
atterrando malamente sul sedere, prima di sgranare gli occhi.
“K-Kacchan, non mi ricordavo che da piccolo scalciassi così
tanto, accidenti,” brontolò inizialmente, massaggiandosi il sedere.
Ci
mise un po’. Due o tre secondi. Poi gli occhi verdi praticamente caddero fuori
dalle orbite, o poco ci mancò. Midoriya si tirò su a
sedere in un lampo, avvicinandosi alla scrivania.
“Iiih...K-Kacchan....p-p-posso spiegare!”
“Di
che cosa cazzo stavi parlando prima?” ululò Bakugou, tanto per cambiare, “Ti
ammazzo Deku, hai capito? Sei un uomo morto, ti
ammazzo! Te e gli scherzi perversi di quello strizzacervelli della malora!
Siete morti! Tutti morti! Vi ammazzo tutti!” continuò ad urlare, alzandosi a
sua volta, ignorando la nudità.
“Kacchan, senti...”
“Dammi
dei cazzo di vestiti! Datti una mossa, merdina! Vi
devo uccidere tutti!”
“Ma....Kacchan se mi facessi...”
“Datti
una cazzo di mossa!”
“Ih,
sì, sì okay!” gli passò una delle sue tute larghe, per essere certo che gli
entrasse, ben attento a non far neanche incontrare le loro mani, “Kacchan, ti prego, ascoltami...”
“No!
Morite tutti!”
“Aspetta,
Kacchan!”
La
porta gli sbatté in faccia prima ancora che potesse alzarsi da terra, quando lo
raggiunse in corridoio Bakugou era già a metà della scalinata, e stava
continuando a passo di marcia. Apparentemente, stava tornando nella sua stanza,
il piano era quello, e per un attimo lo sperò. Magari per prendersi i suoi
vestiti, qualcosa del genere.
Ma
dovette presto ricredersi quando sentì la voce di Kirishima.
“Ah,
Bakubro, allora è vero che sei tornato alla tua età!”
“Cazzo
significa alla mia età, capelli di merda? Togliti dalle palle!”
“Perché
vai da Shinsou? Non sarebbe meglio che tornassi nella tua stanza?”
“Ho
detto che ti devi togliere dalle palle!”
Midoriya rabbrividì,
continuando la scalata a due a due per arrivare il più in fretta possibile.
Altro
che la sua stanza.
Stava
andando a picchiare Shinsou, qualsiasi fosse il motivo. Forse tutto sommato
qualcosa lo ricordava? Anche se non sembrava ricordare, invece, di essere stato
bambino.
Quando
Midoriya arrivò al piano di quei tre, Shinsou aveva
appena aperto la porta, scarmigliato e trasandato. Forse stava dormendo, forse
non se ne era neanche accorto, lui, che Ojiro era tornato normale.
“Ho
da fare, Bakugou,” esclamò, piuttosto frettoloso.
No,
se ne era accorto eccome. E dalla risata di Kirishima,
e subito dopo la voce di Ojiro provenire dalla stanza con fare imbarazzato, Midoriya non poté che arrossire.
“Pensa
quando me ne frega a me, Strizzacervelli dei miei stivali!” sbottò Bakugou,
prendendolo per la maglia.
Midoriya drizzò la
schiena, prese il cellulare e subito contattò Todoroki.
Ci
volle un po’ perché, squillando, lo svegliasse.
L’ala
maschile del dormitorio della 3-A ormai era nel caos, ma Todoroki dormiva
ancora della grossa, perché la voce che gli rispose era parecchio impastata.
“Todoroki,
vieni! Kacchan è tornato grande ed è furioso! Non
riusciamo a calmarlo!” esclamò.
Todoroki
non rispose subito, ma rimase in ascolto di quello che sentiva intorno a Midoriya.
“Che
cazzo mi hai fatto, strizzacervelli di merda?!”
“Io?
Non ho fatto niente! Senti, non è che perché ti sei svegliato da Midoriya allora è per forza colpa mia!”
“Sei
l’ultima faccia che ricordo e sai dov’ero! Ti sei appena fregato!”
“T’assicuro
che c’è un motivo se lo so...”
“Sì.
Che dovete morire tutti. TU, il nerd di merda, quello scimmione la dietro e
pure lo stronzo a metà che non so dove cazzo è!”
“Appunto
a lui dovresti chiederlo!”
“Non
farmi incazzare ancora di più perché è la volta buona che ti strangolo!”
“Senti,
Bakugou, capisco tu sia confuso ma...”
“Non
capisci un cazzo! Tu e i tuoi scherzi di merda!”
Il
pugno lo colpì dritto sul naso e Shinsou precipitò a terra.
Kirishima saltò su,
afferrandolo per le spalle per fermarlo, “Bakubro no!
Non è stato Shinsou!”
“Lasciami,
Capelli di merda!”
“Toshi!” urlò la voce di Ojiro, che Midoriya
non vedeva da dov’era perché era coperto dalla porta, nascosto, “Stai bene?
Bakugou, falla finita! Non sei l’unico che non ricorda bene che cos’è successo
ieri! E comunque Shinsou non userebbe il brainwash su
di noi, l’ha promesso!”
“Questo
lo dici tu, scimmione! E poi non me ne frega un cazzo se anche tu non ricordi
niente, se ti fai soggiogare da lui e nemmeno te ne accorgi sono cazzi tuoi!”
La
voce di Todoroki arrivò limpida dal telefono, a quel punto. “Arrivo, Midoriya.”
La
discussione andò avanti ancora per qualche minuto, con Midoriya
e Kirishima che tenevano fermi in due Bakugou,
prendendosi pugni e imprecazioni, e Ojiro –un po’ stretto
in un paio di pantaloni del pigiama che non erano i suoi- tirava su Shinsou e
lo pregava di spiegare per fare in modo che Bakugou si calmasse.
“Beh,
intanto non è stato ieri ma due giorni fa! La ragazzina che abbiamo aiutato,
che aveva perso il cane, te la ricordi o no, pazzo squinternato?!”
“Di
che cazzo sta...” Bakugou si bloccò un attimo, poi schioccò la lingua, “Sì che
me la ricordo, e allora?!”
“Beh,
aveva un quirk strano! Che le permette di modificare
le età delle persone. E tu e Mashi siete tornati
bambini di 5 anni in un lampo.”
“Noi
cosa? Ma non dire cazzate!”
“Ti
assicuro che è vero. Vai a svegliare Kaminari, ha
fatto un sacco di foto.”
“E’
vero, Bakubro,” annuì anche Kirishima,
“Ci sono le prove, te lo assicuro.”
“Confermo
anche io, Kacchan,” fece Midoriya,
“E....e sei stato tu...cioè sei stato tu che volevi dormire con me.”
“Quando
mai! Una cosa simile non ha senso!”
“E’
perché ero l’unico che conoscevi!”
Bakugou
parve calmarsi un attimo, tanto da far tirare un sospiro di sollievo anche al povero
Shinsou che, nel frattempo, si stava ancora massaggiando il naso dolorante.
Con
un po’ di fortuna non era rotto.
“Toshi, stai bene?”
“Sì,
sì,” annuì lui, “Questo è quanto, comunque.”
“Quindi
è per questo che sono qui. Ti sei preso cura di me?”
“Per
forza,” sorrise Shinsou, “Non è stato male. Eri un bambino adorabile.”
Ojiro
arrossì appena, “Mica tanto. Da bambino ero un piantagrane, un piagnucolone.”
“Eri
adorabile,” sentenziò di nuovo Shinsou, “Almeno eri calmo, non come questa mina
vagante, qua.”
Ojiro
annuì, guardando con la coda dell’occhio Bakugou, “Ma perché Bakugou non era
con Todoroki-kun?”
Bakugou,
sentendosi di nuovo tirato in causa, buttò via il cellulare di Kirishima, dove il rosso gli stava mostrando le foto
scattate da Kaminari e messe sul gruppo di classe,
drizzando le orecchie.
Avrebbe
dovuto ammazzare anche lui, per averle messe pubblicamente sul gruppo. Ma non
adesso. Magari più avanti, con calma.
“Già,
dov’è il bastardo a metà, che lo uccido!”
“Ancora
non ti è passata la voglia di picchiare tutti?!”
“Tu
zitto, strizzacervelli, perché te ne do un altro!”
Shinsou
alzò le mani in segno di resa. Non ci teneva a prendersi un altro pugno.
Appena
Todoroki comparve dalla rampa delle scale, Shinsou si affacciò per vedere.
Era
arrivato, finalmente.
Sempre
troppo lento.
“Beh,
buona chiacchierata!” esclamò a quel punto, tirando dentro la stanza Ojiro e
chiudendo di botto la porta.
Aveva
una cosa da finire, visto che Bakugou li aveva interrotti.
Adesso
ne aveva ancora più voglia.
Bakugou,
invece, per contro si avvicinò a Torodoki a grandi
falcate, spingendo via Kirishima e Midoriya che rimasero, per un attimo, interdetti.
Ma
i due non si scambiarono neanche una parola, non lì sul pianerottolo. Invece,
Bakugou lo prese per il polso e se lo tirò via, molto probabilmente verso la
stanza di Todoroki stesso, lasciandoli lì, interdetti.
E
una volta in stanza, Bakugou lo piantò contro il muro.
“Dovrei
ucciderti.”
“Mi
dispiace che ti sia svegliato in questo modo, Bakugou. Ma...sono contento.”
“Certo,
contento. Perché cazzo ero con Midoriya?”
Todoroki
abbassò gli occhi, “Eri tu a volerlo. Non ti fidavi di me, dicevi che ero...un
maniaco. Eri...tranquillo solo con Kirishima e Midoriya, forse perché lo conoscevi. Hai detto tu che
volevi dormire con lui piuttosto che con me,” sbiascicò.
Bakugou
rimase per un attimo interdetto, “E tu mi ci hai fatto dormire sul serio?!”
“Beh,
ho pensato che fosse meglio. Conoscevi bene Midoriya,
siete amici d’infanzia. Io invece ero una faccia nuova e tu eri un bambino un
po’ irrequieto e...e parevi odiarmi davvero tanto,” mormorò Todoroki.
Sembrava...amareggiato.
Anche adesso che era tornato normale, Todoroki non poteva fare a meno di
pensare che forse, dopotutto, se il Bakugou bambino era così restio verso di
lui, forse un motivo c’era.
Forse,
tutto sommato, non era davvero la persona con cui Bakugou voleva stare,
intimamente.
“Che
ti frulla in testa, adesso?”
“No.
Niente.”
“Shoto. Ti conosco troppo bene. Dovrei essere io quello
incazzato nero, mi sono svegliato nudo come un verme nel letto del nerd di
merda, lo sai?”
“Sì.
Me l’ha detto Midoriya.”
“E
allora che cazzo hai tu, adesso?”
Shoto scrollò il
capo, “Niente. Solo...Il te bambino era...così attaccato a Midoriya.
E’ stato strano, all’inizio. Gli volevi bene davvero, da piccolo, vero?”
“Ma
figurati. Dovevo solo parargli il culo di continuo.”
“Immaginavo.
Anche se fai così, gli vuoi bene.”
Bakugou
inarcò un sopracciglio, “Oi, si può sapere dove vuoi
andare a parare?”
Shoto aggrottò le
sopracciglia. Non aveva negato, Bakugou. “Mi...mi chiedevo se...tu e io...” ma
lasciò morire la frase a metà. Pronunciandola anche solo fino a lì, gli era
sembrata subito stupida.
Ad
ogni modo a Bakugou bastò per capire dove stesse andando a parare.
“Ma
sei scemo? Ti fai influenzare da un bambino che non capisce un cazzo?”
“Ma
quel bambino eri tu...”
Bakugou
alzò gli occhi al cielo, “Ero comunque un bambino, bastardo a metà! Ovvio che
adesso amo te. Adesso sono abbastanza grande da scegliere, deficiente. E ho
scelto te.”
“Ah.”
Shoto riuscì finalmente a sorridere.
Alla
fine, tutto quello che aveva pensato era una sciocchezza. Logicamente lo sapeva,
ma emotivamente era difficile continuare a ripeterselo e capirlo fino in fondo.
Perché
era ovvio che un bambino così piccolo si attaccasse a persone che sapevano
farlo ridere o a persone che conosceva e di cui sapeva di potersi fidare. Lui
in fondo non era mai stato bravo coi bambini, anche il piccolo Ojiro per lo più
lo ignorava.
E
parlando di Ojiro, forse Bakugou si sarebbe comportato allo stesso modo se non
avesse conosciuto nessuno di loro: affidarsi alla persona a cui gli adulti lo
avevano messo in mano.
Era
ovvio quindi che l’unica opinione che avrebbe dovuto ascoltare era quella di un
adulto in grado di ragionare con la sua testa, di seguire istinto, cuore e
ragione con il giusto equilibrio.
E
come diceva Bakugou stesso, lui l’aveva scelto adesso. Aveva scelto di amarlo
adesso, come compagno. Il che non escludeva certo l’idea che si era fatto
Todoroki in quei giorni: Bakugou voleva bene davvero a Midoriya,
e lo rispettava.
Ma
amava lui.
E
lo sciocco era stato lui a dubitarlo anche solo per un
attimo.
Gli
passò quindi una mano fra i capelli, per poi stringerlo a sé. Un semplice
abbraccio che neanche Bakugou gli avrebbe negato.
Ed
infatti, ricambiò con uno sbuffo sul collo pallido, “Sei proprio uno stupido,
metà metà.”
“Scusa,
Katsuki, Hai ragione.”
“Certo
che sì. Io ho sempre ragione.”
“Mi
sei mancato.”
“Adesso
non dirmi che sei diventato smielato.”
Todoroki
abbozzò una risata, “No. Però sai, eri davvero un bel bambino.”
“Ma
stai zitto!” sbottò Bakugou, prendendolo di peso e sbattendolo in malo modo sul
letto, “Hai da farti perdonare un bel po’ di cose. Non mi è ancora andato giù
di aver dormito col Nerd di Merda!”
“Non
è che avessi molta scelta...”
“Ora
te lo faccio vedere io in cosa non hai scelta, stronzo a metà!”
Angolino Autrice:
E con questo la storia si
conclude.
Breve sì, ma spero vi sia comunque piaciuta.
Un bacione,
Asu