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Autore: crazyfred    03/07/2020    2 recensioni
{FRANCESCO & EMMA} "La neve aveva assunto l'odore dei suoi baci sotto i portici, del cioccolato, della cannella e delle arance che aromatizzavano i bicchieri bollenti di vin brûlé"
Prosieguo ideale della storia d'amore di Emma e Francesco, dove li abbiamo lasciati alla fine della quinta stagione. La voglia di ricominciare da zero, ma anche di non cancellare quello che è stato, il ricordo indelebile di errori da non commettere più. E chissà, magari coronare il loro amore con un nuovo arrivo...
Ma anche la storia di quella banda di matti che li circonda: Vincenzo, Valeria, ma anche Isabella, Klaus e naturalmente Huber.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Commissario Nappi, Emma, Francesco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo  9 - A volte ritornano (parte 1)




 
 
"Adesso andiamo un po' più avanti dove troveremo la tana di un orso! Non dovete avere paura però … in questo periodo sono ben lontani da qui"
Zaino spalla, Emma aveva iniziato le uscite per i boschi con i bambini e Francesco si era presentato all'inizio del sentiero come guida della Forestale per la giornata. Ad Emma faceva piacere avere il marito vicino, meno il chiacchiericcio di sottofondo della mamme accompagnatrici che spettegolavano su di loro e, con poco contegno, avevano tutta l'aria di star radiografando Francesco sotto la divisa. Lei per tutta risposta passava loro accanto, esibendo il bel pancino, che iniziava ad essere ben visibile; non avrebbe mai ammesso la sua gelosia, ma inconsciamente risultava particolarmente territoriale nei confronti del marito.
"Cosa c'è … all'improvviso aiutare Vincenzo e la polizia non è più così allettante?!" domandò Emma, sarcastica. "Giorgi fai meno la spiritosa" dichiarò il marito, fingendosi indignato "lo sai che svolgo il mio lavoro scrupolosamente!" "Potevi mandare qualcun altro … dovevi venire per forza tu?" "E quando mi ricapita di lavorare insieme a mia moglie?"
Per diverso tempo Francesco ed Emma avevano lavorato a stretto contatto, quando Emma era arrivata per la prima volta in Val Pusteria. Camminare in mezzo ai boschi, seguire tracce, stare ad ascoltare la natura attorno a loro, era come tornare indietro a quei giorni.
Controllare che non succedesse niente di male ad Emma non era nulla al confronto dell'orgoglio che Francesco provava a vederla lavorare, vederla spiegare ai bambini le abitudini degli animali, mostrare loro le differenti orme che lasciavano sul terreno. Starla a guardare muoversi nel suo habitat, così a suo agio e piena di vita, era uno spettacolo che non si sarebbe perso per nulla al mondo. Si ricordava ancora quello sguardo un po' da bambina che aveva quando l'aveva accompagnata a vedere i lupi da vicino per la prima volta: rivedere quella passione nei suoi occhi era una delle soddisfazioni più grandi per Francesco. Anche se era sua moglie e ben presto sarebbe diventata madre, Emma era soprattutto una donna, con le sue passioni e le sue aspirazioni e lui sarebbe stato sempre in prima linea per aiutarla a realizzarle. E poi aveva un talento naturale con i bambini: sapeva parlare loro con naturalezza e docilità, senza trattarli con condiscendenza.
"Allora bimbi venite qui, attorno a me" disse Emma, inginocchiandosi di fronte ad una piccola grotta nel terreno. Le maestre e le operatrici che accompagnavano i bambini li raggrupparono attorno all'etologa. "Questa che vedete è la tana di un orso" iniziò a spiegare, lentamente, per permettere all'interprete di tradurre ai piccoli rifugiati "so che sembra strano, perché l'entrata è molto piccola, ma in realtà gli orsi bruni sono animali molto agili." Francesco, le mani giunte dietro la schiena, stava a guardare, fiero. "E poi grazie a delle speciali telecamere che si chiamano foto trappole installate dal comandante Neri e dai suoi colleghi della Forestale" continuò Emma, indicando Francesco e sorridendogli timidamente "è possibile controllarli e monitorarli, per tenere al sicuro sia gli animali che gli uomini".
Francesco vide con la coda dell'occhio alcune delle mamme ridacchiare, sicuramente perché Emma gli aveva dato del lei e l'aveva chiamato per cognome, sebbene probabilmente non ci fosse una singola persona in paese a non sapere che fossero. Anche a Francesco sembrava alquanto sciocca tutta questa formalità, per loro che si erano dati del lei solo presentandosi ufficialmente, la prima volta - e per giunta con molto imbarazzo, visto che poche ore prima si erano conosciuti in costume da bagno sulla riva del lago. Ma Emma ci teneva a fare le cose per bene, a distinguere il lavoro dalla vita privata e lui l'aveva accontentata. Francesco alzò gli occhi al cielo, scuotendola la testa, e con la mano mimò verso Emma, a cui non erano di certo sfuggiti i risolini e le insinuazioni delle donne che erano con loro, il becco di un'anatra. "Lasciale parlare" le disse, parlando con il solo labiale.
 
Lasciati i bambini, Emma e Francesco tornavano in auto verso il lago. "Che dici, com'è andata?" "Sei stata bravissima, amore, non devi preoccuparti… " "Lo dici solo perché sono tua moglie … ero così impacciata e nervosa" "Nervosa non saprei, ma impacciata no di sicuro … sei andata alla grande" la tranquillizzò, accarezzandole la guancia con le nocche "Ti riaccompagno a casa? … oggi hai già camminato abbastanza …"
Francesco si era finalmente arreso all'idea che Emma fosse in grado di camminare da sola, anche per via delle raccomandazioni della ginecologa di fare attività fisica. Con la neve ormai relegata alle cime più alte, Emma approfittava del lungo lago per spostarsi dalla palafitta fino alla caserma e si muoveva liberamente senza che il marito la seguisse come un cane da guardia.
"No, vengo con te …" rispose Emma "Isabella è da Klaus e Valeria mi ha chiesto di stare con Mela questo  pomeriggio"
Arrivati in caserma, Vincenzo aspettava Francesco con trepidazione. Un veloce bacio a sua moglie e il comandante della Forestale lo raggiunse nel suo ufficio.
"Dimmi Vincenzo" disse, chiudendo la porta. Vincenzo, seduto alla sua scrivania, lo invitò ad accomodarsi. "Cosa sono tutte queste formalità? Qualcosa di serio?" "Qualcosa di serio" rispose il Commissario "queste sono informazioni riservate ma date le circostanze mi sembrava giusto informarti prima. Il magistrato ha emanato un'ordinanza di custodia cautelare" "Chi?" "La dottoressa Elena Salvi"
Francesco rimase impassibile. La dottoressa Elena Salvi lavorava per il carcere di Bolzano e Francesco era stato suo paziente per un certo periodo: il Comando Provinciale, a causa del suo coinvolgimento in un caso di omicidio, aveva voluto una valutazione del suo profilo psicologico; da lì, avevano iniziato insieme un percorso di analisi.
"A quanto pare Ingrid Moser ha deciso di collaborare con gli inquirenti e ha scoperchiato un vero e proprio vaso di Pandora" "Che vuol dire?"
La madre di Klaus, infatti, sebbene rea confessa d'omicidio, si era sempre rifiutata di accusare il marito di associazione a delinquere, dichiarando di non sapere nulla degli affari di suo marito. Bruno Moser era un uomo rigido, dall'ideologia politica controversa e Ingrid non aveva intenzione di passare un minuto di più come sua moglie, dopo quello che era stata costretta a fare per il bene dei figli, a causa di suo marito; tuttavia ne aveva ancora paura e temeva che eventuali ritorsioni sui ragazzi. Era su quel punto debole che, spiegò Vincenzo, gli inquirenti la stuzzicavano, fino ad ottenere l'effetto sperato. "Vuol dire che ha fatto nomi e cognomi e fornito molti altri dettagli su suo marito, il Maestro e la psicologa. A quanto pare anche la dottoressa era coinvolta nel giro di corruzione e traffici illeciti di Bruno Moser e Kroess, Francesco"
Dopo l'ultimo incontro che aveva avuto con la psicologa, la notizia non lo stupì affatto.
 
Francesco sentì dei passi leggeri percorrere il terrazzo della palafitta. Dal cucinino, dove aveva messo il bollitore sul fuoco, Francesco si spostò nell'ambiente principale per andare incontro ad Emma che tornava dall'audizione con il PM; avendo lavorato dai Moser, avevano voluto sentire anche lei a seguito dell'arresto dei due coniugi: una tazza del suo tè preferito l'avrebbe rinfrancata di sicuro. L'uomo avrebbe voluto starle vicino, ma nella sua posizione sarebbe stata un'interferenza troppo grande, anche per lui. Il fatto che Vincenzo fosse presente, però, lo rassicurava.
Ad aprire la porta, tuttavia, trovò una figura bionda.
"Elena?!" Francesco fu sorpreso di vederla. Non si erano salutati bene, pochi giorni prima. L'insistenza della donna nei suoi confronti, nonostante avesse messo in chiaro più volte quali fossero i suoi sentimenti, era stata mitigata solo dalla signorilità della sua risposta. Anche quando la donna avrebbe meritato un allontanamento deciso, Francesco si era limitato ad accompagnarla alla porta con una scusa qualsiasi. Ma, a quanto pareva, neanche il terzo due di picche era servito a far recepire l'antifona.          
Elena si guardò intorno. Il grande stanzone era pieno di scatoloni e alcuni abiti di Emma erano sparpagliati alla rinfusa tra il letto e la poltrona. "Non sei da solo?" "No…" rispose Francesco, sorridendo lievemente. Nei giorni precedenti erano stati troppo impegnati a non fare nulla per una volta nella loro vita e quella mattina, nel lasciare il letto all'ultimo momento utile, Emma aveva messo a soqquadro l'intera stanza per cavare fuori qualcosa da mettere tra valigie, borsoni e scatoloni. "Emma ed io siamo tornati insieme" "L'hai perdonata?" domandò la psicologa, sbalordita. "Diciamo …  che avevo più cose io da farmi perdonare …"
"Ti invidio sai ..." esordì la donna, uscendo sul terrazzo. Francesco la seguì.  Era una bella e calda giornata d'autunno, le foglie degli alberi tutt'attorno al lago iniziavano poco per volta ad ingiallire, creando delle sfumature dorate sul crinale della montagna.
"Te lo dico da amica e non da terapeuta, io non riuscirei mai a perdonare il tradimento con l'assassino di mia moglie. Io ho visto come ti ha ridotto, Francesco. Ho visto il male che ti ha fatto…." "Credimi Elena, anche io ne ho fatto a lei ... forse anche di più" Francesco sentiva profondamente il torto che le aveva fatto, non riusciva a darsi pace per averla lasciata sola in un momento così difficile e, soprattutto non aver condiviso con lei il peso di un dolore che, in fin dei conti, entrambi si portavano dentro. "È incredibile quanto tu sia cieco di fronte a lei!" esclamò Elena, lapidaria "Perché ostinarsi con un amore che fa soffrire?"
Le parole di Adriana e di Vincenzo riecheggiarono nella mente dell'uomo "Qualcuno mi ha spiegato che l'amore a volte ci fa ridere, altre volte ci fa piangere, non possiamo prendere solo quello che ci piace." Si era affannato a rincorrere la favola, senza capire che la perfezione sta nel dar valore ad un sorriso al risveglio, ad un abbraccio in un momento di malinconia, ad una mano che si intreccia durante una passeggiata.  
"Ma tu hai già sofferto tanto, perché ti ostini a soffrire ancora?" insistette lei, vedendolo sporgersi, come da sua abitudine, al parapetto della terrazza. La brezza del lago, le aveva detto, lo aiutava a pensare. "Lo vedo sai che non sei sereno…che hai?"
Francesco abbassò la testa, le mani giunte “Emma ha deciso, si sottoporrà all'intervento all'aneurisma" "E naturalmente tu non sei d'accordo ... ma non hai voce in capitolo …" "Non sono io, a dover andare sotto i ferri" troncò Francesco, rassegnato. Aveva accettato, anche se a malincuore, la decisione di Emma. L'unica cosa che poteva fare, a questo punto, era di starle vicino. E sperare che tutto andasse bene. Non aveva molte alternative.
"Ma se dovesse andare storto qualcosa, chi resterebbe a raccogliere i cocci … lei? Non penso proprio …" Elena aveva questa capacità innata di lavorare come avvocato del diavolo, anche durante le loro lunghe sedute, provocando la risposta e la reazione del suo interlocutore "… eppure le avevo detto di tornarsene da dove è venuta."
"Come scusa?" Francesco, che fino a quel momento le aveva dato le spalle, si girò di scatto.
“Cioè…volevo dire…qualche giorno fa l'ho incontrata per caso in caserma, ero venuta a cercati e trovandola lì le ho consigliato che per voi sarebbe stato meglio stare lontani un po' per … per capire veramente cosa volete"
Francesco scosse la testa, un ghigno d'amarezza stampato sulle labbra "Non usare certi trucchetti di psicologia spicciola con me, Elena … hai usato ben altre parole" Dopo mesi di analisi, Francesco aveva imparato a riconoscere le sue tecniche. Inoltre, era ben evidente dal suo affannarsi a cercare le parole migliori, che si stava arrampicando sugli specchi.
"Non avevo idea che foste tornati insieme, ti giuro" dichiarò la psicologa, stupita dalla reazione di lui, non più sulla difensiva quanto piuttosto all'attacco. Era da tanto che non lo vedeva così, forse dalla prima volta che si erano seduti l'uno di fronte all'altro. "Non approvo, ma è la tua vita, puoi farne quello che vuoi"
"Scusa eh, ma non ho bisogno della tua approvazione…e comunque a te non è mai andata a genio" Era come se in quel momento, stimolato dallo strano comportamento della donna, a Francesco si fosse accesa una lampadina. Emma spesso aveva lanciato delle battutine su Elena, ma lui le aveva interpretate sempre come semplice gelosia femminile. La cosa lo faceva ridere, perché per lui Emma non aveva nulla da temere. Non c'era nessun'altra che lui volesse, era la donna della sua vita e tra i due era lui a sentirsi inadeguato e fortunato ad avere una donna come lei. Elena invece, si rese conto Francesco, aveva sempre, anche se in maniera velata, osteggiato Emma.
"Come potrebbe? Lei è così…così...egoista, ecco" "Ma che cazzo stai dicendo?" Francesco avrebbe permesso a chiunque di dire qualsiasi cosa sul suo conto, ma non una parola avrebbe dovuto intaccare Emma. Gli errori si fanno, e se ne pagano le conseguenze; ma nessuno deve arrogarsi il diritto di mettersi su un piedistallo e sputare sentenze. "Tu non la conosci minimamente…Emma, Emma è la persona più altruista e generosa che io conosca" "Ne sei sicuro?" rimbeccò lei, sprezzante "Pensaci bene…è piombata nella tua vita già abbastanza incasinata con tutti i suoi problemi. Mentre tu stavi facendo un percorso, lei ti portava a fondo con la sua malattia, con il suo legame con Kroess…" Elena si avvicinò a Francesco lentamente, accarezzandogli il volto, la voce addolcita "Tu hai bisogno di qualcuno che ti stia vicino, che si prenda cura di te, che… "
Francesco allontanò la mano della psicologa con uno gesto brusco. Si era stancato del suo modo di fare. Un attimo prima severa maestrina, quello dopo infermiera dal cuore tenero "Io voglio una donna al mio fianco...non una balia. Se pensi che è di questo che io ho bisogno, allora non hai proprio capito niente di me…" "Io ho capito che vuoi fare l'eroe e che ti piace farti carico delle disgrazie altrui, solo così ti senti vivo … ma Emma ti porterà a fondo con lei"
"Tu. Non hai. La minima. Idea. Di quello. Che Emma. Ha fatto. Per me. Tu non c'eri."
Dicendo quelle parole Francesco si ricordò di quella volta che Emma gli chiese se ci fosse qualcuno pronto a salvare lui, quando lui era costantemente in prima linea per salvare gli altri. Ora conosceva la risposta: lei l'aveva salvato. Lei lo salvava, ogni giorno. Francesco la fissava, ed Elena con fatica riusciva a sostenere quello sguardo greve; era furioso. "Emma mi ha conosciuto che io ero vivo per inerzia…sopravvivevo...e mi ha insegnato giorno per giorno a vivere di nuovo. Se c'è una persona qui che mi ha riportato nel baratro…quella sei tu, con tutte le tue cazzate sul convivere con i propri fantasmi" "Io…io l'ho fatto per il tuo bene, perché non si può dimenticare … fare finta che quello che ci fa soffrire non esiste" "No, ma si può imparare a tirare fuori il bene da quelle esperienze. Ed è questo quello che Emma ha fatto" "Dov'è tutto questo bene? Non avresti avuto bisogno di me se fosse davvero così speciale come dici … non mi pento di averla mandata via durante una delle nostre sedute" "Cosa hai fatto?"
“Era in casa?" domandò una voce tremolante alle spalle della donna. Emma stava all'ingresso della palafitta, una mano ancora sul pomello della porta d'ingresso, l'altra che stringeva forte il manico della borsa, appesa alla spalla "Era. In. Casa? Dimmi che non è vero…"
"Certo che era in casa…" messa con le spalle al muro, Elena non aveva più alcun scrupolo a trattare Emma con il poco rispetto che le aveva sempre destinato, ora anche di fronte a Francesco. Ad Emma, Elena era sempre passata inosservata, almeno fin quando Francesco non aveva iniziato a cambiare di fronte ai suoi stessi occhi. Per Elena, invece, Emma era una minaccia da scacciare il più lontano possibile. "Non  potevo permetterti di distruggere tutto il lavoro che stavo facendo con lui. Non aveva bisogno di altri guai oltre ai suoi"

Francesco rimase in silenzio. Era sconvolto ed incredulo. Spesso Vincenzo ed Emma lo avevano messo in guardia di fronte ai comportamenti poco professionali di Elena, del suo superare il limite della relazione professionale. Ma Francesco, che era un uomo buono, aveva sempre creduto che la sua onestà e bontà fossero ripagati con la stessa moneta. Ora dubitava persino di tutte le storie e di tutti i drammi personali che la donna gli aveva raccontato. La fiducia che aveva riposto in lei si stava sgretolando come un castello di sabbia.
"Io ero sconvolta … avevo appena perso il nostro bambino, volevo solo parlare con lui e tu non mi hai permesso di vederlo…" Quella confessione aveva prostrato Emma nell'animo, la voce non mentiva, ma non nel corpo. La sua postura era fiera, dignitosa, come di chi, a differenza di Elena, non deve nascondere nulla.
"COSA?" tuonò Francesco, disgustato. “Io…io…" ormai, di fronte alla verità venuta a galla, Elena non sapeva più come rispondere.
"MI FAI SCHIFO!" urlò Francesco. Emma si spaventò. Nero in volto, lo sguardo minaccioso, il respiro ansante per le urla, le vene sulle tempie erano ben in evidenza per la tensione: se ci fosse stato silenzio attorno, probabilmente si sarebbe potuto sentire con facilità il cuore che gli batteva a ritmo serrato … "CHE PSICOLOGA SEI?" "Ma come potevo sapere…" Elena, altrettanto impaurita dalla violenta reazione del forestale, indietreggiò.
"Non hai un briciolo di umanità. Io mi sono fidato di te…mi sono aperto e tu mi hai solo manovrato come ti faceva più comodo, secondo le tue convinzioni…." Francesco ricordò come un flash la sua diffidenza dei primi giorni e di come, dopo la morte di Adriana e il dolore profondo che ne era seguito, la convinzione che ci fosse qualcosa di sbagliato in lui che portasse alla morte di tutti coloro a cui voleva bene lo aveva spinto ad accettare l'aiuto di un professionista; il terrore, ogni giorno che passava, di perdere anche la donna che finalmente poteva dire di amare lo aveva convinto a fare questa cosa anche per lei, perché potesse avere un uomo migliore al suo fianco; si ricordò del sollievo provato quando aveva creduto di aver trovato una consigliera, più che una psicologa, una persona che non solo l'aiutasse, ma si fidasse a tal punto da chiedere il suo aiuto. Ed invece lei aveva sempre e solo lavorato per separarlo da Emma. Come nei peggiori cliché, si era scoperta attratta da lui e aveva fatto di tutto per renderlo dipendente da lei. Tutta la rabbia sopita da mesi di lavoro su di sé venne fuori come un vulcano che per secoli sembra dormire, ma in realtà ribolle sotto la superficie terreste. Sputò contro Elena tutto il suo disprezzo e tutto lo schifo che provava per come lo aveva preso in giro; ancor più che per sé stesso, era disgustato per quello che aveva fatto ad Emma. E chissà di quanto altro ancora non si erano accorti, mentre lei rideva alle loro spalle.
"Basta Francesco!" Emma gli scorse affianco, afferrandolo per la vita. Era irriconoscibile, sembrava non essere più in grado di non sentire nessuno attorno a lui, nemmeno Emma. "Dai! Basta … per favore … non ne vale la pena"
"VAI VIA…prima che io non risponda più di me…" minacciò. Emma sapeva di cosa era capace Francesco, se provocato. Era pur sempre un militare, qualcuno che aveva fatto per anni della sua forza fisica un lavoro.
"Vi chiedo scusa…" Elena, in un ultimo tentativo di salvare la situazione, si rivolse ad Emma "ti prego…lascia che ti spieghi"
"TU PREGHI" intervenne Francesco "tu che hai fatto di tutto per mettermi contro Emma ORA LA PREGHI?"
"Basta Francesco" lo zittì Emma, prendendo il suo volto tra le sue mani e accarezzandolo. Immediatamente, il respiro dell'uomo si placò, come se quell'imposizione delle mani avesse avuto un effetto taumaturgico su di lui. "E tu non serve che ti spieghi" disse Emma, rivolgendosi alla psicologa "le tue azioni hanno parlato già per te.. vattene da casa nostra…VATTENE."
Elena, a queste parole, accettò il consiglio perentorio di Emma e lasciò la palafitta. Francesco, sconvolto da quanto accaduto, si accasciò sulla panca accanto al tavolo della terrazza, le mani tra i capelli. Emma lo raggiunse, e gli passò un braccio attorno alla spalla, con l'altro gli afferrò teneramente il braccio, carezzandolo delicatamente con il pollice. "Io non ci posso credere …" Francesco scosse il capo, ancora incredulo "tu mi avevi avvertito, tu non ti fidavi di lei e io non ti ho dato ascolto"
"Shh shh" Emma posò un bacio delicato sulla spalla del compagno "anche tu mi avevi messa in guardia su Kroess e guarda cosa è successo. È finita … non ci pensiamo più"
"Non ci riesco … io ho bisogno di capire …" le disse, ponendosi di fronte a lei e prendendole le mani tra le sue "mi conosci, ho molti difetti e con te sono stato uno stronzo … ma non ti avrei mai lasciata sola. Perché non sei tornata?"
"Ma io sono tornata" disse, serena ma lapidaria "solo che mi sembravi troppo preso da altro per poter sentire quello che avevo da dirti". Sorrideva, ma i suoi occhi erano malinconici. Si erano giurati di dirsi tutto, di non nascondersi più niente e di affrontare con serenità e maturità ogni cosa. È così che fanno le coppie sicure del proprio amore.
"Io non … non capisco." "Ero laggiù" disse, indicando con un cenno un punto alle sue spalle, sul vialetto che conduceva alla casa sul lago "era sera, saranno state le nove forse … a me non interessava quello che ci eravamo detti, le idee diverse … io mi sentivo … vuota … e sola … e volevo solo che tu mi abbracciassi."
Le lacrime faticavano a scendere, ma Francesco non sapeva dire se Emma si stesse imponendo di non piangere. Le strinse le mani più forte, mentre la voce le si indeboliva e le parole stentavano ad uscire sicure. "E invece quando arrivo ti trovo qui, seduto proprio dove siamo noi adesso, a cenare con la tua psicologa." Per un attimo, Emma lasciò lo sguardo di Francesco, perdendosi nel vuoto. Chiuse gli occhi, una lacrima le rigò la guancia. "Io avevo perso nostro il nostro bambino … e tu brindavi".
Non c'era cattiveria, recriminazione nelle parole di Emma. Erano solo un dato di fatto. E per questo, per la loro cruda asprezza, che a Francesco facevano ancora più male. Avrebbe voluto che la terra lo inghiottisse in quello stesso momento. Non solo l'aveva lasciata sola, ma quando più aveva bisogno di lui, lei aveva creduto che si fosse dimenticato di lei … come se fosse mai stato possibile … Lei era insostituibile, sarebbe stato come togliere il sole alla Terra. Mentre ancora Emma non riusciva a guardarlo, Francesco avvicinò la sua fronte alla tempia di lei. Voleva sentire il suo profumo, voleva che lei sentisse il suo respiro.
"Mio Dio Emma …" disse in un soffio "riuscirai mai a perdonare il male che ti ho fatto?"
Emma girò finalmente la fronte verso di lui, carezzandogli leggermente la guancia "ci siamo fatti troppo male, ma adesso basta".
 
"Domani mattina la preleveremo e il magistrato verrà qui per interrogarla. Sono ben consapevole che la a Polizia qui è ospite" proseguì Vincenzo; quando gli era stato comunicato che il commissariato si sarebbe trasferito ci era rimasto veramente male, lui forse più di tutti gli altri, ma in quel momento gli avrebbe fatto comodo una sede separata "ma devo chiederti di non essere in caserma. Tu lo capisci … sei troppo coinvolto."
"Certo" Francesco capiva benissimo. Essere stato paziente di Elena lo metteva in una posizione scomoda, senza contare che probabilmente gli inquirenti avrebbero voluto ascoltare anche lui. "Però devo chiederti una cosa in cambio … fai in modo che Emma rimanga fuori da tutta questa storia. Il suo nome … fai in modo che non venga fuori" Elena, Francesco ormai lo sapeva bene, era una donna vendicativa ed ora che la frequentazione con Kroess e Moser non era più un fatto casuale, il forestale temeva che potesse tirare giù con sé chiunque aveva provato a mettersi contro di lei; se è vero che la vendetta è un piatto da servire freddo, quale migliore occasione per la donna, dopo mesi dal loro ultimo incontro.
"Francesco … ti rendi conto cosa mi stai chiedendo? Io non lo posso fare …" "Lo so, non ti sto chiedendo una cosa legale … ma provaci, almeno. Io sono a vostra completa disposizione, non mi interessa … qualsiasi bugia, qualsiasi accusa … ma Emma … nel suo stato … per favore"
Vincenzo era un uomo di giustizia, oltre che un uomo di legge. Per lui non esistevano solo le regole, ma anche fare la cosa giusta per chi se lo merita. Negli anni aveva imparato dal suo collega della Forestale che la prassi e i regolamenti non sempre garantiscono un esito positivo e a volte è necessario lasciare che le cose non siano necessariamente limpide e trasparenti. Il commissario ponderò un po' la situazione e alla fine acconsentì ad accordarsi con Francesco "non ti prometto niente però" disse, mettendo le mani avanti "farò quello che posso e parlerò con chi di dovere, ma non è una cosa in mio potere, lo sai".
Francesco apprezzava lo sforzo dell'amico, e tanto gli bastava. Con Emma al suo fianco, lui estremamente competitivo, aveva imparato ad apprezzare il motto decoubertiano: la cosa che più conta è tentare, non riuscire, che magari una volta la fortuna può sorridere anche a noi.


 


Angolo dell'autrice

Ciao a tutti! Come va? Spero tutto bene! Chiedo scusa per il ritardo nella pubblicazione ma la ripartenza del set di Un Passo Dal Cielo mi ha completamente sfasata. Rivedere i coniugi Neri (Francesco con la fede), mi ha proprio destabilizzata. Mai avrei creduto di poterlo vedere al di fuori della mia immaginazione. E poi l'incertezza di quello che sarà la loro bellissima, anche se travagliata, storia d'amore. Nel frattempo, visto che i tempi come al solito sono biblici, mi concentro sulla mia versione, sicuramente più ricca di gioie e soddisfazioni.
A presto!
   
 
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