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Autore: lipstick_    07/07/2020    0 recensioni
Renée è una dottoressa. Lo ha sempre saputo che avrebbe fatto quel lavoro. Fin da piccola, quando lei le bambole le usava come pazienti e non le faceva giocare come le sue amichette.
Renée sa di essere brava, non permette a nessuno di mettere in dubbio il suo operato.
Ed è per questo che quando incontra Andrea, un ragazzo estremamente bello come estremamente arrogante, non si perde d'animo e risponde per le rime. Non le piace vantarsi, a lei non interessa che gli altri sappiano quanto lei sia brava, ma questo bellissimo ragazzo arriva in un momento caotico e Renée non sa proprio come ma parla senza pensare. Decisamente insolito per la controllata Renée.
__ SAAALVE__ questa è la prima storia che pubblico, non sono una scrittrice e nemmeno una dottoressa, quindi chiedo perdono se alcune cose saranno approssimative.
ci tengo a precisare che personaggi, luoghi e vicende sono del tutto inventati dalla mia testolina.
spero di potervi tenere compagnia e perchè no? spero anche che possa piacervi la mia fantasia.
lipstick_
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAPITOLO DECIMO
 
 
Non vedo Andrea da ieri sera. Questa mattina uscendo, per portare da mio fratello i bambini, ho trovato un suo biglietto sul bancone con scritto che era dovuto uscire presto.
Torno a casa dopo un turno micidiale e lo trovo sul divano. Quando mi vede si alza e mi raggiunge.
Ottimo, ieri sera voleva parlare.
«Ehi» ho la voce stridula. Ma che ho?
Lui ride, non so se per il mio tono di voce o altro, ma ride, e la sua risata è incredibilmente bella «Vuoi sapere una cosa bella ma strana?» non saluta nemmeno. Bella ma strana?
«Okay dimmi questa cosa»
«Oggi mi sei mancata» tutto d’un fiato. Ah. Okay…
Cerco di non fargli capire quanto questa confessione mi faccia piacere. Perché ti fa così piacere Renée?
«E perché la definisci bella ma strana?» siamo ancora in piedi, nel corridoio.
«È bella perché non vedevo l’ora di stare con te, ed è strana perché non avevo mai provato qualcosa del genere. Non trovi che sia strano?» trovo strano che io pensi le stesse cose tue.
«Non mi piace che tu la definisca una cosa strana»
Non mi risponde, fa un passo in avanti e io uno indietro «Ti metto in imbarazzo?»
No, ma stai facendo venire fuori emozioni imbarazzanti.
Scuoto forte la testa.
«Allora perché ti allontani?» è una domanda legittima.
«Perchè te l’ho detto, io non so come comportarmi in queste situazioni. Ho sempre paura di fare qualcosa di sbagliato. Io non voglio sbagliare Andrea. Per tutta la vita ho fatto le cose più giuste e la gente aveva comunque da ridire, se dovessi sbagliare cosa mi direbbero?»
e lo penso davvero, infondo è inutile continuare a stare zitta, a che pro dovrei tenere sempre tutto dentro?
«Non dovrebbe interessarti quello che pensa la gente, sei una ragazza intelligente, forte e anche bellissima. Deve interessarti solo quello che pensi tu di te stessa» questo lo so «e poi perché pensi di sbagliare a prescindere?»
«Perchè non sono cose dimostrabili con la scienza?» ci provo, non la so nemmeno io la risposta.
Ride sarcastico «E se invece di dare tutto per sbagliato già in principio, non ci provassi? Magari non sbaglierai niente, magari sbaglierò io. Oppure tu aiuteresti me e viceversa» alza le spalle. Come se fosse tutto semplice.
Magari lo è.
«Provarci?» provare tipo a stare insieme? Ma lui non era quello da “una botta e via?”
Annuisce convinto «Vuoi mangiare cinese?» come? Ma stavamo parlando di altro.
Andiamo, lo sai che sta cambiando discorso per non renderti le cose troppo difficili.
Alzo le spalle rassegnata dai suoi sbalzi d’umore «Io non ho mai mangiato cinese»
Spalanca la bocca scioccato «Come no?»
«Ho mangiato sushi, mi piace il sushi, ma cinese mai provato»
Batte le mani entusiasta «Perfetto Doc. è ora della tua prima volta» suona male, suona malissimo. Mi fa l’occhiolino, e potrebbe dire qualsiasi cosa, ma dopo quel gesto me ne scorderei.
Troppo bello Andrea, sei troppo bello.
 
 
«Quindi questo è il cibo cinese? Pensavo che le mettessero solo nei film le scatoline di carta quadrate» Andrea ride della mia confusione. «No, lo mettono davvero in queste confezioni. Sai usare le bacchette?» Sbuffo alzando gli occhi al cielo «Sii, ti ho detto che vado spesso al sushi».
Siamo seduti per terra, tra il divano e il tavolino, uno di fianco all’altra. Spontaneamente, senza pensarci, ci siamo seduti vicini e non di fronte.
«È diverso acchiappare un pezzo di sushi rispetto a del riso» e lo è davvero.
Sbuffo alla quarta volta che provo a tirare su un boccone. Sono tentata di alzarmi e prendere una forchetta.
Andrea ride «Te l’avevo detto, vuoi una mano?» senza aspettare la mia risposta, slitta con il corpo verso la mia parte e la sua mano destra si appoggia sulla mia. Sento formicolare la pelle a contatto. Non so se sia lo stesso per lui, ma sembra sereno. Finalmente, con il suo aiuto riesco a maneggiare in modo normale le bacchette e a mangiare da sola. Ma anche quando leva la mano, Andrea resta attaccato a me. Giro il viso verso di lui confusa «Che c’è?» parli anche con la bocca piena adesso?
Sorride scuotendo la testa «Sei bella quando mangi» la mia pelle si colora istantaneamente di rosso.
«Grazie» distolgo lo sguardo, era un complimento vero?
«Era un complimento sai» ma mi legge nella mente?
«Mi parli di te Doc.?» di me?
«Emh, in che senso? Sono una dottoressa e vivo qui?» scoppia a ridere. Che banale che sei Renée.
«Non di questo. So già che lavoro fai. Voglio sapere altro, tipo quanti ragazzi hai avuto?» è una cosa indispensabile da sapere?
«Uno» ovviamente nemmeno ci penso prima di dirlo. Andrea non fiata, mi giro per guardarlo e ha la bocca leggermente aperta.
«Non dici niente?» si riscuote «No, io intendevo tipo, quante storie, non un numero preciso, nemmeno io ricordo il mio. Diciamo nell’ordine delle decine?» perché è così importante?
Alzo le spalle «Ah okay. Uno.» è così e basta.
«Dai Renée, hai capito, intendo dire con quante persone hai scopato» sbuffo, è un discorso così banale. «La risposta non cambia.»
«Sei seria?» e perché mai dovrei mentire?
«Certo che sono seria»
«Ma, tu sei… e nessun altro? Perché? Non ti piace fare sesso? Pensi che sia immorale?» mi strozzo con il boccone che stavo masticando.
«Ma che discorsi fai? Il sesso è una cosa naturale. Perché ogni volta che una ragazza dice di non fare sesso allora è una suora e se invece lo fa è una poco di buono? È un ragionamento maschilista Andrea. Ho fatto sesso solo con il mio unico ragazzo. Se avessi avuto voglia di fare sesso occasionale non ci sarebbe stato niente di male. L’importante è proteggersi.»
«Ma allora perché solo lui?» oddio ma che ansia «Ma perché ti interessa tanto?!»
«Scusa, non lo so. È che mi è venuto in mente prima. Pensavo che tu avessi avuto un sacco di avventure sai, per scaricare lo stress. E non ci sarebbe stato niente di male eh, anzi.» per scaricare lo stress?
«È un ragionamento stupido. Una ragazza può stare benissimo anche in un letto poco affollato.»
sono fermamente convinta di questo.
«Si lo so, scusa. È che, pensavo che tu avessi una fila lunga di persone desiderose di avere attenzioni da te, e che tra questi tanti si fossero accaparrati il tuo cuore. Tutto qui» e perché mai pensava una cosa del genere?
«Non è così. Io… » tentenno «diciamo che non piaccio molto, evidentemente »
«A me piaci. Molto » lo guardo dritto negli occhi. Rido.
«Lo trovi divertente?» sembra offeso. Lui offeso?
«No, scusa. Tu?»
«Io cosa?» Lo guardo dall’alto al basso allusiva. «Decine? Centinaia?»
Scoppia a ridere «sei curiosa o gelosa?» gelosa?
«Dimmelo» eddai, perché io si e lui no?
«Direi molte decine» si morde il labbro. Non farlo, non farlo.
«Molte?» sto sudando. Lui annuisce e quel bellissimo labbro resta fra i suoi denti.
«Ma nessuna mi ha mai colpito da rimanere anche nel cuore, oltre che nel letto.» Ah.
«Okay» mi alzo e comincio a sistemare il tavolino.
«Ti sei offesa?» no, sto solo pensando alla quantità enorme di ragazze che sono passate nel tuo letto.
Perché ti da così fastidio? Non è il tuo ragazzo, e anche se lo fosse è successo prima di te.
Butto la testa indietro e poi ritorno a guardarlo «No, non sono offesa» e secondo te ci crede?
Si alza anche lui, mi prende di mano tutte le confezioni vuote e le appoggia sul tavolino, per poi farmi sedere sul divano di fronte a lui.
«Renée, so che ti sembra strano, non sei abituata. Ma a me piaci davvero tanto. Non so nemmeno da quando esattamente. Se per te è così intollerabile come situazione, dimmelo ora.» tutto tranne che intollerabile.
«Mi piaci anche tu» lo ammetto e finalmente la me interiore è d’accordo con quello che effettivamente dico.
Andrea sorride sollevato «Oh mio Dio, hai espresso un’emozione» sbuffo tirandogli un pugno sul petto. Pugno che non gli fa il minimo effetto.
Continua a ridere e la sua risata fa ridere anche me. Strano, ridi così poco.
«Mi piaci quando ridi» dolce, troppo dolce.
«Hai appena ammesso che ti piaccio davvero tanto, è normale che ti piaccia anche la mia risata»
«Saputella» gne.
Restiamo a parlare sul divano – di cose semplicissime – e quando ci alziamo per andare a dormire, sto così bene sotto il suo braccio che mi viene naturale chiedergli se ha voglia di dormire con me.
Mi guarda scettico «Sei sicura?» non penserà in quel senso vero?
«No, cioè si. Sono sicura di voler dormire con te, ma solo dormire. Per adesso.» sempre meglio chiarire. Sorride, lo sapeva già.
«per adesso» soppesa le parole «voglio dormire con te.»
 
 
 
Mi sveglio con il sorriso. Lo so perché sento Andrea dietro di me. Questa volta non aspetto che si svegli da solo, mi giro e lo bacio sulla guancia. Sorride prima di aprire gli occhi.
«ciao» da quando sei così felice al mattino?
«ciao» e non so il perché – forse perché ieri abbiamo ammesso entrambi di piacerci veramente, o forse perché con lui dormo incredibilmente bene – ma mi avvicino ancora per abbracciarlo a mia volta. Sbaglio evidentemente, perché si allontana. Sul serio? Un passo avanti e sette indietro. Ha dormito abbracciato a me tutta la notte, che gli costa abbracciarmi adesso?
Probabilmente mi legge nella mente «Scusa, è che sai è mattina. E io non beh non… da tanto e sei stata tutta la notte lì… » oh, capisco.
«Mi dispiace non ci avevo pensato» sono imbarazzatissima. Non che non sia una cosa normale, anzi, ma svegliarsi con Andrea in pieno di una erezione mattutina non l’avevo messo in conto, tutto qui.
«Vado nel bagno giù okay?» annuisco senza dire altro. E non vorrei sembrare la ninfomane del momento, ma quando si alza, lo sguardo cade proprio a quell’altezza e non posso fare a meno di trattenere il fiato. Datti una calmata.
 
 
Durante la pausa a lavoro chiamo Ludo. È la mia migliore amica, dovrebbe sapere gli sviluppi della mia quasi vita sentimentale, no?
Incredibilmente dopo il primo imbarazzo di sta mattina, è andato tutto incredibilmente bene. Come se fosse così da sempre, cosa che non è praticamente mai successa con il mio ex. Questo merita una chiamata per Ludo, no?
«Renée, sta sera Bisto» senza salutare, solito.
«Ludo, ti avrei chiamato per un’altra questione in realtà»
«Non importa, mi dirai sta sera. Massimo ci fa conoscere il suo ragazzo»
«Ommiodio, quindi lui e Stefano hanno chiarito? Sono così contenta» era ora.
«Sii, anche io. Ah e porta anche Andrea, se ti va» mi va, mi va.
 
 
 
Più tardi rientro a casa e vado direttamente nella camera di Andrea.
«Hai da fare stasera?» alza la testa sorridendo.
«Mi stai chiedendo di uscire assieme?» ops.
«No, si. In realtà Ludo ci ha chiesto di andare al Bisto, questa sera il fratello di Ste ci farà conoscere il suo ragazzo.»
«Perfetto, contatemi» si avvicina e si appoggia allo stipite della porta.
«Puoi salutarmi ora?» sono maleducata, lo so.
«Si, scusa. Ciao» sorrido. Ingenua Renée.
Andrea sorride scuotendo la testa «Non così» avvicina il viso al mio.
Si ha ragione, decisamente è meglio il suo saluto.
 
 
«Senti, guido io va bene?» Andrea entra in camera mentre sto mettendo il telefono in borsa. Si blocca, mi guarda dalla punta delle scarpe su, fino al viso. Fischia «Wow»
Sorrido, perché quando mi guarda così, mi sento più bella.
 
 
Siamo un po’ in ritardo, Ludo e Ste sono già al tavolo, li vedo dalla vetrina, per fortuna Massimo deve ancora arrivare. Andrea apre la porta, come un vero gentiluomo – non l’avrei mai detto – mi fa passare, per poi entrare a sua volta. Mi fermo quando sento la sua mano calda afferrare la mia. Lo guardo in cerca di capire cosa voglia dire. Lui mi risponde sorridendo «Mi piaci» alza le spalle e ricomincia a camminare verso il tavolo dei miei amici. Mi piaci. Ora risponderà a tutto così?
Ti darebbe fastidio?
Ludo ha lo sguardo fisso sulle nostre mani intrecciate.
«Renée, mi accompagni in bagno?» Stefano si gira verso di lei «Ma se ci sei stata due minuti fa?»
ma tace, quando la sua ragazza lo fulmina con lo sguardo.
Una volta in bagno, Ludovica mi mette con le spalle al muro «E quelle manine attaccate? Cosa diavolo è successo? Perché non me l’hai detto prima?» vorrei spiegarle che è il motivo per cui l’avevo chiamata oggi, ma forse sentire Andrea dire quelle parole così spesso mi ha fatto rincitrullire, quindi riesco a dare una sola risposta alla mia amica.
Alzo le spalle «Gli piaccio».
 
 
 
 
 
 
 
 
**** Ciao :)
spero che la storia fino a qui vi sia piaciuta, e che vi sia piaciuto anche il mio modo di scrivere.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate se vi va, non mordo ;)
Lipstick_
  
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