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Autore: Star_Rover    18/07/2020    7 recensioni
Fronte Occidentale, 1917.
La guerra di logoramento ha consumato l’animo e lo spirito di molti ufficiali valorosi e coraggiosi.
Dopo anni di sacrifici e sofferenze anche il tenente Richard Green è ormai stanco e disilluso, ma nonostante tutto è ancora determinato a fare il suo dovere.
Inaspettatamente l’ufficiale ritrova speranza salvando la vita di un giovane soldato, con il quale instaura un profondo legame.
Al fronte però il conflitto prosegue inesorabilmente, trascinando chiunque nel suo vortice di morte e distruzione.
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
Capitoli:
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XXII. Punto di non ritorno


Il tenente Green allontanò la sigaretta dalle labbra espirando una nuvola di fumo, l’oscurità della notte avvolgeva il villaggio, quel silenzio dopo l’ultima e intensa battaglia appariva quasi irreale. Richard voltò lo sguardo a nord e scrutò con attenzione gli edifici diroccati, tra quelle macerie si nascondeva il nemico, e da qualche parte in quel labirinto di rovine i suoi uomini stavano cercando di resistere. Il tenente si domandò se quei soldati avessero ormai perso le speranze o se ancora stessero attendendo un miracoloso intervento da parte dei loro commilitoni. Ovviamente egli non aveva intenzione di abbandonare i suoi uomini, ma non aveva alcuna certezza sull’esito di quella missione.
In tutto questo non poteva ignorare il suo coinvolgimento emotivo. Tra quei dispersi c’era anche il suo attendente, non voleva mentire a se stesso, sapeva che in determinate condizioni sarebbe stato disposto a rinunciare al suo buon senso, esponendosi a qualsiasi genere di rischio o pericolo.
Non sarebbe stato semplice gestire quel tumulto di emozioni, ma non poteva lasciarsi sopraffare dai sentimenti, prima di ogni cosa avrebbe dovuto pensare alla sicurezza dei suoi uomini. Allo stesso tempo era però consapevole che non avrebbe mai potuto abbandonare il villaggio senza il suo amato.
Richard era ancora immerso in questi pensieri quando avvertì il rumore di alcuni passi.
«Dottor Jones, ha bisogno di qualcosa?»
L’ufficiale medico negò: «no, ho solo pensato che avrebbe gradito un po’ di compagnia»
«La ringrazio per l’interessamento, ma sto bene così» disse con poca convinzione.
«A me non sembra affatto che lei stia bene»
«Non credevo che fosse quel tipo di dottore…» rispose il tenente con tono ironico.
«Sono solamente preoccupato per lei»
Green guardò il suo interlocutore negli occhi: «crede che possa perdere il senno?»
«No, affatto. Lei ha i nervi più saldi di tutti quanti noi» replicò il dottore con estrema serietà.
«Allora per quale motivo è qui?»
«La conosco da molto tempo, so che è pienamente consapevole delle sue scelte, ma posso comprendere che per lei non sia semplice prendere questa decisione»
«Non ho intenzione di sacrificare i miei uomini»
«Questo le rende onore»
«Non potrei mai abbandonare quei soldati in difficoltà»
«Non ho mai dubitato di questo»
«Ho scelto di caricarmi sulle spalle il peso delle mie responsabilità…eppure mi sento in colpa a mettere in pericolo la vita dei miei sottoposti»
Il dottore mostrò il suo supporto: «lei è un buon ufficiale, deve però affrontare la realtà. Anche per me è stato difficile da accettare, ma non possiamo salvare tutti»
Il tenente si sorprese di sentire quelle parole, per la prima volta si rese conto che il medico era l’unico che potesse comprendere a fondo le sue preoccupazioni. Non aveva mai considerato questo aspetto, ma i due avevano molto in comune.
«Vorrei solo fare la cosa giusta» continuò Richard con aria assorta.
«Purtroppo anche con le migliori intenzioni si possono commettere gravi errori»
Il tenente intuì che egli stesse parlando per esperienza.
«Dunque non c’è soluzione per il mio dilemma?»
«Temo proprio di no. In ogni caso dovrà confrontarsi con le conseguenze delle sue decisioni»
L’ufficiale notò l’espressione afflitta sul volto del suo compagno.
«Lei come ha fatto a scendere a patti con la sua coscienza?»
Jones sospirò: «non l’ho fatto, per questo ogni notte i miei demoni tornano a tormentarmi»
Il tenente Green poté ben comprendere la sua condizione.
«È assurdo, ho scelto di servire l’esercito perché desideravo fare del mio meglio per aiutare il prossimo…con il tempo anche io ho dovuto abbandonare ideali e illusioni»
«Ammiro la sua dedizione, lei ha una missione importante in quest’inferno»
Il dottore si sentì onorato nel sentire quelle parole.
«Sa che cosa ho pensato la prima volta in cui l’ho vista?»
Richard accennò un debole sorriso: «considerando che mi ha incontrato su un tavolo operatorio suppongo che abbia valutato prima le mie viscere della mia persona…»
«Si possono capire molte cose su un paziente da come affronta il dolore e la sofferenza. Per esempio nel suo caso ho avuto modo di scoprire che lei era un uomo estremamente forte e determinato. Non ha mai avuto paura di affrontare il suo destino, e ha dimostrato di essere disposto a lottare con tutto se stesso per sopravvivere. Sapeva che i suoi uomini avevano bisogno di lei, non voleva lasciarli soli»
«Davvero ha dedotto tutto questo mentre ero steso in un letto d’ospedale?»
«Be’, sono state solo le mie prime impressioni, ma con il tempo ho avuto prova di tutto ciò»
«Devo ammettere che è riuscito a sorprendermi»
«Credo anche di sapere perché vuole salvare quegli uomini ad ogni costo»
Il tenente si irrigidì.
«Ricordo quando mi ha chiesto di soccorrere il soldato Coogan, l’aveva sistemato nel suo rifugio perché non voleva lasciarlo solo. Mi chiedeva continuamente di controllare le sue condizioni, anche quando non era necessario. Era davvero preoccupato per lui»
Richard non poté negare tutto ciò.
«Quel ragazzo è importante per lei, sarebbe disposto a tutto pur di salvarlo»
«A quanto pare non posso mentirle…»
«È per questo che si sente in colpa? Perché è consapevole di essere condizionato nelle sue scelte?»
Il tenente annuì.
«Sono certo che lei sappia provvedere ai suoi uomini. Sul campo sarà in grado di proteggerli in ogni situazione, temo però che non possa valere lo stesso per quel che riguarda la sua persona»
«Accetterò le conseguenze, come ha detto lei stesso»
«Vorrei chiederle di essere prudente»
«Se può rassicurarla cercherò di fare il possibile»
Jones non credette a quelle parole, ma non poteva pretendere di più.
«Anche lei ha voluto anteporre il bene dei suoi commilitoni a se stesso» constatò Richard.
Il medico rimase in silenzio.
«Avrebbe potuto scegliere di lasciare il villaggio per prendersi cura dei feriti»
«Anche io ho preso la mia decisione»
«Nonostante tutto è rimasto»
«Ad ognuno il suo dovere» concluse Jones con un velo di amarezza.
 
***

All’alba il sottotenente Waddington si presentò alla porta della cantina del tenente Green.
«Signore, gli uomini mi hanno tormentato di domande per tutta la notte, vogliono sapere qualcosa, non hanno nemmeno idea se dovranno prepararsi all’attacco o alla difesa…»
L’ufficiale invitò il nuovo arrivato a sedersi, Waddington notò le carte aperte sul tavolo, probabilmente il tenente era rimasto sveglio tutta la notte per pianificare l’azione.
«Prenderò il comando di una pattuglia. Ho bisogno di quindici uomini per superare le postazioni nemiche e raggiungere i nostri compagni oltre alla linea tedesca»
«Crede che sia una buona idea dividere quel che resta dei plotoni?»
«Non abbiamo alternative, nel caso in cui le cose dovessero mettersi male almeno una parte di noi potrà tentare la ritarata»
«Cercherò dei volontari per la sua pattuglia…» disse il sottotenente con rassegnazione.
«Bene, gli altri si occuperanno del fuoco di copertura, avrà lei il comando»
«Posso organizzare delle squadre, con quattro uomini ad ogni postazione potremmo avere una buona resistenza»
Green approvò il suo piano, ma notò una certa titubanza nell’atteggiamento del giovane sottufficiale.
«Non stia in silenzio, mi dica quello che pensa veramente»
Waddington esitò prima di rispondere.
«Non ho problemi ad eseguire i suoi ordini, ma ad essere sincero ho dei dubbi su questa operazione»
«Che cosa la preoccupa?»
«Il villaggio è completamente distrutto, il nemico potrebbe essere appostato in ogni angolo…come pensa di poter trovare quei dispersi?»
«Dopo l’ultimo scontro abbiamo conquistato questa zona, dunque il confine ora è qui» disse l’ufficiale indicando le posizioni sulla mappa.
Waddington seguì con attenzione le sue spiegazioni.
«I tedeschi hanno il controllo dell’area a nord, dunque i nostri commilitoni devono aver trovato rifugio in uno di questi edifici»
«E se si fossero arresi o li avessero catturati? Oppure anche peggio?»
Green non rispose, non era pronto ad affrontare una simile eventualità, pur essendo consapevole che essa fosse più che probabile.
«Quando ha intenzione di agire?»
«Appena la pattuglia sarà al completo, non abbiamo molto tempo»
 
***

Il caporale Speller era intenzionato a resistere barricandosi all’interno della casa. I soldati avevano provveduto a procurarsi armi e munizioni, in quelle condizioni avrebbero potuto affrontare il nemico, ma sarebbe stata solo una questione di tempo prima dell’inevitabile disfatta.
Speller ne era consapevole, ma non era disposto ad arrendersi.
Il caporale si avvicinò a Finn, il ragazzo era rimasto in silenzio per tutto il tempo, non aveva più rivolto la parola a nessuno dopo la loro ultima discussione.
«Mi dispiace, non avrei dovuto essere così duro nei tuoi confronti»
Il giovane alzò lo sguardo: «crede davvero che il tenente Green abbia scelto di abbandonarci?»
Egli esitò: «io…non lo so. Ma non importa, non posso condannare il nostro comandante per le sue scelte»
«Io mi fido del tenente, so che non potrebbe mai tradire i propri ideali»
Speller sorrise tristemente: «purtroppo non posso avere alcuna certezza, ma spero davvero che tu abbia ragione»
«Lei crede che sia soltanto un ragazzino ingenuo, vero?»
«No, affatto. Hai dimostrato di essere un buon soldato»
«Perché ho avuto il coraggio di uccidere il nemico?»
«No, quella stata solo un’inevitabile conseguenza. Quando ti ho conosciuto eri una recluta spaventata, adesso invece posso affermare di avere a fianco un buon compagno, al quale posso affidare la mia vita senza esitazione»
«Che cosa è cambiato da allora?»
«Tu sei cambiato. È questo che fa la guerra, cambia le persone, nel bene e nel male»
Finn rifletté su quelle parole, forse il caporale aveva ragione, ma dopo quella rivelazione non si sentì affatto meglio. Aveva sempre ritenuto che la sua innocenza fosse una debolezza, eppure non riuscì a considerare il suo come un atto di coraggio. Non sapeva come affrontare quella nuova consapevolezza ora che anche la sua anima era stata corrotta dalla guerra. L’unica certezza era che ormai fosse troppo tardi, nulla sarebbe più tornato come prima.
Il ragazzo tornò mestamente alla realtà.
«Che cosa accadrà adesso?»
«Probabilmente i tedeschi si sono già accorti della nostra presenza, presto attaccheranno»
«Per quanto tempo potremo resistere qui dentro?»
«Dipende…in ogni caso combatteremo fino alla fine»
 
Poco dopo i primi colpi si abbatterono contro la casa, le mura tremarono a causa dell’esplosione. Nel momento in cui si sporse per sbirciare oltre alla finestra barricata Finn notò soltanto una pioggia di lampi seguiti dal crepitare scoppiettante delle mitragliatrici.
Prontamente tornò in posizione e puntò il fucile, lo scontro era iniziato. Ben presto la strada fu avvolta dal fumo e dalle fiamme.
Finn continuò a premere il grilletto e a ricaricare l’arma, al suo fianco il caporale Speller faceva lo stesso mentre gli altri due soldati erano impegnati alla postazione della mitragliatrice.
I loro volti erano coperti dal fumo, gli echi delle esplosioni rimbombavano costantemente mentre l’aria era intrisa dell’acre odore della polvere da sparo.
Nel mezzo della sparatoria Finn non poté evitare di pensare al tenente, non aveva più avuto sue notizie, ma era certo che il suo amato avrebbe tentato in ogni modo di salvare lui e i suoi compagni.
Il giovane non ebbe molto tempo per preoccuparsi, il pavimento tremò di nuovo, l’ennesimo fragore di vetri rotti lo riportò alla realtà della battaglia.
 
***

Il sottotenente Waddington coordinò il fuoco di copertura, inizialmente l’artiglieria inglese riuscì a tener testa al nemico. Lo scontro divenne sempre più intenso e violento. Il sottufficiale si occupò con dedizione di eseguire gli ordini del tenente, pur avendo fiducia nel suo superiore non poté evitare di preoccuparsi per la sorte dei suoi compagni quando li vide scomparire tra il fumo e la nebbia.
Il boato di un’esplosione lo riportò duramente alla realtà, l’uomo fu scaraventato bruscamente a terra. Si rialzò barcollando, sorprendendosi di essere ancora tutto intero.
All’improvviso delle urla agghiaccianti sovrastarono gli echi degli spari, il sottufficiale trasalì.
Poco dopo un soldato si gettò nella sua buca: «signore, dov’è il dottor Jones?»
«Al posto di soccorso, che è successo?» chiese con apprensione.
«Abbiamo un ferito, è molto grave!» rispose l’altro prima di correre via come un fulmine.
Waddington si allarmò, così si affrettò a controllare la situazione. Appena raggiunse la barricata si trovò davanti ad una scena drammatica. Il soldato McCall giaceva a terra, un proiettile l’aveva colpito al collo, il sangue scorreva copiosamente dalla profonda ferita.
I suoi compagni tentavano di trattenerlo mentre egli si contorceva dal dolore.
Il soldato Walsh sorreggeva la sua testa mentre un altro commilitone cercava disperatamente di fermare l’emorragia.
«Dov’è il medico? Presto, abbiamo bisogno d’aiuto!» gridò quest’ultimo ormai al limite dell’esasperazione.
«Il dottor Jones sta arrivando» disse Waddington per rassicurarli.
«McCall sta per morire ed è tutta colpa di quei dannati crucchi!» esclamò uno dei presenti.
«No, non dire così. Avanti Jimmy, guardami, presto starai meglio, andrà tutto bene» disse Walsh nel tentativo di confortarlo.
Waddington fu costretto ad allontanare a forza gli uomini accerchiati intorno al povero McCall.
«Via ragazzi. Spostatevi tutti, è arrivato il dottore»
Il dottor Jones si fece spazio freneticamente dopo aver attraversato di corsa la pericolosa area di fuoco. Immediatamente si avvicinò al ferito per controllare le sue condizioni. McCall continuò ad agitarsi, il suo sguardo era colmo di terrore.
«Tranquillo Jimmy, il dottore è qui per te» lo tranquillizzò Walsh restando al suo fianco.
Jones si approcciò a lui con pazienza e gentilezza.
«Piano ragazzo, devi stare fermo, se no non posso aiutarti»
Il giovane si quietò, il suo petto si muoveva spasmodicamente, ansimava e gemeva dal dolore, ogni respiro era una sofferenza.
Il dottore iniziò a medicare la ferita, ma all’improvviso il soldato si ribellò cedendo ad una crisi di panico.
McCall iniziò a delirare, tornando a scalciare e urlare come un dannato.
«Non voglio morire! Vi prego, aiutatemi!» implorò con un pianto disperato.
«Tu non morirai, coraggio, devi stare calmo»
Il ferito non ascoltò le sue parole e continuò a dimenarsi.
Walsh si chinò su di lui: «Jimmy, sono io, sono qui. Va tutto bene, non ti accadrà nulla di male»
McCall parve riconoscere la sua voce.
«Ti prego, ho bisogno che tu sia forte in questo momento»
Il ferito emise un lamento, era sempre più pallido, fremeva dall’agitazione e dal gelo.
Il suo compagno lo guardò negli occhi, poggiò delicatamente una mano sul suo viso insanguinato, per un breve istante ciò sembrò rassicurarlo, ma la situazione degenerò rapidamente.
Jones fu costretto ad allontanare il soldato Walsh con una certa irruenza per poter intervenire.
Il dottore tentò di mantenere fermo il suo paziente mentre comprimeva con forza le bende per bloccare l’emorragia, ma la ferita era troppo profonda e il sangue continuava a scorrere macchiando anche la sua divisa.
Walsh intuì la gravità dalla situazione: «no! No! Resta con noi, non puoi arrenderti! Forza, resisti!»
McCall si contorse negli ultimi spasmi di agonia, poi lentamente il suo corpo si irrigidì e il suo sguardo si spense fino all’ultimo respiro.
«Jimmy? Ti prego, rispondi…Jimmy!»
Walsh si abbandonò alla disperazione gettandosi sul compagno ormai inerme.
Jones rimase inginocchiato accanto al cadavere, stremato e affranto si levò l’elmetto il segno di rispetto.
Gli altri presenti restarono in silenzio, in quel momento sembrava che l’intera guerra si fosse fermata. Ognuno intimamente si lasciò trasportare da pensieri cupi e malinconici, contemplando con orrore quel corpo adagiato nella neve fresca.
Pian piano i soldati si allontanarono tornando tristemente alle proprie postazioni. Vicino alla salma restarono solo il dottor Jones e il soldato Walsh.
«Lo conoscevi da molto tempo?» chiese il medico.
L’altro annuì: «eravamo compagni di scuola…ci siamo arruolati insieme il giorno del suo diciottesimo compleanno»
«Mi dispiace» disse Jones con sincero rammarico.
«È da due anni che sopporto quest’inferno, ho visto molti dei miei commilitoni andarsene, ma…non in questo modo. Non credevo che un giorno avrei perso anche lui…»
«Gli sei stato accanto fino alla fine, sono certo che è quello che avrebbe voluto»
«È tutta colpa mia…»
«No, non devi pensarlo nemmeno per un momento»
«Io…non credo di poter andare avanti senza di lui, noi eravamo come fratelli» ammise tra i singhiozzi.
Jones si sentì completamente impotente di fronte a quel dolore, aveva tentato di fare il possibile per salvare quel giovane, ma ciò non era stato sufficiente.
«Non puoi permettere che la sua morte diventi un vano sacrificio, per questo dovrai trovare la forza di continuare a combattere»
Walsh si nascose il volto tra le mani scoppiando nuovamente in lacrime.
Il dottor Jones si rialzò, purtroppo era consapevole non poter fare niente di più. Si allontanò senza aggiungere nulla, in diverse altre occasioni si era ritrovato a vivere quegli istanti, ma ogni volta avvertiva sempre lo stesso lancinante dolore.
Quando il sottotenente Waddington tornò dal soldato Walsh lo ritrovò solo, rannicchiato accanto al cadavere dell’amico. Il sottufficiale poggiò una mano sulla sua spalla in segno di conforto, poi ripose un vecchio telo su quel corpo inerme. Provò una profonda tristezza nell’osservare un’ultima volta quel viso, che, seppur sfigurato, ancora conservava i lineamenti di un ragazzino.
 
***

Dopo aver superato le difese nemiche la pattuglia del tenente Green si avventurò all’interno del villaggio.
Gli inglesi progredirono con cautela, spostandosi rapidamente da un obiettivo all’altro, evitando di esporsi per troppo tempo allo scoperto. Con questi accorgimenti raggiunsero il centro del paese, il tenente si rannicchiò contro a un muro diroccato stringendo il fucile, ormai avevano superato il limite infiltrandosi oltre alle linee nemiche.
All’improvviso una mitragliatrice iniziò a tirare su di loro. Richard afferrò il suo compagno, riuscì a spingerlo a terra appena in tempo per evitare una raffica di proiettili.
I suoi commilitoni scaricarono una pioggia di pallottole mirando alle finestre dell’edificio. Il botto degli spari echeggiò nella strada deserta, i fucili scoppiettavano senza sosta.
Durante lo scontro Richard vide un soldato cadere violentemente a terra, immediatamente si affrettò a soccorrerlo. Giaceva su un fianco in una pozza di sangue, appena il tenente lo rivoltò si accorse che non avrebbe potuto fare niente per lui. Un proiettile aveva perforato l’elmetto penetrando con profondità nel suo cranio.
La sparatoria terminò dopo un’intensa tempesta di proiettili, Richard approfittò di quel momento di calma per attraversare quel pericoloso incrocio. Era certo che il fragore degli spari avesse già attirato l’attenzione del nemico, dunque era meglio allontanarsi in fretta.
 
Continuando a correre tra le stradine ghiacciate la pattuglia riuscì a raggiungere l’edificio che il tenente aveva individuato come possibile rifugio.
Green avanzò cautamente avvicinandosi alla soglia. Tentò di percepire suoni e rumori, ma ovunque regnava soltanto un inquietante silenzio. Richard prese un profondo sospiro, poi si decise ad entrare all’interno.
Il piano era deserto, nella penombra riconobbe solo un paio di cadaveri, in quelle condizioni provò un profondo sollievo nel notare il colore grigio di quelle divise.
Ad un tratto una voce echeggiò sulle scale.
«Signor tenente! Abbiamo trovato dei sopravvissuti!»
Green si affrettò a raggiungere i suoi compagni, nella stanza trovò una decina di soldati britannici, tra di loro riconobbe solamente il volto del tenente Miller. L’ufficiale si avvicinò a lui dimostrandogli la propria gratitudine.
«Tenente Green, eravamo certi di poter contare su di lei!»
«Non c’è nessun altro con voi?» domandò Richard esternando la propria apprensione.
Miller scosse la testa: «no, qui siamo solo noi. Abbiamo però avvertito degli spari provenire dall’altra parte dell’isolato…forse i vostri compagni si sono barricati in una di quelle case»
Richard si rivolse immediatamente ai suoi compagni.
«D’accordo, una squadra verrà con me in avanscoperta, il resto di voi invece tornerà indietro per scortare al sicuro gli uomini del tenente Miller»
I soldati obbedirono senza obiettare, Richard era consapevole del rischio a cui stava esponendo i suoi commilitoni, ma allo stesso tempo ritenne di non avere alternative.
La pattuglia si separò, il gruppo comandato dal tenente Green continuò ad avanzare infiltrandosi in quel labirinto di intricati vicoli ostruiti dalle macerie.
All’improvviso una raffica di proiettili scoppiò da una finestra abbattendosi contro gli inglesi. Green si rannicchiò contro ad una vecchia barricata, riuscì ad abbassarsi appena in tempo per evitare una pioggia di pallottole che fendette l’aria sopra la sua testa.
L’ufficiale rispose al fuoco, dopo una breve sparatoria la strada tornò avvolta dal silenzio.
Richard non perse tempo e guidò la sua squadra tra le strette vie del paese. Erano ormai giunti a destinazione quando ad un tratto sul fondo della strada comparvero una decina di figure armate. I tedeschi, probabilmente allarmati dai colpi precedenti, puntarono le armi senza esitazione.  
Richard cercò riparo dietro a un veicolo abbandonato, strinse saldamente il fucile, in attesa del momento adatto per entrare in azione. Sparò un colpo dopo l’altro finché non fu costretto a fermarsi per ricaricare. Nell'istante in cui si sporse nuovamente dal suo nascondiglio qualcosa lo colpì al braccio, il fucile gli cadde dalle mani ed egli si accasciò a terra contorcendosi per il dolore.
Lo scontro non durò a lungo, Green avvertì l’eco di alcuni spari, ma non riuscì a determinarne la provenienza, i tedeschi si ritirarono all’improvviso.
L’ufficiale si riprese sul ciglio della strada, al suo fianco giaceva un cadavere. Avrebbe voluto urlare, ma la voce rimase bloccata nella sua gola. Il dolore era insopportabile, lentamente la sua vista iniziò ad annebbiarsi. In un momento di lucidità riconobbe un paio di stivali ben piantati nella neve, sentì una voce, ma non riuscì a comprendere le parole. Tutto ciò che vide prima di perdere i sensi furono due brillanti iridi smeraldo.
 
 
 
 
 
Nota dell’autrice
Grazie a tutti voi che state continuando a leggere e seguire il racconto, questo progetto è nato con mille incertezze, ma sono davvero contenta di essere riuscita a portarlo avanti fino ad oggi con il vostro prezioso sostegno.
Come sempre ringrazio di cuore i carissimi recensori per il tempo che dedicano a questa storia e soprattutto per il costante supporto ❤
   
 
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