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Autore: fennec    07/08/2020    8 recensioni
Piccolo e, soprattutto, mio primo esperimento su Oscar e André… Vi prego, siate clementi.
Avrebbe potuto anche chiamarsi “Terribilmente complicato”, ma alla fine ho optato per questo titolo, un po’ in onore del Piccolo Principe… Spero si riesca a capire perché.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parte terza
 

 
 

Perché quando si trattava di lui lo ritrovava sempre con un occhio nero, un labbro spaccato o una costola incrinata? E, se andava male, con questi ed altri simili souvenir?
 
- Cosa volevi, Oscar? –
- Siamo in attesa di ordini, così pensavo di tornare a casa con te – In realtà aveva appena avuto conferma della sua quasi completa cecità e voleva portarlo al sicuro, prima che fosse troppo tardi.
- So di quali ordini parli e preferisco restare qua con i miei compagni –
- No, André… – lo interruppe prendendolo per mano – Voglio che stavolta tu venga con me. Vedi, le strade sono molto pericolose in questi giorni e io ho paura! – aggiunse ridendo.
 
Era sempre stato il suo rifugio, un luogo sicuro a cui ritornare e dal quale, in fondo, non si era mai allontanata.
 
Il temporale infuriava già dal tardo pomeriggio, ma non sembrava ancora voler cessare. Malgrado fosse nel suo letto morbido, confortevole e caldo, Oscar non riusciva a dormire. I lampi illuminavano all’improvviso il buio della stanza, come infernali lingue di fuoco, e i tuoni che seguivano rimbombavano nella notte, minacciosi come la voce del demonio.
Sin da piccola quella era stata la sua unica debolezza. Sua madre le aveva spiegato più volte che non c’era nulla da temere e le aveva anche promesso che non avrebbe detto mai niente a suo padre, ma lei non poteva fare altro che sentirsi terribilmente spaventata tutte le volte che il caos sembrava voler rompere il cielo. Se ne vergognava terribilmente e nessuno avrebbe dovuto saperlo: ormai aveva sette anni e mezzo, per Giove! Tuttavia, quando un tuono più forte degli altri fece tremare i vetri della stanza, saltò giù dal letto e in punta di piedi si diresse verso la camera di André.
Bussò alla porta. Nessuna risposta. Bussò un po’ più forte, controllando guardinga che non ci fosse nessun altro in corridoio. Stava per bussare per un’ultima volta quando la porta si aprì. Un bambino ancora profondamente assonnato fece capolino.
- Cosa c’è, Oscar? È già l’ora di alzarsi? – le chiese con voce impastata, strofinandosi gli occhi.
“Ma come fa ad essere così tranquillo nel bel mezzo di un temporale?”
- Non riesco a dormire… – preferì non raccontargli proprio tutta la verità – E così mi chiedevo se… -
Proprio in quel momento un tuono, il più forte e terribile che avesse mai sentito, si manifestò in tutta la sua potenza.
Fu quasi sicura di non avere urlato. Forse giusto un gridolino piccolo piccolo, un lieve sobbalzo. Sta di fatto che, quando tornò il silenzio ed aprì gli occhi, si trovò tra le braccia di uno sbalordito e (accidenti a lui!) anche un po’ divertito André.
Fu abbastanza gentile da non burlarsi di lei, strinse solo le labbra in una buffa smorfia, poi aggiunse serio: - Se vuoi, puoi restare un po’ con me. Possiamo contare quanti secondi passano tra i lampi e i tuoni e vedere quali sono i più forti –
Dato che ebbe solo il suo silenzio come risposta, continuò: - Sai, la prima notte che ho passato qui ero molto spaventato, era tutto così nuovo per me e la mia stanza era così grande, così buia e silenziosa… Allora uscii in giardino, c’era una luna enorme e bellissima che illuminava tutto d’argento e un vento leggero soffiava tra gli alberi e l’erba. Mi addormentai sotto la quercia, mi ricordava quella del mio villaggio, e appena sorse il sole corsi subito sotto le coperte, perché nessuno sapesse che avevo dormito fuori –
Oscar dapprima lo guardò corrucciata, poi pensierosa e infine si aprì in un sorriso, accomodandosi sul letto. In men che non si dica erano sotto le coperte e passarono la notte a contare quanti secondi passavano tra i lampi e tuoni e a stabilire quali fossero i più potenti.
Da allora Oscar imparò ad amare i temporali.
 
Sì, ecco, doveva avere a che fare con questo. 
Con questo e con il fatto che, in fondo, lui le era stato accanto sempre e comunque, anche quando lei glielo aveva proibito.
 
- Dal momento che ho deciso di vivere come un uomo, volevo dirti che non intendo più continuare ad avere il tuo aiuto, André. Vedi, io ancora non so quale sarà il mio prossimo incarico, ma appena lascerò la Guardia Reale credo che non avrò più alcun bisogno di te: devo imparare a vivere senza appoggiarmi a nessuno –
 
Non era difficile da capire, tutto considerato.
Non serbava rancore per quanto era successo dopo, solo una immensa tristezza: sin da bambini erano stati condannati ad amare senza essere ricambiati, due anime gemelle suggellate da un destino crudele.
Tuttavia, per la prima volta André aveva osato ribellarsi al suo volere e si era arruolato nei soldati della Guardia Metropolitana. Vinto dalla nascita, dalla classe sociale ed ora anche dal suo rifiuto. Eppure lui persisteva, si ribellava strenuamente e… scioccamente. Come se una fragile rosa potesse opporsi alle gelide dita dell’inverno.
“Ma che cos’era una rosa, in fondo?”
 
- Sei tu, André? Come ti ho già detto, verrai con me a Parigi, desidero ringraziare il generale Bouillé per quello che ha fatto. Voglio che venga tu quale rappresentante dei soldati della Guardia –
- Va bene -
 
Se solo André avesse ascoltato Alain.
 
- Se vuoi, accompagno io il Comandante al tuo posto – gli propose serio.
- Stai scherzando? –
- André, hai idea di quanto sia pericolosa Parigi? Con l’occhio in quelle condizioni non sei certo in grado di difenderti! –
- Grazie delle tue premure, ma sono inutili –
- Per una volta che, incredibile a dirsi, mi preoccupo per te! –
- Non fare tanto l’altruista: la verità è che vuoi solo stare con Oscar -
 
André… Più i suoi occhi erano incapaci di vedere la luce, meglio vedeva il suo cuore. 
“In fondo, non si vede bene che col cuore”.
 
- Dammi retta, André, dovresti smetterla di volerle bene. Vedi, è un ottimo Comandante, su questo non ho più il minimo dubbio… anche se a volte ho la netta sensazione che stia fuggendo da qualcosa. È una donna da ammirare, non da amare: si finisce in un mare di guai per un amore impossibile… Non ho dubbi, per quella donna tu saresti disposto a dare anche la vita –
 
Non era certo la prima volta che passavano per il faubourg di Saint-Antoine. Ma per la prima volta si sentiva a disagio: una carrozza così fastosa ed elegante che passava per un quartiere così povero e misero… Se ne vergognò profondamente.
Era talmente persa in quei tristi pensieri che di tutto ciò che accadde dopo ebbe solo un vago ricordo. Le braccia terribili che la avvinghiavano e la trascinavano fuori dalla carrozza, che li separavano. Gli insulti, le percosse, il dolore, la folla e André, André sempre più lontano.
La paura.
Ora che André le era stato strappato con la forza, aveva di nuovo paura.
Lui che non c’entrava nulla, lui che non era un nobile e allo stesso tempo era più nobile di tutti loro.
“Era forse quella la pena a cui era stato condannato? Un figlio del popolo dall’animo talmente nobile da meritare la morte per mano dei suoi stessi fratelli?”
Mentre intorno tutto perdeva consistenza per trasformarsi in pura disperazione, le sembrò di sentire una voce familiare… a chi apparteneva?
Non era la voce di André. Di questo era desolatamente certa.
- Oscar, tornate in voi! Tornate in voi, Oscar! –
Il Conte di Fersen… Cosa ci faceva lì?
- E André? Non avete visto André? Che cosa ti hanno fatto, André? Che cosa ti hanno fatto? Lasciatemi andare, il mio André è in pericolo! –
Cosa stava succedendo? Il mondo aveva smesso di girare? Perché lei era ormai in salvo mentre André era ancora intrappolato nella bocca dell’inferno? Due anime gemelle potevano forse essere separate?
“Dio, con questo cosa mi vorresti dimostrare?”
- Avete detto il “mio” André? –
Era forse il Conte a parlarle? Non era lui che desiderava.
Il suo silenzio valse quanto mille parole.
- D’accordo. Sì, restate qui, Madamigella Oscar. Penserò… penserò io a salvare il vostro amico
Amico.
Quand’era stata l’ultima volta che aveva sentito quella parola?
 
- Vi prego soltanto di una cosa, Madamigella Oscar, non dovete mai dimenticare che voi siete stata per me il migliore amico che abbia mai avuto e inoltre che io ho fatto del mio meglio per essere il vostro migliore amico –
 
“Il mio migliore amico è sempre stato André” avrebbe voluto rispondergli.
Possibile che fosse cambiato tutto nell’arco di qualche mese? La luna splendeva di giorno al posto del sole, la neve cadeva d’estate e l’inverno sembrava ardere come il fuoco. Dio, è tutto così folle o sono solo io ad essere impazzita?
Eppure l’unica cosa che importava in quel momento era ritrovare il suo André, altrimenti la rosa sarebbe appassita e il colore del grano non avrebbe più brillato. La vita dello svedese aveva significato solo se fosse riuscita a salvare quella dell’amato. Se così non fosse stato, era pronta a morire senza nessun ripensamento.
 
- Ho saputo adesso che ieri notte il Conte di Fersen è tornato sano e salvo nei suoi alloggi. –
A questo era destinata l’amicizia di Fersen: le aveva salvato la vita diverse volte ma, sopra ogni cosa, aveva salvato la vita di André. André, che doveva essersi alzato a fatica dal letto, la testa fasciata e un braccio legato al collo, solo per darle quella notizia. André che ora le sorrideva senza sapere di essere ormai suo. André che, se Fersen l’avesse ricambiata, sarebbe morto di dolore ma l’avrebbe lasciata libera di rifugiarsi nell’abbraccio di un altro, di gustare il sapore delle labbra di un altro.
- Mi fa piacere saperlo. Vuoi del cioccolato, André? –
- No, ti ringrazio, Oscar –
E mentre lo guardava allontanarsi con passo incerto e un po’ zoppicante, si accorse di essere stata cieca per una vita intera. Per fortuna, però, era ancora in tempo: quando erano piccoli André le aveva insegnato ad amare i temporali, ora che erano adulti Oscar aveva imparato ad amare se stessa, ad amare la sua anima gemella, ad amare André.
 
“In fondo, non si vede bene che col cuore”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ta-daaaaan! Eccomi qui con il terzo capitolo.
Cosa dire? Ancora prima di sapere come continuare la fanfiction avevo deciso di dividerla in quattro parti: due con la prospettiva di André, due con il punto di vista di Oscar, per ragioni di simmetria.
Come avrete notato c’è qualche piccola incongruenza cronologica per quanto riguarda le battute in corsivo (per lo più prese dall’anime e in minima parte dal manga)… suvvia, concedetemelo! Mentre la scena di Oscar e André bambini è stata inventata da me di sana pianta… episodio improbabile? Non so, mi sembrava giusto rendere Oscar un tantino più “umana” attribuendole una paura infantile decisamente comune… ad ogni modo mi serviva per fini narrativi, quindi non si discute! xD
Spero che questa continuazione vi possa piacere. Intanto vi ringrazio per la lettura e ancor più se vorrete lasciare un commentino. Vi aspetto tra una decina di giorni con la quarta ed ultima parte.
A presto,
fennec
  
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