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Autore: Keitharper    20/09/2020    0 recensioni
Immagina un mondo dove il tuo quirk determina la tua strada e il tuo valore.
Un mondo che non ha posto per un ragazzo quirkless.
Nonostante ciò, Izuku è determinato a diventare un eroe.
Finché non si rende conto che nessuno glielo permetterà.
Così crea accidentalmente un’utile organizzazione (criminale).
E (non così) accidentalmente ruba One for All.
Potrebbe contenere Izuku che diventa tecnicamente un villain ma sempre aiutando le persone, All Might che corre in giro come un pollo senza testa per trovare il suo quirk rubato, e All for One che si rifiuta di andarsene
Genere: Angst, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: All for One, All Might, Izuku Midoriya, Shouto Todoroki
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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 Tempo prima
 
 
Quando a Shouto arrivò la lettera dagli Esemplari, nessuno in casa Todoroki ne fu sorpreso.
In quanto figlio dell’eroe Numero 2, andare alla UA era solo una formalità. Endeavor disse qualcosa che Shouto non ascoltò su come questa lettera fosse il primo passo su una strada gloriosa. Fuyumi si congratulò con lui. Natsuo spedì una mail piena di punti esclamativi.
 
Ed Endeavor divenne sempre più insistente sul fatto che Shouto avesse un destino da compiere, dovesse percorrere la stessa strada di suo padre, e che la sua ribellione infantile dovesse finire o gli altri Esemplari lo avrebbero fatto a pezzi, anche se per qualche motivo Shouto era superiore a loro perché figlio di Endeavor. Pazienza. Come al solito non aveva senso.
 
Shouto aveva imparato in giovane età a ignorare le parole del suo vecchio, ma non questa volta. Perché il vecchio aveva - e non riusciva a credere di averlo ammesso- ragione. Andare alla UA era il primo passo per diventare come Endeavor. Senza dubbio la Commissione degli Eroi era già entusiasta all’idea di avere un altro eroe con tale potere offensivo.
 
Non poteva soffocare il fuoco del suo vecchio. Per quanto ci provasse, assomigliava a lui. Sempre più spesso, poteva avvertire la stessa rabbia dentro di sé.
 
Anche se Shouto non avesse usato le sue fiamme, anche se non fosse stato arruolato nell’Agenzia di Endeavor, ci sarebbe sempre stato il rischio di diventare come lui. Sempre.
 
Così decise di scappare di casa.
 
 
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Shouto non avvertì Fuyumi perché anche se amava teneramente la sorella, e lei gli voleva bene di rimando, avrebbe avvisato il loro vecchio in un secondo. Così un giorno preparò in segreto una borsa con un po’ di contanti e abbastanza vestiti per una settimana e uscì come per andare a scuola. Si cambiò appena poté in una palestra e non si voltò indietro, sapendo che aveva il resto della giornata prima che la sua famiglia realizzasse che non sarebbe tornato.
 
Mai si preoccupò di cosa ne sarebbe stato di lui . Aveva un quirk potente. Avrebbe sempre avuto un modo per sopravvivere in ogni situazione.
 
La prima sosta di Shouto fu in una biblioteca, perché la sua fuga era stata una decisione affrettata e aveva bisogno di un luogo dove pensare a cosa fare dopo, e una connessione al web che il suo vecchio non potesse controllare. Il suo cellulare era spento, in modo da non essere rintracciato e affinché nessuno fosse in grado di contattarlo. Se avesse sentito un messaggio di Fuyumi che lo implorava di tornare a casa…non era sicuro che non sarebbe crollato. 
 
Appena ebbe accesso a un computer, cercò l’unica persona che capiva cosa Shouto stesse cercando di fare: Todoroki Touya.
Suo fratello maggiore, il gemello di Fuyumi, aveva lasciato la casa quando aveva sedici anni, e questo era tutto ciò che Shouto si ricordava di lui. La sua infanzia era una macchia confusa sin da quando era stato isolato dai suoi fratelli, sempre ad allenarsi per essere plasmato nella creazione perfetta di Endeavor, e non aveva tante memorie quante ne hanno la maggior parte delle persone.
 
Perciò, non aveva modo di sapere se Touya lo volesse incontrare. Shouto sapeva che Fuyumi non aveva nessun contatto con lui, ed era quella col legame più stretto con il loro fratello maggiore.
E inoltre se n’era andato dopo che Shouto aveva manifestato il suo quirk e un po’ prima che la faccia gli venisse sfregiata.
 
Per quanto ne sapeva, avrebbe potuto incolpare Shouto per essere stato il catalizzatore del punto di rottura della loro famiglia. Le sue ricerche non portarono a nulla, e non è che poteva andare a cercare tutti quelli con un quirk di pirocinesi e un odio per Endeavor, ma si rese conto che Touya potrebbe aver voluto cambiare il nome Todoroki, così cercò uno Yukimura, il cognome da nubile di sua madre. 
 
Ora, Shouto non trovò uno Yukimura Touya.
 
Trovò invece uno Yukimura Shizuya e una Yukimura Fuyume. Con capelli bianchi e occhi grigi, vivevano a Kyoto. Anziani, anche se la loro pelle non lo mostrava granché – il che non era bizzarro con certi quirk- e ridevano e sorridevano, entrambi indossando degli abiti tradizionali.
 
Avevano un aspetto familiare anche se Shouto non li aveva mai visti.
 
Non ebbe bisogno di cercare a lungo per confermare che avevano una figlia di nome Rei.
 
Sembravano felici.
 
Lo sanno? Sanno cos’è successo a loro figlia?
 
Sanno di noi?
 
Shouto non sapeva cosa pensare a riguardo, così distolse lo sguardo. Prese e controllò il cellulare.
 
Fortunatamente, né il vecchio né Fuyumi avevano ancora chiamato. Probabilmente la scuola non li aveva ancora avvertiti, e visto che avrebbero contattato prima Fuyumi, aveva ancora tempo.
 
Dopo una breve esitazione, aprì la solita app.
 
Shouto aveva trovato il Clamor server mentre cercava dei modi per migliorare il suo ghiaccio. Si era tenuto lontano da conversazioni personali, ed era semplicemente passato da meta quirk a meta quirk senza interferire, finché non aveva finalmente accettato di esporre l’unico lato del suo quirk a cui era interessato.
Poco alla volta aveva scavato sempre più a fondo, fino a che si era reso conto di chi fosse l’amministratore e di cosa potesse fare.
 
Anyone trattava in favori. Se qualcuno poteva aiutarlo a trovare Touya, o addirittura una situazione migliore, era lui.
 
Ma alla fine Shouto non chiese aiuto. Invece, andò da qualcuno con cui aveva parlato molto, all’inizio di come minimizzare gli svantaggi del suo ghiaccio (e ricordava di essere rimasto stupefatto quando gli venne chiesto perché non usava una giacca calda e impermeabile), in seguito altre cose, più personali.
 
Era strano pensare che Smallmight1541era la persona più vicina a Shouto pur non avendolo mai incontrato.
 
Iniziò a digitare prima d’aver avuto il tempo di pensarci.
 
Snowdrift:
 
     [Potrebbe sembrarti improvviso, ma mi piacerebbe incontrarti.]
 
Shouto fissò il puntino verde che indicava che Smallmight1541era online e si rese conto di cosa stava chiedendo, così cancellò immediatamente il messaggio.
 
Ma il suo amico l’aveva visto comunque.
 
Smallmight1541:
 
      [ Quando?]
 
Shouto esitò per un paio di secondi. Quindi digitò di nuovo.
 
Snowdrift:
 
     [Il prima possibile.]
 
Smallmight1541:
 
     [Manda due tue foto, una che mostra due dita, l’altra che ne mostra tre.]
 
Shouto aggrottò le sopracciglia. Condividere foto era già qualcosa che non si faceva mai su quel server, visto che tutti preferivano rimanere anonimi, ma le condizioni extra erano strane e basta.
 
Snowdrift:
 
    [Perché?]
 
Smallmight1541:
 
    [Controllo che tu non sia un pedofilo.]
 
Sembra giusto.
 
 
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Cinque giorni prima dell’esame d’ammissione e un intero giorno dopo essere scappato di casa, Shouto entrò in un centro commerciale, cercando in giro Smallmight1541, e quando lo trovò esitò per un attimo.
 
Smallmight1541non stava guardando nella direzione delle porte, ma era voltato leggermente, osservando gli schermi dietro una vetrina, e Shouto non fu sorpreso dal vedere che stava venendo trasmessa una delle ultime gesta di All Might.
 
Lui…non era proprio come nelle foto che aveva mandato.
 
Era la stessa persona, ma sembrava diversa.
Shouto aveva visto un nervoso ragazzo della sua età e adesso, questo stesso ragazzo era più calmo, a proprio agio, e aveva un aria malinconica mentre osservava All Might.
Smallmight1541si girò verso di lui, forse sentendo lo sguardo di Shouto, e appena i loro occhi si incontrarono, si irrigidì e tornò il goffo ragazzino che Shouto aveva visto.
 
Beh, non posso tirarmi indietro adesso.
 
Gli disse che il suo nome era Midoriya Izuku.
 
Cinque secondi di conversazione dopo, Shouto si rese conto di quanto fosse imbarazzante la situazione e che venire lì era stato un errore.
 
Mezz’ora dopo, stavano entrambi mangiando del gelato, Shouto gli aveva detto di essere scappato di casa e di non aver bisogno di nessun aiuto, e Midoriya Izuku aveva un quaderno aperto davanti a sé mentre creava un piano affinché Shouto avesse un progetto che andava oltre “fuggire dalla casa di quel bastardo”.
 
Qualche ora dopo, stavano ancora parlando.
 
E Shouto si era reso conto di dover tornare a casa. Che doveva usare ciò che gli era dato, fosse la UA, la possibilità di avere una licenza per usare il suo quirk, e una vera educazione. Doveva anche tornare da Fuyumi.
 
Chiese comunque a Midoriya perché fosse disposto ad aiutarlo fino a quel punto. Questo ragazzo era già pronto a incassare favori e ad aiutarlo con tutto ciò che aveva a sua disposizione, e si erano solo appena incontrati nella vita vera.
 
Midoriya esitò. “ Ti ricordi, circa cinque mesi fa, quando mi mandasti un messaggio perché non ti sentivi bene, e parlammo tutta la notte? Abbiamo insultato Endeavor insieme”.
 
Shouto ricordava perfettamente perché era stato il giorno in cui aveva incenerito il volantino della UA lasciato nella sua stanza. A quel tempo aveva già fatto il giuramento di non usare il suo lato sinistro, ma quando aveva realizzato che Endeavor era entrato in camera sua, invadendo l’unico luogo che gli apparteneva, aveva visto rosso e prima ancora di pensarci, le sue fiamme si erano risvegliate.
 
Lo aveva disturbato sapere che la sua risolutezza era così debole.
 
“Sì, perché?”
 
Midoriya si limitò a sorridere, ma non c’era gioia in questa espressione. Gentilezza nei suoi occhi, e qualcosa che Shouto non riuscì a riconoscere.
 
Infine, non rispose e disse invece: “Prenditi cura di te”.
 
 
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Endeavor era furioso e sollevato allo stesso tempo quando Shouto tornò a casa. Lo fece restare nella sua stanza fino al giorno dell’esame di ammissione.
 
Shouto si scusò.
 
Ma solo con Fuyumi.
 
 
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Dopo quella volta continuarono a incontrarsi. Mangiavano insieme. Andavano a guardare film. Qualche volta si allenavano nel combattimento, anche se Midoriya aveva deciso di non fare domanda per una scuola per eroi. 
 
Un peccato, per quanto riguardava Shouto.
 
Stavano parlando del server e Anyonequando Shouto gli raccontò tutto sulla sua famiglia, facendo strozzare Midoriya col suo tè. Gli rivelò chi fosse realmente. Gli riferì l’obbiettivo di Endeavor. Come ciò aveva distrutto sua madre. Di come non si ricordava molto della sua infanzia e di come non era solo di recente che aveva iniziato a chiedersi dove fosse suo fratello maggiore.
 
“Ho pensato di chiedere aiuto a Anyone, ma ancora non so abbastanza su di lui per chiedere un favore”, spiegò Shouto, lasciando all’amico il tempo per metabolizzare tutte queste nuove informazioni.
 
“Avresti potuto chiedere” disse infine Midoriya con cautela.
“Sarebbe stato felice di aiutarti”.
 
“Come lo sai?”.
 
“Perchéiosono Anyone”.
 
Oh.
 
 
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Alla fine Shouto non chiese a Midoriya di aiutarlo a cercare suo fratello. 
 
In definitiva, non pensava che Touya volesse avere qualcosa a che fare con lui.
 
 
 
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Quando Izuku si vide con Todoroki dopo essersi tinto i capelli di bianco, quasi argento, l’amico era visibilmente turbato dal suo nuovo colore di capelli e allungò la mano due volte come se volesse toccargli i riccioli, ma si bloccò in tempo. Sarebbe stato divertente se Izuku non fosse stato così stressato che la sua gamba si contraeva.
 
Era appena diventato Akatani Mikumo e aveva bisogno di parlare col suo amico. Todoroki non era stato altro che onesto con lui, e si sarebbe sentito in colpa fintanto che avrebbe continuato a ingannarlo.
 
E poi si tirò indietro.
 
C’erano un sacco di ragioni per farlo. Todoroki era l’unica persona che potesse chiamare amico. Inoltre aveva un quirk degno di un eroe, perciò Izuku non era certo che potesse comprendere completamente cosa Izuku voleva spiegare. C’era anche il fatto che appena aveva scoperto di non avere un quirk e che non ne avrebbe mai avuto uno, i suoi amici erano scappati a gambe levate e quelli rimasti avevano cercato di “correggere” il suo comportamento.
 
Izuku non voleva proprio correre il rischio di perdere il suo unico amico. Così decise di continuare a vivere nella menzogna, e di godersi un buon film pieno di quirk improbabili con il suo amico.
 
Tristemente, Todoroki aveva un paio di occhi funzionanti.
 
“Midoriya?” lo chiamò mentre Izuku sprofondava nei suoi cupi pensieri. “Sembri distratto. Vuoi dirmi qualcosa?”
 
Izuku deglutì a vuoto, ma fece finta di niente. “Perché dici?”
 
“Persisti a bere il tuo milkshake anche se è vuoto da dieci minuti”.
 
Argh.Izuku gettò il bicchiere vuoto in un cestino.
 
“Midoriya?” domandò di nuovo Todoroki, non particolarmente sorpreso dallo strano comportamento di Izuku.
 
Il ragazzo dai capelli verdi aveva fatto di peggio davanti a lui. E non stava neanche parlando dei suoi concitati discorsi sui quirk, che Todoroki ascoltava con la pazienza di un santo.
 
Fallo. Lo vuoi dire e se non funziona, significa che questa non è un amicizia che vuoi mantenere, solo una da cui sei dipendente.
 
Le parole non gli sfuggirono dalle labbra. Al contrario, Izuku dovette spingerle fuori, e furono scagliate nell’aria, cadendo l’una sull’altra.
 
“Sono quirkless, Todoroki”.
 
Qualunque cosa Todoroki si aspettasse di sentire, non era quella.
Per un breve momento guardò Izuku come se non potesse crederci, poi la sorpresa scomparve, sostituita dall’usuale stoicismo.
 
“Pensavo che avessi un quirk d’analisi” disse con cautela.
 
Tu e tutti gli altri.
 
“No, analizzare i quirk è solo qualcosa che mi piace fare”. Izuku sorrise. “Ho sempre avuto difficoltà a farmi degli amici. Mi controllo quando sono con te, ma sono abbastanza strano. Ero solito spaventare le persone quando borbottavo sui quirk.”
 
Questa era una conversazione che richiedeva un posto tranquillo e nessun contatto visivo, così trovarono una panchina in un parco nelle vicinanze, e Izuku si autoconvinse a non fuggire via. Era combattuto tra il desiderio di raccontare la sua storia, quella stupida e ridicola storia, e il desiderio che nessuno sapesse di come non era riuscito ad adattarsi.
 
Todoroki attese in silenzio, lasciandogli il tempo di prendere la sua decisione. Probabilmente fu per questo che Izuku parlò.
 
“Quando avevo dodici anni, una ragazza si stancò del mio continuo borbottare sui quirk e mi fulminò davanti ai miei compagni di classe. Nessuno fece nulla.”
 
Poteva ancora ricordare l’aspettare che qualcuno intervenisse. Dicesse qualcosa.
 
Ma proprio come Izuku non aveva reagito, come aveva aspettato che qualcun altro facesse qualcosa, tutti i suoi compagni avevano fatto lo stesso. Apatia dello spettatore ai suoi massimi livelli.
 
Avrebbe dovuto essere Izuku a dire qualcosa.
 
“Non faceva male al tempo. Quello me lo ricordo. Mi ricordo la violenza della scarica, ma fece male solo in seguito. Almeno alcuni di loro mi chiesero se stavo bene, ma ero un po’ troppo stordito per rispondere”. Troppo tardi, quando lei se n’era già andata, ma perlomeno lo chiesero. “Svenni più tardi, sulla strada, e fortunatamente qualcuno mi portò all’ospedale. Saltò fuori che venire fulminati fa schifo”.
 
“Venne arrestata?” chiese Todoroki.
 
Che carino.
 
“Certo che no”, sorrise Izuku. “La scuola mise tutto a tacere. Stringemmo un patto coi suoi genitori per essere indennizzati, lei lasciò la scuola, io feci lo stesso perché…beh, studio meglio per conto mio”.
 
“Non è giusto”.
 
Izuku si strinse nelle spalle. “Questa è la vita. Un processo sarebbe stato inutile in ogni caso. Si sa che le persone quirkless sono più fragili, e all’epoca avevamo un disperato bisogno di quei soldi. Era tutt’altro che un cattivo affare”.
 
All’epoca, i soldi lasciati loro dal padre di Izuku erano quasi inesistenti. Sua madre era stata fuori dal mondo del lavoro per un bel po’, e grazie a quei soldi, era riuscita a respirare abbastanza a lungo da diventare una chef.
 
Divertente come a volte si risolvono le cose.
 
“Ma comunque, volevo che una persona lo sapesse”, spiegò Izuku sebbene non fosse certo che Todoroki avrebbe capito.
“Almeno una”.
 
Ben presto, nessuno avrebbe saputo chi era Midoriya Izuku. Quelli che si sarebbero ricordati di lui, avrebbero rammentato un ragazzino quirkless che fuggì da scuola, fuggì dalle avversità, e che non sarebbe mai ammontato a nulla.
 
Un’occhiata veloce gli fece notare quanto impassibile fosse rimasto Todoroki, eccetto per i pugni serrati, le nocche bianche.
 
Ma quando parlò di nuovo, la sua voce non tradì le intense emozioni che ribollivano dentro di lui.
 
“Non importa se non hai un quirk. Sei una persona incredibile e sono grato di conoscerti”.
 
Izuku ricominciò a respirare.
 
Non si era reso conto di star trattenendo il fiato fino a quel momento.
 
 
 
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Allenarsi con Todoroki era brutale. Izuku aveva imparato a combattere in classe, con persone che erano lì per divertirsi. Izuku era appena stato scagliato accidentalmente contro un muro quando decisero di fare una pausa, il che probabilmente motivò la decisione di menzionare a Todoroki il suo piano giusto mentre quest’ultimo beveva dell’acqua.
 
Quando finalmente Todoroki smise di tossire, Izuku stava controllando il cellulare.
Quando era diventato amministratore del server non aveva realizzato quanto avrebbe dovuto lavorare, ma supponeva che in questo caso la colpa fosse sua.
 
“E’ una follia”, disse finalmente Todoroki, fradicio d’acqua.
 
“Forse”, concesse Izuku.
 
La sanità mentale era sopravvalutata in ogni caso.
 
“Ti aiuterò”, decise Todoroki.
 
E pare che la follia sia contagiosa.
 
Izuku mise via il cellulare e alzò un sopracciglio al figlio di Endeavor, estremamente famoso pur non essendo ancora alla UA. “Non puoi aiutarmi. Presto sarai uno studente della UA. Un futuro eroe. Non puoi correre il rischio”.
 
A Izuku pareva ovvio.
 
Eppure…
 
“Ricordi quando ti incontrai”, domandò Todoroki, “il giorno che provai a scappare di casa, e dissi che mi stavo comportando in modo avventato e impulsivo?”
 
L’adolescente dai capelli verdi aggrottò la fronte. “Non l’ho detto…”
 
In verità Izuku ricordava di essere stato disponibile e assai logico a riguardo.
 
“Questo è ciò che ho sentito”, disse Todoroki. “Ma mi hai anche detto che se avessi avuto bisogno d’aiuto, ci saresti stato per me. Perciò è questo che ho intenzione di fare. E’ una spettacolare cattiva idea, e mi assicurerò che tu sopravviva ad essa”.
 
C’erano un sacco di cose che Izuku avrebbe voluto dire, ma qualche volta non esistevano le parole giuste. Come poteva trasmettere che avere Todoroki a coprirgli le spalle significava il mondo per lui? Che era così grato di averlo incontrato, un amico che si fidava di lui, qualcuno a cui poter stare vicino?
 
Invece si prese un intero minuto per riprendere il controllo della sua espressione, perché non esisteva forza nell’universo che potesse impedirgli di sorridere, e stava per mettersi a piangere.
 
“Semplicemente non ti dirò quando ho intenzione di farlo”, disse infine Izuku.
 
Todoroki non sembrò apprezzare il suo buon senso e gli svuotò sulla testa quel che rimaneva della sua bottiglietta d’acqua.
 
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Al giorno d’oggi
 
 
All Might aveva vissuto a lungo, collezionando nuove esperienze, belle o brutte, e invecchiando aveva scoperto che le reazioni emotive alle nuove esperienze variavano soltanto d’intensità.
 
Ma quando si alzò in quel campo deserto, One for All svanito, provò qualcosa dinuovo. Qualcosa che lo soffocò. Era un senso di colpa e vergogna innovativo. Era un fallimento assoluto, perché era riuscito a farsi indurre a dare via il quirk più potente del mondo, il lascito del suo maestro.
 
Era come essere schiacciato vivo.
 
Corse, riuscendo ad attivare i tizzoni rimasti di One for All solo grazie a pura furia, perché doveva ritrovare il ragazzo. Doveva fargli comprendere quanto questo fosse grave. Toshinori non sapeva cosa gli avrebbe fatto per ottenere il suo permesso e aveva paura di scoprirlo, ma lo avrebbe fatto in ogni caso.
 
Come fa a saperlo? One for All è un segreto ben custodito.
 
Toshinori corse, avvertendo che stava andando oltre i propri limiti, che il suo corpo gliela avrebbe fatta pagare più tardi. Aveva visto il ragazzo correre verso il villain di fango. Era atletico e poteva essere fuggito in qualsiasi direzione.
 
Come.
 
La gente rimase sbigottita quando scorse una macchia confusa cercare qualcuno freneticamente, ma Toshinori non rallentò. Non riusciva a trovarlo.
Non sapeva neppure il suo nome. Soltanto che era quirkless. L’archivio dei quirk.
 
Fa.
 
Ma questo dopo. Avrebbe usato l’archivio dei quirk se non lo avesse trovato e doveva rintracciarlo subito.
Toshinori doveva correggere il suo errore il prima possibile.
 
A.
 
Un rivolo di sangue fuoriuscì dalla bocca di Toshinori, e One for All iniziò a dissolversi, percependo che il suo corpo era al limite. Non aveva altra scelta che fermarsi.
 
Saperlo?
 
All Might urlò, un suono animalesco che non sembrava appartenere a una gola umana, e Toshinori riapparve, il fantasma del Simbolo della Pace fintanto che One for All era disperso.
 
 
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C’era un solo luogo dove andare in seguito a un tale disastro, e Toshinori era terrorizzato all’idea di ammettere cos’era appena accaduto, cosa aveva permesso che accadesse, ma pure lui sapeva riconoscere quando si trovava in guai più grandi di lui.
 
Quando Gran Torino lo vide arrivare alla sua porta, scarmigliato, terrorizzato e col suo vero aspetto, non fece nessun commento sarcastico né lo prese in giro, le sue solite modalità di comunicazione. Al contrario, il suo vecchio mentore lo lasciò entrare, una mano sul braccio di Toshinori come per confortarlo.
 
Gran Torino non era mai stato così premuroso con Toshinori prima d’allora, salvo quando Nana…beh, tutto questo per dire che Toshinori avrebbe preferito le solite frecciatine.
 
E quando Toshinori gli raccontò cos’era appena successo, come era stato ingannato così facilmente, come aveva perso One for All, il suo vecchio mentore dovette sedersi, apparendo improvvisamente fragile e preoccupato. Perché Toshinori aveva fallito così completamente la sua missione.
 
Era lui ad aver causato ciò. Era tutta colpa sua.
 
“Gli ho detto che non poteva diventare un eroe senza un quirk”  ricordò. “E’ colpa mia? Se avessi…avevo intenzione di parlargli. Dopo il villain di fango…”
 
Non riusciva a ricordare perché non l’avesse fatto. Era rimasto impressionato. Aveva voluto ricaricare One for All per un po’, e poi era rimasto nei meandri della sua mente. Ci aveva pensato, ma credeva di avere tempo. E c’era sempre qualcun altro da salvare, qualche altro villain da sconfiggere.
 
“Gli ho raccontato tutto quanto” realizzò, il respiro improvvisamente rumoroso nelle sue orecchie.
 
Non riusciva a evitarlo. Era come se non ci fosse abbastanza aria nella stanza, mentre il cuore gli martellava nel petto, minacciando di scappargli dalla gabbia toracica.
 
Finché una mano fredda gli afferrò il braccio, forte nonostante l’età del suo proprietario.
 
“Toshinori, concentrati”, disse Gran Torino, e in qualche modo, funzionò.
La sua voce era reale, e Toshinori riuscì ad aggrapparcisi. Ad usarla per ancorarsi nuovamente alla realtà.
“Stai andando nel panico. Il che è una reazione logica ma non quello di cui abbiamo bisogno.
Dobbiamo trovarlo. Subito”.
 
E in un modo o nell’altro, rendersene conto riuscì a dissipare la nebbia che accecava Toshinori.
 
Perché aveva ancora un lavoro da fare.
 
Lui e Gran Torino si misero subito all’opera, conducendo l’indagine dal salotto di Gran Torino, incassando ogni favore, tutto l’aiuto di cui potevano far uso senza rivelare la situazione.
 
L’archivio dei quirk non rivelò nulla.
 
Mi ha mentito?
 
No, Toshinori credeva di no. C’era stato un genere particolare di impotenza che non poteva essere simulato quando aveva domandato se poteva diventare un eroe anche senza un quirk.
 
Ma Tsukauchi gli riferì di un incidente avvenuto non molto tempo prima nel quale era stata coinvolta una forza simile a quella di All Might, 
Per quando la polizia era arrivata sulla scena, non c’era traccia delle persone coinvolte, ma un vicolo era stato quasi distrutto.
 
Proprio quando Toshinori pensava che la situazione non potesse essere più preoccupante.
 
“Mi stai dicendo che ha usato One for All mezz’ora dopo averlo rubato?” domandò Toshinori.
 
E se la prossima volta lo usasse contro una persona?
 
Un villain con il mio quirk.
 
Neanche All for One era riuscito a mettere le mani su One for All, e All Might aveva consegnato il quirk più potente del mondo a un fantasma.
 
“Forse voleva testarlo. E questo significa che dev’essere stato in un mare di dolore una volta  fermatosi”, notò Gran Torino con un sorriso terrificante. “Dobbiamo controllare gli ospedali e tutti i dottori. Poi ci basta farglielo sputare”.
 
Toshinori si strofinò le tempie. Un mal di testa mostruoso aveva iniziato a formarglisi nel cranio. Quello, o tutti precedenti portatori di One for All stavano urlando quanto fosse un fallimento. “Volerà basso. Se è abbastanza intelligente da mettere insieme un piano del genere, sa che potrei spaccarlo in due anche mentre opero con le braci del mio quirk”.
 
Lui e Gran Torino esaminarono tutto quello che Toshinori ricordava. E non era granché. Rammentava che il ragazzino era quasi morto. Ricordava il suo zaino giallo e i quaderni pieni di appunti sugli eroi al suo interno, ma all’epoca non aveva trovato nessuna carta d’identità. Non stava neppure indossando una divisa.
 
“L’ho incontrato mentre cercava di salvare qualcuno” rammentò infine Toshinori. “Un amico, forse. Lui, lo posso trovare”.
 
Bakugou. Era quasi certo che il suo nome fosse Bakugou. I media l’avevano ripetuto per settimane dato che il giovanotto venne più volte complimentato per il suo valoroso sforzo contro il villain.
 
Nel frattempo l’altro ragazzo era stato ignorato, sarebbe rimasto sconosciuto se il villain di fango non avesse rivelato la sua esistenza, cosa aveva provato a fare.
 
“E’ un inizio”, annuì Gran Torino.
 
Adesso cosa Toshinori avrebbe voluto fare era marciare su quella scuola, scovare il giovane Bakugou e domandargli del suo amico, in modo da arrivare a casa del ladro e riprendersi il suo quirk.
 
Non lo fece per due ragioni. La prima era che non voleva diffondere il panico. Non voleva che la gente vedesse All Might affannarsi in giro freneticamente. Il Simbolo della Pace poteva mostrare soltanto il suo sorriso.
 
L’altra ragione era che si sentiva stremato. Al momento non poteva usare One for All, mentre il ragazzo aveva pieno, seppur difficoltoso, accesso al quirk. Se adesso appariva di fronte a lui, se il ragazzo andava nel panico e sceglieva di combattere, Toshinori non avrebbe avuto la forza di prevenire i danni collaterali.
 
Nonostante il suo istinto gli gridasse di correre e trovarlo subito, era meglio aspettare, in modo che il ragazzo non fosse avvertito del suo arrivo. Doveva essere rapido e scaltro.
 
Perciò lui e Gran Torino pianificarono e complottarono, e quasi venne loro un infarto quando qualcuno bussò alla porta. Ma Gran Torino imprecò, il suo modo per dire a Toshinori che stava effettivamente aspettando visite, e che gli era sfuggito di mente a causa di questa catastrofe.
 
C’era una sola persona che avrebbe visitato Gran Torino a quest’ora del giorno.
 
“C’è qualcuno?” domandò una giovane voce, piena di luce, come se la vita non l’avesse mai ferito.
 
Non era vero, ma nonostante ciò, Tenko proseguiva per la sua strada godendosi ogni secondo della sua vita, inconsapevolmente dando speranza a Toshinori e Gran Torino.
 
Si affannarono immediatamente a nascondere tutti i piani di lenente retribuzione e mentre Gran Torino andava ad aprire la porta, Toshinori si assicurò di avere il controllo dei propri lineamenti, non volendo preoccupare il nipote del suo maestro.
 
Shimura Tenko era un giovanotto di diciannove anni con capelli color grigio chiaro e occhi rossi che salutò Gran Torino appena fu fatto entrare, liberandosi dei guanti da tiro con l’arco che indossava all’esterno per bloccare il suo quirk.
 
Non che Tenko non avesse un controllo perfetto del suo quirk. Erano passati anni da quando aveva disintegrato qualcosa per sbaglio, ma era ancora obbligato a indossare dei guanti in luoghi pubblici, una cosa che lo infastidiva parecchio, poiché riteneva che neutralizzare il suo quirk fosse il modo migliore per perdere la padronanza di esso. 
 
Esitò quando vide Toshinori nella sua vera forma, sorpresa gli apparve sul viso, poi un sorriso che avrebbe potuto illuminare la notte.
 
“Yagi” esclamò, le braccia già sollevate, come se il suo corpo stesse già aspettando automaticamente l’abbraccio da orso.
 
Non che avesse torto. Toshinori pressoché si slanciò verso il nipote del suo maestro, abbracciandolo il più velocemente possibile. Questa velocità potrebbe avere qualcosa a che fare con il bisogno di nascondere il viso e darsi il tempo di celare la vergogna rimanente.
 
Toshinori aveva per breve tempo, molto breve, considerato Tenko come suo successore. Ma Tenko non voleva essere un eroe e Nana stessa sarebbe probabilmente tornata indietro a perseguitare sia lui che Gran Torino se avessero coinvolto suo nipote in quel percorso.
 
L’eroe non lo lasciò andare per un bel po’ perché aveva bisogno dell’abbraccio.
 
 
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Alla fine dell’anno scolastico, Katsuki fu chiamato fuori dalla classe, la vice preside che lo scortava e teneva d’occhio come un falco. Un eroe professionista lo stava aspettando nel ufficio del preside, e la vice preside non era solo andata a chiamarlo, ma si era anche assicurata di avvertirlo.
 
Niente avrebbe potuto prepararlo a vedere All Might , in carne e ossa, aspettarlo insieme al chiaramente turbato preside di quella scuola di merda. Katsuki l’aveva visto solo una volta prima d’allora, ma era stato velocissimo, il villain di fango era stato tutto intorno a lui- soffocandolo vivo- e tutto era accaduto troppo in fretta per comprendere cosa stava succedendo.
 
Ma All Might non era lì per lui.
 
Katsuki non riusciva a credere a cosa stava accadendo mentre gli mostravano il filmato di Deku, in lacrime, che correva in suo aiuto contro il villain fangoso.
 
“Sto cercando di trovare questo giovanotto” spiegò All Might, “ma non conosco il suo nome e non stava indossando né una divisa né qualcosa che possa permettermi di trovarlo di nuovo. Ma ha provato ad aiutarti…”
 
Dietro a All Might, le facce del preside e della vice preside erano completamente prive d’espressione, non mostrando nulla. Dovevano avere le migliori facce da poker del mondo.
 
“Perciò, speravo che potessi conoscerlo? E dirmi dove si trova?”
 
Anche ora che Katsuki era un Esemplare, Deku riusciva a rovinarglielo.
 
Questo piagnucolone che conosceva da sempre.
 
Katsuki prese un respiro profondo, le parole pronunciate dalla vice preside incise nella sua mente.
 
Bakugou-kun, devi capire quanto orgogliosa è la scuola di annoverare un Esemplare tra i suoi studenti. Sarebbe un peccato se alcuni comportamenti immaturi venissero alla luce. Comprometterebbe la tua futura carriera.
 
E nessuno di noi lo vuole.
 
“No” mentì al suo idolo. All’uomo che voleva essere. O avrebbe perso ogni cosa. “Non ho mai saputo chi fosse”.
 
 
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Un mese dopo aver ricevuto il suo quirk e due settimane dopo aver trovato un modo per evitare di rompersi le ossa e strisciare da Ao cosicché lo guarisse, Izuku si stava occupando delle richieste sul suo computer quando ne ricevette una nuova, il che non lo sorprese.
Anyone stava diventando sempre più popolare e doveva occuparsene in ordine di priorità per non rimanerne schiacciato.
 
Ebbe una brutta sensazione quando vide che proveniva dai genitori adottivi di Eri. Izuku stava tenendo d’occhio l’intera famiglia perché, essendo colui che aveva soccorso Eri, si sarebbe sempre assicurato che fosse al sicuro, e aveva confermato che si trovava in una famiglia amorevole e che non le mancava niente.
Non gli avrebbero scritto a meno che non avessero bisogno d’aiuto.
 
Una preghiera disperata dopo, Izuku si rese conto che “aiuto” era un eufemismo.
 
Tre giorni prima, degli individui del Governo erano venuti a ritirare Eri mentre era a scuola, con l’intenzione di integrarla nel progetto Paragon a causa del suo quirk intrigante. L’insegnante li aveva lasciati prendere la piccola e poiinformato i genitori, perché ovviamente, quale motivo c’era per non fidarsi ciecamente del governo?
 
I genitori non avevano avuto indietro loro figlia.
 
Uomini in nero si rifiutarono di fargliela vedere. Denaro fu offerto in compensazione, abbastanza da renderli ricchi. Loro in sostanza risposero di infilarsi quel denaro dove non batte il sole e convinsero- corruppero- qualcuno per scoprire dov’era la figlia, perché la polizia non stava aiutando, e anzi aveva spiegato loro che dovevano far riferimento alla stessa Commissione di Eroi che aveva preso Eri.
 
E ora stavano andando nel panico, farfugliando, dicendo che Eri era in pericolo, e non potevano lasciarla lì.
 
Anyone:
 
           [Cosa intendi? Dove si trova?]
 
La risposta fece gelare a Izuku il sangue nelle vene.
 
Izushi:
 
         [Eri-chan è nel Tartaro.]
   
 
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