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Autore: LuciaDeetz    20/09/2020    7 recensioni
Vicissitudini di una famiglia (a)normale condite con un chicco di riso.
[Raccolta di flash e one-shot senza continuità]
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bra, Bulma, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Colore: verde.
Note: nessuna.

Peccati di gioventù

«Papino, mi aiuti con i compiti di scienze?»
Per percorrere il tragitto dalla camera gravitazionale al frigorifero in cucina, Vegeta si affida unicamente agli automatismi della memoria muscolare e all'olfatto del suo appetito. Perciò, quando nel suo subconscio s'infila un'insolita interferenza che si ritaglia uno spazio tra bolle fluttuanti di costine di manzo, il saiyan avanza per inerzia di un altro paio di passi prima di decifrare il segnale radio e riagganciare i nervi ottici alla centralina del cervello.
Si blocca, si volta e nota Bra: gomiti sul tavolo, gambe penzoloni dalla sedia. Una papermate in equilibrio tra le dita e occhietti che lo interrogano in attesa di un improbabile "sì".
«In questa materia tua madre è più ferrata di me. Fatti aiutare da lei o da Trunks» le risponde, poi rientra in carreggiata. Due metri al traguardo dello sportello del frigo. Dita che si serrano su una maniglia d'acciaio e lingua sommersa di saliva. Nutrimi!, intima lo stomaco.
«Uffa, daiii!»
Interessati!, comanda la figlia.
Si volta, di nuovo. Bra, piccata, gonfia le guance per la stizza.
Vorrebbe gonfiarsele anche lui così: di cibo.
Scolla le dita a fatica, inghiotte un sorso di bava e di pazienza, si aggiusta l'asciugamano sulle spalle e le si avvicina. Allunga il collo sopra la sua testa per leggere dal libro aperto sul tavolo.
«Nane gialle?» Pere dolci. «Giganti rosse?» Arance succose. Si ferma quando scambia quella che la didascalia identifica come la nebulosa Testa di cavallo per un trancio di fungo in salsa. «Io non so niente di questa roba, Bra.»
«Non qui... qui!»
La piccola peste picchia l'indice sul quaderno a righe, in corrispondenza di una frase vergata da mano adulta a biro rossa nella parte alta della pagina.
Intervista un alieno. Descrivi una sua giornata tipo.
Come Vegeta legge la consegna dell'esercizio, la sua mente compie un salto temporale di vent'anni nel passato e le sue labbra si plasmano in un nostalgico sorriso da squalo.
, si dice, per una volta può spodestare Bulma dalla sua cattedra monoposto. In via del tutto eccezionale, beninteso, ché la scuola sarà anche palestra di vita, ma lui e il suo tempo sono ligi a tutt'altro tipo di allenamento.
Gli occorrono cinque viaggi per racimolare il necessario a comporre l'antipasto. La montagna di cibo sfiora il lampadario e getta un'ombra sul materiale scolastico ora relegato a un misero angolino del tavolo.
«Raccontami una storia, papà» dice Bra, la punta della biro già a contatto con la carta.
Vegeta si siede accanto a lei e azzanna un involtino. Ne osserva il troncone smozzicato che tiene fra le dita: epidermide croccante di pangrattato, ripieno di tacchino, midollo osseo di filante mozzarella.
Restiamo pure in tema...

***

«… teneri e deliziosi.»
«Oooh! Davvero?»
«Ma certo.»
Nel transitare per il corridoio carica di uno scatolone di pezzi di ricambio, Bulma getta un'occhiata distratta in cucina e si sente avvolgere da un tepore che si diffonde fino alle dita dei piedi.
La straordinaria immagine che ha davanti si frappone al ricordo di un Trunks cresciuto autodidatta da una madre in carriera per necessità e un padre assente per libera scelta. Ci vorrà tempo per sciogliere la dolorosa patina di ghiaccio che vela queste e altre memorie ogni volta che le tornano a galla come iceberg nella mente, ma Bulma pensa alla perseveranza della goccia d'acqua che erode la montagna e sorride rinsaldando la presa sullo scatolone.
«Ehm, papà... come si scrive "deliziosi"?»
«Di e elle i zeta i...»
A pensarci bene, però, tanta partecipazione è sospetta. Fino a ieri è stata lei, della famiglia, a borbottare sulle pagelle e a vestire i panni di figura educatrice della bambina, un ruolo dal quale Vegeta, che nei numeri riconosce solo un conveniente sistema di misura dell'energia nemica, si è sempre tenuto alla larga. Se non basta il suo improvviso entusiasmo a farle trillare un campanello d'allarme nella tempia, ci pensano le sue scelte di vocabolario a trattenere Bulma un attimo ancora sulla soglia.
«E poi? E poi?»
Poi si dice: Abbi fede.
E prima ancora che lui risponda, Bulma torna beata al suo lavoro.

***

«Bra, tu invece chi hai intervistato?»
«Il mio papà!»
Alla signorina Swindle scattano le sopracciglia verso l'alto.
Dopo aver patito un'ora d'inferno ad ascoltare di sedicenti alieni dalle antenne verdi e i piedi palmati che sproloquiano su quanto la loro patria sia caustica (venusiani), desolata (marziani) o gassosa (gioviani e saturniani), senza soffermarsi troppo sul sudore dei rinsecchiti mercuriani e i complessi d'inferiorità dei nanetti plutoniani, la signorina Swindle accoglie la sfacciataggine della giovane Brief come acqua un naufrago nel deserto.
«Vieni pure alla lavagna» le dice.
La bambina scatta in piedi come una molla sovraccarica, le treccine azzurre che dondolano strette da fiocchi rossi mentre copre a balzelli la distanza che la separa dalla cattedra. Con il quaderno tra le mani e negli occhi la scintilla fiera e un po' superba di chi sa di tornare al banco con un voto a doppia cifra, si gira a fronteggiare la classe drizzando la schiena e sollevando il mento. Dunque, con medesima sicurezza nella voce, attacca a leggere il suo elaborato.
«Prima di giungere sulla Terra, mi trovavo di stanza insieme al mio collega più anziano sul pianeta Wyvern. All'epoca, il pianeta era abitato da creature dalla pelle coriacea, dedite a una vita di sussistenza...»
Pelle coriacea? Sussistenza?
«Bra, ti ha aiutato qualcuno a fare i compiti?»
La piccola Brief alza gli occhi dal foglio per fissarli nei suoi. «No, maestra, ho fatto come ci aveva detto: ho intervistato un alieno.»
«Tuo papà.»
«Sì!»
Si compiace nel definirlo un alieno a un'età in cui dovrebbe essere il suo supereroe, pensa desolata la signorina Swindle. Tempo che arrivi l'alba dell'adolescenza e a questo povero Cristo cresceranno, come minimo, un porro al naso e una lingua biforcuta.
«Vai avanti.»
«Non senza incontrare resistenza, portammo la civiltà tra i nativi. Nel giro di due settimane, favoriti dalle due lune che ancora oggi gravitano notte e giorno attorno al pianeta, spianammo parcheggi ed erigemmo monti. Ci tirarono sassi, ci ringhiarono addosso. Ma, una settimana più tardi, non c'era un solo nativo che non fosse rimasto accecato dalla luce della civiltà.»
Tanta - vagamente inquietante - originalità le varrà un otto. All'atto pratico di astronomia c'è ben poco, e per esserci lo zampino di un adulto lo scritto pecca pure di scarsa consequenzialità, ma deve dare merito alla fantasia della sua alunna e alla dedizione del suo genitore.
Genitore che, fra le altre cose, a scuola non si è mai presentato.
«L'ultima sera del nostro soggiorno i nativi decisero, senza scambiarsi una sola parola, di ricompensare la nostra opera di civilizzazione condividendo con noi una cena a base dei frutti delle loro braccia. Ci dividemmo il pasto, io e Nappa: i frutti si rivelarono molto teneri e deliziosi.»
La signorina Swindle approva con lente oscillazioni verticali della testa. È questo che bisogna insegnare a scuola: condivisione reciproca e accettazione del diverso! Un dieci non glielo leva manco la preside.
Poi, la chiusa.
«Alle loro dita mancava giusto un po' di sale.»
E sulla classe soffia un silenzio di tundra.

***

La sera stessa, davanti a un piatto di involtini primavera riscaldati nel microonde, Vegeta ricorda.
«Com'è andato il compito di scienze, Bra?»

***

«Benissimo, papà, ho preso dieci!»
Momento, momento, si dice Bulma. Da quando Vegeta si informa sulle performance accademiche dei figli? Trunks, imminente laureato, sempre in giro con un tomo appresso, da settimane riceve solo osservazioni sulla sua nuova flaccidità di studente sedentario.
Poi Bulma si rigira la domanda del marito nella testa e corruga più a fondo le sopracciglia. Da quando è diventato il referente per i compiti di scienze?!
Chiede: «Di che compito stiamo parlando?».
Ricorre al plurale, perché Vegeta si è rifornito le ganasce di cibo e sembra intenzionato, a giudicare dalla lentezza con cui si lavora il bolo nella bocca, a non apportare alcun altro contributo alla conversazione.
È Bra, infatti, a concretizzare le sue peggiori paure: «Dovevo intervistare un alieno».
Oh, no. Il mutismo di Vegeta, ancora più selettivo del consueto, le ispira un brutto presentimento.
Abbi fede. Abbi fede.

***

Vegeta le sfila la fede dal dito, ci sputa sopra, ci fa a cazzotti e dopo averne calpestato i resti ammaccati la riduce a pezzettini con un bagliore di ki blast. La vera fede, Bulma vorrebbe stampargliela con un pugno sulla faccia.
«Tu le hai detto COSAAA?!»
In calce al foglio teso fra dita illividite, un dieci a biro rossa e un invito a presentarsi a udienza.
«Ci vai tu» spara Bulma. Alieno. Brutta scimmia!

***

Dal divano sul quale si appresta a passare la notte, Vegeta para il proiettile e restituisce il colpo: «Certo, e mi riservo il diritto di andarci a modo mio».
In volo, senza passare dalla porta ma affacciandosi direttamente alla finestra dell'aula insegnanti. Nel caso nutrissero ancora dei dubbi sull'autenticità dei suoi natali.
Bulma sfiata come un drago.
Quando Bra fa capolino dalla base delle scale, attirata dalle voci e forse in cerca di una seconda buonanotte, Vegeta scambia con lei un occhiolino d'intesa.

~fin~



Angolino d’autrice:
Vegeta non ha una figlia, ma una complice.

   
 
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