Epilogo
Hermione non ricordava di essersi
mai sentita così stanca. Nemmeno durante l’ultimo anno della guerra, tutti
quegli anni prima, quando non dormiva né mangiava abbastanza e la paura era
così palpabile da renderle difficile addormentarsi. Più che altro, però erano
state quella sorta di tensione senza fine e le notti insonni durante le quali
la preoccupazione le rodeva l’animo, che l’avevano consumata per mesi. Persino nell’euforia
a seguito della battaglia finale, con Harry vivo, Voldemort finalmente
scomparso e l’ansia di poter morire ormai dissipata, le era rimasto un profondo
senso di tristezza per tutte quelle perdite.
Questa cosa, invece, era completamente
diversa. L’adrenalina le scorreva nelle vene e la faceva tremare
incontrollabilmente Hermione non era preparata al dolore del parto: nonostante
sua madre lo avesse comparato a dei dolori da ciclo un po’ più forti e nonostante
tutti i libri che aveva letto per prepararsi al momento, il dolore era comunque
arrivato di sorpresa. Per di più c’era anche il fatto di essere rimasta in
travaglio da ormai ventiquattro ore e trenta minuti, durante le quali il suo
corpo aveva preso vita propria ed alla fine aveva sentito il bisogno di
spingere.
Ora, mentre osservava quel corpicino
sul suo stomaco, non riusciva a provare altro che meraviglia. Lei e Draco (e
quella clinica Svizzera, anche se rifiutava di pensarci troppo) avevano creato
quella bimba perfetta e tutto il dolore dell’ultimo giorno era già stato spunto
nei meandri della mente, mentre la piccola, esausta quanto lei, giaceva sulla
sua pancia. Millie l’aveva definito un contatto “pelle a pelle”, quando le
aveva chiesto se avrebbe voluto farlo subito dopo il parto. A quanto sembrava, avrebbe
aiutato a creare un legame più forte tra mamma e figlio. Tutto ciò a cui
Hermione riusciva a pensare era che le avrebbe dato l’opportunità di vedere
davvero sua figlia, dalla punta della peluria riccia e bruna che le copriva la
testa alle manine e piedini che si chiudevano.
Una mano spuntò da dietro di lei e
le allontanò qualche ciuffo ribelle dalla fronte, dandole poi un bacio sulla
guancia. Draco si sedette di fianco a lei.
“È perfetta”, disse lui, mentre si
avvicinava per far scorrere gentilmente un dito lungo la schiena della bambina.
Loro figlia pianse appena e Draco si
scostò come un gatto a cui era stata pestata la coda. “Oh Merlino, non le ho
fatto male vero?”.
Hermione rise, ma si sentiva scossa
e senza fiato. “Ne dubito. Molly mi ha assicurata che i neonati sono più difficili
da rompere di quanto sembrino. Probabilmente era solo sorpresa”.
“Eccoci qui, mammina”, disse l’ostetrica
arrivando con un asciugamento per prendere la bambina. “È il momento di vestire
e pesare la piccola, mentre a te daranno qualche punto”.
Hermione voleva protestare, voleva
che quel momento durasse per sempre, ma l’ostetrica era già sparita velocemente.
Draco si fermò abbastanza da darle un bacio sulla fronte prima di lasciarla,
ovviamente per la voglia di andare a vedere cosa avrebbero fatto a sua figlia.
Hermione rimase nelle mani della
capo ostetrica, che reggeva una fiala di anestetico. “Qualcosa per lenire il dolore
mentre ti ricucio la ferita”.
Ci vollero almeno quaranta minuti
prima che riuscisse a vedere di nuovo la bambina. L’ostetrica l’aveva medicata
in tempo record e lei era stata trasferita dalla sala parto ad una stanza lungo
il corridoio dove ora era a letto. Si sentiva un po’ meglio, dopo il cambio di
camicia da notte ed una tazza di tè. La bambina era rannicchiata nelle braccia
di Draco, con indosso una tutina giallo pallido e la scritta “ciao mondo” sul
davanti.
“Mamma ha finito, Iris”, disse Draco
con un tenero sorriso, mentre osservava la figlia.
“Stavo pensando che forse non
dovremmo chiamarla così”, disse Hermione. “Non come primo nome, almeno”.
Draco si accigliò. “Ma a te piace. Lo
avevi scelto ancora prima di rimanere incinta”.
“Lo so”, disse Hermione. “Ma pensavo
sarebbe bello chiamarla Lucia”.
Gli occhi di Draco scattarono verso
i suoi, mentre gli spuntava un piccolo sorriso. “Sei sicura?”.
Lei annuì ed iniziò a stropicciare
nervosamente la coperta tra le dita, mentre aspettava la risposta di Draco.
Un sorriso gli illuminava il volto. “A
mia madre piacerebbe molto, ed anche a me”, disse, con gli occhi che
brillavano.
Draco non credeva
di aver mai visto prima tre persone così diverse sedute al tavolo della cucina
di Molly Weasley. Una decina di anni prima, o giù di lì, un tale gruppetto
sarebbe finito a sguainare le bacchette e lanciarsi maledizioni.
Ed io spalmato
a terra con qualcosa di schifoso in faccia, pensò con un sorriso.
La felicità
aveva uno strano modo di lenire i dolorosi eventi passati e trasformarli in
qualcosa da affrontare con un sorriso.
“Pfff, che immondizia
che ultimamente fanno passare per giornalismo”, disse Ron con un borbottio, mentre
lanciava l’ultima edizione della Gazzetta del Profeta sul tavolo che occupava
gran parte della cucina.
Il giornale
atterrò vicino a Draco, che strizzò gli occhi alla vista dell’ennesimo articolo
calunniante.
“Il parto
della nuova Malfoy
La veterana
di guerra, nonché ruba consorti, Hermione Granger, ha dato al nuovo marito,
Draco Malfoy, una femminuccia. Fonti vicine alla coppia dicono siano elettrizzati
dalla nuova vita dopo la tragica fine del patriarca della famiglia, Lucius, nei
primi mesi dell’anno”.
L’articolo
continuava in modo simile, presentando i fatti adornati in stile succulento. Dall’altro
lato della pagina si trovava un’enorme foto della sua ex moglie, con un’espressione
corrucciata.
“Draco ha
detto addio alla bellezza purosangue a causa di un bambino?
La reporter
della Gazzetta del Profeta, Rita Skeeter, intervista l’ex moglie dal cuore
spezzato, Astoria Greengrass, riguardo ad amore, divorzio ed il suo stesso desiderio
di avere un figlio nonostante i problemi di fertilità”.
Draco grugnì
così forte che Lucia iniziò a svegliarsi tra le sue braccia, lamentandosi lievemente
per essere stata distolta dal suo sonnellino. Si alzò, cullandola gentilmente
per farla tornare a dormire.
“Le farai
causa?”, chiese Ron, dimostrando la sua totale inesperienza con i bambini,
visto che aveva completamente ignorato i lamenti di Lucia.
Draco rispose
in tono frustrato. “No. Hermione questa mattina era indiavolata ma poi si è
calmata ed abbiamo deciso che al momento non c’è bisogno di avere altre luci puntate
addosso”.
Harry, con
Lily che smangiucchiava allegra un pezzo di pane sulle sue gambe, annuì concorde.
“Non avrebbe senso. Non si
scuserebbero”, disse, con il tono di qualcuno che aveva già affrontato affari
simili con la Gazzetta.
Lucia
finalmente chiuse gli occhi e tornò a dormire. “Bel lavoro!”, disse Harry con
un sorriso.
Draco stava giusto
per congratularsi con se stesso per non aver svegliato Hermione, che si stava
facendo un meritato riposino dopo essere rimasta sveglia tutta la notte a far
mangiare Lucia, ma la porta si aprì di colpo ed entrò sua moglie che
sbadigliava, con i capelli tutti arruffati.
“Era Lucia a piangere?”.
“Ehm...”, disse Draco.
“Sì, ma è
tornata a dormire. Draco ormai è un esperto”, disse Ron, facendogli l’occhiolino.
“Vuoi del caffè?”.
“Oh sì, ti
prego!”, disse Hermione con un altro sbadiglio.
“Perché non
torni a dormire?”, chiese Draco.
Prima che potesse
rispondere, la porta si aprì nuovamente per far entrare George, Ginny ed un po’
di aria fredda.
“Ehi!”, sbottò
Draco. “Chiudete la porta!”.
Ginny alzò
gli occhi al cielo. “Rilassati, Draco. Lucia non si ammalerà per un filo di
aria fresca!.
“Potrebbe!”,
rispose lui, stringendo meglio la copertina attorno a sua figlia.
“A chi va una
partita a Quidditch?”, chiese George. “Oppure rimaniamo qui a spettegolare
tutto il giorno?”.
Draco sentì
una fitta di desiderio. Da quanto aveva ricominciato a giocare la domenica,
aveva riscoperto quanto gli piacesse volare, ma da quanto era nata Lucia non
aveva più potuto farlo visto che doveva aiutare Hermione il più possibile.
I suoi occhi
volarono involontariamente verso la moglie, che lo guardava con un sorriso.
“Vai!”,
disse Hermione, prendendo Lucia. “Tra l’altro è quasi ora della pappa”.
“Sei sicura?”,
chiese Draco. “Potresti dormire ancora un po’”.
“No, ora mi
sento bene e comunque ti meriti un po’ di svago. Ti occupi di Lucia tanto
quanto me”.
Draco le
passò la bambina mentre George annuiva, prima di voltarsi verso Harry con un volto
interrogativo.
“Io rimango
con Hermione e le ragazze”, disse Harry.
“Avete un’ora!”,
borbottò Molly, appena entrata nel salone con i ferri da calza che lavoravano
dietro di lei. “La cena sarà in tavola”.
“Sì, mamma”,
risposero in coro i fratelli Weasley.
“Due contro
tue”, disse George. “Io prendo Ginny”.
“Non è
giusto”, si lamentò Ron.
“Ehi! Non c’è
niente che non vada nel mio modo di giocare”, protestò Draco.
George, Ginny
e Ron fecero una smorfia. “Dimentichi che abbiamo giocato tutti ad Hogwarts”, disse
Ginny.
“Mi oppongo”.
“Risparmiati
la rabbia per la partita, Malfoy”, disse George con tono divertito. “Potrebbe
aiutarti a giocare meglio”.
“Alcune cose
non cambiano mai”, disse Harry, mentre Hermione ascoltava il chiacchiericcio
svanire verso il campo dietro la Tana.
“Ma sono
felice che alcune cose lo facciano”, rispose lei, guardando amorevolmente una
testa bionda che si allontanava.
Lucia si
stiracchiò contro di lei, voltandosi verso il suo petto con le labbra
arricchiate. Era affamata.