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Autore: Marco1989    11/10/2020    2 recensioni
Da un momento all'altro, la tua vita cambia all'improvviso: un istante, uno schianto, e ti trovi in un mondo che hai soltanto sognato. Ti trovi di nuovo ragazzo, e coinvolto in una avventura che mai avresti sognato di vivere. Matteo Simoncini si troverà improvvisamente catapultato ad Hogwarts, e dovrà decidere cosa fare in quel nuovo mondo, mentre una oscura minaccia si avvicina, e lui potrebbe essere il solo ad avere il potere per fermarla.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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- Questa storia fa parte della serie 'A strange, new world'
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Capitolo tredici - Epilogo

 

Raggiunsi la sponda del lago, nascondendomi dietro ad un albero nella speranza che i Dissennatori non si accorgessero di me prima che fossi pronto, e mi sporsi di lato. Compresi immediatamente quanto la situazione fosse grave: le linee dei mostri erano chiuse a cerchio intorno ad un piccolo spazio a breve distanza dall’acqua, a non più di una ventina di metri da me. Nella luce della luna, resa innaturalmente fioca dai poteri dei Dissennatori, riconobbi immediatamente le tre persone che lo occupavano: Black ed Hermione erano a terra, apparentemente privi di sensi. Harry, invece, era in ginocchio, ma continuava disperatamente a lottare. Lo sentii mormorare “No…è innocente…” prima di lanciare un Patronus nebuloso, che fermò brevemente il Dissennatore più vicino. Quello provò brevemente a spostarlo, prima di alzare le braccia e togliersi il cappuccio, mostrando l’orrendo volto. Il Patronus scomparve. Harry crollò, cercando di afferrare il braccio di Black. L’orrore lo girò sulla schiena, afferrandolo al collo, pronto a baciarlo.

Non attesi più. Saltai fuori dalla protezione dell’albero. Sentivo ancora il gelo causato dalle creature, e la scena dell’incidente ancora si ripeteva nella mia testa, ma tutto era lontano, indefinito, sopportabile. Forse perché non erano concentrati su di me, forse perché in quella seconda occasione sapevo di essere in grado di affrontarli, il loro effetto sembrava essersi ridotto di molto. Richiamando alla mia mente il volto di Mary e il calore del suo abbraccio, mentre alcuni Dissennatori, accortisi della mia presenza, si voltavano nella mia direzione, alzai la bacchetta ed urlai con tutto il fiato che avevo in corpo: “Expecto Patronum”.

La mia voce risuonò stranamente potente, rimbombando sull’acqua del lago come se fosse giunta da più direzioni diverse. Il lupo eruppe dalla punta della mia bacchetta e subito si avventò sulle creature, scompaginandole, gettandone diverse a terra, obbligandone altre alla fuga. Ne vidi uno fluttuare rapidamente verso la sponda, nel tentativo di allontanarsi dalle sue zanne… solo per essere colpito alla schiena da un paio di corna d’argento ed essere violentemente scagliato in aria.

Strabiliato, spalancai gli occhi: il mio lupo non era il solo Patronus in azione, c’era un altro animale perlaceo che stava combattendo contro i Dissennatori. Impiegai qualche istante per distinguerne chiaramente le fattezze, poi compresi di avere di fronte un gigantesco cervo argenteo. I due sembrarono non considerarsi neanche: continuarono semplicemente ad aggredire i demoni di Azkaban, che ben presto ruppero definitivamente i ranghi, ritirandosi velocemente nell’oscurità. Galleggianti sulle acque del lago, rimasero solo i due Patroni, uno di fronte all’altro. Con la coda dell’occhio, vidi Harry collassare, definitivamente KO, ma in quel momento tutta la mia attenzione era concentrata sulla stranissima scena. Con un pensiero assurdo, ricordai che, se i due animali fossero stati veri, sarebbero stati due nemici naturali. In quella strana condizione, che sembrava quasi a metà tra la realtà e il sogno, invece, si limitavano a studiarsi con apparente interesse. Poi accadde qualcosa che mai mi sarei aspettato: il mio lupo chinò la testa verso l’acqua, in quello che era un evidente gesto di rispetto. Il cervo rimase a fissarlo per qualche istante, poi, con mia ulteriore sorpresa, piegò le zampe in una palese inchino di risposta. Un istante dopo, entrambi scomparvero.

Mentre cercavo di riscuotermi dallo shock, chiedendomi se fosse normale che due Patroni si comportassero in quel modo, una domanda molto più importante ed urgente esplose nella mia testa: chi diavolo aveva lanciato il cervo? Di scatto mi girai, ispezionando la sponda in cerca di una figura umana. Ed eccola, praticamente sulla riva opposta rispetto alla mia posizione: un essere umano, appena oltre gli alberi, la bacchetta ancora in mano. Spariti i Dissennatori, la notte era tornata chiarissima, e non faticai a distinguerne le fattezze.

Non per la prima volta nelle ultime ore, la mia bocca cedette di diversi centimetri per lo stupore: ne avevo viste tante in pochissimo tempo, ma quella era veramente troppo grossa! Lanciai uno sguardo verso le tre persone svenute vicino a me, poi di nuovo all’uomo oltre il lago: non era possibile, eppure…

L’altro sembrò essersi accorto di essere stato notato, e si voltò, sparendo tra le piante. Immediatamente mi lanciai in una corsa disperata, attingendo ad energie che non pensavo più di possedere, costeggiando il lago e scavalcando quasi in automatico pietre e radici: dovevo raggiungerlo, dovevo vedere, perché se avevo ragione, stava accadendo qualcosa di ancora più assurdo di tutto ciò che mi ero trovato davanti fino a quel momento. La voce nella mia testa sembrava essersi spenta dopo quello che era accaduto con Minus, ma era rimasta una sensazione: anche se davvero avevo visto quello che credevo, avvertivo l’esistenza di una spiegazione valida che non implicasse la Magia Oscura.

Rallentai solo quando fui giunto quasi al luogo dal quale era stato lanciato il Patronus. Il silenzio era totale, eppure qualcosa mi diceva che l’autore dell’incantesimo non era lontano. Sollevai la bacchetta mormorando “Lumos!”, ed iniziai ad aggirarmi tra gli alberi seguendo la sua fioca luce. All’improvviso qualcosa spuntò da dietro uno dei più grandi, e distinsi un’altra bacchetta, puntata nella mia direzione. Alzai anche la mia, puntandola direttamente in faccia all’essere. Quando la luce lo illuminò, credetti di essere sul punto di svenire: Harry Potter, che giaceva svenuto a qualche centinaio di metri di distanza, era anche di fronte a me, il volto deformato da una smorfia di assoluto stupore. A completare il quadro, distinsi dietro di lui Hermione, che avevo lasciato al suo fianco dall’altra parte del lago, altrettanto priva di sensi, che mi fissava spaventata e che reggeva una corda legata al collo di un grosso animale. Quando riconobbi Fierobecco, l’Ippogrifo che avrebbe dovuto essere morto ormai da diverse ore, credetti che la mia mente avesse sul serio ceduto, e di essere completamente impazzito.

“Josh! Che ci fai qui?” mi chiese Harry.

“Non osare muovere un solo muscolo!” ringhiai. Era una reazione abbastanza inevitabile: vero era che avevo di fronte un amico, ma era altrettanto vero che avevo appena visto lo stesso amico da tutt’altra parte, quindi una certa vigilanza era comprensibile.

Il ragazzo ripose la bacchetta sotto la veste e mi mostrò i palmi delle mani aperte. Io non abbassai la mia.

“Josh, stai calmo per favore… non mi riconosci? Sono Harry…” mormorò con voce conciliante.

“Io ho appena visto Harry Potter svenuto dall’altra parte del lago – dissi con decisione – quindi ti conviene avere una spiegazione convincente per giustificare il fatto che sei qui!”.

L’altro sembrò riflettere per qualche secondo, poi si voltò verso la ragazza che sembrava Hermione, la quale annuì stancamente, poi, muovendosi con estrema lentezza, probabilmente per non farmi sembrare che volesse compiere un gesto aggressivo, estrasse dalla veste una lunga catenella d’argento che portava appesa al collo, in fondo alla quale era appesa una piccola clessidra dello stesso materiale.

Hermione sospirò, poi disse: “Questa è una Giratempo. Permette di tornare indietro nel tempo di qualche ora. La McGrannitt me l’ha data all’inizio dell’anno per permettermi di seguire tutte le lezioni, e Silente ci ha autorizzato ad utilizzarla per rimettere a posto la situazione. In questo momento – e indicò in direzione dell’altra sponda del lago – Piton sta portando ‘noi’ e Sirius al castello. Tra qualche minuto noi saremo in infermeria, e lui rinchiuso nell’ufficio del professor Vitious, in attesa che il ministro Caramell vada a chiamare un Dissennatore per eseguire il Bacio sul posto! Silente ha creduto alla nostra versione, ma non potendo fare nulla per convincere gli altri dell’innocenza di Sirius, ci ha permesso di utilizzare la Giratempo per salvarlo. Siamo tornati a prima dell’esecuzione di Fierobecco, lo abbiamo fatto scappare e intendiamo utilizzarlo per far fuggire Sirius dalla finestra, per poi volare via con lui”.

“Prima…o meglio, adesso… oh, al diavolo, è lo stesso! – si inserì Harry - Insomma, mentre stavo per svenire ho visto qualcuno lanciare un Patronus… cioè, solo ora mi rendo conto che erano due, ma io ho visto solo il cervo. Ho creduto che fosse stato mio padre... sono venuto a vedere, e ho capito di aver visto me stesso, quindi l’ho lanciato. Solo dopo ho visto che c’eri anche tu”.

Impiegai qualche secondo per rendermi conto che aveva finito la rapida spiegazione: era la storia più assurda che avessi mai sentito, tanto folle da poter essere vera. Mi resi conto che non importava che sembrasse il delirio di un pazzo: il ‘Senso di Ragno’ si stava di nuovo facendo sentire, confermandomi che era la verità.

Abbassai la bacchetta: “Va bene, vi credo”.

“E adesso, se non ti dispiace, potresti rispondere alla mia domanda? – mi incalzò Harry, ancora sorpreso – Che diavolo ci fai qui fuori? Sei stato tu a lanciare il Patronus lupo? Come facevi a sapere che eravamo nei guai?”.

Rimasi in silenzio per qualche secondo, chiedendomi quanto dovessi rivelare. Rammentai a me stesso che Harry non era uno sciocco, e che Hermione lo era ancora meno. Non avrebbero creduto a nulla che non avesse contenuto un’ampia porzione di verità.

Alla fine, mi decisi: “Vi ho seguito. Per quasi tutta la sera”.

I due ragazzi strabuzzarono gli occhi: “Cosa?” chiesero praticamente in coro.

Verità mischiata a qualche piccola omissione, era quella la migliore opportunità: “Sono sgattaiolato fuori dalla scuola per raggiungere la capanna di Hagrid, ma troppo tardi, voi stavate già tornando. Ho visto Sirius aggredirvi nel parco e trascinare Ron nel Platano Picchiatore. Vi ho seguito lungo il passaggio segreto, fin dentro la Stamberga Strillante, e sono rimasto per tutto il tempo nascosto fuori dalla camera. Ho sentito tutto: so di Black, di Lupin… e di Minus. Quando è fuggito nel parco ho anche provato ad inseguirlo. Ero perfino riuscito a catturarlo, ma due Dissennatori ci hanno aggredito, e lui ne ha approfittato per darsela a gambe. Sono riuscito a respingerli, poi ho sentito Sirius uggiolare sulla riva del lago, e sono corso da quella parte. Ho lanciato il mio Patronus esattamente quando hai lanciato il tuo dall’altra parte. Bel cervo, tra parentesi! – ridacchiai – Suppongo che tu sia rimasto sorpreso quanto me quando si sono fatti quell’inchino a vicenda! Comunque, dopo che i Dissennatori se ne sono andati ti ho visto, ti ho riconosciuto e… beh, ovviamente sono corso a vedere cosa stesse succedendo!”.

Harry rimase immobile anche dopo la fine della mia esposizione, il volto completamente esterrefatto. Voltando la testa, vidi il volto di Hermione, e una lieve punta di preoccupazione mi attraversò la mente: lei sembrava più che altro incredula, come se qualcosa non le tornasse per niente. Scartai la sensazione di allarme, promettendomi casomai di analizzarla in seguito. Mi rivolsi nuovamente verso Harry: “Mi dispiace di essermi fatto scappare quel maledetto assassino” dissi, cercando di riportare la conversazione su un binario più sicuro.

Lui scosse la testa: “Non è colpa tua. Avrei dovuto lasciare che Sirius e Lupin lo uccidessero, ho commesso un errore. Da morto sicuramente non sarebbe riuscito a scappare” borbottò con rabbia.

“Non pensarlo neanche, amico – ribattei, ricordandomi che neanche io ero riuscito ad ammazzare Minus quando ne avevo avuta l’occasione – Tu non sei come lui, hai fatto la scelta giusta”.

Harry scosse la testa: “No, tu non capisci… - disse, improvvisamente quasi spaventato – Questo pomeriggio ero a fare l’esame di Divinazione. La Cooman è caduta all’improvviso in una sorta di trance… non come al solito, sembrava una cosa seria stavolta… e ha recitato una profezia. Ha detto che stanotte il servo più fedele di Voldemort sarebbe fuggito dalla sua prigionia, che avrebbe raggiunto il suo padrone, e che questo avrebbe permesso al Signore Oscuro di tornare, più grande e terribile che mai! E stanotte Minus, il servo di Voldemort, è riuscito a fuggire! Io gli ho permesso di fuggire! E adesso…”.

Dovetti lottare per non crollare al suolo, tanto le ginocchia avevano iniziato a tremarmi: l’orrenda coincidenza tra la profezia della Cooman e le parole della Voce mi aveva lasciato completamente senza fiato. Il mio stato alterato doveva essere evidente, perché Harry se ne accorse immediatamente: “Josh, stai bene?” mi chiese con preoccupazione.

Scossi la testa nel tentativo di snebbiarla: “Sì, scusa, ho avuto un piccolo capogiro. E’ tutta la sera che corro da una parte all’altra… - poi, non credendo minimamente alle mie stesse parole, aggiunsi: “Non preoccuparti, amico. Lo sanno tutti che la Cooman è solo una ciarlatana! Tu hai fatto la cosa giusta a non permettere agli amici di tuo padre di macchiarsi di un omicidio”.

Harry annuì, anche se non sembrava molto convinto. Aprì la bocca come per farmi qualche altra domanda, ma venne interrotto da Hermione: la ragazza mi fissò per un istante con espressione ancora scettica, poi disse: “Dobbiamo andare, Harry. Abbiamo solo pochi minuti per raggiungere la finestra dell’ufficio di Vitious, far uscire Sirius e tornare in infermeria prima che Silente ‘ci’ chiuda dentro”. Mentre il ragazzo annuiva, lei mi lanciò un ultimo sguardo, che sembrava promettere una futura conversazione non particolarmente gradevole, ma sul momento a malapena lo notai.

“Tu non ci hai visto, va bene? – mi disse Harry – Parleremo meglio domani”.

Costrinsi le mie labbra a posizionarsi per formare un piccolo ghigno: “E voi non avete visto me!” risposi.

Il ragazzo sorrise, e si allontanò dietro ad Hermione e Fierobecco, in direzione del castello.

Rimasi bloccato per qualche istante, nel disperato tentativo di rimettere ordine nei miei pensieri. Non riuscivo a togliermi dalla testa le parole che avevo sentito, parole che sembravano un accusa diretta contro di me: ‘Il Signore Oscuro tornerà, più grande e terribile che mai’… ‘L’oscurità calerà su tutto quello che hai imparato ad amare’… e quella sera Minus era riuscito a fuggire, grazie ad Harry… e a me.

Chiedendomi se avessi commesso, come ero sempre più convinto di aver fatto, il più grande errore della mia vita, gettai nuovamente su me stesso l’Incantesimo di Disillusione e mi avviai verso il castello, per sgattaiolare nuovamente all’interno.

 

 

 

“Posso parlarti un secondo, Josh?”.

La voce di Hermione mi colse completamente di sorpresa: erano passati quattro giorni dalla fatidica notte, le lezioni e gli esami erano ormai finiti, ed io stavo passeggiando senza una meta vicino al lago, la testa miracolosamente sgombra da pensieri. Con i Dissennatori che finalmente erano stati allontanati dal castello, avevamo riconquistato un po’ di libertà.

Vidi la ragazza che si avvicinava. Era la prima volta che mi rivolgeva realmente la parola dopo il nostro incontro notturno: non aveva aperto bocca neanche la mattina dopo, quando Harry era venuto a dirmi che erano riusciti a far fuggire regolarmente Sirius, e si era fatto raccontare la versione integrale delle mie vicissitudini, cosa che io avevo fatto, sia pure con qualche trascurabile correzione ed aggiustamento, come eliminare completamente il contributo della Voce. Hermione aveva ascoltato tutto in silenzio, uno sguardo pensieroso dipinto in volto. Uno sguardo molto diverso da quello che mi stava presentando in quel momento.

Dal canto mio, a mala pena lo notai. Gli ultimi quattro erano stati giorni molto difficili: la profezia della Cooman e le parole della Voce continuavano a rimbalzarmi in testa, accompagnate da un diffuso malessere e da un acuto senso di colpa. Una distrazione era più che gradita: “Certo, Hermione. Dimmi pure” le risposi, quasi distrattamente.

“Ho una domanda da farti, e ti chiedo di rispondermi con sincerità: chi sei tu?”.

“Come?” le chiesi con sorpresa, le antenne improvvisamente sollevate. Un campanello d’allarme iniziò a suonare nella mia testa: se chiunque altro mi avesse fatto una domanda simile, probabilmente mi sarei semplicemente messo a ridere, pensando ad uno scherzo, ma davanti a me c’era Hermione Granger, e questo significava che con ogni probabilità ero in grossi guai.

“Ti sto chiedendo, Joshua Carter, chi sei tu?” insistette Hermione, senza scomporsi.

“Ehm…Joshua Carter, forse?” risposi con un sorriso, nel disperato tentativo di fare dell’ironia. Sfortunatamente, sapevo fin troppo bene che non sarebbe servito a nulla.

“E chi altro sei? – ribatté lei, con sguardo deciso – O forse dovrei chiedere che cos’altro sei?”.

“Perdonami, Hermione, ma non riesco a capire cosa stai dicendo” tentai di svicolare, consapevole di essere finito in un angolo e di non avere la minima idea di come uscirne.

“Oh, io credo che tu abbia capito perfettamente – continuò Hermione, penetrante – Sono mesi ormai che mi faccio delle domande su di te, sai? Ho iniziato ad avvertire che qualcosa non tornava quando mi hai consolata dopo la mia lite con Ron: ci sono ragazzi più maturi di altri, più saggi di altri, ma il modo nel quale mi hai parlato, come ti sei comportato… mi ha lasciato una strana sensazione, come se ci fosse qualcosa di fuori posto. Poi c’è stata la tua piccola avventura notturna con Sirius: chi di noi si sarebbe messo ad inseguire un uomo che conoscevamo come un pluriomicida psicopatico? Harry è coraggioso, a volte ai limiti dell’incoscienza, ma credo che perfino lui non ne avrebbe avuto il coraggio. Nessun normale ragazzo di tredici anni lo avrebbe fatto”.

Deglutii, cercando di non farlo notare: senza forse rendersene conto, Hermione stava pericolosamente girando intorno alla verità. Quando avevo inseguito Sirius Black, non mi ero posto il problema di ciò che gli altri avrebbero potuto pensare. Nelle settimane successive, mi ero convinto che tutti lo avessero registrato solo come il gesto avventato di un ragazzo, ma a quanto pareva, qualcuno ci aveva riflettuto in maniera più approfondita.

Spietatamente, Hermione proseguì nella demolizione del mio castello di carte: “Poi c’è stato il tuo scontro con Nott di quattro giorni fa. Mary mi ha raccontato tutto non appena è tornata al castello, mi ha praticamente impedito di finire il mio ripasso di Babbanologia – la sua espressione decisa si trasformò brevemente in un sorriso – Quella ragazza tiene moltissimo a te, credo te ne sia accorto. Vederti combattere in quel modo con Nott l’ha spaventata a morte: mi ha detto che in quel momento non era in grado di riconoscerti, che sembravi un’altra persona. Ha detto di averti visto usare degli incantesimi che non conosceva. Sono andata a controllare: un Incantesimo Scudo, un Incantesimo d’Urto da combattimento… non si insegnano fino al quinto anno, e tu li hai usati come se li conoscessi da sempre! Non è questo però che mi ha colpito: ti ho visto in classe, sei abile, e tuo padre, se non sbaglio, in America è un Auror. Potresti aver letto qualcosa nei suoi libri ed essere stato in grado di ripetere gli incantesimi che hai scoperto. Mary, però, mi ha detto che hai infierito su Nott, con una durezza che faceva fatica a descrivere, e di essere sicura che, se non ti avesse fermato, gli avresti fatto veramente del male”.

Mi tremavano le mani. Sapevo di dover trovare una risposta, Hermione era troppo sveglia per accettare delle semplici scuse, ma ero completamente inebetito.

“Mi è sembrato veramente strano: ti conosco ormai, Joshua, so che sei profondamente buono, e faticavo perfino ad immaginarti impegnato ad umiliare qualcuno, anche un verme come Nott. Avevo deciso di chiederti spiegazioni, ma le circostanze me lo hanno impedito”.

La ragazza prese fiato: fino a quel momento aveva parlato di getto, senza interruzioni. Sarebbe stato il momento giusto per interromperla, per giustificarmi, ma non avevo nulla che potesse essere minimamente sufficiente a fugare i suoi dubbi.

Neanche il tempo di riflettere, ed Hermione riprese: “E veniamo all’altra sera: ci sono fin troppe cose che non tornano nel tuo comportamento. Intanto, il fatto che tu sia uscito dopo averci detto di andare senza di te, e come tu sia riuscito a lasciare la scuola. Hogwarts era praticamente in stato d’assedio, e noi avevamo il solo Mantello dell’Invisibilità esistente da queste parti. Nessuno sarebbe riuscito ad eludere la sorveglianza senza usare la magia. Che cosa hai usato, un Incantesimo di Disillusione? Che sia quello o un’altra cosa, si tratta comunque di magie al di là del nostro livello attuale, neanche io sarei capace di lanciarne uno, li conosco solo in teoria. Ma ancora una volta, hai dimostrato di essere molto abile, quindi ipotizziamo per un attimo che tu sia stato capace di eseguire un Incantesimo di Disillusione al tuo primo tentativo e di uscire indisturbato. Perché avresti dovuto farlo? Ti sei mosso troppo tardi per venire da Hagrid, quindi non è per consolare lui che hai deciso di scendere nel parco. Come facevi a sapere che sarebbe accaduto qualcosa di più di una orrenda esecuzione?”.

Dovevo essere impallidito. Sentivo di essere pallido. Avevo la gola riarsa. Hermione sembrava essersi trasformata in una giovane copia di Miss Marple: aveva visto tutto, e a quanto pareva, aveva anche collegato tutto. Ovviamente non poteva in alcun modo immaginare l’assurda verità, ma aveva compreso che le cose non stavano come in apparenza, e, fondamentalmente, mi stava incastrando.

“Anche il tuo comportamento durante la serata è stato molto strano: ci hai seguito e ascoltato per tutto il tempo, senza però farti vedere né intervenire finché il professor Lupin si è trasformato e Minus è fuggito. A quel punto, nonostante ci fosse un Lupo Mannaro in giro per la foresta, ti sei lanciato all’inseguimento. Una decisione decisamente insolita: da solo sei andato dietro ad un criminale tra gli alberi, senza preoccuparti della presenza di una creatura potenzialmente letale! Non solo: dopo aver respinto due Dissennatori, cosa che già di per se non è da poco, sei venuto verso il lago e ne hai affrontati altri cento! Noi siamo finiti direttamente in mezzo al caos, ma tu sei andato a cercarlo! E il tuo Patronus… l’ho visto mentre mi avvicinavo ad Harry, è stato incredibile! Quello lanciato da lui è stato impressionante, ma il tuo non era da meno! Soprattutto, sembravi sapere quello che stavi facendo in ogni momento, mentre noi eravamo terrorizzati! E ancora: tu…”.

Alzai stancamente una mano: “Va bene, Hermione. Può bastare così – borbottai – Non serve che continui, sono capace di capire quando sono fregato”.

Mi lasciai cadere a sedere con la schiena contro il tronco di un albero, improvvisamente stremato. Hermione aveva letteralmente vivisezionato la mia storia, aveva trovato ogni punto disfunzionale e me lo aveva sbattuto in faccia. Ero in trappola: negare non sarebbe servito a nulla, era fin troppo chiaro. Allo stesso tempo, però, non potevo raccontarle la verità, sarebbe stato veramente troppo per lei. Che cosa potevo fare?

Hermione si avvicinò e si abbassò davanti a me, piegando le ginocchia: “Mi dirai la verità, Joshua? Sono tua amica, e so che bella persona sei. Ma so anche che ti porti dietro un segreto che ti pesa sulla schiena, che ti ha fatto uscire distrutto dall’albero con il Molliccio, che ogni tanto sembra trasformarti in qualcuno completamente diverso. Chi sei veramente, Joshua Carter?”.

Sospirai, e un sorriso mi si dipinse sulla bocca: “Sei veramente la strega più brillante della nostra età, Hermione – le dissi – Va bene, non negherò. Hai ragione, c’è veramente qualcosa di strano in me, qualcosa di diverso da voi. Ma per adesso, ti chiedo di accettarmi per quello che sono, senza cercare di farmi confessare di cosa si tratta”.

“Josh, puoi fidarti di me!”.

“Lo so benissimo, Hermione. Sarei pronto ad affidarti la mia vita – le presi una mano e la strinsi – Non posso però affidarti questo, non ancora almeno. E’ qualcosa di… beh, di troppo. Non dico che non capiresti, vorrebbe dire sminuirti, ma cambierebbe troppe cose, e non è ancora il momento. Una cosa però voglio dirtela: da oggi voi potete contare su di me – la fissai intensamente – So perfettamente quello che avete fatto al primo e al secondo anno, so quali cose avete affrontato per trovare la Pietra Filosofale e nella Camera dei Segreti, so quale nemico vi siete trovati davanti”.

Stavolta fu lei a sorprendersi: “Come fai a saperlo? Tu non eri neanche ad Hogwarts allora, nessuno sa esattamente quello che è successo!”.

“Questo fa parte del mio segreto, quindi ti prego, non chiedermelo - continuai, sempre più serio – Si sta avvicinando una tempesta, Hermione. Quello che è accaduto avrà conseguenze enormi. Non mi domandare come faccio a saperlo, non sarei capace di spiegartelo neanche volendo, ma qualcosa di oscuro è nell’aria, lo sento avvicinarsi. Non so se sarà tra un mese o tra un anno, ma arriverà. E quando succederà, sappiate che sarò al vostro fianco. Potrebbe essere il momento nel quale saprai tutto di me. Puoi accettarlo?”.

Hermione rimase pensierosa per qualche secondo, poi, senza lasciare la mia mano, si alzò, mi tirò in piedi e mi regalò uno dei suoi abbracci spaccaossa: “Sì, lo posso accettare”.

Risposi con calore all’abbraccio. Più volte, nei pochi giorni che ci separavano dalla fine della scuola, e poi mentre preparavamo i bagagli, e ancora sul treno, ripensai a quel momento: era stato intenso, fondamentale. Avevo difeso il mio segreto, e forse il fatto che Hermione sapesse che dietro Joshua Carter c’era qualcosa in più di quello che diceva la vista poteva risultare positivo. Non avevo mentito quando le avevo detto che sentivo l’avvicinarsi di una tempesta. Il mio ‘Senso di Ragno’ vibrava in maniera quasi costante: il futuro era confuso, avvolto da una fitta nebbia, ma in qualche modo sentivo che la fuga di Minus sarebbe stata come la caduta di un sasso che scatena una valanga in montagna, e questo mi lasciava delle pesanti fitte di rimorso al pensiero che forse avrei potuto impedire qualsiasi cosa si stesse preparando se solo avessi avuto il coraggio di uccidere il ratto. Ormai, però, era fatta: il mio intervento era andato a vuoto, ciò che il Fato aveva programmato sarebbe accaduto. E, inevitabilmente, al centro del caos ci sarebbero stati Harry e i suoi amici: per me, che sapevo in quale mondo ero finito, questo risultava evidente. Non ero ancora riuscito a capire quale Forza mi avesse spedito lì, o quale ruolo sarei stato chiamato ad interpretare da quel momento in poi, se pure ve ne era ancora uno, ma mentre scendevo dal treno e salutavo gli amici (Hermione mi abbracciò forte, mentre sul volto di Mary che si allontanava dopo avermi dato un bacio sulla guancia pericolosamente spostato verso la bocca credetti di vedere una piccola lacrima), e mentre spingevo il mio baule, sia pure con una piccola dose di timore, verso una donna e una bambina che si sbracciavano per salutarmi, avevo una certezza: qualsiasi cosa il destino avesse deciso di mettere sulla mia strada, non mi sarei tirato indietro. Se dovevo continuare a vivere in quello strano, nuovo mondo, avrei fatto tutto quello che era in mio potere per cambiare le cose in meglio. Difficile dire se ci sarei riuscito, se ne avrei avuto la forza o la fortuna sufficienti per fare la differenza, ma per Merlino, ero più che deciso a provarci!

 

 

 

 

 

Ed eccoci arrivati, finalmente, alla conclusione di questa prima parte della storia. Prima parte perché, ovviamente, sono già previsti dei seguiti, non voglio lasciarvi con il dubbio di ciò che accadrà a Joshua e agli altri, e di quanto cambierà la storia a causa della sua presenza. Ho però intenzione di cambiare un po’ la mia procedura, quindi ai miei fedeli lettori, che ringrazio moltissimo per la loro attenzione e la loro pazienza, dico di avere pazienza, perché ho intenzione di iniziare ad inserire i capitoli del secondo ‘libro’ solo quando lo avrò completato. Immagino che ci vorrà qualche mese, quindi vi dico: arrivederci, e tenete un occhio puntato qui!

 

 

  
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