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Autore: Rie29    28/10/2020    1 recensioni
Fred è sopravvissuto alla Battaglia di Hogwarts ma non sa chi lo abbia salvato.
Hermione nasconde un segreto e combatte contro gli incubi tremendi che l'assalgono di notte, reminescenze del passato.
Entrambi cercano risposte e soluzioni, ma non sanno che quelle sono molto vicine e che basterà poco perchè si ritrovino indissolubilmente legati l'uno all'altra. Affronteranno una sfida per cui non sono preparati: l'amore, cercando di venire a patti con una magia antica come il mondo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Angelina/George, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Fred era sdraiato a letto, con George che gli faceva la guardia come un mastino. Non lo aveva mollato neanche un solo istante da quando era stato ferito e per quanto apprezzasse la sua premura, lo trovava esagerato. Ovviamente sarebbe andato a lavoro lunedì, ma Fred doveva riposare ancora qualche giorno, così si sarebbe fatto aiutare da Verity e anche da Ginny, che ormai era sottomessa a Fred. Lui l'aveva perdonata, ma si era divertito a torturarla un po'. La sorella si faceva una colpa di quello che gli era accaduto, nonostante ai suoi occhi non ne avesse affatto. Sarebbe saltato davanti alla maledizione per chiunque della sua famiglia. In battaglia erano cose che potevano succedere e ai suoi occhi era meglio che morisse lui piuttosto che uno di loro. Non avrebbe tollerato una perdita del genere. Loro potevano andare avanti, erano tutti molto forti.

“Cosa facciamo con l'ordine per la pelle di Girilacco?” George era sdraiato per terra con una pila di documenti al suo fianco. Dovevano far partire gli ordini per le scorte. Ora che avevano in progetto di acquistare Zonko sarebbero stati molto impegnati e dovevano accumulare un po' di materiale.

“Sarebbe meglio ordinarne due casse, anche se è cara è di qualità incredibile” commentò riflettendo. I commercianti ci marciavano sopra, ma loro ne avevano trovato uno abbastanza onesto da fare prezzi decenti.

“Va bene, quando pensi che cederà?” Fred sapeva che si stava riferendo a Zonko. Hermione aveva sapientemente preparato un accordo, che secondo loro era molto invitante, ma il commerciante non voleva cedere senza combattere. Nelle previsioni avrebbero dovuto firmare il contratto di acquisto prima del ritorno della ragazza a Hogwarts, ma temevano che non sarebbe potuto accadere. Gli dispiaceva non vederla festeggiare quella vittoria.

“Non lo so, magari dovremmo fargli un po' di pressione” rifletté, anche se non aveva idea di quale pressione potessero applicare su un negozio che stava a Hogsmead da anni. In realtà viveva principalmente grazie ai guadagni che gli portava Hogwarts, ma considerato che gli studenti stavano al castello da settembre fino a giugno, era un periodo di tempo assolutamente ragionevole. Avrebbero tenuto chiuso per le vacanze estive e si sarebbero concentrati su quello in Diagon Alley. Era molto lavoro, ma alla lunga avrebbe portato un enorme ritorno economico.

“Potremmo mandargli una caccabomba” ridacchiò George, passandosi la piuma d'oca sotto il mento.

“Non penso che...”

Toc, Toc, Toc.

Il suono di un timido bussare interruppe la loro conversazione. George andò ad aprire, con un cipiglio contrariato. Sua madre non faceva altro che interromperli e stressare Fred con le sue premure. Spalancò la porta pronto a cacciarla via, quando si trovò davanti Hermione. Sembrava sconvolta e lo guardava con due grandi occhi castani tristi. Portava due trecce attaccate alla testa che non le aveva mai visto e che le davano un'aria strana. Il vestito a fiori invece le donava.

“Posso entrare?” Gli chiese, titubante. Non sembrava che lo volesse. George si spostò e lasciò che riempisse la stanza con la sua presenza. Vide Fred raddrizzarsi e fare un sorriso sghembo.

“Era l'ora che venissi a trovarmi...dove sei stata?” Domandò gioviale.

“Sono stata ad un appuntamento con Ron” disse. Entrambi i gemelli la fissarono sconvolti. George sapeva di quella cosa, ma aveva creduto che, dopo i fatti della notte precedente, avrebbero annullato tutto. Che senso aveva? Invece lei era andata, leale come sempre alle sue promesse.

“Come scusa? Mi è parso di sentire che...” iniziò Fred, contrariato.

“Abbiamo chiuso definitivamente” tagliò corto lei, evitando una lamentela infinita. Lui chiuse la bocca.

“Bene no?” George si sentiva un po' a disagio con quella strana versione di Hermione. Lei sembrava distaccata, persa nei suoi pensieri. Si voltò verso di lui e notò che aveva gli occhi lucidi di lacrime. Preoccupato da quella reazione la strinse tra le braccia.

“Che succede? Non volevi chiudere?” Domandò. Lei si aggrappò alla sua maglietta e singhiozzò.

“No...cioè sì che lo volevo...ma è come se la mia vecchia vita fosse finita oggi” piagnucolò. George non capiva cosa intendesse, ma sapeva che quando lei era turbata, sicuramente era per qualcosa di così complesso che lui non poteva neanche immaginare di comprendere.

“D'accordo, ci vuoi raccontare cos'è successo?” Fred scalpitava, inchiodato al letto e impossibilitato ad alzarsi. Gli faceva ancora molto male la ferita, nonostante si stesse rimarginando bene. Le ferite magiche di quel tipo ci mettevano molto più tempo a guarire.

“No. Non è per quello che sono qui” lei sospirò e si staccò da George, andando a sedersi sul suo letto. Scalciò via le scarpe e si mise a gambe incrociate in modo da poterli guardare entrambi in faccia. Sembrò pensarci a lungo, fare le sue valutazioni e infine decidere con un moto di stizza.

“Dobbiamo parlare della sera del concerto” esordì. I gemelli si scambiarono un'occhiata perplessa.

“Perché?” Domandò George, a cui non piaceva affatto il modo in cui lei l'aveva detto.

“Perché voi due mi avete mentito e io me ne sono accorta solo adesso” esordì.

“Su cosa ti avremmo mentito?” Fred tentò di spostarsi per guardarla meglio, ma una smorfia di dolore lo trattenne.

“Sarebbe meglio che ve lo mostrassi” andò a sedersi in mezzo a loro due e tese le mani. Entrambi esitarono un momento, ma poi l'afferrarono. Hermione mostrò loro la notte del concerto, come aveva seguito Angelina dopo che George era scappato via da lei. Aveva corso e l'aveva sentito chiaramente dire di essere Fred e poi l'altro che si avvicinava a lei e che aveva pensato essere George, di conseguenza. Non era in grado di distinguerli in quel momento, era troppo sballata e si era fidata di loro. Mostrò loro dei baci con il finto George, ma poi interruppe il contatto. I gemelli si guardavano in silenzio, inespressivi. Era chiaro che stessero comunicando attraverso il loro legame.

“George, non era mia intenzione tradirti...io credevo che fossi tu” si giustificò. Il ragazzo le lanciò un'occhiata distratta.

“Lo so, ho sentito. Non sono arrabbiato” e non lo sembrava. Questo più di tutto turbava Hermione. Perché non si arrabbiava? Lei avrebbe almeno urlato.

“Potete smettere di escludermi dalla conversazione?” Li fulminò con lo sguardo e loro sorrisero. Dimenticavano sempre quanto lei odiasse non essere messa al corrente di quello che accadeva.

“Stavo dicendo a Fred che non sono arrabbiato. Tra di noi comunque non era niente di serio” scrollò le spalle e si alzò in piedi.

“Io e te abbiamo un patto, ricordi?” Quel brusco cambio di argomento la sorprese, ma annuì mestamente.

“Lo so. Ci lasci soli?” Chiese. Era una conversazione che voleva fare da sola con Fred. George annuì, le fece l'occhiolino e se ne andò. Quando la porta si chiuse il silenzio avvolse i due ragazzi. Immediatamente Hermione iniziò a disfarsi le trecce, come se la infastidissero e non riuscisse a resistere un momento di più. Era facile capire che stava riflettendo.

“Sei arrabbiata perché ti ho baciata al concerto?” Domandò lui distogliendola dei suoi pensieri. Come i suoi capelli, erano un groviglio inestricabile.

“Cosa? Ah no, non proprio” lui la guardava preoccupato. Era troppo strana. Con la gamba le diede un colpetto al fianco e lei si decise a guardarlo in faccia.

“Mi dici che hai?”

“Non so da dove iniziare. Ci sono almeno un milione di cose di cui dobbiamo parlare” strattonò l'ultima parte di treccia e finalmente i suoi capelli tornarono ad essere cespugliosi e indomabili.

“Io non vado da nessuna parte. Possiamo anche stare qui tutta la notte” sembrava finalmente pronto ad affrontare una conversazione a cuore aperto e lei si sentì più tranquilla. Con Fred non sapeva mai come avrebbe reagito.

“Sì, ma non so comunque come iniziare” borbottò. Si accomodò sul letto con la schiena contro il muro e le gambe raccolte sotto di sé.

“Allora inizio io. Ho lasciato Alyssa dopo che ti ha ferita. In realtà più che lasciarla l'ho cacciata, ma il punto è lo stesso. Quando ti ho vista sanguinare per colpa sua...non ci ho visto più dalla rabbia. Mi dispiace anche per il modo in cui mi sono comportato con te. Ho reagito malissimo a una cosa assolutamente innocente e...” lei alzò una mano per interrompere quel fiume di parole. La stavano sommergendo.

“Ginny mi ha detto della rottura qualche ora fa. Sono felice che tu sia tornato in te, ma non ero arrabbiata solo per lei. Cioè sì, ovviamente ero furiosa perché sei corso dalla tua ex alla prima occasione, ma c'è di più” Fred sostenne il suo sguardo. Alla luce del tramonto i suoi capelli sembravano andare a fuoco. I caldi raggi aranciati creavano uno strano contrasto con la chioma di lui. Davano l'impressione che stesse uscendo direttamente dal sole, avvolto dalle fiamme. Anche la sua pelle dorata riluceva. I suoi occhi fermi la scrutavano attentamente, come se volesse leggerle l'anima.

“Allora per cosa?” Domandò, anche se lo immaginava. Lei ebbe un moto di stizza e diede un pugno sul materasso.

“Per cosa? Cazzo, ma lo sai che mi hai rifiutata in tutti i modi in cui si può rifiutare una persona? Ti rendi conto?” Sbottò arrabbiata.

“Non...” tentò lui, ma lei non lo lasciò parlare.

“Ero nel tuo letto, vestita con la tua roba e ti avrei lasciato...Fred quando ho detto che nessuno mi aveva mai fatto niente intendevo proprio niente. Con Victor ci siamo solo baciati, ma non come con te. Io non ho mai sentito quello che ho sentito con te, non ho mai voluto di più con lui. Tu mi hai sbattuto la porta in faccia mentre io sarei stata disposta a lasciarti fare quello che volevi col mio corpo! Non solo ma tu sei anche corso da quella...da quella stronza della tua ex! Mi sono sentita uno schifo...” lui la guardò in silenzio, sapendo benissimo che non aveva affatto finito di scaricargli addosso la sua frustrazione.

“Per non parlare del lago...cazzo ti ho aperto il cuore, ti ho fatto vedere tutte le mie paure, tutte le cose tremende che mi passano per la mente, tutto quello che mi è successo, tutto il dolore e tu...tu ti sei chiuso a riccio, mi hai esclusa! Non hai voluto neanche condividere qualcosa con me...” la rabbia l'aveva portata ad alzarsi e camminare per la stanza a piedi nudi, agitando le braccia. Fred si sentì travolto da tutte le cose orribili che le aveva fatto. Inconsciamente forse l'aveva capito, forse aveva tentato in tutti i modi di tenerla alla larga e ci era riuscito. Almeno un po'.

“Le mie scuse servirebbero a migliorare la situazione?” Domandò mestamente.

“No! Me ne infischio delle scuse. Voglio dei fatti!” Esclamò lei, infervorata. Fred non ci pensò neanche per un istante. Si sporse ad afferrarla e nel momento in cui la sua pelle sfiorava la sua un mare di sensazioni la invase. Hermione barcollò pericolosamente e si sedette vicina al ragazzo. In un baleno, capì quanto lui fosse spaventato dalla sua presenza nella sua mente, nella sua vita e anche nel suo cuore. Senza che se ne accorgesse lei si era introdotta in ogni ambito della sua quotidianità. Era a lavoro, era a casa, era nel suo legame col gemello. Una parte di lui era affascinata da quegli sviluppi, voleva esplorare quello che succedeva, ma l'altra, con l'avanzare della portata della cosa, si era spaventata. Non voleva perdere la sua identità, non voleva che lei prendesse il posto di George. Eppure non era riuscito ad opporsi a quello che accadeva. Era spinto verso di lei da una forza incomprensibile. Vide chiaramente quanto l'avesse desiderata in ogni occasione, anche mentre cenavano o la vedeva studiare da lontano, magari quando li aiutava alla cassa o gli mostrava un prototipo a cui aveva lavorato tutto il giorno. Dopo il primo approccio nel suo letto e quello che gli aveva confessato, gli era sembrato tutto ancora più grande e spaventoso. Non il fatto che lei non avesse esperienza, ma più che altro quello che avrebbe significato se lui si fosse arrogato il diritto di strapparle quelle esperienze. Sarebbe stata ancor di più legata a lui. Lo vide sforzarsi di stare con Alyssa e la consapevolezza che non poteva durare, che si stava prendendo in giro e cercava solo di auto convincersi di amare la bionda. Quando li aveva trovati sul tetto e aveva capito che George l'aveva baciata, aveva perso quasi il controllo di sé. La sua gelosia, cosa di cui non aveva mai sofferto prima, lo divorava. La situazione poi era degenerata. Alyssa l'aveva aggredita e lui l'aveva cacciata. Avrebbe voluto gettare le sue colpe ai suoi piedi quella notte, ma lei l'aveva respinto come meritava, preferendo il gemello. Non poteva biasimarla, soprattutto perché aveva capito benissimo che il motivo principale per cui lo mandava via era la notte al lago. Non aveva capito quello che stava succedendo finché non l'aveva trovata in acqua. Era terrorizzato. Aveva sentito i suoi sentimenti di disperazione anche a distanza di miglia e quelli lo avevano trascinato da lei. Quello più di tutto gli aveva fatto capire quanto il loro legame si fosse rafforzato e quanto poteva essere pericoloso. George aveva avuto ragione fin dall'inizio, solo che lui era stato troppo stupido per capirlo. Hermione lo aveva poi investito con tutte le sue emozioni, travolgendolo e aspettandosi un eguale livello di sincerità, ma non poteva. Cosa avrebbe significato quello? La perdita della sua identità o della sua indipendenza? Avrebbe iniziato a sentirla anche a distanza ogni volta? Sarebbe stato incapace di separare le sue sensazioni dalle proprie? Cosa avrebbe fatto quando lei fosse stata lontana?

Hermione boccheggiò stordita. Non aveva immaginato che fosse così dura sopportare quell'assalto. “Adesso capisci?” Domandò lui, un po' imbarazzato. Aprirsi a quel modo era come strapparsi il cuore dal petto e darglielo.

“Siamo proprio incasinati” commentò lei, che stava ancora facendo chiarezza tra tutte quelle immagini. Lui le accarezzò una guancia dolcemente.

“Essere incasinati rende tutto più interessante, non pensi?” Ridacchiò davanti alla sua faccia scettica.

“Capisco le tue preoccupazioni per il nostro legame. Sono anche le mie. Quando sei arrivato al lago e hai detto di avermi sentita...è stato spaventoso, ma anche rassicurante. Ho pensato che ci saresti sempre stato, che non...che non sarei mai stata sola se tu potevi sentirmi” confessò, arrossendo. Fred rimase sorpreso. Per lui non c'era mai stato quel pericolo, aveva George, e non credeva che qualcuno potesse desiderare quello che avevano loro. Eppure Hermione aveva provato cosa significava avere sempre una persona al proprio fianco, che ti capisce più profondamente di ogni altra.

“Non ti puoi liberare di me così facilmente” scherzò. Lei sorrise e gli strinse la mano più forte.

“Ho bisogno di dirti ancora due cose, però” adesso sembrava molto determinata. Lui annuì, incoraggiante.

“Spara, Granger” ridacchiò. Si sentiva sereno dopo averle lasciato vedere tutte le sue paure. Ancor di più dal momento che lei sembrava averlo perdonato per ogni cosa. Il fatto che fosse seduta ad un centimetro da lui e gli tenesse la mano, sembravano ottimi indizi.

“In tutte le cose che ti ho mostrato al lago, in tutti i miei sentimenti, ho evitato accuratamente di farti vedere quello più importante. Forse lo sai, forse non hai neanche bisogno che te lo dica, ma a volte credo che le parole siano importanti: sono innamorata di te, Fred. Credo di esserlo sempre stata, fin da quando eravamo a scuola, anche se non me ne rendevo conto pienamente. Ti prego non andare in panico. Non importa se tu non provi lo stesso” confessò. Fu difficilissimo dirlo senza scoppiare a piangere o scappare via, ma rimanere e guardarlo in faccia. Lui non disse niente, ma un enorme sorriso gli illuminò il volto.

“Sei proprio una sciocca, Hermione” sussurrò prima di attirarla in un lungo bacio appassionato. Fred non voleva che il bacio prendesse quella piega, ma non riuscì a staccarsi dalle sue labbra. Hermione gli si abbandonò tra le mani, la sentì sospirare profondamente e rilassarsi. Aveva trattenuto una tensione incredibile dentro di sé, ma quando lui posò le sue labbra contro le sue, sentì che tutto se ne andava. Sentì che quello era il suo posto, tra le sue braccia. Attenta a non fargli del male, ricambiò il bacio con trasporto, assaporando quell'incredibile sapore di pioggia ed elettricità. Il cuore le batteva all'impazzata e quando lui le sfiorò le labbra con la lingua, chiedendo il permesso di entrare, con un gemito strozzato lasciò che esplorasse la sua bocca. Lo sentì passarle le mani dietro la schiena per attirarla più vicina e quando lei gli si premette contro lui sobbalzò per il dolore.

“Merda” imprecò. Hermione balzò in piedi, preoccupata che gli si fossero riaperte le ferite.

“Mi dispiace...stai bene?” Esclamò.

“Granger, niente panico, sto bene” non sembrava. Era impallidito e respirava a fondo.

“Vado a chiamare Molly”

“Non ti azzardare. Vieni qui e smettila di preoccuparti. Ho detto che sto bene”

“Sembri uno sul punto di vomitare” commentò lei, guardandolo storto.

“Dovresti esserne contenta. Per qualche giorno sarai al sicuro da me” le strizzò l'occhio facendola ridere.

“D'accordo, tanto comunque devo parlarti di altre cose” aspettò che tornasse di un colore normale e riacquistasse il controllo sul suo dolore. Le spezzava il cuore vederlo soffrire, ma era anche orgogliosa delle sue azioni.

“Tu parli troppo, dovresti imparare da me”

“Ma se non stai mai zitto!” Protestò lei.

“Non è vero! Lo faccio solo per far divertire il pubblico” si aggiustò un cappello immaginario in testa, dandosi delle arie.

“Ah ah ah, mi sto sganasciando dalle risate” roteò gli occhi al cielo, esasperata, ma divertita.

“Granger, tu sei un caso disperato”

“Vuoi fare il serio?” Domandò spazientita.

“Ho fatto il serio fino ad ora! Abbiamo parlato abbastanza, non vuoi farmi da infermiera sexy?” Agitò le sopracciglia con fare invitante.

“Non reggeresti e ti prenderebbe un colpo. Scordatelo” Fred mise su un finto broncio, che lei trovò adorabile. Si allungò per dargli un casto bacio a stampo, trovando quella sua nuova libertà incredibile. Ogni volta che avesse voluto avrebbe potuto farlo.

“Allora avanti, dimmi tutto” la incoraggiò.

“Prima di tutto, voglio mettere in chiaro una cosa: questa è una relazione monogama. Non ti è assolutamente permesso corteggiare, frequentare, andare a letto, baciare o anche solo rimorchiare altre ragazze, sono stata chiara?” Fred fece una faccia sconvolta.

“Pensavo di mettere su un harem e tu come sempre hai distrutto tutto” la prese in giro.

“Non è divertente. Ti piacerebbe se lo facessi io?” Chiese. Fred le guardò la bocca per qualche istante, poi lanciò un'occhiata alla porta.

“Non mi è piaciuto vederti con George, figuriamoci con altri. Io sono tuo e tu sei mia, non preoccuparti, proverò questa nuova emozione della coppia esclusiva” Hermione gli avrebbe gettato le braccia al collo se non avesse avuto paura di fargli del male, così gli inviò tutta la gratitudine e la felicità che provava attraverso il loro legame. Fred sorrise. Era bello poter sentire quello che provava lei e non vedeva l'ora di star bene per iniziare a esplorare tutte le possibilità che comportava quel fatto.

“Adesso devo dirti una cosa veramente importante” il tono di lei lo fece preoccupare e quando la guardò in faccia la preoccupazione non fece che aumentare.

“Non era questa della coppia chiusa?” Domandò. Aveva sperato che avessero finito per quel giorno, ma evidentemente lei non aveva alcuna intenzione di demordere.

“No. Ho promesso a George che te ne avrei parlato e adesso che so cosa provi per me sono più tranquilla nel dirtelo” iniziò.

“Hermione, se devi dirmi che sei andata a letto con mio fratello uccidimi subito e falla finita” le disse. Lei rimase a bocca aperta per un istante e poi gli diede uno scappellotto.

“Idiota! Ma come ti viene in mente?!” Tuonò, arrossendo fino alla radice dei capelli.

“Hai una faccia...lo so che vi siete solo baciati, scherzavo”

“Non è divertente!”

“Forse per te, io mi sto divertendo un sacco” commentò lui scrollando le spalle attentamente. Lei avrebbe tanto voluto lasciar perdere quel discorso e rannicchiarsi tra le sue braccia, per trascorrervi tutta la notte, lasciare che le preoccupazioni se ne andassero e annegare nel profumo del suo corpo. Eppure aveva fatto una promessa a George e non poteva tirarsi indietro. Intanto la sera aveva avvolto la Tana e i rumori al piano inferiore facevano capire che gli abitanti della casa erano tornati dalle loro occupazioni. Sperò che nessuno venisse a interromperli.

“Vuoi parlare di quando andrai a Hogwarts?” Domandò Fred, attirando la sua attenzione.

“Che intendi?” Fece colta di sorpresa.

“Bhè la lontananza e i tuoi incubi...” balbettò lui capendo troppo tardi che non era quello che assillava la mente di Hermione.

“Ci penso da quando ho scoperto che potevano essere scacciati. Ma non ci sono soluzioni. Tu sarai qua e non posso farci molto” scrollò le spalle. Oltre al fatto degli incubi era preoccupata di non poter passare del tempo con lui. Restavano tre settimane prima della partenza e non erano sufficienti.

“Però verrò a trovarti a Hogsmead ogni fine settimana e potremmo stare insieme” le sorrise incoraggiante.

“Sarà dura, lo sai vero?”

“Granger, ti conosco bene, so che con te le cose non sono facili, ma non importa. Mi piacciono le sfide” le strizzò l'occhio, ridendo.

“Intendevo stare lontani! Sei proprio uno scemo” lo accusò.

“Ma dai dovrai stare solo cinque giorni senza di me, ce la puoi fare” le tirò una ciocca di capelli per farla avvicinare e la baciò teneramente. Quel bacio fu diverso da tutti gli altri che si erano scambiati fino a quel momento. Era dolce, posato, delicato e trasmetteva tanto affetto e premura. Le piacque moltissimo. Le labbra di Fred erano morbide e vellutate, in netto contrasto col resto del suo corpo. Quando si separarono lui rimase a guardarla da molto vicino, tanto che avrebbe potuto contare le lentiggini sul suo naso.

“Forse sarò io a non farcela” inspirò profondamente e posò la fronte sulla sua.

“Ti scriverò sempre” propose. Lui inarcò un sopracciglio, trattenendo a stento una battutaccia.

“D'accordo. Sono solo preoccupato per i tuoi incubi” le diede un bacio sulla punta del naso e si scostò. Gli costava dolore quella posizione. Maledisse ancora una volta quel Mangiamorte. In un momento del genere era praticamente inutile, mentre avrebbe solo voluto prenderla tra le braccia e cancellare quel cipiglio preoccupato dal suo volto.

“Anche io...non voglio tornare a farli” sussurrò, giocherellando con l'orlo del vestito.

“Purtroppo non penso che la McGranitt mi lascerà mettere piede nel...” Fred ammutolì ad un tratto. Un'idea malsana aveva cominciato a prendere forma nella sua mente.

“Fred, cosa stai pensando? Mi preoccupi quando fai quella faccia” gli diede una spintarella al centro della fronte e lui si riscosse, guardandola come se non fosse sempre stata lì.

“Ehm...se te lo dicessi tenteresti di dissuadermi e non so ancora se è fattibile come cosa, dovrei parlarne con George” sembrava emozionato per quell'idea, ma Hermione era preoccupata. Quando si metteva in testa qualcosa era impossibile farlo desistere, soprattutto se metteva in mezzo suo fratello.

“Fred, dimmelo avanti” lui ci pensò per mezzo secondo, poi sentì tirare il legame con George e si distrasse. Il gemello gli comunicava che qualcuno stava salendo in camera. Come se potessero essere nudi a fare chissà cosa con quella maledetta ferita che lo torturava. Un secondo dopo sentirono bussare alla porta. Hermione si alzò in piedi, come se avesse fatto qualcosa di male stando seduta così vicina a lui. Un campanello d'allarme risuonò da qualche parte nella mente di Fred.

“La cena è pronta Hermione, cara” la voce di sua madre gli giunse alle orecchie.

“Preferirei mangiare qui con lui, per dare il cambio a George” disse.

“D'accordo, almeno si potrà fare una doccia. Puzza da far invidia a un troll” commentò la donna, facendo ridere Hermione. Portò loro la cena con due vassoi carichi di leccornie. Polpettone, patate, insalata, pane, zuppa per Fred, un paio di cosce di pollo e un pezzo di torta al cioccolato. Sembrava un banchetto. I ragazzi lasciarono perdere per un po' i discorsi seri e mangiarono seduti sul letto, ridendo e chiacchierando. Hermione gli raccontò della sua infanzia. Era stato strano crescere non sapendo di essere una strega con due genitori babbani che pensavano avesse qualcosa che non andava. Succedeva sempre qualcosa di strano quando era nervosa o arrabbiata. Una sera in particolare tutte le lampadine di casa erano esplose quando sua madre le aveva proibito di rimanere alzata fino a tardi a leggere. Oppure di quando aveva litigato con una bambina a scuola che l'aveva spinta e strappato il suo disegno. I pennarelli erano volati in aria e avevano iniziato a inseguire la bambina, col risultato che quella si era messa a piangere e i pennarelli l'avevano dipinta di mille colori.

“Eri proprio una secchiona anche da piccola!” Rise Fred. Gli piaceva ascoltare quelle storie. Non sapeva molto di lei prima di Hogwarts e non ricordava di aver mai visto i suoi genitori. Lei non ne parlava mai con loro.

“Ah perché non sai cos'è successo quando ho preso un brutto voto in matematica...” lui parve inorridito alla sola idea.

“Granger c'è un solo racconto che non sia collegato alla scuola?” Domandò ridendo. Si era messo con una secchiona. Non poteva crederci.

“Mmh, in realtà sì. Ti racconto di quella volta che sono andata a cavallo!” Gli parlò del desiderio dei genitori che passasse più tempo all'aria aperta. Così l'avevano trascinata in campagna, privandola dei suoi libri per un giorno intero. Non era stata felice, almeno non finché non aveva visto i cavalli. Nell'esatto momento in cui aveva messo piede nelle scuderie si era innamorata. Erano animali incredibili. Aveva solo cinque anni.

“Aspetta a cinque anni sapevi già leggere?” Domandò lui incredulo.

“Ovviamente. Smettila di interrompere” lo ammonì, con aria di finta superiorità. I cavalli le erano piaciuti così tanto che aveva chiesto di poterli cavalcare. Di solito cinque anni è un'età troppo tenera per mettere una bambina su un animale di una tonnellata, così i suoi avevano rifiutato. Passare la giornata a implorarli non era servito a niente e neanche promettere loro ogni cosa che desiderassero. Erano stati irremovibili. Così, la piccola Hermione, che non accettava un no come risposta aveva deciso che poteva fare da sola. Si era introdotta nel recinto dei cavalli e usando la magia si era issata su uno di essi. Quando sua madre l'aveva vista in cima a quel bestione era svenuta per la paura. Il cavallo però non sembrava dispiaciuto e si era messo a passeggiare come niente fosse, facendo attenzione a non farla cadere. Così i suoi si erano convinti e l'avevano portata due volte a settimana al maneggio.

“Non lo sapevo! Allora perché hai paura di volare?” Domandò Fred.

“I cavalli non volano, idiota!” Lui parve confuso.

“Ah non erano alati. Capisco” lei rise di quel commento.

“Non ho paura di volare, almeno non più. Dopo aver cavalcato un drago, posso dire che le scope non mi spaventano più” dichiarò. Lui fece un sorrisetto malefico.

“Allora verrai a fare un giro con me, appena mi riprenderò” non si aspettava che lei annuisse tutta contenta, né che lo baciasse.

“Non vedo l'ora” disse. Poi si fece seria. La notte era calata, così scura e senza stelle che avevano dovuto accendere la luce. Non sentivano più rumori provenire dalla casa. Tutto era pacifico a parte i grilli che frinivano in giardino e il russare provenire dalla stanza di Harry e Ron. George doveva essere andato al loro appartamento per lasciargli il tempo di chiarire. Gli dispiaceva per suo fratello. Sapeva che aveva una cotta per Hermione, ma una cotta non poteva competere con i sentimenti che gli si agitavano nel cuore ogni volta che lei sorrideva o lo guardava.

“Fred, voglio che tu guardi il ricordo della Battaglia di Hogwarts” gli ci volle un po' per comprendere a pieno quelle parole. Erano mesi che aspettava quel momento, mesi in cui avrebbe voluto strapparglielo con la forza e ora lei glielo offriva. Non era la prima volta che lo faceva, ma quella notte al lago, lo aveva usato come arma. Sembrava che avrebbe distrutto tutto e lui si era spaventato. Ora lei glielo offriva di nuovo.

“Perché?” Chiese con la voce tremante per l'emozione.

“Ci siamo detti tutto, ti ho detto che sono innamorata di te e tu ricambi i miei sentimenti. Ho guardato dentro di te e tu dentro di me. Sono abbastanza sicura che questo ricordo avrà un forte impatto su tutto questo, ma ho promesso a George che te lo avrei fatto vedere” spiegò calma. Non poteva più rimandare. Fred la guardò per un lungo momento, poi sorrise.

“Buttiamoci, Granger” le disse, allungando una mano.

 

 

Fred si trovò catapultato durante la Battaglia di Hogwarts. Di tutti gli incubi che riviveva, quello era il peggiore di tutti. Vederlo dal punto di vista di Hermione non migliorava le cose. C'era il caos attorno a lui. Mangiamorte, ragni, lupi mannari, giganti, membri dell'ES, compagni di classe, professori, tutti combattevano senza risparmiarsi. Maledizioni volavano ovunque facendo saltare in aria pezzi di scuola. Le torri erano quasi tutte crollate e così il cancello e le mura dell'ingresso. Fred vide Hermione darsi battaglia con un Mangiamorte biondo. Era ricoperta di sporco, con delle ferite sanguinanti e lo sguardo determinato di chi non aveva alcuna intenzione di morire. Rispondeva tono su tono agli attacchi nemici, con un'espressione concentrata tipica. Accanto a lei vide Percy che si scambiava incantesimi con Pius O'Tusoe. Ricordava perfettamente tutto. Ogni gesto, ogni parola, ogni pensiero. Hermione però aveva registrato solo i suoni. Le esplosioni, i gemiti, i grugniti e i versi disumani. Poi si vide. Combatteva contro Rockwood, quel dannato Mangiamorte. Era forte, ma gli stava tenendo testa. Vide Hermione registrare la sua presenza e avvicinarsi a lui. Percy aveva fatto la sua stupidissima battuta, la prima della sua vita e lui si era distratto. All'improvviso, una deflagrazione spaventosa aveva scosso il terreno sotto di loro. Rockwood aveva lanciato un incantesimo e parte del muro sopra di lui era esploso in mille pezzi. Vide l'enorme masso che si staccava dalla parete dietro di lui. Poi senza preavviso un urlo squarciò l'aria.

“NO!!!” La voce di Hermione lo costrinse a girarsi verso di lei. La sua bacchetta scattò, serpentina, più veloce di qualsiasi cosa avesse mai visto e un incantesimo partì dalla punta. Seppe che gli aveva salvato la vita, ma quello che non aveva notato quella notte, fu lei. Hermione per un istante venne sbalzata in aria dal suo stesso incantesimo e sembrò risplendere da dentro di una luce dorata. Poi la forza della deflagrazione la scaraventò lontana. Quando si rialzò corse da lui, come tutti gli altri. Era a terra, stordito e confuso. Aveva visto arrivare la morte, ma quella non l'aveva portato con sé. Era vivo grazie a lei.

 

Quando Fred tornò nel suo corpo, non riusciva a credere ai suoi occhi. Hermione lo guardava, timorosa della sua reazione. Si mordeva un labbro.

“Mi...mi hai...salvato la vita” riuscì a dire. Si sentiva un completo idiota.

“Hermione! Mi hai salvato!” Esclamò riprendendosi. La felicità, la consapevolezza che lei aveva rischiato la vita per lui, che aveva ignorato il suo avversario solo per impedirgli di finire schiacciato da quel masso lo riempì. Non era mai stato così felice in vita sua. Dimentico del dolore e delle ferite, l'afferrò e la strinse a sé così forte da soffocarla.

“Fred! Le ferite!” Protestò lei mezza sepolta nel suo petto.

“Non me ne importa niente! Perché non me l'hai detto prima?” Chiese, senza lasciarla andare.

“Avevo solo paura che potessi...che iniziassi a provare qualcosa per me solo perché ti ho salvato>> confessò arrossendo. Lui sorrise, e la baciò. Mise in quel gesto tutta la riconoscenza, l'amore e il sollievo che provava. Senza riflettere la trascinò a cavalcioni delle sue gambe, ridendo e baciandola, accarezzandole il volto, la schiena e le gambe scoperte.

“Tu sei la donna più straordinaria che abbia mai conosciuto! Come ho fatto a meritarmi una come te?” Esclamò tra un bacio e l'altro. Lei rise sulle sue labbra, inebriata da quella reazione.

“Fred, smettila ti si riapriranno tutte le ferite” lo ammonì, cercando di tenersi un po' scostata dal suo petto.

“Non m'importa!” Protestò lui, rubandole un altro bacio.

“Fred è colpa di quella notte se adesso siamo legati” gli fece notare.

“Non importa. Ora che mi hai salvato sono tuo per sempre, dovrai farci il callo” le diede un dolcissimo bacio sul naso.

Note: ragazzi finalmente ci siamoooo! Siamo arrivati al dunque! Non so come mai ma mi è piaciuto tantissimo scrivere questo capitolo. Ho pensato che fosse giusto che parlassero di tutte le questioni in sospeso e che lei gli confessasse ogni cosa. Non so se sono riuscita a trasmettervi tutte le emozioni del caso, ma spero di sì. A volte ho il dubbio di essere un pò fredda nelle descrizioni, ma spero sia una mia impressione. Comunque fatemi sapere se è piaciuto anche a voi quanto a me!

   
 
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