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Autore: mortifero    23/11/2020    1 recensioni
" Lo apprezzava, dopo tutto. Peccato non lo amasse o rispettasse abbastanza da ammetterlo ad ad alta voce.
Anzi, tutto il contrario. Affermava di odiarlo.
Per Rick, Morty non era la persona, ma la "cosa" che segnalava - rivelava - al mondo la sua debolezza. Questa ambivalenza di emozioni la dimostrava nell’aggressività, negli insulti e i pugni in faccia. Il suo ego smisurato avrebbe dissentito, ma se qualcuno avesse ucciso Morty, Rick sarebbe morto insieme a lui (metaforicamente e non)."
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jessica, Morty Smith, Rick Sanchez, Summer Smith
Note: Lemon | Avvertimenti: Incest, Violenza
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rickmorty ended

Friends with benefits


Ultimo capitolo: Due tristi bugiardi e un’amara verità




Morty si era subito stancato — anzi sentito stanco e colpevole di aver fatto arrabbiare Rick — di quella sua indipendenza, della sua armatura nuova di zecca e di quella strada troppo difficoltosa da seguire. 

“F-forse mi va bene, Rick, non ci hai mai pensato?”

Era stata la risposta di un Morty esasperato dai rari sensi di colpa (che ebbero vita breve) di Rick.

“A-a me piace, ok. Nulla di tutto ciò è normale. I-insomma, guardaci. Tu non sei normale, non lo sei mai stato, e-e io…”

Si svuota di sostanza, un fantasma che parla di uno spazio cagionevole, malato, d’una relazione che vede come schiacciata e frantumata.

“Tu puoi ancora salvarti, Morty. Stammi lontano.”

“N-no, lo so già, non è così. Non posso più tornare indietro. Se lo facessi, non starei affatto bene con me stesso. Mi procurerebbe dolore.”

Rick non rispose, ma non importò. Morty aveva altro da dire.

“Io ti amo, Rick”, quel sussurro bucò i polmoni dell’altro, “Non posso starti lontano”.



But when you walked out that door, a piece of me died
I told you I wanted more-but that not what I had in mind (Blue Jeans, Lana Del Rey)



Morty si svegliò di soprassalto. Erano passate settimane dal loro ultimo litigio, si sperava, eppure quel sogno, sempre il solito, la domanda “e se non lo avessi lasciato?” e l’incognita di un finale diverso lo tormentavano in una maniera inquietante.

Quasi come se realmente non volesse essere libero…

Ma volente o meno, la loro relazione era finita, caduta e ridotta in piccoli pezzettini. Quando diventavano nostalgici, potevano sempre mettersi a raccogliere quei cocci, così preziosi, ma alcuni così affilati da fare male. Potevano continuare con le loro vite, si dicevano, ma come potevano fare finta di nulla quando gli echi dei loro sbagli avevano corpo, voce, si sedevano sempre vicino a colazione, pranzo, cena? 
Morty accennava a un timido sorriso quando vedeva Rick, che veniva prontamente ignorato. Trasaliva sempre ma non aggiungeva parola — la sua gola si faceva secca con lo scienziato nella stessa stanza. Non si parlavano, ma si guardavano. Si osservavano di nascosto quando pensavano di non essere visti dall’altro. 

Rick lo guardava a tavola, nella navicella spaziale, in laboratorio e non credeva di poter sentire il bisogno, la voglia, di una testa mora appoggiata sulla spalla, di labbra sottili e rosate vicino al proprio collo arrugginito. L’assenza era diventata peggio della dipendenza. O era un effetto della dipendenza stessa, questa voglia di morire pur di non rimanere a secco? Non riusciva a spiegarlo e questo lo infastidiva da morire.

Morty lo guardava sottilmente, nascosto, timido, vergognandosi. Aveva chiesto tempo ma ogni volta che spiava i lineamenti spigolosi dell' ex —  se poteva definirlo tale, se prima ci fosse stata davvero una relazione —  credeva di sprecarlo inesorabilmente. Doveva dare delle risposte a se stesso.
A Rick, anche.
Si chiese perfino se allontanarsi da lui fosse stato un bene, però era crudelmente ovvia la risposta: sì. Aveva ottenuto la libertà e non l’avrebbe certo buttata all’aria scaraventandosi di nuovo fra le braccia di Rick. Eppure soffriva perché non si parlavano più. Certo, il loro ultimo dialogo era stato totalizzante, altarini e maschere erano finalmente crollati, ma erano stati rimessi al loro posto il giorno dopo. 
Sbuffò, facendo mentalmente una similitudine fra la sua vita e il breve racconto che stava scrivendo: non riusciva a dare una conclusione ad un paragrafo molto complicato.
"Tutto bene, tesoro?" chiese Beth, appoggiando la sua tazza di caffè che puzzava di vino.


Che pessima madre

Non doveva neanche avere il bisogno di chiederlo.


Rick guardò per un secondo Morty che annuiva.


Che pessimo bugiardo.






Come poteva considerare gli altri, quegli strani alieni dalla pelle viola e gli occhi gialli, come nemici, quando l’unica cosa che odiava di più nell’universo era il suo riflesso in uno dei banconi lucidissimi di un bar sperduto nella galassia?

Questo sorprendentemente fu il pensiero di entrambi Rick e Morty. Il più vecchio ingoiò il riflesso di loro due nella vodka e ascoltò l’aliena seduta accanto a lui.

"Devo dire che è strano vederti qui, Rick", fece lei, spostandosi i lunghi capelli blu dietro le spalle.

Morty si guardò intorno, ignorandoli, chiedendosi cosa ci fosse di così bizzarro. Era all’apparenza un semplice bar, ma i dubbi del giovane furono presto risolti: il locale non serviva super alcolici, almeno per gli standard alieni. 
No, niente di così strano.

"Sai, Unità, sono veramente cambiato.", si portò la mano al petto e Morty lo fulminò con lo sguardo: bugiardo. “ Il vecchio Rick? Boom, sparito." scherzò, " Ho capito i miei sbagli e so che posso migliorare."

Solo per Unità, vero?


Morty? Esisteva ancora per lui? 


Il ragazzo incrociò le braccia e affondò la testa in esse. Il lavoro di scudo umano era ancora più terribile quando si trattava di situazioni come queste. Non era la prima volta che succedeva, ma faceva ancora più male di quando stavano tecnicamente insieme. Suonava come una punizione e Morty odiava essere punito quando era innocente. 
Stava quasi per scoppiare a piangere, finché non sentì un ronzio proveniente dalle sue tasche. Prese il cellulare e fu sorpreso nel leggere che ad inviargli un messaggio fu Jessica. "Oh", commentò, addolcito da quel messaggio inaspettato. Le aveva dato il suo numero ma non pensava che lei gli scrivesse veramente.
Dopo aver risposto a quel "Ciao, come va?" di Jessica, le voci degli altri due intorno a lui divennero mute. Riusciva solo a sentire l’ansia che gli permeava i polmoni e che lo agitava quando lei non rispondeva presto ad un messaggio. Troppa ansia sociale per un corpicino piccolo come il suo.

Jessica, pensava solo a Jessica. La donna della sua vita, dopotutto, no?

Giusto. Rick poteva stare con Unità, mentre Morty poteva benissimo stare con Jessica. Avrebbero potuto condurre le loro vite separatamente, fingere che tutto andasse bene, re indossare maschere impenetrabili e finte, mentire ogni santa volta che si vedevano.

Ma non avevano tenuto in chiaro una cosa: la verità viene sempre a galla.



Infatti pochi giorni dopo Rick se ne andò, mormorando solo “V-vado da Unità. Non preoccupatevi.” Non aveva detto se sarebbe mai tornato, solo la falsa promessa che sarebbe andato tutto bene. Lui e Morty non si erano parlati, ma con un cenno del capo si dissero tutto. Erano un “non posso aspettarti in eterno, stronzetto” e un “forse è meglio così”.

Quando partì entrambi sentirono come se pure il cielo stesse per cadere a pezzi.



Anni dopo, apparentemente la vita di Morty migliorò. Senza Rick, aveva più tempo per la scuola e le relazioni interpersonali che non riguardassero un pazzo ubriacone. I suoi voti migliorarono, non notevolmente, ma riusciva ad arrivare finalmente alla sufficienza, ed era riuscito pure a fare amicizia con alcuni ragazzi nella cerchia di Jessica. Fred e quelli più popolari rimanevano al di fuori della sua portata, ma altri erano diventati davvero persone strette con cui parlare e confidarsi.

Eppure, nonostante la vita migliorata, la sentiva pesante, pressante sulla sua schiena. Questo fardello era evidenziato ogni volta negli incontri di famiglia — vedeva Rick e non poteva fare a meno di comparare la sua vita precedente con quella attuale. Si sentiva più fuori luogo di un pesce d’oceano buttato dentro un acquario.

Lo vedeva con Unità, anche lui con la vita apparentemente migliorata, e Morty si sentiva l’origine di tutti i suoi mali e iniziava a farsi domande sulla propria felicità. Quanto fosse autentica, quanto fosse migliorata.

Nell’incertezza di ciò, esponeva Jessica in ogni incontro, come per dimostrare che anche lui poteva andare a di sopra della vecchia relazione amici con benefici.

Poteva sentirsi in colpa per usare la sua fidanzata come trofeo, moralmente sapeva che doveva, eppure provava solo indifferenza. Forse non era così buono come amava credere.

Non era stato buono nemmeno quando a soli diciassette anni aveva in testa la frase “Il matrimonio è spazzatura, Morty” di Rick e per questo un venerdì si era deciso ad inginocchiarsi di fronte a Jessica, a chiederle di sposarlo.

Aveva usato pure l’anello che Rick aveva dato a sua nonna Diane. Morty avrebbe tanto voluto conoscerla; probabilmente sarebbero stati più simili di quello che voleva ammettere.



Due settimane dopo Jessica organizzò la festa di fidanzamento. Si era tenuta nella casa di Morty ed era una cosa per pochi intimi, ma l’abbigliamento formale era d’obbligo. Sarà stata pure una piccola festa, ma per Jessica era davvero importante l’estetica. Non evitò di inveire contro il fioraio quella volta in cui egli scambiò per sbaglio i tulipani rossi che doveva dare agli Snape* invece dei blu che erano per loro. 

Alla festa c’era solo qualche amico in comune e non di più. Nemmeno i loro genitori erano presenti, infatti avevano deciso di fare una festa alternativa, solo fra di loro — una scusa per dirigersi in qualche bar e ubriacarsi, chiedendosi quale fossero il loro sbagli come educatori.

Morty era stato molto distratto nei preparativi e non sapeva chi fosse invitato e quale fosse lo scopo effettivo della festa, ma il vino era buono e la musica era piacevole. Jessica in quel vestito con le maniche a sbuffo turchese era incantevole e per un momento si chiese cosa avesse fatto uno sfigato come lui ad avere una persona così splendida al suo fianco. No, non la meritava.

Anche la compagnia non era male, pensò, finché non risuonarono al campanello.

Andò ad aprire con Jessica — avevano il compito di salutare ed accogliere tutti gli invitati —  e quando alla porta vide Rick insieme a Unità fu pervaso da una serie di emozioni pungentemente forti.

Sorpresa.

Che cazzo ci fanno qui?

Rabbia.

Perché non si levano dal cazzo?

Invidia.

Come fanno ad essere ancora più felici di me?

Disgusto.

Quei vermi rivoltanti!

Tradimento.

Perché Jessica mi ha fatto questo?

“Benvenuti!” li salutò calorosamente Jessica. Il suo promesso sposo, al contrario, era terribilmente glaciale. “Sono felice vi siate aggiunti a noi!”

“Anche per noi è stupendo essere qui!” sorrise raggiante Unità e Morty volle sprofondare.

“Sisì, tutto molto bello" le interruppe bruscamente una voce, “A-allora, dov’è la vodka?" Rick era evidente già brillo. Se mai lui avesse vie di mezzo, sia chiaro.


"Serviamo solo vino rosso o bianco", Jessica replicò seccata, come chi aveva risposto alla stessa domanda milioni di volte.


"Giusto giusto", si fece largo il vecchio, separando i due futuri sposini bruscamente, "come se non sapessi dove tenete la roba buona in questa catapecchia."


Morty smise di guardarlo male e imbarazzato quando se ne andò, finendo per rivolgere uno sguardo più infuriato alla fidanzata.
"C-cosa ci fa lui qui?" ringhiò a bassa voce, esaltando quel lui. Non doveva nemmeno essere nominato.


"È tuo nonno, fa parte della famiglia!" rispose lei, come se fosse semplice e scontato. Deve essere stato bello, pensò Morty, crescere in una famiglia normale. Credere che tutti meritino lo stesso amore, che ti diano amore, perché tanto è una famiglia.


"Poi è stato il tuo migliore amico per molti anni, deve pur significare qualcosa per te". 


Il moro si sentì terribilmente a disagio: "uh, sì, più o meno". Era stato molto di più e niente per molti anni, in realtà. Ma Jessica non sapeva, non poteva e doveva sapere.

 Morty incrociò le braccia, si chiuse, si diede protezione da solo. Guardò per un momento Rick dall’altro lato della sala con Unità: non sembrava molto felice di essere lì. Può pure andarsene, pensò una parte di lui. L’altra piangeva affinché restasse — ma a che motivo?


"Meglio se vado ad occuparmi delle tartine, eh?" chiese Morty, solo per levarsi da mezzo dalla conversazione scomoda e trovare un po' di pace. Almeno lì avrebbe potuto stare un po' da solo, senza gente che gli ronzasse attorno.

Quando stava per assaggiare un voulevant alla crema di salmone, fu preso alla sprovvista dal rumore di vetro sul legno. Qualcuno aveva appoggiato la bottiglia di Rum sul bancone. Non fu sorprendente scoprire chi ci fosse dietro di lui, infondo conosceva solo due persone che sapessero bere una bottiglia intera in neanche un’ora. E sua madre non c’era in casa in quel momento.


"Quindi ti sposi veramente, eh, amico?", la voce di Rick era più pungente e fastidiosa del solito. "Diamine, nemmeno quel coglione di Jerry ha provato a dissuaderti?"


Morty si girò e provò a lanciargli il miglior sguardo sufficiente che avesse. "H-ho deciso io di farlo, n-ne sono sicurissimo".


"Non lo metto in dubbio", replicò l’altro con stizza.


"I-io non cambio mai idea".


Rick si sgolò il primo bicchiere di Barolo. "Già, ho visto." Poi se ne andò, neutro e glaciale.

Morty, osservandolo andare via, si disse che in un certo senso non poteva dargli una colpa per tutti i mali che gli succedevano. Rick dopotutto era stato rifiutato, nonostante il suo “ti amo”. Quante volte aveva detto sinceramente queste due parole a una persona? Uno strano senso di allegria si fece strada in Morty.

 Guardò Unity. Lo avrà mai detto anche a lei? Il viso di Morty si dipinse con una smorfia infastidita e ritirò subito lo sguardo quando lei e Rick si voltarono verso di lui.

Solo ritornato ad occuparsi delle tartine, sentì il suo viso andare in fiamme. Era così svilente e vergognoso. Fra due mesi si sarebbe sposato ma pensava ancora allo scienziato. Non era giusto, si disse, trasformando quel calore intriso di vergogna in pura rabbia.

Non era giusto che Rick volesse parlargli come se non fosse successo niente, come se quello che c’era e non c’era stato fra loro valesse meno di un centesimo. Non era giusto che non sopportasse Unità anche se di concreto non gli aveva fatto niente. Non era giusto che nonostante Jessica fosse — così aveva detto — l’amore della sua vita, lui continuasse a pensare a Rick.

Chi è veramente l’amore della tua vita? Chi ami veramente?

La risposta era evidente ma la verità era troppo amara da deglutire.

Non amava Rick, perché lui era la violenza; l’ansia di prendersi le mani in pubblico; la stringente paura di chiedere un bacio di troppo, di chiedere di fermarsi appena tutto iniziava a fare male. L’immobilizzante terrore di essere pugnalato alle spalle, di vederlo con qualcun altro. 

E non amava nemmeno Jessica. Quando c’era Rick voleva una tranquillità, una pausa che solo lei sapeva regalargli. Nella frenesia di tutti i giorni, un momento per fermarsi e stare in pace era davvero l’ideale. Ma senza Rick, senza tutta quell’agitazione nelle sue giornate, tutto era estremamente monotono e pure Jessica a malincuore lo era diventata.

Il suo non amore per Jessica non sarebbe stato un problema, se non avesse dovuto sposarla. “Ti ritroverai in un matrimonio triste e fallimentare”, ricordò le parole di Rick vecchie di tre anni e lo odiò ancora di più, perché era diventato il suo effetto placebo.

Dopotutto, ammise triste, aveva chiesto di sposarla solo per far incazzare Rick. Sì, la sua reazione era stata infastidita, quasi di scherno, ma non era andato oltre. Il moro si aspettava una rabbia forte e disumana, la stessa furia che aveva visto nei suo occhi quando lo aveva lasciato la prima volta; la folle possessione quando era tornato da una chiacchierata con Jessica.

Morty voleva l’universo ma Rick gli aveva concesso ancora un’altra briciola pretendendo che si accontentasse di questo e basta.

Tre anni dopo e voleva ricominciare i loro giochi tossici, ritornare in quei circoli viziosi senza fine. Fare tutto di nuovo, ma con nuove regole.

Perché sì, Morty non amava Rick, ma era totalmente attratto dall’ossessione che l’uomo aveva nei suoi confronti. E non riceverla gli sembrava peggio del male che si stava facendo da solo. Doveva scappare da Rick, essere libero, eppure eccolo lì, più interessato a lui come mai prima d’ora. Sapeva benissimo perché, glielo aveva spiegato la dottoressa Wong (“ Da piccolo nessuno si è mai preso cura di te, tutta la tua famiglia ti ha ignorato, poi si è presentato questo individuo, ti ha riconosciuto e adesso civi solo per questo.”) anni fa. Gli sembrò azzeccatissimo.

Voleva Rick, ma a giudicare la situazione attuale, non poteva averlo. Avrebbe passato la sua esistenza a rimpiangerlo nell’alcool, il sangue e la polvere.

Ebbe il bisogno di andare fuori per distrarsi.

Morty uscì dalla porta sul retro. Aveva bisogno di aria fresca e, soprattutto, di schiarirsi le idee sulla sua situazione attuale. Doveva farsi una lista mentale di tutti i suoi problemi e poi, chissà, trovare anche una soluzione ad essi — improbabilissimo, impossibile, ma tanto valeva provare.

Primo problema: un matrimonio in arrivo con una persona che non ama. L’annullamento delle nozze avrebbe portato a lacrime per Jessica e odio per Morty. 

Tanto odio.

Sarebbe diventato un reietto sociale, ancora. L’essere invisibile, o peggio: schifato da tutta la comunità.

Sospirò frustrato. Era un gran problema.

E poi c’era anche il secondo: Ricardo — naturalizzato Richard —  Sánchez. Ripensò alle origini di suo nonno e per un attimo si sentì sconsolato perché in cuor suo non sentiva nemmeno di aver ereditato questo lato latino dalla sua famiglia. Non che considerasse Rick famiglia, poi, almeno non il senso troppo sentimentale del termine. Oppure sì?

Morty, il vero problema, concentrati, testa di cazzo!

Già, Rick che era ritornato il centro dei suoi pensieri ed era anche fidanzato con qualcun’altra. 

Una qualcun’altra che si stava avvicinando troppo velocemente per i suoi gusti, non lasciandogli il tempo di ritornare in casa per evitarla.

“Ciao, Morty”, gli sorrise calorosamente e il ragazzo arricciò le labbra in una smorfia. Non si impegnò nemmeno di fingere di essere felice. A lei sembrò non importare: “Sono molto contenta di essere qui”, continuò, “poterti parlare era molto importante per me”.

“Uh f-figurati”, Morty incrociò le braccia, distante, freddo come le mani di Rick quando stringevano le sue anche sotto le coperte, e puntò lo sguardo sulla porta di casa.

“Senti,” si avvicinò ancora di più, il suo profumo ad uno strano frutto alieno entrava prepotente nelle narici del giovane. Lei gli sussurrò : “So del vostro segreto”.

Ora aveva la sua completa attenzione. Sgranò gli occhi, le gote infiammate, le gambe tremolanti.

“C-come? Cosa? P-perché?”

Unità ridacchiò, come se fosse cosa da nulla, Morty si sentì lievemente preso in giro.

“Non giudico, tranquillo. Anzi, credo di saperlo anche da prima che lo sapessi tu”, disse tranquillamente. “Una volta mi chiese di possedere un Morty della cittadella e poi abbiamo fatto-”

“S-s-sì, ho capito!” la bloccò prontamente lui, un po' schifato, un po' scioccato dal fatto che si sentisse lusingato da ciò.

No, per niente normale.

“Questo per dirti che conosco il legame profondo che vi lega”, Morty era tentato di alzare gli occhi al cielo, “Anche se è finita, e stento ancora a crederlo — eravate così affiatati! — , fra di voi so che c’è un’amicizia importante. Sarebbe un peccato buttarla via. Per questo era così importante per me, parlarti. Sei una persona importante per Rick, e questo vuol dire già tanto”.

Sei. A Morty non sfuggì che avesse usato il presente.

“L-lo s-s-sono?” 

Il diciassettenne era sbalordito: Rick aperto con qualcuno su i suoi sentimenti?

Ti aveva detto “ti amo”, coglione, te lo sei scordato?

Rick che non odia ancora interamente Morty?

Questo risolveva in parte i suoi problemi.

“Sì, puoi contarci”.

Morty la guardò attentamente, non sapendo quale emozione far trasparire. 

La stronza era troppo gentile per essere considerata, appunto, una stronza.

Sospirò di nuovo, strinse gli occhi per un secondo, sperando questo fosse un sogno e presto si sarebbe risvegliato, ma no, era la realtà.

La guardò quasi afflitto prima di rientrare in casa. 

Sarebbe stato molto, molto, molto cattivo con lei. Non se lo meritava.



Mentre marciava per i corridoi, alla ricerca di Rick, ripensò alle parole di Unità. Certo, ovviamente non gli aveva detto tutto ciò aspettandosi che loro due ritornassero insieme, e se il piano che Morty stava escogitando avesse funzionato, Unità sarebbe stata molto delusa e afflitta. 

Ma Morty si era stufato delle emozioni degli altri, voleva pensare a se stesso in primis, e il resto poteva essere lasciato al futuro — o al mai.

Lo trovò davanti alla porta del garage — doveva aspettarselo, dopotutto.

“Vieni nella tua stan- la tua vecchia stanza, c’è un problema…?” inventò con scarso impegno. 

Il suo piano effettivamente era quello di non avere un vero e proprio piano. Sarebbe stato spontaneo, le prime cose che gli venivano in mente le avrebbe dette o fatte e poi sarebbe andato come doveva andare.

“E quale sarebbe questo problema?” alzò un sopracciglio diffidente.

“Uno…”iniziò Morty impacciato, “molto importante, sì”.

“E dovrebbe importamene perché?”

“ZITTO E SALI!”

“Uh, pensavo che sarebbe passato almeno un mese di matrimonio per averti così stressato” lo prese in giro il vecchio, le mani in tasca, rilassato.

Ma nonostante le lamentele lo stava seguendo, notò Morty con la coda dell’occhio.

Rick non aveva ancora imparato a dirgli veramente di no.

Entrati nella sua stanza, chiuse la porta a chiave. Inutile, perché Rick aveva con sé la sparaporte, ma era il messaggio ciò che importava: “ti voglio qui, ora, da nessun altra parte”.

Ispirò profondamente, pensando a cosa dire.

“L-lascia Unità.” 

Scelse di essere schietto.

Morty fissò intensamente Rick negli occhi, come mai aveva fatto in vita sua, e lui gli diede uno sguardo contrariato.

“C-che cazzo ti prende? Quanta merda hai nel cervello, coglione?”

“Senti, se lasci Unità per me, io lascio Jessica per te”. Rick era ancora terribilmente confuso e infuriato per il comportamento infantile di Morty. 

Un baratto.

Morty era così coglione da pensare che un baratto del cazzo avrebbe potuto ricostruire tutto?

A quanto pare sì, perché ripeté con voce più delicata, quasi soave: “Solo per te”.

Rick era un bugiardo, quindi avrebbe negato il fatto di essere stato tentato dopo quella frase. 

“Basta sparare cazzate. Sei un idiota di merda, Morty. Guarda che mi ricordo la tua faccia da culo dirmi “non ti amo”, quindi non farmi sprecare il mio cazzo di tempo con te”.

Il silenzio calò e fu glaciale. Rick per la prima volta in vita sua sperò di essere contraddetto.

“H-hai ragione, non ti amo. Però ho ripensato a quando ero piccolo e avevo un incubo. Urlavo, nessuno veniva da me, tranne te.” disse Morty, calmo. Rick lo guardava dritto negli occhi, sfidandolo. “Tu venivi sempre da me, armato fino all’osso. Ti incazzavi perché non c’era un alieno che voleva uccidermi, uscivi dalla mia stanza e chiudevi la porta, ma so aspettavi che mi addormentassi prima di andartene via davvero.”

Rick sbuffò: “cazzate”.

“No”, negò. “Microspie, le hai installate tu. Le stesse con cui mi guardavi fare yoga”. Se fosse un’altra situazione, avrebbe avuto un sorriso trionfante sul suo volto.

“Come ti pare, stronzetto”.

Questa volta Morty sospirò e si alzò dal letto in cui precedentemente si era seduto. “Vedi?”, allargò le braccia con fare espressivo. “Ho bisogno di te!”

“Hai bisogno delle mie attenzioni”, corresse, il vecchio.

“È la cosa più vicina ad un “ti amo” che posso dirti, Rick.”

“Io non mi accontento, Morty”.

Simpatico, perché tu mi hai sempre costretto a farmi bastare le briciole. Anche stasera non ti sei risparmiato”.

“C-come anche stasera? Se mi sono pure presentato al tuo ricevimento di merda!”

“Ma non mi basta, cazzo. Lo vuoi capire? Al Rick che conoscevo sarebbero girate altamente le palle, avrebbe disintegrato, o smaterializzato, qualunque cazzo di cosa, pur di avermi per sé! Il Rick che mi ama avrebbe creato l’inferno in terra per me, soltanto per me.”

“Non esiste più, quel Rick, Morty.”

“Davvero?”, respirò piano, e il suo espirare e inspirare fu l’unico suono in quel silenzio vuoto, privo di vita. 

“Senti, se vuoi veramente una cosa, sii il primo ad agire, oppure chiudi quella tua cazzo di fogna”.

Ci fu solo un altro rumore poi, quello della maniglia che Rick aprì per andarsene.

Nella stanza rimasero solo Morty e le domande senza risposta.

Mezze verità, mezze bugie.



Quando la festa finì e Jessica ebbe salutato tutti gli invitati insieme a Morty, una delle lanterne con dentro una farfalla — bomboniera per gli invitati —  si ruppe. Morty osservò pigramente la farfalla volare via desiderando la sua stessa libertà. 

Jessica sì chinò per raccogliere i cocci ma sfortunatamente si tagliò, proprio nel dito in cui c’era l’anello. Se lo tolse e si sciacqquò le mani. 

Andò da Morty e gli fece “Uh, eccolo (l’anello), meglio se me lo rimetto, sennò ci rimarresti male!” scherzò.

Il giovane, estremamente teso, provò a dirle “F-forse è meglio se non…se non lo rimetti più”.

“C-cosa?”

“Probabilmente, sì, ecco, siamo andati troppo di fretta. Siamo giovani, cazzo, abbiamo solo diciassette anni non possiamo sposarci adesso.”

Jessica, con le lacrime agli occhi, provò a soffocare i singhiozzi e lanciò l’anello per terra, frustrata. 

Morty sentì il magone in gola e gli occhi pizzicare. “M-mi d-dispiace così tanto, J-jessica”.

“Sei una merda, Morty”.

“Lo so”, rispose debolmente, “una piccola merda stupida”, la propria voce nella testa si confondeva con quella di Rick.





Rick su Nebula 3000 aveva una vita da sogno. Abitava in un palazzo immenso, poteva permettersi ogni lusso più sfrenato, tutto ciò che voleva era a suo servizio. La cocaina spaziale più costosa? Eccola lì, pronta per le sue narici screpolate.

La sua vita era diventata noiosamente perfetta.

Osservò il Morty sorridente nella foto profilo di WhatsApp. Sì mise la lingua tra i denti, pensando a cosa fare. 

Sarebbe partito domani mattina, si disse. Non avrebbe detto addio, non avrebbe lasciato nemmeno una lettera come Unità aveva fatto con lui.

Rick si sarebbe semplicemente comportato da Rick, come sempre.

Unità, infondo, se l’era sempre aspettato.





Morty era seduto sotto l’ombra di un albero di limoni. Non faceva per niente caldo, quindi sotto la sua classica maglietta gialla ce n’era una nera a maniche lunghe. Il vento sfiorava ancora la sua pelle, dandogli fastidio, ma la sua attenzione era totalmente incentrata sull’orario riportato sullo schermo del suo telefono.

Sbuffò impaziente, rabbrividendo per il freddo. 

Guardò ancora lo smartphone, leggermente deluso, decidendo di andarsene. Si alzò lentamente, sgranchendosi le gambe, con un espressione di disappunto sul viso.

Fu quando stette per andarsene, che un fascio di luce verde neon entrò nel suo campo visivo. 

Era un portale e la sua vista lo fece quasi gridare di gioia.

Sorrise. 

“Semb-”, un rutto, “sembri un ape del cazzo, lo sai, merdina?”

Tutto era ritornato come prima, ma meglio. Più chiaro, alla pari, con regole diverse.

Ma sempre come prima.



NdA

Lo so, lo so, lo so! Sono imperdonabile! Ci ho messo tantissimi mesi, ma lo studio era davvero troppo e occupava un’ingente parte del mio tempo.

Sono felice che siate arrivati fino alla fine.

Grazie di cuore, davvero.

-Mortifero


   
 
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