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Autore: lmpaoli94    24/11/2020    0 recensioni
In un tempo dove i cavalieri si conquistavano l’onore cavalcando per il popolo, le varie suddivisioni di 17 contrade si sfidavano per la supremazia del Regno di Numarsa.
Il primo giorno d’estate era il momento in cui gli uomini dimostravano il loro valore combattendo in duelli controversi.
Le battaglie duravano un tempo illimitato e la contrada vincitrice festeggiava in giro per il Regno dopo aver conquistato tutto il potere.
Ma i giochi sporchi di tali organizzazione andavano a macchiarsi di sangue e di tradimenti che il momento più importante del Regno veniva oscurato da una guerra improvvisa.
Ma cosa sarebbe successo se la pace avesse avuto le sembianze di una… donna?
Genere: Avventura, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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< Ve ne andate così presto, Equestre? >
La domanda del Conte Varello dei Vasalli spiazzò ancora una volta il giovane cavaliere.
< Rimanete ancora qua. Vi voglio far conoscere mia nipote. >
< Non credo che vostra nipote mi possa vedere, visto il brusco incontro di due giorni fa’. >
< E con ciò? Se la prima impressione non è stata buona, conoscersi meglio non può che risollevare le sorti del vostro rapporto. Venite con me e non abbiate timore per mia nipote. Non è poi così male… Batsa prenderla dal verso giusto. >
< E voi riuscite a farlo? >
< Alla mia maniera, sì. >
Andando al di fuori del palazzo del Leocorno, il Conte Varello ed Equestre videro come tutta la popolazione attendeva con impazienza l’inizio dei giochi del Regno.
< Vedete la felicità della gente? È così che dovrebbe essere tutto l’anno. >
< Hanno molta fiducia in voi. Ma io non posso dire lo stesso del mio popolo. >
< Perché non avete i mezzi per renderli fieri di voi. >
< Oppure perché vedo la mia Contrada da un’altra prospettiva. >
Le parole di Euquestre sortirono un forte dubbio verso il Conte Varello.
< Mi state forse dicendo che io non tratto bene il mio popolo? >
< Conte, non bisogna negare che la miseria dilaga in tutte le Contrade. Vi siete mai domandato perché non riusciamo a fermarla? >
< Perché non vogliamo. >
Le parole di Ginevra fecero girare di scatto quel vecchio Conte a cui sotto sotto, non gli interessava la vita del suo popolo.
< Noi vogliamo che siano poveri? Ebbene, sarà sempre così. Fino alla fine dei tempi. >
< Avete forse un modo per risollevare le sorti della nostra gente, Ginevra? >
< Magari provando a non fargli mancare nulla. Avete mai provato, nonno? >
< HO combattuto per loro. Non è forse abbastanza? >
< E loro vi hanno ripagato mostrandovi rispetto. Però con il rispetto, non si porta il pane in tavola. >
< Nipote, volete forse darmi qualche lezione di vita ad un uomo più vecchio di voi? >
< Sicuramente posso dire lo stesso la mia. >
L’insolebza della donna fu talmente elevata che il Conte Varello non riuscì a trattenere il suo istinto di dargli un sonoro schiaffo dinanzi ad alcune persone.
< Questo ve lo potevate anche risparmiare > fece la donna toccandosi il volto.
< Mostrate più rispetto e verrete trattata come una persona normale. >
< Io vi odio, nonno. Odio voi e quello che mi costringete a fare. >
< Fate silenzio se non volete che la mia collera crebbe ancora di più. >
< Avete forse intenzioni di uccidermi? Fate pure. Tanto i vostri metodi e le vostre intenzioni non mi fanno paura. >
< Attenta a come vi comportate, ragazzina. Voi non sapete fino a che punto posso spingermi. >
Per evitare che la loro litigata potesse degenerare, Equestre cercò di dividerli.
< E voi che cosa volete? Che cosa ci fate nei nostri territori? Non siete il benvenuto. >
< Volevo presentarvi il vostro prossimo sposo > rispose il Conte con ghigno malefico < Ma vedo che ci dovrà essere un nuovo incontro per potervi conoscere meglio. >
< Io sposata con questo tizio? Fatemi il piacere, nonno. Equestre è l’ultimo uomo che sposerei in questa vita. Parola di cavaliere. >
< Perché? Che cosa non vi attrae in me? >
< La vostra indole subdola… Pensate che io non vi conosca? Pensate che io non sappia quante persone avete fatto uccidere per acquistare potere e fama? Ebbene, evitate di farvi vedere in mia presenza, altrimenti la prossima volta la mia spada sarà macchiata dal vostro sangue. >
< Basta così! > gridò il Conte Varello spazientito < Voi sposerete quest’uomo dopo la fine dei giochi di Numarsa! Che vi piaccia o no! >
< Allora dovrete passare sul mio cadavere. >
E nel dire ciò, la giovane donna scomparve in mezzo alla folla che aveva assistito a tutta la scena, ritrovandosi in mezzo alla campagna del Regno vicino al Confine con la Contrada della Pantera.
< Eppure credevo che voi sareste riuscita a domarla > fece Equestre con tono puntiglioso < La sua ribellione sarà la rovina della vostra Contrada. >
< Equestre Orvalo dei Rigamonti, sarebbe bene che voi pensiate a voi stesso e alla vostra Contrada. Non vi pare? >
< Ho solo fatto per dire, Conte. Non prendetela male. >
< La vostra unione è ormai decisa, altrimenti i risvolti saranno molto inaspettati. Farò muovere Sir Rumildo in modo che possa preparare le carte. D’accordo? >
< Come credete meglio voi, Conte. >
 
 
Mentre il Duca Gregio Fiorabesco stava discutendo stava discutendo con Vra Tito per i suoi guai finanziari, Argentio non ce la faceva più a rimanere ad ascoltare i piagnistei di un povero vecchio.
Decisosi ad andarsene e a lasciare nel bel mezzo della sua riunione, Fra Tito non era affatto fiero dei modi di suo nipote.
< Dove state andando? La riunione non è ancora conclusa > ruspose l’uomo con tono grave.
> Zio, ancora non capisco il perché della nostra alleanza con la Contrada di Valdimontone. Ormai il Duca è un uomo vecchio senza potere. Sarebbe saggia che venisse incorporata nella nostra Contrada. Non vi pare anche a voi? >
< Ascoltatemi bene, uomo senz’anima: incorporare le Contrade porterebbe solo a rivolte di popolo che noi della Contrada della Pantera non abbiamo bisogno. Il povero Duca ha bisogno del nostro aiuto nei confronti del Marchese Angioino e noi è quello che faremo. Che vi piaccia o no. >
< Sapete bene che spenderemo molto del nostro denaro per continuare a mantenere l’esistenza di tale Contrada, vero? >
< Questo non vi deve interessare affatto. Sono questioni che riguardano me personalmente. >
< E anche me visto che sarò prossimo a prendere tale eredità. >
< Sempre che io voglia, caro ragazzo. >
Inviperito da tali parole, Argentio decise che per sbollenatre la sua rabbi9a fosse meglio lasciare il palazzo di suo zio e cavalcare indisturbato verso il fuime che divideva il confine con la Contrada del Leocorno.
Immaginandosi di essere da solo, Argentio non poteva credere di incontrare una graziosa giovane donna piangere indisturbata tra i cinguettino degli uccelli e lo scorrere dell’acqua nel fiume.
< Una bella ragazza come voi non dovrebbe piangere > fece il giovane uomo appena la donna lo guardò dritto negli occhi < Il pianto rovina la bellezza. >
< Credevo di essere sola in questo paradiso. Ebbene, mi sbagliavo. >
< Pensavo la stessa cosa pure io… Spero di non disturbarvi. >
< Preferirei stare da sola… Ma sarebbe troppo sgarbato per me mandarvi via. Quindi sarò io che me ne andrò. >
Ma Argentio, che non aveva nessuna intenzione di lasciare andare quella ragazza, fece di tutto per riuscire a colpirla con le sue parole.
< Lo stemma che ha il vostro cavallo mi è molto familiare > fece Argentio con voce imperiosa < Voi dovreste essere la nipote del Conte Varello: Ginevra. >
< Ebbene, vedo che la mia fama mi precede. >
< Ho sentito molto parlare della vostra bellezza. Ma devo dire che di persona siete molto meglio. >
< Sapete una cosa? Siete il secondo uomo che tenta di farmi la corte. Il primo l’ho talmente rinnegato che ci dovrà pensare due volte prima di ricercarmi. >
< Lo spirito libero del Leocorno. È così che la vostra gente parla di voi. >
< Davvero? Eppure nel palazzo di mio nonno vengo definita la viziata del Regno. Solo perché non ho intenzoone di sposarmi, ciò non vuol dire non acconsento al volere di quell’uomo. Il mio desiderio più grande è quello di diventare un cavaliere. Nient’altro. >
Argentio, sentendo parlare con tale coraggio e veemenza, era come se si stette innamorando di quella donna.
< E voi? Come vi chiamate? Vi dovrei forse conoscere? >
< Diciamo che abbiamo una cosa in comune: siamo le due pecore nere delle nostre Cobtrade. Il mio nome è Argentio, nipote di Fra Tito. >
< Argentio avete detto? Quello che si diverte ad andare in giro con la mschera argentata cercando di salvare i poveracci in difficoltà? >
< Ebbene, cerco di fare del mio meglio. Odio l’ingiustizia e il potere che i potenti esercitano sui poveri. Per questo ho quasi causato molte guerre ai danni della mia famiglia. >
< Ma presto potreste rifarvi in qualche modo, vero? >
< Forse sì. Ma ho sguainato la mia spada solo per minacciare e non per uccidere qualcuno. >
< La vostra disputa con il Marchese Angioino è diventata popolare anche nella mia Contrada. Non riuscite a sopportare quell’uomo, vero? >
< E’ la bestia nera in questa terra. Appena me lo ritrovo dinanzi, sento il mio sangue ribollire di rabbia. Un uomo senza scrupoli non dovrebbe esistere in questo Regno. >
< Allora vuol dire che non avete conosciuto bene mio nonno Varello dei Vassalli. In confronto il marchese è un santo d’uomo. Strano che i due non si siano ancora alleati in qualche modo. >
< E’ solo questione di tempo e ciò potrebbe davvero accadere… Ma sinceramente non voglio impelagarmi in fatti che non mi riguardano da vicino. >
< La stessa cosa vale per me > rispose la donna < Basta parlare dei nostri nemici. Siete la prima persona che trovo interessante da molto tempo a questa parte? >
Quelle parole, mischiate e sincerità e passione, suonarono nelle orecchie di Argentio come un segno di speranza.
< Davvero? Ed io che credevo che la nipote del Conte Varello fosse una persona intrattabile. >
< Come ho detto prima, la mia fama mi precede… Ma in quanto donna, se voglio conquistarmi il rispetto della mia gente e di tutti gli altri uomini, devo comportarmi in tale modo. >
< Da cosa vi viene la voglia di diventare cavaliere? >
< Le donne di questo Regno sono sempre state obbligare ad essere sottomesse dagli uomini o dai loro mariti… Ma io, andando in controtendenza, ho deciso che era giunta l’ora di smettere con tali ingiustizie. E poi crescendo ho capito che dentro il mio sangue scorreva la passione di cavalcare e di armeggiare spade e altre armi di ogni tipo. >
< Vi piace combattere? >
< E’ la cosa che adoro di più dopo cavalcare. Volete che vi dia una dimostrazione? >
< Perché no? sarebbe davvero interessante. >
< Però non ce l’abbiate con me se vi metto al tappeto, d’accordo? >
< Ahahah cercherò di farmene una ragione. >
ma mentre i due cavalieri si apprestavano a sguainare le loro armi, un’orda di soldati provenienti dalla Contrada della Selva, li circondò improvvisamente minacciandoli con i loro modi rudi.
< Bene bene, che bella coppietta che siete. Vi stavate divertendo? > domandò il marchese con ghigno malefico senza nascondere il suo divertimento.
< Che cosa volete da noi, marchese? >
< Belle le vostre spade. Sarà un grande onore er me strapparvela dalle mani. >
< Allora venite pure, dannato marchese. Il sangue scorrerà e riuscirò a deridervi una volta per tutte. >
   
 
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