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Autore: evelyn80    27/11/2020    4 recensioni
Nonostante siano passati trent'anni dall'ultima volta in cui si sono visti, Robert Lamm e Peter Cetera sono ancora profondamente innamorati l'uno dell'altro. Entrambi, però, sono certi che l'ex compagno non provi più niente per lui.
E questo gioco degli equivoci continua anche quando, al momento dell'ingresso della band nella Rock 'n' Roll Hall of Fame, i due sono costretti a riallacciare i rapporti. Entrambi trattano freddamente l'ex amante perché l'orgoglio impedisce loro di far trapelare i veri sentimenti, nonostante siano consapevoli di usare l'atteggiamento sbagliato.
Ma il destino ha in serbo per loro una seconda opportunità.
Terza classificata al "Falling in and out of love" contest indetto da inzaghina.EFP sul Forum di EFP
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Peter Cetera, Robert Lamm
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lookin' back down the road of love
We can still feel the heartache
Pain and joy of an unrelenting love
Hold us together

Only you
You've got control
Only you
You've got the key to my heart


Only you – Chicago (Chicago 17)

 

 

 

Nashville (Tennessee), 20 novembre 2015

 

 


Robert aspettò che Joy fosse uscita di casa per andare a far compere, poi si rinchiuse nel suo studio e prese l'album di fotografie di Peter. Aveva intenzione di telefonare di nuovo al bassista, per chiedergli ancora se volesse partecipare alla cerimonia della Hall of Fame, ma prima doveva trovare il coraggio necessario. E, dall'ultimo breve tour che i Chicago avevano fatto negli Stati Uniti nord-orientali, l'unico modo che aveva per farlo era sfogliare le pagine piene di istantanee del suo ex amante e ricordare ciò che era stato, nella speranza che ciò potesse essere ancora una volta in futuro.
Dopo aver contemplato il volto dell'amato per qualche minuto serrò le dita sul cellulare, compose il numero e se lo portò all'orecchio. Una voce femminile rispose dopo alcuni squilli, lasciando Robert sconcertato.
«Pronto?».
«Buongiorno. Parlo con casa Cetera?», chiese il tastierista, convinto di aver sbagliato numero.
«Sì, io sono Senna. Come posso aiutarla?».
«Sto cercando Peter».
«Mio papà è fuori in cortile, ma se aspetta un paio di minuti vado a chiamarlo. Chi è che lo cerca?»
Robert rimase in silenzio per un istante, sorpreso. Peter aveva avuto un'altra figlia, dunque, oltre a sua nipote Claire? Non aveva mai trovato alcuna notizia in merito, nel web. «Sono Robert Lamm», si costrinse a rispondere per non fare la figura dello scemo. *1)
La voce della ragazza all'altro capo della linea era intrisa di un sorriso quando disse: «Attenda solo un attimo!», prima di posare la cornetta.
Il tastierista fu costretto ad aspettare molto più di un paio di minuti. Evidentemente, quando la ragazza aveva annunciato al padre chi fosse a cercarlo, di primo acchito Peter doveva essersi rifiutato di parlargli, perché quando infine il bassista venne al telefono aveva la voce scocciata di chi vuole essere lasciato in pace.
«Si può sapere che cazzo vuoi, Robert?».
«Lo sai, Peter. Perché non vuoi venire alla cerimonia?».
Dall'altro capo del telefono, il bassista sbuffò. «Mi sembrava di essere stato abbastanza chiaro, la volta scorsa. Io non sono più uno dei Chicago!».
«Peter, ti prego, non dire così! Io ho bisogno di vederti!». La voce gli uscì tanto accorata, cosa insolita per lui, che persino il bassista dovette accorgersene perché esitò un istante prima di rispondere.
«Se vuoi vedermi, allora vieni a farmi visita. Se sei riuscito a trovare il mio numero di telefono, penso che tu possa risalire anche al mio indirizzo senza alcuna difficoltà». E, senza aggiungere altro, Peter riattaccò.
Robert rimase col telefonino appoggiato all'orecchio ancora per qualche secondo prima di poggiarlo sulla scrivania. Volse lo sguardo alla finestra e si perse a contemplare il cielo di un azzurro slavato, punteggiato appena da qualche nuvola bianca. L'aria era fresca e gli alberi del suo giardino avevano perso quasi completamente le foglie: un tappeto giallo, arancione e rosso ricopriva tutto il prato. Avrebbe dovuto mettersi a rastrellarle, pensò. O, meglio ancora, avrebbe dovuto chiamare un giardiniere a farlo, perché l'autunno e le foglie dorate gli riportavano alla mente troppi ricordi con Peter come protagonista. Per esempio quella volta in cui il bassista aveva avuto la febbre a Vancouver, e lui se ne era preso cura dopo il concerto. O la sera in cui, a casa propria, lo aveva ricoperto di miele prima di fare l'amore con lui. E ancora tutte le volte in cui lo aveva accompagnato dal dentista, sempre nel mese di ottobre, per il solito controllo annuale alla sua dentatura fittizia, ricordo dello scontro che, da giovane, il bassista aveva avuto con un gruppo di Marines durante una partita di baseball. *2)
Trasse un rumoroso sospiro. Peter voleva che gli facesse visita? Bene, allora si sarebbe messo a cercare il suo indirizzo e lo avrebbe raggiunto anche in capo al mondo. Voleva stringerlo di nuovo nel suo abbraccio, baciare ancora una volta le sue labbra morbide, perdersi nei suoi occhi verdi come il mare in estate mentre i loro velli frusciavano insieme. E avrebbe esaudito questo suo desiderio, fosse stata l'ultima cosa che avesse fatto!

 


 

Ketchum (Idaho), 20 novembre 2015

 

 


Dopo aver riagganciato Peter rimase in piedi, le mani appoggiate al muro per sostenersi. Quando sua figlia gli aveva annunciato che Robert era in attesa al telefono il suo cuore aveva perso alcuni battiti, tanto che per un istante aveva temuto che stesse per venirgli un infarto. Aveva attraversato il cortile correndo, una foglia impazzita in mezzo alle altre travolte dal vento, giustificando a se stesso tutta quella fretta con il semplice desiderio di levarselo dalle scatole quanto prima. Ma in realtà ciò che bramava era esattamente il contrario. Voleva essere carezzato dalla sua voce dolce, voleva sentire il rumore del suo respiro caldo nella cornetta.
Gli si era rivolto con astio, ma solo perché non voleva fargli capire che lo desiderava ancora, così tanto che avrebbe potuto perfino morirne. E se fosse successo ne sarebbe stato contento, dopotutto.
La voce di Senna lo riscosse.
«Allora? Cosa ti ha detto?».
Si voltò verso la figlia, le mani ancora appoggiate alla parete. «Che ha bisogno di vedermi», disse in un soffio.
La ragazza sorrise. «Visto, che avevo ragione? Robert ti pensa ancora, anche lui ha bisogno di te. Quando un amore finisce, uno dei due soffre; ma se soffrono entrambi non è mai finito».
Peter scosse il capo. «Magari fosse vero...».
«Io ne sono sicura al cento per cento». Senna gli si avvicinò e lo abbracciò da dietro, posandogli la testa sulla spalla sinistra. «Perché non gli hai lasciato l'indirizzo?».
«Se davvero desidera così tanto farmi visita saprà come trovarlo. Sono stato tanto idiota da non negare il consenso all'elenco degli abbonati, quindi come ha trovato il numero di telefono troverà pure il nostro ranch». Peter si staccò dal muro e si scrollò la figlia di dosso.
La ragazza incrociò le braccia sul petto. «Oh, ma perché devi farla tanto difficile? Non potevi semplicemente lasciargli l'indirizzo e dirgli di correre qui perché non vedi l'ora di riabbracciarlo?».
Peter sgranò gli occhi per lo stupore prima di replicare. «Ma sei matta? Io, dovrei dire una cosa del genere a Robert?».
Senna sbuffò. «Papà, è chiaro come il sole che lo ami ancora come un tempo. E, secondo me, anche Robert ti ama ancora. Se lui non ha il coraggio di dirtelo, devi farlo tu!».
Il bassista scosse la testa. Avrebbe voluto tantissimo dar retta alla figlia, ma l'orgoglio glielo impediva. L'aveva sempre preso nel didietro, con Robert, letteralmente parlando. E, per una volta, non aveva nessuna intenzione di cedere.


 

 

Nashville (Tennessee), 10 dicembre 2015

 

 


Robert spulciò la ricerca di Google per l'ennesima volta, facendo ruotare la rotellina del mouse con gesti secchi e nervosi. Dell'indirizzo di residenza di Peter neanche l'ombra. Aveva cercato in lungo e in largo in internet, perdendosi nel web per interi pomeriggi, ma senza alcun esito. Un paio di volte aveva sussultato nel vedere il nome dell'amato abbinato ad altri risultati incoraggianti, ma cliccando sulle pagine di riferimento non aveva trovato altro che vecchie fotografie del bassista e alcune notizie di poco conto.
Alzò per un attimo lo sguardo dallo schermo del computer e lo lasciò vagare fuori dalla finestra. Alla fine, era stata Joy a radunare le foglie nel giardino in mucchietti ordinati, che poi aveva buttato nella compostiera per ottenere il concime necessario alle sue amate piante. Robert l'aveva osservata a lungo, mentre cercava di comporre qualche nuova lirica, sovrapponendo alla sua immagine quella di Peter.
Si passò una mano sulla faccia e si stropicciò gli occhi, che gli bruciavano per le troppe ore trascorse davanti al PC. Forse avrebbe fatto meglio a richiamare il bassista e a farsi dare quel dannato indirizzo, invece di perdere tempo a cercare inutilmente in rete. Ma l'orgoglio smisurato che aveva sempre avuto – e che non aveva perduto nemmeno in vecchiaia – gli impediva di abbassarsi a implorare Peter per farsi dare il nome di una strada e un numero civico. L'avrebbe trovato da solo, prima o poi, a costo di attraversare tutti gli Stati Uniti soffermandosi casa per casa, suonando ogni campanello in cerca di quello giusto.
Il trillo di quello di casa sua lo fece sobbalzare. Sua moglie era fuori per alcune commissioni e non sarebbe rientrata che dopo qualche ora, così si alzò lentamente dalla poltroncina e si spostò nell'ingresso per scoprire chi fosse a disturbarlo. Sulla soglia c'era Walter, intabarrato in un grosso cappotto di lana nero, col bavero alzato per difendersi dall'aria sempre più fredda che calava dal nord.
Si spostò di lato per farlo entrare e il sassofonista non si lasciò pregare. Robert chiuse la porta alle sue spalle, relegando quell'autunno ormai agli sgoccioli fuori dalla porta.
Walter andò dritto al sodo.
«Allora, hai trovato l'indirizzo di Peter?», chiese, togliendosi il cappotto e appendendolo all'attaccapanni.
Robert sospirò, precedendolo in salotto e andando diretto al mobile bar, da dove servì un Martini all'amico e un bicchiere di whisky per sé. «Non ancora. Ma non demordo».
«Perché non lo chiami e te lo fai dare direttamente da lui?», domandò ancora Walt, dopo essersi messo a sedere in poltrona e aver sorbito un sorso del suo liquore, esprimendo a parole il pensiero che il tastierista aveva avuto poco prima.
«Perché non voglio abbassarmi a pregarlo. Devo trovarlo da solo, e lo farò!».
Il sassofonista roteò gli occhi. «Ancora con questa storia dell'orgoglio? Sai, continuo a pensare che ho fatto bene ad approfittarmi di te, quella volta a Huston. Peter non si merita tutto questo». *3)
«Questo lo dici tu! Se non avesse lasciato i Chicago...».
«E basta, Robert! Ormai questa è storia vecchia!», lo interruppe Walter. «Vuoi deciderti una buona volta a mettere da parte la tua dannata presunzione e a correre tra le braccia dell'uomo che ami?».
Il tastierista sospirò. Il suo amico aveva ragione da vendere, fin troppa. Ma lui non voleva cedere, non ancora. Così addusse un'altra scusa.
«E con Joy come dovrei comportarmi?».
Walt sbuffò rumorosamente dal naso, corrugando le labbra al contempo. «Adesso non venirmi a dire che ti preoccupi per tua moglie. Non ti sei mai preoccupato per Julie, né ti sei mai preoccupato per Alex, quando avevi Peter a tua disposizione!». *4)
Robert chinò il capo. Walter lo conosceva da troppi anni, ormai, e gli aveva letto nel pensiero. «Cosa posso fare, allora?», chiese, con un filo di voce.
Il sassofonista sorrise, per poi mandar giù un altro sorso generoso di Martini. «Beh, si da il caso che l'altro giorno abbia telefonato a Danny. Sai anche tu che lui e Peter sono rimasti in contatto, soprattutto dopo che lo abbiamo licenziato, no?». Robert annuì e lui continuò. «Gli ho chiesto se sapesse dove abitava Peter, con la scusa di voler riallacciare i rapporti anche in vista della Hall of Fame, e lui mi ha risposto che vive a Ketchum, nell'Idaho. Non conosce l'indirizzo preciso, perché Belli Capelli non l'ha mai detto nemmeno a lui, ma sapere almeno il nome del posto in cui vive è già qualcosa, non trovi?».
Il tastierista aveva sorriso nel sentire il vecchio soprannome con cui Terry chiamava Peter per via della sua fissa per i propri capelli. E, nell'apprendere che poteva restringere di molto la sua ricerca, il sorriso si ampliò. *5)
«Grazie, Wally, sei un amico», disse sincero, sorbendo un goccio di whisky.
Walter scolò il bicchiere, si alzò e si strinse nelle spalle. «Se questo è l'unico modo per farti tornare da Peter...». Posò il calice sul mobile bar, poi andò nell'ingresso e prese il cappotto, avvolgendosi in esso prima di affrontare nuovamente il vento freddo di fine autunno. «Ti lascio solo. Immagino tu voglia subito metterti alla sua ricerca».
Robert annuì e salutò l'amico e compagno di band poi, dopo aver bevuto il suo liquore tutto d'un fiato, tornò davanti al computer. Ora più che mai aveva voglia di trovare l'indirizzo di Peter, e sapere che viveva in un paese di poco meno di tremila anime era confortante. Qualora fosse dovuto andare di persona a far suonare i campanelli delle case, almeno non ci avrebbe messo una vita intera, per trovarlo.
Aprì il motore di ricerca di Google e digitò: “Anagrafe Ketchum”. Subito gli apparvero i numeri di telefono dell'ufficio che gli interessava. Li appuntò su un foglietto e prese il cellulare, sicuro di essere ormai a pochi passi di distanza dal suo obiettivo.
Ancora non sapeva che, prima di riuscire a convincere l'impiegato dell'anagrafe a violare la legge sulla privacy e a rivelargli l'indirizzo di Peter, avrebbe dovuto lottare per quasi un anno.

 


 

Ketchum (Idaho), 15 dicembre 2015

 



Senna fischiettava allegramente una canzoncina natalizia, intenta a decorare l'enorme albero di Natale nel salotto del ranch. Per tutta la mattina non aveva fatto altro che togliere palle di vetro da uno scatolone, scartandole una per una dalle pagine di giornale in cui erano state imballate per proteggerle, per poi appenderle all'abete dai rami odorosi di resina.
Fuori, la neve aveva iniziato a cadere sin dalle prime ore dell'alba e aveva già ricoperto con un sottile strato candido la ghiaia del cortile, spolverando gli aghi verdi delle conifere e i rami spogli degli aceri. In Idaho l'autunno era ormai finito, anche se il calendario si ostinava a sostenere il contrario.
Una volta che fu alle prese con le luci, la ragazza chiamò il padre per farsi aiutare a sistemarle sull'albero.
«Ehi, papà, puoi venire a darmi una mano?».
Peter, seduto in cucina, chiuse l'album di fotografie di scatto. Erano giorni che non faceva altro che sfogliarlo, ogni volta in maniera più rude e violenta. Era passato quasi un mese da quando aveva detto a Robert di andare a fargli visita, se proprio ci teneva così tanto a vederlo di persona, ma il tastierista non si era ancora fatto vivo.
Buttò il volume in un cassetto – non aveva più bisogno di nasconderlo, tanto ormai sua figlia sapeva tutta la verità – e raggiunse Senna in salotto.
«Stavi ancora sfogliando quell'album, vero?», chiese la ragazza, intenta a sciogliere i nodi nella fila di lucine.
Peter rispose con un grugnito, afferrando nel frattempo la catena luminosa dall'altro lato e iniziando a passarla attorno all'abete.
«Prima o poi verrà, vedrai», riprese Senna in tono rassicurante, senza distogliere lo sguardo dal proprio lavoro.
«È passato quasi un mese da quando gliel'ho detto. A quest'ora, l'indirizzo avrebbe dovuto averlo già trovato da un pezzo, non pensi? No, te lo dico io: a Robert non gliene frega un cazzo, di me!».
La ragazza scosse la testa, smise di districare la fila di lucine e fissò il padre dritto negli occhi.
«Non hai mai pensato che potrebbe non essere poi così facile trovare il nostro indirizzo?».
«Il numero di telefono lo ha trovato in internet, su quel diamine di elenco telefonico!».
«La linea telefonica è registrata a tuo nome, mentre invece il nostro indirizzo è collegato al ranch!», replicò Senna, alzando un poco il tono di voce. Non le piaceva urlare contro suo padre, ma ormai le era chiaro che, se non fosse riuscita a farlo ragionare in fretta, quel testone avrebbe perseverato nella sua odiosa autocommiserazione fino al giorno della sua morte. «Robert lo sa che hai un ranch? E che si chiama Glory of love? Che razza di nome assurdo che gli hai messo...», concluse, quasi schifata.
«Quel nome è il titolo del mio più grande successo come solista!», ribatté Peter, piccato. *6)
«Va bene, okay, comunque sia è un nome di merda!», riprese la ragazza. Il padre fece per interromperla, inorridito dalla parola che aveva usato, ma lei alzò una mano per bloccare la sua replica sul nascere. «Non hai risposto alla mia domanda: Robert lo sa che hai un ranch dal nome idiota?».
Peter serrò le labbra, offeso per le critiche al nome del suo ranch, ma si obbligò a rispondere. «No».
«E allora, secondo te, come può quel povero disgraziato trovare il nostro indirizzo? Perché non lo chiami e glielo dici tu direttamente?».
Il bassista sospirò e volse lo sguardo alla cucina e al telefono di bachelite nero. «Perché non gli ho chiesto il numero di cellulare, e quell'anticaglia non ha certo la memoria delle chiamate».
«Guarda che sei stato tu a volere quell'anticaglia come telefono», ribatté Senna stringendosi nelle spalle.
Peter lasciò cadere le proprie, chinando lo sguardo a terra. Possibile che sua figlia avesse ragione? Che Robert non fosse ancora arrivato semplicemente perché non riusciva a trovare l'indirizzo? Chiuse gli occhi e sospirò per l'ennesima volta. “Robert, dove sei?”, pensò suo malgrado. Poi si raddrizzò e strinse le labbra in un'espressione dura. No, si disse, non doveva cedere ai ricordi. Il tastierista non si meritava il suo struggimento.
Se nessuno dei due soffre, l'amore non è mai iniziato”, ricordò a se stesso, prima di continuare ad aiutare la figlia ad addobbare l'albero di Natale.

 

 

Spazio autrice:

E siamo giunti alla fine del terzo capitolo, in cui abbiamo avuto un'alternanza tra i due protagonisti. Entrambi sono ancora innamorati l'uno dell'altro, forse ancora più che all'inizio della loro relazione; ma entrambi sono talmente orgogliosi da non voler cedere di un passo. Quindi gli equivoci tra di loro continuano, nonostante Walter da una parte e Senna dall'altra abbiano cercato strenuamente più volte di convincerli a lasciar perdere il loro orgoglio e a riavvicinarsi.
Ormai manca solamente l'epilogo; per ora vi lascio alle note numerate.
*1) – Claire Cetera, prima figlia di Peter, è nata dall'unione del bassista con Diane Nini. La donna è sorella di Julie Nini, seconda moglie di Robert. Quindi, Robert e Peter sono stati cognati per un certo periodo di tempo. Quando è nata la bambina, nel 1983, in realtà Robert e Julie avevano già divorziato (nel 1981) ma ho immaginato che Robert consideri comunque la prima figlia di Peter come sua nipote, a maggior ragione che, nella realtà, i membri del gruppo si sono sempre considerati alla stregua di fratelli, e che Sasha Lamm, figlia di Robert e Julie, è comunque cugina di Claire.
Ho scritto che Robert non sapeva niente di Senna perché, per mia licenza poetica, ho fatto in modo che Peter fosse stato molto riservato e che non avesse mai dato notizie sulla sua vita privata.
*2) – Qui ho fatto riferimento a tre diverse mie shot, tutte ambientate in autunno, e che sono, rispettivamente:
"La febbre della domenica sera", "Un gioco goloso" e "Vincere le proprie paure".
*3) – Questo è un altro riferimento a una mia shot: "Desideri frustrati" , nella quale si racconta di un rapporto sessuale tra Walter (anche lui omosessuale nella mia personalissima story line e impegnato in una relazione clandestina con James Pankow, trombonista della band), e Robert che, una sera in cui Walt era stato lasciato solo dal suo amante, si presenta ubriaco fradicio alla porta della camera d'albergo del sassofonista. Robert, confuso dall'alcol, immagina di avere Peter davanti e Walter se ne approfitta per sfogare la sua frustrazione nei confronti di James che lo ha lasciato solo durante il tour.
*4) – Julie e Alex sono, rispettivamente, la seconda e la terza moglie di Robert, con le quali il tastierista è stato sposato durante il periodo del suo amore clandestino con Peter.
*5) – “Belli Capelli” è il soprannome che ho creato io per Peter visto che, soprattutto nei primi anni di carriera in cui aveva i capelli lunghi, era solito toccarseli in continuazione, scostandoseli dal viso. In alcune storie comiche ho accentuato questo suo vezzo, rendendolo fissato maniacalmente con la sua messa in piega. E ho reso Terry come autore del nomignolo.
*6) – “Glory of love” è il primo singolo pubblicato da Peter Cetera dopo il suo addio ai Chicago, e fa parte della colonna sonora del film “Karate Kid II – La storia continua...”. In molti lo considerano il suo più grande successo come solista.

  
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