Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |       
Autore: CedroContento    10/12/2020    13 recensioni
[Sirius Black/Molly Weasley]
In una notte buia due membri dell'Ordine della Fenice arrivano alla Tana portando con sé un ragazzo ferito e affidandolo alle cure di Molly Prewett Weasley. Questo incontro rimarrà per sempre impresso nel cuore della giovane mamma.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Molly Weasley, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Apple Pie

La Tana, 1977

Nonostante l’ora tarda in quella notte di fine autunno la cucina della Tana, riscaldata da un fuoco scoppiettante nel caminetto, cominciò ad essere pervasa dall’avvolgente profumo di torta di mele; la preferita di Arthur.
Molly Prewett Weasley si chinò davanti al forno a legna per sbirciare a che punto fosse la sua famosissima Apple Pie.
La ricetta di quel dolce era gelosamente custodita in un rifornito ricettario che le era stato tramandato da sua madre, che l’aveva ereditato a sua volta da sua nonna, che l’aveva ricevuto dalla sua bisnonna e così via a ritroso per innumerevoli generazioni di Prewett.
Il giorno in cui Molly avrebbe avuto una figlia sarebbe toccato anche a lei proseguire la tradizione, passando il testimone, ma ancora il cielo non l’aveva benedetta con una femminuccia. Al momento, alla giovane età di 28 anni, era madre di tre piccoli criminali, ma magari questa sarebbe stata la volta buona pensò, passandosi delicatamente una mano sul ventre che andava accentuandosi ogni giorno un po’ di più.
“Ma che...?!” Molly si morse un pugno per non imprecare ad alta voce.
Le piccole pesti dormivano, se si fossero svegliate le avrebbero rubato anche quel poco di tempo che cercava di ritagliare per sé stessa, per perdersi in silenzio nei suoi pensieri, ne andava della sua sanità mentale.
Abbassò lo sguardo cercando cosa le avesse pizzicato la caviglia. Si chinò afferrando stizzita per la coda con un piccolo Lungocorno Rumeno, uno dei dannati giocattoli di Charlie.
Il piccolo rettile le sibilò infastidito dinnanzi al viso prima di ritornare, gettato malamente, nel baule dei giocattoli da cui era riuscito ad evadere.
Molly sospirò e accarezzò l’idea di abbandonarsi sulla poltrona fino all’alba, quando Arthur sarebbe rientrato dal turno di notte; di andare a letto non se ne parlava, non sarebbe riuscita a chiudere occhio finché non avrebbe saputo suo marito al sicuro, erano tempi oscuri, inoltre toccava a lei vegliare sui bambini, non avrebbe mai abbassato la guardia così stupidamente.
Un leggero bussare alla porta la fece trasalire, cogliendola proprio nel mezzo di quei pensieri cupi.
“Molly siamo noi” la voce di suo fratello Gideon arrivò ovattata dall’esterno.
Molly non aprì subito, non capitava spesso che Arthur si impuntasse sulle cose, ma riguardo quello era inflessibile.
“La parola d’ordine?” chiese Molly a tradimento, sapendo benissimo che non ne esisteva nessuna.
“Quando avevi tredici anni ho pensato che ti sarebbe piaciuto sperimentare un nuovo colore di capelli, ti ricordi come ti stava bene quel viola? E poi era una tinta di qualità, proprio resistente. Quanti lavaggi ci ha messo a venire via?” una cosa che solo lui avrebbe potuto sapere, era quello il modo in cui provavano la propria identità.
L’inconfondibile risata di Fabian si unì allo sghignazzare di Gideon.
“Fin troppo preciso” brontolò Molly alzando gli occhi al cielo, senza però riuscire a reprimere un sorriso d’affetto. Era sempre stata la vittima preferita degli scherzi dei suoi fratelli, amava comunque profondamente quei due.
Il sorriso le morì sulle labbra quando aprì la solida porta di legno, Fabian e Gideon non erano soli.
Sorretto tra gemelli (1) penzolava un corpo inanimato, anche senza distinguerne il viso sotto i lunghi capelli scuri e spettinati, Molly capì che quel ragazzo doveva essere appena poco più che maggiorenne.
“Perdonami Molly, non avremmo dovuto venire qui, ma non mi è venuto in mente un altro posto sicuro” si scusò Gideon improvvisamente serio.
“Non essere sciocco, avete fatto bene, presto entrate!” fece Molly, scostandosi per farli entrare.
“Cosa è successo?” chiese poi affrettandosi a fare posto sul divano di seconda mano, consunto ma tutto sommato confortevole.
“Un’imboscata mentre eravamo di guardia, il ragazzo si è preso due schiantesimi e ha battuto la testa” spiegò Fabian, sistemando il giovane tra i morbidi cuscini, passandosi poi nervoso una mano tra la chioma rossa, scompigliandola.
“Voi state bene?” chiese Molly esaminando i corpi dei fratelli alla ricerca di ferite; con sollievo non ne individuò.
Gideon annuì “Stiamo bene” disse, regalandole un sorriso colmo d’affetto, prima di posare un bacio sulla fronte della sua sorellina.
“Cos’è questa puzza?” chiese Fabian tutt’a un tratto, aggrottando le sopracciglia sopra lo sguardo acceso e furbo.
“La torta!” esclamò Molly fiondandosi verso il forno che si agitava, infastidito dalla densa fumera che aveva cominciato ad uscire dai lati dello sportello.
Molly sospirò guardando il suo dolce abbrustolito, per fortuna il ricettario conteneva anche diversi incantesimi per rimediare a quel pasticcio.
“Molly noi dobbiamo andare. So che hai tanto da fare e non te lo chiederei...” comincio Gideon
“Smettila” lo interruppe la sorella con un gesto secco della mano. “Promettimi solo che starete attenti” si raccomandò Molly abbracciando frettolosamente Fabian prima che i due si avviassero all’uscita.
Appoggiata alla porta semichiusa Molly, con il cuore pesante per l’apprensione, osservò i gemelli, fieri membri di quel nuovo “Ordine della Fenice”, smaterializzarsi nella notte silenziosa. Quel piccolo esercito era stato appena fondato per combattere l’ascesa al potere di Colui che non deve essere nominato e i suoi fratelli non avevano esitato ad unirsi alle file della resistenza; ogni giorno rischiavano le loro vite per la causa, lasciando Molly ad assistere alla lotta impotente, ma lei ed Arthur avevano deciso di comune accordo che loro, finché non fosse stato strettamente necessario, avrebbero dato priorità ai bambini. Non era stato facile far desistere Arthur, ma quando Molly aveva detto che se lui si fosse unito all’Ordine lo avrebbe fatto anche lei, per equità, lui aveva dovuto cedere. E così ora sostenevano quella lotta aiutando nel loro piccolo come potevano, mantenendo una certa discrezione, in modo da salvaguardare l’incolumità dei piccini.
Molly non perse ulteriormente tempo, non era il tipo di persona da cincischiare troppo a lungo con le mani in mano. Si diresse con decisione verso la credenza, in cui custodiva ordinatamente uno dei kit di primo soccorso che teneva sparsi un po’ovunque per casa; con tre maschietti esuberanti non si era mai abbastanza preparati.
Con delicatezza Molly prese subito a medicare la ferita alla testa del ragazzo. Scostando con attenzione i capelli incrostati di sangue constatò che fortunatamente non sembrava essere grave. Una volta che ebbe lavato e medicato quello che si rivelò essere niente di più grave di un profondo graffio, e sinceratasi che non ci fossero altre lesioni, si prese un momento per osservare quel giovane volto.
Mentre ne osservava i bei lineamenti, lui cominciò ad aprire cautamente gli occhi. Sbatté più volte le palpebre per abituarsi alla luce, lasciando vagare lo sguardo attorno a sé, fermandosi infine sulla giovane donna al suo capezzale.
Molly non avrebbe saputo quantificare quanto tempo passò a sondarla silenzioso, ma di certo non avrebbe mai dimenticato la prima volta che lei e Sirius Black si erano guardati negli occhi. Anche in futuro quegli occhi avrebbero raccontato a Molly molto più di quanto lui stesso non intendesse; gioie, tormenti, paure, amore, sarebbe sempre stata in grado di leggere tutto negli occhi malinconici del Malandrino.
Improvvisamente la giovane mamma si sentì fin troppo consapevole del suo aspetto trasandato, della bellezza appassita troppo presto. I lunghi capelli fulvi raccolti in una treccia disordinata, le lentiggini che avevano lasciato posto a due profonde occhiaie ad incorniciare gli occhi verdi e il grembiule sporco di impasto e farina che indossava.
Ma il giovane Black parve non fare caso a tutto questo, la bocca gli si increspò in un sorriso seducente.
“Ciao, sono Sirius” disse semplicemente.
“Fermo non alzarti!” si riscosse Molly al tentativo del ragazzo di mettersi a sedere.
“Aspetta ancora un momento” aggiunse più dolcemente assicurandosi che la benda alla sua testa non si fosse spostata.
Il sorriso di Sirius si aprì ancora di più a quel gesto. Molly ancora china su di lui ne incrociò lo sguardo e, improvvisamente in imbarazzo, si ritrasse, quasi si fosse scottata. Sentì il volto in fiamme, cosa le stava succedendo? Era un ragazzino...
“Chi sei?” le chiese lui gli occhi accesi, sinceramente incuriosito.
“Molly. Sono Molly Weasley, la sorella di Gideon e Fabian” spiegò lei, fingendo di sistemare delle garze già perfettamente ripiegate nella cassetta, giusto per fare qualcosa.
“Sì, ha senso” concesse Sirius, portandosi una mano alla testa con una smorfia. “Però non gli somigli per fortuna, sei molto più bella di loro”.
“Come?!” Molly sgranò gli occhi interdetta. “Questo è decisamente fuori luogo...” aggiunse sicura di avere il volto rosso quanto i capelli. Con il pretesto di affaccendarsi in cucina si alzò, decisa a sottrarsi alle occhiate impertinenti di quel ragazzino.
“Capisco, sei impegnata. Non è un problema per me” scherzò lui con un’alzata di spalle.
“Oh io sono molto più che impegnata te lo posso assicurare...”
“Veramente? E come?” la sfidò lui di rimando divertito.
“Con tre figli ecco come!”
“Tre figli! Non sei troppo giovane per avere tre figli?!” Sirius sgranò gli occhi colpito, mettendosi a sedere, questa volta Molly non lo fermò.
“Questi non sono affari che ti riguardano mi risulta!” ribatté sistemandosi istintivamente il grembiule, sperando che ad occhio inesperto sfuggisse il suo stato interessante. Si bloccò con le mani a mezz’aria sentendosi sciocca, cosa le importava in fondo dell’opinione di quel ragazzetto?
“Hai ragione forse non sono affari miei” ammise Sirius, Molly poté avvertirne lo sguardo indagatore sulla schiena che ostinatamente continuava a dargli.
“Grazie comunque” aggiunse lui conciliante alle sue spalle, indicandosi la benda.
Molly annuì impercettibilmente e fece per rispondere, ma da una mensola una piccola radio entrò in funzione grattando, offrendole una scusa perfetta per togliersi da quell’imbarazzo; il piccolo Percy si era svegliato e aveva cominciato a cercare la mamma.
“Torno appena posso, fai come se fossi a casa tua” si congedò frettolosamente prima di sparire al piano superiore.
Non ci impiegò molto per tranquillizzare e far riaddormentare il suo bimbo ancora assonnato, ma liberarsi dal suo abbraccio senza svegliarlo richiese più tempo e cautela.
Quel contatto con uno dei suoi piccini le aveva fatto bene però, le aveva ricordato chi era e qual era il suo compito. Molly Weasley era una madre affettuosa, che amava i suoi figli, la sua famiglia era tutto per lei, e soprattutto amava Arthur, quanto era successo poco prima in cucina con quel ragazzo era stato uno stupido abbaglio.
Sì, Molly amava suo marito anche se in quel periodo la loro vita di coppia era messa a dura prova. Una piccola crisi coniugale che presto, Molly ne era certa, si sarebbe risolta, era il prezzo da pagare per la famiglia numerosa che lui aveva sempre desiderato, che anzi desideravano entrambi, ricordò a sé stessa.
Fu persa in questi pensieri che senza saperne bene il motivo indugiò allo specchio del bagno, prima di tornare di sotto.
Era ancora bella o anche la sua bellezza era stato un prezzo da pagare?
Studiò il proprio corpo riflesso, non più tonico come un tempo, ma ancora formoso, con le curve nei punti giusti. Sovrappensiero si sistemò i capelli e mise un filo di fard sulle guance, non c’era niente di male in fin dei conti a voler apparire in ordine, o magari ad apparire ancora desiderabile, confessò a tradimento una parte di lei; perché era così che quell’affascinante ragazzo al piano inferiore l’aveva fatta sentire dopo tanti anni, forse troppi.
Sirius Black aveva risvegliato in lei una sensazione inebriante, quella di sentirsi attraente agli occhi di qualcuno. Molly non era solo una mamma, era prima di tutto una donna, aveva ancora bisogno di sentirsi così.

“Hai mangiato metà della torta, ma era bruciata!” constatò stupita Molly una volta tornata in cucina.
“Sei una cuoca eccezionale lasciatelo dire” rispose Sirius con la bocca ancora piena.
Molly scosse la testa sorridendo, suo malgrado lusingata, mentre si affrettava a versargli del succo di zucca, se sua madre avesse saputo che era stata così distratta con un ospite, per quanto inatteso, l’avrebbe di certo rimproverata.
“Mi spiace averti giudicata prima” disse Sirius osservandola serio mentre prendeva posto di fronte a lui e, imitandolo, si serviva a sua volta con una forchetta direttamente dalla teglia, per una volta poteva anche dimenticarsi delle buone maniere pensò.
“Non importa, in realtà non hai del tutto torto. Però è andata così, non mi sono fermata troppo a pensarci” ammise Molly. “Ad ogni modo tu non sei un po’ troppo giovane per far parte dell’Ordine?” lo punzecchiò poi.
“È complicato. E poi sono uno dei fondatori dell’Ordine” precisò strizzandole l’occhiolino.
“Ma non mi dire. Sono colpita” rispose Molly sarcastica.
“Davvero non hai mai sentito parlare di me? L’intrepido, affascinante, umile Sirius Black?”
Ovviamente Molly aveva sentito nominare Sirius, così come il suo inseparabile amico James Potter, ma mai avrebbe dato al quel giovanotto arrogante quella soddisfazione, così si limitò ad alzare un sopracciglio. “Mi dispiace” mentì facendo vagamente spallucce.
“E io che credevo che essere ripudiato dalla mia rispettabilissima famiglia purosangue alla tenera età di 16 anni mi avrebbe garantito un po’ di notorietà...” fece Sirius, incrociando teatralmente le braccia dietro la testa.
“Non è divertente” fece Molly seria. La sua famiglia era sempre stata molto unita, la sola idea di quanto difficile dovesse essere crescere in una senza amore la riempiva di tristezza, non osava immaginare quanto lei si sarebbe sentita smarrita al posto di Sirius, o quanto doveva sentirsi solo lui invece.
“Beh non è che andassimo proprio d’amore e d’accordo, a quest’ora mia madre mi avrà già estirpato dall’albero genealogico adorabile com’è, se non mi avessero cacciato sarei scappato comunque”.
“Sì conosco i Black, non mi stupisce tu abbia avuto voglia di fuggire” disse Molly sovrappensiero giocherellando con una mela cotta. Per un attimo lasciò vagare la mente sui ricordi dei tempi della scuola.
“E tu non ce l’hai mai?” indagò Sirius, facendola tornare bruscamente al presente.
“Con tre figli?” rise Molly “più o meno ogni cinque minuti!”
“Allora perché non farlo? Ti porto via con me!” le propose illuminandosi.
“Ah sì? E dove andremmo?” chiese assecondando divertita quella fantasticheria, senza riuscire a resistere a quegli occhi appassionati.
“Ovunque vorrai! Nel sud della Francia, nelle più belle città d’arte in Italia, perfino in oriente se vuoi! In Messico ci sono spiagge di sabbia bianchissima, potremmo stare lì per un po’, staremmo tutto il giorno a non fare niente” propose Sirius sempre più entusiasta.
“Non mi tentare potrei correre a fare le valigie in questo istante” rise Molly cristallina.
“Perché no?” disse Sirius fissando gli occhi ardenti in quelli di lei, fu allora che lei si rese conto che Sirius non poteva essere più serio.
Molly avrebbe avuto almeno un centinaio di motivazioni valide per spiegare il perché non fosse affatto una buona idea, ma in quel momento non riuscì a formularne neanche mezza.
Era tutto così giusto e tutto così sbagliato. Erano sbagliati gli sguardi che si scambiavano, eppure era meravigliosamente giusto che Sirius si allungasse verso di lei in quel momento, che cercasse le sue labbra, tuffasse le mani in mezzo alla morbida chioma rossa attirandola a sé, per rubarle quel bacio prima dell’alba. L’alba, quando i primi raggi del sole avrebbero rischiarato l’orizzonte e riportato a casa Arthur, ma dopotutto, per quel breve istante tutto loro, il cielo era ancora trapuntato di stelle.
  1. Non è precisato né smentito da nessuna parte che Gideon e Fabian fossero gemelli, ma visto che i nomi Fred e George sono un chiaro omaggio a questi due ho pensato che Molly li abbia in qualche modo rivisti nei propri figli, che finiscono per somigliare agli zii anche caratterialmente. (su)

Angolino dell’autrice:
Bentrovati! Cosa dite, vi ha convinti la mia coppia crack?
Non sono solita utilizzare prestavolto, anzi in realtà non li adoro, ma in questo caso per la prima volta ho ritenuto opportuno metterli, non tanto per Sirius (sempre così affascinante in ogni sua versione) ma più per la voglia di redimere l’immagine di Molly. Volevo essere certa che vi lasciaste alle spalle l’immagine dell’amorevole, severa, mamma/strega di mezza età sovrappeso che però ha il sex appeal di una melanzana, per carità è comunque fighissima quando fa fuori Bellatrix Lestrange. Il mio obiettivo in questa fic è portare una ventata di freschezza a questo personaggio, regalargli qualche sfaccettatura in più magari.
La mia Molly è giovane, ha i suoi piccoli momenti di crisi, le sue insicurezze, la voglia di evadere e dopo le gravidanze fatica a riconoscere la propria immagine allo specchio (le mamme in ascolto sanno quanto è difficile fare pace con il proprio corpo anche solo dopo una) e essere mamma di una banda di ragazzi non dev’essere certo la cosa più facile del mondo. Anche i rapporti con Arthur non possono sempre essere stati i più rosei, anche i matrimoni più belli hanno momenti di alti e bassi.
Ditemi che ne pensate al riguardo se vi va 😉
   
 
Leggi le 13 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: CedroContento