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Autore: MarcieMame    11/12/2020    1 recensioni
Un rospo! Cosa ci faceva un rospo sulle scale di un appartamento al centro di Londra? Non era sicura neanche di averne mai visto uno di persona, ma era certa che di solito si trovassero in pozze d’acqua fangosa o giardini umidi o cose del genere. Invece eccolo lì, piccolo, marroncino, viscido e decisamente bitorzoluto, con gli occhietti sporgenti semichiusi.
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Storia partecipante al Calendario dell'Avvento di Fanwriter.it
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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2 — Oltre la porta viola

Il tanto misterioso signor Worple, si ritrovò a scoprire, era un uomo frizzante, allegro ed eccentrico. Aveva ringraziato Martha per avergli restituito il suo rospo, glissando sull’accidentale calpestamento, e si era mostrato molto interessato al fatto che lei avesse un cane, come se fosse quello l’animale domestico stravagante, e non un anfibio.

Le aveva poi offerto un tè molto forte, preparato in un tempo incredibilmente breve, e aveva riso quando Martha, riavutasi dalla tremenda figura appena fatta, aveva chiesto timidamente da dove venisse il bel pianoforte verde smeraldo che svettava, maestoso, lungo la parete dell’ingresso.

“Beh, mia cara, certamente non è uscito dal camino! Altro tè?”

Worple aveva un modo ammiccante da vecchio professore di rispondere alle domande che la rendeva completamente incapace di insistere, e la faceva sentire esattamente come uno dei suoi studenti quando si rendevano conto di aver fatto una domanda inopportuna.
Stava giusto ragionando su quando quella sensazione fosse assolutamente ridicola, quando lui si era messo ad annusare l’aria, interdetto.

“Dica un po’, sente mica odore di bruciato?”

E così Martha era dovuta correre giù dalle scale, i suoi dubbi ancora irrisolti, a recuperare dal fornello i resti carbonizzati della sua colazione, mentre Fitzgerald la guardava con giudizio.
 
 
Erano passate un paio di settimane da quello stravagante primo incontro. Dicembre si era allungato su Londra, con le sue nevicate improvvise e le sue implacabili ghiacciate, e i bambini della classe di Martha, annusando aria di vacanze Natalizie, stavano dando il peggio di sé.

Quel giorno il piccolo Timmy Brice aveva tagliato una delle trecce di Matilda Stevens, causando una rivolta femminista che aveva coinvolto quasi tutte le bambine della classe. A fine giornata Matilda era in piedi su un banco sventolando la treccia come una bandiera e urlando “Basta ai soprusi!”.

Martha si era quasi sentita in colpa nel chiamare a casa della bambina, soprattutto davanti a quelle terrificanti occhiate che sembravano darle della traditrice. E il pomeriggio si era dovuta subire la battaglia tra i rispettivi genitori, che avevano sbraitato lungamente l’uno contro l’altro, usando di quando in quando lei come riluttante arbitro. E non era l’unica telefonata che, quel giorno, aveva portato cattive notizie.

Quando riuscì ad arrivare a casa, quel pomeriggio, il sole era già calato. Ebbe non poche difficoltà a parcheggiare la sua umile ford fiesta lungo il vialetto, e si era divette aggrappare con forza allo sportello per evitarsi un tremendo scivolone sul marciapiede ghiacciato.
Avvolgendosi nello sciarpone di lana e imprecando mentalmente contro tutti i genitori del mondo, trafficò brevemente con le chiavi fino ad aprire, finalmente, il portone di casa.

Scivolò all’interno non senza una notevole dose di sollievo, e si tolse gli occhiali appannati dal calore per pulirli distrattamente. Quando li inforcò, però, temette scioccamente di averli rovinati, perché improvvisamente era tutto blu.

La carta da parati del numero 27, come quasi tutta la sua tappezzeria, risaliva agli anni ’70 e, da che lei ricordava, era sempre stata decorata da un deprimente motivo ad arabeschi marroni.

Martha non era il tipo di persona da spendere troppo tempo pensando agli arredi, soprattutto se si trovava in un posto in cui non doveva pagare l’affitto, ma persino lei si dovette rendere conto che detta carta da parati, per buona metà del piano terra, era cambiata, e ora raffigurava un bluastro, allegro e luccicante cielo stellato.
Sbatté un paio di volte le palpebre, e poi, senza ragione, si guardò intorno, come se un imbianchino col secchio in mano potesse sbucare da dietro la caldaia con una spiegazione logica.

Quella mattina, quando era uscita di casa, la carta da parati era la stessa di sempre, ne era più che sicura.
Ma lo era davvero? Il dubbio si insinuò nella sua mente, e corrugò la fronte, cercando di ricordare. D’altronde quante possibilità c’erano che, ancora assonnata, non avesse notato il cambiamento?  Dal piano di sopra si udì uno strano rumore, come un sonoro “pop”, e Martha alzò il naso in aria, circospetta.

Che fosse opera sua? L’idea che l’ammiccante, simpatico signor Worple avesse approfittato della sua assenza e si fosse permesso di commissionare lavori non autorizzati la colpì come un fulmine a ciel sereno. Come osava! Per tutto quel tempo, masticando la sua curiosità, ne aveva rispettato la privacy, ma ora che ci pensava, l’uomo al piano di sopra poteva essere chiunque!

Senza mettersi a riflettere si lanciò su per le scale a passo di marcia.
Era tempo di venire a capo della questione una volta per tutte. Non avrebbe permesso che si prendessero gioco di lei in quel modo, nossignore, non quando c’era un’intera classe di ragazzini, in una scuola di periferia, che temeva il suo verbo come fosse il Methatron!
 
 
“Ma mia cara signorina” fu la risposta di Worple … “ho pensato che anche lei dovesse trovare quella di prima assolutamente deprimente, terribilmente di cattivo gusto. Non è d’accordo?”
Era nuovamente stata invitata ad entrare e a sedere su una vezzosa poltroncina di velluto a coste e le era stata ficcata in mano una nuova tazza di tè fumante, a cui ora si aggrappava come un’ancora di salvezza di fronte a quella risposta assolutamente folle.      

“Signor Worple” iniziò, abbastanza spazientita da non lasciare che i modi affabili dell’uomo la facessero vacillare “questo è assolutamente irrilevante! La proprietaria di quest’abitazione- “

“Oh, intende la cara Bertha” interruppe lui, frizzante “sì, mi aveva accennato al fatto che l’immobile fosse un po’, beh, datato, ma io le ho detto ‘non preoccuparti Bertha, niente che non possa essere sistemato a tempo debito’, proprio così!”

La notizia che Worple conoscesse la sua prozia in termini così amichevoli lasciò Martha completamente sconcertata, con ancora la tazza di tè completamente intatta tra le sue mani.

“La zia non mi aveva accennato al fatto che vi conosceste, signor Worple. Anzi, non mi aveva proprio parlato di lei” disse infine, dopo un breve silenzio cogitabondo.

“Beh, signorina, lei sa com’è la cara Bertha” si giustificò lui, ora soppesando le parole “una donna adorabile, senza dubbio, ma in quanto a memoria…” e alzò gli occhi al cielo con un sorrisetto condiscendente. 

“È certamente molto cara” rispose Martha “in realtà ci conosciamo a malapena, ma mi ha sempre mandato regali di Natale, anche se devo dire che nel tempo si sono fatti sempre più bizzarri. L’anno scorso, per esempio, mi ha regalato un grappolo di scarafaggi”

Worple quasi si affogò nella sua tazza di tè a quelle parole, e Martha scattò in piedi allarmata vedendolo tossire convulsamente, ma si sedette, sconcertata, quando capì che stava ridendo fino alle lacrime.

“Mi perdoni” rispose lui, quando si fu ripreso “dev’essere stato sconcertante. Conosco Bertha da tanti anni, da quando lavoravo alla Gazzetta… come redattore, sa”

“Oh” Martha bevve un sorso di tè, sentendo di nuovo quella strana sensazione, come se fosse arrivata impreparata a un test “quindi lei è uno scrittore?”

“Perbacco!” rispose Worple “beh, forse non le capiterà di vedere la mia faccia sui cartelloni… il che non è una cattiva idea, d’altronde nessuno ci tiene spaventare i clienti. Ma se è rimasta incollata alle pagine di ‘In viaggio col Vampiro’, è me che deve ringraziare. O pensa davvero che un puffskin pomposo come Gilderoy Allock sia davvero riuscito di sfornare trecento pagine di best seller in appena un mese? Ah! Tra aggiustarsi i bigodini e ammiccare a qualunque cosa somigli lontanamente a un obbiettivo non ha un attimo di tempo libero, povero ragazzo.”

Martha non aveva la minima idea di chi fosse quell’Allock, ma il signor Worple sembrava credere si trattasse di un individuo famoso, e preferì non contraddirlo.

“Temo di non aver avuto il piacere di leggere il suo libro. È reperibile da Foyles?”

Fu il turno del suo interlocutore di guardarla con assoluto sconcerto. Dopo qualche secondo, però, ridacchiò di nuovo, come a una battuta che aveva capito solo lui.

“No, temo proprio di no, ma è molto gentile a interessarsi. Vedrò se sarà possibile farle avere una copia, mi piacerebbe molto sentire la sua opinione”

A questo punto successe qualcosa di molto buffo, e Martha, una donna adulta e, a suo parere, non particolarmente emotiva, si trovò ad arrossire come una scolaretta.

“Beh, si è fatto tardi” disse in fretta, posando la tazza di tè sul tavolino che li divideva “temo di dover andare. La ringrazio per la cortesia”

“Immagino che non le andrebbe di restare per cena?” domandò Worple, con un sorrisetto che in qualche modo la allarmò immensamente.

“No” rispose, per poi rendersi conto di essere stata brusca “voglio dire, la ringrazio molto per l’invito, magari un’altra volta”

“Beh, ci conto” rispose lui, allegro, e con suo grande allarme, Martha si trovò a pensare che non sembrava poi tanto un grosso gnomo.

“Arrivederci, cara vicina”

“Arrivederci” sfiatò lei, e si diede alla fuga.
  
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