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Autore: LysandraBlack    29/12/2020    2 recensioni
Marian è scampata al massacro di Ostagar. Garrett ha assistito alla distruzione di Lothering, mettendo in salvo la loro famiglia appena in tempo. Senza più nulla, gli Hawke partono per Kirkwall alla ricerca di un luogo dove mettere nuove radici. Ma la città delle catene non è un posto ospitale e i fratelli se ne renderanno conto appena arrivati.
Tra complotti, nuovi incontri e bevute all'Impiccato, Garrett e Marian si faranno ben presto un nome che Kirkwall e il Thedas intero non dimenticheranno facilmente.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Anders, Hawke, Isabela, Varric Tethras
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The unlikely heroes of Thedas'
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CAPITOLO 47
Are you a fighter or will you cower?



 

Il chiostro era silenzioso, fatta eccezione per qualche piccolo fringuello che cinguettava tra i rami dell'albero sopra di lei.

Kallian Tabris attendeva pazientemente sotto al portico di marmo, il respiro che produceva impercettibili sbuffi di fumo sotto la maschera di porcellana nera e dorata che indossava, i capelli candidi raccolti morbidamente a nascondere le orecchie a punta e un velo scarlatto ricamato con molteplici minuscole perle che partiva dalla sommità della maschera fino a ricadere sulle spalle.

Ci aveva messo del tempo ad abituarsi alla moda orlesiana, a tutti quegli strati e alla visuale ridotta data dalla maschera che indossava ogni giorno, ma dopo quasi sei anni passati tra i palazzi di Val Royeaux destreggiandosi tra nobili, chevaliers e servitori, ora si sarebbe sentita nuda ed esposta se l'avessero vista in volto.

L'Artiglio dell'Usignolo, la misteriosa figura che scivolava tra le ombre facendo la volontà del Creatore, o almeno quella a cui davano voce la Divina e la sua Mano Sinistra.

Cresciuta nell'Enclave di Denerim, guardata dall'alto in basso dagli umani per tutta la sua gioventù e stata bersaglio delle peggiori bassezze di cui era capace la nobiltà, Kallian provava un'immensa soddisfazione a vedere marchese dai vestiti sfarzosi e chevaliers dalle armature splendenti sussultare e indietreggiare al suo passaggio, guardarsi le spalle ansiosamente quando sapevano che lei era nella stanza, celata ai loro sguardi o nascosta in piena vista nella folla, ma mai lontana dalla Divina e dal suo Usignolo.

Leliana stringeva tra le dita ogni singolo filo delle trame che ordivano gli uni contro gli altri nel loro amato Gioco, e Kallian era la lama che calava silenziosa e inesorabile su di essi quando ne uscivano sconfitti oppure osavano puntare troppo in alto.

La lettera che aveva ricevuto prima alla voliera sembrava quasi bruciare, nascosta sotto il mantello di morbida lana foderata che indossava. Giunse le mani in grembo, serrando le dita tra loro e prendendo un respiro, poi un altro, impaziente.

Finalmente, due donne sbucarono dall'altra parte del chiostro: la prima incedeva a passo militare, l'armatura lucida dei Cercatori e i capelli neri tenuti corti sopra un cipiglio corrucciato, così diversa dalla collega che procedeva sinuosa e aggraziata, le scarpe eleganti che a malapena ticchettavano sul marmo, i capelli ramati che spiccavano da sotto un'elegante mantella dei colori rosso e bianco della Chiesa, il sole infuocato ricamato in filigrana d'oro sul petto.

Leliana la notò con la coda dell'occhio mentre Kallian si avvicinava a loro senza fretta, nascondendo la propria preoccupazione sotto un cortese saluto. La Mano Destra della Divina, Lady Cassandra Pentaghast, ricambiò con un rigido cenno militare, portando la mano al petto e accomiatandosi subito dopo.

Rimaste sole, Leliana aggrottò un poco le sopracciglia curate. «Pensavo fossi già partita per il ricevimento dei De Ghislain.»

«Possono aspettare, è saltato fuori qualcosa di più importante.» Rispose a bassa voce Kallian, facendole cenno di procedere verso un luogo più appartato.

Procedettero verso la voliera, situata in cima ad una delle torri della Grande Cattedrale. Mentre salivano le scale, una sorella dall'aria assolutamente anonima le salutò inchinandosi ossequiosamente al loro passaggio prima di proseguire per la sua strada, il rapporto che aveva stilato nei mesi precedenti passati a Lydes scivolato al sicuro sotto il mantello di Kallian.

«Notizie da Nord, è arrivato un corvo fin qui a portarcele di persona.»

Il naso di Leliana si arricciò impercettibilmente. «Si è posato in cerca di aiuto, o per beccarci la mano e fuggire di nuovo?»

«Questo non saprei dirlo.»

Aperta la porta della voliera, le accolse il gracchiare degli uccelli sui loro trespoli. La richiusero alle proprie spalle, aspettando che l'Antivano uscisse allo scoperto.

«Mis amigas, sono contento di vedervi ancora più splendide di quando ci siamo salutati.»

«Taglia corto coi convenevoli, Zevran, gli amici non si accoltellano alle spalle.» Ribatté fredda Kallian, senza togliersi la maschera e fissando il Corvo.

«Ah, mi spezza il cuore sentirti parlare in questo modo... il fatto che – lo ammetto – ci siamo scambiati qualche colpo basso, personalmente non va a ledere in alcun modo l'affetto che provo per entrambe, è stata una semplice scelta strategica, dovreste capirlo.»

«Una scelta azzardata, dettata dalla paura e dalla fretta, che vi si è ritorta contro.» Lo corresse Leliana, che tuttavia aveva una postura più rilassata e si stava ora accomodando alla grande scrivania di ciliegio, facendo cenno agli altri due di fare lo stesso. «Chiamiamo le cose col loro nome, quella non era certo strategia. E se sei qui se ne sono resi conto anche loro, ma ammetto di essere sorpresa, non mi aspettavo un passo indietro così plateale. Il Tevinter è talmente fuori controllo che persino Geralt si è fatto un esame di coscienza?»

Kallian non riuscì a trattenere uno sbuffo divertito. «Come può fare un esame di ciò che non possiede?» Commentò piccata, ma prese posto accanto a lei. «Ovviamente non è stato lui a chiedere una tregua.» Infilò una mano sotto il mantello, estraendone la lettera accuratamente ripiegata che Zevran le aveva consegnato qualche ora prima e porgendola a Leliana.

«Devo dissentire, su di lui, ma ahimè non ho fatto tutta questa strada per discutere di filosofia ed etica, altrimenti vi avrei chiesto di incontrarci all'Université.» L'elfo si accomodò accavallando le gambe, reclinandosi all'indietro sulla sedia. «In effetti, Geralt si è tirato indietro dalla guida dei Risolutori. Jowan è tornato a Sud con idee molto più pacifiste di quelle con cui erano partiti, sembra ora dell'idea che il movimento non possa farcela senza aiuti esterni.»

«Chissà come mai siete rimasti soli, dopo aver fatto stragi ed evocato demoni.»

«Kallian.» La ammonì Leliana, sfiorandole la mano. «Se davvero sono disposti a-»

«A cosa?» Alzò la voce l'elfa, tirandosi indietro. «Abbiamo offerto loro aiuto già una volta, e guarda come ci hanno ripagato. Sono così pieni di sé da credere che ricascheremo nello stesso tranello?»

Leliana sospirò, aprendo la lettera tra le dita. «Il disegno del Creatore non riguarda solo qualche pedina, ma l'intera scacchiera.»

Kallian le puntò gli occhi addosso, furente, aspettando con impazienza che finisse di leggere quella caterva di stronzate che Jowan aveva scritto loro nella speranza di ingannarle di nuovo.

«A quanto pare il Tevinter gli ha fatto aprire gli occhi su cosa può davvero causare una libertà fuori controllo.» Commentò Leliana, l'indice che sfiorava le lettere d'inchiostro. «Non sono contraria alla riapertura di un dialogo tra i maghi della Resistenza e la Chiesa, la Divina è ancora disposta a prestare orecchio alle richieste dei Circoli sotto il pugno di ferro templare, ma dovrò portarle qualcosa di più di una lettera di un famigerato mago del sangue presumibilmente pentito, se vogliamo convincerla a spingere per la riforma.» Scosse il capo, ripiegando la pergamena. «La Resistenza deve darci prove concrete della loro volontà di collaborare con la Chiesa, prima che Justinia possa esporsi con il resto del Concilio.»

Zevran annuì. «Ovviamente, è per questo che ha mandato direttamente me, posso parlare a nome suo e di parecchi altri esponenti della Resistenza, nonché dei Risolutori.»

Kallian giunse le mani in grembo. «E come mai Vanya non si è fatta vedere?»

Il sorriso dell'elfo mostrò appena i denti bianchissimi. «Sappiamo tutti che sono perfettamente in grado di scivolare dentro e fuori da qualsiasi palazzo altrettanto bene di qualsiasi mutaforma, e soprattutto non sono un ostaggio di egual valore.»

«Oh, non saprei, se ti prendessimo effettivamente come nostro ostaggio, credo che riusciremmo ad ottenere persino l'attenzione del capo.» Ribatté lei.

«Sono davvero necessarie queste minacce?» Le chiese Zevran, sospirando. «Sei così abituata a trattare con la nobiltà orlesiana da non concedermi nemmeno il beneficio del dubbio, sotto quella maschera di pietra?»

Kallian portò finalmente una mano dietro la nuca, sollevando appena il velo e slacciando i nastri che le legavano saldamente la maschera sul volto. Scosse il capo, puntando di nuovo lo sguardo verso l'altro. «Ho imparato molto in questi anni, Zevran, quando tratti con dei serpenti puoi solo tenerli per la testa, e ben lontani da te.» Sentì la mano di Leliana posarsi sul ginocchio, stringendolo delicatamente ma con fermezza.

«Alcuni di loro avranno anche morso, ed è un fatto che non possiamo e non dobbiamo dimenticare, ma per il bene di tutti ritengo sia doveroso cercare di riallacciare un dialogo tra le parti.» Si voltò poi verso di lei, e Kallian si costrinse ad ingoiare la risposta piccata che le era salita prontamente alle labbra. «Kirkwall potrebbe essere un ottimo banco di prova, è stata teatro delle peggiori mosse della Resistenza ma è attualmente anche uno dei Circoli dove i Templari abusano di più dei loro poteri. La Somma Sacerdotessa Elthina sta cercando con scarso successo di far collaborare la Comandante con il Primo Incantatore, ma abbiamo prove di sedizione persino tra le sue file. Se come dite la Forca si è organizzata spontaneamente per creare una collaborazione tra i due schieramenti, partendo dalla pancia delle sue file e trovando autonomamente dei rappresentanti, il dialogo è possibile e doveroso. Non dobbiamo ignorare questa possibilità.»

Kallian sbuffò di nuovo. «Jowan parla di creare un nuovo modello di Circolo. Quindi si accontenteranno di restare sotto la Chiesa, seppur con una catena più lunga? Ne dubito.» Sapeva quando Geralt odiasse la Chiesa, i Templari e tutto ciò che li riguardasse. Non aveva mai creduto ad una possibile alleanza e per quanto la riguardava i maghi stavano bene lì dove si trovavano, nei Circoli e sotto il controllo dei Templari, anche se persino lei non approvava le misure drastiche e gli abusi che alcuni dell'Ordine applicavano ai loro protetti. «Non è altro che un modo per riavvicinarsi a noi e colpirci ancora più forte.»

«Non hai tutti i torti su Geralt, lo ammetto.» La interruppe Zevran, prendendo un sospiro. «Eppure non è il mostro che ti sei convinta che sia, è solo il prodotto di quello che ha passato.»

Kallian sbattè la mano sul tavolo con forza, scattando in piedi. «Non venirmi a fare la predica su questo, Zev, non lo accetto!» Sbottò fronteggiandolo. «Geralt Amell non è l'unico nel fottuto Thedas ad aver sofferto, ma ciò non lo giustifica ad ammazzare indistintamente-» un flash del tempio nella Foresta di Brecilian le balenò in mente, le ultime parole che Zannelucenti le aveva rivolto prima di essere uccisa ancora vive nella memoria.

È questo che credi giusto? Che le colpe di un solo gruppo di uomini appartengano all'intera specie?

Aveva fatto lo stesso. Se non fosse stato per la Benedetta Andraste, che le aveva offerto una seconda possibilità donandole una nuova vita sulle montagne di Haven, non avrebbe conosciuto altro che una fine violenta cercando di saziare il proprio desiderio di vendetta. Ancora adesso non provava pietà per le sue vittime, soprattutto se erano umani, ma col tempo la sua rabbia era scemata in una freddezza più calcolatrice, più tattica.

Eppure, Geralt Amell doveva la sua vita ad un'elfa, come lei la doveva alla Profesessa, ma il mago stava sputando su tutto quello che Aenor aveva rappresentato e rappresentava ancora per gli elfi del Thedas, alleandosi con i magister del Tevinter e usando spregevolmente la sua magia del sangue.

«Non è solo vendetta, ciò che cerca.» Prese nuovamente la parola Zevran, una punta di malinconia nella voce. «Sono andati nel Tevinter per ottenere delle risposte, una conoscenza arcana che forse nelle loro arti proibite non è andata perduta, ma non lo fa per sé stesso. Non soltanto, almeno, voi non lo conoscete bene quanto noi. Non è il mostro che sta fingendo di essere, mi rifiuto di crederci.»

«A volte le persone ci deludono, Zevran, prima lo accetti, meno sarà arduo da superare.» Ribattè Leliana, avvicinandosi a Kallian e sfiorandole appena il dorso della mano. «Geralt ha fatto la sua scelta, ma non deve necessariamente essere quella di tutti i maghi del Thedas meridionale.»

L'elfo chinò il capo, lasciando cadere l'argomento. «Le intenzioni di Jowan sono genuine, senza l'influenza di Geralt la Resistenza e i Risolutori seguiranno quello che hanno da dire lui e pochi altri, i quali sono per la maggior parte dell'idea che, almeno per il momento, non sia possibile proseguire le ostilità su tutti i fronti. Vi chiedo di mandare qualcuno all'incontro a Kirkwall per averne le prove, nient'altro. Se non sarà sufficiente, e l'alleanza con la Chiesa e i Templari non dovesse funzionare... potremo dire almeno di averci provato, come dovrebbero fare tutti gli amici che si trovano da un lato all'altro di una guerra.»

«Andrò personalmente a Kirkwall.» Decise Kallian, la voce ferma. «Non mi fido di nessun altro per un compito così delicato. Se davvero c'è la possibilità di una collaborazione... Leliana, la tua riforma potrebbe essere fattibile. E non voglio che salti per un errore di giudizio di un nostro agente. Inoltre, serve qualcuno che possa parlare a nome tuo e garantire per la Divina.»

Un barlume di preoccupazione passò come un lampo sul viso della compagna, che tornò poi alla maschera calcolatrice che indossava sempre quando si parlava di affari. «Mi fido del tuo giudizio come se fosse il mio. Sei i miei occhi e la mia mano, Kallian. Parla direttamente con Jowan, a Kirkwall, ma fai in modo che non si mostri durante l'incontro, potrebbe far saltare l'accordo coi Templari ancora prima che si suggelli.» Si voltò verso Zevran, che annuì col capo. «Prego il Creatore che le vostre intenzioni siano genuine, per il bene di tutti. Perché questa sarà l'ultima possibilità che Justinia potrà concedere alla causa, ed io a voi.»

L'elfo si esibì in un piccolo inchino. «Non chiediamo altro.»

Kallian annuì. «Partiremo stasera stessa, non c'è tempo da perdere.»

Zevran si alzò dalla sedia, rimettendosi un mantello da viaggio sulle spalle e calandosi il cappuccio in testa. «Ti aspetto al porto allora, ci ho già procurato un passaggio.»

L'elfa scosse il capo, trattenendo uno sbuffo. «Sempre ottimista.»

«Siete di gran lunga tra le persone migliori che conosco.»

«Questo non pende a tuo favore, Zev. Ma a buon rendere.» Lo salutò Leliana con un sorriso.

Rimasero a guardarlo mentre si inchinava di nuovo, per poi dare loro le spalle e calarsi agilmente fuori dalla finestra nell'oscurità.

«Stai attenta, a Kirkwall.»

Kallian si voltò verso la compagna, sorpresa. «Non è la prima volta che affronto una missione delicata.»

«Ma è la prima in cui potresti essere emotivamente coinvolta.»

Stava per ribattere che non era assolutamente vero, quando Leliana le afferrò le mani, portandosele alle labbra e sfiorandole in un bacio. Socchiuse gli occhi, lasciando cadere definitivamente la facciata di distacco che aveva portato fino a quel momento. Si appoggiò a lei, lasciandosi sfuggire un sospiro spezzato. «Sembra che quella sera ad Orzammar sia stata la vita di qualcun altro.»

«Sono i ricordi a renderci chi siamo.» Le sussurrò l'altra, il capo ancora chino. «Eravamo tutti alla deriva, ma il Creatore ci ha uniti per una causa comune. Persa quella, è legittimo che ognuno abbia seguito la sua strada, ma l'esserci conosciuti ha segnato ciascuno di noi. Persino Geralt in qualche modo ne è rimasto toccato, come è successo a Natia, ad Elissa, a noi due.»

«Non è stata la fine del Flagello a farci disperdere.» Kallian si avvicinò ulteriormente alla compagna, perdendosi nel suo profumo di grazia cristallina, ambra e incensi. «È stato perdere Aenor. È stata lei ad unirci, nonostante tutto. E non riesco a perdonargli di star sputando sulla sua memoria, non ce la faccio.»

«Non lo facciamo per lui.»

«Lo so, ma-»

Leliana le lasciò andare le mani, facendo scorrere le dita fresche fino alle spalle, come a chiederle il permesso di poter approfondire la stretta. Kallian colmò la distanza che le separava, appoggiandosi al suo petto finché il suo respiro non si fuse con quello dell'altra. «Sta cercando qualcosa, nel Tevinter, hai sentito Zevran. Deve essere legato al furto di quella gemma a Kirkwall, cercherò di inviare qualcun altro a trovare informazioni. Ora che è rimasto solo, potrebbe essere più facile avvicinarglisi.»

«Se persino Jowan l'ha abbandonato, non deve essere rimasto molto in lui che valga la pena difendere. Eppure Zevran, nonostante tutto, non lo condanna.» L'elfa scosse il capo, senza riuscire a capire. «Dici che Natia verrà all'incontro?»

«Il Carta ha bisogno della Chiesa e dei Templari per i suoi guadagni, pure se sono riusciti ad allargarsi fino a nord.» Leliana le accarezzò i capelli, tracciando con i polpastrelli i contorni delle vecchie cicatrici che spiccavano sul capo di Kallian, allungandosi dalle tempie fino alla nuca, sotto i capelli candidi rasati da un lato, dove faticavano a ricrescere in maniera uniforme. «Inoltre, non è interessata alla violenza fine a sé stessa, non dove ha possibilità di invece ricavarci dei soldi. Verrà, o manderà un suo rappresentante fidato.»

«Nel caso sia giunto il momento, potrei dover restare a Kirkwall per un po'. Detronizzare Meredith e passare il testimone a Marian Hawke potrebbe essere un procedimento difficile, ci sarà sicuramente qualcuno tra i loro ranghi che opporrà resistenza.»

«I Trevelyan sono a pochi passi dal trono di Ostwick, è ormai questione di un paio giorni prima che il vecchio Teyrn lasci questo mondo. E quando Lord Bann Trevelyan si alleerà formalmente con Starkhaven, nessuno si opporrà alla nomina della futura moglie del Principe Vael come Comandante dell'Ordine Templare di Kirkwall. L'attuale Capitano verrà destituito, e il giovane Ser Macsen prenderà il suo posto senza sollevare altri polveroni. Justinia ha un grande rispetto per Ser Arthur, sono anni che le decanta il nipote, sarà entusiasta di appoggiare entrambi. Ser Hawke ha la strada spianata, ed è esattamente quello che ci serve per rendere la Forca il nostro piccolo esperimento. Fai in modo che capisca l'importanza del suo ruolo in tutto questo, non mi è parsa esattamente una stratega.»

«Puoi contare su di me.» Kallian si sporse quindi verso di lei, sfiorandole le labbra in un bacio dolce. «Devo andare.»

«Pregherò che fili tutto liscio.» Ricambiò Leliana, approfondendo il contatto. «E se non dovesse farlo, non sarà necessario che sia il Creatore a scomodarsi a vendicarci, ne pagheranno tutti le conseguenze.»




 

L'aria fredda si infiltrava nelle fessure per gli occhi della sua maschera mentre, due giorni dopo, la loro nave entrava nella baia di Kirkwall, superando le enormi statue incatenate all'imboccatura.

Zevran, poco più a prua, si voltò a guardarla con un cenno allegro che lei non ricambiò, limitandosi a restare immobile in direzione del loro approdo.

Il sole era ormai tramontato da un'ora, e il porto quando sbarcarono era illuminato soltanto dalle alte torce poste ad intervalli regolari lungo la banchina. Due figure male accoppiate sembravano in attesa del loro arrivo, immobili.

Prima che lei e il Corvo potessero raggiungerli, una folata tirò indietro il cappuccio della figura più alta, rivelando una treccia di capelli bianchi quanto i suoi e un paio di corna arcuate. La Tal-Vashot li salutò rigidamente, facendo segno di procedere lungo il molo.

«Adaar, sei cresciuta ancora!» La apostrofò amichevolmente Zevran, dandole un buffetto sul braccio nonostante le arrivasse poco sopra il gomito.

«La piccoletta sembra divertirsi a farmi sembrare sempre più basso.» Replicò il nano che le era accanto, sfoderando un sorriso che metteva in mostra due denti d'oro. «Ben ritrovato, Piccione.»

L'elfo piegò le labbra in una smorfia offesa, per poi tornare a sorridere. «Cadash, sempre un piacere... Il capo ha deciso di non farsi vedere?»

«Brosca è troppo impegnata per venire fin qui per fare quattro chiacchiere, ma manda i suoi saluti.» Ribattè quello, portando lo sguardo su Kallian. «A voi in particolare, all'Artiglio e all'Usignolo. Ci auguriamo che questa cosa funzioni, per le tasche di tutti.»

Kallian ignorò la piccola stretta di disappunto allo stomaco, annuendo. Per quanto fosse improbabile, aveva sperato di rivedere Natia. Nonostante tutto, forse poteva chiamarla ancora amica. «Se le intenzioni sono genuine.» Rispose seguendo i tre fino ad una locanda. Sul cartello di legno sopra la porta spiccava una botte dalla folta barba scura, e l'insegna “alla Botte Barbuta” aveva visto giorni migliori come, pensò una volta entrati, l'intero locale.

Cadash li condusse al piano di sopra.

Kallian notò il nano assicurarsi di pestare un paio di assi in particolare prima di procedere, e il rumore metallico al loro passaggio segnalò che doveva esserci un qualche sistema per accertarsi che non arrivassero fino al suo ufficio visitatori sgraditi.

Adaar aprì la porta alla destra della scrivania, facendo loro segno di accomodarsi ad un largo tavolo rotondo. Si chinò verso il camino a ravvivarne il fuoco con un gesto della mano, prendendo poi posto in piedi accanto alla finestra aperta, ignorando il freddo che entrava.

L'elfa notò con la coda dell'occhio un'ombra sfrecciare verso la grondaia, da qualche parte sopra la finestra. Dovette fermare la propria mano dall'andare a stringere il pugnale che portava legato alla cintura, imponendosi di restare calma.

«Allora,» prese la parola accomodandosi su una sedia dal lato opposto della finestra, «quando sarà questo incontro?»

«Domani sera.» Le rispose Cadash, tirando una corda di canapa vicina al muro e sollevando una paretina che rivelò un piccolo montacarichi, dal quale tolse un vassoio con due boccali ricolmi di birra e una bottiglia di vino con due calici. Lo pose al centro del tavolo, afferrando i due boccali e passandone uno ad Adaar. «Ma credo dovremmo fare quattro chiacchiere tra noi, prima di rompere qualche pietra in pubblica piazza.»

Kallian annuì. «Sono qui, significa che la Divina ha ancora una misera speranza che possa esserci un accordo.»

«Speranza che tu personalmente non condividi, a quel che vedo.» Obiettò il nano.

Zevran afferrò la bottiglia di vino, versandosene un po' e sorseggiandolo, guardandola divertito.

L'elfa decise di ignorarlo, concentrandosi su Cadash. «Non è importante quello che credo io, sono qui come giudice imparziale al servizio della Divina. Le mie opinioni personali non andranno ad inficiare sul risultato di questo incontro, potete starne certi.»

«Intanto sarebbe carino ti togliessi quella maschera, mi piace guardare la gente in faccia quando gli parlo.» Disse il nano, facendole un cenno col capo. «Siamo tutti amici qui dentro.»

Kallian accavallò le gambe, mettendo in mostra in un gesto apparentemente casuale il coltello alla cintura. «Non sono qui per bere, né per conversare amichevolmente.» Ribatté fredda. «Per il momento voglio da voi la garanzia che il Carta e la Resistenza non approfitteranno dell'incontro di domani per infiltrarsi nuovamente tra le file dei Templari. Perché vi avviso, è l'ultima possibilità che avrete con la Divina.»

Cadash si strinse nelle spalle, portando il boccale alle labbra e bevendone quasi metà prima di schioccare la lingua sugli incisivi e trattenere un rutto. «Per quanto riguarda il Carta, siamo solo contenti di non dover perdere altri soldi... il capo ha trovato il modo di zittire qualche testa di cazzo che aveva alzato la voce a sproposito e ora tutto fila liscio più di prima, le nostre tasche si riempiono regolarmente e nessuno rimpiange i botti di qualche anno fa, state pur tranquille. La pace non è male per i nostri traffici, Artiglio, facciamo affari con tutti e il profitto è buono quasi quanto in guerra, ma con molti meno cadaveri da seppellire. E io vorrei starmene il più possibile lontano dalla terra, preferisco l'aria fresca.»

«E Natia non deve scegliere tra la perdita dei profitti dati dal non contrabbandare più il lyrium ai templari, e il disappunto di Geralt se dovesse sostenere il nemico...» commentò Zevran serafico. «Come vi ho detto a Val Royeaux, amica mia, siamo tutti dalla stessa parte.»

«Questa è la posizione del Carta.» Lo ignorò nuovamente Kallian, volgendosi verso Adaar. «Quella della Resistenza, invece? Garrett Hawke e l'ex Custode Grigio sono stati informati?»

La Tal-Vashot, dopo un istante, annuì. «Hawke è stato messo al corrente di persona del cambio di rotta dei Risolutori.»

«“Di persona”?» Ripeté l'elfa. Si rivolse poi verso la finestra, parlando di nuovo. «Mi sorprende tu sia ancora vivo, allora.»

Dopo qualche secondo, un corvo planò nella stanza, svanendo in uno sbuffo di fumo scuro e lasciando il posto ad un uomo dalla pelle pallida e i capelli dello stesso colore delle piume dell'animale, la barba sfatta e gli occhi che guizzavano nervosi.

«Ne sono rimasto sorpreso anch'io...» ammise Jowan, torcendosi le dita e restando in piedi poco distante da Adaar, come se avesse timore di avvicinarsi all'elfa.

Il che era assurdo, pensò Kallian, calcolando che se il mago avesse voluto avrebbe facilmente spazzato via lei e gli altri con un solo gesto della mano.

«Quindi...» sospirò l'elfa, cercando di regolarizzare il proprio battito, conscia che l'altro poteva sentirlo dall'altra parte della stanza «è vero che vi siete allontanati?»

L'uomo annuì. «Ogni singola parola di quella lettera era genuina, Kallian. Spero tu possa mettere da parte il tuo – legittimo, lo ammetto – risentimento nei nostri confronti, per far funzionare questo incontro.»

Lei si ritrovò ad assottigliare le labbra sotto la maschera, irrigidendosi. «Non sarà un problema. Ma tu non verrai all'incontro, se ti vedessero i templari salterebbe qualsiasi possibilità di dialogo, ragionevolmente. C'è una grossa taglia sulla tua testa, per non parlare della soddisfazione personale che non dubito parecchi di loro proverebbero a toglierti di mezzo.»

Jowan si lasciò sfuggire una smorfia. «Non stento ad immaginarlo, hai ragione. Adaar sarà la nostra rappresentante, ha coordinato egregiamente fino adesso tutte le operazioni qui a Kirkwall e nei Liberi Confini.» Si voltò verso la Tal-Vashot, aprendosi in un sorriso stanco. «Ci fidiamo di lei.»

L'altra si strinse nelle spalle, prendendo un sorso dal proprio boccale. «Hawke è riuscito a convincere Anders ad almeno presentarsi all'incontro, anche se non credo che Anders sia veramente a favore dell'alleanza.» Gli occhi viola si assottigliarono impercettibilmente, e l'intero volto sembrò irrigidirsi per un istante, quasi invisibile ad un occhio non allenato. “Non è a favore nemmeno lei, non pienamente almeno”, si appuntò mentalmente Kallian, che non sapeva ancora come inquadrarla. «Vedremo se funzionerà davvero.»

L'elfa annuì, alzandosi dalla sedia ben attenta a non avvicinarsi a Jowan. «Allora a domani, io ho ancora qualche faccenda da sbrigare.»

«Se posso accompagnarti-» Si offrì Zevran, ma lei voltò le spalle al resto del gruppo, avviandosi verso la porta e tirando un sospiro di sollievo una volta che fu finalmente fuori dalla taverna.

Non si fidava, di nessuno di loro.

Al Carta importava solo dei loro profitti, e con Cadash non aveva alcuna speranza di carpire qualche informazione aggiuntiva, come invece avrebbe potuto fare se Natia si fosse presentata a Kirkwall di persona. Adaar sembrava diffidente quanto lei delle possibilità di riuscita dell'incontro, ma era di Jowan e Zevran che Kallian aveva più paura.

Un incontro del genere sarebbe stato perfetto per far saltare definitivamente ogni possibilità di pace, ci sarebbero stati parecchi templari con la guardia abbassata l'indomani, perfette vittime sacrificali. Non aveva dimenticato il ghigno malevolo sul volto di Geralt la prima volta che l'aveva visto usare la magia del sangue, quando avevano catturato Rendon Howe. Nonostante fosse stato per una giusta causa, come Elissa aveva ripetuto loro più volte, la sensazione di malessere e disgusto che aveva provato accanto ad un tale abominio non era stata facile da accantonare, ed ora non riusciva a pensare ad altro che a quanto doveva essersi divertito il mago con le vittime che aveva ucciso in quegli anni. Forse il Tevinter era proprio il posto adatto a lui, e Kallian e gli altri erano stati degli sciocchi a farsi abbindolare dalle sue belle parole e gesti d'amicizia nei mesi in cui avevano viaggiato assieme.

Chiuse per un attimo gli occhi, scacciando quei pensieri.

Aveva del lavoro da fare, e non era più da lei farsi distrarre dalle emozioni.



 

La Città Alta non era diversa dall'ultima volta che lei e Leliana erano arrivate a portare alla Tenente Hawke le parole di avvertimento della Divina.

Procedette verso la tenuta degli Hawke, scivolando non vista tra le ombre senza attirare lo sguardo di un singolo passante, i passi che a stento producevano rumore sui ciottoli della strada.

Vide un'elfa uscire dalla porta principale con un cesto di vimini tra le braccia, seguita da un mabari che le trotterellava dietro un po' impacciato nei movimenti.

Fece un giro dell'edificio, notando che tutte le luci erano spente e facendosi sfuggire uno sbuffo infastidito, tornando sui suoi passi. Sapeva che la Tenente a volte alloggiava in un'altra tenuta con il Principe Vael, e si diresse da quella parte.

Nella piazza del mercato però individuò tre templari, le armature sporche di sangue abbastanza fresco da riflettere appena alla luce dei lampioni. Ne riconobbe due, concedendosi un sorrisetto.

«Tenente.»

Marian Hawke, in quel momento impegnata a discutere sottovoce con i compagni, si voltò di scatto. La rabbia evaporò immediatamente dal suo volto, su cui comparvero in rapida successione sorpresa, preoccupazione e, infine, una spiccata curiosità. «Non pensavo di rivedervi, almeno non così presto.»

L'elfa piegò un poco il capo da un lato. «La situazione lo richiedeva.»

«Allora non è tutto uno scherzo.» Si intromise il secondo templare, che Kallian sapeva essere il più giovane dei Trevelyan. «La Divina si è finalmente decisa a seguire il consiglio di mio zio e a mettere al comando della Forca qualcuno di più competente.»

Kallian si voltò verso l'altra templare, una donna che non conosceva, ma i due sembravano essere perfettamente a loro agio, quindi ne dedusse che doveva essere anche lei al corrente dell'incontro. «È un po' più complicato di così – come sapete bene, Ser – ma il succo è quello.»

L'altro rispose con un sorriso compiaciuto. «Era ora.»

«La Resistenza ha assicurato che non causerà problemi, ma conto sul vostro buon senso per non trovarvi colti alla sprovvista nell'eventualità in cui ci fossero alcune... sorprese. Ma nel caso funzionasse, avrete il completo appoggio della Divina nel deporre la Comandante e il suo fedele Capitano per prenderne il posto. Resterò in città per formalizzare il processo, la Gran Sacerdotessa Elthina sarà sicuramente sollevata nell'avere un nuovo Comandante con cui trattare, come non dubito anche Orsino.»

«Mi piace come tutti abbiano chiesto il mio parere, prima di trascinarmi nei loro complotti.» Commentò la Tenente, pesantemente sarcastica.

Kallian sollevò appena il mento. «Il vostro primo dovere è servire la Chiesa e portare ordine tra i suoi protetti, Ser Hawke, ed è precisamente quello che siete chiamata a fare. Siete la persona giusta al momento giusto, non vorrete certo tradire i vostri giuramenti.»

Quasi le dispiacque per la donna che aveva di fronte, quando lesse nuovamente ogni singola emozione sul suo volto. Non era stata addestrata per il comando, non come il Trevelyan lì accanto che invece sogghignava tronfio e sicuro di sé alla prospettiva di quella promozione. Avrebbe avuto parecchie difficoltà a gestire il suo ruolo di Comandante e tutte le incombenze che la carica comportava, ma proprio grazie a quello sarebbe stata più disponibile ad ascoltare i consigli e i sussurri di chi ne sapeva di gran lunga più di lei.

Un ottimo alfiere sulla scacchiera di Leliana.

«Posso chiedere, per curiosità personale, di chi fosse quel sangue?» Si interessò Kallian, tenendo sotto controllo con la coda dell'occhio la terza templare, che fino a quel momento non aveva aperto bocca, segno che nulla di quanto avevano discusso le era nuovo.

«Un mago del sangue scappato dalla Forca, un elfo di nome Huon, abitava all'Enclave. Non pensiamo avesse collegamenti con la Resistenza, però, a quanto sappiamo non si è messo in contatto con nessuno di loro. Ha ucciso la moglie per cercare di sfuggirci.»

«Indagherò su questo Huon, per stare più tranquilli.» Rispose Kallian, facendo poi un piccolo cenno col capo. «A domani, Tenente. Ser Trevelyan, complimenti per essere diventato da circa un paio d'ore secondo in linea di successione al trono di Ostwick. Il Lord vostro padre dovrebbe essere incoronato tra tre settimane, un peccato che la vostra imminente promozione cada proprio in questi giorni, temo dovrete rinunciare alla cerimonia.» Voltò loro le spalle, ignorando l'esclamazione sorpresa del ragazzo e sparendo in un vicolo secondario lì accanto, incamminandosi verso la chiesa.

Proprio quando fu in vista delle guglie della cattedrale, un fruscio alla sua destra la fece sobbalzare e la sua mano corse immediatamente al pugnale.

Prima ancora che il mutaforma si fosse rimesso in equilibrio dopo essere tornato umano, Jowan si ritrovò la lama puntata alla gola, la punta che premeva contro la carotide.

«Idiota.» Sibilò Kallian, aspettando un paio di secondi prima di arretrare e, afferrandolo per la veste, spingerlo lontano da sé sotto il portico che stavano costeggiando. «Se vuoi farti ammazzare, non qui e non stasera. Non causarci altre grane.»

Il mago si massaggiò la gola, ancora più pallido di prima. Si tirò su il cappuccio, calandoselo sul viso. «Scusa. Volevo sentire di persona cosa ti saresti detta con la Tenente.»

«E nel caso se ne fosse accorta, avresti fatto saltare tutto quanto.» Ribatté gelida, guardandosi alle spalle. Non c'era nessuno, ma l'essere brava a scivolare non vista le aveva insegnato che non era affatto l'unica in grado di farlo. Fece segno a Jowan di indietreggiare ulteriormente contro la parete, in modo da evitare il cono di luce del lampione più vicino, avvicinandosi a lui tanto da sfiorarlo appena. Nella peggiore delle ipotesi, se fossero stati visti li avrebbero scambiati per una coppietta appartata. Dovette trattenere una smorfia al solo pensiero. «Non ti fidi di noi, eppure sei tu che ci hai contattate.»

Jowan abbassò il capo. «Volevo essere sicuro che non mi avresti venduto alla Chiesa. Ti avrebbe fatto guadagnare la loro fiducia...»

Kallian si portò la mano libera sotto il mento, sollevando la maschera per guardarlo negli occhi. «A differenza vostra, quando do la mia parola la mantengo.»

«Non potevo esserne certo. Mi dispiace.»

Sbuffò irritata, coprendosi nuovamente il volto. «Se abbiamo finito, ti consiglio di sparire-» fece per allontanarsi, dandogli le spalle e azzardando un passo, quando l'altro le afferrò il braccio.

Era un gesto semplice, la presa nemmeno abbastanza stretta da impedirle i movimenti o farla effettivamente arrestare, ma il mana del mago sembrò mandarle una scarica di elettricità lungo le vecchie cicatrici che le percorrevano l'intero corpo, causate tanti anni prima da una persona simile.

Non registrò nemmeno di essersi voltata, liberandosi dalla presa e assestandogli una gomitata mentre girava su sé stessa, sollevando il coltello e piantandolo dritto davanti a sé.

Jowan ebbe la prontezza di spostarsi quel che bastava per evitare che la lama gli si piantasse nel petto, ma il pugnale gli si conficcò ugualmente nella spalla, facendolo gemere di dolore.

Kallian sbattè le palpebre, rendendosi conto che la mano ancorata al pugnale che ora spiccava dalla spalla del mago era la sua.

Aveva perso la testa, e lei non perdeva la testa. Non più. “Non è lui. Lui è morto.” Le mancava l'aria, aveva la vista offuscata. Lasciò la presa sull'arma, indietreggiando di un passo, tremando incontrollabilmente. «Cazzo. Non volevo. Creatore-» Sentì la bile salirle in gola, e dovette appoggiarsi alla colonna accanto a sé per non crollare sulle ginocchia.

«Non fa niente...» Grugnì Jowan. Andò con la mano sinistra, che iniziava ad illuminarsi debolmente, ad afferrare la lama. Strinse i denti, la presa troppo debole per estrarre il coltello.

Kallian si costrinse ad avanzare nuovamente, prendendo un paio di respiri a fatica tra i denti serrati, una mano sollevata come a chiedergli di poter rimediare ma aspettando un cenno, che arrivò dopo un attimo di incertezza.

Rimosse a fatica l'arma e subito il mago premette la mano sulla ferita, rimarginandola lentamente.

«Non sono mai stato bravo con gli incantesimi di cura.» Lo sentì dire con un filo di voce, ma Kallian si era già voltata dall'altra parte, cercando di capire se avessero attirato l'attenzione di qualcuno, quella sensazione di orrore che le si era avviluppata intorno alla spina dorsale ancora presente.

«Scusa, non dovevo afferrarti in quel modo.»

Scosse il capo. «Non è colpa tua.» Se lo ripetè in testa un paio di volte, fino a che non sentì il respiro farsi più regolare. «Non avrei dovuto.»

Jowan sembrò rinunciare a chiudersi la ferita del tutto, limitandosi ad arrestare il sangue che gli aveva ormai inzuppato il mantello. «Ti ho seguita anche per un altro motivo, in realtà.»

L'elfa socchiuse gli occhi, imponendosi di darsi un contegno prima di voltarsi a guardarlo.

«Geralt non è rimasto nel Tevinter per aiutare soltanto la Resistenza.» Sussurrò guardandosi attorno ansioso per poi riportare gli occhi su di lei. «Sta cercando una cura. Per Aenor.»

«Una cura per la morte?» Kallian si lasciò scappare una risata stentata e fredda. «Nemmeno i necromanti di Nevarra sono così bravi.»

«Per i Custodi Grigi.» Ribattè Jowan, la voce ormai appena udibile. «Un modo per rimuovere la Corruzione tramite la magia del sangue.»

Non seppe se la stretta allo stomaco era data dalla paura di una tale potere con quella magia, o dalla debole, flebile speranza che ciò fosse davvero possibile. «Non è vero. Sono bugie.» Balbettò appena. «Non usatela... non usatela come una scusa, cazzo, non ne avete il diritto, con tutto quello che ha fatto per voi.»

«Kallian.»

Le morirono le parole in gola. Rimase a fissarlo, senza capire se sperasse fosse una cazzata o invece la verità.

«Gli aveva chiesto di curare il suo compagno, e Geralt non ha potuto farlo. E non è riuscito a salvare lei. Sta rincorrendo un fantasma, e non so se sia davvero possibile curare la Corruzione, ma su una cosa hai ragione: in ogni caso, non riporterà in vita Aenor.» Lo vide mordersi il labbro, gli occhi lucidi nella penombra. «Non demorderà. Dovesse allearsi coi peggiori magistri, non lascerà perdere ora che crede ci sia una vera possibilità di riuscirci, si sente in debito con lei.»

«Certo che è in debito con lei, ma non è questo il modo di-» Dovette frenare la lingua, scagliando un pugno contro la colonna lì accanto e serrando denti dal dolore, tornando lucida. «Questo non scusa nulla di quello che avete fatto.»

«Lo so. Volevo solo dirvelo. Capisco che...» Jowan scosse il capo, stringendosi la spalla ferita e conficcando le dita nella carne, trattenendo a stento un gemito. «Nessun altro sa di questa cosa, a parte Natia e Zevran. Non mi fido del resto del Carta, per questo non ne ho fatto parola con gli altri. Geralt non avrebbe voluto lo dicessi a te e Leliana ma... credo abbiate il diritto di sapere perché ha scelto di ricorrere all'aiuto dei magistri. Non siamo andati lì solo per scappare dalla Chiesa e cercare alleanze per i maghi del Sud.»

Kallian chiuse gli occhi, togliendosi del tutto la maschera e lasciando che i capelli le cadessero in parte sul viso. «Cosa vuoi che faccia di questa informazione?» Sussurrò, ogni parola una stilettata. «Non fa altro che peggiorare questa situazione del cazzo. Se lo sta facendo per lei, se è arrivato al punto di credere che gli avrebbe perdonato una strage di innocenti per niente...» Sollevò lo sguardo puntandolo verso le guglie della cattedrale, che spuntavano dall'edificio di fronte a loro. «Non la riporterà in vita. Allearsi con il Tevinter e causare una guerra aperta con la Chiesa per ripulirsi la sua coscienza sporca... Non è quello che Aenor avrebbe voluto, non in sua memoria.»

Quel nome le lasciò l'amaro in bocca.

Capiva in parte come doveva sentirsi Geralt, lei stessa sentiva di avere un debito con la Custode che non avrebbe mai potuto saldare, ma nulla poteva scusare un simile comportamento.

«Volevo solo lo sapessi.»

A malapena registrò il fruscio d'ali del corvo che spiccava il volo, restando a guardare la cattedrale come in cerca di una risposta, di un'indicazione. La Profetessa, che l'aveva riportata in vita quella che sembrava ormai un'eternità prima, rimase come sempre in silenzio.

Si ritrovò a chiedersi cosa avrebbe fatto Aenor in quel momento, ma la verità era che l'aveva conosciuta troppo poco per saperlo e, in ogni caso, non era lì per agire al suo posto.

Per la prima volta dopo anni si sentì veramente sola, come se stesse guardando dall'orlo di un precipizio in un abisso senza fondo. Indossò di nuovo la maschera, legandosela saldamente dietro la nuca e raccogliendo il coltello ancora sporco di sangue da terra, avviandosi poi verso la chiesa.

Aveva del lavoro da fare.



































Note dell'Autrice: è tornata Kallian! Anche lei mi mancava tantissimo. Con Leliana si sono date parecchio da fare in questi anni, e ora finalmente qualcosa si sta smuovendo. Nessuno si fida pienamente di nessuno, a quest'incontro, ci sarà da divertirsi. 
A presto! :D 

  
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