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Autore: Mary Evans    06/01/2021    2 recensioni
Terzo anno. Metis, Harry e Gideon, insieme alla neo ritrovata cugina Evelyn e alla madre di quest' ultima, nonchè madrina di Gideon, Marlene Black, ricevono la sconcertante notizia che Sirius Black è scappato da Azkaban. A differenza di provare quel terrore che molti hanno avuto, tuttavia, loro ne sono stati felici. Perchè? Cosa nasconde il nostro gruppetto? Cosa è successo da quando Evelyn Black ha iniziato il suo primo anno? E perchè Marlene McKinnon in tutti questi anni ha continuato a farsi chiamare con il cognome da sposata affibbiandolo anche alla figlia e incurante del disonore che avrebbe portato loro?
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Metis Potter'
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Quando i Malandrini entrarono nella Sala Grande per la colazione, la mattina dopo, la prima cosa che videro fu Draco Malfoy impegnato a intrattenere un folto gruppo di Serpeverde con una storia molto divertente. 
Mentre passavano, Malfoy si esibì in una ridicola imitazione di uno svenimento che fece scoppiare tutti a ridere.
Con un semplice movimento degli occhi quasi impercettibile, Harry fece scoppiare tutte le ciotole dei Serpeverde contenenti porridge, sporcando tutti i membri della tavolata.
Mentre la Sala Grande rideva e i Serpeverde si lamentavano, trattenendo a stento dei sorrisetti, i Malandrini presero tutti posto al tavolo dei Grifondoro.
Hermione iniziò subito a studiare il suo orario, apparsole davanti in quel momento, ignorando tutto e tutti, Ron e Harry iniziarono a mangiare come se non ci fosse un domani, Metis aveva lo sguardo perso nel vuoto, Gideon la guardava preoccupato ed Evelyn squadrava tutti con sguardo corrucciato.
Una mattina come tante altre insomma.
La sala cominciava a svuotarsi mentre i ragazzi si avviavano alla prima lezione, quindi Ron consultò il suo orario.
«Meglio andare, guardate, Divinazione è in cima alla Torre Nord, ci vogliono dieci minuti per arrivarci...»
Salutarono Evelyn e si diressero tutti verso la Torre Nord. Fu una vera fatica arrivarci, ma finalmente sbucarono su un piccolo pianerottolo, dov'era già radunata gran parte della classe. Non c'erano porte intorno, ma Gideon diede un colpetto a Harry indicando il soffitto, sul quale si apriva una botola rotonda con una targa di ottone al centro.
«Sibilla Cooman, insegnante di Divinazione» lesse Harry.
«Come facciamo a salire?»
Come in risposta alla sua domanda, la botola si aprì all'improvviso, e una scala argentata calò fino ai piedi di Harry. Tutti tacquero.
«La cosa si sta facendo un po’ inquietante.» mormorò Metis, e intorno a lei si levarono un po’ di risatine. Appena giunti in aula, tuttavia, rimasero tutti interdetti: vi erano almeno venti tavolini rotondi, tutti circondati da poltroncine foderate di chintz e piccoli, grassi sgabelli. Il tutto era illuminato da una bassa luce scarlatta; le tende alle finestre erano tirate, e le numerose lampade erano drappeggiate con sciarpe rosso scuro. C'era un caldo soffocante, e il fuoco che ardeva nel camino lambendo un grosso bollitore di rame emanava un profumo intenso, quasi malsano. Gli scaffali che correvano tutto attorno ai muri circolari erano stipati di piume dall'aria polverosa, mozziconi di candele, scatole di vecchie carte da gioco, innumerevoli sfere di cristallo argentate e una gran varietà di tazze da tè. Una voce uscì all'improvviso dall'ombra, una voce dolce e misteriosa, che spaventò tutti scatenando qualche urlo da parte di alcune ragazze.
«Benvenuti.» disse la voce «È bello vedervi in carne e ossa, finalmente.»
La prima impressione che Harry ne ebbe fu quella di un grosso insetto luccicante. La professoressa Cooman diede a tutti l’impressione di un grosso insetto luccicante: avanzò nel cerchio di luce del fuoco, e videro che era molto magra; gli spessi occhiali le rendevano gli occhi molto più grandi del normale, ed era avvolta in uno scialle leggero, tutto ricamato di perline. Innumerevoli catene e collane le pendevano dal collo esile, e le mani e le braccia erano cariche di braccialetti e anelli.
«Sedete, ragazzi miei, sedete. Benvenuti a Divinazione.» disse la Cooman, che aveva preso posto in un'ampia poltrona davanti al fuoco «Io sono la professoressa Cooman. Può darsi che non mi abbiate mai visto. Ritengo che scendere troppo spesso nella confusione della scuola offuschi il mio Occhio Interiore. Allora, avete deciso di studiare Divinazione, la più difficile di tutte le arti magiche. Devo però dirvi subito che se non avete la Vista, potrò insegnarvi assai poco. I libri possono farvi progredire solo fino a un certo punto in questo campo. Molte streghe e molti maghi, per quanto talento possano avere nel campo delle esplosioni e degli odori e delle sparizioni improvvise, non sono tuttavia in grado di penetrare i misteri velati del futuro. È un Dono concesso a pochi. Tu, ragazzo» disse improvvisamente rivolta a Neville, che quasi cadde dallo sgabello «Sta bene tua nonna?»
«Credo di sì» rispose Neville con voce tremante.
«Non ne sarei così sicuro se fossi in te, caro.» disse la professoressa Cooman mentre il fuoco traeva riflessi dai suoi lunghi orecchini di smeraldo.
Neville deglutì. Gideon, Harry e Ron si fecero sfuggire una risatina ma la professoressa non li sentì e riprese tranquillamente.
«Quest'anno ci occuperemo dei metodi base della Divinazione. Il primo trimestre sarà dedicato alla Lettura delle Foglie di Tè. Nel prossimo passeremo alla Lettura della Mano. Comunque, mia cara.» disse, rivolgendosi d'un tratto a Calì Patil «Guardati da un uomo coi capelli rossi.»
Calì scoccò uno sguardo stupito a Ron, che era dietro di lei, e allontanò la sedia. Questa volta furono Hermione e Metis a ridere, osservando le espressioni stranite dei ragazzi.
«Nell'ultimo trimestre.» proseguì la professoressa Cooman, come se niente fosse successo «Passeremo alla Sfera di Cristallo, se avremo finito con i Presagi di Fuoco, naturalmente. Purtroppo, a febbraio avremo la classe decimata da una brutta epidemia di influenza. Io stessa perderò la voce. E attorno a Pasqua, uno di noi ci lascerà per sempre.»
Un silenzio carico di tensione seguì questa dichiarazione, nel quale i Malandrini furono gli unici ad alzare gli occhi al cielo, ma la professoressa Cooman parve non notarlo.
«Tu, cara.» disse a Lavanda Brown, che era la più vicina e si ritrasse sulla sua sedia «Ti dispiace passarmi la teiera d'argento, quella grande?»
Lavanda, sollevata, si alzò, prese un'enorme teiera dallo scaffale e la pose sul tavolo davanti alla professoressa Cooman.
«Grazie, cara. Ah, fra l'altro, quella cosa che temi... succederà venerdì sedici ottobre.»
Lavanda prese a tremare.
«Ora voglio che formiate delle coppie. Prendete una tazza dallo scaffale, venite da me e io la riempirò, poi sedetevi e bevete; bevete finché non rimangono solo i fondi. Fateli roteare attorno alla tazza per tre volte con la mano sinistra, poi rovesciate la tazza sul piattino, aspettate che il tè rimasto coli via e passate la vostra tazza al compagno per la lettura. Interpreterete i disegni consultando le pagine 5 e 6 di Svelare il Futuro. Io girerò fra di voi e vi darò una mano.»
Hermione e Metis si misero in coppia, mentre Harry, Gideon e Ron lavorarono in tre.
«Bene.» disse Ron, mentre aprivano i libri alla pagina 5 «Che cosa vedi nella mia, Gideon?»
«Un mucchietto di roba marrone bagnata.» rispose Gideon storcendo il naso per l’odore delle erbe.
«Aprite le vostre menti, cari, e lasciate che i vostri occhi vedano al di là del concreto!» disse la professoressa Cooman nella penombra.
Hermione e Metis si scambiarono uno sguardo divertito e iniziarono a sfogliare i loro libri per dare un senso a quei disegnini strambi.
«Nella tua c'è una specie di croce tutta storta...» disse Harry analizzando la tazza di Gideon «Vuol dire che dovrai affrontare 'prove e sofferenze', mi dispiace, ma c'è una cosa che potrebbe essere il sole... aspetta... vuol dire 'grande gioia...' quindi soffrirai ma poi sarai molto felice...»
I tre si guardarono seri per qualche secondo.
«Il tuo Occhio Interiore ha bisogno di una bella visita, dammi retta» disse Ron, e le risate del gruppo vennero soffocate a malapena mentre la professoressa Cooman guardava dalla loro parte.
«Ora tocca a me...» Hermione scrutò l'interno della tazza di Metis, la fronte aggrottata per lo sforzo.
«C'è un grumo che assomiglia a una bombetta. Forse andrai a lavorare al Ministero della Magia...» rigirò la tazza dall'altra parte «Però visto da qui assomiglia più a una ghianda... cosa vuol dire?» Studiò il libro «'Una fortuna inaspettata, oro a sorpresa'. Ottimo, così puoi prestarmene un po'... e qui c'è un'altra cosa che sembra un animale... sì, se questa è la testa... sembra un ippopotamo... no, una pecora...»
La professoressa Cooman si avvicinò mentre Metis scoppiava a ridere, ed Hermione le inviava un sorrisetto divertito a sua volta.
«Fammi vedere, cara.» disse a Hermione in tono di rimprovero, curvandosi per prendergli la tazza di Metis. Tutti tacquero, in attesa. La professoressa Cooman guardò dentro la tazza, facendola ruotare in senso antiorario.
«Il falco... cara, tu hai un nemico mortale.»
«Ma questo lo sanno tutti» disse Hermione in un sussurro un po' troppo forte.
La professoressa Cooman la fissò.
«Be', è così.» insistette Hermione «Tutti sanno di Harry, Metis e Lei-Sa-Chi.»
Harry, Ron, Metis e Gideon la guardarono con un misto di stupore e ammirazione. Non avevano mai sentito Hermione rivolgersi in quel tono a un professore.
La professoressa Cooman decise di non ribattere.
Abbassò i grandi occhi sulla tazza di Metis e riprese a farla ruotare.
«Il bastone... un agguato. Oh, cara, questa non è una tazza benigna... Il teschio... pericolo sul tuo cammino, cara...»
Tutti fissavano esterrefatti la professoressa Cooman che fece roteare la tazza un'ultima volta, trattenne il respiro e infine gettò un grido. Sprofondò in una poltrona vuota, con la mano scintillante posata sul cuore e gli occhi chiusi.
«Cara ragazza... povera cara ragazza... no... è meglio non dire niente.... no... non chiedermi...»
Metis alzò un sopracciglio.
«Che cosa c'è, professoressa?» chiese Dean Thomas all'improvviso.
Si erano alzati tutti e lentamente avevano circondato il tavolo dei Malandrini, avvicinandosi alla professoressa Cooman per guardare nella tazza di Metis.
Gli occhi dell'insegnante si spalancarono in maniera teatrale.
«Mia cara.» disse «È il Gramo.»
«Il cosa?» chiesero Ron, Harry e Gideon all’unisono. Hermione incrociò le braccia al petto e alzò lo sguardo al cielo.
«Il Gramo, miei cari, il Gramo!» esclamò la professoressa Cooman «Il cane fantasma gigante che infesta i cimiteri! Cara ragazza, è un presagio... il peggior presagio di morte!»
Gideon sentì una stretta allo stomaco e si voltò verso Metis, trovandola tuttavia impassibile nell’espressione.
«Non mi sembra che assomigli a un Gramo.» disse la ragazza con voce piatta. 
La professoressa Cooman fissò Metis con crescente antipatia «Mi perdonerai se te lo dico, cara, ma sento pochissima Aura attorno a te. Pochissima sensibilità agli echi del futuro. E lo stesso vale per la tua amica purtroppo… Credo che per oggi ci fermeremo qui.» disse la professoressa Cooman con la sua voce più velata «Sì... vi prego di portar via le vostre cose...»
In silenzio, i ragazzi riportarono le tazze all'insegnante, presero i libri e li riposero nelle borse, poi si diressero alla lezione di Trasfigurazione della professoressa McGranitt.

 

Metis Pov
La lezione di Divinazione era stata ridicola al punto che avevo proposto ad Hermione di lasciare il corso, pur sapendo che  non avrebbe potuto farlo a causa dell’accordo stretto con la McGranitt riguardo la giratempo.
Le altre lezioni le avevo affrontate apaticamente, anche se quella con la McGranitt mi aveva entusiasmata, nonostante tutto.
Camminai avanti e indietro per tre volte davanti alla parete del settimo piano e la porta della Stanza delle Necessità comparve davanti a me.
Quando entrai, rimasi stupita nel vedere un ragazzo già dentro.
Rimasi pietrificata sulla porta ma, quando si accorse della mia presenza, fu lui ad avvicinarsi a me.
«Ciao!» mi salutò con un sorriso smagliante. Era più grande di me, e indossava lo stemma dei Tassorosso sulla maglia sportiva.
«Sono Cedric Diggory… il ragazzo che ti ha aiutata quando sei stata male sul treno.»
Non sapevo cosa rispondere, e stavo seriemente pensando di ritornarmene in dormitorio per quella sera, quando lui riprese a parlare, stupendomi.
«Immagino tu sia venuta qui per allenarti, ti va di farlo insieme?»
Soppesai per un momento le sue parole: sembrava essere più capace di me, e un po’ di aiuto non mi avrebbe fatto male di certo.
Sorrisi.
«Con molto piacere.»

  
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