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Autore: piccolo_uragano_    11/01/2021    2 recensioni
(UMILE SEQUEL DI "PIU' DI IERI...")
«Non farei mai niente per infastidirti» spiegò subito. «Quantomeno, non intenzionalmente» aggiunse, sottovoce.
Lei allargò il sorriso. «Grazie»
«Grazie?»
«Sì: grazie»
«E per che cosa?»
«Per quello che hai detto: non è affatto scontato»
Lui fece spallucce, e lei riconobbe il Draco Malfoy di cui le avevano raccontato i suoi fratelli. «Mi pareva il minimo, sai, non ferire le persone a cui tieni e stare sempre dalla loro parte, cose così. Ci ho messo un po’, ma l’ho imparato»
«Quindi starai sempre dalla mia parte?»
«Cascasse il mondo, Anastasia Black, sarò dalla tua parte»
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: Draco/Astoria, Hannah/Neville, Harry/Ginny, Lavanda/Ron, Remus/Ninfadora
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ti amo più di ieri e meno di domani.'
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I've got a feeling
This year's for me and you
So happy Christmas
I love you baby
I can see a better time

When all our dreams come true
("Fairytale of New York")

 
37. 
la notte di Natale

 

Anastasia si rigirò la lettera tra le mani per la centesima volta. Aveva perso il conto delle volte in cui l’aveva letta, e non era riuscita ad impedire che una lacrima sporcasse quella pergamena costosa e pregiata che aveva deciso che avrebbe conservato per sempre. 

Mentre Londra, attorno a lei, festeggiava il Natale, lei se ne stava seduta alla dannatissima fermata dell’autobus di Charing Cross Road, davanti al teatro e in mezzo a ristoranti ancora stracolmi di gente piena di voglia di festeggiare, e a pochi metri da lei, l’ingresso del Paiolo Magico. Lì, dove si era seduta accanto ad un Draco appena conosciuto e aveva studiato ogni dettaglio di quel viso angelico che le sembrava di conoscere da sempre e che, ancora non lo sapeva, ma le avrebbe cambiato la vita, forse per sempre, e forse, senza che lei avesse mai la possibilità di dirgli quanto banalmente gli fosse grata per questo. 

Quella lettera le aveva dato delle risposte a delle domande che non sapeva di doversi porre, e delle nuove domande che non si sarebbe mai immaginata.

Prendendo un respiro profondo e preoccupandosi di non averla stropicciata o rovinata, la lesse di nuovo.

 

So che non mi vuoi ascoltare, ma a quanto pare sono così presuntuoso da pensare che mi vorrai leggere.
So che non ci sono scuse per quello che ho fatto, per come lo hai saputo, e per non avertene parlato prima. 

Ma vedi, ci sono centinaia di cose che ho imparato in questi mesi che la vita mi ha regalato accanto a te. Centinaia, lo giuro, dalla più piccola alla più importante. 

Una di queste è che niente è come sembra.  

So quello che sembra tutto questo: sembra che quello stronzo egoista di Draco Malfoy ti abbia usata e scaricata nel peggiore dei modi, proprio quando tu gli avevi detto le più belle parole che si possano dire ad un altro essere umano. 

Non posso negare. 

Ma non pensare mai che io ti abbia usata, ti prego. 

Non c’è niente di più sbagliato. 

Ho passato metà della nostra relazione a respingere l’idea di te e l’altra metà a bramarla, ma ciò che non ho mai smesso di fare, dal primo istante, è imparare da te ad essere una persona migliore. A non giudicare un libro dalla copertina, ad aspettare che la ruota giri, ad apprezzare i colori dell’alba e i cappucci babbani, a vedere più in là del mio naso e ad ascoltare le ragioni di tutti. 

Non avrei mai pensato di poter cambiare e di poter apprezzare la persona che vedevo nello specchio: tu lo hai reso possibile, e te ne sarò eternamente grato. 

Ciò che ho imparato da te mi ha permesso di sedermi sul letto di Astoria, perché lei era troppo debole per alzarsi. 

Mi ha permesso di ascoltarla, di raccogliere le sue scuse e le sue ragioni. 

Mi ha permesso di mostrarle che niente è come sembra: mi aveva lasciato quando  ha sentito che la sua malattia stava peggiorando, eppure io sono tornato perché sono così testardo che volevo dimostrarle che le sarei comunque rimasto accanto.

“Rimanere accanto” è un concetto che mi era totalmente estraneo prima che tu facessi irruzione nella mia vita. 

Invece oggi guarda cosa sono riuscito a fare!

Mi hai reso un Draco migliore, e sinceramente, non credevo che un Draco migliore potesse esistere. 

Nel caso non sia chiaro: ti amo anche io. Ti amo in un modo sciocco e infantile, ti amo per gratitudine, ti amo in un modo che non credevo fosse possibile, e ti amo perché ho la certezza matematica che non sono mai stato così felice come lo sono quando ti ho accanto o come quando ti sento suonare il piano, quando ti prendo per mano, quando ti guardo dormire, o quando mi volto per guardarti ma tu mi stavi già guardando. 

Sei una persona eccezionale e una strega meravigliosa, Anastasia Black, e sono fortunato ad averti incontrata e averti potuta stringere a me, anche solo per un po’. 

Sarò sempre qui per ricordarti quanto vali e quel che vali per me, anche se questo ultimo dettaglio potrebbe sembrarti insignificante. 

Ti prometto che non dimenticherò mai tutto questo, e che ovunque andrai, io saprò amarti fino lì. Farai grandi cose, farai la differenza, ne sono certo.

Ti amo. 

Draco



 

Si sforzò di prendere un respiro profondo, perché ogni volta che la rileggeva, c’era qualcosa di diverso che le arrivava dritto al cuore e allo stomaco e le faceva sia male che bene allo stesso tempo. Con un enorme sforzo, si riempì i polmoni di aria quasi fino ad avere idea che stessero per scoppiare, e poi, tenendo la bocca ben chiusa per far uscire tutta l’aria dal naso, espirò; dopo una manciata di secondi, le lacrime non le oscuravano più la vista e il respiro non le sembrava più così corto. E dopo aver constatato di aver rovinato per sempre le maniche del cappotto perché vi si era pulita il naso e le lacrime innumerevoli volte, si rese conto di non sapere da quanto fosse lì. Ore, giorni? Da quanto tempo era la notte di Natale? Quanto può durare la notte più magica dell’anno? La gente attorno a lei continuava a festeggiare. Qualcuno le si era seduto accanto aspettando il bus, alcuni non avevano osato. Qualche bambino, tenendo per mano i propri genitori, l’aveva indicata: chi piange con una lettera in mano mentre tutto il mondo festeggia? E mentre le luci decorative illuminavano la città a giorno e l’ennesimo autobus si fermava davanti a lei, decise di alzarsi. Si pulì di nuovo le lacrime nel cappotto e voltò le spalle a quella fermata del pullman e alle persone che l’avevano evidentemente presa per pazza. Mentre ripiegava la lettera per mettersela in tasca, ragionava se raggiungere il Paiolo Magico e Smaterializzarsi lì per tornare a casa, oppure cercare un posto poco affollato rimanendo nella Londra babbana; e mentre stava concludendo che non avrebbe mai trovato un angolo adatto, alcune frasi della lettera le risuonavano in testa senza darle tregua. 

Così, in mezzo alla folla, si trovò costretta a fermarsi. 

Prima di tutto, perché le lacrime le stavano oscurando di nuovo la vista, e considerata la folla e la vicinanza con la strada, era meglio vedere dove mettesse i piedi. 

E poi, perché ciò che si trovò davanti sembrava assolutamente inverosimile. 

Lui era lì, con le mani nelle tasche dei pantaloni, una camicia bianca, senza dare l’idea di sentire il freddo di fine dicembre. 

Le solite scarpe di pelle di drago, i biondi capelli pettinati all’indietro, come sempre. Dipinta in viso, però, un’espressione nuova, che né Anastasia né nessun altro gli aveva mai visto. 

Negli occhi arrossati, un velo di lacrime, come se avesse appena smesso di piangere, ma avesse il disperato bisogno di ricominciare. Sopracciglia corrucciate, come se non capisse cosa ci facesse lei lì, ma un mezzo sorriso, come se in realtà lo sapesse, ma non se lo aspettasse assolutamente. 

Non aveva idea di da quanto tempo fosse lì, non sapeva se anche lui stesse camminando e si fosse bloccato vedendola o se fosse in piedi lì da prima che arrivasse lei. Entrambe le ipotesi erano perfettamente plausibili, anche perché se c’era una cosa che Anastasia aveva capito, era che loro due, insieme, sapevano essere dannatamente imprevedibili, fino a ribaltare completamente la situazione in una sola mano di gioco. 

Anya provò ad aprire la bocca per dire qualcosa, ma rivelò un singhiozzo dato dal troppo pianto, così Draco si costrinse a guardare altrove per evitare di piangere di nuovo.

Tornò a guardarla, stringendo i pugni nelle tasche, perché sentiva nel petto che per lui fosse impossibile non guardarla. Dal momento in cui era arrivato e l’aveva vista con la lettera tra le mani, seduta dove si erano seduti insieme solo qualche mese prima, quando non erano che due sconosciuti e lei aveva dato il via a quella storia meravigliosa che lo aveva portato a rimanere in piedi, bloccato solo da sé stesso, in mezzo a sconosciuti ignari di tutto, a guardarla piangere con in mano una lettera che aveva scritto solo la mattina stessa su insistenza di Kayla. Scrivere quella lettera lo aveva costretto a mettere in ordine i suoi pensieri, ma anziché sentirsi meglio, più leggero, più libero, più consapevole, si era solo sentito più stupido e miserabile che mai. Su quella lettera, nero su bianco, c’era il malinteso più sciocco della sua intera esistenza ed il sentimento più vero che avesse mai provato. Chiudere quelle cose in una busta e consegnarla a Kayla avrebbe dovuto regalargli un senso di chiusura, o quantomeno di meritato time out, invece gli aveva solo lasciato un senso di vuoto e di voglia di continuare a raccontare la verità, perché incredibilmente aveva capito che dire la verità gli piaceva moltissimo. 

E adesso, riusciva solo a guardare Anya con la chiara necessità di imprimersi quell’immagine nella mente più che riusciva, perché ancora una volta qualcosa e qualcuno gli avevano insegnato che la vita è troppo breve e lui aveva capito di non avere più voglia di sentire che il tempo e le occasioni gli scorressero tra le mani senza avere modo di fare niente per fermarli. 

Riusciva solo a guardarla, pensando che c’erano moltissime cose che avrebbe voluto dire, ma mettere in ordine i pensieri per scriverli in una lettera non era bastato: si sentiva comunque un bambino incapace di trasformare i pensieri in parole e frasi, come poche settimane prima a Grimmauld Place, quando fregandosene del mal di testa assurdo avrebbe dovuto dirle “ti amo anche io, ma adesso siediti, calmati, che ti racconto tutto, così la risolviamo insieme”. 

Non riusciva a non guardarla, a non pensare che fosse perfetta anche così, con gli occhi rossi di pianto ed il naso rosso dal freddo, le labbra tremanti mentre si asciugava il pianto in un cappotto grigio come i suoi occhi. Anche così avrebbe avuto voglia solo di baciarle ogni centimetro di pelle per ricordarle che non avrebbe mai voluto farla piangere e che sicuramente, da quel momento in poi, non avrebbe mai più pianto. 

Ciondolò il peso dai talloni alle punte e dalle punte ai talloni, si morse un labbro e la guardò, strappandole un sorriso che gli regalò delle farfalle nello stomaco mai sentite prima d’ora. 

«Ti … ti va di sederci a bere qualcosa?» disse allora, con un filo di voce. 

O magari no, si disse, magari non dovremmo bere niente, dovremmo sederci lì  e guardare gli autobus passare. O forse dovremmo scegliere una casa qui, in questa piazza, e farla nostra per sempre. O forse ancora dovremmo prenderci per mano  e passeggiare per tutta Londra fino all’alba, fino ad avere male ai piedi, fino a dirci tutto quanto, fino a trovare la fine dell’arcobaleno e poi darci una meta nuova. Forse invece dovremmo andare a casa, fare l’amore in quel modo tutto nostro, domani metterci i vestiti nuovi e festeggiare il natale insieme a tutte quelle persone che ci hanno permesso di essere qui, l’uno davanti all’altra in lacrime, in questa notte affollata ed illuminata.

Lei annuì, sorridendo e passandosi la manica sotto al naso per asciugarsi. 

Poi, con dolcezza, allungò l’altra mano verso di lui. Lui l’afferrò, e si lasciò guidare, consapevole che l’avrebbe seguita ovunque, e per sempre. 






NdA: Credo di non aver mai scritto, in vita mia, un capitolo con una sola battuta. Mai. 
Ma credo anche che mi serva e serva anche a loro, per dare più spazio alle parti introspettive - che, adesso, ci volevano proprio. 
Spero davvero che vi sia piaciuto, io vi confesso che ne sono soddisfatta più del previsto. 
Ah, una NdA effettivamente utile: il capitolo "Epilogo (forse)" verrà pubblicato non lunedì 18, ma lunedì 25. E poi si vedrà. Lo sapete, odio gli addii e comunque ... mai dire mai. 
Vi abbraccio. Buona settimana!

fatto il misfatto, 
C

P.S.: essendo io allergica alle festività natalizie, a inizio capitolo trovare l'unica canzone a tema che abbia mai sopportato ... è un canto irlandese, almeno così mi pare di ricordare, che forse avrete sentito in "PS I love you". 

 

 
   
 
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