Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Caaatkhad    21/01/2021    3 recensioni
Tutti umani.
2 ottobre 1893, Londra, Inghilterra. Di fronte al cancello della dimora del dottor Cullen, tre sorelle e la loro zia avevano davanti un'opportunità che avrebbe cambiato la loro difficile e sofferta esistenza. Riusciranno a trovare finalmente la pace tanto agognata, o si ritroveranno in un intreccio famigliare scomodo e proibito? E l'arrivo di una piccola creatura, potrà riportare la pace in quella casa?
Tratto dalla storia:
"Ero un treno in corsa. I miei passi lenti, strascicati sul ciglio del marciapiede, compensavano la velocità dei miei pensieri, delle mie emozioni. Un battito, seguito da un altro più debole. A ricordarmi che da quel momento non sarei mai più stata sola."
Remake della storia "They will be in love." presa dal mio vecchio account Alba97.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A











Una chioma bionda si avvicinò velocemente a lei, che si preparava ad una strigliata.

- Alice, dove ti eri cacciata? - Jasper raggiunse la ragazza a passi veloci, guardandola con fare accigliato. Alice si strinse nelle spalle, non sapendo cosa rispondere. E se Jasper l'avesse vista?
- Non hai niente da dirmi? - Chiese lui, incrociando le braccia contro il petto. Un silenzio seguí, durato appena il tempo per Alice di deglutire a fatica le parole che volevano uscire prepotenti. Aveva tanto da dire a Jasper, era passato poco tempo da quando erano capitate in quella casa, eppure erano successe talmente tante cose da farlo sembrare molto di più. 
- Mia nonna mi ha detto che ti ha cercata dappertutto, mi ha fatto una testa tanta perché sia tu che Bella non vi siete presentate nella sua stanza. - Alice strabuzzò gli occhi, portando una mano davanti alla bocca e rendendosi conto di quanto avesse perso la cognizione del tempo.
Lady Victoria aveva chiesto alle tre sorelle di andare da lei alle 14 in punto per fare, a suo avviso, un breve corso di buone maniere. Rosalie, che già dal canto suo aveva abbastanza a cui pensare, si era rifiutata di rispondere e aveva lasciato le redini del discorso a Bella, che in tutta tranquillità aveva acconsentito per mantenere la pace a tavola.
- Non ho visto l'ora. - Farfugliò Alice, mentre Jasper la guardava con un sopracciglio alzato. Fece una lieve smorfia, poi un cenno con la testa verso la porta. - Dai, sbrigati, ti accompagno. - Disse, ancora contrariato. In fondo capiva benissimo le sorelle, sapeva quanto sua nonna potesse essere invandente e arrogante con la scusa della posizione sociale, ma non avrebbe mai potuto replicare o essere contro di lei, il rispetto che portava per la propria famiglia era per lui un campanello d'allarme.
I due si incamminarono velocemente, lui appena davanti a lei non si girò nemmeno una volta per guardarla, e a lei la cosa dispiacque un po'. Era sollevata del fatto che il ragazzo non l'avesse scoperta a gironzolare intorno alla cappella di famiglia.

Rosalie sbuffò per l'ennesima volta, guardando il grande orologio che spiccava in mezzo al corridoio. Le sue sorelle erano sparite, e nonostante lei fosse stata contraria a quell'incontro aveva acconsentito solo per il loro bene. Dopo ormai un'ora di ritardo, ancora nessuna delle due faceva capolino e si stava spazientando.
Vide all'improvviso Jasper e Alice che salivano le scale di fretta, e pensò quanto fosse strano che i due arrivassero insieme, ma decise di tenere le domande per dopo.
- Era ora! Ma dove ti eri cacciata? - Disse con un tono di voce più acuto del solito. Non fece in tempo a ricevere risposta, perché una Bella affannata e rossa in volto apparve dietro di loro, facendo insospettire i tre.
- Mi dovete delle spiegazioni. - Disse dunque la bionda, puntando contro di loro l'indice e aggrottando le sopracciglia.
Jasper, dopo aver attirato la loro attenzione, fece segno di non fare altro rumore e, guardandosi intorno per vedere che nessun altro stesse arrivando, si allungò verso l'orologio e, girando la rotellina posta sul lato, portò la lancetta delle ore sulle 14. Poi, sfregando velocemente le mani per ripulirsi da un residuo di polvere, le guardò attentamente.
- Io non sono mai stato qui. - Sussurrò, dileguandosi poi senza fare rumore e dirigendosi verso la sua stanza.
Le tre ridacchiarono, poi Alice prese l'iniziativa e bussò alla porta, aspettando che qualcuno desse loro il permesso di entrare.
La testa strafottente di Jessica apparve un istante dopo, con un'espressione quasi di disgusto per le tre. - Avete un bel coraggio a presentarvi qui con tanto ritardo. Non siete altro che delle campagnole. - Sputò con le labbra contrite in una smorfia, poi si spostò per farle entrare. Rosalie ebbe una gran voglia di girare i tacchi e tornare in camera per riposare, la nausea stava rimontando e tutto ciò che desiderava in quel momento era poter stare lontana da Lady Victoria e dalle tre che le gironzolavano attorno.
- Sono le 14 in punto, in realtà. - Disse Alice, gongolando nella sua mente per la brillante idea avuta da Jasper pochi minuti prima; indicò quindi l'orologio a Jessica, che sussultando non poté più replicare, e per ripicca si sedette poco distante con il broncio.
- Non abbiamo tempo da perdere. - Lady Victoria sistemò il cappellino sui capellia, poi squadrò le tre sorelle. - Non posso permettere a tre come voi di rovinare l'immagine della nostra famiglia, chissà quante figure ci avete già fatto fare! - Disse, alzando gli occhi al cielo con una finta aria affranta.

Le ragazze dunque dovettero subire per la seguente ora un discorso lungo e complesso sul come una milady si sarebbe dovuta comportare, sapendo che loro stesse avevano ricevuto un'educazione ineccepibile, ma nei giorni precedenti Edward e Jasper le avevano implorate di stare al gioco almeno fino al matrimonio.
- E soprattutto, non dimenticate che chi comanda qui sono io! - Disse infine Lady Victoria, puntandosi l'indice al petto e gongolandosi, mentre le nipoti la incalzavano e appoggiavano ogni sua parola a discapito delle sorelle Swan.
Un tocco alla porta interruppe quel discorso diventato quasi insostenibile per le tre sorelle, che si fecero scappare un sospiro di sollievo.
- Milady, vostro figlio desidera vedervi con urgenza. - Trevor fece capolino dalla porta, lanciando un'occhiata alle ragazze e facendo poi un accenno di inchino verso lady Victoria, che presa alla sprovvista congedò tutti e si diresse verso lo studio di Carlisle.
Una volta fuori, le tre sorelle si dileguarono velocemente nella loro stanza, facendo bene attenzione che nessuno girasse nei paraggi.
- Come stai? - Chiese Bella a Rosalie, cercando di sviare le sue domande che sapeva che sarebbero arrivate di lì a poco. Rosalie accennò un sorriso, appoggiando la mano destra sul proprio fianco.
- Beh, avrei potuto stare meglio se non avessi dovuto aspettarvi per quasi un'ora davanti alla stanza di quella... - Tacque, sapeva che non era appropriato dare titoli a Lady Victoria, perché dal suo arrivo anche i muri avevano le orecchie in quella casa.
- Dove vi siete cacciate? - Chiese dunque, incalzando le sorelle a sputare il rospo. Alice e Bella si guardarono appena, e la maggiore prese la parola.
- Beh, ragazze... - Abbassò la voce, l'ultima cosa che voleva era che James scoprisse che il loro dialogo segreto era stato svelato in così poco tempo. - Sono stata nel giardino, ho scoperto una cappella che dovete assolutamente vedere. - Si sedette ed invitò le sorelle a raggiungerla, per poi spiegare loro quello che fosse successo.
- Wow... - Disse Bella, con un velo di tristezza a coprirle gli occhi. - Non sapevo che i Cullen avessero passato questo brutto momento. Mi ricorda tanto la mamma... - Sospirò, con una nota amara e la voce rotta.
Rimasero in silenzio un paio di minuti, l'aria nella stanza si fece pesante e i pensieri che accompagnavano le ragazze lo erano ancora di più.
- E tu, Bella? Dov'eri finita? - Alice diede un lieve colpo con il gomito contro il fianco della sorella, che si imbarazzò e divenne paonazza.
- Mi sono intrattenuta con Edward, stava suonando il pianoforte e... Beh... - Bella si interruppe, non voleva dare altre grane alle sorelle, ma sapeva che non avrebbe potuto trattenersi dal raccontare ciò che fosse successo. Avrebbe però potuto farlo in maniera più soft.
- Beh, ha suonato talmente bene... È davvero bravo. - Disse, abbassando appena lo sguardo che fino a quel momento era fisso in quello di Alice, che scrutandola per bene aveva probabilmente intuito cosa volesse dire loro la sorella.
Rosalie appoggiò una mano sul pancino ancora non visibile, e lo stesso fecero le sorelle un attimo dopo, rimanendo in silenzio per diversi minuti. Avevano la spiacevole sensazione di avere in qualche modo minato alla futura serenità della zia, che per tutta la vita aveva cercato di crescerle al meglio insieme alla loro madre e allo zio. Quella che si sentiva più in colpa era proprio Rosalie, non si capacitava ancora del tutto di ciò che stava crescendo dentro di lei, e soprattutto di chi fosse implicato in quel problem insieme a lei, ma sapeva che avrebbe causato un grande dispiacere alla zia.
Avevano paura di deluderla, di ferirla o di causarle forse problemi più gravi di quello che potessero immaginare. E che cosa avrebbe detto Carlisle?
Ognuna di loro in cuor suo aveva un peso, ognuna stava iniziando a provare dei forti sentimenti per i figli di Carlisle, senza che ciò fosse causato in alcun modo dal loro comportamento, che perlomeno per Alice e Rosalie doveva anzi essere un campanello d'allarme e un'ennesima ragione per allontanarsi da loro.
Ma sembrava quasi che più i fratelli si comportassero in malo modo o in maniera bizzarra, e più ne fossero irrimediabilmente attratte.
Forse Rosalie poteva dare la colpa agli ormoni, anche se poche al posto suo avrebbero subito le angherie e le cattiverie a cui veniva sottoposta dal primo giorno da Emmett.
Alice non aveva alcuna scusante, malediva ogni giorno se stessa per i sentimenti che provava per Jasper, che a dire della ragazza non ricambiava e ne veniva anzi quasi ripugnato. Ma allo stesso tempo, ogni qualvolta si ritrovasse assieme a Jasper, o in vicinanza, il suo cuore perdeva un battito.
Non aveva mai provato un sentimento del genere per un uomo prima d'ora, e mai nella vita avrebbe pensato di innamorarsi di qualcuno in così poco tempo. Sperava ovviamente di trovare l'uomo giusto e di provare un sentimento forte tanto quanto quello, ma non pensava di trovarlo in quella circostanza, né di dover affrontare poi una situazione tanto delicata. Sia lei che le sue sorelle avevano a cuore la zia e pregavano ogni giorno che lei potesse essere serena dopo tanti anni di sofferenza, e temevano di esserne loro la causa in caso il tutto venisse scoperto.
- Dai, forza. Prepariamoci per la cena. - Rosalie ruppe il silenzio, dirigendosi poi verso la specchiera posta al centro della stanza per darsi una sistemata veloce ed essere presentabile. L'ultimo pasto della giornata si sarebbe rivelato pieno di sorprese.



- No madre, non credo sia appropriato. - Disse Carlisle, con un cenno di rassegnazione negli occhi, mentre con un guizzo fece segno a Jasper di dargli una mano.
- Ma come? Ti sei dimenticato forse a quale famiglia appartieni, figlio mio? - Chiese lady Victoria, sollevando un sopracciglio quasi indignata. - Fino a che sarò in vita, io deciderò cosa sia meglio per questa famiglia e per questo cognome. Il matrimonio si farà come dico io. - Sputò, con un tono che non ammetteva repliche.
Jasper socchiuse appena le labbra nell'intento di parlare, per far ragionare la donna, ma Emmett lo interruppe sul nascere.
- Volete rovinare anche questo? - Disse, con un tono di indifferenza tale da gelare l'intera tavolata, che rimase immobile per qualche istante, chiedendosi se quello che avevano appena udito fosse reale o meno.
- Cosa hai detto? - Chiese lady Victoria, portando la mano destra al petto, mentre le cugine sedute accanto a lei rimasero ad occhi sgranati.
- Nonna, sapete quanto rispetto io vi porti. Ma per favore, lasciate che mio padre sia felice. Lasciate che la nostra famiglia lo sia. - Proseguì Edward, non del tutto convinto che le sue parole avrebbero potuto essere di aiuto. Sicuramente aveva appena evitato uno scandalo a tavola, conoscendo il fratello maggiore.
La donna rimase in silenzio, sgomenta, mentre con lo sguardo passava in rassegna ogni commensale. Non aveva mai ricevuto un simile affronto in vita sua, tanto meno da uno dei nipoti. Non proferì più parola, e continuò a mangiare stizzita e con un tic nervoso all'occhio destro, che durante i suoi momenti di rabbia intesa si restringeva rispetto all'altro.
A tavola la tensione si poteva tagliare con un coltello; Rosalie non poté più sopportarlo, da giorni non sentiva altro che negatività intorno, l'arrivo della nonna e delle cugine aveva reso i Cullen nervosi e alquanto intrattabili e i suoi ormoni decisamente impazziti presero la meglio su di lei.
Afferrò un calice, in cui aveva prontamente versato dell'acqua, e dopo essersi alzata in piedi sotto lo sguardo incuriosito di tutti, sollevò il bicchiere come per un brindisi.
- Vi chiedo scusa, non mi sento in forma. Mi congedo. À vos souhaits. -  [1]
Disse, con un sorriso appena accennato che nascondeva un sottile sarcasmo che solo la zia, decisamente sorpresa dalla reazione della ragazza,
e le sue sorelle colsero.
Poi, stanca di quel forte imbarazzo, posò nuovamente il calice sul tavolo e girò i tacchi verso l'uscita della sala da pranzo.
- Che gesto riprovevole. Siamo ancora tutti a tavola, non capisco chi sia lei per permettersi questo affronto a nostra nonna. - Disse Jessica, sollevando un sopracciglio e contraendo il viso in una smorfia disgustata, cosa che infastidì non poco il dottor Cullen e i figli. Prima che Jasper potesse replicare, cosa che sicuramente lo avrebbe reso felice data l'insofferenza che provava nei suoi confronti, Carlisle interruppe la nipote.
- Jessica, Rosalie sta male da giorni. Non é sicuramente una mancanza di rispetto nei confronti di nessuno. - Disse, con tono duro, tanto da far abbassare gli occhi alla ragazza, che paonazza si ritrovò senza parole.
- Credo che questo pasto stia diventando difficile. Invito tutti quanti a godersi la cena, dimentichiamo i problemi. Siamo una famiglia. - Concluse, riprendendo poi il gesto di Rosalie e alzando il calice per invitare al brindisi gli altri commensali, che dopo un attimo di esitazione ripresero fiato e lo seguirono.
- Alla famiglia Cullen. - Disse Edward, guardando intensamente Bella che, dal canto suo, non poté che arrossire, facendolo sorridere appena.
Alice si accorse dell'intesa tra i due, e con lo sguardo cercò quello di Jasper, impegnato però a osservare la cugina Angela, e Alice si sentì improvvisamente un'onda di gelosia rimontarle fino alla testa. I pensieri che poche ore prima le stavano attanagliando la mente fecero nuovamente capolino, si rese conto di sentirsi totalmente inerme di fronte al ragazzo e ad ogni suo gesto, e che non avrebbe potuto sopportare a lungo quella situazione.

Bella si stava ancora trattenendo a tavola, Alice si era ritirata con un aria quasi nervosa e sapeva bene quanto fosse inutile andare a chiederle come stesse in quelle condizioni, l'avrebbe fatta chiudere in se stessa e non avrebbe ricavato nulla da lei.
- Tesoro, vado a letto. Sono stanca, é stata una giornataccia. - La zia Esme si abbassò per posarle un bacio sulla fronte, dopo aver fatto cenno con gli occhi verso lady Victoria, che sicuramente l'aveva tormentata come aveva fatto con le tre sorelle.
Bella ricambiò la buonanotte con un grande sorriso, poi prese il cucchiaino in argento posato davanti a lei e iniziò a rigirarlo tra le mani, riflettendo alla cena appena conclusa. Da quello che aveva capito, lady Victoria non aveva reso facile la vita alla madre dei tre fratelli, Alice aveva accennato loro qualcosa ma senza entrare nei dettagli, ma la conversazione a tavola non faceva presagire nulla di diverso.
Sperava che la cosa non si riproducesse quindi con la zia, anche se visto come Carlisle aveva tenuto testa alla madre, non credeva che sarebbe stato così semplice per la lady intromettersi tra loro due.
Una voce interruppe i suoi pensieri. - Isabella, posso parlarti? - La figura imponente di Emmett si palesò poco dietro di lei, facendola quasi sobbalzare. Si girò, e senza dire nulla decise di seguirlo. Il ragazzo quindi si diresse verso una delle varie stanze da lettura della casa, in cui varie poltrone pregiate ma molto comode si alternavano a tavolini con lampade ad olio, e tutto intorno alla stanza le grandi e maestose librerie piene di libri di ogni tipo facevano da sfondo.
Emmett chiuse le tende, dopo aver acceso un paio di lampade per poter permettere a se stesso e a Bella di vedere, poi le fece cenno di accomodarsi sulla poltrona di fronte alla sua.
- Che succede? - Chiese lei, dopo aver appoggiato mestamente la schiena per mettersi comoda, incrociando le braccia al petto e accavallando la gamba sinistra sull'altra.
- Come stai? - Emmett parve voler allungare il brodo e Bella non volle opporsi, quindi gli rispose nonostante la curiosità si facesse strada in lei.
- Bene, Emmett. Come sempre direi. E tu? C'é qualcosa che non va? - Lo incalzò per ricavare delle informazioni da lui, ma il suo tentativo parve inutile.
- Oh, no. Non c'é nessun problema. Solo che tra poco ci sarà il matrimonio, e non ho mai avuto la possibilità di parlare di questa cosa. Né con te, né con i miei fratelli d'altronde. - Disse lui, incrociando le dita delle mani dietro alla testa, lo sguardo impenetrabile.
Lei era l'unica ad aver riuscito a far breccia nella sua spessa corazza da duro, anche se non ci era riuscita del tutto era comunque arrivata a scoprire che anche lui, come tutti, aveva dei sentimenti che teneva ben nascosti e protetti agli occhi degli altri. I suoi fratelli e il padre, anche se questi 
di molte cose non era al corrente, erano gli unici a conoscere tutte le sue sfaccettature, le donne dell'alta società che lui frequentava abitualmente, e che da ormai un paio di mesi non vedeva quasi più, avevano visto di lui solo il lato più arrogante e malizioso; non che la cosa dispiacesse, a loro andava bene così e lui non si aspettava altro che del piacere puramente fisico, il che giovava a tutti e non portava a confusione o a rancori.
Certo, ogni tanto era capitato che due delle sue corteggiatrici e accompagnatrici si ritrovassero a bisticciare, ma la cosa non lo toccava particolarmente.
Insomma, Bella era l'unica donna ad essere riuscita a scalfire un po' la sua armatura invisibile, in un senso quasi fraterno, tanto da fargli credere che lei fosse in realtà una sua sorella di sangue.
- Beh, Emmett... - Iniziò lei, facendogli spallucce. - Come sai é stata una grande sorpresa anche per noi, é successo tutto molto in fretta e nessuno di noi si sarebbe aspettato un matrimonio, tantomeno in così poco tempo. - Continuò, attirando la sua attenzione. Bella non aveva mai fatto parola con altri, al di fuori delle proprie sorelle, delle sensazioni che provava a riguardo, e l'aprirsi ad Emmett con cui una fiducia reciproca si stava stabilendo sempre più poteva solo farle del bene.
- Ma con tutto quello che abbiamo passato, soprattutto Rosalie... - Bella si soffermò sul nome della sorella, che fece rabbuiare Emmett. - Beh, non possiamo che essere grate di essere finalmente in un posto sicuro e tranquillo per noi. Siamo felici di poter presto far parte della vostra famiglia, siamo state accolte da voi e non potremmo chiedere di meglio. - Bella decise di essere onesta e sincera, non aveva paura di lui o del suo giudizio e mentirgli non sarebbe servito a nulla. Ovviamente aveva omesso la parte in cui avrebbe dichiarato di essere ormai totalmente ed incondizionatamente innamorata di Edward, quello non lo aveva mai apertamente confessato nemmeno alle sorelle, che ovviamente lo avevano capito anche senza bisogno di conferme.
- E tu, Emmett? - Chiese lei, spostando la propria attenzione sulle espressioni dure del ragazzo di fronte a lei. - Come ti senti a riguardo? Non sembravi entusiasta all'inizio... - Lui rise all'ultima affermazione, una risata amara e quasi pungente, che Bella colse come un gesto ormai consueto da parte sua.
- No, non lo ero. Non ero pronto a vedere mio padre risposarsi un'altra volta, né a vedere mia nonna intromettersi un'altra volta nella sua vita come sta cercando di fare ora. Non mi aspettavo di dover fare fronte all'arrivo di quattro donne nella nostra casa, soprattutto... Beh. - Si riprese subito, non avrebbe mai confessato a Bella la verità, non voleva nemmeno riconoscerla lui stesso e anzi cercava di reprimerla in ogni modo, invano.
- Ma ora lo sto accettando, Isabella. Lo sai. - Disse lui, concludendo velocemente la conversazione prima che potesse prendere una piega troppo personale.
I due rimasero in silenzio ancora qualche minuto, ognuno immerso nei propri dubbi e pensieri più profondi, poi si congedarono augurandosi la buona notte, consapevoli che quella chiacchierata aveva messo una piccola tregua alle tensioni tra i fratelli e le sorelle. E che il matrimonio, che si sarebbe svolto a breve, avrebbe sancito un nuovo inizio.





[1] La formula francese utilizzata anche durante i brindisi. Letteralmente "ai vostri desideri", logicamente "salute/cin cin".


   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Caaatkhad