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Autore: Star_Rover    28/01/2021    7 recensioni
Durante la Battaglia d’Inghilterra i cieli sopra alle verdi campagne irlandesi sono spesso oscurati da stormi di bombardieri tedeschi che pericolosamente attraversano il Mare d’Irlanda.
Quella notte però è un Heinkel solitario a sorvolare le montagne di Wicklow e il suo contenuto più prezioso non è una bomba.
Un ufficiale della Luftwaffe paracadutato nella neutrale Irlanda è un fatto curioso, potrebbe sembrare un assurdo errore, ma la Germania in guerra non può concedersi di sbagliare.
Infatti il tenente Hans Schneider è in realtà un agente dell’Abwehr giunto nell’Isola Smeraldo con un’importante missione da portare a termine.
Il tedesco si ritrova così in una Nazione ancora divisa da vecchi rancori e infestata dagli spettri di un tragico passato. In questo intricato scenario Schneider entra a far parte di un pericoloso gioco che potrebbe cambiare le sorti della guerra, ma anche per una spia ben addestrata è difficile riconoscere nemici e alleati.
Genere: Drammatico, Storico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
Capitoli:
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Ringrazio di cuore tutti i lettori che stanno seguendo il racconto. Un ringraziamento speciale ai cari recensori per il prezioso supporto.
 
 
4. Alleanze
 

La musica di Händel suonata al pianoforte riempì il silenzio di quell’ampia sala vuota. Le dita si muovevano con sicurezza ed esperienza sui tasti, le note vibravano nell’aria dando vita all’armoniosa melodia.
All’improvviso Charles interruppe l’esecuzione, le sue preoccupazioni gli impedivano di concentrarsi sugli spartiti. 
Sconvolto e affranto emise un sospiro di frustrazione e si prese la testa tra le mani. Non riusciva a smettere di pensare a ciò che era accaduto con Declan. Sapeva di aver preteso troppo e si sentiva in colpa per aver coinvolto il suo migliore amico in quella pericolosa faccenda, eppure si sarebbe sentito peggio se non gli avesse confessato la verità. Era consapevole che egli l’avrebbe considerato un traditore, ma non poteva continuare ad agire di nascosto.
In fondo riteneva ancora che quell’amicizia fosse più importante di qualsiasi compromesso politico, voleva sperare che la sua decisione non avrebbe determinato la fine del loro rapporto.
Lasciandosi trasportare dai ricordi Charles ripensò al loro primo incontro, al tempo egli aveva da poco preso il comando della brigata mentre Declan era una recluta inesperta ed irrequieta. Tra i due era nata subito una sincera amicizia fondata sulla fiducia reciproca. Charles era rimasto affascinato dalla figura di quel ragazzo di umili origini e dallo spirito forte e combattivo. In lui rivedeva i tratti fondamentali del Volunteer idealizzato nei poemi repubblicani.  
Anche O’ Riley stimava il suo comandante, lo considerava come un fratello maggiore e più volte aveva dimostrato di tenere davvero a lui.
Da parte sua Maguire si era sempre sentito responsabile per la sorte del suo compagno. Non era stato semplice conciliare la sua autorità di comandante con l’istinto di protezione che provava nei suoi confronti. Probabilmente in determinate circostanze aveva fallito, ma non avrebbe mai potuto considerare Declan come un semplice sottoposto.
Era stato lui a trasformare quel ragazzino in un vero soldato, e questo O’ Riley l’aveva sempre riconosciuto.
Quella volta però aveva deluso le sue aspettative. Quel giovane vedeva nella sua figura un esempio da emulare e una guida da seguire non solo sul fronte di battaglia.
Rinunciando alla sua integrità morale aveva compromesso l’ideale di se stesso che Declan aveva sempre ammirato. Egli aveva tutto il diritto di sentirsi tradito.
Charles non era orgoglioso di ciò che aveva fatto, ma le sue intenzioni non erano cambiate, la sua priorità era sempre rimasta la lotta per la Libertà.
Maguire si riprese da quei pensieri avvertendo qualcuno bussare alla porta. I battiti divennero sempre più insistenti.
«Charlie, per favore apri! Ti devo parlare!»
Egli sussultò riconoscendo la voce di Declan, senza esitazione corse all’ingresso.
«Sono contento di vederti» ammise con sincerità.
Il suo compagno varcò la soglia.
«Ho riflettuto sulla tua proposta»  
«Avevi detto di non voler avere niente a che fare con questa storia» ricordò Maguire.
Il giovane sospirò: «lo so, ma non si è mai trattato soltanto di me»
«Ho già avuto prova della tua fedeltà per la Causa, hai dimostrato più volte di essere disposto a donare la vita per liberare la nostra Nazione»
«Morire sarebbe più semplice» replicò con amarezza.
«Declan…»
«No, lasciami parlare. Avevi ragione, io sono un buon soldato…e tu sei il mio comandante»
Maguire comprese le sue intenzioni.
«Non potrei mai obbligarti a fare qualcosa contro la tua volontà»
O’ Riley parve sicuro di sé e della sua decisione.
«Io voglio soltanto continuare a combattere al tuo fianco, non ho mai esitato ad affidare la mia vita nelle tue mani. Se ritieni che questa alleanza sia la nostra unica possibilità allora sono disposto a lottare anche per questo»
Charles si commosse nel sentire quelle parole. 
«Non posso prometterti nulla»
«Non mi servono false illusioni. La consapevolezza di star agendo per il bene della Repubblica è una motivazione sufficiente»
Maguire guardò il suo compagno negli occhi, fin dal primo momento aveva riconosciuto in quelle iridi smeraldo una luce di speranza per la Patria.
Declan si sforzò per accennare un debole sorriso.
«La nostra unica ricchezza è la Speranza e tutto ciò di cui abbiamo bisogno è il coraggio»
Charles si sorprese nel sentire quelle parole: «ma…questo è Il Ribelle di Pearse!»
«Una mia personale interpretazione» precisò.
Maguire strinse il suo compagno in un caloroso abbraccio.  
«L’Irlanda non avrà nulla da temere finché ci saranno uomini coraggiosi come te»
Declan non aveva alcuna certezza, ma riuscì a trovare conforto in quel sincero contatto umano.
 
***
 
Il tenente Schneider si distese nell’erba alta avvertendo i tiepidi raggi del sole sulla pelle.
Il cielo era limpido, in direzione nord-est soffiava un vento leggero, sarebbe stata una splendida giornata per volare.
Quei paesaggi bucolici gli riportarono alla mente i primi voli di addestramento che aveva completato durante la sua formazione a Gatow. 
Hans immaginò di pilotare il suo aereo sopra alle montagne rocciose, alle foreste selvagge e alle verdi campagne. Senza alcun pericolo avrebbe potuto dilettarsi con qualche acrobazia per poi seguire le correnti d’aria e planare sulla costa. Quelle fantasie rianimarono il suo spirito. Il tenente continuò a fissare la volta celeste pensando che sicuramente sarebbe stata una splendida esperienza eseguire manovre da manuale nel neutrale cielo d’Irlanda.
In quel breve periodo aveva avuto modo di notare che in quelle terre non si avvertiva alcuna presenza della guerra. Quella sensazione di quiete e tranquillità era estraniante, per un tedesco la Pace appariva ancora come un’illusione.
Inevitabilmente Schneider ripensò ai suoi commilitoni impegnati a combattere. Una parte di sé si sentiva in colpa per aver abbandonato i suoi compagni, in fondo però era consapevole che, seppur lontano dal fronte, anch’egli stava facendo il suo dovere.
Il suo scontro con il nemico sarebbe stato differente, privo di duelli cavallereschi e atti eroici, inoltre se avesse fallito la sua non sarebbe stata una fine gloriosa.
Nonostante ciò Hans aveva ben compreso l’importanza della sua missione ed era determinato a restare fedele alla sua promessa.
Aveva scelto di diventare un agente segreto, ma in ogni caso avrebbe affrontato il suo destino come un ufficiale tedesco.
Schneider si rialzò fino a sedersi, la ferita al piede era peggiorata dopo la sua avventata traversata a nuoto, per fortuna la sua meta non era troppo distante. Dalla sua posizione rialzata poteva facilmente individuare il campanile della chiesa. Aveva pianificato di raggiungere i confini del villaggio e restare nascosto fino al tramonto, indossando la divisa non poteva rischiare di essere riconosciuto. Se tutto fosse andato per il verso giusto avrebbe potuto trovare un rifugio sicuro per la notte.
Dopo i recenti avvenimenti volle sperare che almeno in quell’occasione la buona sorte potesse assisterlo.
 
***
 
Come ogni mattina James attraversò O’ Connell Bridge in sella alla sua bicicletta. Il centro di Dublino era caotico e affollato, a stento riuscì a muoversi a zig-zag tra la calca di gente senza perdere l’equilibrio. Svoltò in direzione di Merrion Square e si fermò all’incrocio, un tram colmo di passeggeri transitò sulle rotaie. Donnelly attraversò la strada e proseguì cautamente per non urtare pedoni e automobili. 
Passando davanti al Trinity College ripensò agli anni trascorsi in quelle aule come studente, ricordava sempre con piacere quel periodo di libertà e spensieratezza.
Il giovane pedalò fino al Municipio e lasciò il suo mezzo davanti alle caserme della Garda. Per raggiungere il Castello doveva ancora percorrere un breve tratto a piedi. James si sistemò la giacca, osservò l’orologio per controllare di non essere in ritardo e si incamminò tranquillamente lungo la via.
Passeggiando tra la folla notò una ragazza che a fatica tentava di sorreggere un’ingombrante cassa colma di fiori.
Donnelly non esitò ad offrire il suo aiuto.
«La prego, mi permetta di darle una mano»
La giovane lasciò che egli la liberasse da quel carico: «grazie, è davvero molto gentile»
James sollevò la cassa e senza particolare sforzo la trasportò all’interno della bottega.
«Non doveva disturbarsi…»
«Servire il popolo è mio dovere» disse riferendosi alla sua divisa.
La ragazza sistemò un bouquet, scelse un fiore e lo mise all’occhiello della sua uniforme.
Donnelly fu piacevolmente sorpreso da quel gesto.
«Così sono più elegante?»
Ella annuì: «è un bel simbolo per i difensori della Pace[1]»
«A dire il vero non sono un poliziotto, ma apprezzo il suo dono»
Lei abbassò timidamente lo sguardo: «volevo solo ringraziarla per la sua cortesia»
«È stato un piacere, adesso però devo andare»
«Sì, certo. Mi scusi, non volevo farle perdere altro tempo. Le auguro una buona giornata» disse prima di tornare al suo lavoro.
«Aspetti…»
Lei si voltò.
«Quando il fiore appassirà a chi dovrò chiedere per averne un altro?»
La ragazza sorrise: «mi chiamo Julia. Ed io per chi dovrò conservare quel fiore?»
«James»
 
 
Donnelly continuò a pensare a quel gradevole incontro finché non fu costretto a tornare alla realtà presentandosi nell’ufficio del capitano Kerney.
Entrando nella stanza avvertì una certa tensione, l’ufficiale era impegnato nella lettura, tra le mani stringeva il suo fascicolo personale.
Il giovane fu invitato a sedersi davanti alla scrivania.
James tentò di nascondere il nervosismo e si preparò ad affrontare quel colloquio.
«Vedo che ha un buon rapporto con i suoi colleghi dell’Unità Speciale[2]» iniziò Kerney riferendosi al suo ultimo incarico.
«La nostra cooperazione ha portato ad ottimi risultati, lo scambio di informazioni è vantaggioso per entrambe le parti»
«Condivido le sue opinioni. Invece cosa pensa della nostra collaborazione con l’MI5?»
Donnelly guardò il suo superiore negli occhi: «non ho mai avuto problemi con gli inglesi»
«Alcuni ritengono che gli agenti della Corona siano qui per controllarci»
«Esiste la Sezione britannica per questo»  
«Dunque lei ha fiducia in questa alleanza?»
«Fino a prova contraria non ho intenzione di dubitare dell’onestà di una Nazione, nemmeno se si tratta dell’Inghilterra»
Quella risposta sembrò compiacere il suo comandante. 
«Non mi sbagliavo, lei è davvero un uomo equo e razionale»
«Cerco solo di svolgere al meglio il mio lavoro»
«E anche modesto» aggiunse il capitano con orgoglio.
Donnelly rimase in silenzio, in attesa di conoscere il reale motivo di quell’incontro.
Kerney richiuse il fascicolo con le sue informazioni, l’espressione sul suo viso sembrò rilassarsi.
«Mi spiace averla sottoposta a questo interrogatorio, ma queste sono le procedure, non ho potuto fare eccezioni»
«Certo capitano, la prudenza non è mai abbastanza»
«Posso affermare di non aver alcun dubbio su di lei»
«Sono onorato per tutto questo, ma al momento non so ancora perché sono qui»
L’ufficiale non perse altro tempo e rispose senza più tergiversare.
«Agente Donnelly, voglio proporle di occuparsi di un caso di massima importanza che riguarda una questione internazionale»
James sgranò i suoi intensi occhi nocciola: «di che sta parlando?»
«Si tratta di una collaborazione con l’Inghilterra»
«Una collaborazione?»
Kerney porse una cartella al suo sottoposto.
«L’MI5 sostiene che l’IRA si sia alleata con la Germania. Questo potrebbe essere un pericolo anche per l’Irlanda»
James non poté evitare di porsi certe domande.
«Per quale motivo mi ritiene idoneo a questo compito?»
«È un buon agente, non disprezza gli inglesi e conosce il tedesco, mi sembrano tutte valide ragioni»
Le spiegazioni del capitano risultarono convincenti.
«Non ho motivi per rifiutare la sua proposta»
Il suo superiore mostrò un sorriso soddisfatto.
«Presto potrà incontrare il suo collega»
Donnelly si stupì: «egli non è qui?»
«No, è ancora in viaggio. Dovrebbe arrivare a Dublino tra poche ore»
«Posso almeno sapere qualcosa su di lui?» domandò.
«Avrà tutto il tempo per fare la sua conoscenza, non deve preoccuparsi, è il migliore nel suo campo»
James si rassegnò e tornò a sfogliare le pagine del fascicolo.
«Armi tedesche, messaggi in codice…questi indizi sembrano confermare i sospetti britannici»
«Sarà suo dovere scoprire la verità su questa storia»
«La presenza di collaborazionisti tedeschi in territorio irlandese potrebbe compromettere la nostra Neutralità, ma anche favorire gli inglesi non sarebbe un comportamento del tutto leale»
«Lei è decisamente un uomo di legge»
«Sto solo cercando di comprendere la situazione» si giustificò.
«I servizi segreti irlandesi sono disposti a collaborare con gli inglesi per fermare i terroristi dell’IRA»
Donnelly continuò a insistere: «suppongo che anche la guerra abbia la sua importanza»  
Il capitano esitò prima di esporre la verità.
«Esiste la concreta possibilità di un’invasione da parte della Germania»
James trovò che tutto avesse più senso dopo quell’ultima rivelazione. Nel mezzo di quei ragionamenti si lasciò sfuggire un commento di troppo.
«Deve essere difficile mantenere in equilibrio l’ago della bilancia»
L’ufficiale cominciò a mostrare la sua insofferenza.
«Certe questioni non la riguardano»
Donnelly si ritrasse sulla sedia: «ha ragione, deve perdonare la mia impertinenza»
«Ha altre domande riguardanti il caso?»
«No signore»
«Bene, allora è deciso. Per lei questa è una grande opportunità e un’occasione per dimostrare le sue capacità»
«Sono consapevole delle mie responsabilità»
«Mi fido di lei come mi sono sempre fidato di suo padre»
James comprese l’importanza di quelle parole.
«Farò del mio meglio per non deluderla»
«Ne sono certo» affermò il capitano prima di congedare il giovane agente.  
 
James uscì in corridoio, i primi segni di agitazione iniziarono a manifestarsi. Rapidamente raggiunse i bagni e si affrettò a sciacquarsi il volto con l’acqua fresca. Ciò fu d’aiuto, pian piano il battito tornò regolare ed egli riprese a pieno il controllo di sé. Era sempre più difficile mantenere la calma nel suo ruolo.
Ancora faticava a credere a ciò che era appena accaduto, non avrebbe mai sperato di ottenere un simile incarico.
Il giovane alzò la testa e osservò la sua immagine allo specchio, nella sua mente continuò a ricordare la medesima frase.
Lei assomiglia davvero molto a suo padre.
Essere il figlio del tenente Donnelly non era mai stato semplice, ma ciò aveva portato anche i suoi vantaggi.
James prese un profondo respiro, dal primo istante in cui aveva messo piede dentro a quelle mura aveva dovuto compiere delle scelte ed ora si era spinto troppo oltre per tirarsi indietro.  
Non sapeva a cosa avrebbe portato quell’alleanza, ma non poteva sprecare quell’opportunità.
 
James tornò nel suo settore, la prima persona che incontrò fu il sergente McKinley.
«Donnelly, credevo che fossi ancora in servizio ad Harcourt Street» esclamò il sottufficiale con evidente sorpresa.
«Mi hanno affidato un nuovo caso»
«Di che si tratta?» chiese il compagno indicando i fogli che teneva in mano.
James sistemò i documenti sotto al braccio: «top secret»
«Oh, la promozione ti ha portato ai piani alti» scherzò McKinley.
Egli scosse la testa: «sono certo che mi abbiano assegnato un compito che nessun altro avrebbe accettato»
«Adesso capisco…»
«La morte di Ryan ha causato un bel po’ di movimento» commentò Donnelly per cambiare argomento.
Il suo collega annuì: «già, questa volta quei criminali hanno davvero superato il limite»
Egli fu più obiettivo: «l’IRA ha sempre dimostrato di essere pronta a combattere»
McKinley sospirò: «quei terroristi non hanno mai agito senza uno scopo»
James rifletté qualche istante.
«Qualche settimana fa un militante è stato giustiziato, il processo Blaine, ricordi?»
«Credi che l’omicidio di Ryan sia stato un atto di vendetta?»
«Non lo so, ma non sarebbe una novità per l’IRA»
Il sergente scosse le spalle: «in ogni caso quei militanti erano a conoscenza di informazioni riguardanti le nostre indagini»
«Dovremo prendere provvedimenti più severi, gli informatori dell’IRA sono ovunque…»
«Qualcuno pensa che potrebbe esserci una spia all’interno del Castello» 
Donnelly rimase perplesso: «chi è che nutre simili sospetti?»
«L’Unità Speciale ha mandato qui uno dei suoi mastini»
«È assurdo»
«Infatti suppongo che si tratti di un falso allarme, vogliono solo tenerci tutti quanti in allerta»
«Un buon soldato non deve mai abbassare la guardia»
«Ottimo consiglio, ma non siamo in trincea»
«Con quel che sta accadendo anche noi potremmo trovarci presto nel fango» concluse James.
 
Per il resto della giornata Donnelly restò nel suo ufficio per studiare i fascicoli riguardanti la questione tedesca.
Ogni tanto sollevava lo sguardo da quei fogli per osservare il fiore ancora rigoglioso posto sulla scrivania, il pensiero di Julia era la sua unica distrazione.
Donnelly lasciò perdere quei vagheggiamenti e tornò a studiare il suo caso, gli inglesi non avevano molte prove, ma la guerra era un motivo sufficiente per portare avanti le indagini.
James non aveva ancora idea di come avrebbe affrontato la situazione, di certo non aveva intenzione di diventare il tirapiedi di quel misterioso agente dell’MI5.
Il giovane ripensò a ciò che gli aveva rivelato il sergente McKinley. L’omicidio di Ryan aveva destato alcuni dubbi, così qualcuno aveva ipotizzato la presenza di un traditore.
Avrebbe dovuto preoccuparsi a riguardo, ma risultava ironico il fatto che gli agenti dell’Unità Speciale sospettassero del G2, il loro vecchio comandante durante la Guerra d’Indipendenza era stato un abile doppiogiochista[3].
James inarcò le labbra in un sarcastico sorriso, il Castello aveva sempre avuto i suoi segreti.
Era ancora perso in queste considerazioni quando ad un tratto una recluta bussò alla porta.
«Una persona ha chiesto di lei, si tratta di un ufficiale britannico»
Donnelly scattò in piedi: «gli dica che sono pronto a riceverlo»
La sentinella sparì in corridoio, poco dopo la porta si riaprì. Sulla soglia comparve un uomo sulla trentina, alto e snello, impeccabile nella sua divisa. Non sembrava che egli avesse appena terminato un lungo viaggio, il suo volto non mostrava alcun segno di stanchezza. I capelli neri erano perfettamente ordinati e pettinati, due profondi occhi scuri caratterizzavano il suo sguardo rigido e severo.
Il giovane gli porse la mano: «sottotenente James Donnelly»
L’inglese rispose con una stretta decisa e si presentò in modo cordiale: «lieto di conoscerla, sono il tenente Radley Hart»
 
 
 
 
 
 
 
Note
 
[1] La Forza di Polizia irlandese è denominata An Garda Síochána (La Difesa della Pace), di conseguenza i poliziotti sono comunemente definiti “i difensori della Pace”.
 
[2] L’Unità Speciale (Special Branch) è una divisione investigativa della Garda Síochána specializzata in anti-terrorismo e controspionaggio. Per la sicurezza nazionale l’Unità Speciale collabora con l’Esercito e i servizi segreti (G2).
 
[3] Il fondatore dell’Unità Speciale fu David Neligan, una spia che durante la Guerra d’Indipendenza (1919- 1921) collaborò con i repubblicani come informatore infiltrandosi nell’Intelligence britannica.
   
 
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