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Autore: heliodor    11/02/2021    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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È solo colpa tua
 
Per un attimo temette che un estraneo si fosse introdotto nella sua stanza approfittando della sua assenza. Eppure non aveva con sé niente di prezioso o che valesse la pena di rubare e lei stessa non era così importante.
“Guarda come ti hanno conciata” disse la voce con tono triste, come se stesse per mettersi a piangere. O ridere.
Nel buio vide il suo contorno stagliarsi contro la tenue luce che filtrava dalla finestra con le imposte socchiuse. Valya fu tentata di precipitarsi fuori dalla stanza ma si trattenne puntando i piedi.
Margry Mallor non è mai fuggita davanti a un nemico, si disse. E nemmeno io lo farò.
La figura si alzò in piedi torreggiando sopra di lei e venne avanti. Il suo viso dai lineamenti marcati venne illuminato dalla luce della tenue luce delle lampade che ardevano fuori dalla finestra e lei riconobbe quel viso, anche se sembrava stanco e invecchiato di molti anni.
Era quello di Simm Keltel.
“Tu? Che cosa ci fai qui nella mia stanza?” gli domandò arrabbiata. “È questo il modo di presentarsi?”
Simm Keltel abbozzò un timido sorriso. “Sei mia figlia. Mi serve un permesso particolare per venirti a trovare?”
“È che non mi aspettavo di vederti qui. Adesso.”
“C’è un momento migliore o peggiore per fare certe cose?”
“Sì” disse con tono perentorio. “Sono stanca e vorrei andare a dormire.”
“Come sei diventata educata. Nemmeno sembri più mia figlia.” La sua espressione divenne più triste, se possibile.
Valya sospirò. “Scusa, non ti stavo rimproverando e mi fa piacere rivederti ma…” Esitò. “Sono giorni che io vengo alla forgia e non ti trovo mai. Rann dice che vai spesso in città senza lasciar detto dove e che torni tardi e di pessimo umore.”
“Mi spiace” disse Simm chinando la testa. “Ho avuto da fare. Dovevo risolvere dei problemi che mi assillavano.”
“Quali?”
“Non posso parlartene.”
“Come al solito. Se è così puoi andare via. Ne riparleremo domani quando saremo entrambi più riposati.”
Simm non si mosse. “Olethe ha fatto proprio un ottimo lavoro” disse con tono sommesso. “Migliore del mio, non c’è dubbio.”
“Per favore” disse Valya con tono supplice. “Possiamo parlarne domani? Sono stanca.”
“Domani” rispose suo padre. “Potrebbe essere troppo tardi.”
“È accaduto qualcosa?”
“Sì. No.” Scosse la testa.
“Perché sei venuto qui ora?” gli chiese.
Suo padre guardò altrove.
“Dimmelo” esclamò.
“Valya” fece Simm rialzando la testa. “Pendi le tue cose.”
Lei lo fissò stupita.
“Dobbiamo andare via. Adesso” disse lui con tono urgente.
“Dove?”
“Non lo so. Lontano da qui.” Sembrò esitare. “Dovevo darti ascolto quando volevi scappare via per non pagare il debito. Se fossimo fuggiti, Falgan non mi avrebbe trovato e costretto a venire qui e ora… ora…”
“Calmati” disse Valya avvicinandosi.
Suo padre si allontanò di scatto.
“Siedi. Dici cose assurde.”
“Non sono assurde” esclamò Simm. “Lui è qui, Valya, mi ha trovato.”
Valya ebbe u tuffo al cuore. “Chi? Myron Chernin?”
Forse vuole vendicarsi di noi, pensò.
“No, non Chernin. Lui non è niente in confronto a...” Suo padre crollò sul bordo del letto, la testa chinata in avanti. “Mi ha trovato, capisci? E ora mi farà fare cose orribili, come ha già fatto una volta.”
“Cosa?” domandò Valya sconvolta. “Cosa ti farà fare di così terribile questa persona?”
“Lui non è come gli altri. Il suo potere è convincere le persone a fare le cose peggiori per lui.”
“Puoi opporti. Hylana ti aiuterà. Io ti aiuterò. Andrò subito ad avvertirla.”
Simm le afferrò il braccio. “No” esclamò. “Lei non deve saperlo e noi dobbiamo andare via. Subito.”
“Non possiamo andarcene così.”
“Perché no?”
Valya ragionò in fretta. “Ci crederebbero dei traditori se fuggissimo. Non puoi abbandonare la forgia senza un buon motivo.”
“La forgia” disse Simm scuotendo la testa. “Odio quel dannato posto. Speravo che bruciasse del tutto l’altra notte.”
“Non dire così” disse Valya.
“Avrei dovuto darle fuoco io stesso. Potrei farlo, sarebbe facile.”
Valya avvertì un brivido di terrore percorrerle la schiena. “Ti prego, aspetta fino a domani.”
“Dobbiamo andare via adesso.”
Valya si sottrasse alla sua stretta. “No” disse decisa. “Io non verrò.”
Simm la guardò stupito. “Tu sei mia figlia.”
“Ormai sono un’adulta e posso fare le mie scelte da sola. Non verrò con te. Non lascerò il palazzo e non tradirò la fiducia di Hylana.”
Simm la guardò stupito. “Ma di che cosa stai parlando? Quale fiducia? Hylana non si fida affatto di te, stupida ragazzina.”
“Invece sì” disse con tono di sfida. “Lei mi tratta bene, ha ordinato a Ferg di insegnarmi a usare la spada e mi ha preso come sua protetta.”
Suo padre rise. “Protetta? È così che ti ha detto? Che sei la sua protetta?”
Valya lo fissò accigliata. “Tu non puoi capire, non hai mai avuto alcuna fiducia in me.”
“E sono stato saggio, visto quanto sei stupida e ingenua” disse Simm tra un singhiozzo e l’altro. “Mi stupisce che tu non te ne sia resa conto.”
Valya attesa che proseguisse.
“Hylana vuole solo usarti, sciocca ragazzina. Pensa che conquistando la tua fiducia e tenendoti vicina a lei possa convincere me ad aiutarla.” Scosse la testa come se fosse affranto.
“Non è vero” disse con voce roca.
“Pensi che indossare un bel vestitino e qualche lezione da parte di quel mezzo cavaliere ti renda importante?” fece suo padre. “La verità è che tu non puoi mischiarti a queste persone, Valya. Sei solo la campagnola arrivata da fuori che si veste come loro e pensa di aver fatto qualcosa per meritare tutto questo, ma quello che sei veramente è altro.”
“Dimmelo tu che cosa sono” disse Valya fronteggiandolo.
“Tu sei una sventura” rispose Simm Keltel fissandola negli occhi. “Fin dal primo giorno in cui sei venuta al mondo non hai fatto altro che causarmi guai. Per te ho dovuto rinunciare a quello che volevo essere davvero, sono dovuto sparire dal mondo e rifugiarmi in un buco puzzolente. Tutto per te. E soprattutto.” Esitò.
“Continua” lo sfidò Valya, la voce che le tremava. “Finisci quello che stavi dicendo.”
“Non c’è giorno che passi senza che io maledica la tua nascita.” Simm le puntò l’indice contro il petto. “Ho commesso molti errori nella mia vita, ma ce n’è uno solo di cui mi pento. Uno solo. Ho perso di vista ciò a cui tenevo davvero e mi è stato strappato nel modo più brutale concepibile. E tutto per colpa tua, dannata ragazzina. Solo per colpa tua. Se potessi tornare indietro non commetterei di nuovo quell’errore, puoi credermi.”
Valya si ritrovò ad annuire mentre cercava di dominare le lacrime. “Ti credo” disse con un filo di voce.
Simm la fissò negli occhi.
Non sta mentendo, pensò Valya. Pensa veramente ciò che ha detto.
“Ora vattene” disse con voce ferma. “Vai dove ti pare, non mi interessa.”
Simm sospirò e passò oltre dirigendosi alla porta.
Valya lo udì socchiuderla con delicatezza e poi udì il rumore dei suoi passi che si allontanavano nel corridoio. Solo allora sedette sul bordo del letto, gli occhi fissi sulla parete di fronte.
 
Trovò Olethe nella stanza dove lei e le ancelle del palazzo si riunivano per ricevere gli ordini e i compiti da fare per la giornata.
La donna stava parlando a due delle ragazze che servivano al livello superiore, quello della governatrice e degli ospiti più importanti che risiedevano a palazzo.
Non il mio livello, pensò Valya poggiando il vestito sul tavolo. L’aveva ripiegato con cura come Olethe le aveva detto di fare quando la stavano ancora vestendo.
La donna gettò un’occhiata veloce al vestito. “Non ci sono strappi ed è pulito” disse. Le rivolse un’occhiata dubbiosa. “Cos’è quell’espressione? Non ti sei divertita alla festa?”
Valya si sforzò di sorridere. “Molto” disse. “Non è stato come alle feste che facevamo a Cambolt.”
“Lo credo bene” rispose la donna. “Hai fatto amicizia con qualcuno degli ospiti? Spero che tu non abbia fatto fare una brutta figura alla governatrice.”
“Sono stata gentile e ossequiosa con tutti quelli a cui ho rivolto la parola” disse.
Tranne che con mio padre, pensò.
Il ricordo della discussione avvenuta al ritorno dalla festa si affacciò nella sua mente e tentò di ricacciarlo indietro.
Olethe rispose con un brontolio sommesso. “Shenara dice che ti ha vista parlare a lungo con il comandante straniero” disse senza guardarla negli occhi.
Valya arrossì. “Shenara dovrebbe imparare a non fare la spia.”
“Le ho chiesto io di darti un’occhiata ogni tanto” disse Olethe. “Per il tuo bene, ovviamente. E per il buon nome della governatrice. Ora che va in giro dicendo che sei la sua protetta devi comportarti come si deve.”
“Lo farò” disse svogliata.
“Ascolta” fece la donna rivolgendole un’occhiata dura. “Questo non è più un gioco, ragazzina. Sai quante ragazze di nobile nascita vorrebbero essere al tuo posto in questo momento?”
Scosse la testa.
“Parecchie” rispose Olethe. “La notizia si sta già diffondendo tra le famiglie nobili della città e nessuno sarà contento delle scelte della governatrice. Non la contesteranno apertamente, ma chiederanno una compensazione.”
Valya si accigliò.
“E quando non vedranno soddisfatte le loro pretese, inizieranno a prendersela con te.”
Atri che mi incolpano dei loro problemi? Si chiese Valya.
“Ora il mio compito è proteggerti da quello che potrebbe accaderti” spiegò Olethe. “In questi casi, il peggior nemico che puoi avere sei tu.”
“Io?”
“Vieni dalla campagna e hai modi rozzi e sgarbati.”
“Non è vero” esclamò indignata.
“Dovrai cambiare atteggiamento se vuoi restare nelle grazie della governatrice. E io ho il compito di occuparmi di te.”
“Proteggendomi?”
“Lo faccio solo per proteggere il buon nome di questo luogo, ragazzina. Di te non mi importa niente e anche se disapprovo le scelte della governatrice, farò di tutto perché non ne venga danneggiata.”
“Hylana mi apprezza” disse Valya. “Per quella che sono.”
“Per te è signora governatrice” disse Olethe con tono compunto. “O Sua Eccellenza, scegli tu. Non chiamarla mai per nome, soprattutto in pubblico.”
Valya si ritrovò ad annuire. “Posso andare ora? Avrei delle commissioni da fare.”
“Davvero? E cosa? Abbylan è troppo occupato per darti lezioni di spada e io e le ragazze avremo da fare nei giorni del torneo e non potremo starti dietro.”
“Mi allenerò da sola” disse Valya cercando di essere convincente.
Olethe sospirò. “Questa storia dell’addestramento non si addice alla protetta della governatrice. Prima o poi dovrai rinunciare al tuo stupido sogno da ragazzina.”
Mai, urlò una voce dentro di lei.
“Se la governatrice vuole che mi addestri nell’uso della spada” disse invece. “Non mi sembra educato contraddirla.”
Olethe fece una smorfia. “Non sei abbastanza brava in questo gioco, ragazzina, ma per ora ti ascerò vincere. Ma non finisce qui. Ora sparisci, ho cose più importanti da fare che perdere tempo con te.”
“Col tuo permesso” disse facendo un leggero inchino.
“Sì, sì, purché adesso mi lasci in pace.”
Valya abbandonò la stanza con passo calmo, ma lo accelerò non appena fu abbastanza lontana. Quando arrivò nel cortile della fortezza si era quasi messa a correre.

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