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Autore: Rosmary    23/02/2021    7 recensioni
Raccolta disomogenea su diversi coppie e personaggi. Alcuni racconti sono missing moments di Paradiso perduto.
1. Incastrati nella testa (Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy)
2. Quando il buongiorno non si vede dal mattino (Scorpius Malfoy/Gwendolen Goldstein)
3. Scorci (Molly Weasley junior/Atlas Nott)
4. Sono tutti i colori (Luna Lovegood, Rolf Scamander, Lorcan e Lysander, Ron Weasley, Rose)
5. Emozioni (Albus/Moira, Albus/Teti, Albus/Scorpius)
6. Se non è per sempre (Moira Meadowes/Atlas Nott)
7. Di impiccioni, offese e chiacchiere (James Sirius, Rose, Un po’ tutti)
8. Legati (James Sirius, Rose, Un po’ tutti tra genitori, zii e cugini)
9. Un sabato tutto Grifondoro (James Sirius, Rose)
10. Il più bello del reame (più o meno) (Un po’ tutti)
11. Un modello per Louis (Louis, James Sirius, Fleur e Bill, Percy)
12. Tasselli (Un po’ tutti)
13. A lezione di Babbanologia (Albus, Scorpius)
14. Ritornare – e restare (Louis/Isabelle)
15. Promesso (Lysander, Gwenda)
16. Vita da Capitano (Louis, Amanda)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Molly Weasley, Molly Weasley Jr, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Vari personaggi | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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La oneshot è un missing moments di Paradiso perduto, ma può essere letta anche da chi non conosce la long e non ha spoiler alert, può leggerla anche chi è fermo al prologo.


 
 
Sono tutti i colori
 
Settembre 2006
 
Se Luna abbia mai desiderato lasciarsi alle spalle il piccolo villaggio di Ottery St Catchpole e le sue colline, Rolf non saprebbe dirlo: vivere in questa villetta dalle forme strambe non è stata una vera e propria decisione, ma un passo che è parso a entrambi naturale – un po’ per non lasciare solo Xenophilius, un po’ perché è a questa porta che Rolf tre anni addietro ha bussato per conoscerla, incuriosito da un suo articolo assolutamente stravagante apparso sulla copertina del Cavillo. Nessuno dei due ha mai dimenticato l’istantanea sintonia e il piccato litigio che è seguito quando Rolf ha riso delle superstizioni – così le ha chiamate – che hanno indotto Xenophilius a confondere un corno di Erumpent con quello dell’inesistente Ricciocorno Schiattoso.
Come abbiano deciso di sposarsi e avere dei figli in un arco temporale così breve è un’altra cosa che Rolf non saprebbe dire, ma Luna a riguardo gli ha sempre ripetuto che per fortuna non tutto ha una spiegazione e che lui sbaglia quando crede che un buon ragionamento sia migliore di una svolta intuitiva.
Come darle torto.
Che abbia ragione da vendere Rolf lo crede ogni giorno di più, gli è sufficiente guardare Lorcan e Lysander, che in appena quindici mesi di vita sono già riusciti a mettere a soqquadro la loro vita e arricchirla di colori sgargianti e bellissimi – certo, se magari si limitassero a mettere a soqquadro la vita e non anche la casa, lui sarebbe ancora più felice, ma Luna seguita a imporgli di non rimproverarli mai, perché “solo così liberano la loro creatività”.
“Perché non giochi con noi?”
Rolf si apre in un sorriso alla domanda della moglie e mette via alcune pergamene prima di avvicinarsi a loro tre, che seduti a terra sembrano impegnati a distruggere qualcosa.
“Ma quello è il mio saggio?”
“Ta! Ta! Ta!”
E a ogni ta entusiasta di Lorcan, Lysander batte le mani e Luna ride, mentre al povero saggio viene strappata una pagina dopo l’altra.
“È solo una copia,” dice Luna. “Dai, siediti, non fare il musone!”
“Ta!” si unisce Lysander, strappando le pagine assieme al gemello. “Ta!”
“Sei sicura che sia la copia? A furia di tatata distruggono tutto!”
“Ma certo che sono sicura,” ribatte Luna. “Almeno credo,” aggiunge, per poi strappare anche lei una pagina. “Ta!”
Rolf esibisce una smorfia, ma quando Lysander gli si avvicina per strofinargli il nasino sul braccio si abbandona a una risata e a colpi di ta si arrende alla loro opera di demolizione.
È quando non restano che una decina di pagine che Lorcan smette di trovare interessante il saggio del padre, anzi lo guarda immusonito e a sorpresa lo scaraventa dall’altra parte della piccola stanza, colpendo in pieno un vaso di carta creato da Luna che finisce a terra con sommo divertimento di Lysander, che inizia a ridere battendo le mani a terra.
Luna e Rolf hanno appena il tempo di pensare che forse dovrebbero recuperare il vaso che i gemelli si sono già alzati e hanno preso a trotterellare in giro – e se Lorcan sposta a fatica una sedia, Lysander tenta di arrampicarvisi su senza successo.
“Lo,” chiama Lysander. “Da!”
Lorcan ridacchia e le sue manine grassocce si avventano su uno scatolone dove entrambi sono abituati a trovare i giochi.
“Cosa cerchi?” chiede Luna, accovacciandosi accanto al figlio.
“Da,” risponde Lorcan, con la testa riccia ficcata nello scatolone. “Ly, da!”
“Quelli sono i colori,” interviene Rolf quando Lorcan agguanta soddisfatto varie tempere e le getta a terra. “Su, diciamolo insieme: co-lo-ri.”
“Da!”
Luna scoppia a ridere e Rolf aggrotta le sopracciglia, sedendosi di nuovo a terra e guardando i figli scartare qualsiasi pergamena in favore del pavimento. È Lysander il primo a rovesciare il contenuto di una tempera a terra, imbrattando di verde un’intera mattonella, si impiastriccia poi le mani e le spiaccica sulla salopette del gemello.
Poco dopo Lorcan rovescia della tempera rossa sulla stessa mattonella già sporcata da Lysander, ma lui pensa bene di gattonare e imbrattarsi mani, ginocchia, gambe, scarpe persino, tirandosi su l’istante dopo per gironzolare ovunque. Lysander però, forse non ancora soddisfatto del pasticcio di colori, aggiunge anche il viola al verde e al rosso, si sporca di nuovo le mani e le spiaccica sul viso della madre, ridendo quando lei esibisce smorfie buffe per divertirlo.
“Mi hai colorata!”
Lysander esulta un sì che lo porta a saltellare.
“E io?” si inserisce Rolf. “Anche papà vuole essere colorato!”
Lysander arriccia il naso e chiude tra le mani anche il viso del padre. Lorcan li avvicina di lì a un istante, con stretto tra le mani il trofeo della giornata, ossia uno dei cuscini del piccolo divano tutto sporco di colori – Luna non ha bisogno di guardare il divano per sapere che abbia colorato anche quello.
Tuttavia la pace non dura che pochi istanti, perché Lorcan decide di sfruttare il proprio bottino per colpire Lysander, che casca col sedere a terra quando il gemello gli scaraventa il cuscino contro.
Luna e Rolf, come al solito, non fanno in tempo a fermarli che Lysander ha già lanciato quello stesso cuscino contro Lorcan, col risultato che si ritrovano ad azzuffarsi a suon di manine impiastricciate e cuscini in testa.
Quando li separano, Lysander strizza gli occhi a causa della stretta di Lorcan sui suoi capelli, è Luna che va a districare dita e ricci.
“Non dovete litigare,” dice Luna. “I cuscini si lanciano contro i mobili, non contro tuo fratello,” spiega a Lorcan.
“Sarebbe meglio se restassero sul divano,” borbotta Rolf. “Lorcan...”
“Papà è noioso,” interviene Luna sorridente. “Vero, tesoro?”
“Pa-pà bu,” dice Lorcan.
“Lo,” chiama Lysander, avvicinandosi a lui per afferrargli il braccio. “Me.”
Lorcan, al richiamo del gemello, si libera dalla stretta della madre e segue Lysander. Come se non avessero litigato cinque minuti prima, si siedono entrambi attorno alla mattonella colorata, rovesciano altri colori e riprendono a impiastricciarsi l’un l’altro, sporcando tutta la porzione di pavimento che occupano e anche le pareti che sfiorano.
È un bussare alla porta che distrae Luna e Rolf, e se la prima si limita a invitare il qualsiasi ospite a entrare, il secondo si preoccupa di mettersi in piedi e sbirciare l’uscio aperto.
Ron Weasley, ventisei anni e una bimba di nove mesi stretta in braccio, fa capolino nella chiassosa stanza al piano terra con un gran sorriso.
“Vi ho portato quegli appunti,” esordisce Ron. “Il gufo di Charlie è arrivato ieri sera.”
“Non ringrazierò mai abbastanza tuo fratello,” dice entusiasta Rolf. “Ma siediti, non sul divano… Deve esserci una sedia pulita.”
“Spero non siano tutte come la tua faccia,” scherza in risposta, inducendo Rolf a scrollare le spalle rassegnato.
“I colori rallegrano l’animo,” s’inserisce Luna, porgendo all’amico una sedia impiastricciata. “Piccolina, ciao!”
Rose, gli occhioni azzurri incuriositi e i corti capelli ramati raccolti con un nastrino a mo’ di piantina sulla testa, fissa Luna pochi istanti prima di decidere che i suoi lunghi capelli biondi sono un’attrazione troppo bella per non stringerli tra le dita grassocce e tirarli con tutta la forza che ha.
E se Luna sorride, assecondando la bimba, Ron tenta di distrarre la figlia porgendole un pupazzetto di gomma – Rose, che lo agguanta non troppo convinta, non tarda a lasciarlo cadere a terra, rivolgendo le sue attenzioni alle orecchie del padre per il solo gusto di strattonare anche quelle.
“Dispettosa,” scherza Rolf, sedendosi assieme a Ron al tavolo tondo.
“È stanca,” replica Ron. “Siamo stati in giro tutto il giorno,” dice. “Ma i due terremoti dove sono?”
“Colorano,” risponde Luna.
“Cinque minuti fa litigavano,” aggiunge Rolf.
“Ehi, terremoti, non si saluta zio Ron?!”
Lorcan e Lysander, notata finalmente la presenza dei nuovi arrivati, alzano le testoline bionde e fissano gli occhi scuri su Ron e Rose, il primo corrucciato e il secondo dubbioso.
“Salutate,” incita Luna, che con un colpo di bacchetta serve in tavola del tè freddo. “Non vi ricordate di Ron?”
Lysander scuote il capo e Lorcan gli afferra il braccio per richiamarne l’attenzione, poco dopo entrambi riprendono a pasticciare dimentichi degli adulti.
“Ma colorano a terra?”
“Ovunque vogliano!” risponde Luna, sedendosi assieme agli altri due. “Come sta Hermione?”
“Bene, anche se da quando è tornata al Ministero è piena di lavoro, dice che deve recuperare i mesi di inattività.”
“Non deve essere semplice,” tenta conciliante Rolf.
“No, però… Non ne abbiamo bisogno, possiamo fare le cose con calma, ma lei ha tanti progetti e allora… Però va bene, poi ci sono i nonni sempre pronti ad aiutarci. Anche se Rosie vuole stare con me!”
“Credo sia vero il contrario,” nota pacata Luna. “Ginny dice che la vizi molto.”
“Non è assolutamente vero, le compro solo quello che vuole… Cioè, che le serve! Oggi le serviva un peluche, come potevo non comprarglielo?”
“Finirai come noi,” ironizza Rolf. “In questa casa ormai comandano i gemelli!”
“I bambini devono essere liberi,” chiarisce Luna. “Perché non la lasci? Non può farsi male, Rolf ha riempito la casa di incantesimi a misura di bambino.”
“Forse non cammina ancora, Luna, è piccola.”
“Gattona,” dice Ron. “O almeno ci prova, più che altro muove le braccia e trascina le gambe.”
“E allora lasciala gattonare!”
Ron guarda Luna poco convinto, poi guarda Rose che tenta di sporgersi sul tavolo con chissà quali intenzioni. Prova allora a farla sedere a terra e, non appena capisce che non le dispiaccia, la aiuta a mettersi a quattro zampe: il primo tentativo di spostarsi da sola la trova barcollante, ma il secondo dove ricorre alla sua tecnica da piccola lumaca va a buon fine, perché in effetti muove un braccino in avanti, poi l’altro e poi striscia le gambe per trascinarle con sé.
“Brava!” esulta Luna, battendo le mani e attirando così l’attenzione dei figli.
E se Ron, accovacciato sempre a un passo dalla figlia, la segue apprensivo, Lorcan e Lysander fissano incuriositi l’intrusa che sembra gattonare proprio verso di loro. Quando Rose si ferma, infatti, e tenta senza molta fortuna di capire come mettersi seduta, è proprio nei pressi del pavimento tutto colorato e dei due bimbi che la guardano.
Lysander le ha già messo un dito impiastricciato sulla guancia, sporcandola di rosso, quando Ron la aiuta a sedersi a terra.
Paaa paaa.”
“Ti chiama!” trilla Luna.
“No, ha fame,” corregge Ron. “Chiama solo la pappa, è l’unico genitore che conosce.”
“Se ti può consolare, Lorcan e Lysander parlano e si capiscono solo tra loro,” interviene Rolf. “Dicono succeda spesso tra gemelli.”
“I miei fratelli hanno continuato a parlare e capirsi solo tra loro anche da adulti,” dice mesto Ron, mentre avvicina il biberon alla figlia, che contenta lo afferra subito. “È un bel legame.”
“George ha due figli, vero?”
“Fred e Roxi,” conferma Ron. “Fred ha già sfasciato mezzo negozio, per fortuna Roxi è tranquilla, almeno per adesso.”
E mentre gli adulti parlottano, i tre bimbi si scrutano: Rose più interessata a bere il latte che ai gemelli, Lorcan e Lysander sospettosi e indispettiti per l’invasione di campo.
Non trascorrono che una manciata di minuti prima che Lysander, uno sguardo alla testa del fratello e una a quella di Rose, decida di colorare quella della bambina, così sporca le dita di giallo e colora i capelli rossi di lei. Ma Lorcan non aiuta il fratello, anzi si avvicina quanto basta a Rose per fare l’unica cosa che potrebbe indurla a piangere: rubarle il biberon.
E infatti.
“Terremoto, no, quello è suo!” rimprovera Ron. “E tu non colorarle la testa!”
“Vogliono solo giocare con lei, non sono teneri?”
Ron, un’occhiataccia a Luna, rimette il biberon tra le mani di Rose e allontana quelle di Lysander dai suoi capelli, ma prima che possa allontanarla dai gemelli Lorcan replica il furto e scoppia a ridere quando lei scoppia a piangere.
“Lorcan, adesso basta,” interviene Rolf. “Non far piangere Rose.”
Ma Lorcan, sordo ai richiami ed entusiasta per aver trovato un nuovo gioco, si alza in piedi e saltella sino a Ron che s’è rimesso seduto con Rose sulle gambe; quando però tenta di strapparle di nuovo il biberon, lei serra le manine attorno alla preziosa pappa e scoppia di nuovo a piangere quando Ron per allontanare Lorcan allontana anche il biberon.
E questa volta a ridere è anche Lysander, che raggiunto il gemello tenta di colorare di nuovo la testa di Rose.
“Allo,” dice Lysander a Ron. “Allo.”
“Credo voglia colorarle i capelli come i suoi,” tenta Rolf. “Si dice giallo, non allo,” aggiunge poi verso il figlio, sollevandolo per allontanarlo dalla bambina.
“Sono due terremoti, l’ho detto,” borbotta Ron dopo aver calmato Rose. “E tu che vuoi?” chiede poi a Lorcan. “E soprattutto quale dei due terremoti sei?”
“Lorcan,” ridacchia Luna, che si cala alle spalle del figlio. “Vuoi giocare con Rose, tesoro?”
Ma lui scuote la testa e tenta di nuovo di rubarle il biberon per farla piangere, ma Ron questa volta è più rapido e si alza in piedi sbuffando.
“Vuole farla piangere,” dice.
“È il suo modo di giocare,” replica Luna.
“Vero, ma se non cambia modo di giocare tra due mesi non avremo più una casa,” nota Rolf. “Anche tuo padre ti ha detto che forse dobbiamo limitarli un po’.”
“A proposito, ma dov’è?” chiede Ron.
“Da un suo amico in Finlandia, tornerà tra qualche settimana.”
È fuggito,” aggiunge Rolf in un mormorio, facendo ingoiare a Ron una risata.
A interromperli una volta ancora è l’improvviso pianto di Rose, che pur tra le braccia del padre è riuscita a essere derubata. Quando i tre adulti adocchiano il ladruncolo, Lysander sta già ridendo assieme a Lorcan, mentre il biberon fluttua sino a posarsi tra le manine del secondo.
E mentre Luna e Rolf applaudono il figlio che non capisce cosa vogliano e perché non lo lascino ridere della bimba grassoccia che fa quel suono così divertente quando le ruba il biberon, Ron non sa se indispettirsi o complimentarsi, nel dubbio scompiglia i ricci di Lorcan, guadagnandosi un calcio irritato, placa la figlia e avvisa che è giunto il momento di tornare a casa.
“Ma resta!” incalza Rolf. “Festeggiamo la prima magia di Lorcan!”
“Meglio di no, a quel terremoto piace troppo far piangere Rosie,” ribatte. “Però lo dico a tutti, quindici mesi! Un portento!”
Luna e Rolf sorridono e salutano allegri Ron e Rose, che nel frattempo si è appisolata tra le braccia del padre.
Lontani da loro e ignari dell’importanza del momento appena vissuto, Lysander e Lorcan saltellano chiassosi sul divano – è colore ovunque.
 
 



 
Note dell’autrice: a seguito dell’ultimo capitolo pubblicato, ho pensato di dare la precedenza a un piccolo missing moments dai toni spensierati, spero vi sia piaciuto (e che le interazioni dei mini Lorcan, Lysander e Rose vi siano parse coerenti alle loro età). Grazie a chiunque sia giunto sino a qui.
Un abbraccio!
   
 
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