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Autore: MarcieMame    01/04/2021    1 recensioni
"George!" disse Neville, entusiasta, andandogli incontro.
"Proprio tu!" esclamò Hermione, livida, travolgendo il coinquilino nel tentativo di avventarsi sul nuovo venuto "spiegati! Cosa diamine è questo pandemonio? Oh, George, speravo davvero che avessi superato questo genere di cose!"
"Dì un po', di che diamine sta parlando?" domandò a Neville il nuovo venuto, a mani alzate "e tu, non sventolarmi contro quella bacchetta, so bene che cosa può combinare"
Hermione abbassò prontamente la sua arma, ma incrociò le braccia con fare belluino.
"Hermione è convinta che tu e Fred abbiate cospirato per far credere ai tuoi genitore che io lei stiamo per sposarci. C'è anche una torta" spiegò Neville, serafico.
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Hermione, dopo una disastro sentimentale di portata epica, si è rifugiata nel piccolo cottagge di Neville a leccarsi le ferite, e ha finito per rimanervi molto più del previsto.
Nuovi equilibri hanno finito per nascere insieme a una moltitudine di relazioni complicate, e quando un matrimonio bussa alle porte con tanto di invitati, wedding planner, enormi torte violette e canapè, ci sarà ben poco tempo per sbrogliare questo guazzabuglio medioevale...
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, Hermione Granger, Neville Paciock
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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1 - Il Matrimonio

Un laconico miagolio fu la prima cosa che li accolse, simile a un campanello d’allarme, seguito dal grattare di piccoli artigli sulla porta.

“Grattastinchi, no! Cattivo!” si sentì sgridare, appena prima che la porta si aprisse, rivelando un’Hermione Granger decisamente incuriosita e appena un po’ trafelata.

Erano passati diversi anni dalle sue mirabolanti avventure dell’adolescenza, ma lo sguardo affettuoso della signora Weasley riconosceva solo le somiglianze con la ragazzina tremendamente intelligente, un po’ supponente, ansiosa e arruffata che aveva passato tante estati sotto il suo tetto, e che aveva quasi chiamato sua nuora.

“Signora Weasley!” la accolse Hermione, sconcertata ma apparentemente contenta della sorpresa “e Signor Weasley! Che bello vedervi… qui?” aggiunse, sporgendosi per riconoscere l’altro ospite.

La Signora Weasley si lanciò immediatamente in un caldo abbraccio materno.

“Oh, Hermione! Sapessi che contentezza nel sapere la notizia! Io e Arthur siamo i primi? Hai bisogno di aiuto coi preparativi?”

Ora lo sconcerto di Hermione era completo.

“Ehm. Preparativi?”

Il viso del signor Weasley comparve dietro le spalle della moglie, anche lui con un sorriso, anche se appena più timido.

“Quella è una becicletta, vero Hermione? Ti dispiace se…?”

“Oh, no, cioè sì, faccia pure” rispose lei, appuntandosi mentalmente di fare qualche incantesimo di controllo prima di riprovare a mettersi in sella.

Nel frattempo la signora Weasley sciolse l’abbraccio, guardandola con gli occhi lucidi.

“Naturalmente so che hai tutto sotto controllo, ma… oh cielo, guardami, in questo stato alla mia età! Hermione, io e Arthur abbiamo sempre sperato che… beh, sai, con tutto ciò che è successo con Ron. Ma siamo così felici di vederti rimetterti in piedi, finalmente. Davvero, così felici.”

A sentir nominare Ron, Hermione arrossì penosamente, abbassando appena lo sguardo per non essere costretta a guardare il viso raggiante e materno della Signora Weasley. Si sentì improvvisamente molto, molto stanca e sopraffatta.

Grattastinchi si strusciava con un sonoro ronfare tra gli stinchi di entrambe le donne, dando la sua approvazione ai nuovi venuti.

"Hermione! Chi è arrivato? Ho trovato un'altra... teiera?"

Si sentì la voce di Neville, che arrivò allegramente dalla cucina, portando con sé un'orrenda teiera a forma di knarl. Quando vide la Signora Weasley il suo viso si aprì istantaneamente di un largo sorriso.

"Signora Weasley! Quanto tempo!" la accolse, allegro, lanciando occhiate raggianti a Hermione. Non erano abituati alle visite, lì al cottage, essendo così lontano da... beh, da tutto, a dire il vero “Non rimanga lì sulla soglia, entri, le preparo un tè!”

“Sei davvero un tesoro, caro… Arthur! Santo cielo, lascia stare quella… beh, lasciala stare. Gli altri sono arrivati, caro?”

Neville lanciò un’occhiata interrogativa a Hermione, mentre salutava calorosamente anche il Signor Weasley, e lei gli rispose con una scrollata di spalle appena percettibile.

“Deve arrivare qualcun altro?” Chiese Neville, dubbioso.

L’espressione della signora Weasley si fece, per motivi imperscrutabili, quasi commossa.

“Sei molto caro, ma certo la Signora Paciock… tua nonna, voglio dire...”

Neville sembrava ormai chiaramente all’apice della confusione.

“La nonna? Beh, lei non viaggia più molto a dire il vero”

“Suvvia, Molly!” rimbrottò il signor Weasley, mentre la moglie sembrava colta da un certo imbarazzo “Neville, mi dispiace molto che Augusta non possa esserci, so quanto avrebbe significato per lei. Beh, non è cosa da tutti i giorni veder sposato il proprio unico nipote!” commentò, con una pacca di spalla a Neville e un gran sorriso a Hermione.

Lei sentì la sua faccia che si impietriva. In che senso sposato? Ma soprattutto, per l’amor del cielo, con chi?!

Proprio in quel momento, un tonfo sordo dalla finestra della cucina annunciò l’arrivo di un gigantesco allocco grigio, che sbatacchiava altezzosamente le ali per attirare l’attenzione del piccolo gruppo. Hermione andò automaticamente ad aprire, e si trovò davanti un enorme pacco di un brillante color magenta, decorato da grosso nastro dorato. Stava per prenderlo, quando il gufo le beccò prontamente le mani.

“Ahio!” protestò lei, oltraggiata, prima di notare che a una delle grosse zampe era legato un voluminoso biglietto. Lo slegò con cautela, senza staccare gli occhi dal becco affilato del volatile.



Cherubini & Affini
pasticceria artigianale

Gentile cliente, la ringraziamo per il suo ordine e speriamo che sia di suo gradimento. Non siamo soliti inviare i nostri prodotti per posta, ma speriamo di essere riusciti ad adeguarci alle vostre richieste. Si prega di firmare la ricevuta del recapito e di rispedirla tramite li stesso gufo.

Torta Impero Monogrammata Ripieno di albicocche Glassa canterina alle violette

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Con mani tremanti, Hermione firmò il foglio con una delle tante penne sparse per la cucina, e solo a quel punto le fu consentito di prendere l’enorme (enorme!) pacco e scartarlo con cura.

Al suo interno c’era una delle torte più grosse e assolutamente pacchiane che avesse mai visto, un tripudio di glassa di un viola brillante che sembrava canticchiare la marcia nuziale. Il viaggio non doveva essere stato semplice, visto il volume del pacco, e in alcuni punti era un po’ ammaccata, ma riusciva comunque a leggere perfettamente le enormi lettere dorate: “G & P” seguite da un festoso “viva gli sposi!” circondato da una decorazione a campanelle tintinnanti.

Sbatté un paio di volte gli occhi, poi lentamente un’espressione di orrore si fece strada sul suo viso.

G & P. Granger e Paciock. La coppia d’oro! Ma era solo uno stupido nomigliolo tra di loro! Com’era potuto succedere un disastro simile? E perché coinvolgere i signori Weasley?

A ben pensarci, c’erano un paio di persone che potevano aver ideato questa tremenda pantomima.

Dopo un ultimo sguardo orripilato alla torta corse di nuovo nel piccolo ingresso, che ora era vuoto, mentre un allegro chiacchiericcio proveniva dal salotto. Al suo interno, Neville era tutto intento a fare la parte del buon padrone di casa, offrendo ai signori Weasley biscotti e tè, servito dalla tremenda teiera-knarl.

"Neville caro, non voglio essere inopportuna, ma... ti serve un aiuto per la casa?"

Domandò in modo esitante la Signora Weasley, che evidentemente aveva seguito Hermione con lo sguardo fino all'interno della cucina devastata.

"M-ma no, si figuri, anzi, mi dispiace avervela fatta trovare in questo stato"

"Ma non è assolutamente un disturbo, caro, con tutto quello che hai fatto per Fred…” la sua voce si incrinò appena a quelle parole.

“Non ho fatto nulla, Signora Weasley. Avevo comunque le piante a disposizione, e sono stato contento di ospitare lui e George…”

“Sei così caro, ma... attenzione!" ma era troppo tardi: Neville, sventolando le mani nel tentativo di frenare i suoi materni istinti aveva abbattuto la teiera, versando l'intero contenuto sul piccolo tavolino ingombro.

"Oh per...! Mi scusi, sono desolato, mi dispiace tanto!" una profusione di scuse seguì il piccolo disastro, che si era riversato anche sugli ospiti, sovrapposto a confuse rassicurazioni, finché Hermione, sconfitta dal caos, non propose che entrambi andassero a cambiarsi al piano di sopra, nella stanza degli ospiti.

Il cottage era piuttosto piccolo, ma, come da standard magico, conteneva ben più stanze di quanto fosse immaginabile dalla struttura esterna, e così i signori Weasley sparirono temporaneamente assieme ai loro bauli, mentre loro si prodigavano a pulire, Neville con poco successo, Hermione con poderosi colpi di bacchetta.

"Che situazione bizzarra" commentò Neville, condendo l'eufemismo del secolo con una pacata risatina.

"Per non dire altro! Ah, se becco Fred e George... evanesco!" si inalberò Hermione, eliminando accidentalmente la teiera rotta con una stoccata particolarmente poderosa.

"Fred e George?" Neville, perplesso, lasciò temporaneamente a mezz'aria lo straccio impregnato di tè "perché, che hanno fatto?"

Hermione si sforzò di non guardarlo troppo male, vista la situazione, ma si prese un paio di secondi per fare un profondo respiro.

"Oh, ragiona, Neville! Chi altri conosci che potrebbe tirare fuori uno scherzo simile?!"

Lui sembrò ragionarci su per un momento, poi scrollò le spalle.

"Non hai tutti i torti, ma chi ti dice che si tratti di uno scherzo?"

"E cos'altro potrebbe essere? Ti risulta che stiamo per convolare a giuste nozze?" domandò lei, sorpresa.

"Io e te? Direi proprio di no!" rispose lui, allegramente, riprendendo a pulire, per poi guardarla ansioso "non che non sarebbe... voglio dire, sarei molto, molto fortunato!"

"Non intendevo questo!" sbottò Hermione, alzando gli occhi al cielo "ma sul tavolo della cucina riposa una mostruosità a dieci strati di violetta canterina con le nostre iniziali dorate, Neville! Anche per i loro standard si tratta di uno scherzo molto costoso... beh, non che sia mai stato un problema, immagin...oh!"

Il grosso camino del salotto si era acceso di splendenti fiamme color smeraldo, interrompendo a metà il suo sproloquio, e una figura emerse sventolandosi allegramente le vesti dalla fuliggine.

"Parola mia, mi stava fischiando l'orecchio sin da Londra... ah, ecco il futuro sposo che si occupa del suo nido!"

George Weasley, sorriso smagliante e lentiggini, era emerso dal camino, del tutto indifferente al clima elettrico che regnava nel piccolo soggiorno.

"George!" disse Neville, entusiasta, andandogli incontro.

"Proprio tu!" esclamò Hermione, livida, travolgendo il coinquilino nel tentativo di avventarsi sul nuovo venuto "spiegati! Cosa diamine è questo pandemonio? Oh, George, speravo davvero che avessi superato questo genere di cose!"

"Dì un po', di che diamine sta parlando?" domandò a Neville il nuovo venuto, a mani alzate "e tu, non sventolarmi contro quella bacchetta, so bene che cosa può combinare"

Hermione abbassò prontamente la sua arma, ma incrociò le braccia con fare belluino.

"Hermione è convinta che tu e Fred abbiate cospirato per far credere ai tuoi genitore che io lei stiamo per sposarci. C'è anche una torta" spiegò Neville, serafico.

Gli occhi di George scintillarono di malizia.

"Ah sì? Beh, queste sono accuse piuttosto pesanti. Da brava assistente del Dipartimento per l'Applicazione della Legge Magica suppongo che tu abbia una certa quantità di prove a supportare questa tesi" rispose George, guardandosi ostentatamente attorno, come alla ricerca di un grosso plico di documenti.

Gli occhi di Hermione si assottigliarono pericolosamente.

"Non siamo in tribunale, George, ma questa è l'unica spiegazione plausibile! Tu e il tuo degno compare avete un senso dell'umorismo del tutto deviato"

"Ehi, vacci piano, il nostro senso dell'umorismo ci vale sonanti galeoni! Non posso parlare per il mio degno compare, ma io rifiuto tutte le accuse. Pare che abbiate questioni più urgenti di cui occuparvi, in ogni caso."

E ciò detto indicò la finestra, che Hermione si voltò a guardare non senza una certa apprensione. Nel piccolo cortile era comparso un gruppetto di uomini vestiti in brillanti tenute argentate, che si guardavano attorno, alcuni indicando i grandi alberi del vialetto, altri misurando ad ampi passi lo spiazzo circostante, valutandone l'ampiezza.

"Chi è questa gente?" domandò Hermione, stupita.

"Pegasus Wedding Planning" rispose Neville, aguzzando la vista.

"E tu come lo sai?!"

"È scritto sulle divise, vedi? Sulla schiena"

E aveva ragione, ricamato a svettanti scritte smeraldine sulle divise del personale c'era un grosso logo alato.

Hermione si voltò a bocca aperta verso George, che alzò le mani con un'espressione innocente appena credibile.

"Cosa facciamo? Li mandiamo via, immagino?" domandò Neville, lanciando occhiate dubbiose agli altri due.

"Direi, a meno che tu non voglia vederti il giardino addobbato a festa!" rispose Hermione, esasperata.

"Ops, si stanno avvicinando alle gardenie zannute... ci penso io, Hermione, tu, ehm, credo che tu abbia altro di cui preoccuparti" disse, con tono preoccupato, occhieggiando alla solitaria sagoma sprovvista di tuta argentata che si faceva largo, esitante, lungo il vialetto.

Hermione sbiancò appena. L'alta figura dinoccolata del suo ex fidanzato era l'ultima che avrebbe voluto vedere in una situazione come quella. Non quando aveva passato mesi rifugiata in quella baita solitaria, in compagnia dell'unica persona abbastanza gentile da lasciarle la sua privacy, a smaltire tutto un enorme, complesso groviglio di sentimenti riguardo un matrimonio che era molto più reale della pantomima con cui combatteva quel giorno, ma non meno irrealizzabile.

E ora eccolo lì, a bussare all'improvviso alla sua porta. Hermione non pensava che avrebbe avuto il coraggio di fare una cosa simile, ma d'altronde Ron era sempre stato molto più coraggioso di quanto lei gli desse credito.

"Penso che sia ora che parliate" sussurrò Neville, incoraggiante "ma se vuoi posso mandarlo via..."

"No, certo che no" rispose subito Hermione, col cuore gonfio e senza una chiara idea di cosa avrebbe dovuto provare "non ce n'è motivo, tu... occupati di loro, prima che si facciano mangiare un piede" indicò un paio di addetti in procinto di pestare un bulbo di gardenia.

Neville imprecò, e si precipitò fuori a prevenire il disastro, lasciandola con George, il quale si era educatamente rivolto a guardare una terribile pianta da vaso gibbosa che Neville teneva sopra al camino.

"Se vuoi il mio consiglio, non sarà terribile come pensi tu. È solo Ron, no?"

Solo Ron. Già, era solo Ron, non c'era nulla di cui avere paura. Eppure perché sentiva le mani fredde e i piedi pesanti come se fosse stata in procinto di cavalcare un drago?

"Vado a dare una mano a Neville... credo ne abbia bisogno" borbottò poi George, sopracciglia aggrottate, per poi smaterializzarsi.

Il che la lasciava da sola. Dalla finestra poteva vedere George e Neville che argomentavano con gli addetti, allontanandoli dalla zona di pericolo, e anche Ron che si avvicinava alla porta. Ron, con la sua figura allungata, con il naso lungo e lo sguardo perplesso, con i vestiti in disordine per il viaggio e i capelli che si era sicuramente sistemato un attimo prima.

E improvvisamente si soprese a scoprire, in quel groviglio confuso e indistricabile, un piccolo filo teso che voleva davvero vederlo. Voleva davvero, davvero vederlo. E così quasi corse verso la porta e la spalancò senza aspettare che bussasse, trovandolo sorpreso con una mano alzata, l'espressione onesta di chi, probabilmente, provava tutto ciò che provava lei.

"Ehi" le disse, abbassando la mano e mettendola in tasca, come se non sapesse cosa farci.

"Ehi" rispose lei, scoprendo che l'imbarazzo non era tanto quanto pensava.

È davvero solo Ron. Pensò, con un sospiro interiore. Solo Ron.

"Vuoi entrare?"

Lui fece un sorriso un po' imbarazzato, e annuì.


***


“E così questa è casa di Neville, eh? Sembra una serra” sentenziò Ron, seduto nella cucina, osservando con una certa curiosità l’enorme torta musicale che troneggiava sul tavolo ingombro, di fianco alla teiera germogliata.

“Sì, sai, vorrebbe diventare professore di Erbologia”

“Professore? Intendi a Hogwarts?” domandò lui, a occhi sgranati.

“No, a Durmstrang. Gli sono piaciute le divise bordate di pelliccia”

“Ah-ah. Intendo solo che… wow, non pensavo che Neville fosse così affezionato alla scuola. Sai, con Snape e tutto il resto, non era proprio brillante.”

“La professoressa Sprite pensa che sia molto brillante” argomentò lei, ora un po’ irritata “l’ha anche raccomandato per partecipare a uno studio sulle proprietà delle piante spongiformi del mediterraneo. E sta aiutando moltissimo Fred e George…”

“…sì, sì, lo so, per il negozio, ci lavoro anche io, ricordi?” borbottò lui, ed Hermione pensò che si sentisse un po’ colto in fallo. In realtà aveva un’alta considerazione di Neville – ce l’avevano tutti, soprattutto dopo ciò che aveva fatto durante il suo ultimo anno ad Hogwarts. Ma, forse perché loro non c’erano stati, era difficile scrollarsi di dosso l’immagine del goffo, smemorato compagno di Casa che era stato per tanto tempo.

Le era così spontaneo leggere dietro i mugugni di Ron, intuire le parole che non riusciva a dire, soprattutto con lei. Forse proprio perché era lei quella, tra i due, capace di leggere tra le righe.

Ed era sempre stato quello il problema, tra loro.

“Gli affari vanno bene, quindi?” cercò di domandare con gentilezza, e con suo sollievo Ron alzò gli occhi al cielo.

“Se vanno bene? Quei due sono sommersi di galeoni! Fred dice che dopo la guerra la gente aveva bisogno di festeggiare, e siccome loro erano gli unici ad essere rimasti aperti…”

Hermione annuì, pensando che era decisamente un bene, anche se le cure di Fred dovevano essersi mangiate una fetta consistente dei guadagni… ma si pentì subito di averlo pensato. A chi importava dei soldi, in un momento del genere?

“Lui come sta?” domandò, non senza una certa esitazione. L’argomento Fred era ancora delicato, e infatti Ron si irrigidì appena, anche se si sforzò di avere un tono leggero.

“Bene, immagino? Cioè, la terapia funziona, e non fa altro che scherzarci sopra, ma sai come sono lui e George, non si capisce mai cosa gli passi per la testa… anche se in realtà penso che negli ultimi mesi tu lo abbia visto più di me”

Magari fosse stato così, pensò Hermione, con amarezza. Percepì l’argomento della loro conversazione che si stringeva attorno a lei, minacciando quella tranquilla conversazione estemporanea. E infatti Ron sembrò farsi forza per tirare fuori le parole giuste.

“Tu… come stai, Hermione?” domandò, con le orecchie che arrossivano velocemente fino a raggiungere una delicata sfumatura color ravanello.

“Bene” rispose automaticamente lei, stringendo tra le mani la bacchetta, sotto al tavolo, come un piccolo talismano.

Ron sollevò entrambe le sopracciglia.

“Davvero… beh, lo sai, no?” rispose lei, con un sospiro, allentando un po’ la presa sulla bacchetta, e sentendosi arrossire un po’ a sua volta “è tutto molto strano”

“Puoi dirlo forte. Almeno tu non hai una decina di parenti ficcanaso a tampinarti a tutte le ore del giorno. Se solo avessi pensato per primo a Neville! Scommetto che neanche mia madre arriverebbe a importunarmi fin quaggiù”

Hermione lo guardò per un paio di secondi, interdetta.

“Tua… Ron, ma tu perché sei qui?” domandò, forse con un po’ troppa impazienza, e infatti Ron fece uno sguardo vagamente offeso.

“Posso anche andarmene, eh…”

“Oh, certo che no! Voglio dire, è solo che non capisco perché tu sia arrivato così all’improvviso”

Fu il turno di Ron di fissarla, allibito.

“Cosa vuol dire all’improvviso? Mi hai invitato tu!”

“No che non l’ho fatto!”

“E allora cos’è questo?” sbottò lui, trafficando nella tasca del mantello da viaggio fino a pescare una piccola lettera dalla carta bianca un po’ rigonfia, e appoggiandola sul tavolo. Hermione riconobbe immediatamente la carta da lettere: era decisamente la sua, quella che usava per inviare gufi all’ufficio. La prese con una certa impazienza, e facendo scivolare la mano al suo interno ne tirò fuori una piccola fiala trasparente, che conteneva una sostanza vagamente argentea e roteante.

“Un ricordo?” domandò, sorpresa.

“E un biglietto” precisò Ron. Hermione trafficò nuovamente con la busta, tirandone fuori un cartoncino su cui spiccavano, nella sua calligrafia piccola e ordinata, poche righe che lo invitavano ad andare a trovarla. Eppure non ricordava di aver mai scritto nulla del genere, non le era mai nemmeno passato per la mente! Il contenuto della fiala continuava a roteare, misterioso e insondabile, il che le fece venire in mente un’altra domanda.

“Come hai fatto a vedere il ricordo?”

“Ho chiesto a Harry in prestito il suo pensatoio” rispose Ron, con un’alzata di spalle.

“Harry ha un pensatoio?!” chiese Hermione, vagamente colpita.

“Sì, immagino che abbia parecchia roba da buttarci dentro, no?”

Questo era più che sicuro, pensò lei, con una piccola stretta al cuore.

“Quindi anche lui ha visto…?”

“Assolutamente no” rispose in fretta Ron, con le orecchie rossissime “sono cose… beh, private, no? Insomma, più o meno.”

Cose private. Hermione guardò la fialetta con rinnovato orrore. Cosa diamine poteva contenere? E come era arrivata nelle mani di Ron? Mentre lei pensava, Ron si rimise a osservare di nuovo la torta.

“Dì un po’, e questa per che cos’è?” chiese, aggrottando le sopracciglia di fronte alle grosse iniziali dorate e panciute che decoravano il lato più ammaccato.

“Un matrimonio” rispose distrattamente Hermione, alzandosi in piedi e muovendosi verso l’ingresso.

“Ah sì?! E chi si sposa?” chiese Ron, sorpreso.

“Io e Neville, pare. Ma puoi chiedere ulteriori dettagli a tua madre. È di sopra”

Fece appena in tempo a vedere Ron diventare bianco come un lenzuolo prima di sparire oltre la porta, diretta verso la sua stanza, dove la aspettava un pensatoio e, sperava, qualche risposta.



La stanza di Hermione era piccola, luminosa e, rispetto al resto della casa, estremamente ordinata. A dirla tutta somigliava più a una piccola biblioteca che a una camera, non fosse stato per il letto singolo, incastrato in mezzo alle numerose librerie che tappezzavano le pareti. Un modesto armadio a due ante era relegato dietro la porta, evidentemente ultimo nella gerarchia di utilizzo del mobilio. Il primo posto, invece, era stato assegnato all’enorme, pesante scrivania che troneggiava sotto la finestra, ed è proprio lì che si diresse Hermione, a grandi passi.

Riposta a sinistra, nel portalettere, riposava la stessa carta usata per la busta il biglietto – la carta che usava tutti i giorni per scrivere le missive dell’ufficio. La confrontò velocemente, e sì, era senza dubbio identica, pesante, di un bel color avorio. Se l’era regalata il giorno in cui aveva ottenuto il tirocinio…

Certo, non era impossibile contraffarla, né copiarla con la magia. Tirò fuori la bacchetta, e cominciò a borbottare una serie di incantesimi rivolti alla missiva sospetta, da un “finite incantatem” fino a più complessi incantesimi rivelatori, ma a nulla valsero i suoi sforzi. La lettera era reale e, apparentemente, anche la sua calligrafia.

Rimaneva solo il ricordo. Teneva la fiala tra le dita, osservandola con attenzione. Sarebbe bastato guardarlo per sapere… lì, nel grosso cassetto centrale della scrivania, c’era un piccolo pensatoio d’ottone, che le era costato due interi stipendi, quando aveva appena iniziato a lavorare al ministero. Sapeva che Silente ne aveva avuto uno, e a quanto pareva Harry aveva seguito il suo esempio. Si domandava se lui ne facesse un uso simile a quello del loro preside, oppure, come lei, non volesse solo tenere in ordine pensieri o memorie… Ma Harry era sempre stato molto più saggio di lei, lo sapeva, e probabilmente non aveva mai avuto quella sua tentazione di rivedere ancora e ancora scene del suo passato, cercando di trovare una ragione nei momenti più dolorosi, o un conforto in quelli più felici.

Si era sempre ritenuta una persona razionale, ma era consapevole di come lui e Ron l’avessero sempre ritenuta troppo emotiva, troppo facile all’ansia e al panico.

“Ma non sono più così” si disse, imbarazzandosi subito per il suono della sua voce e per quelle parole così accorate. Era vero, in fondo? Non si trovava rifugiata in un piccolo cottage sperduto, lontano da quasi tutti i suoi amici più cari, per sfuggire alle sciocche conseguenze di una relazione col suo migliore amico? Non stava forse tentennando per paura di scoprire cosa potesse contenere quel ricordo, di cosa potesse significare?

Non sono più così, si ripeté, e con un moto di coraggio aprì il cassetto, stappò la fiala e versò in fretta il contenuto nella piccola ciotola decorata prima di poter cambiare idea.

Le rune tutto intorno splendevano, lanciando baluginii color ottone nella stanza e sul suo viso, mentre lei si avvicinava, cercando di scrutare il contenuto, il cuore che batteva forte nel petto. I ricordi vorticavano in un groviglio nebuloso, ma piano piano, mentre si avvicinava fin quasi a sfiorarli con la punta del naso, si schiarirono, fino a che una scena emerse, chiara, muta, familiare e vivida come quando l’aveva vissuta.

Erano arruffati, lividi, sanguinanti, nel pieno della battaglia. Hermione non aveva ripensato a quel particolare momento per tanto tempo, relegandolo in qualche oscuro angolo della sua mente, chiuso in un cassetto. All’epoca non aveva fatto molto caso a Harry, che si guardava intorno imbarazzato. Erano così piccoli, tutti e tre. Ron sembrava così felice, luminoso, sicuro.

Rimase a fissarlo per qualche secondo, il petto che rimbombava come un tamburo, il biglietto sulla scrivania illuminato dalla luce argentea del pensatoio.



Un lieve bussare alla porta interruppe le lacrime che rischiavano di iniziare a cadere copiose, ma non riuscì a sciogliere una brutta stretta che minacciava di stritolarle il petto.

“Avanti” rispose, cercando di ricomporsi in fretta. La testa bionda di Neville sbucò dallo stipite, e la guardò dapprima con curiosità, poi con preoccupazione.

“Hermione! Tutto ok?” chiese, ad occhi sgranati.

“Oh, sì, non preoccuparti” rispose lei, con una scrollata di testa “solo un momento di nostalgia, tutto qui.”

Neville sembrava ancora preoccupato, ma anche notevolmente imbarazzato dalle sue lacrime. E Merlino sapeva se ne aveva già viste abbastanza, in quei mesi!

“Oh, beh… volevo solo farti sapere che giù c’è un po’ di parapiglia, e Bonky è sul piede di guerra”

“Bonky?” chiese Hermione, dandosi una veloce rassettata e chiudendo il cassetto della scrivania “e adesso chi diamine sarebbe Bonky?”

“Ecco… apparentemente è un wedding planner” rispose Neville, molto dubbioso “Fred lo trova molto spassoso, ma…”

Qualunque cosa Fred trovasse molto spassoso non poteva essere davvero una buona notizia.

“Oh no” sospirò, coprendosi il viso con le mani, per poi rendersi conto delle parole di Neville, e alzare di scatto la testa.

“Un momento, Fred? Fred è qui?”

“È appena arrivato” fu la risposta, data con tutta calma, come se quella casa non fosse già fin troppo popolata.

Hermione scattò in piedi. Assurdo! Fred, che bisognava praticamente appellare a forza per costringerlo a presentarsi per le medicazioni! Fred, scomparso da mesi, tanto che Hermione avrebbe potuto giurare che ci fosse un solo gemello in circolazione! E adesso si presentava in mezzo a tutto quel caos di lettere, wedding planner e glasse alla violetta?!

“Assolutamente ridicolo!” esclamò, infuriata, lanciandosi giù dalle scale, verso l’ingresso che si aspettava stipato, ma era invece vuoto, così come il salotto e la cucina. Dalla finestra aperta, invece, proveniva un certo baccano di voci, e così rivolse la sua marcia al cortile, spalancando la porta di casa.

“Cosa diavolo…?!” domandò, rivolta a nessuno, visto che la folla era considerevolmente aumentata dall’ultima volta che aveva osato posare lo sguardo sul giardino, e tutti, nessuno escluso, sembravano impegnati in un battibecco.

“Assolutamente no, Ronald! Come ti è venuto in mente di presentarti così all’improvviso? Come al solito dimostri la sensibilità di uno schiopodo!” Stava sbraitando Ginny contro il fratello,

“Per l’ennesima volta, non mi sono presentato io! Mi hanno invitato!”

“Certo, come no, te e la zia Muriel!”

Avrebbe voluto intervenire per chiarire l’equivoco, ma da dove iniziare? Anche lei non aveva la più pallida idea di cosa stesse succedendo.

“Molly cara…”

“Non chiamarmi Molly cara, Arthur, e lascia stare quell’affare! Siamo qui per una celebrazione!”

“Ma Molly c-, ehm, Hermione ha detto che non è un prob-“

“I ragazzi hanno evidentemente bisogno di aiuto, quindi-“

“Dove posiamo i canapè, signora?”

“Cos- che?” una voce l’aveva distolta dal tentativo di sgattaiolare il più lontana possibile dagli occhi fiammeggianti della Signora Weasley. Un altissimo mago di mezza età dall’aria arcigna, tutto vestito di bianco, la stava fronteggiando a braccia incrociate.

“I canapè. Ca-na-pè. Per il rinfresco” scandì, sillabando a voce alta “mi era stato detto che per quest’ora il tendone sarebbe stato allestito. Dove dovremmo piazzare il rinfresco?”

“Io veramente… non lo so” pigolò, un po’ intimorita dagli occhi fiammeggianti dell’omone che la scrutava come se gli avesse affatturato il gatto.

“Di bene in meglio. Insomma, lei è la sposa sì o no?” questionò, evidentemente dubbioso (almeno lui).

“No! Insomma, io…” fece un passo indietro, indecisa se mettersi a urlare o scappare a gambe levate, ma fu quasi investita da un paio di uomini in tuta argentea che le urlarono “sciscusi, scìorina, faccia largo”, mentre con le bacchette facevano levitare quello che sembrava essere un enorme tendone da circo, grosso quasi quanto la casa intera, e sembravano intenzionati a ricoprire l’intero giardino.

“Cos- che diamine- attenti alle begonie burbanzose!” strillò, lanciandosi verso i due operai che rischiavano di decimare la rigogliosa coltura di Neville – il che gli avrebbe certamente fatto rispolverare le sue doti di spadaccino improvvisato per decapitarli. Aveva già la bacchetta alla mano, pronta a prevenire la tragedia, quando un Protego si frappose tra gli uomini e l’aiuola.

“Io fossi in voi le darei retta, signori, o rischiate di vedervi trasfigurati in concime di cacca di drago, parola mia!”

Hermione sobbalzò come se fosse stata infilzata da una manticora.

“Fred!” boccheggiò, guardando il gemello latitante come fosse un’apparizione divina.

“In carne e ossa, almeno in una considerevole percentuale” ammiccò lui gradevolmente. Sembrava stare bene. Sembrava stare benissimo, in effetti, rispetto all’ultima volta che si erano visti. Doveva avere una faccia davvero sconvolta, a giudicare dallo sguardo impertinente che le rivolse.

“Suvvia, Hermione cara, so che sono bello da prendersi a schiaffi, ma non c’è bisogno di fare questa pantomima ogni volta che ci vediamo, o rischio di ritrovarmi con l’ego di Gilderoy Allock prima che la festa sia finita!”

“Oh… tu! Tu e i tuoi scherzi meschini! Tutto questo ti sembra… divertente?” domandò Hermione, ritrovando la forza per infervorarsi, e facendo un enorme sforzo per non guardare in basso.

“Assolutamente no, sono l’immagine della contrizione. Praticamente in lutto. A proposito, il mio degno compare mi ha informato delle tue teorie cospirazioniste, e devo dire che sono profondamente offeso. Diamine, ce n’è per farne una ballata tragica alla Celestina Wareback, con tutte queste lacrime!” sogghignò, mentre alle sue spalle un operaio inciampava sul signor Weasley, che tentava di sgattaiolare sul retro con la bicicletta, causando un’incidente a catena degno del peggior circo di clown. Hermione iniziava a sentire i primi sintomi del mal di testa da stress.

“Fred, non iniziare, ti prego! Tra te e Ron e… a quanto pare da qualche parte c’è un Wedding Planner!”

“Ron? Ron è qui?” domandò Fred, improvvisamente serio, iniziando a guardarsi intorno con sospetto.

“Non hai ancora conosciuto Bonky?” domandò invece una seconda, identica voce, mentre George compariva alle spalle del gemello “questo è assolutamente inammissibile, ti sta cercando ovunque. E dico davvero ovunque, è una vera furia, lavoratore instancabile”

“Cosa stai dicendo?” domandò Hermione, che cominciava a essere stanca di quella commedia dell’assurdo.

“Che diamine ci fa Ron qui?” si interessò invece Fred, per una volta in lieve dissonanza con la sua controparte.

“Magari lo sapessi!” Rispose Hermione, scuotendo la testa, sopraffatta “Oh, Fred, io… tu…” le venne voglia contemporaneamente di scappare di nuovo nella sua camera silenziosa e di iniziare a pestare i piedi come una bambina.

“Io tu cosa?” chiese lui, aggrottando le sopracciglia.

“Perché sei sparito per tutti questi mesi?” domandò lei, con un sospiro sconfortato.

Fred sembrò rimanere per un brevissimo istante a corto di parole.

“Signorina!”

Una vocina stridula sembrò provenire direttamente dalla gamba destra di Fred, che abbassò lo sguardo incuriosito.

“Perbacco. Ne hanno di accessori, queste nuove protesi magiche!” commentò, prima che un minuscolo e insindacabilmente contrariato Elfo Domestico sbucasse fuori, puntando minaccioso il dito verso Hermione.

“Signorina, è tutta un’ora che Bonky cerca! Proprio non professionale. Lei è la sposa?”

“Hermione, ti presento Bonky. Bonky, Hermione” Sghignazzò George, scomparso per quei pochi secondi apparentemente al solo scopo di evocare il più bizzarro esemplare della sua specie. E tutti loro avevano conosciuto Dobby. Hermione boccheggiava, senza parole. Un elfo domestico. Bonky era un elfo domestico? In FRAC?

“Io… ecco…”

“Signorina, Bonky ha molto da fare! Un matrimonio da organizzare prima di tramonto! Scaletta da rispettare, signorina! Allora, è lei la sposa, sì o no?”

Fred si stava reggendo a George alle spalle dell’esserino, entrambi scossi da risate silenziose così violente da rischiare un collasso. Bonky la guardava con i grandi occhi marroni così sgranati da farlo sembrare un cartone animato, colmi di severità e urgenza.

“No… io…” boccheggiò Hermione.

“S-suvvia, Hermione. Non vorrai privare il povero Bonky del suo stipendio, giusto?” riuscì a sfiatare George, asciugandosi le lacrime con la maglietta. Spregevole, spregevole individuo.

“Io… oh…” Bonky la fissava, e improvvisamente lei seppe di essere sconfitta “certo, Bonky. Sono la sposa. Cosa ti serve sapere?”

Bonky tirò fuori un enorme taccuino, e le sorrise. Hermione sapeva che avrebbe dovuto sprizzare gioia – si batteva per i diritti degli elfi domestici sin dai tempi della scuola – ma quel sorriso, per qualche motivo, le sembrò molto, molto minaccioso.

Alle sue spalle, al di là Fred e George, oltre i lavoratori della Pegasus, al Signor Weasley ancora intento a farsi strigliare dalla moglie, a Neville, aria scontenta e un grosso vassoio di canapè tra le mani, un’altra figura entrava nel grazioso, stipato giardino, una figura alta, bionda, altezzosa e dall’aria vagamente schifata. Le sarebbe bastato alzare appena la testa per essere la prima a vederla, ma era troppo impegnata a subire una tremenda ramanzina da una vocetta incredibilmente stridula che le parlava di impacchi di alghe e occhiaie e canapè.

Se fosse stata la prima a notarlo, o fosse stata abbastanza vicina, le cose sarebbero andate diversamente, ma quella mattina, che era appena iniziata, non voleva saperne di far quadrare nulla per il verso giusto. A dirla tutta, prima di sera erano ancora in programma una decapitazione, una scoperta sensazionale, una dichiarazione o due, qualche colpo di scena e (su questo Bonky non transigeva) un bellissimo matrimonio. Ma questo né Hermione, né nessuno dei presenti lo sapeva.

Il sole splendeva alto nel cielo sereno e limpido di Maggio. Era una bellissima giornata.

  
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