CAPITOLO I
“I was born without this fear
Now only this seems clear
I need to move, I need to fight
I need to lose myself tonight”
«Il solito?» domandò l’omaccione dietro al banco, urlando per riuscire a farsi sentire al di sopra del brusio.
«SÌ!» gridò Aibell in risposta.
Il principale argomento delle loro conversazioni era uno solo: l’avvistamento di una famosa flotta pirata al largo dell’isola.
Aibell, dal canto suo, poteva capirli. Le taglie che pendevano sulle teste di quei pirati erano da far girare la testa. Era certa che la maggior parte dei buzzurri presenti lì dentro non sapesse neanche leggere cifre contenenti tutti quegli zeri. Ma, nonostante quelle taglie la tentassero non poco, il motivo per cui lei quella sera si trovava nel locale era un altro. Stava cercando di informarsi.
Le pubbliche relazioni, purtroppo, non erano il forte di Aibell. Era entrata nel locale con tutta l’intenzione di chiedere notizie a qualcuno, ma il suo carattere ombroso ben presto l’aveva relegata al bancone, da sola, chiusa nella sua corazza fatta di silenzio e occhiatacce ai pochi sventurati che incrociavano il suo sguardo.
Il suo loquace amico era sempre molto più informato di lei e non aveva mai nulla in contrario a rivelarle ciò che era venuto a sapere da questo e da quello, nei numerosi giri che aveva modo di frequentare in città. Anzi, era stupita di non trovarlo lì, quella sera, ma era un paio di giorni che non si faceva vedere in giro.
Dal momento che era quasi sicura di essere l’unica donna presente nel locale, oltre alle cameriere, era probabile che si stesse rivolgendo a lei, quando disse: «Che ci fa una bella brunetta come te in questo postaccio?»
La mano della ragazza si posò istintivamente sul suo fucile, ma poi pensò che attaccare briga in una serata già instabile come quella non fosse propriamente una buona idea.
Ricambiò il saluto dell’uomo con un impercettibile cenno del capo e gli fece spazio vicino a sé.
«Posso offrirti qualcosa?» domandò lui, lasciandosi cadere rumorosamente sullo sgabello accanto al suo.
L’alcol puro e bruciante che le scese in gola fu in egual modo sgradevole e rigenerante, ma bastò a darle la forza di affrontare quel tizio repellente. Magari avrebbe potuto anche scucirgli qualche informazione ma, visto lo stato in cui versava, ne dubitava parecchio.
«Hai pianto, piccola?»
«No» disse, intuendo il perché di quella domanda.
Dato che l’uomo non replicava, ma continuava a fissarla come imbambolato, la ragazza decise di saggiare il terreno. «Devi essere molto audace o molto stupido per venire qui a rivolgermi la parola. Sai, di solito la gente preferisce starmi alla larga» disse quindi, facendo un sorrisetto.
«Sono solo voci, lo sanno tutti» disse, e rise di nuovo.
Sistemandosi sullo sgabello traballante, l’uomo ne approfittò per farsi ancora più vicino, tanto che la ragazza poté sentire il suo respiro sibilante sul collo. Aibell deglutì a fatica, imponendosi di non muoversi, e decise di tentare il tutto per tutto. Prima che lui le offrisse un’altra bevuta, e chissà che altro. Prima che perdesse il contatto con la realtà. E prima che succedesse qualcosa che il mattino dopo avrebbe mandato giù a forza di pasticche.
«Sai nulla a proposito dell’arrivo di quei pirati in città?» buttò lì, attirando l’attenzione del barman, perché le portasse un altro bicchiere. Tanto valeva sfruttare il buzzurro fino in fondo.
«Non c’è cacciatore di taglie a Sheltz Town che non ne parli, di questi tempi.»
Non riusciva a capacitarsi del fatto che dei pirati con cifre esorbitanti stessero venendo proprio a bussarle alla porta di casa. Si sapeva che pirati del genere non giravano nel Mare Orientale. E, in ogni caso, se avessero avuto dei problemi con la nave o un urgente bisogno di un porto, c’erano isole molto più vicine. Ma allora...?
Sospirò con aria sognante, mimando le curve femminili con le mani.
La Gilda di cacciatori di taglie di Riadh era ormai da diverso tempo nelle grazie della Marina, e i due organi erano in stretto rapporto di collaborazione. Anzi, per usare un’espressione che Aibell aveva sentito più e più volte nelle bettole, Riadh era ormai la puttanella di Morgan. In ogni caso, il patto che l’amico aveva stipulato con quel folle d’un Marine gli aveva fruttato bene, e aveva fatto sì che la concorrenza venisse sbaragliata. I cacciatori della Gilda ricevevano notizie di prima mano e tutti gli altri – lei compresa – arrancavano a stare loro dietro. A maggior ragione, era convinta che Riadh possedesse qualche informazione utile. Avrebbe parlato con lui di quella faccenda al più presto.
«A proposito di voci» fece lui, avvicinandosi ancora di più, tant’è che il resto della frase le venne pronunciato nell’orecchio. «Tra i cacciatori di taglie ne gira anche un’altra, sul tuo conto... Be’, mi auguro che sia vera.»
Prima che avesse il tempo di comunicare le sue intenzioni, però, lui le aveva già poggiato una mano sulla coscia nuda.
Un corpo riverso a terra, nel buio.
Un colpo di pistola.
Il sangue che si allarga in una pozza, s’infila nelle fessure dell’acciottolato, scorre lungo la strada.
Ignorò la tentazione di ricorrere al fucile che aveva al fianco e afferrò con entrambe le mani il polso dell’uomo, frenando il percorso che le sue dita stavano compiendo verso il suo inguine con un brusco movimento, che provocò un croc che lasciava ben poco all’immaginazione.
Nel brusco movimento, il suo sgabello cadde a terra con un tonfo ed Aibell percepì le teste di tutti gli avventori voltarsi all’unisono nella loro direzione.
«Schifosa puttana» sibilò l’uomo, guardandola come se avesse voluto sputarle in faccia.
Aveva ancora gli occhi fissi sull’uscita dal quale l’uomo si era appena dileguato, quando il barista si schiarì la voce e attirò la sua attenzione.
Lei ricambiò l’occhiata con quanto più odio riuscì a mettere insieme, si alzò in piedi, rimise al suo posto lo sgabello caduto e, dopo aver lasciato qualche berry sul bancone, imboccò l’uscita senza proferire parola.
Sbuffò. Ecco come finiva sempre per mettersi nei guai, per l’appunto cercando di evitarli.
Sapeva che la gente avrebbe parlato. Di nuovo. Non che le importasse più di tanto, ma forse era davvero lei ad avere qualche problema con gli altri, e non tutto il resto del mondo ad avercela con lei, come credeva inizialmente. Ma c’era poco da fare. Lei amava i combattimenti con le spade, le bevute al bar in compagnia e le taglie dei pirati alla sua portata. Non era come Alma, che era la prima persona che le veniva in mente quando pensava ad una brava ragazza dalla faccia pulita, e dubitava lo sarebbe mai stata. Ma non era quello, o il fatto che girasse con un fucile d’assalto per le vie di Sheltz Town, suscitando le ire dei Marines della zona, il vero problema.
Si era sempre detta che erano coincidenze, ma avevano iniziato ad accadere spesso. La gente aveva iniziato a parlare, a fare collegamenti, e adesso era difficile evitare le occhiatacce e le offese quando camminava per la strada e veniva adocchiata da qualcuno. Certo, quelli che rimanevano vivi poi tornavano sempre, altrimenti non le avrebbero attaccato quell’etichetta per il vizio di cui persino quello squallido ubriacone, giù al bar, era a conoscenza.
Sentirsi schifosamente sporca era l’unica cosa che aveva in comune con lei e quello che le mostrava ogni notte. All’una e all’altra cosa, di solito, si sottraeva facendo semplicemente finta che non esistessero, o impasticcandosi prima di andare a letto. Forse, si disse, le due cose erano collegate. Forse era proprio lei il vero motivo per cui aveva iniziato a prostituirsi.
Si imbatté all’improvviso in una figura riversa a terra, immobile in mezzo alla strada, che catturò la sua attenzione e in un attimo fece tabula rasa nella sua mente.
Non era certo la prima volta che, in mezzo alle risse dei cacciatori di taglie, ci scappasse il morto. Se volevano evitare le punizioni della Marina, certo, gli assassini dovevano essere molto discreti. Quello di lui doveva essersi dileguato già da un pezzo.
Il pomolo rosso rubino della sua sciabola.
I capelli scuri, il mento con un accenno di barba... con il cuore in tumulto, riconobbe i lineamenti dell’uomo con cui aveva parlato al locale. Non dovette neanche controllare la ferita. Sapeva che era morto per un colpo d’arma da fuoco.
Si allontanò di scatto, come se avesse preso la scossa. Cercò di controllare il tremito che si era impossessato delle sue mani, ma gli arti sembravano non risponderle.
Il suo corpo stava reagendo a quelle parole, rendendo il tremito più controllabile, ma dentro di sé sentiva che quella che si stava raccontando, tentando di autoconvincersi, era solo una menzogna.
Si portò le mani alla bocca e soffocò un singhiozzo. Qualcosa, dentro di lei, non riusciva a farle staccare gli occhi da quelli vitrei dell’uomo, rimasti aperti. Sembrava che la stessero accusando.
Corse via soffocando un grido, dopo solo un momento di esitazione, e non si voltò indietro.
Ciao!
Una piccola nota: spero di riuscire ad aggiornare a cadenza settimanale, ma da lunedì mi toccheranno dieci giorni di isolamento per il ritorno in campus e temo che li sfrutterò tutti per mettermi a studiare sul serio :P Ma cercherò di fare del mio meglio!
Due paroline su questo capitolo (sì, in confronto al prologo è tipo uno sputo, mi dispiace ç-ç). Mi serviva un capitolo a sé per presentare il personaggio di Aibell, che spero vi abbia lasciato un pochino di curiosità (so che tutto appare moolto confuso, ma le spiegazioni arriveranno)! È legata a Riadh e Alma, che avete già conosciuto nel prologo, ed è un personaggio piuttosto delicato da trattare, come credo abbiate intuito, quindi mi auguro di non fare un casino. In ogni caso, le sue “doti” potrebbero davvero far comodo a qualcuno nella ciurma del Babbo ;) Ma non specifico quali doti, lol.
Mi scuso perché fino al capitolo 3/4 non ci saranno volti noti D: Era per presentare al meglio le ambientazioni, i personaggi originali e le loro relazioni, ma spero di non annoiarvi troppo. Continuo a scusarmi per ogni cosa ma sono leggermente nel panico, dato che ho iniziato a progettare questa storia nel 2014 (se non addirittura prima) e da allora davvero tante cose sono cambiate, sia nel manga che nel fandom :) Cerco di stare aggiornata il più possibile ma mi sembra che la storia sia “datata”, non so se mi spiego XD
Ringrazio di cuore _Fenixx per la bellissima recensione e per aver messo la storia tra le seguite. Grazie davvero! Ringrazio anche chi le ha silenziosamente dato un’occhiata, non me l’aspettavo! E, se vorrete lasciare un parere in futuro, qualsiasi esso sia, ve ne sarò profondamente grata.
Un bacio,
Cassidy.