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Autore: heliodor    22/04/2021    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Un ultimo saluto
 
Demia lo attendeva davanti alla tenda, in piedi e per una volta non sembrava arrabbiata, ma sollevata. Sembrava quasi sul punto di sorridergli, anche se sospettava che la donna non ne fosse capace, se non in qualche occasione davvero speciale. A Zane non interessava. Ciò che gli importava era aver avuto il suo appoggio in quello che stava per fare.
Anche se lui era il comandante, sapere che Demia era dalla sua parte e non c’erano contrasti poteva rendere soldati e mantelli più sereni e disposti ad affrontare il viaggio verso la fortezza di Cadrik.
O almeno lo sperava.
Si concentrò su Demia. “Sei qui che aspetti da molto?” le chiese.
“Sono appena tornata da un giro d’ispezione. E tu?”
La invitò a entrare nella tenda sollevando un lembo della coperta che chiudeva l’entrata. L’interno era immerso nella penombra. Sul lato destro erano state allineate tre casse che contenevano i suoi vestiti e gli oggetti che aveva portato con sé da Lormist. Al centro un tavolo sostenuto da due cavalletti e due sedie imbottite. Nell’angolo opposto la brandina arrotolata che usava per dormire.
La tenda era molto diversa dalla stanza che la governatrice gli aveva assegnato a palazzo, ma non la rimpiangeva. Era stanco si aggirarsi per quei livelli senza un vero motivo.
Demia sospirò. “Hai avvertito Hylana della partenza?”
“Stavo proprio per andare da lei.”
“Vuoi che venga con te? Potrebbe arrabbiarsi parecchio per la tua decisione.”
“Non mi serve la tua protezione.”
“Intendevo proteggere lei” disse Demia.
Zane sfiorò la superficie del tavolo. “Hylana non sarà d’accordo, ma la mia è la cosa giusta da fare. I rinnegati ci hanno colti di sorpresa perché pensavamo di essere al sicuro dietro quelle mura. Ci siamo illusi che avremmo combattuto una guerra lontana da qui, seguendo le nostre regole, facendo finta di dimenticare che i nostri nemici sono dei rinnegati e non dobbiamo attenderci da loro lealtà.”
“Quindi vuoi combattere secondo le loro regole, adesso?”
“Voglio combattere e basta, Demia. È venuto il momento di costringere i rinnegati a una battaglia in campo aperto, dove potremo schiacciarli.”
Demia si accigliò. “I rinnegati hanno combattuto numerose battaglie. Molte le hanno vinte e alcune le hanno perse. Ci sono parecchi veterani tra le loro file, mentre i nostri sono quasi tutti alla loro prima esperienza.”
Me compreso, pensò Zane. Mi sta dicendo che sono inadeguato?
“Veterani o no, la nostra armata è superiore alla loro. Uno solo dei nostri soldati vale come cinque dei loro e ogni nostro mantello ne vale dieci. E non ne possiedono così tanti.”
“L’attacco a Ferrador…”
“È stato un caso. La governatrice si è fatta sorprendere mentre aveva le difese abbassate e quell’inutile torneo ha peggiorato le cose.”
“Io non li sottovaluterei lo stesso.”
“Sembri non avere alcune fiducia nel mio piano” disse Zane per provocarla.
“Ho qualche dubbio” ammise lei.
“Se è così perché non lo hai detto apertamente?”
“Avrei dovuto contraddirti davanti a tutti. In questo momento l’armata ha bisogno di una guida sicura e dopo l’attacco ancora di più. E poi si fidano di te.”
Zane la fissò perplesso.
“Hanno saputo che hai affrontato l’evocazione di Hissarion e ucciso quel troll. Ti chiamano Zane l’ammazzatroll o qualcosa del genere.”
Si trattenne dal sorridere. “Ammazzatroll. Non ero da solo quando l’ho affrontato. Con me c’era quel guerriero dall’elmo di leone.”
Stavolta fu Demia a guardarlo perplessa. “Ne ho sentito parlare. Chi era?”
“Non mi ha mai mostrato il suo viso, ma si capiva che non era molto esperto. La sua tecnica era rozza e sgraziata.”
“Ma?”
Zane sorrise. “Efficace, in un certo senso. Mi ha aiutato contro quel troll tenendolo a bada mentre io sistemavo gli altri rinnegati. Mi piacerebbe sapere chi fosse, ma non importa.”
“Vuoi che lo faccia cercare?”
“Lo ha già fatto la governatrice, ma nessuno l’ha più visto dalla battaglia. È scomparso insieme a quel ridicolo elmo.”
“Un guerriero misterioso che compare per darci una mano e poi scompare. Sembra di leggere un libro della Stennig.”
“Chi sarebbe?”
“Una scrittrice che piace molto a mia figlia. Passa intere giornate a leggere di quelle avventure invece di addestrarsi. Ho detto a mio marito di tenerla lontana da quella roba ma lui è piuttosto permissivo riguardo certe cose.” Scosse la testa. “Non importa.”
Zane respirò a fondo. “Direi che è giunto il momento di far visita a Hylana e comunicarle la nostra partenza. Ti affido il comando in mia assenza.”
 
Il palazzo di Ferrador era circondato dalle guardie più del solito. Nei giorni seguenti all’attacco i soldati erano raddoppiati a tutti gli ingressi, ma ora ne vedeva anche di più.
Mentre si avvicinava al cancello principale notò che anche le facce erano nuove. Quei soldati dovevano provenire da guarnigioni che di solito sorvegliavano gli ingressi cittadini e non quelli del palazzo.
“Io vi saluto” disse Zane con un cenno della testa.
I soldati lo lasciarono passare e si ritrovò a camminare diretto all’ingresso, dove era presente un altro drappello di guardie armate.
Decisamente strano, pensò. Che senso ha tutto questo?
Abbylan stava dicendo qualcosa a una delle guardie. Zane notò che era scuro in viso.
“Abbylan” disse salendo le scale che portavano all’ingresso.
Lui si girò dalla sua parte e gli rivolse un rapido inchino con la testa. “Io ti saluto.”
“E io saluto te. Che sta succedendo?”
“Niente di cui tu debba essere informato.”
Zane fu sorpreso da quella risposta sgarbata ma si trattenne dal mostrare il suo fastidio. “La governatrice può ricevere visite o è accaduto qualcosa di grave?”
“Non sta accadendo niente” rispose Abbylan. “E sinceramente non ho idea di dove si trovi o cosa stia facendo la governatrice. E ora se vuoi scusarmi, devo controllare che i posti di guardia siano in ordine.”
Si allontanò a passo veloce e scese le scale a due a due.
Zane lo guardò raggiungere uno dei cancelli e poi entrò nel palazzo.
Il salone che faceva da ingresso, un corridoio fiancheggiato da otto colonne per lato, era vuoto e silenzioso mentre lo attraversava. Solo il rumore netto dei suoi tacchi sulla pietra grigia del pavimento spezzava il pesante silenzio.
Andò da Sagana, il cui ufficio era in una cella del livello superiore, l’erudita che si occupava di organizzare gli incontri della governatrice. Era con lei che doveva parlare se voleva incontrare Hylana.
La donna, vestita con un saio azzurro legato in vita da una cintura bianca, sedeva dietro una scrivania e stava leggendo delle pergamene.
Zane entrò senza farsi annunciare e senza bussare. “Devo conferire con la governatrice.”
Sagana era una donna di mezza età, capelli grigi e rughe attorno agli angoli della bocca e degli occhi. Alzò la testa per gettargli un’occhiata fugace. “La governatrice non riceve nessuno in questo momento.”
“Ma io ho urgenza di conferire con lei.”
“E io ho ricevuto degli ordini perentori. Non vuole vedere nessuno.”
“Per quale motivo?”
“Ordini della governatrice.”
Zane nascose la sua contrarietà serrando la mascella. “Come posso farle arrivare un mio messaggio?”
“Puoi parlare con Dalkon. In questo momento è lui il contatto più prossimo con la governatrice e l’unico con il quale conferisce quotidianamente.”
“Dove lo trovo?”
“Nel suo ufficio.”
“Il livello inferiore?”
“Quello nuovo. Un livello sopra questo.”
Quindi è stato promosso? Pensò Zane. Credevo che quei due non si sopportassero e invece…
“Ci andrò subito.”
Sagana lo ignorò tornando a leggere la pergamena.
 
Dalkon era nel suo studio, in piedi vicino alla scrivania e guardava l’esterno attraverso la finestra.
Zane entrò dopo che un lacché lo ebbe fatto attendere un mucchio di tempo prima di annunciarlo.
“Io ti saluto” disse trattenendo il fastidio che iniziava a provare.
“E io saluto te, comandante Zane” rispose Dalkon. “Non abbiamo avuto modo di parlare molto dal giorno dell’attacco.”
“È vero” rispose.
“Andasti via poco prima che il varthag iniziasse a distruggere la piazza.”
“Anche questo è vero. Venni attirato in una trappola dal rinnegato di nome Hissarion.”
Dalkon annuì grave.
“Tu invece? Non ti ho visto nella battaglia.”
“Combattei altrove” rispose l’uomo serio. “Subimmo molte perdite quel giorno.”
“Anche noi. C’è una cosa di cui devo parlare con la governatrice.”
“Mi spiace doverti dire che in questo momento non riceve nessuno.”
“Posso sapere il motivo?”
Dalkon girò attorno alla scrivania e andò a sedersi senza invitarlo a fare altrettanto. “Sono i suoi ordini. Hylana è stanca e dopo tutto ciò che è successo nei giorni passati, ha bisogno di riposare.”
“E io ho bisogno di parlarle.” Zane cominciava a trovare irritante quel modo di comportarsi da parte di Dalkon.
“Puoi dire a me e io riferirò a lei, quando la vedrò.”
È inutile, non riuscirò a convincerlo, si disse.
“Informa la governatrice” disse con tono calmo. “Che la nostra armata si metterà in marcia entro tre giorni a partire da oggi.”
L’espressione di Dalkon non mutò. “La nostra armata non è ancora pronta a muoversi.”
“Non vogliamo mettervi fretta” disse Zane. “La vostra armata potrà raggiungerci dopo, quando sarà pronta.”
Se lo sarà mai, pensò.
“Questo non era negli accordi.”
Nemmeno escludermi lo era, si disse.
“Dopo l’attacco a Ferrador, non possiamo più attendere che il nemico ci attacchi. Dobbiamo essere noi a prendere l’iniziativa. Per questo ho deciso di marciare verso la fortezza di Cadrik.”
Stavolta Dalkon si accigliò. “È a oriente. Pensavo sareste andati verso Charis, dove le forse dei rinnegati si stanno concentrando.”
“La maggior parte dei rinnegati che abbiamo catturato parla di forze nemiche che si starebbero spostando verso la fortezza” rispose Zane. “Il che vuol dire che hanno cambiato il loro obiettivo o stanno dividendo le forze per qualche motivo che noi ignoriamo.”
“Basarsi sulle confessioni dei rinnegati non è saggio” disse Dalkon.
“La decisione è presa” disse Zane perentorio. Ne aveva abbastanza di quella discussione e voleva tornare in fretta alla sua armata. Non si sentiva più a suo agio a stare in quel palazzo. “Riferisci le mie parole alla governatrice. Se vorrà parlarmi, resterò a sua disposizione nei prossimi tre giorni prima della partenza.”
“Farò in modo che sappia ciò che vuoi fare” rispose Dalkon pacato.
 
Dopo essere uscito dallo studio di Dalkon, scese di due livelli. Si sentiva a disagio a camminare per quelle sale vuote e silenziose.
Non che prima di allora gli avesse fatto piacere, ma c’erano stati momenti in cui non aveva sofferto così tanto. Come quando aveva parlato con quella ragazza, la figlia di Keltel.
Si sorprese a ripensare a lei, forse perché era l’unica persona in quel luogo alla quale aveva parlato con sincerità senza timore di dire o fare qualcosa di sbagliato. E lei gli aveva risposto con altrettanta sincerità.
Forse, si disse, dovrei passare a salutarla e informarmi su come sta.
L’ultima volta che si erano parlati lui aveva rifiutato la sua proposta di unirsi alla sua armata. Era una richiesta folle a ben pensarci, ma non aveva alcun dubbio che fosse autentica.
Forse è l’unica vera alleata che abbia mai avuto tra i Talmist, pensò divertito. E ho rifiutato il suo aiuto.
Scosse la testa e sorrise.
Cercherò di farmi perdonare, si disse, con un saluto di cortesia e la promessa di rivederci in tempi migliori.
Raggiunse la sala d’armi, il luogo dove l’aveva vista più volte allenarsi con Ferg Abbylan, ma era vuota come le altre. C’era solo un’ancella dalla pelle chiara che stava pulendo un tavolo con uno straccio.
“Tu” disse Zane andandole incontro.
La ragazza trasalì. “Al vostro servizio” disse posando lo straccio e chinando la testa.
“Tu sei una delle ancelle di palazzo, giusto?”
La ragazza annuì. “Mi chiamo Izora.”
“Conosci Valya Keltel? È la figlia di Simm. Si allena spesso in questa sala con il comandante Abbylan.”
“La conosco” rispose Izora.
“Dove posso trovarla?”
La ragazza deglutì a vuoto. “Non è più qui, eccellenza.”
“E dove è andata?”
“La governatrice ha deciso di trasferire sia lei che il signorino Doryon a Talmist. Secondo lei dopo l’attacco Ferrador non era più un luogo sicuro per dei ragazzi indifesi.”
Doryon dovrebbe essere uno stregone, si disse. Altro che ragazzo indifeso.
Zane sapeva che il figlio di Hylana stava spesso male e che da poco aveva superato una nuova crisi, ma non si aspettava certo che la governatrice sottraesse di proposito forze preziose a Talmist.
Non sono affari tuoi, si disse.
“Posso andare ora?” chiese Izora. “Se non vi sono più utile, s’intende.”
Zane annuì distratto.
Peccato, si disse. Vorrà dire che saluterò Valya quando torneremo a Ferrador, dopo la guerra.
 
Quando tornò al campo trovò Demia ad attenderlo vicino alla tenda, come quella mattina. Stavolta però la sua espressione non era serena, ma tesa come se avesse ricevuto cattive notizie.
“È successo qualcosa mentre ero via?”
Demia annuì. “È arrivata una staffetta” disse. Sollevò una mano mostrando una pergamena arrotolata.
“Un messaggio” disse Zane. “Da Lormist?”
Demia scosse la testa. “Da tuo padre.”

 
  
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