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Autore: EleAB98    02/05/2021    4 recensioni
Malcom Stone è un pretenzioso caporedattore, nonché affascinante quarantenne con una fissa smodata per le belle donne. Ma arriverà il giorno in cui tutto cambierà e l'incallito casanova sarà costretto a fare i conti con i propri demoni interiori, e non solo quelli... Riuscirà mai a guardare oltre l'orizzonte? Ma soprattutto, chi lo aiuterà nell'ardua impresa?
[...]
Gilberto Monti è un giornalista affermato. Oltre a ricoprire una posizione lavorativa più che soddisfacente, ha appena esaudito uno dei suoi più grandi sogni: sposare la donna che più ama. Ma è davvero tutto oro quello che luccica?
[...]
Alex Valenza, un reporter piuttosto famoso, è alle prese con una drammatica scoperta che lo porterà a chiudersi, a poco a poco, in se stesso. A nulla sembra valere il supporto della moglie. Riuscirà a ritrovare la serenità perduta?
*Opera Registrata su Patamù*
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo II – Non svegliare il can che dorme

Lunedì

 

Avevo sempre odiato il lunedì mattina. Il trillo incessante della sveglia, le prime luci del mattino che filtravano attraverso la finestra dopo il consueto festino domenicale, la tipica indolenza di un quarantenne che avrebbe di gran lunga preferito dormire tutto il giorno... Per farla breve, l'inizio della settimana mi rendeva spesso poco tollerante, persino nei confronti di me stesso avevo un qualche cosa da ridire.

«Porca miseria, Jason! Questo trafiletto è pessimo! Va assolutamente cambiato», sbottai contro il mio sottoposto numero quattro, già gli altri tre li avevo rispediti al mittente – gli sciatti uffici che gli erano toccati.

«D'accordo, signor Stone, cercherò di—»

«No, tu non devi cercare, tu devi agire! Mi sono spiegato?»

Schioccandogli un'occhiata di sommo rimprovero, il biondino si limitò ad annuire, quindi non mancò di sistemarsi la montatura degli occhiali da vista in un gesto abitudinario. Lasciò il mio studio con in mano tre fogli spiegazzati. 

Con aria stanca, sbuffai e mi lasciai ricadere sul divanetto in pelle bianca situato a pochi metri dalla scrivania ripiena di scartoffie, nonché della mia amata macchina da scrivere. Malgrado lo straordinario avvento della tecnologia, ero sempre stato un uomo tradizionalista – almeno da certi punti di vista – e la mia cara e vecchia Olympia mi faceva compagnia da ormai vent'anni. Avevo cominciato a pubblicare articoli di giornale sin dai tempi delle scuole superiori, mio padre Zack mi aveva regalato quel prestigioso congegno proprio il giorno del mio tredicesimo compleanno, e io, con gli occhi lucidi per l'emozione, mi ero letteralmente buttato addosso a lui per ringraziarlo. Sorrisi per un istante a quel ricordo. Tante volte mi ero chiesto se mio padre fosse fiero di me. Non credevo nel Paradiso o in chissà cosa, avevo smesso di farlo da almeno cinque anni. Tuttavia, mi piaceva credere all'idea che il mio caro genitore, in qualche modo, potesse guardare dall'alto il mio operato, se non addirittura farsi due risate. Non per niente, avevo ereditato il suo medesimo carattere. In pochi sapevano che, dietro la maschera dell'uomo bello e dannato, si nascondeva un lato goliardico e genuino, tutt'altro che superficiale. Un lato che negli ultimi anni, però, non era emerso poi troppo spesso.

All'ennesimo bussar della porta, mi passai una mano tra i corti capelli castani. Fare il caporedattore di una prestigiosa rivista internazionale non era un'impresa facile, malgrado il giornalismo fosse la mia più grande passione.

«Avanti!» esalai, tornando a sedermi sulla scrivania finemente intagliata in legno di quercia.

Non appena lo vidi, mi alzai di scatto per la sorpresa. «Christian, amico mio! Come stai?»

L'altro mi regalò un sorriso a trentadue denti e si fiondò su di me, dandomi un paio di pacche sulle spalle. Sulle prime, quasi mi venne da ridere. Un uomo vestito di tutto punto qual ero io, contro un altro decisamente più sciatto ma, se non altro, dotato di un cuore grande tanto quanto l'intero universo.

«Benissimo, Malcom! Tu, invece? Che mi dici dell'Italia? Ti sei trovato bene? Ma soprattutto...» un sorriso malizioso gli si levò dalle labbra sottili, illuminando quegli occhi azzurri che, assieme al volto magro e allungato, facevano di lui un gran bel partito, «Con quante amichette hai passato le tue consuete notti brave?»

A quella specifica domanda, ridacchiai nervosamente e mi allentai la cravatta. «Domanda di riserva?»

Christian spalancò gli occhi, battendosi i grossi palmi sulle cosce fasciate da un paio di jeans strappati. «Oh oh oh! A quanto pare, il nostro caro amico nasconde dei segreti inconfessabili!»

«Ma chi sei, Babbo Natale? Guarda che le renne stanno al Polo Nord!» ribattei, con un colpo di coda preparai immediatamente un doppio cappuccino tramite l'aggeggio che sostava alle mie spalle. «Tieni, bevi questo, che è meglio!» dissi poi, offrendogli la bevanda.

L'altro ridacchiò e, scuotendo la testa, ne centellinò un sorso. «Non sarò venuto qui per niente!» replicò. «Andiamo, sono appena tornato dal mio viaggio di nozze e dubito che anche tu non abbia qualcosa di interessante da raccontarmi.»

A quelle parole, quasi mi strozzai col cappuccino. «Tu, sposato? Ma non mi dire... lo hai fatto davvero?» dichiarai, il mio sguardo si era tinto di un'incredulità che sarebbe passata ai posteri. Raramente mi sorprendevo per qualcosa... negli ultimi tempi sempre meno, a dire il vero.

Christian ostentò con orgoglio la fede nuziale dinanzi a me. Trattenni un sussulto. Ero semplicemente sbigottito. «Proprio così. Mi sono innamorato, amico mio. Ho completamente perso la testa per Cinthia», dichiarò, con occhi sognanti. «L'ho conosciuta mentre lavoravo come skipper in Polinesia, circa un paio di anni fa. Non ti ho mai detto niente perché all'inizio la consideravo soltanto un'amica. Se lei non si fosse dichiarata per prima lo scorso anno, non avrei mai scoperto con quanto ardore ricambiassi i suoi sentimenti. Dopo avermi confessato quanto provava, è fuggita a gambe levate e per circa un mese e mezzo non sono più riuscita a contattarla. In quel terribile frangente, ripensando a tutte le nostre interazioni, mi sono accorto di provare un qualcosa di forte per lei; un qualcosa che andava ben oltre la semplice amicizia. Per la prima volta in vita mia, mi sono sentito perduto. Non riuscivo proprio a pensare ad altro. E quando lei, finalmente, ha deciso di rispondere all'ennesima telefonata che le avevo fatto, ho maturato la consapevolezza che non avrei potuto vivere senza di lei. Così, dopo solo un annetto di frequentazione, ci siamo sposati.»

«E così ti sei incatenato pure tu, eh? I miei complimenti!» ribattei, sinceramente colpito da quel racconto.

Christian ridacchiò. «Alle volte, la vita sa essere davvero incredibile. Non avevo mai pensato a Cinthia come compagna di vita perché forse, inconsciamente, credevo fosse davvero troppo per me. Avevamo un ottimo rapporto, questo era vero, d'altro canto pensavo che avrebbe sposato un uomo decisamente più serio di me. Oppure, che so, un bell'aristocratico come te!»

A quell'affermazione, sputai una sonora risata. «Ma non dire stupidaggini! Sai benissimo che la mia è solo una facciata. Amo vestirmi con eleganza, ma... dovresti sapere meglio di me che l'abito non fa il monaco! Non per niente, sono nato in una famiglia più che modesta, ma questo già lo sai.»

«Cavoli, non ti facevo così umile!» sghignazzò il mio amico, unendosi alle mie contagiose risa.

«Con le donne non lo sono mai!»

«Appunto!»

«Riguardo alla tua Cinthia... sono felice per te, anzi, per voi. Sono sicuro che l'hai conquistata con la tua invidiabile parlantina e la tua semplicità», gli dissi, tornando serio.

Lui mi sorrise. «Così sembra... Sai, la mia mogliettina è davvero perfetta. Ha soltanto un piccolissimo difetto... è troppo pudica!» sputò, ridacchiando sommessamente. «Alcune volte, mi sembra un pochino intimidita dal mio impeto e non la vedo troppo convinta, non so se mi spiego...»

«Dal tuo impeto, eh? Mai provato a indorare la pillola con un bel ti amo preliminare o un languido bacio sulle spalle?»

Christian storse la bocca. «Ma dai, così rovino tutta l'atmosfera!» sbottò, dopo qualche secondo. Sorrise, incredulo. «Ma dici davvero?»

«Tu provaci», reiterai, facendogli l'occhiolino. «Poi mi dirai se ha funzionato... e se la tua bella mogliettina si è lasciata andare a qualche tua brillante iniziativa o... bizzarra fantasia.»

Chris mi squadrò dall'alto in basso, sembrava sorpreso dal mio consiglio. «Tu mi nascondi qualcosa, amico mio! Non me la racconti giusta, caro Casanova... hai forse avuto più esperienza di me?» domandò, inarcando un sopracciglio.

Feci spallucce e tornai a esaminare la bozza del mio articolo da prima pagina. «Qualcosa del genere», dichiarai, con grande nonchalance.

«Non mi hai ancora detto cosa diamine è successo a Firenze, però», mi ammonì ancora una volta Christian, desideroso di sapere cos'avessi combinato.

Ancora una volta, qualcuno bussò alla porta. Imprecando mentalmente a quella brusca interruzione, pregai al prossimo malcapitato di accomodarsi nell'anticamera dell'inferno, ovviamente presieduta dal sottoscritto.

«Zonin, ti avevo detto di non disturbarmi a quest'ora! Possibile che voi dipendenti siate così duri di comprendonio?»

Il giovanotto riccioluto indietreggiò, a mo' di scusa. «Dovrei farle vedere questo breve articolo, mi perdoni se—»

«Mi perdoni un corno! Non vedi che sono occupato? Avanti, dammi un po' quei fogli, fammi vedere cos'hai combinato», risposi infine, sbuffando a più riprese.

Il Rosso Malpelo della situazione mi porse quel dannato scritto, cui diedi una scorsa tanto breve quanto approfondita. Nella mia lunga esperienza di caporedattore, percepivo nell'immediato se uno scritto fosse meritevole di essere pubblicato – avevo davvero occhio per queste cose –, e quello sgorbio che tenevo tra le mani... certamente non lo era.

«Tutto sbagliato, mio caro Zonin. Il tutto è irrimediabilmente, inconfutabilmente e mostruosamente... sbagliato, per non dire terribile!» – presi a gesticolare, le braccia al cielo in una muta richiesta di misericordia divina – «Ti sembra forse giusto usare un titolo freddo piuttosto che uno caldo per annunciare il sequel di un film che ha ottenuto un successo mondiale? E la regola delle cinque W? Dove diamine è avvenuta la presentazione del film, eh? Eh, Zonin?! Torna tra tre ore e fammi un articolo degno di questo nome, oppure... oppure saranno guai seri!»

Senza replicare alcunché, la recluta riprese quei fogli ormai del tutto spiegazzati e sparì dalla mia vista.

«Questi dipendenti... uno più inesperto dell'altro!» borbottai tra me e me, di fronte a uno sconcertato e divertito Christian.

«Ma li hai assunti tu, oppure mi sbaglio? Non sarai stato un po' troppo severo con questi ragazzi?»

Corrugai la fronte a quell'affermazione. «Dì un po', stai forse sindacando il mio lavoro?»

L'altro alzo le mani in segno di resa. «Certo che no, non mi permetterei mai. Ci mancherebbe... Dico soltanto che forse – e sottolineo il forse – hai un pelino esagerato. Credo di non averti mai visto così nervoso... Non dirmi che c'è di mezzo una donna... cos'è, forse ieri sera non hai inzuppato per benino il tuo biscottino nella crema?»

Mi coprii immediatamente gli occhi per la vergogna. Il mio amico aveva appena fatto centro.

«Santi numi, ho forse indovinato? Cioè... mi stai dicendo che tu, Malcom Stone, casanova incallito, uno degli uomini più virili di tutta Los Angeles, hai fatto fiasco per la prima volta nella tua vita? Questa sì che è una notizia da prima pagina!»

«Sta' zitto!» ordinai a Christian, il mio sguardo di fuoco aveva momentaneamente offuscato il moto di imbarazzo che ancora bruciava nelle mie viscere. La scorsa notte, non avevo chiuso occhio a seguito di quello spiacevole episodio. Avevo continuato a vessarmi sul perché non avessi raggiunto il piacere, per me era stata una tremenda sconfitta.

«Amico mio, a parte gli scherzi... lo sai che puoi dirmi tutto, no?» riprese Christian, cercando di tranquillizzarmi. «Avanti, confidati pure. Io non ti giudicherò.»

Respirando profondamente, tornai a sedermi sulla scrivania. I suoi occhi cerulei mi scrutavano curiosi, ma, al tempo stesso, con discrezione. «Raccontarlo ad alta voce è piuttosto imbarazzante», ammisi, ancora scosso per l'accaduto.

«Imbarazzante perché la tua ennesima preda ti ha dato buca?» domandò l'altro con aria confusa.

«Peggio!» esclamai, a mezza voce. «Ieri sera ero insieme a una donna, non posso mentirti. Ma questa non è certo una novità. Sai bene che, durante i weekend, amo divertirmi a più non posso.»

«Come biasimarti? Continua.»

«D'accordo. A un certo punto, mentre facevamo sesso, io... ho provato una strana sensazione. Non ti saprei dire su due piedi cosa mi fosse scattato nella testa, so soltanto che non vedevo l'ora di finirla, volevo terminare il più in fretta possibile quell'eccitante prestazione. E questa cosa non è certo da me.»

«Mmm... questo sì che è un bel caso da analizzare, caro Malcom», rispose Christian, sinceramente interessato alla questione. «Magari il tuo cervello, senza che te ne rendessi conto, non aveva ancora staccato la spina dal lavoro... o forse, non eri poi così preso da lei.»

Scossi la testa. «Non è stato questo, ne sono più che convinto. Quella donna era uno schianto, non aveva niente che non andasse, anzi. Per certi versi, la trovavo fin troppo eccitante. Eppure...»

«Eppure?»

«All'improvviso, ho come sentito una specie di vuoto interiore. In poche parole, non ho provato il consueto piacere che si dovrebbe provare al termine di un rapporto sessuale.»

Christian strabuzzò gli occhi. «Mi stai dicendo che non hai raggiunto l'orgasmo?»

Tornai a coprirmi il volto con le mani. «Non riesco ancora a crederci», mi limitai a dire, come scosso da chissà quale trauma.

«Ascoltami, Malcom... sono cose che possono succedere», provò a sdrammatizzare Christian.

Scossi la testa ancora una volta. Dal canto mio, avevo capito quanto lui stesse tentando di nascondere la mia stessa incredulità. Ma perlomeno, gli fui grato del fatto che avesse mantenuto la sua promessa. Non un ghigno sarcastico, non una battuta che tentasse di sdrammatizzare il tutto.

«L'infallibilità non è una nostra prerogativa, purtroppo», continuò, regalandomi un'occhiata comprensiva. «Lo sai che in quei momenti può succedere di tutto. Comunque sia... cos'hai fatto dopo?»

«Una doccia fredda, ecco cosa! Credo che quella donna si sia addirittura accorta del fatto che io...» Sbattei con veemenza una mano sulla scrivania. «Per la prima volta, non sono riuscito a sprigionare il mio piacere e non ho nemmeno avuto il coraggio di finire da me.» Disgustato, mi resi conto solo in quel momento di quanto fosse squallido utilizzare una simile espressione. Soddisfarmi in solitaria non faceva proprio per me, avevo sempre cercato una donna per appagare i miei istinti primordiali.

Per la milionesima volta, i miei assillanti pensieri furono interrotti da un leggero picchiettio della porta. Doveva essere lei, mormorai tra me e me. Con insolita calma, mi sedetti dietro la scrivania e pregai a Christian di non fiatare. Fortuna permettendo, avrei potuto riscattarmi dall'ingiuriosa figura che avevo fatto il giorno prima con quella Summer tra tre, due, uno...

«Avanti!» proclamai a gran voce, pregustando in sordina la mia personale e consueta sorpresa del lunedì. Questa volta, ne ero più che certo, non avrei fallito per nessuna ragione al mondo.

   
 
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