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Autore: RinRin89    29/08/2009    1 recensioni
Questa vuole essere una raccolta di storie brevi su fatti che seguono di molto le avventure del manga( che sarà tranquillamente ignorato per alcune cose). Lo anticipo i nostri eroi sono grandi e sposati, genitori di un bel gruppo di monelli. La seconda storia breve, tratta della stessa giornata della prima vissuta però dagli Uchiha brothers^^ e da Ayame in particolare^^...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Festa a casa Uchiha

Avventure a Konoha

3.Festa a casa Uchiha

Il pomeriggio era passato in fretta a casa Uchiha. Dopo gli screzi della mattina, i tre ragazzi lavorarono sodo tutto il giorno e quando Minato li raggiunse, gli trovarono subito da fare.
Arashi e Minato si diedero un gran da fare per pulire la griglia e tagliare la legna, mentre Ayame e Takeru con un po’ di olio di gomito tirarono a nuovo salone e giardino. Le due mamme invece si erano barricate in cucina per preparare dolci e manicaretti per la serata, con il piccolo Akira che, avendo stabilito lì la sua base operativa, s’impegnava a sgraffignare la pasta cruda dei dolci, onigiri lasciati incustoditi o biscotti appena sfornati. La lotta era dura, la mamma di Ayame e Minato lo sorvegliava a vista, ma Akira a fine pomeriggio era riuscito ad assaggiare quasi tutto. Finché Sakura, non chiamò Arashi per portarlo fuori. Nell’attesa Arashi e minato organizzarono diversi giochi di abilità, ai quali riuscirono a far partecipare perfino i due fratelli più grandi.
Così li trovarono Sasuke e Naruto al loro forzato ritorno. Le mogli li accolsero con baci zuccherini e farinosi, chiedendo loro come era andata la giornata. L’occhiataccia omicida di Sasuke pose fine alle risatine divertite delle due, alla vista dei vestiti tagliuzzati di Naruto.
“Vai a cambiarti tesoro. Sakura, Naruto può prendere uno dei kimoni di Sas’ke-chan ?”
“Ma sì, certo! Vai pure Naruto conosci la strada”
“Grazie Sakura-chan” la ringraziò l’uomo con un bel bacio sulla guancia rosea, andando a cambiarsi, prima che Sasuke l’uccidesse. Per quel giorno ne aveva davvero sopportate troppe!
Tuttavia nonostante le proteste sul fatto che i vestiti erano i sui e il permesso doveva darlo lui, Sasuke e Naruto si ritrovarono vestiti a festa con Kimoni tradizionali.
Takeru medicò gli ultimi graffi dello zio sotto la supervisione della moglie, mentre Ayame rinunciando a sgridarlo gli offriva una tazza di tè, l’unica cosa su cui Akira non aveva messo le mani.
Sasuke intanto aveva bloccato Sakura in cucina.
“Allora ti sei divertito?” gli chiese la donna con un sorriso colpevole.
“Da morire. Fammi un favore però, la prossima volta che vorrai farmi fare cose assurde avvisami prima!”
“Per prepararti?” scherzò lei, cercando le labbra del marito.
“No, per assicurarmi di avere da fare altrove” le rispose giocando con le sue labbra.
Sakura rise.
Dio, quanto amava quella risata, accidenti a lei!
Le parole si fermarono lì e più dolci contatti si misero tra loro.
Le sue labbra stavano appena cominciando ad esplorare il collo di lei, quando una mandria irruppe in cucina.
“Sas’ke, Sakura-chan. Sono arrivati!” li chiamò Naruto per poi scappare di nuovo verso l’ingresso.
Le cose erano due, pensò disperatamente Sasuke interrotto per l’ennesima volta. o faceva mettere le serrature alle porte o ammazzava Naruto.
Trascinato da Sakura arrivò all’ingresso giusto in tempo per vedere Naruto abbracciare la figlia.
La festa non era ancora cominciata e già il caos imperava. Oltre ai tre ragazzi infatti erano arrivati anche Shikamaru e Temari con i due gemelli, che non avevano perso tempo, e già stavano facendo il diavolo a quattro con Akira, più scatenato che mai.
Sasuke scosse la testa, ma da dove l’aveva pescato quel figlio! Era dinamite pura.
Una manina gli tirò la manica del kimono.
“Ciao papà”
Lo salutò la figlia con un dolce sorriso. Sasuke rimase un attimo a guardarla, are proprio una piccola donna, pensò sentendosi ancora vagamente in colpa per averla pedinata… anche se la colpa era di Sakura!
“Ciao tesoro” le disse con un veloce bacio sulla fronte.
“Papà!” protestò lei imbarazzata, ma lui fece finta di niente
“Allora com’è andata la missione?” le chiese.
“Oh, è stata abbastanza tranquilla…a parte un piccolo imprevisto” gli buttò lì, poi guardandosi un attimo intorno, tirò giù il padre e gli bisbigliò all’orecchio:
“…Papà non è stato carino da parte tua fare a fettine lo zio Naruto!” gli fece notare, mentre Sasuke si sentì preso in fallo.
“…Però sono contenta che tu sia venuto!” gli disse con un veloce bacio tra orecchio e guancia, prima di scappare dai compagni, per prendersi la sua razione di gloria.
“Chiho è davvero un tesoro, vero Sas’ke-chan?!”
Sasuke si voltò, trovando i profondi occhi neri della moglie di Naruto fissarlo divertiti.
Sbuffò, tirandosi su.
“Questo lo so da me, Sunako- poi aggiunse- e tu dovresti finirla di chiamarmi a quel modo”
“Sas’ke-chan è Sas’ke-chan” gli rispose lei, guardando l’espressione scocciata dell’uomo.
Sasuke decise di lasciar perdere l’argomento, e sorrise guardando la figlia tra le braccia di Sakura.
“Mamma! Mamma! Zio! A-chan e Mi-chan hanno preparato il fuoco!” li informò Reika, gridando a gran voce, e una volta raggiunti, tirandoli verso la mischia.
“Ehi ranocchietta, se non ti sbrighi il fuoco lo accendiamo noi!” la chiamò il fratello.
“No! Aspettatemi!” esclamò Reika, ripartendo di corsa.
La mamma sghignazzò andandosi a sedere vicino al marito.
“Reika-chan mi ha chiesto di darti questi poco quando è tornata” disse Sunako, lasciando cadere tra le mano di Naruto i resti di quella che fino a poche ore prima era stata la sua maglietta preferita.
“Quel teme mi deve una maglietta nuova!” sentenziò Naruto serio, poi ripensandoci le chiese speranzoso:
“A meno che tu non sia disposta a ricucirla… mi piaceva” aggiunse come spiegazione all’occhiata perplessa della donna, che dopo un attimo ghignò in perfetto stile Sasuke e ripresi i ritagli di stoffa  sentenziò:“Penserò al suo caso!”
Naruto la baciò dolcemente, mormorandole un “Grazie” sincero. 

Ben presto si entrò nel pieno della festa. Sakura aveva fatto le cose in grande, l’odore della carne sella brace riempiva il giardino, mentre i bambini continuavano a cercare rametti per ravvivare la fiamma. Tovaglioli, bacchette incustodite e qualunque cosa potesse bruciare, veniva reclutata come combustibile dalle tre pesti, finché Akira e i gemelli non riuscirono ad impossessarsi di un rotolo di pergamena, che Iruka aveva incoscientemente lasciato in giro e che Sakura riuscì a salvare solo in estremis.
“Ma mamma, noi l’abbiamo trovato in giro, non lo sapevamo che era del maestro Iruka!” protestò Akira con la faccia più santissimamente colpevole del mondo.
“Non è questo il punto Akira! Dovete smetterla, e tanto per cominciare chiedete scusa al maestro!”
La strigliata di Sakura ottenne uno sbuffo unanime, poi i tre borbottarono un veloce:
“Scusa zio, ci dispiace tanto” per poi scappare via a combinare altri danni.
“Che pesti- sospirò Temari avvicinandosi con un nuovo pacco di tovaglioli, che dovevano sostituire quelli bruciati – Perdonali Iruna-sama”
“Oh, non importa. E’ solo un po’ mal ridotto – le disse togliendo la fuliggine dal rotolo – piuttosto, mi chiedo come fa uno come il nostro Shikamaru con dei tiretti così vivaci”
“Oh! Si lascia fare qualsiasi cosa! – commentò Temari – Comunque a un modo tutto suo per tenerli a bada quando esagerano” Aggiunse con una risatina in direzione del marito, impegnato in una partita a shoji con il figlio più grande, verso il quale si stavano dirigendo le tre pesti.
Iruka seguì il suo sguardo e un attimo dopo comprese il piano dei tre, che approfittando di un momento di distrazione dell’ignaro Shikamaru, gli rubarono alcuni pezzi della scacchiera.
Temari non fece neanche in tempo a sgridarli, che due già piangevano, mentre Akira cercava di muoversi senza successo.
“Ed ecco, signore e signori, la famosa tecnica dell’ombra dello zio Shikamaru - cominciò la telecronaca Arashi con lo spiedo per le salsicce al posto del microfono- Che cosa ne pensa signor Minato?” domandò all’amico porgendogli lo spiedo.
“Sono sconcertato signor Arashi. Non avrei mai pensato, che una simile tecnica potesse essere usata per il recupero delle tessere da shoji!”
“Oh, ecco, che mentre parliamo, la zia Temari si fa restituire le tessere!” lo interruppe Arashi riprendendosi il microfono, ma Minato se ne riappropria.
“Signore e signori, notate l’assoluta tranquillità del giocatore, che risistema le tessere e…”
“Nii-chan, la carne!” Lo interrompe la sorella, cercando di salvare le bistecche bruciacchiate con le mani.
“Reika ferma!” urlò Minato, ma il padre l’aveva già presa in braccio e allontanata.
“Papà la carne!” protestò la ragazzina.
“Non me ne frega niente della carne! Stavi per ustionarti le mani!” la sgridò
“Ma!”
“Papà ha ragione Reika! E adesso forza, torna a tavola e stai lontana dalla brace” le disse Sunako portandola via.
“Quanto a voi…- esordì Naruto, rivolto ai due ragazzi – Non ho niente in contrario se volete divertirvi, ma non lasciate avvicinare i bambini”
“Va bene zio”
“Sì papà”
Naruto sorrise, poi aggiunse indicando la carne che ormai fumava:
“Bene, adesso vediamo di salvare il salvabile”. 


La cena era ormai alla frutta. I bambini era stati vinti dal sonno, mentre i tre festeggiati stavano crollando pieni e soddisfatti della giornata trascorsa. Gli adulti stavano ancora chiacchierando e così anche Ayame e Takeru, che dopo aver sparecchiato insieme ai fratelli, si erano seduti in disparte. Arashi sospirò, dopo il casino della mattina, non era riuscito a trovare un solo momento per stare da solo con lei. Era inutile rimuginarci sopra, decise, finendo di pulire la griglia unta d’olio, era stata una bella giornata non valeva la pena rovinarla, solo perché suo fratello era sempre appiccicato ad Ayame e lui distante anni luce, non valeva proprio la pena…
Minato guardò l’amico risistemare i resti del fuoco con aria infelice e deciso a tirarlo su di morale, gli assestò una poderosa pacca sulla spalla.
“Ahia! Ma che vuoi?!” protestò Arashi tutt’altro che risollevato.
 “Darti una svegliata, insomma è mezzora che sospiri come una ragazzina in pena”
“Non è vero!”
“Ah no?”
I due si squadrarono per un attimo, poi prima di rendersene conto Arashi sopirò di nuovo, facendo sogghignare l’amico.
“Sei proprio cotto eh?!”
“Anche se fosse…” borbottò lasciando in sospeso la frase, che venne completata con un’occhiata significativa alla coppietta che chiacchierava in disparte.
Dall’altra parte del giardino Ayame sbuffava.
“Come faccio a parlargli se Minato non lo molla un secondo?”
Takeru sghignazzò spostandole i capelli dagli occhi.
“Basta volerlo Ayame… Basta andare da lui” Le spiegò senza troppi giri di parole, lei arrossì.
“Non…Questo proprio non posso farlo! Non voglio farlo! Sembrerebbe che voglia dichiararmi”
Takeru la guardò: “Perché, non è così?”
“Assolutamente no! Mi pareva di aver chiarito questo punto, devo solo chiarirgli il fatto, che la deve smettere di provarci con me!”
“Non era questo che intendeva Tsunade, quando ha parlato di chiarimenti”
“E a quali altri chiarimenti poteva riferirsi, scusa? Io sono un Anbu, non mi posso permettere distrazioni di sorta, ne va della vita dei miei compagni e della buona riuscita delle missioni!”
“Questo non vuol dire che non puoi innamorarti Aya-chan, semplicemente non puoi permetterti di essere svampita come tutte le altre ragazze per questioni amorose.”
“ In conclusione?”
“In conclusione, approfitta della calma dopo la tempesta e parla con Sasuke”
“La fai facile tu…” Sospirò Ayame alzando lo sguardo verso i ragazzo in questione, che a sua volta la stava guardando.
I due si fissarono per un attimo, poi Arashi distolto rapidamente lo sguardo dalla ragazza, prese congedo dall’amico, dirigendosi in casa.
Minato lo guardò entrare in casa senza neanche accendere le luci, scosse la testa esasperato e si rimise a sistemare le ultime braci.
Anche Takeru aveva assistito alla scena e non poté fare a meno di ridere, quando l’amica se ne uscì con: “Scusami un attimo Takeru, vado in bagno e torno”
Quando anche la sorella fu entrata in casa, Minato si avvicinò a Takeru.
“Che sia la volta buona?” domandò osservando con un ghigno le finestre buie della casa.
“Speriamo di sì”

Arashi si chiuse con violenza la porta alle spalle, rimando un attimo immobile a respirare l’oscurità della stanza. Doveva darsi una calmata, non aveva senso mettersi a far scenate davanti agli ospiti. Tuttavia la sua mente, come un giradischi rotto, continuava a fargli vedere e rivedere il volto di Ayame arrossato per il tocco di Takeru.
No! Doveva controllarsi. Se lei preferiva Takeru… No anche questo era un pensiero che lo mandava ai pazzi. Certo lui era più grande…ma perché si ostinava in pensieri simili?
Basta, non pensare a niente, si ordinò. Tra non molto se ne sarebbero andati tutti, compresa lei, e allora, forse, avrebbe trovato la lucidità per pensarci. Ora no, doveva semplicemente ignorarla.
Con questa decisione nella testa, trasse un respiro profondo e aprì la porta.
“…Ah…Ecco…”
Per poco il ragazzo non le richiuse la porta in faccia per la sorpresa. Davanti a lui c’era proprio lei, con le gote tanto rosse, che riuscì a notarle nonostante l’oscurità.
“Ecco…io” balbettò di nuovo lei, non riuscendo a far uscire dalla bocca quelle parole, che aveva provato e riprovato davanti a quella porta chiusa. Lui la guardava, illuminato appena dal chiarore lunare, la fissava con un’intensità tale, che senza sapere come, Ayame si accorse di tremare.
Lo vide avvicinarsi a lei impercettibilmente, e senti una scossa più violenta scuoterla da capo a piedi. Il tempo, lo spazio, tutte le ragioni che si era data…Bastò il semplice contatto delle sue dita fresche sulla sua pelle ardente per farle dimenticare ogni cosa. E mentre una calda lingua di fuoco le inondava il petto, sciogliendo gli ultimi nodi della ragione, lei si ritrovò tra le sue braccia.
Avvenne tutto così, semplicemente.
Prima il calore del suo respiro suo collo, poi il dolce sapore delle sue labbra lo inebriarono.
La strinse a sé come desiderava fare da mesi, e approfondendo sempre di più quel contatto tanto a lungo bramato, la condusse all’interno della camera.
Mentre il battito sempre più accelerato del cuore di lui le inondava il petto, Ayame sentì il suo corpo sciogliere gli ultimi stralci di timidezza, abbandonandosi, sotto il tocco prima incerto poi sempre più sicuro di lui, alla forza di un desiderio mai prima di allora conosciuto.
La testa gli girava, desiderava raggiungerla, stringerla a sé più di quanto le sue mani gli permettevano, sentiva per la prima volta che lei lo voleva almeno quanto lui bramava lei.
Un ultimo passo più deciso, la fece arretrare ancora, mentre con una leggera pressione da parte di lui, le gambe le cedettero facendola finire sul letto, sotto di lui.
Ebbe paura, per un attimo infinito, ebbe paura.
Poi scordò ogni cosa mentre la sua mano, risalito il collo nudo, le liberava i lunghi capelli corvini, lasciandoli ricadere liberi sui morbidi cuscini.
Ora Arashi poteva sentire il corpo di lei ardere sotto le sue labbra, le sue mani cercarlo, come non avevano mai osato fare, e la sua bocca schiudersi in sua attesa. La voleva, ora come non mai, la voleva, così ben presto la stoffa leggera dell’abito estivo di lei, gli divenne insopportabile. La senti ridere appena, mentre le sue mani più trepidanti che esperte, tentavano di scioglie i lacci del suo vestito. Dio come poteva trasformasi così?
Due colpi secchi alla porta, fermarono i suoi tentativi con i lacci, e quando quella si aprì senza attendere risposta, ai ragazzi si gelò il sangue.
“Arashi hai visto…?”
La voce di Naruto s’interruppe di colpo alla vista dei due.
Ayame saltò su di colpo, spingendo Arashi giù dal letto senza troppi riguardi per il poveretto, che centrò il comodino.
“Asp…Aspetta papà, posso spiegare!” Balbettò la ragazza con le guance che le andavano a fuoco per la vergogna, ma Naruto sembrò non sentirla. Arashi si tirò su massaggiandosi la testa, e notando, che l’uomo era evidentemente sotto shock, bisbigliò all’orecchio della ragazza:
“Prima che si riprenda, ci conviene filare”
Ayame tentò di ricomporsi, davanti alla faccia stralunata del padre, poi prendendo la mano che il ragazzo le offriva, decise per la soluzione più semplice: “Andiamo!”
Ma non fecero in tempo a muoversi che si affacciarono alla porta Sasuke e Sakura, preoccupati per il ritardo dei tre.
“Ehi si può sapere che…”
Sasuke non poté continuare la frase, che il suo sguardo cadde sulla schiena di Naruto.
“Ehi, baka, stai bene?”
Sasuke gli girò intorno, per guardarlo in faccia, passando dall’incredulo al soddisfatto.
 “Oh…” Il ghigno di Sasuke si allargò ancora di più, notando poi a quelle rossissime dei due ragazzi, che stavano soppesando una fuga dalla finestra.
“Guarda un po’ qua! Sta facendo la stessa faccia di quella volta, né Sakura?!”
Le fece notare il marito alludendo alla faccia dell’amico.
Il viso della donna si fece rossissimo, ma poi sciolse l’imbarazzo avvicinandosi ai due ragazzi in attesa di giudizio.
“Vi conviene scappare, prima che si riprenda” gli suggerì Sakura con un occhiolino.
Le sue parole non furono inascoltate, così i quattro, molto silenziosamente, si lasciarono il povero Naruto alle spalle.

10 minuti dopo.
“Ehi, tu togli le man… ma dove siete finiti tutti?!”
Quando Naruto scese al piano di sotto, la famiglia Nara era già andata via.
“Alla buon’ora baka” lo accolse Sasuke con uno dei suoi ghigni più perfidi, ma Naruto non gli badò.
“Dove sono?!”
“Si stanno salutando…immagino” buttò lì l’altro, lasciandogli amabilmente sottintendere in che modo.
Naruto partì in quarta, ma incespicò sul piede teso di Sasuke, rovinando sul pavimento.
“Teme” Che accidenti fai!?”
“Non hai ancora imparato la lezione , baka?” gli chiese, mentre l’altro si sedeva sul pavimento.
“Che questa sia la volta buona, che impari ad attendere una risposta, dopo aver bussato, prima di entrare, né Naruto?”
Alla domanda dell’amico, Naruto diventò bordeaux, ricordando un incidente simile accaduto diciannove anni prima.
“E comunque, non ti sembra ora di togliere le tende, sai anche tu hai una casa…”
In risposta Naruto ringhiò, nella sua direzione, e alzandosi, si diresse lentamente verso la porta di casa Uchiha.
“E ricordati di salutare Arashi, prima di andare!”
Naruto mancò di poco la porta, finendo contro il muro, ma non disse niente e maledicendo mentalmente Sasuke raggiunse la sua truppa.

Era stata una lunga giornata, ma anche quella era finita, pensò Sasuke, chiudendosi la porta alle spalle. Sakura l’aspettava seduta sul letto e con un irritante, almeno a detta del moro, sorriso di trionfo stampato sul viso.
“Beh, che hai da sorridere tanto?”
“Niente” cominciò lei, alzandosi per raggiungerlo.
“Solo che, sai, i ragazzi i saranno stancati molto…” gli disse, mentre allacciava le mani dietro il suo collo. Sasuke, che non aspettava altro da quando un certo baka li aveva interrotti in cucina, l’attirò a sé.
“Afferrato” gli sussurrò sulle labbra per poi baciargliele.
La prese in braccio e la portò sul letto, mentre era ancora intento a baciarle il collo, le mani di lei lo invitavano con carezze molto convincenti. Ancora baci e carezze soffuse e delicate, ma ormai per Sasuke la vestaglia di Sakura era diventata ingombrante, così, proprio mentre la stava slacciando…
Si aprì la porta.
“Papà posso dormire con voi?” domandò innocentemente il piccolo Akira sulla porta, causando forse il crollo definitivo del diretto interessato, che sdraiato accanto alla moglie, stinse convulsamente il cuscino.
“Non posso uccidere mio figlio vero?!”

 

.Fine.

 


  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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